Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
In questi ultimi anni i social network si sono diffusi in maniera estesa e repentina modificando importanti concetti come quelli di privacy e pubblicità. Secondo quanto sostenuto da importanti testate giornalistiche come quelle del Financial Times e del New York Times, la piattaforma realizzata da Mark Zuckerberg sarebbe in procinto di lanciare il nuovo pulsante Like che i diversi siti Internet avranno la possibilità di integrare tra le loro pagine per dare la possibilità agli utenti di esprimere il proprio apprezzamento per il web site o il marchio dell’azienda. Secondo gli esperti, attraverso tale operazione Facebook non solo estenderà ulteriormente il proprio dominio in rete, ma permetterà di raccogliere informazioni preziose sugli utenti al fine di utilizzarle per offrire una pubblicità mirata. L’ultima ipotesi è stata immediatamente confutata dalla società di Palo Alto che ha spiegato che nessun dato verrà mai raccolto ed analizzato. Quello della tutela privacy sul Web è ad oggi uno degli argomenti più gettonati. L’ultima modifica delle impostazioni della privacy infatti non sembrerebbero essere state particolarmente gradite agli utenti e, dopo quanto accaduto con Google Buzz, il leader delle reti sociali ha bisogno di fare molta attenzione. Tuttavia la sua espansione è innegabile tanto che risulta il sito web più visitato addirittura di Google, il motore di ricerca più utilizzato al mondo che recentemente, insieme a Microsoft, Yahoo e MySpace ha annunciato uno standard tecnologico per l’integrazione tra social network e altri siti web. Secondo esperti nel settore della comunicazione digitale, l’obiettivo è quello di identificare l’utente proprio attraverso le piattaforme alle quali è iscritto e fornendo quindi la possibilità di condividere ogni operazione svolta su Internet.
Via Trackback
Facebook viaggia verso il miliardo di utenti, almeno nelle intenzioni, consapevole che la moneta più preziosa è la loro fiducia. Christian Hernandez Gallardo, responsabile internazionale del Business Development di Facebook, dopo un passato a Google, spiega strategie, modello di business e integrazione con i giornali online del più celebre sito di social network al mondo a margine dello Iab seminar 2010 ospitato nella sede milanese del Sole 24 Ore.
Del modello di business di Facebook si parla dagli esordi. Oggi, con quattrocento milioni di utenti, come vanno le cose? Riusciamo a coprire i costi: l'infrastruttura, le persone che ci lavorano e lo sviluppo. I ricavi arrivano esclusivamente dalla pubblicità online. Ora siamo concentrati in un'opera di evangelizzazione che coinvolge i team di vendita che abbiamo in tutto il mondo. Dialoghiamo con le agenzie di pubblicitàe le grandi aziende per far capire le opportunità della pubblicità mirata sugli interessi e il profilo degli utenti.
Non c'è il rischio che la pubblicità appaia invadente agli occhi degli utenti? Facebook ha dovuto fare alcuni passi indietro su questo fronte... Sì, è successo non appena abbiamo visto che veniva meno quello che per noi è il maggior valore. E cioè la fiducia degli utenti. Quattrocento milioni di persone si fidano di noi, se dovesse mancare questo rapporto perderemmo tutto. Nello sviluppo del sito siamo sempre più attenti alla privacy.
La quotazione in Borsa, confermata nelle intenzioni dal fondatore Mark Zuckerberg, che tempi avrà? No comment.
Come avete visto evolversi il rapporto tra informazione online e social network? La gente vuole condividere le news. Sta già succedendo con la pubblicazione di link alle notizie dei quotidiani. Facebook oggi manda più traffico ai quotidiani online di quanto non faccia Google News. La notizia condivisa ha un valore maggiore: se un tuo amico ti segnala un articolo sei più motivato a leggerlo. Il secondo fenomeno riguarda Facebook connect, funzione che implica un'integrazione più profonda. L'Huffington post lo utilizza. I giornali per noi sono partner, non concorrenti.
Chi sono i vostri competitor? Tutti i siti che offrono una piattaforma identitaria, cioè la possibilità di avere un'identità digitale in dialogo con amici e conoscenti, condividendo messaggi e informazioni. MySpace, Twitter, Linkedin sono tra i più noti.
Qual è il vostro obiettivo? Come ha già detto Mark (Zuckerberg, ndr) possiamo raggiungere un miliardo di utenti.
di Luca Salvioli su ILSOLE24ORE.COM
Il Web 2.0 prende piede anche nelle aziende europee, però molto lentamente. Il motivo è duplice: qualche ritardo culturale, e il timore che "troppo social network" abbia effetti negativi su produttività e sicurezza. È questo il succo del rapporto "Potere alle persone? Gestione della democrazia tecnologica sul posto di lavoro" commissionata da Trend Micro a The Economist Intelligence Unit.
L'indagine, condotta su un campione di 390 dirigenti di aziende di Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia e Russia, ha messo in risalto come il 48% degli intervistati si dice favorevole a incrementare la libertà tecnologica nella propria azienda, però in maniera speculare un altro 47% dichiara l'esatto contrario. Questo non toglie che da parte dei dipendenti avanzi la domanda di una maggiore democrazia nell'uso degli strumenti del web 2.0, in particolare di Facebook, Twitter e compagnia bella. Bello ai dirsi, meno a farsi, secondo le imprese: lasciare briglia sciolta, dicono, introduce molte incognite e qualche mal di pancia in chi l'It lo gestisce e si vedrebbe togliere parte del controllo tecnologico che pure spetta loro. Di fronte al problema, il 40% dice che il gioco vale la candela, visto che le opportunità (più innovazione, miglior clima aziendale, migliore collaborazione coi partner) sono minori dei rischi, il 31% sostiene il contrario (calo della produttività, perdita di info sensibili, più vulnerabilità ai virus), mentre per il 23% rischi e opportunità si equivalgono.
I manager inglesi sono i più ottimisti sui benefici che potrebbe portare la rivoluzione tecnologica del web 2.0, i dirigenti russi i più diffidenti. L'Italia non si discosta dai dati europei, registrando una buona apertura. Gran parte degli intervistati italiani è sicuro che il web 2.0 sia ampiamente usato nelle imprese, anche se il 71% ritiene che l'uso del social network risponda più a bisogni personali che ad esigenze professionali. In ogni caso, il 63% si fida… Il 42,8% dei manager italiani pensa che l'uso dei social network aumenti i rischi per la sicurezza dei dati aziendali, il 38,8 % ritiene le opportunità superiori ai rischi, un 28,5% le ritiene inferiori, il 30,6% ritiene invece che rischi e opportunità stiano in perfetto equilibrio. Il 46,9% ritiene che l'introduzione del web 2.0 possa ridurre la produttività dei dipendenti, il 32,7% ritiene che i social network, in particolare Facebook e Linkedin, potrebbero costituire un pericolo per le informazioni aziendali.
In fin della fiera, i manager italiani preferiscono una regolazione soft delle nuove tecnologie, quasi il 60% invece è per la censura piena per le applicazioni e i siti di file sharing. Allora, cosa deve fare chi vuole introdurre la democrazia tecnologica in azienda e nel contempo garantire un certo livello di sicurezza? La risposta sta in sei suggerimenti da parte dei ricercatori: redigere linee guida specifiche per l'uso delle nuove tecnologie; aggiornare frequentemente le linee guida; formare i dipendenti; sviluppare strumenti di social network interni all'azienda; essere pronti a delegare parte della supervisione per garantire la protezione; favorire la collaborazione tra unità aziendali e team It.
di Pino Fondati su ILSOLE24ORE.COM
D’ora in avanti, gli utenti di Facebook potranno ricevere le classifiche dei dischi più venduti in Italia. La Fimi, la federazione dell'industria musicale italiana, ha reso disponibile sul sito www.fimi.it una nuova applicazione per tutti gli utenti del social network, che saranno così in grado di disporre gratuitamente dei dati di vendita e dei brani più scaricati sul proprio account, dando visibilità ai successi dei propri artisti preferiti.
Via Quo Media
La banca più attiva su Facebook è Ing Direct: la fan page americana ha quasi 14mila iscritti, ma il loro numero aumenta di ora in ora. La pagina di Citigroup argentina, invece, ne ha circa 11mila. Bnp Paribas arriva a 120mila, però i numeri non le bastano per diventare regina del credito 2.0. La classifica di "Innova et Bella", società di consulenza strategica, considera la capacità di relazione con gli utenti, l'aggiornamento e il numero di fan monitorando i principali cento gruppi bancari mondiali. Su Facebook - la terza nazione al mondo dall'alto di oltre 400 milioni di utenti - le aziende hanno l'opportunità di avviare un dialogo con i clienti. Nel caso delle banche, sulle pagine si leggono domande sui mutui offerti, consigli e lamentele per i limiti del servizio di home banking, link ad articoli di giornale, eventi. E, almeno nel caso dei primi isitituti in classifica, le risposte delle banche. La prima fan page italiana è sempre di Ing Direct, poi, al quindicesimo posto, Ubi banca.Ecco la classifica completa.
POSIZIONE
|
BANCA
|
RATING
|
FAN
|
1
|
ING GROUP
|
AAB
|
|
|
Usa
|
AAB
|
13.679
|
|
Italia
|
AAC
|
1.007
|
2
|
CITI GROUP
|
AAB
|
|
|
Argentina
|
AAB
|
10.807
|
3
|
BNP PARIBAS
|
ABA
|
|
|
Net
|
ABA
|
119.595
|
|
Italia
|
CBC
|
202
|
4
|
JP MORGAN CHASE & CO.
|
ABC
|
|
|
Usa
|
ABC
|
5.537
|
5
|
CREDIT AGRICOLE GROUP
|
ABC
|
|
|
Francia
|
ABC
|
1.601
|
6
|
BANK of AMERICA Corp.
|
BAC
|
|
|
Usa
|
BAC
|
4.415
|
7
|
STANDARD BANK GROUP
|
BAC
|
2.013
|
|
Uae
|
BAC
|
|
8
|
SOCIETE GENERALE
|
BAC
|
|
|
Francia
|
BAC
|
807
|
9
|
STANDARD CHARTERED
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
6.662
|
10
|
MORGAN STANLEY
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
2.690
|
11
|
DEXIA
|
BBC
|
|
|
Paesi Bassi
|
BBC
|
1.135
|
12
|
BANK OF NEW MELLON
|
BBC
|
|
|
Usa
|
BBC
|
771
|
13
|
BBVA GROUP
|
BCC
|
|
|
Venezuela
|
BCC
|
3.098
|
14
|
UNICREDIT
|
BCC
|
|
|
Slovenia
|
BCC
|
569
|
15
|
UBI BANCA
|
BCC
|
|
|
(Iw) Italia
|
BCC
|
297
|
16
|
UBS
|
CCC
|
|
|
Svizzera
|
CCC
|
7.178
|
17
|
GOLDMAN SACHS
|
CCC
|
|
|
Usa
|
CCC
|
6.072
|
18
|
DEUTSCHE BANK
|
CCC
|
|
|
Germania
|
CCC
|
1.644
|
19
|
TURKIYE IS BANKASI AS
|
CCC
|
|
|
Turchia
|
CCC
|
874
|
20
|
CREDIT SUISSE GROUP
|
CCC
|
|
|
Svizzera
|
CCC
|
406
|
Nota: I voti, dalla A alla C, indicano il grado di sviluppo su: - Relation Quality: l'adozione delle migliori pratiche di relazione 2.0 - Relation Care: la gestione dinamica del loro aggiornamento - Relation Power: il loro potere relazionale (n. di fan) Fonte: Innova et Bella
di Luca Salvioli su ILSOLE24ORE.COM
Netglobers sta adottando un approccio abbastanza articolato alla comunicazione usando il mondo dei Social Media... Europ Assistance ha mosso da tempo i suoi passi nel mondo del Social Media con l'avvio (su scala internazionale) di NetGlobers, un sito dedicato alla sicurezza in viaggio con larga parte dedicato ad un approccio di community. Oltre ad avere le solite indicazioni sui pericoli e situazioni particolari e alert in tempo reale su situazioni di crisi, ha aperto spazio alle persone perché arricchiscano il content attraverso propri report di viaggio (molto sintetici, come impostazione, per la verità) e si faccia circolare C2C l'informazione.
In occasione della BIT il progetto si è allargato (in Italia) a Facebook; potenzialmento della pagina e delle operazioni di Social Posting e sviluppo di un test attraverso una app che permette di definire un proprio profilo di viaggiatore e di condividerlo - integrando poi il tutto con un concorso che premia i migliori report di viaggio scritti dagli utenti.
Attraverso una votazione popolare prima e una giuria poi, il redattore del migliore report vincerà un viaggio ma vengono incentivati anche i votanti (votando si vincono dei weekend). Il tutto supportato da banner su FB e attività di mailing. Alla BIT sono state fatte attività di animazione allo stand, intercettazione dei passanti, arricchimento del database usando la solita ma efficacissima T-shirt in omaggio.
Un approccio piuttosto ben strutturato...
Gmail assorbe molte funzioni tipiche delle reti sociali per rintuzzare il sempre più numeroso popolo di Twitter, Facebook & co. Secondo Nielsen, gli utenti di social network sono ormai oltre 300 milioni, contro i circa 280 milioni di persone che fanno uso della posta elettronica. Tuttavia i social network stanno vivendo una situazione simile a quella degli albori di Internet: tante informazioni disponibili, ma poco ordine. Così diventa difficile individuare quello che conta dal rumore di fondo. Ovvero c'è un eccesso di dati disorganizzati e disgregati che non sono in grado di esprimere al 100% il valore che hanno. E questo bombardamento di informazioni è in continuo aumento. C'è bisogno di un nuovo approccio per capire ciò che è rilevante da quello che non lo è. La soluzione?
Google Buzz, l'evoluzione, anzi la rivoluzione, di Gmail. Che già nel corso degli anni è andata espandendosi in fatto di funzioni: dalla posta elettronica alla videochat. Buzz è una nuova era nella comunicazione e condivisione delle informazioni. Ha ben poco a che vedere con la classica e-mail. Per esempio, c'è l'auto-following, per rispondere subito alle persone con cui parliamo più di frequente.
Oppure offre un modo più semplice e veloce per condividere file e per trovare quali informazioni sono pubbliche e private. Senza dimenticare che si visualizza in tempo reale gli aggiornamenti allo stato degli amici e permette di inserire contenuti audio e video. Buzz è integrato in Gmail: si attiva non appena si apre la propria casella di posta elettronica on-line. Basta scegliere i contatti e gli amici con cui utilizzare la funzione perché messaggi, file multimediali, contenuti e collegamenti in Internet vengano aggregati in un unico flusso. Una colonna di informazioni che va crescendo con il tempo. Sulla falsariga di ciò che è già stato sperimentato con Google Wave. Anzi, per dirla tutta, si tratta di portare in Gmail gli strumenti sviluppati in Wave, solo con un occhio di riguardo per la parte multimediale. Per aggiungere nuovi contributi basta rispondere con un metodo simile a quello di Facebook: si apre uno spazio bianco per replicare al messaggi oppure per inserire un collegamento a un sito o a un video. Tutte le informazioni contenute in questa sorta di chat sono modificabili in qualsiasi momento e possono rimanere private oppure pubbliche. In quest'ultimo caso chiunque acceda al nostro profilo pubblico vedrà la colonna di messaggi scambiati con gli altri utenti.
La privacy è tenuta in forte considerazione: si possono scegliere i gruppi di utenti che possono contribuire alla conversazione oppure individuare chi è escluso. Dunque, spariscono le e-mail? No, sono solo organizzate in modo profondamente diverso da quanto siamo stati abituati finora. Non più posta elettronica statica bensì un aggregato di informazioni che danno origine a un nuovo flusso di dati complesso e articolato. E in continua espansione. La cosa interessante è che si può iniziare a partecipare a qualsiasi flusso perché invitati o raccomandati da un qualsiasi contatto o amico che è già parte del Buzz in questione. Alla resa dei conti, ciò che Google cerca di ottenere è di creare una nuova forma di conoscenza partendo da e-mail inerti. Va da se che Buzz, essendo parte di Gmail, è supportato anche dai dispositivi mobili non appena attivato nella propria casella e-mail.
Non solo: arriverà all'interno di Maps (aggiornato con nuove funzioni) a iniziare dalle versioni del software per Symbian, Windows Mobile e Android (le altre piattaforme saranno supportate a breve).
L'innovativo servizio di Google individua in tempo reale dove mi trovo e indica nel mio contributo alla conversazione la posizione da cui è stato inviato il post. Così il messaggio è geolocalizzato ed è possibile vedere sulla mappa da dove si scrive. Inoltre, dallo smartphone si attiva la funzione Nearby che mostra i Buzz rilevanti con il luogo in cui mi trovo. Per esempio, indicando i contatti vicini a dove sono oppure le conversazioni che contengono riferimenti a servizi nei dintorni. E su questo fronte Buzz rappresenta un'evoluzione senza precedenti nell'utilizzo della tecnologia Gps: gelolocalizzare dati in un modo pressoché rivoluzionario.
Via ILSOLE24ORE.COM
Gli internauti spendono sempre più tempo tra le spire dei social network. Secondo una ricerca di Nielsen, globalmente i minuti dedicati a Facebook & Co. sono aumentati dell’82% nel 2009, rispetto all’anno precedente, mentre gli accessi unici sono cresciuti del 27% (fino a 307,4 milioni).
Nel mese di dicembre, ogni utente ha passato tra le pagine dei propri account circa 5 ore e 35 minuti.
Via Quo Media
Iniziativa Facebook da Chase Manhattan Bank: la banca lancia un concorso, budget 5 milioni di dollari da dare in beneficienza a enti che se lo meritino davvero. E per decidere a chi dare i soldi, lancia un appello alla community: votare per l'ente benefico preferito. Il vincitore becca 1 milione di dollari, i "runner up" 100.000 $
Ecco l'indirizzo della pagina FB dell'iniziativa.
http://apps.facebook.com/chasecommunitygiving
Il termine privacy è anacronistico. E se a dirlo è proprio colui che ha reso la privacy un fastidioso ostacolo da superare c'è da crederci. "Ormai gli utenti condividono senza problemi le informazioni personali online. Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy", ha dichiarato Mark Zuckeberg, giovane Ceo di Facebook durante un incontro a San Francisco.
"Quando ho iniziato a pensare a Facebook nella mia cameretta di Harvard, in tanti si chiedevano: 'Perché mai dovrei mettere informazioni online? Perché dovrei avere un sito personale?' Poi è iniziata l'esplosione dei blog e di tutti gli altri servizi che permettono di condividere informazioni online", ha affermato, respingendo tutte le polemiche sulla riservatezza che coinvolgono quotidianamente la sua creatura da 350 milioni di utenti.
La questione della privacy su Facebook è tornata di prepotente attualità quando il social network si è accordato con i maggiori motori di ricerca per far comparire le attività dei suoi iscritti nelle risposte alle domande degli internauti.
Via Quo Media
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