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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 03/09/2005 @ 19:18:35, in Media, linkato 2203 volte)
Il marchio per la maggior parte delle aziende rappresenta un asset intangibile ma fondamentale, sinonimo di qualità, innovazione e servizio al Cliente. Per questo motivo deve essere supportato da un'adeguata strategia di comunicazione, che ne accresca valore e notorietà.

Come rilevato da Interbrand , società leader nell'ambito della Brand Consultancy, nel corso dell'annuale ricerca svolta per BusinessWeek, le aziende di maggiore successo sono quelle che hanno saputo costruire delle vere e proprie comunità attorno ai propri brand, andando oltre gli angusti limiti del mass advertising.

Tra tutte la più abile è stata sicuramente la Apple che, sfruttando l'eccezionale fedeltà della Clientela ma anche le elevate vendite del più richiesto gadget tecnologico, l'ormai famosissimo iIPOD, è l'azienda che ha ottenuto il maggiore incremento, con un guadagno del 23,7% in termini di valore del brand.

Nello stesso tempo brand altamente consolidati, quali Coca Cola, Microsoft, Disney e Ford hanno invece evidenziato un trend negativo, tanto da riconoscere "la necessità di coltivare legami più stretti con i propri consumatori".

Questa la top ten 2005:

1. Coca-Cola - $67.5bn (US)
2. Microsoft - $59.9bn (US)
3. IBM - $53.4bn (US)
4. General Electric - $50bn (US)
5. Intel - $35.6bn (US)
6. Nokia - $26.5bn (Finland)
7. Disney - $26.4bn (US)
8. McDonald's - $26bn (US)
9. Toyota - $24.8bn (Japan)
10.Marlboro - $21.1bn (US)

Quali sono invece le strategie che utilizzano le aziende di casa nostra per promuovere il proprio brand? Tradizionalmente in Italia la maggior parte degli investimenti pubblicitari delle grandi aziende è da sempre riservata al canale televisivo.

Una ricerca effettuata da Nielsen Media Research sulla ripartizione degli investimenti pubblicitari in Italia nel 2004 in
relazione al media utilizzati ha evidenziato come in un mercato complessivo da 8 milioni di Euro le quote siano state:

56,03% Televisione
21,17% Quotidiani
14,39% Periodici
4,93% Radio
2,27% Affissioni
1,11% Cinema.

In un momento di particolare sovraesposizione mediatica, quando ormai la pubblicità televisiva è onnipresente e spesso scarsamente indifferenziata la ricerca di canali alternativi in grado di creare un maggiore coinvolgimento sembra invece la via più proficua da percorrere.

Non bisogna inoltre trascurare l'affermarsi di canali televisivi tematici legati alle nuove tecnologie, che si stanno rapidamente diffondendo grazie anche alla diffusione di collegamenti a banda larga e decoder digitali. Questo determina una progressiva erosione del potere della televisione generalista.

La stessa sorte ha colpito anche l'editoria generica, che perde quote di mercato a favore di pubblicazioni più specifiche mirate a gruppi di lettori meno numerosi ma con specifici interessi in comune. Questo spiega perché in America un brand come Amazon sia riuscito ad affermarsi al numero 66 (+22%) affidandosi ben poco al tradizionale advertising.

Il settore della comunicazione è infatti caratterizzato da una grande frammentazione, e se da un lato questo può rendere più complessa la stesura del budget di comunicazione dall'altro offre nuove possibilità di reale contatto con il consumatore tramite l'utilizzo di diversi canali che possono essere tra loro complementari offrendo un'esperienza a 360 gradi.

Nello stesso tempo questi queste nuove modalità di comunicazione rivelano un'importanza crescente, soprattutto in un'ottica di integrazione ecomplementarietà delle strategie di comunicazione: internet, sms, mms si affiancano a più tradizionali eventi speciali e attività sul punto vendita, che restano spesso centrali nelle decisioni di acquisto. Un loro sapiente mix consente allora di coinvolgere i propri Clienti più volte al giorno in contesti diversi, creando un nuovo senso di familiarità con il brand e di appartenenza.

I brand di maggiore successo infatti dispongono di un arsenale di marketing in grado di gestire molteplici campagne per diversi consumatori utilizzando sinergicamente tutti i media a disposizione, sfumando i tradizionali confini tra advertising e entertainment. Sono in grado poi scegliere agenzie così brillanti da rendere i messaggi di promozione del brand divertenti al punto tale da essere visti come una forma di intrattenimento invece di un'intrusione.

Queste nuove strategie di promozione del brand, che esulano dal tradizionale mass advertising, oltreoceano sono già una realtà, ma c'è da scommettere che sono destinate ad affermarsi anche da noi. Il nuovo obiettivo di comunicazione non sarà più misurato in termini di portata (quanti potenziali consumatori vedono il mio ad) o frequenza (quante volte al giorno appare), ma diventerà quello di trovare forme sempre nuove per spingere i consumatori a vivere quotidianamente il proprio brand.

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Di Max Da Via' (del 03/09/2005 @ 15:37:53, in Strategie, linkato 2557 volte)

The Board of Cadbury Schweppes plc today announces its intention to sell its Europe Beverages business. Cadbury Schweppes expects to commence the sale process in the near future.

Following a strategic review of Europe Beverages, the Board has decided to focus the Group's financial and management resources on its confectionery and other beverage businesses which have greater potential for higher growth and returns. Proceeds from the sale will initially be used to reduce the Group's net debt which at June 2005 was £4.3 billion.

Todd Stitzer, CEO of Cadbury Schweppes said, "Europe Beverages has a great portfolio of brands, a talented management team and strong routes to market. I'm proud of the commitment and dedication of its workforce. However, the potential for growth and value creation is greater in the Group's other operations, and therefore we believe it is in the best interests of our shareowners to investigate a sale of the business."
Overview of Europe Beverages

In 2004, on an IFRS basis, Europe Beverages' revenue was £653 million and underlying profit from operations was £116 million, representing 10% and 11% of the Group's revenue and underlying profit from operations respectively. Its sales volume of 1.7 billion litres makes it the third largest player in the European carbonated soft drinks market.

Europe Beverages' principal products are carbonated soft drinks, mineral waters and still drinks. Its main brands are Schweppes, Orangina, TriNa, Oasis and La Casera which account for around 75% of sales. Other brands include Apollinaris, Pampryl, Gini and Vida. Products are sold across Continental Europe, with some sales in the UK, parts of North and West Africa and the Middle East. Sales are concentrated in three countries, France, Spain and Germany, which account for around 85% of total sales.

The business has wholly owned bottling operations in Germany, Spain, Portugal and Belgium and a production arrangement with San Benedetto in France. In other countries, the business operates through licence agreements with third party manufacturers and distributors. The business has around 3,000 employees.
Strategic Rationale for Sale

Cadbury Schweppes adopted its Managing for Value philosophy in 1997 and remains committed to utilising its assets to exploit growth opportunities and drive value creation. The Group has five goals which support Managing for Value. The overriding goal is to consistently deliver superior shareholder returns. This is supported by two commercial goals which are to profitably and significantly increase global confectionery share and profitably secure and grow regional beverages' share.

Following the acquisition of the Adams confectionery business in 2003 and subsequent organic growth, Cadbury Schweppes has become the leading company in the global confectionery market. It has the broadest category participation and geographic footprint in the global confectionery industry. Investments in marketing, innovation, science & technology and sales & distribution have accelerated the Group's confectionery sales growth: in 2004, confectionery sales grew by 6% compared with average annual growth of 3% in the previous 3 years; in the first half of 2005, the Group's confectionery sales grew by 7%.

In beverages in the Americas, the combination of the three North American businesses - Dr Pepper/SevenUp, Mott's and Snapple - into a single cohesive unit is enabling the Group to leverage fully the powerful brand portfolio of flavoured carbonated soft drinks (including Dr Pepper, 7 UP, Sunkist and A&W) and non-carbonated soft drinks (including Snapple and Mott's). With almost 18% of the US carbonated soft drinks market, the largest market in the world, the business generates high returns and cashflow. Together, the US beverage and confectionery businesses make the Group the 10th largest food company supplying the grocery trade in the US. Similarly in Australia, the combination of confectionery and full system beverage businesses has created the fourth largest supplier to the grocery trade.

The Board believes growth and returns can be increased through continued focus and investment on the Group's advantaged global confectionery business and regional beverage operations in the Americas and Australia. Therefore, following a strategic review of Europe Beverages, the Board has decided it would be in the best interests of shareholders to investigate a sale of the business.

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Di Max Da Via' (del 03/09/2005 @ 13:25:02, in Permission Marketing, linkato 3796 volte)
Il permission marketing è definito dal suo ideatore, Seth Godin, una strategia di marketing che ha l'obiettivo di ottenere dal consumatore il permesso di comunicare con lui. Avere il suo permesso garantisce che il consumatore presti maggiore attenzione al nostro messaggio.

Ma a cosa è dovuto il suo notevole successo?

I principi del permission marketing sono molto semplici e partono da un'incontestabile verità: la risorsa scarsa per eccellenza (il tempo). In una società sempre più frenetica, dove siamo continuamente sottoposti a stimoli e bombardamenti di informazioni, la gestione del tempo assume una valenza sempre più strategica.
Le iniziative pubblicitarie, così come le promozioni e gli sconti e tentano di attirare l'attenzione dei potenziali consumatori, tuttavia la frequenza dei messaggi è tale che per autodifesa molti consumatori non prestano più attenzione a queste iniziative.

Secondo Godin "il permesso del consumatore va ottenuto in modo graduale e nella maniera meno intrusiva possibile". Ad esempio, una tecnica efficace è quella di spedire un campione di prodotto in omaggio ad un certo numero di persone, facenti parte di un target selezionato. In questo modo, si stabilisce un primo contatto con la clientela potenziale senza utilizzare forme di pubblicità troppo intrusive.

In seguito, gli operatori di marketing pianificano un'azione di telemarketing per ottenere un feed-back riguardo al grado di apprezzamento del campione gratuito. Attraverso questo processo graduale, l'azienda viene percepita non più come "estranea", che vuole invadere la privacy dei consumatori, ma come "amica", che se ne vuole guadagnare il consenso.
Ecco, quindi, che la clientela potenziale diventa molto più disposta a prestare attenzione ai messaggi promozionali e ad effettuare il primo acquisto. È da premettere che attuare una politica di permission marketing richiede un'investimento iniziale molto maggiore dell'interruption marketing. Tuttavia, ciò permette di fidelizzare il consumatore, di conquistarne la fiducia ad una ben precisa marca.

Con il marketing tradizionale, invece, si ottengono solo risultati a breve termine (se il mercato non è già completamente saturo): il cosidetto "mordi e fuggi", per cui l'acquirente può comprare occasionalmente un prodotto, ma non viene fidelizzato.

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Di Max Da Via' (del 01/09/2005 @ 19:47:46, in Pubblicità, linkato 1922 volte)

La scelta controcorrente è opera dell’azienda di cosmetici Coty,che sarà la prima nella storia a lanciare in uno spot online, che passerà in televisione solo il prossimo inverno.
Il nuovo spot è trasmesso via webcasting dal sito internet della rivista Vogue, e ha come protagonista Sarah Jessica Parker, la star del serial televisivo cult “Sex and the City”.

Decisamente una bella scommessa: in questo caso sarà l’utente a dover deliberatamente scegliere di vedere lo spot, mentre sempre più spesso, almeno con altri media (ad esempio la tv), lo spettatore fa del suo meglio per evitare il bombardamento promozionale.

Dennis Keogh, vicepresidente marketing del gruppo Lancaster, di cui fa parte Coty, vede questa soluzione come una tattica per ottenere maggiore visibilità differenziandosi dai competitor, rivolgendosi nello stesso tempo a un target estremamente mirato.

Sono infatti oltre 1 milione gli utenti (in grande maggioranza giovani donne) che visitano il sito di Vogue ogni mese in cerca di consigli e novità. La fascia di utenza della rivista è quindi decisamente in linea con la testimonial prescelta, e questo potrebbe decretare il successo dell’iniziativa.

Si tratta in ogni caso di un esperimento molto interessante: fino ad ora infatti gli spot pubblicitari erano stati lanciati prima in televisione e poi eventualmente sul web, dopo un opportuno riadattamento.

Che sia l’inizio di una nuova era di maggiore integrazione tra i vari media?

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