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 mymarketing.it: e tu cosa ne pensi?... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Mobile (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 18/02/2015 @ 07:26:33, in Mobile, linkato 1799 volte)


Reti sempre più veloci, vecchi dispositivi che lasciano spazio a nuovi modelli sempre più capaci, connessioni fra macchine sempre più diffuse. È il quadro della società digitale che ci aspetta, una società in cui network, apparati intelligenti e device alimenteranno a grandissimi volumi il flusso di informazioni che viaggerà online. Dal “Visual Networking Index Global Mobile Data Traffic Forecast 2014-2019” a firma di Cisco emergono tantissimi dati che ci aiutano a capire come evolverà il fenomeno nei prossimi anni. Il più importante, forse, è il seguente: nel 2014, su scala globale, la percentuale di traffico dati generata da apparecchi con funzionalità avanzate di elaborazione multimediale e dotati di connessione 3G o superiore è arrivata all’88%. Entro quattro anni salirà al 97%, anche in virtù del fatto che le reti di terza generazione lasceranno via via spazio a quelle di quarta. Servizi e dispositivi 4G Lte andranno a generare infatti il 68% dei circa 292 exabyte di dati (un exabyte corrisponde a un miliardo di gigabyte) che costituiranno a fine 2019 le dimensioni del traffico mobile del pianeta. Nel 2014 le reti cellulari hanno processato “solo” 30 exabyte fra video, foto, canzoni, messaggi, file, pagine Web e altri contenuti.

I trend sono dunque chiari. Si va verso un universo mobile a banda larghissima (la velocità media di connessione sarà più che raddoppiata nel periodo 2014-2019) e popolato da un esercito di dispositivi intelligenti, siano essi personali (smartphone, tablet e wearable) che dediti a mansioni di tipo business e o di tipo pubblico (gli apparati Machine to Machine e i sistemi dell’Internet of Everything). Il traffico su mobile crescerà inoltre a velocità tre volte superiori rispetto al traffico IP fisso. Ma sarà così anche in Italia? Nòva lo ha chiesto a Max Locatelli, Director Service Provider South di Cisco, che ha subito sgombrato il campo da eventuali dubbi: “l’Italia è fra i mercati guida nell’adozione delle tecnologie mobili e lo sarà anche in futuro”. La convinzione del manager del colosso californiano è comunque anche un’altra e riguarda gli operatori. “Continueranno ad aggiornare i propri network e ad investire sia sul broadband 4G che sulla rete fissa per supportare meglio le connessioni Wi-Fi e machine to machine. L’industria telcos sta puntando tutto sul passaggio dalla voce ai dati e per gestire questi ultimi e l’aumento esponenziale del numero di connessioni, hanno bisogno di aumentare la capacità della rete sulla quale transitano i servizi a valore aggiunto”. C’è infine un fenomeno, riguardante anche l’Italia, che si muoverà sullo sfondo del boom annunciato del traffico dati mobile e wireless, quello del consolidamento del mercato. “Oggi – precisa in merito Locatelli – ci sono cinque grandi operatori telco negli Usa, mentre in Europa se ne contano oltre 100. È quindi ipotizzabile che alle acquisizioni e fusioni già completate se ne aggiungano presto altre”.

Tornando invece ai dati dell’Index di Cisco, vediamo più da vicino gli indicatori che fanno del Belpaese una terra molto fertile per l’industria mobile. Il primo di questi non ha bisogno di molti commenti: il traffico dati crescerà di otto volte, fino al 2019, con un tasso di incremento composito annuo del 50%. In soldoni parliamo di poco meno di 360 petabyte (un milione di gigabyte) mensili, 81 volte la quantità di traffico sviluppata nel 2009, per un totale di circa 4,3 exabyte su base annua. Nel 2014 si è arrivati a una media di 47 petabyte al mese, con un aumento del volume di dati processati a fine anno pari al 48%. Molto significative sono anche le indicazioni relative alle soluzioni M2M: i dati scambiati fra macchine su rete mobile cresceranno di 37 volte, al ritmo del 106% anno su anno, per raggiungere i 31,4 petabyte mensili entro il 2019 (un volume pari al 9% del totale del traffico che viaggerà in modalità wireless).

Il mobile in Italia corre veloce, quindi, e in tutte le sue forme. L’incremento di byte scaricati e inviati sulle reti senza fili sarà doppio rispetto a quello stimato per le linee Ip fisse mentre di quasi due volte aumenterà la percentuale di connessioni intelligenti sul totale delle connessioni mobili, passando dal 36% dell’anno passato al 67% previsto da qui a quattro anni. Ogni mese, in media, ogni singolo dispositivo connesso (utente finale) genererà oltre 3,8 gigabyte (e cioè 3.800 megabyte) di traffico, rispetto ai circa 560 megabyte del 2014, e parimenti ogni singolo utente andrà a contribuire con oltre 5,9 gigabyte (contro gli 854 megabyte dell’anno passato). Notevole, da qui al 2019, sarà anche l’evoluzione della velocità di connessione media su rete mobile: navigheremo infatti da tablet, pc portatile e telefonino a oltre sei megabit per secondo di media, un valore quattro volte superiore alla capacità di cui abbiamo goduto nel 2014. Sulle reti 4G, in particolare, i dati correranno mediamente nel 2019 a circa 18 megabit al secondo (rispetto ai circa 11 dell’anno passato) e proprio alla tecnologia di quarta generazione si dovrà oltre il 76% del traffico totale, una percentuale decisamente superiore a quella (il 13,5%) registrata a fine 2014. Interessanti, infine, gli indici che misurano la ripartizione dei dati che verranno prodotti su rete mobile fra mondo business e mondo consumer e per tipologia di applicazioni. Gli utenti professionali peseranno nella misura del 21% (con circa 74,5 petabyte medi mensili), mentre i consumatori privati per il restante 79% (con oltre 284 petabyte). Il video crescerà in cinque anni di dieci volte (fino a 264 petabyte al mese) e costituirà il 74% del traffico complessivo; lo streaming audio contribuirà con una fetta del 6%, il filesharing con il 2% e il Web e altri dati produrranno il restante 18%. Di tutte queste applicazioni, quelle basate nella cloud veicoleranno il 90% di tutto il traffico mobile.

L’impatto del mobile, volendo sintetizzare, è un susseguirsi di parametri che aumenteranno di dimensione a doppia cifra. E il discorso vale anche per i dispositivi: a fine 2019 si conteranno in Italia qualcosa come 179 milioni di apparecchi mobili connessi (una media di 2,9 pro capite), con gli smartphone che toccheranno quota 63 milioni (dai 27 milioni del 2014) e i tablet che passeranno da 1,6 a 7 milioni. Senza dimenticare naturalmente i wearable dotati di connettività su rete mobile, la cui popolazione nel 2019 è stimata in 900mila unità (sui 13,5 milioni di indossabili che complessivamente abbelliranno i polsi degli italiani). Solo il numero di utenti mobili, da qui al 2019, rimarrà di fatto stazionario, ma questo perchè gli attuali 53,6 milioni di profili attivi, che diventeranno 55 milioni nel 2019, si avvicinano ormai al livello di saturazione rispetto al totale della popolazione. Oggi siamo all’88%, fra quattro anni arriveremo al 90%.

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 10/02/2015 @ 07:54:51, in Mobile, linkato 2023 volte)

Gli italiani che si connettono a Internet ogni giorno via Mobile hanno superato quelli che navigano da pc, sia in numero (15 milioni contro 13), sia come tempo medio giornaliero di navigazione (90 minuti contro 70). In particolare l’uso del Mobile inizia a diventare davvero significativo anche durante il processo con cui i consumatori italiani fanno acquisti: oltre tre quarti dei Mobile Surfer, infatti, usa lo Smartphone in almeno una delle fasi (pre-vendita, vendita, post-vendita). Sono molte anche le Mobile App dei brand scaricate dagli utenti, soprattutto dei settori banche/assicurazioni, trasporti/viaggi, e telecomunicazioni.

Sono queste alcune delle evidenze di un'indagine dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service, in collaborazione con Doxa, svolta nel dicembre 2014 su oltre 1500 utenti italiani di mobile internet tra 16 e 75 anni. Se si considera anche l’utilizzo dei tablet, il numero di coloro che accedono giornalmente alla rete da device mobili raggiunge i 16,4 milioni. E la dominanza dello Smartphone sul Pc è ancora maggiore se si considerano le fasce d’età più giovani; in particolare i 18-24enni trascorrono oltre 2 ore al giorno navigando da Smartphone e, soprattutto, il 60% di questi utilizza nel giorno medio soltanto tale dispositivo. Considerando invece l’intero campione, i navigatori solo da Mobile sono il 38%.

 Il 41% usa lo smartphone mentre si trova in negozio

L’utilizzo del Mobile è significativo in particolare all’interno del processo con cui i consumatori decidono ed effettuano i loro acquisti. Oltre tre quarti dei “Mobile Surfer”, infatti, usa lo smartphone in almeno una delle fasi (pre-vendita, vendita, post-vendita). In particolare, il 58% lo usa fuori dal negozio e il 41% direttamente dentro il punto vendita. Tra le attività principali prima dell’acquisto ci sono la raccolta di informazioni (66%), il confronto dei prezzi (66%), il confronto tra alternative di prodotto (63%), e la ricerca di promozioni (56%).

Il 18% poi impiega lo smartphone per attività a seguito dell’acquisto: le più frequenti sono il monitoraggio della spedizione, e la pubblicazione dei commenti sul prodotto. Il settore dell’elettronica di consumo è quello con la percentuale più alta di utenti che utilizzano lo Smartphone nel processo d’acquisto: il 60%, contro il 48% del mondo Abbigliamento e Accessori e il 29% della grande distribuzione organizzata alimentare (GDO Grocery).

Sono molte anche le Mobile App dei brand scaricate dagli utenti. Nella top 5 dei settori della App “brandizzate” più scaricate figura al primo posto Banche e/o assicurazioni, al secondo Trasporti e Viaggi e al terzo Telecomunicazioni. Seguono Elettronica di Consumo e Abbigliamento.

«Il Mobile è dunque pienamente entrato nel processo d’acquisto - spiega Guido Argieri, Telco&Media Director di Doxa -, e un navigatore su tre ci dice che grazie allo smartphone l’esperienza d’acquisto è decisamente migliorata. La fase pre-acquisto è predominante per tutti, e caratterizzata soprattutto dalla ricerca di informazioni sul prodotto, ma l’integrazione fisico-digitale nel punto vendita si dimostra cruciale per i target di clientela più evoluti e più ricettivi nei confronti delle iniziative Mobile dei brand».

Via Wireless4Innovation

 

Le cifre parlano chiaro: il mobile è il luogo dove la pubblicità digitale esprime sempre maggiori potenzialità. Lo sostengono molte ricerche estere e oggi i nuovi dati del dall’Osservatorio Mobile Marketing & Service della School of Management del Politecnico di Milano, non fanno che confermare un trend in crescita anche nel nostro Paese.

“Gli italiani passano sempre più tempo a navigare in Internet da smartphone, più di quanto ne passino giornalmente davanti a un Pc. Le aziende si sono ormai rese pienamente conto della rivoluzione in atto e del fatto che il mobile possa diventare il grimaldello che apre il portone della multicanalità – afferma Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service. “E così nel corso del 2014 abbiamo assistito ad una forte crescita degli investimenti in Mobile Advertising, alla sperimentazione di diverse soluzioni di Mobile Couponing, al ripensamento di alcuni processi di business in una logica customer-centric.”

Sono in media 15 milioni i cosiddetti mobile surfer giornalieri, ovvero gli italiani connessi a Internet ogni giorno da smartphone. Se si considera anche l’utilizzo del tablet, il numero di coloro che accedono alla rete da device mobili raggiunge i 16,4 milioni. Gli italiani passano sempre più tempo a navigare su smartphone, precisamente 90 minuti al giorno a fronte dei 70 spesi davanti al monitor di un Pc.

L’utilizzo del mobile tra i consumatori è significativo anche all’interno del processo d’acquisto: oltre tre quarti dei mobile surfer, infatti, usa lo smartphone in almeno una delle fasi (pre-vendita, vendita, post-vendita). In particolare, il 58% dei Mobile Surfer lo usa fuori dal negozio e il 41% direttamente dentro il punto vendita; le due attività prevalenti sono la ricerca di informazioni sui prodotti da acquistare e il confronto prezzi. Il 18% impiega lo Smartphone per attività a seguito dell’acquisto: tra quelle più frequenti ci sono il monitoraggio della spedizione e la pubblicazione dei commenti sul prodotto. E’ il settore dell’elettronica di consumo quello dove si registra la percentuale più alta di utenti che utilizzano lo smartphone nel processo d’acquisto: il 60% dei mobile surfer contro il 48% del mondo abbigliamento e accessori e il 29% della GdO Grocery.  “Il mobile è dunque pienamente entrato nel processo di acquisto – dice Guido Argieri, Telco&Media Director di Doxa – e 1 internauta su 3 ci dice che grazie allo Smartphone l’esperienza d’acquisto è decisamente migliorata.”

E le aziende? Ad un uso così intensivo dei device mobili corrisponde una progressiva presa di coscienza da parte dei brand. Sul fronte del mobile marketing & service, nel 2014 le aziende sono diventate consapevoli del ruolo giocato dal mobile come touchpoint necessario nelle strategie di relazione e fidelizzazione dei consumatori e come potenziatore degli altri punti di contatto. Per utilizzarlo nel modo più efficace è però necessario offrire, attraverso il Mobile, un’esperienza del brand migliore e garantire un reale valore aggiunto al consumatore, per convincerlo a scaricare e utilizzare un’Applicazione Mobile.

“Alcuni settori hanno già maturato una vision strategica e l’hanno resa operativa, come i pure player del mondo eCommerce, nei quali il Mobile guida le scelte di investimento in termini di sviluppo, design, usability” afferma Andrea Boaretto, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service. “I Retailer tradizionali, invece, si stanno interrogando su quale possa essere la reason why per i propri consumatori nell’uso dell’App. In questo settore, tuttavia, abbiamo rilevato una crescente attenzione verso il potenziamento della shopping experience dei consumatori, in particolare all’interno del punto vendita. Le aziende produttrici del settore largo consumo utilizzano il Mobile per conoscere i propri clienti e iniziare a costruire una relazione costante con loro, mentre per le imprese di servizi (settore Finance/Banking, Telco e Utility) il Mobile assume un duplice ruolo strategico di acquisizione nuovi clienti e di supporto al customer care. Nel settore Automotive, il paradigma dell’Internet of Things, delle Connected Car, rendono lo Smartphone uno strumento di vera e propria interazione col veicolo.”

La crescita del mercato del mobile advertising conferma questa crescente consapevolezza verso le opportunità offerte dal canale: nel 2014 supera, infatti, i 300 milioni di euro, registrando un incremento del 48%. Raggiunge così il 15% dell’Internet Advertising (solo due anni fa era il 5%) e il 4,5% del totale mezzi (nel 2012 valeva l’1%). Il mercato rimane però fortemente concentrato, a livello sia di offerta sia di domanda. Sul ‘lato offerta’, tre quarti del mercato sono nelle mani di Google e Facebook, che complessivamente crescono di quasi il 60%; ‘lato domanda’, oltre il 60% degli investimenti riguarda le aziende che fanno vendita diretta tramite il canale Mobile.

“La maggioranza degli investimenti su Mobile”, afferma Marta Valsecchi, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service, “rimane legata a obiettivi di performance, ovvero lead generation, download di App, iscrizione a newsletter, vendita. Nel 2014 sono però cresciuti in maniera significativa anche gli investimenti con obiettivi di branding, con campagne realizzate anche attraverso l’utilizzo del formato Video e Rich Media. Un altro trend emergente è lo sviluppo del Programmatic Advertising anche su Mobile, non solo in termini di investimenti ad hoc, ma soprattutto in una logica di pianificazione multicanale. Ma l’ambito di innovazione più rilevante che guiderà la crescita del mercato nei prossimi anni è, a nostro avviso, la possibilità di sfruttare le enormi potenzialità di profilazione del Mobile non disponibili su altri canali (ad esempio il geo-behavioral targeting).”

Il mercato del Mobile Commerce (solo smartphone) nel 2014 raddoppia, arrivando a 1,2 mld di euro (9% delle vendite eCommerce B2c). La crescita così significativa è legata al fatto che questo canale non è più utilizzato solo per le vendite ‘time based’, ma anche per le vendite di prodotti o servizi il cui esito è completamente svincolato dallo specifico momento in cui vengono effettuate.

Anche per il Mobile Payment i numeri iniziano comunque a essere confortanti e a far credere che il 2015 possa davvero essere l’anno dello sviluppo dei servizi: a fine 2014 in Italia, infatti, si contano già 250.000 POS contactless (su un parco di 1,3 milioni di POS bancari in circolazione) e oltre 10 milioni di utenti con in tasca uno Smartphone NFC .

Negli ultimi 3 anni oltre 530 startup operanti in ambito Mobile Marketing & Service hanno ottenuto finanziamenti a livello internazionale. I business in cui operano tali realtà mostrano i principali filoni di innovazione di questo mercato. Tra gli ambiti più presidiati ci sono: Mobile Wallet (28% del totale), Soluzioni Tecnologiche Verticali a supporto della creazione di servizi Mobile più ampi (25%), Mobile Advertising (21%), Mobile Service (14%) e Mobile Commerce (12%).

Il fermento emerso a livello internazionale si riflette anche in Italia: sono 35 le startup italiane che hanno ottenuto finanziamenti. La penetrazione delle categorie è però differente da quella globale. La principale categoria (28%) è quella dei Mobile Wallet. Al secondo posto ci sono, invece, startup operanti in ambito Mobile Commerce (26%); al terzo posto, a pari merito, startup in ambito Mobile Service e Soluzioni Tecnologiche Verticali a supporto della creazione di servizi Mobile più ampi.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 23/01/2015 @ 07:46:46, in Mobile, linkato 2218 volte)

Starbucks continua a ottenere riscontri importanti, anche e soprattutto economici, dal mobile payment: il gigante americano del caffè rivendica di aver raggiunto la quota del 90% del miliardo e seicentomila dollari spesi nei negozi statunitensi utilizzando uno smartphone nel 2013, e nel 2014 probabilmente la quota non sarà molto diversa, nonostante l’introduzione di Apple Pay nel mese di ottobre.

I conti trimestrali danno conto di un successo nel settore dei pagamenti in mobilità che il colosso non è affatto intenzionato a cedere: nel suo primo trimestre fiscale del 2015 chiuso al 28 dicembre, la società ha dichiarato di avere 13 milioni di utenti da telefonia mobile negli Stati Uniti, in decisa crescita rispetto ai 12 milioni registrati nel mese di ottobre.

Il CEO di Starbucks Howard Schultz ha fatto dei pagamenti mobili una priorità assoluta, anche suggerendo alla fine dell’anno scorso le carte Starbucks potrebbero diventare una valuta più ampia che potrebbe essere utilizzata anche per comprare in altri negozi. Sarà una sfida, ma è chiaro che l’azienda non ha intenzione di cedere clienti ad Apple Pay, Google Wallet, o qualsiasi altro sistema di pagamento mobile.

Per ora l’applicazione Starbucks sta aiutando l’azienda a più livelli: l’applicazione ha contribuito a rinforzare il meccanismo alla base di Starbucks Rewards, il programma fedeltà dell’azienda, perché rende più facile tenere traccia degli acquisti per ottenere bevande gratuite e altri incentivi da parte degli utenti.
Ma l’app di mobile payment alimenta anche altre ambizioni di Schultz, come il processo di ordine e pagamento in mobilità delle bevande: la società ha testato la possibilità di ordinare su smartphone e ritirare nei negozi per evitare linee a Portland, in Oregon nel mese di dicembre. La sperimentazione, anche in mancanza di numeri ufficiali, deve essere andata bene visto che la società prevede di lanciare lo stesso meccanismo in altri 600 punti vendita nel nord-ovest del paese nei prossimi mesi. “Una novità che farà crescere il numero delle transazioni mobili nei negozi,” ha spiegato Schultz.

Secondo molti analisti, se è vero che Apple Pay sta macinando successi presso gli utenti di iPhone 6 e presso brand e banche, e anche Google Wallet non sta certo a guardare, l’app di Starbucks sembra destinata a rimanere popolare grazie alla sua combinazione per ora unica di forme di pagamento associate a meccanismi di ricompensa per i clienti.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 09/12/2014 @ 07:26:44, in Mobile, linkato 1744 volte)

I dispositivi mobili stanno diventando sempre più il primo dispositivo per le comunicazioni e il consumo di contenuti tanto che, dice Gartner, nelle economie emergenti gli utenti stanno adottando gli smartphone come i loro dispositivi mobili esclusivi, mentre nelle economie sviluppate le famiglie multi-device stanno diventando la norma, con i tablet che crescono al ritmo più veloce di qualsiasi dispositivo informatico. Per questo motivo Gartner prevede che, entro il 2018, oltre il 50% degli utenti sceglierà tablet e smartphone come prima opzione per svolgere tutte le attività online.

“Il modello di utilizzo che è  emerso per quasi tutti i consumatori è che lo smartphone è il primo dispositivo che viene portato quando si è in mobilità, seguito dai tablet che viene utilizzato per sessioni più lunghe, con l’uso del PC riservato a compiti più complessi”, ha spiegato Van Baker di Gartner “Questo comportamento si amplierà a incorporare device indossabili, non appena essi saranno ampiamente disponibili per gli utenti.” In sintesi, questi “nuovi” usi legati alla mobilità, dice Gartner, determineranno uno spostamento sempre più massiccio verso i device mobili a svantaggio del pc. Anzi, per quasi la metà degli utenti i device mobili saranno gli unici strumenti di accesso e consumo della rete.

Per effetto di questo panorama, entro il 2018 Gartner prevede che il 40% delle imprese specificherà la connessione Wi-Fi come la modalità predefinita per i dispositivi non mobili, come i desktop, telefoni fissi, proiettori, sala conferenze.

“Mano a mano che smartphone, laptop, tablet e altri dispositivi consumer si sono moltiplicati, lo spazio dei consumatori si è ampiamente convertito al mondo wireless “, ha detto Ken Dulaney, Vice President e Distinguished Analyst di Gartner.” Se l’uso del BYOD, ovvero il portare il proprio dispositivo personale sul luogo di lavoro, è aumentato in molte organizzazioni, l’incontro del mondo imprese e di quello dei consumatori, ha cambiato le richieste stesse dei lavoratori. “
E il wifi come prima modalità di connessione aziendale non solo offrirà la possibilità di muoversi senza preoccupazioni ma farà risparmiare tempo e denaro alle imprese in caso di spostamenti e/o l’installazione di nuove postazioni di lavoro.

Entro il 2020, il 75% degli acquirenti di smartphone pagherà meno di 100 dollari per un dispositivo.
Entro il 2018, secondo Gartner, il 78% delle vendite globali di smartphone verrà dalle economie in via di sviluppo e per device a basso costo. Questo per effetto di due trend: da una parte i nuovi acquirenti in queste regioni crescono costantemente e, dall’altra, nei mercati più maturi,e gli smartphone di fascia premium hanno raggiunto livelli di saturazione poichè sempre più legati alla sostituzione di un device invece che ad un nuovo acquisto.
Altro importante cambio di scenario, dice Gartner, è che se gli smartphone diventeranno sempre più strumenti unici di accesso alla rete e strumenti per accedere a servizi e anche pagamenti, è presumibile che anche sovvenzioni e sponsorizzazioni dovrebbero aumentare, con un ulteriore impatto sull’abbassamento dei costi dei device.

Entro il 2018, più della metà di tutte le applicazioni mobili B2E (business to employee) saranno create utilizzando strumenti che non necessitano di scrivere codice.
L’uso di tali tool per il rapido sviluppo di progetti semplici da parte dell’IT e degli analisti di business aziendali, diventerà un’alternativa all’outsourcing limitando anche il coinvolgimento di partner per lo sviluppo di progetti più avanzati. In questo modo i reparti IT che forniscono API pulite per le applicazioni interne e anche strumenti di supporto senza codice creeranno un quadro che consente e accelera la crescita del business digitale affidabile.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 18/11/2014 @ 07:30:23, in Mobile, linkato 1623 volte)

Le modalità di pagamento attraverso device mobili hanno subito una brusca ed esponenziale accelerata nel corso degli utlimi mesi, anche grazie al ruolo dei Top Player del mercato digitale e nello specifico grazie ad Apple, Google ed Amazon. Le ricerche di settore hanno dimostrato l’esistenza di questa continua crescita in termini numerici che non può essere ignorata: per Juniper, 516 milioni di utenti useranno Mobile Payment tramite tecnologia NFC (Near Field Communication) entro il 2019; secondo Accenture negli Stati Uniti il 40% dei consumatori utilizza il mobile payment nei negozi; per Adyen il 23,3% delle transazioni online avviene tramite dispositovo mobile e l’Europa si attesta come primo mercato.

Le possibilità offerte dal Mobile Payment stanno crescendo e penetrando il mercato, ma la sua tecnologia di prossimità NFC non è nuova e molte soluzioni sono già state trovate da anni per il remote payment (la possibilità di pagare da remoto tramite telefono senza la componente di prossimità), come dimostra benissimo M-Pesa: servizio di micro-finanziamento e di trasferimento di denaro che nasce in Kenya e che funziona attraverso i telefoni cellulari in remoto, ampiamente diffuso nei paesi in via di sviluppo.

Se dal punto di vista tecnologico (uso dei dati biometrici di Apple, a parte) non ci troviamo di fronte ad una rivoluzione, cos’è ad essere cambiato? Il punto determinante è l’educazione del mercato di riferimento da parte dei Top Player: esattamente quello che stanno facendo Apple, Google e Amazon in misure e modalità differenti.

Google: l’E-Wallet e la disintermediazione tecnologica dalle Telco
Il colosso di Mountain View nel settore dei pagamenti digitali ha deciso di operare in due settori ben precisi: l’innovazione dal punto di vista ingegneristico dei device mobili; il ruolo di intermediazione finanziaria con MasterCard.

Il primo aspetto si concentra soprattutto con la volontà di voler escludere le telco dal processo del Mobile Payment. Google ha lavorato in questo senso riuscendo ad implementare supporti tecnologici, sviluppati da varie startup, per escludere la “SIM” come elemento obbligatorio nel proccesso di pagamento: come riporta Pagamenti Digitali, “Google (il 14 Aprile 2014, ndr) ha annunciato di supportare nella nuova versione del proprio sistema operativo (Android 4.4 KitKat), una funzione che permette di gestire transazioni NFC sicure, tramite l’adozione di HCE (Host Card Emulation), un’architettura aperta su cui è possibile sviluppare soluzioni applicative che emulano una carta di pagamento, senza la necessità di ricorrere ad un Secure Element disponibile sul telefonino. Con l’HCE è dunque possibile (almeno potenzialmente) affrancarsi dall’operatore di rete mobile, semplificando la gestione del ciclo di vita di un’applicazione NFC”.

Google ha avviato il proprio sistema di pagamento in mobilità tamite NFC (ma anche in modalità da remoto) attraverso il suo Google Wallet: il sistema funziona attraverso un conto MasterCard che viene automaticamente creato al momento dell’iscrizione; non ci sono costi per le transazioni (a parte quelli eventuali di MasterCard) e la revenue di Google è riportata così sul sito ufficiale: “se vuoi mandare denaro o aggiungere credito al tuo Wallet Balance con carta di credito o debit card (bancomat, ndr) c’è una piccola tassa del 2,9%, ricevere denaro però è sempre gratis”. I lati negativi dell’applicazione sono il fatto che richiede l’inserimento di un PIN nel momento della transazione, rendendo lungo il tempo per il processo d’acquisto (ma sempre inferiore rispetto all’uso classico di una carta di credito) e che funziona solo con alcuni device che montano Android.

Apple: il ruolo dell’educatore, dati biometrici e fee per ogni transazione
L’azienda di Cupertino ha deciso di porsi in altra ottica: abbiamo già accennato al ruolo di educatore del mercato da parte di Apple, lanciando il servizio in modo talmente potente da rendere gli utenti potenziali ad incuriosirsi sulle modalità di mobile payment tramite NFC. Secondo le parole di Tim Cook riportate da The Verge, Apple è attualmente leader nei pagamenti contactless, “una cifra superiore al totale di tutti gli altri player”. Entro 72 ore dal lancio, sembra che Apple abbia attivato un milione di carte di credito, una cifra certamente non trascurabile.

La tecnologia di Apple funziona in modo differente da quella di Google. I nuovi device I-Phone 6 e I-Phone 6 Plus, gli ultimi I-Pad e i prossimi Apple Watch, integrano un sistema per il riconoscimento dei dati biometrici provenienti dalle impronte digitali: nessun numero di carta memorizzato, nessun pin da inserire per sbloccare la transazione, solo l’uso delle dita. Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante per due motivi: senza dover inserire il pin, il processo di vendita e di pagamento in store risulta estremamente veloce, riducendo notevolmente le code; gli hacker non potranno “rubare” i dati delle carte perché non sono memorizzati da nessuna parte e anche se qualcuno rubasse il device, bisognerebbe possedere anche le impronte digitali del proprietario.

Anche il modello di business è molto diverso da quello di Google: secondo fonti del Financial Times, “15 centesimi per ogni 100 dollari di transazioni andranno ad Apple, secondo due fonti che hanno familiarità con i termini del contratto che non sono pubblici. Si tratta di un accordo senza precedenti, che concede ad Apple una quota che rivali come Google non ottengono per i medesimi servizi”.

Amazon: il business del mobile payment dal punto di vista dei venditori
Anche Amazon si è di recente lanciata all’interno del mercato del Mobile Payment attraverso il proprio Mobile POS: Amazon Local Register, dispinibile in USA dal 19 agosto. Si tratta di un dispositivo che permette di accettare carte di credito e bancomat: costa 10 euro e si collega ai device mobili attraverso l’ingresso degli auricolari presente sui dispositivi. La app di Amazon dedicata permette l’accettazione e la convalida del pagamento entro un giorno lavorativo dall’avvenuta transazione.

Come riporta Wired, Amazon sta tentando di battere la concorrenza già presente sul mercato attraverso una fee molto più bassa: “per risultare vincente sui suoi competitor Square e PayPal, già piuttosto diffusi negli Stati Uniti, il colosso del commercio elettronico ha deciso di promuovere il suo prodotto ad una condizione molto vantaggiosa: per coloro che creeranno un account su Amazon Local Register prima del 31 ottobre, la commissione sul pagamento sarà di 1, 75 dollari fino al primo gennaio 2016. In caso contrario, questa sarà invece del 2,5% (comunque inferiore rispetto al 2,7% di PayPal e al 2,75% di Square). Inoltre, il lettore potrà essere arricchito con altri accessori sempre forniti da Amazon, dal registratore di cassa alla stampante per scontrini e ricevute.”

Come si è visto, Apple, Google e Amazon stanno aggredendo il mercato, in alcuni casi lo stanno cambiando (anche dal lato delle tecnologie), ma soprattutto lo stanno educando ai propri servizi e ai propri prodotti: la loro vittoria sta nella loro capacità di essere sempre stati portatori di innovazione. Il rapporto tra player innovativi come Apple, Google e Amazon e aziende dalle caratteristiche più tradizionali, come le banche e le telco, sarà impegnativo ma potrà portare anche enormi vantaggi sia per le aziende stesse che per gli utenti.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 14/11/2014 @ 07:33:41, in Mobile, linkato 1558 volte)

La corsa ai regali di Natale, si sa, per i più grandi marketplace del mondo è fatta di analisi e previsioni prima e di report e risultati dopo.
eBay non vuole farsi trovare impreparata e annuncia i risultati di una ricerca commissionata a TNS sulle abitudini degli italiani a ridosso delle festività natalizie, comparandole con quelle del resto del mondo, tramite interviste ad un campione rappresentativo di oltre 10.300 individui.

Secondo la ricerca il 44% degli italiani cercherà ispirazione dai negozi online con un italiano su tre che ha dichiarato l’intenzione di acquistare i regali di Natale anche da un dispositivo mobile. Ben 1 italiano su 3 (34%) ha dichiarato che ha intenzione di usare un dispositivo Mobile per gli acquisti di Natale, percentuale più alta rispetto a paesi come Spagna (25%), Germania (23%), Australia (22%), Francia e Canada (entrambi 19%). Su eBay il trend è ancora più in crescita, infatti quasi una transazione su due (48%) viene toccata da Mobile.

In sostanza per Natale gli italiani prevedono l’acquisto di circa 9 regali, contro gli 8 di russi e francesi e i 10 dei più generosi canadesi. I più buoni saranno, a detta della ricerca, gli inglesi con 16 regali ognuno e gli americani con 13. Spagnoli e tedeschi faranno invece solo 7 regali a testa. La spesa media per ogni italiano è prevista per questo Natale 2014 sui 194 euro a persona, contro i 281 euro stimati dagli inglesi e i 272 euro degli americani.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 31/10/2014 @ 07:47:55, in Mobile, linkato 1744 volte)

Secondo le stime dell’Osservatorio B2c del Politecnico di Milano, nel 2014 in Italia le vendite via Smartphone sono raddoppiate rispetto al 2013, superando quota 1,2 miliardi di euro, che equivalgono al 9% dell’eCommerce B2c totale nel nostro Paese. Il comparto con la più alta penetrazione di vendite da Smartphone è l’Abbigliamento con circa il 13% del transato, seguito dall’Informatica ed elettronica di consumo con l’11%, e poi dall’Editoria e dal Turismo con l’10 e il 6% rispettivamente. Se si considera invece l’apporto in valore assoluto, il Turismo contribuisce alle vendite con quasi 330 milioni di euro, l’Abbigliamento con circa 220 milioni e l’Informatica ed elettronica di consumo con circa 170.

A sfruttare il canale mobile, sono in primis i siti di vendite private (per esempio Amazon BuyVIP, Privalia, SaldiPrivati e vente-privee.com) e quelli di Couponing (per esempio Glamoo, Groupalia e Groupon), che puntano su modelli di business in cui l’istante di acquisto conta. In secondo luogo, le compagnie di trasporto (per esempio Alitalia, Lufthansa, Meridiana, NTV e Trenitalia) dove contano sia l’istante che il luogo dell’acquisto.

Vi sono poi alcune grandi Dot Com che fanno leva sul carattere personale del dispositivo, come TicketOne che propone i biglietti per gli eventi degli artisti preferiti presenti nelle playlist personali sullo Smartphone, o sul profilo Facebook dell’utente. Altre puntano sulla semplificazione del processo d’acquisto, come ad esempio YOOX Group, che supporta l’identificazione dei prodotti con la ricerca vocale per colore, o Amazon, che nella sua App ha integrato un lettore di codice a barre per favorire la ricerca del prodotto senza digitazione presso i punti vendita dei retailer tradizionali.

Altre ancora provano a sfruttare al massimo i tempi morti (attese, spostamenti, ecc.) laddove il contenuto informativo è particolarmente ampio e complesso (per esempio le agenzie online come Expedia, lastminute.com, portali di hotel come Booking.com o venere.com).

In Italia la più alta incidenza di vendite da smartphone

Le vendite via Tablet invece assommano a circa 1,4 miliardi di euro, che portano il totale del Mobile Commerce italiano nel 2014 a 2,6 miliardi, in crescita del 66% rispetto al 2013. L'incidenza sull'intero eCommerce B2c è quindi di circa il 20%, in grande ascesa rispetto al 5% nel 2012 e al 14% nel 2013. Questo rende il Mobile Commerce italiano sostanzialmente in linea con UK e USA (25%), Germania (22%), Spagna (20%) e Francia (17%).

Anzi, considerando solo le vendite via Smartphone, l’Italia, con quasi il 10% del valore delle vendite online B2c, addirittura fa registrare l’incidenza più alta tra i principali mercati occidentali (USA 8%, Spagna 7%, Germania e UK 6%, Francia 5%). Il valore assoluto delle vendite via Smartphone in Italia è pari a un quinto di quelle inglesi, un terzo di quelle tedesche, la metà di quelle francesi ed è di poco superiore a quelle spagnole.

Cosa possiamo aspettarci per il prossimo futuro? Gli elementi da valutare sono molti. In primis la diffusione dei device. Nel 2014 si prevedono 45 milioni di Smartphone e circa 11 milioni di Tablet attivi nel nostro Paese, che il prossimo anno dovrebbero arrivare a 52 (+16%) e 14 milioni (+25%) rispettivamente. Negli anni successivi l’Osservatorio stima una crescita più importante per i Tablet, che in molte attività di intrattenimento (soprattutto domestiche) andranno a sostituire il pc (desktop o laptop).

In secondo luogo, si legge nel report, lo Smartphone avrà un ruolo sempre più significativo nell’unire il mondo fisico con quello digitale, spingendo percorsi di acquisto multicanale anche attraverso nuove funzionalità come la ricerca visuale (lanciata da Amazon), che consente di fotografare un prodotto in store per verificarne disponibilità e prezzi online, o l’acquisto tramite riconoscimento delle immagini o dell'audio (sia all’interno dello store che sui media), offerto per esempio dal gruppo Miroglio (Motivi).

In terza battuta, l’offerta su Smartphone e Tablet sarà sempre più completa, grazie alla progettazione di siti “responsive” (ossia che si adattano al device da cui vengono fruiti) e allo sviluppo delle App (oggi “solamente” il 22% dei merchant del campione ha un’App di Mobile Commerce). Infine, spiega l’Osservatorio, anche l’innovazione attraverso i Social Network, tipicamente fruiti da dispositivi mobili, potrà spingere ulteriormente le vendite.

Amazon per esempio negli USA dà la possibilità di inserire dei prodotti nella wishlist e nel carrello tramite tweet. Twitter stesso si è poi dotato del bottone “buy” e ha acquisito CardSpring, un’infrastruttura di pagamento che connette i venditori con i payment processor. Sempre in quest’ambito si segnala l’accordo tra YOOX Group e WeChat, in Italia, USA e poi in Cina, che consentirà ai clienti di accedere a servizi e contenuti esclusivi, come ad esempio chattare con un assistente o consultare un personal stylist dedicato.

Da qui a cinque anni, poi, l’Osservatorio stima che il valore del transato attraverso Smartphone e Tablet arriverà a pesare per un terzo dell’eCommerce totale, superando i 10 miliardi di euro. «Non siamo però così sicuri che tra 5 anni sarà possibile parlare di eCommerce via Smartphone, Tablet o PC, poiché il ruolo dei diversi device nel processo d’acquisto avrà confini sempre più sfumati e sarà sempre più difficile (e forse privo di senso) effettuare nette distinzioni».

Via Wireless4Innovation

 
Di Altri Autori (del 30/10/2014 @ 07:19:01, in Mobile, linkato 1667 volte)

Il mobile payment, settore che fino a qualche anno fa ha visto uno sviluppo lento e discontinuo, sta conoscendo ora un momento particolarmente florido per varie ragioni, che chiamano in causa sia la progressiva diffusione di tecnologie specifiche, l’enorme boom del mobile nel mondo e il forte sviluppo, in termini numerici, delle applicazioni mobile dedicate ai “digital wallet”. Se andiamo a guardare i numeri messi a disposizione da Adyen qualche giorno fa, il settore ha conosciuto un incremento fortissimo nell’ultimo trimestre: il 23% delle transazioni mondiali online avviene tramite device mobile ed è un dato che sta continuando a crescere. L’impatto all’interno dei player retail è molto forte e multinazionali statunitensi si stanno già attrezzando, soprattutto attraverso un sostanziale rimodellamento dei processi di vendita.

Il settore si caratterizza per una forte varietà di strumenti con cui i processi aziendali possono essere ridisegnati. Come sottolineato più volte, esistono due grandi famiglie nelle quali possono essere categorizzati vari strumenti utilizzati: il mobile proximity payment (MPP) e il mobile remote payment (MRP). Di recente Apple ha dato una brusca accelerata al MPP attraverso l’introduzione del suo servizio Apple Pay, basato sulla tecnologia di prossimità NFC: questo aspetto è probabilmente il più promettente al’interno delle aziende che si occupano di retail e che possiedono uno store fisico. Il servizio funzionerà in modo tale da permettere al cliente di pagare tramite cellulare semplicemente avvicinandolo al POS, senza dover mai doverlo lasciare. Non si tratta di una tecnologia nuova, ma Apple ha saputo dare una forte spinta sull’uso della stessa e molte compagnie di credito si stanno attrezzando per rispondere, anche scontrandosi, all’annunciato strapotere della mela nel settore.

l lati positivi per il settore retail sono molteplici e le possibilità di modellare il sistema di pagamento in mobilità per le proprie esigenze aziendali sono molto interessanti (come vedremo dopo, Starbucks ne ha fatto un elemento centrale della propria vendita sperimentando varie possiblità negli USA, cambiando i processi di vendita e le interazioni con i clienti). Le prime analisi dopo la brusca impennata del trend sono state varie e discordanti, ma i tre punti su cui sono tutti concordi sono i seguenti:

Aumento della sicurezza negli store fisici: maneggiando meno denaro contante il rischio di furto si abbatte notevolmente.

Possibilità di offrire una customer experience migliore rispetto alla concorrenza: le transazioni che avvengono tramite NFC via mobile hanno una velocità più alta del 53% rispetto alle carte di credito contact less, impattando in modo considerevole sulle code alle casse.

Personalizzare i propri servizi attraverso la possibilità di pagamento via mobile: la possibilità di sviluppare app proprietarie che comunicano con il digital wallet o che comunque permettono in pagamento via mobile offre interessanti possibilità, dai benefit per i clienti fino ad una migliore experience.

Quest’ultimo punto è estremamente importante per la modifica dei processi aziendali: negli USA in particolare molti store hanno cominciato seriamente ad implementare questo tipo di servizio nei propri shop.

Office Depot, Inc

Uno dei primi esempi è probabilmente Office Depot. Inc, azienda statunitense che si occupa di arredamento e soluzioni per la casa e l’ufficio. È stata una delle prime aziende in assoluto ad accettare il sistema “Apple Pay” del colosso di Cupertino.Com riporta zacks.com, Office Depot prevede di integrare Apple Pay nella sua app iOS nel prossimo anno. Questo faciliterà il processo degli acquisti in-app su iPhone 6, iPhone 6 Plus, Air iPad 2 e iPad mini 3. L’accettazione di Apple Pay servirà all’azienda ad arricchire l’esperienza di acquisto dei clienti, per aumentarne la velocità e  per aumentarne la sensazione di sicurezza. L’applicazione dell’azienda, già ottima grazie all’integrazione di processi di realtà aumentata e di shop via mobile, si arricchirà quindi del servizio di Apple: probabilmente si avranno integrazioni per il mobile payment in futuro anche su altri sistemi come Android.

Starbucks

Un altro esempio molto interessante è Starbucks (di cui abbiamo parlato anche qui) che sta sperimentando negli USA il servizio “Pay-Ahead”: un nuovo servizio che permette ai propri clienti di pagare prima di recarsi nello store: attraverso l’app e un sistema di mobile payment, i clienti potranno così evitare la fila (che spesso si crea all’interno dei punti vendita, in particolare negli orari del mattino prima del lavoro) pagando comodamente da qualsiasi luogo per poi scegliere il proprio Starbucks preferito in cui consumare il proprio caffè. Il sistema sarà in sperimentazione nei prossimi mesi a Portland, prima di estendersi in tutto il territorio statunitense entro il 2015. Starbucks tiene così tanto all’utilizzo di questa app, e a buona ragione se è vero che si tratta dell’app di mobile payment che ha più successo in assoluto in America, che ha pensato di regalare casualmente ad alcuni utenti che ne usufruiscono, una fornitura per 30 anni di caffè e alimenti Starbucks. A marzo di quest’anno l’app per il pagamento mobile di Starbucks è stata usata per effettuare il 14% delle transazioni negli store, con aumento di 4 punti percentuali da giugno 2013: un dato in salita che non semra fermarsi.

Mc Donald’s

Altro esempio di interesse è quello di McDonald’s che recentemente, come riporta The Next Web, ha intensificato il suo impegno sul tema. Ha stretto un accordo con SoftCard per permettere ai propri clienti possessori di Android di pagare via mobile payment con tecnologia NFC in tutti gli Stati Uniti. SoftCard (che ha di recente cambiato nome da ISIS per via della somiglianza con l’omonimo gruppo terrorista) è una joint venture di mobile payment tra AT & T, T-Mobile e Verizon basata proprio su NFC. Con questo sistema i clienti protanno usare il Digital Wallet di Google attraverso il “Tap & Pay”, mentre gli utenti Apple potranno usare il servizio di Apple Pay.

A giugno di quest’anno Business Insider riportava il sistema che McDonald’s stava testando in alcune località USA per la propria app di Mobile Payment. Nel tutorial riportato in immagine, si vede come il cliente, attraverso l’app, migliora la propria experience di acquisto saltando eventuali lunghe code e risparmiando tempo.


Casi e numeri di successo che dimostrano l’attenzione sul tema, un’attenzione che queste, e molte altri grandi aziende, hanno intercettato da tempo riuscendo oggi a raccogliere risultati di tale impegno. Ma il crescente interesse globale sul tema sta ampliando la portata dell’impatto dei mobile payment a tutti i livelli: è questione di tempo.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 28/10/2014 @ 07:37:38, in Mobile, linkato 1414 volte)

A pochi giorni dal debutto ufficiale del servizio presso i retailer statunitensi con il rilascio di iOS 8.1, Apple Pay incappa nelle prime difficoltà: il sistema di pagamenti contactless (basato sull'uso di comunicazioni NFC) che vorrebbe relegare contanti e carte di credito tradizionali a un ricordo del passato non sembra attecchire come sperato, anzi, c'è chi decide di rifiutare l'offerta di Cupertino e di sperimentare le tecnologie della concorrenza.

A chiudere la porta ad Apple Pay - subito dopo avergliela aperta - sono Rite Aid e CVS, catene di farmacie che, secondo documenti riservati emersi in Rete, hanno preferito mettere in archivio gli scanner NFC da usare con iPhone 6 e procedere con la sperimentazione di un sistema alternativo sviluppato da CurrentC.

Entrambe le catene sono impegnate in una partnership con il nuovo sistema, una tecnologia che condivide con Apple Pay la natura contactless ma che non prevede l'impiego di comunicazioni NFC. Piuttosto, CurrentC si basa sulla scansione di codice QR per confermare una transazione o un pagamento con tanto di applicazione di sconti integrata.
Apple Pay si candida a essere il futuro dei pagamenti mobile al netto di carte di credito e denaro contante, ma al momento chi fosse interessato ad approfittare di questa opportunità deve fare i conti con l'indifferenza - quando non di vero e proprio ostracismo dichiarato si tratta, come nel caso dei succitati Rite Aid e CVS - delle maggiori catene di vendita al dettaglio in giro per gli States.

L'entusiasmo di Cupertino nei confronti della "magia" di Apple Pay sembra non superare l'esame nemmeno sul fronte della privacy, visto che la promessa di transazioni "private" fatta dalla corporation si rivela essere meno consistente del previsto.

I pagamenti NFC di Apple (ma anche di Google) non hanno un futuro roseo davanti a sé? È decisamente ancora presto per tirare le somme, e quel che è certo è che i meccanismi di pagamento con carte di credito negli Stati Uniti dovranno necessariamente aggiornarsi entro ottobre 2015, termine che segna - per volere della politica di Capitol Hill - la transizione definitiva dei vecchi scanner da "strisciata" delle carte con bande magnetiche a quelli più moderni capaci di leggere le carte dotate di chip, già popolari nel resto del mondo.

Via Punto Informatico

 
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