Digital transformation? Sì, ma basterebbe già solo il tempo della consapevolezza e visione di insieme
Lo abbiamo detto tutti tante volte, è ora di abbattere i silos. L'ho scritto in diverse occasioni, la capacità di unire punti diversi è una competenza chiave per il futuro. Ma poi siamo sempre lì: processi e attività si duplicano, i dati proliferano e con loro la confusione.
Nei giorni scorsi ho avuto modo di confrontarmi con persone davvero in gamba su vari aspetti collegati a questo argomento e tutti ci siamo trovati d'accordo sul solito punto che la tecnologia è solo l'abilitatore che calato dall'alto però non cambia le persone.
L'importanza della visione di insieme
C'è però almeno un altro fattore importante, molto radicato nella cultura aziendale di tante persone e delle organizzazioni, ossia una certa inerzia circa la visione di insieme. Le cose che succedono a monte e a valle sono note in modo superficiale, o peggio ancora personalizzato sulla base delle convinzioni e abitudini personali. Spesso inoltre l'informazione su temi di interesse generale non circola, o lo fa solo per dipartimenti. Oggi la digitalizzazione ha talmente intersecato e potenzialmente democraticizzato i processi mettendo il cliente al centro che una gestione tipo catena di montaggio in molti ambiti mostra invece i suoi limiti. Le persone viceversa devono essere più consapevoli di quanto accade e, almeno a livello base, delle logiche che le riguardano per almeno quattro motivi:
1) empowerment e appartenenza, che di solito un anello passivo di una catena non ha 2) contributo al miglioramento che spesso solo chi fa le cose sul campo può dare 3) necessità di efficienza (nessun può farcela da solo) in organizzazioni sempre più orientate alla multicanalità 4) gestione della pervasività della tecnologia, per cui ogni persona in realtà oggi agisce su degli strumenti senza intervento di enti "tecnici" a supporto.
La buona volontà ovviamente non basta...
Se è vero che ci vuole un cambio di prospettiva individuale è poi altrettanto indispensabile mettere le persone in condizione di farlo, con formazione e logiche di scambio di knowledge tra funzioni e ruoli diversi.
Obiettivo è quello di creare consapevolezza, che ripeto non vuol dire competenza tecnica spinta di tutti su tutto ma appunto la capacità di evitare quei malintesi clamorosi e quelle occasioni perse che derivano dal non capirsi. Semplificando molto, serve quindi tanto dialogo e tanto ascolto con l'aiuto di ruoli che facilitino lo scambio e guidino in modo discreto ma chiaro la transizione.
Quale è la vostra esperienza diretta in merito?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
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