Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Che Facebook fosse un diario era già chiaro: le persone raccontano la loro vita nelle pagine del social network. Ma, come anticipato, quello che prima era il profilo personale diventa Diario: è una sorta di album per esplorare i ricordi attraverso fotografie, link, messaggi. E aggiungerne altri, a partire dalla propria data di nascita. Per gli iscritti italiani sarà accessibile in modo graduale da adesso, dopo una notifica che arriva sul profilo personale oppure cliccando su un link di attivazione All'estero è chiamato Timeline. Ma cosa cambia con Diario?
L'album delle memorie. Gli iscritti potranno scegliere una grande immagine in alto nella pagina, come la copertina di una rivista. Sulla destra, invece, hanno accesso rapido agli anni, in ordine cronologico: sono in grado di esplorare le loro segnalazioni su Facebook fin dal momento di ingresso nel social network.
Cosa è visibile. Attraverso il “Registro delle attività”, in alto a destra, gli utenti monitorano i messaggi pubblicati, e valutano se mostrarli agli altri nel social network oppure no. Decidono, quindi, cosa sarà accessibile ai loro contatti, per esempio attraverso l'opzione “nascondi” dall'icona della matita. Possono anche cancellare. Inoltre gli utenti di Facebook avranno accesso a una gestione dettagliata della loro privacy, ad esempio attraverso la condivisione “pubblica” oppure con gli “amici più stretti”, mediante l'icona mostrata accanto alla data di pubblicazione. Bisogna cliccare sulla stella, invece, per espandere una storia su due colonne in modo da attribuirle maggiore rilievo.
Periodo di prova. Dopo l'attivazione di Diario gli iscritti del social network avranno sette giorni di tempo per valutare come vogliono organizzare la loro pagina personale e cosa rendere visibile agli altri. Oppure, trascorsi i sette giorni, sarà pubblicata in modo automatico.
In mobilità. Diario sarà accessibile anche attraverso Android e dall'indirizzo m.facebook.com.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Twitter: il social network che non ti aspetti. Ideato per essere altro, è diventato il re della comunicazione La crescita del numero di tweet quotidiani è in costante ascesa e mostra cifre notevoli ma non devono destare stupore, è il fardello che devono sopportare i re: i 200milioni di cinguettii giornalieri registrati a fine giugno scorso sono diventati 250milioni a metà ottobre. È decisamente il canale principe per raggiungere, di profilo in profilo, una quantità di occhi e bocche pronte a spargere a macchia d'olio quei pochi caratteri che faranno il giro del globo nell'arco di poche ore.
Così Twitter, nato per offrire una forma di social networking è diventato tutt'altro, andando però a sbaragliare la concorrenza. Non è un social network, sta diventando un "information network" eppure guardandolo sotto l'ottica social, tiene il passo, con i suoi 160milioni di utenti (100 dei quali attivi) di giganti che possono contare su un numero di utenti ben maggiore. Affidandosi a Pareto e alla legge delle probabilità è vero che sia un numero ben minore a produrre la maggior parte di tweet ma anche questo, per assurdo, diventa un punto di forza. Gli utenti "passivi" che si limitano a leggere i messaggi altrui e a seguire i link che questi postano sul proprio profilo, sono davvero non attivi o contribuiscono – seppure indirettamente – al successo della piattaforma?
Domanda la cui risposta è ovviamente soggettiva ma non cambia la sostanza delle cose: ad oggi Twitter è il "social network" più attendibile e sicuramente dedicato a palati più fini, e questo i vertici lo sanno molto bene, tanto è vero che stanno cercando di osare laddove nessuno (ancora) è riuscito. In questa direzione vanno la fresca e sempre più probabile collaborazione con Mixi, il "Facebook orientale" che il team di Zuckerberg da anni corteggia senza però essere mai riuscito a convolare a nozze e gli sforzi fatti per garantire una sempre maggiore sicurezza; è recente l'acquisizione di Whisper Systems, azienda che fornisce prodotti in beta e servizi di sicurezza per Android. Twitter arriva dove Facebook non riesce e fa enormi sforzi per affrontare i temi che spaccano la Rete, come sicurezza e privacy, prima che Commissioni governative – al contrario di quanto accade per Facebook – chiedano di partecipare a tavoli di discussione in materia. Ed è tutt'altro che poco.
di Giuditta Mosca su IlSole24ORE.com
Facebook riunisce ormai 800 milioni di utenti attivi: per entrare in contatto due persone che non si conoscono nel social network hanno bisogno in media di quattro passaggi. È il risultato di una ricerca dell'università degli studi di Milano.
Dimostra, quindi, che un iscritto preso a caso nella rete sociale online può contattare qualsiasi altro utente in quattro passi. Sono "quattro gradi" di separazione.
Finora gli studi classici di Stanley Milgram negli anni Sessanta avevano rivelato che erano necessari almeno sei passaggi prima di arrivare a chiunque altro nel mondo, attraverso un esperimento che prevedeva il recapito di cartoline a mano a un destinatario sconosciuto per il mittente. Ha ispirato anche un film nel 1993, "6 gradi di separazione". In particolare, secondo lo studio, la distanza scende a "tre gradi" fra utenti della medesima nazione.
È la prima volta che una ricerca esplora in profondità il social network online: al momento dell'analisi Facebook aveva 721 milioni di iscritti, connessi da 69 miliardi di contatti. A fare la differenza è stata una formula matematica, HyperANF, progettata dal Laboratorio di Web Algorithmics (Law) dell'università degli studi di Milano: è in grado di scandagliare le relazioni su dimensioni di grande scala. Un anno fa durante una conferenza in India avviene l'incontro casuale tra i ricercatori italiani e Lars Backstrom, data scientist di Facebook, come raccontano gli autori nel loro paper pubblicato su Arxiv. Hanno scoperto anche che la metà degli utenti nel social network ha in media cento "amici": nell'insieme, però, il numero medio di contatti di ogni iscritto è di 192.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
«Un uomo appare nella lista delle cento donne più sexy»: è un articolo pubblicato dall'Independent sei mesi fa. Risulta in questi giorni tra i più condivisi su internet del quotidiano inglese. Ma altre notizie con titoli bizzarri sono balzate di recente in testa alle classifiche. È l'effetto Facebook, generato dal suo "grafo aperto" varato a settembre.
Semplificando, gli utenti possono vedere cosa hanno letto i loro "amici" nella rete sociale online, attraverso segnalazioni che appaiono in modo automatico nelle pagine del social network. Amplificano il "passaparola" da un iscritto all'altro. Ma generano conseguenze inattese: nei quotidiani online, ad esempio, accade che alcuni articoli con i titoli più originali diventino i più visitati, anche se risalgono a dieci anni prima.
È un periodo di assestamento. Fino a pochi anni fa era difficile immaginare un unico spazio capace di collegare 800 milioni di utenti su internet. Che possono sollevare una sorta di tsunami improvviso attraverso la loro attività online. Anche il Guardian e il Washington Post hanno "gruppi di lettura" nel social network, accessibili mediante applicazioni: in meno di un mese hanno raggiunto un milione di iscritti.
È il "grafo aperto" ad abilitare la condivisione automatica ("frictionless sharing", secondo la definizione di Facebook): al momento viene utilizzato da siti d'informazione e aggregatori di news negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Ma presto arriverà altrove. L'altra conseguenza imprevista è l'"oversharing": la pagina personale può essere invasa da messaggi che rivelano cosa altri hanno letto, visto, ascoltato attraverso la connessione con la piattaforma del social network.
Come una sorta di diario dettagliato. Al momento in Italia i siti d'informazione non hanno ancora un'integrazione con il grafo aperto di Facebook. Ma gli utenti possono condividere, in modo volontario, i link degli articoli oppure "votarli" con un "mi piace": sono azioni che dopo le ultime modifiche vengono mostrate, ad esempio, sulla destra della "prima pagina" del social network.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Microsoft rilancia la sfida ai colossi del web, Facebook e Google, e si prepara a lanciare il suo social network. Il motto per l’esordio di Socl.com, questo il nome presunto del nuovo sito ideato a Redmond, non lascia spazio a dubbi: “Trova quello che ti serve e condividi ciò che sai”, ovvero un efficace riassunto del web 2.0 e delle intenzioni dei seguaci di Bill Gates.
Stando alle indiscrezioni, l’intenzione di Microsoft è quella di mescolare le attività di Bing, il suo motore di ricerca, con le tipiche funzionalità da social network. Gli utenti, invece di pubblicare il proprio ‘status’, inseriranno una domanda cui i contatti personali potranno rispondere, generando discussioni e arricchendo il tutto con materiali audiovisivi. Socl.com dovrebbe avere anche una sezione dedicata ai video integrata con YouTube, Vimeo e Dailymotion.
Ancora non è stata fissata una data di presentazione, ma sembra che il periodo di test sià già terminato. La fine dell’anno potrebbe essere quindi il momento ideale per l’approdo di Microsoft nel mondo 2.0.
Via Quo Media
Secondo un rapporto di Econsultancy in collaborazione con e LBi bigmouthmedia, due aziende americane su tre hanno dichiarato che l’apporto fornito dai social media alla loro performance sul mercato è molto importante. Per il 43% i queste l’influsso è stato di media entità, e comunque tutte hanno avuto un incremento del 21% rispetto al 2010.
Sempre dal rapporto emerge però anche un dato inverso: sono diminuite, passando dal 40% del 2010 al 31% di quest’anno, quelle società che utilizzano esclusivamente i social media come canale di marketing.
Via Quo Media
I social network hanno diffusione ormai capillare, ma a dominare la scena è comunque Facebook, capace di coinvolgere un’utenza molto differenziata per età e gusti. Secondo una recente indagine di Forrester sul web statunitense, il 96% degli internauti che usano i social network è iscritto a Facebook.
Una percentuale stabile tra le diverse generazioni (anche per quanto riguarda gli utenti sopra i 65 anni d’età). Alle spalle di Mark Zuckerberg & Co., il vuoto o quasi. Il secondo sito più seguito è LinkedIn, che coinvolge il 28% dell’utenza 2.0 e riscuote successo soprattutto tra i professionisti adulti (30-50 anni, target designato). In terza posizione c’è Twitter, che catalizza l’attenzione dei più giovani, teenager e universitari.
Via Quo Media
Gli utenti dei social network sono attenti ai consigli e alle informazioni sui prodotti fornite dagli altri utenti della rete. E’ quando emerge da una recente ricerca condotta da NMIncite e Nielsen. Il 63% dichiara che le valutazioni e le recensioni online degli altri consumatori sono una fonte privilegiata di informazioni sui prodotti.
Circa la metà degli utenti poi dichiara che prevalentemente si affida a ciò che i social network dicono di un determinato prodotto, prendendo sempre meno in considerazione i siti web delle aziende produttrici. È interessante inoltre notare come le pagine ufficiali delle case produttrici su Facebook (15%) e l’account di Twitter (7%) sono tra le fonti ritenute meno attendibili. In particolare le notizie che provengono dal web sono considerate attendibili perchè gli utenti non esitano, in caso di esperienze negative, a criticare i prodotti senza alcun timore.
Circa il 65% degli intervistati poi dichiara di essere venuto a conoscenza di un determinato prodotto, di una marca o di un rivenditore direttamente dal tam tam della rete. Non solo i frequentatori dei social network si fidano delle recensioni online, ma tre su cinque di loro scrive recensioni e fa valutazioni. Tra questi, le donne sono più propense (81%) degli uomini (72%) a giudicare e condividere le impressioni.
Via Quo Media
Chitika, società di analisi del traffico internet, punta il dito contro Google + e non esita a dichiarare il social network di Mountan View un "fallimento". Attraverso un' analisi grafica pubblicata sul proprio sito viene mostrato come si è sviluppato il traffico internet generato da Google+ dal giorno del lancio della beta pubblica(20 settembre) fino a una settimana dopo.
Il dato evidenzia che, nonostante un picco dove il traffico sarebbe aumentato del 1200% grazie alla promozione e alla curiosità degli utenti , lo stesso è rapidamente sceso a un livello simile a quello della beta privata. Secondo Chitika, il motivo per cui Google+ un "fallimento" risiede nel fatto che il social network non ha offerto alcuna vera innovazione ed è difficile da integrare con altri siti esistenti. È vero anche che Facebook, presente sul web da più a lungo e forte di una comunità molto più ricca, si è adattato rapidamente per rispondere alle nuove funzionalità offerte da Google +. Paradossalmente, si può ritenere che Facebook ha beneficiato dell'entrata in scenda di Google +, visto che i suoi utenti, hanno avuto accesso a molte nuove funzionalità che magari non avrebbero mai avuto se non fosse nato un pericoloso concorrente. In sintesi, nonostante un ottimo avvio, sembra che Google + non riesca ad ottenere il successo sperato. Se la società di Mountain View ha ancora qualche asso nella manica per rivitalizzare il proprio servizio, non dovrà aspettare molto tempo per metterli in opera, pena un distacco con la concorrenza che potrebbe diventare incolmabile.
di Danilo Loda su IlSole24ORE.com
Che cosa sta diventando Facebook? Le più grandi novità del social network, che ormai conta tra i suoi iscritti quasi 800 milioni di persone, da qualche anno vengono annunciate durante l'F8 di San Francisco da Mark Zuckerberg. Studente con la felpa quando nel 2003 in una stanza di Harvard ha messo online la bozza di quello che sarebbe rapidamente diventato un fenomeno planetario; imprenditore, leader e miliardario, sempre con la felpa, oggi.
Come capacità di creare attesa e suscitare riflessioni sulle conseguenze dei suoi annunci Facebook, oggi, è seconda soltanto a Apple. Le ultime novità introdotte da Zuckerberg continuano un percorso evolutivo che in pochi anni ha avuto enorme successo, trovando la formula per aumentare oltre ogni previsione le iscrizioni.
Il social network è riuscito nell'impresa di uscire da Harvard, arrivare nelle università americane, poi europee e così via fino a diventare quasi un dato di fatto per ogni giovane in mezzo mondo. Per coinvolgere sempre più persone ha fatto in modo che le occasioni di aggiornamento sugli altri fossero sempre di più. Prima le notizie, sulla propria bacheca, poi lo status, le foto, i video. Molte di queste modifiche, una volta introdotte, hanno suscitato minacce di abbandono da parte degli utenti.
Così non è stato. L'introduzione delle foto in particolare ha fatto fare un salto di iscrizioni senza precedenti. Tutti potevano vedere dov'era l'amico in vacanza e scrivere un commento sotto la foto. Lo sviluppo della tecnologia mobile ha permesso di essere sempre connessi e una piattaforma dove aggiornare chiunque in tempo reale è una tentazione troppo forte.
Il percorso è proseguito con Open Graph ad aprile 2010. E' stata una vera svolta e ha gettato il seme delle novità introdotte da Zuckerberg giovedì. Il "grafo aperto", in parole povere, è l'estensione della piattaforma e della rete di contatti di Facebook fuori da Facebook. Ce ne siamo accorti quando milioni di pulsanti "Like" sono usciti dal social network addobbando altrettante pagine web. Per diverse settimane è montata una violenta polemica sul modo in cui venivano trattati i dati personali. Si è parlato di abbandono in massa, ma in quei giorni gli iscritti erano 400 milioni, oggi sono quasi il doppio.
Il cuore del progetto di Zuckerberg è la piattaforma. La timeline - una delle novità appena annunciate - permetterà di avere la storia della propria vita in digitale. Sostituisce l'anteprima delle foto che troviamo oggi su ogni profilo. Inserisce la memoria grazie a un software. E dai primi commenti in rete sembra piacere agli utenti. Ma soprattutto, l'arrivo di applicazioni di ogni natura (fino a oggi erano soprattutto giochi), musica, film, giornali, con la possibilità di vedere in tempo reale non solo che cosa piace, ma anche che cosa ascolta, che cosa legge, e così via, un nostro amico.
Viene spinta l'interazione in tempo reale. E fatto un passo in più verso una trasformazione della rete di cui si parla da tempo. Il web semantico. E cioè il passaggio dalle informazioni cercate con un algoritmo, sul modello di Google, a una ricerca che contempli anche il significato. Lo sviluppo del web sociale rende il concetto di semantico molto legato al significato che le informazioni hanno per la persona che "avvia" la ricerca. Il mondo di Facebook, così come annunciato da Zuckerberg, è un mondo digitale dove vedi il film perchè in quel momento lo sta guardando un tuo amico, magari uno con cui condividi la stessa passione. E' un informazione piena di valore per l'utente.
Di tanto in tanto ci si chiede se Facebook sia una moda passeggera o qualcosa di più. Nel digitale cambia tutto alla velocità della luce, ma sembra che la risposta sia la seconda. Google ha capito che l'universo esplorato da Zuckerberg non può essere trascurato e, dopo alcuni goffi tentativi, con Google Plus ha lanciato una sfida che ha tutte le caratteristiche per essere seria. Solo che trovare un motivo per uscire da Facebook sta diventando davvero difficile.
di Luca Salvioli su IlSole24ORE.com
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