Analizzando le possibili evoluzioni di TikTok per il 2023 emergono sette importanti trend che i creatori e i brand dovranno considerare per avere successo sulla piattaforma.
1. La fiducia del pubblico rimarrà un bene prezioso per i creatori di TikTok. I TikToker di successo sono affidabili e le persone si fidano del fatto che i loro creatori preferiti abbiano in mente i loro interessi.
2. La SEO diventerà sempre più importante su TikTok, poiché la piattaforma è destinata a diventare il motore di ricerca preferito dalla Gen Z
3. I contenuti didattici di breve durata avranno successo, poiché le persone preferiscono consumare i contenuti sul proprio telefono
4. La spesa pubblicitaria su TikTok aumenterà nel 2023, con potenziali opportunità di guadagno per i creatori grazie alle partnership con i brand.
5. I contenuti divertenti raggiungeranno sempre più pubblico, poiché il 50% degli utenti di TikTok ha dichiarato che la piattaforma li fa sentire felici.
6 Le micro-community diventeranno ancora più frammentate e nessuna nicchia sarà troppo piccola.
7. I brand si affideranno ai contenuti generati dagli utenti (UGC) per attirare l'attenzione della loro base di clienti. I creatori di contenuti possono quindi considerare la creazione di UGC come un'opportunità per sbloccare nuove potenziali fonti di reddito.
Facebook offre molte funzionalità e opportunità agli inserzionisti per far crescere il proprio business, ma prima di conoscere e capire perché le aziende dovrebbero fareFacebook advertising, quando possa loro convenire rispetto ad altri canali pubblicitari, gli strumenti da usare per realizzarle e come misurare il ritorno sull’investimento, iniziamo con il chiarire cosa si intende esattamente quando si parla di Facebook advertising.
Gli annunci di Facebook non sono altro che post a pagamento pubblicati sulla piattaforma e visibili al pubblico che rientra nel target scelto in fase di progettazione della campagna pubblicitaria realizzati con lo scopo di promuovere un prodotto oppure un servizio che viene offerto dall’azienda.
Tali annunci potranno essere visibili su:
Feed degli utenti
Storie
Messenger
Marketplace
Altro
Mentre tra i diversi formati che l’annuncio potrà avere troveremo:
Immagine o carosello
Video
Foto a 360°
Video a 360°
Inserzioni carosello su Stories
Esperienza interattiva
Messenger
Perché fare pubblicità su FB
Con una base di utenti attivi su Facebook in continua a crescita, questa piattaforma rappresenta un potente canale pubblicitario perché consente di mostrare i propri annunci a2,17 miliardi di persone, quasi il 30% della popolazione al mondo; un numero che è di recente cresciuto, come è possibile vedere dal grafico sottostante, complice anche la pandemia vissuta.
Dati più recenti ci mostrano inoltre, come la crescita di Facebook non si sia fermata neanche dopo il periodo che per via della pandemia che ha costretto molte persone chiuse in casa potrebbe rendere “falsati” i dati, come ci mostra il grafico sottostante con i dati elaborati da We are social e Hootsuite.
Inoltre stando ai dati delloState of Marketing Trends Report 2022condotto da Hubspot, nel 2022 Facebook risulterebbe il canale che consente di realizzare un miglior ritorno sull'investimento oltre ad essere il migliore rispetto al coinvolgimento nella top 5 delle piattaforme social
Sebbene questi numeri siano già impressionanti, le motivazioni che spingono ogni anno molte aziende ad affidarsi a Facebook come canale di diffusione dei propri annunci pubblicitari sono anche altre, come ad esempio la possibilità di targetizzazione.
FareFacebook advertisingsignifica infatti avere la possibilità di filtrare gli utenti che visualizzano un determinato contenuto pubblicitario, mostrando così il post promozionale solo al segmento di pubblico più in linea con i propri obiettivi.
Tra i filtri di selezione che è possibile impostare durante la fase di creazione della campagna per far visualizzare l’annuncio a una determinata fetta di pubblico con specifiche caratteristiche, troviamo infatti:
Demografia
Posizione
Interessi
Altre informazioni sul profilo
Differenze tra Facebook e la rete di Google
Facebook e la Rete Display di Google possono essere considerate le più grandi reti pubblicitarie online del mondo se si pensa cheFacebook ha più di 2 miliardi di utentisul proprio sito eGoogle esegue oltre 40.000 ricerche al secondo.
Google è la piattaforma pubblicitaria a pagamento per clic (PPC) più popolare dove l’inserzionista ha la possibilità di fare campagne a pagamento scegliendo tra:
campagne di ricercache si basano su determinate parole chiave che l’utente potrebbe cercare;
campagne display, dove gli annunci vengono visualizzati sul motore di ricerca e sui siti partner come Youtube e moltissimi altri.
Solitamente, l’annuncio sarà composto da semplice testo, anche se ci sono in alcuni casi anche opzioni di aggiunta di immagini e nella pratica ciò che verrà fatto con il proprio annuncio sarà mostrarlo ad utenti che stanno cercando sul motore di ricerca prodotti o servizi similari.
Considerando cheGoogle ha circa il 95% degli utenti dei motori di ricerca,possiamo essere certi che pubblicizzando su Google l’annuncio sarà visibile a una base di utenti veramente molto ampia.
Elemento essenziale però, sarà la pertinenza dell’annuncio rispetto alle parole chiave, la qualità dell’annuncio e il budget a disposizione.
Al contrario di Google invece, facendoFacebook Advertisinggli annunci verranno mostrati unicamente agli iscritti della piattaforma e per più volte; in questo caso non sarà possibile sfruttare le parole chiave come è possibile fare con le campagne di ricerca di Google per intercettare il pubblico interessato, sarà però possibile restringere il pubblico potenziale che visualizzerà il proprio annuncio selezionando dei criteri precisi creandopubblici personalizzatida usare nelle proprie campagne.
In entrambi i casi è quindi possibile vedere come ci siano molteplici gradi di ottimizzazione possibili da compiere.
Volendo infine fare un confronto tra facebook e Google, oltre a quanto visto fino ad ora, possiamo portare all’attenzione due ulteriori elementi per cui le due piattaforme si differenziano in particolar modo:
la copertura: nonostante Google abbia una maggiore copertura, consentendo dunque di mostrare gli annunci a più persone nel mondo, Facebook offre la possibilità di mostrare più volte gli annunci alle stesse persone;
i tassi di adozione/crescita degli inserzionisti:nonostante la crescita di Facebook sia buona, i suoi numeri di utenti sono inferiori rispetto alla crescita della base di utenti di Google.
Quando scegliere Facebook e quando Google
Riassumendo, utilizzandoGoogle ADSabbiamo visto come la Rete Display consenta di entrare in contatto con i clienti su oltre un milione di siti web in tutto il mondo permettendo di mostrare i tuoi annunci alle persone che visitano i loro siti o blog di notizie preferiti, mentre la Rete di Ricerca, attraverso l’uso di parole chiave specifiche, consente di intercettare gli utenti che cercano prodotti o servizi similari sul motore di ricerca.
UtilizzandoFacebook advertisinginvece, è possibile mostrare i propri annunci a molti utenti per più volte, raggiungendo quella fetta di utenti potenzialmente più interessati al proprio prodotto o servizio, poiché sul pubblico di destinazione è possibile fare una scelta chiara per filtrare il più possibile i visualizzatori degli annunci.
Su facebook inoltre è possibile creare un funnel che porti attraverso più step alla conversione desiderata.
Principale differenza quindi tra le due piattaforma è quella di andare a rispondere con i propri annunci a due tipologie di domande:
la domanda latente: facilmente intercettabile su facebook per veicolarla verso il prodotto o servizio offerto;
la domanda consapevole: logica che governa le campagne ricerca di Google in cui si va ad intercettare un pubblico già alla ricerca di un dato prodotto o servizio.
Come decidere dunque quando scegliere Facebook e quando Google?
La decisione dipenderà dagliobiettiviche si persegue attraverso l’attivazione delle campagne pubblicitarie.
Se si desideraintercettare gli utenti che cercano prodotti o servizisimilari ai propri attraverso l’uso di parole chiave specifiche, Google sarà la scelta senza dubbio migliore; mentre se si punta specialmente afar visualizzare più volte il proprio annuncioad una fetta di pubblico potenzialmente interessato e ad accrescere il proprio seguito sui social, ma anche ad arrivare alla conversione seguendo un funnel preciso, Facebook Advertising sarà invece la scelta adatta.
In ogni caso, c’è comunque da sottolineare che non per forza una scelta escluderà l’altra.
Budget permettendo infatti, anche entrambi potrebbero essere la scelta giusta, lavorando seguendo una strategia che punti su più fronti, dove si utilizziGoogle ADS per essere scoperti e Facebook Advertising per il follow-up.
Quali sono gli strumenti che Facebook mette a disposizione
Facebook permette ai propri utenti di farcrescere il proprio businessin quattro modi principali:
facendo brand awareness;
fidelizzando i clienti;
promuovendo i prodotti o servizi;
facendo ricerca di personale.
A questo scopo, Facebook mette a disposizione diversi strumenti e la maggior parte di questi sono gratuiti.
Vediamone alcuni:
Post: immagini, video, sondaggi;
Storie: immagini e brevi video visibili per un tempo limitato;
Posta: per raccoglie tutte le comunicazioni in un unico posto;
Messenger: un modo per raggiungere le persone su vasta scala e interagire con loro individualmente;
Commenti: per rispondere ai tuoi followers;
Gruppi: uno spazio per comunicare con un gruppo selezionato di persone interessate ai tuoi prodotti e servizi;
Dati statistici: un modo per vedere gli Insights della Pagina, ma anche il Centro inserzioni dove vedere i risultati della tua inserzione su Facebook;
Prenotazioni: una modalità per aumentare le prenotazioni, aumentare l'interazione e risparmiare tempo;
Eventi per aumentare la copertura in modo gratuito rispetto ad un evento in programma;
Offerte di lavoro: una funzionalità che aiuta a trovare e assumere le persone giuste;
Vetrine: un mezzo riservato alle pagine aziendali per pubblicare i prodotti che vuoi vendere e per connetterti con più clienti su Facebook. È così possibile diffondere i prodotti in modo ampio, la procedura di acquisto e presentare il brand;
Facebook Live: un’occasione per fare delle dirette da mobile o pc;
Facebook Dating: uno spazio di incontri;
Facebook Rooms: stanze virtuali per fare dirette con le persone invitate;
Pubblicità: unica funzionalità non gratuita che permette di pubblicizzare i tuoi annunci in modo mirato verso un pubblico selezionato.
Per la gestione invece di tutte le attività sulle pagine, Facebook mette a disposizioneCreator Studioutile per:
la creazione dei contenuti;
la programmazione dei contenuti;
il l monitoraggio delle performance dei contenuti pubblicati sui social;
la visione di messaggi, notifiche etc.;
le attività di testing dei contenuti;
l’accesso agli strumenti per monetizzare.
10 consigli pratici per impostare una campagna
Per fareFacebook advertisinge impostare una campagna è importante prima di tutto operare in maniera professionale.Per farlo è dunque importante sia per i proprietari delle pagine su Facebook che per le agenzie a cui è affidato il compito di gestione delle pagine o della creazione delle campagne pubblicitarie, aprire e impostare correttamente ilBusiness Manager.
Questo strumento messo a disposizione da Facebook è utile per diversi aspetti tra cui l’assegnazione della proprietà di una pagina, l’assegnazione dei diversi ruoli dati a partner o dipendenti per diverse risorse che possono essere la condivisione di post, l’analisi dei dati, la creazione di inserzioni o un controllo completo sull’account. Una volta eseguite tutte le impostazioni di base, si può passare alla creazione della campagna.
Ecco allora 10 step che riassumono gli elementi fondamentali a cui porre attenzione durante la creazione di un’inserzione:
apri e imposta correttamente il business manager;
apri o richiedi l’autorizzazione all’uso dell’account pubblicitario da usare per gli addebiti delle spese pubblicitarie;
scegli il tipo di obiettivo da raggiungere attraverso gli annunci che può essere notorietà, visualizzazioni sul sito, mi piace alla pagina, visualizzazioni di video, installazione di app e molto altro;
scegli il tipo di formato da usare per i propri annunci (immagine, video, carosello di video o di immagini, anteprima della pagina etc.);
verifica in base al contenuto scelto che questo rispetti le norme di facebook, per evitare la sospensione degli annunci o peggio;
seleziona un pubblico target a cui si vorranno mostrare gli annunci scegliendo diversi criteri come aspetti demografici, lavoro, interessi, comportamenti etc.;
imposta una modalità secondo cui decidere visualizzazioni e costo degli annunci, che può essere per impressioni o per asta e inserire sempre un budget massimo di spesa;
imposta una data di inizio e fine degli annunci per non rischiare costi eccessivi;
scegli dove si desidera che sia mostrato l’annuncio tra feed di facebook, feed di instagram, sezione esplora di facebook o di instagram, messenger, whatsapp.
fai degli A/B test per scegliere quali tra le due tipologie di annunci offrono i migliori risultati così da ottimizzare annuncio e spesa pubblicitaria.
Trucchi e idee per essere efficaci e spendere meno
L’ultimo suggerimento appena dato è certamente quello più importante per ottimizzare i risultati e il budget a disposizione, in quanto consente di vedere quale tipologia di post riesce ad ottenere i risultati migliori così da non spendere il budget inutilmente per una tipologia di post che non dà buoni risultati e non converte come desiderato.
Per fare ciò è fondamentale capire che le campagne una volta impostate non vanno abbandonate ma è essenziale fare test, valutare i risultati guardando sempre gli insight ed essere pronti sempre a fare tutte le modifiche utili ad ottimizzare gli annunci.
Tenendo però presente che le impostazioni in fase di creazione delle campagne sono fondamentali per decretare il successo o meno della stessa.
Un altro elemento a cui prestare molta attenzione per ottimizzare le campagne è quello di scegliere ilmiglior formato in base agli obiettivi.
Ecco allora formati e obiettivi per cui ciascuno è consigliato:
foto: adatto per aumentare la notorietà del brand e il traffico online;
messenger:perfetto per mantenere una relazione con il cliente;
raccolte: il miglior modo per far conoscere i propri prodotti.
Come misurare il ritorno delle campagne
Per misurare il ritorno delle campagne facendoFacebook Advertisingbisognerà calcolare il ROI, ovvero il ritorno sull’investimento ela formula per calcolare il ROI è: (ricavi-costi/costi)*100.
Questo calcolo mostrerà quale è stato il profitto generato dal budget investito. Bisogna però tenere conto che le attività di Facebook advertising possono tradursi attraverso due modi.
Ci potranno essererisultati finanziari, che potranno essere verificati attraverso maggiori entrate o in una riduzione dei costi; ma ancherisultati non finanziaricome ad esempio azioni del tipo: nuovi fan, interazioni con la pagina etc.
Per poter misurare il ritorno delle campagne suFacebook è dunque fondamentale seguire questi step:
Avere l’obiettivo di conversione della campagna ben chiaro;
Tracciare le conversioni della campagna;
Assegnare un valore monetario alla conversione;
Calcolare i ricavi ottenuti;
Determinare i costi totali;
Analizzare i risultati.
Detto ciò è importante comprendere anche come i costi per fare Facebook Advertising possano essere diversi in base al tipo di mercato di riferimento.Alcuni mercati infatti, se sono più concorrenziali saranno più costosi e viceversa, come mostra il grafico sottostante.
L’arrivo sul mercato di ChatGPT, a fine novembre 2022, ha messo in subbuglio diverse aziende, innescato una sana innovazione (come mostra l’immagine in basso) e riacceso le speranze di una maggiore competizione nel comparto dei motori di ricerca. Ad un mese dal lancio, il chatbot di OpenAI ha conquistato 100 milioni di utenti, tanto da essere spesso “over capacity”, inutilizzabile. E questo, nonostante la sua base dati sia ferma al 2021 (se gli chiedi chi è il presidente del consiglio italiano ti risponde Mario Draghi).
Modelli linguistici usciti dopo GPT-3 (stateof.ai)
OpenAI e Microsoft
Di conseguenza, l’azienda sta testando un’offerta commerciale che prevede un obolo di 20$ al mese per utilizzarlo con priorità rispetto ai non paganti. Questa offerta si aggiunge all’altra già esistente: la vendita dell’accesso via API alle imprese che vogliono integrare il servizio nei propri prodotti.
La prima grande azienda ad adottare e adattare (si, perché si tratta di una versione personalizzata) il modello linguistico alla base di ChatGPT nei suoi prodotti è Microsoft. Il colosso di Redmond che ha investito in OpenAI fin dall’inizio (si parla di 10 miliardi di dollari), il 7 febbraio 2023, ha annunciato un nuovo Bing potenziato dall’intelligenza artificiale, oltre che l’integrazione nel browser Edge.
Per Bing la soluzione scelta è quella di mostrare la chat con l’IA nella spalla di destra del motore di ricerca, dopo aver cliccato sulla corrispondente voce di menu. La risposta viene corredata anche dall’indicazione delle fonti delle informazioni raccolte e rielaborate dal chatbot. Nel browser Edge, invece, l’IA animerà due funzioni: “chat” e “compose”. La prima permetterà di sintetizzare il testo di una pagina web o di un documento pdf e fare domande sul suo contenuto. La seconda è pensato per generare testi (es. post e email) da un input iniziale. In futuro è prevista anche un’integrazione con Office.
Il CEO Satya Nadella parla di “un nuovo giorno per la ricerca. La corsa inizia ora e noi abbiamo intenzione di muoverci e di farlo velocemente” (in realtà la corsa è iniziata da tempo e Bing ha solo il 3% del mercato). Il nuovo motore non è ancora disponibile, ma andando sul sito si può vedere una demo e ci si può iscrivere ad unawait list. Mi sembra, comunque, di capire che la chat non sarà attivata di default, quindi il motore continuerà a funzionare nel modo tradizionale.
La contromossa di Google
Google ha un approccio “AI First” dal lontano 2016, quando annunciò massicci investimenti in tecniche di machine learning e deep learning per migliorare i suoi prodotti. Si pensi che in questi anni ha investito 100 miliardi di dollari in IA. Risale al 2017 il suo seminalepaper di ricercache introdusse l’architettura di reti neurali detta Transformer, che costituisce la T del modello GPT (Generative Pre-Trained Trasformer), dato che fu rilasciata in versione open source. Nel 2021 svelòLaMDA(Language Model for Dialogue Applications) per esplorare proprio la possibilità di usare modelli linguistici per applicazioni di dialogo in linguaggio naturale. Nel 2022 fu la volta diPaLM(Pathways Language Model) il modello più potente con ben 540 miliardi di parametri (ChatGPT è basato su 175 miliardi di parametri).
Dunque Google pur essendo in una posizione di forza, ha deciso di prendersi del tempo per studiare i tanti limiti che questi modelli linguistici hanno e per capire come non cannibalizzare il proprio business basato sulla pubblicità (il classico dilemma dell’innovatore).
Il lancio di ChatGPT ha indubbiamente messo pressione sul management (i fondatori sono stati visti a Mountain View per quello che è sembrato essere un consiglio di crisi) tanto da spingerlo a dare un segnale di vita al mercato. Così, lunedì 6 febbraio 2023, il CEO Sundar Pichai ha annunciatoBard, un servizio di IA conversazionale basato su una versione più leggera del modello di linguaggio LaMDA. Dunque un tool separato dal motore di ricerca, che ora è nelle mani di alcuni tester fidati e nelle prossime settimane dovrebbe essere aperto a tutti. Peccato che nella demo mostrata il sistema sbagli la terza risposta. Tanto è bastato a far crollare il titolo in Borsa.
Per Bing la soluzione scelta è quella di mostrare la chat con l’IA nella spalla di destra del motore di ricerca, dopo aver cliccato sulla corrispondente voce di menu. La risposta viene corredata anche dall’indicazione delle fonti delle informazioni raccolte e rielaborate dal chatbot. Nel browser Edge, invece, l’IA animerà due funzioni: “chat” e “compose”. La prima permetterà di sintetizzare il testo di una pagina web o di un documento pdf e fare domande sul suo contenuto. La seconda è pensato per generare testi (es. post e email) da un input iniziale. In futuro è prevista anche un’integrazione con Office.
Il CEO Satya Nadella parla di “un nuovo giorno per la ricerca. La corsa inizia ora e noi abbiamo intenzione di muoverci e di farlo velocemente” (in realtà la corsa è iniziata da tempo e Bing ha solo il 3% del mercato). Il nuovo motore non è ancora disponibile, ma andando sul sito si può vedere una demo e ci si può iscrivere ad unawait list. Mi sembra, comunque, di capire che la chat non sarà attivata di default, quindi il motore continuerà a funzionare nel modo tradizionale.
La contromossa di Google
Google ha un approccio “AI First” dal lontano 2016, quando annunciò massicci investimenti in tecniche di machine learning e deep learning per migliorare i suoi prodotti. Si pensi che in questi anni ha investito 100 miliardi di dollari in IA. Risale al 2017 il suo seminalepaper di ricercache introdusse l’architettura di reti neurali detta Transformer, che costituisce la T del modello GPT (Generative Pre-Trained Trasformer), dato che fu rilasciata in versione open source. Nel 2021 svelòLaMDA(Language Model for Dialogue Applications) per esplorare proprio la possibilità di usare modelli linguistici per applicazioni di dialogo in linguaggio naturale. Nel 2022 fu la volta diPaLM(Pathways Language Model) il modello più potente con ben 540 miliardi di parametri (ChatGPT è basato su 175 miliardi di parametri).
Dunque Google pur essendo in una posizione di forza, ha deciso di prendersi del tempo per studiare i tanti limiti che questi modelli linguistici hanno e per capire come non cannibalizzare il proprio business basato sulla pubblicità (il classico dilemma dell’innovatore).
Il lancio di ChatGPT ha indubbiamente messo pressione sul management (i fondatori sono stati visti a Mountain View per quello che è sembrato essere un consiglio di crisi) tanto da spingerlo a dare un segnale di vita al mercato. Così, lunedì 6 febbraio 2023, il CEO Sundar Pichai ha annunciatoBard, un servizio di IA conversazionale basato su una versione più leggera del modello di linguaggio LaMDA. Dunque un tool separato dal motore di ricerca, che ora è nelle mani di alcuni tester fidati e nelle prossime settimane dovrebbe essere aperto a tutti. Peccato che nella demo mostrata il sistema sbagli la terza risposta. Tanto è bastato a far crollare il titolo in Borsa.
Sviluppato da OpenAI, è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT ed è in grado di generare testi di varia lunghezza e complessità in base alle richieste dell’utilizzatore. L’applicazione può essere utilizzata attualmente per diversi scopi: instaurare un modello di conversazione, scrivere email e messaggi commerciali, redigere descrizioni di prodotti, creare contenuti per i social e compilare script di codice con una certa affidabilità.
La qualità degli output prodotti è sorprendente, tanto da giustificare l’idea di utilizzarlo a fini SEO, ma ci sono diversi aspetti da comprendere prima di prendere in considerazione il suo utilizzo per queste attività.
A cosa serve ChatGPT
ChatGPT è utilizzato principalmente per generare testo in modo autonomo in base ai prompt forniti. Può essere utilizzato in molti ambiti diversi, tra cui:
Generazione di testo: ChatGPT può essere utilizzato per generare testo scritto in modo autonomo, come racconti, articoli, e-mail e molto altro.
Risposta alle domande: ChatGPT può essere utilizzato per rispondere alle domande degli utenti in modo autonomo, come in un assistente virtuale.
Traduzione automatica: ChatGPT può essere utilizzato per tradurre il testo da una lingua all’altra.
Generazione di codice: ChatGPT può essere utilizzato per generare codice in modo autonomo, semplificando il processo di sviluppo per gli sviluppatori.
Creazione di chatbot: ChatGPT può essere utilizzato per creare chatbot in grado di interagire con gli utenti in modo autonomo.
Creazione di assistenti vocali: ChatGPT può essere utilizzato per creare assistenti vocali in grado di comprendere e rispondere alle richieste degli utenti in modo autonomo.
Per generare testi con ChatGPT è necessario fornire un prompt al modello: il prompt è il testo di input che viene fornito per generare il testo in uscita e può essere qualsiasi cosa: una frase di partenza per scrivere un articolo o un racconto o una domanda per la quale si vuole ottenere una risposta.
Può quindi trattarsi di una singola frase o di un paragrafo intero, a seconda delle esigenze specifiche (per esempio, un prompt può essere la richiesta di revisionare un testo alla ricerca di errori).
Inoltre, il prompt può essere utilizzato per generare testo continuando una storia o un discorso già esistente, in modo da generare testi più coerenti e plausibili. In generale, più è preciso e specifico, più preciso e specifico sarà il testo generato da ChatGPT.
Source: openai.com
In che modo ChatGPT riesce a fare quello che fa
ChatGPT è un modello di apprendimento automatico chiamato Large Learning Model.
Un modello di apprendimento di grandi dimensioni è un’intelligenza artificiale addestrata su grandi quantità di dati in grado di prevedere la parola successiva in una frase.
Più dati sono disponibili per l’addestramento, migliore sarà il risultato: a volte i modelli linguistici di grandi dimensioni sviluppano capacità inaspettate.
L’Università di Stanford, infatti, ha documentato come un aumento dei dati di addestramento abbia permesso a GPT-3 di tradurre un testo dall’inglese al francese, anche se non era stato addestrato specificamente per questo compito.
I grandi modelli linguistici come GPT-3 (e GPT-3.5, che è alla base di ChatGPT) non sono infatti addestrati per svolgere compiti specifici, ma vengono addestrati con un’ampia gamma di conoscenze che possono poi applicare ad altri domini.
Il processo è molto simile al modo in cui impariamo noi esseri umani. Per esempio, impariamo i fondamenti della falegnameria, possiamo applicare quelle conoscenze per costruire un tavolo, anche se non ci è mai stato insegnato specificamente come farlo.
Il GPT-3 funziona dunque in modo simile al cervello umano, in quanto contiene conoscenze generali che possono essere applicate a più compiti.
ChatGPT incorpora un altro modello linguistico di grandi dimensioni, chiamato InstructGPT, che è stato addestrato ad accettare le indicazioni degli esseri umani e le risposte lunghe a domande complesse.
Questa capacità di seguire le istruzioni rende ChatGPT in grado di ricevere istruzioni per creare un output su praticamente qualsiasi argomento e di farlo in qualsiasi formato, rispettando i vincoli imposti, come il numero di parole e l’inclusione di punti specifici dell’argomento.
Appare ormai chiaro che ChatGPT sia in grado di scrivere contenuti testuali praticamente su qualsiasi argomento, perché è addestrato su un’ampia varietà di testi disponibili al pubblico.
Tuttavia, presenta delle limitazioni che è importante conoscere prima di decidere di utilizzarlo per un progetto SEO.
Il limite più grande è che ChatGPT non è affidabile al 100% sulle informazioni. Il motivo per cui è impreciso è che il modello si limita a prevedere quali parole dovrebbero venire dopo la parola precedente in una frase di un paragrafo su un determinato argomento. Non si preoccupa dell’accuratezza perché non è quello il suo compito specifico.
E fornire una giusta informazione dovrebbe essere la preoccupazione principale di chiunque sia interessato a creare contenuti di qualità.
#1. Quanto sono accurate le risposte di ChatGPT
La precisione delle risposte generate da ChatGPT dipende da diversi fattori, tra cui la qualità e la quantità dei dati di addestramento utilizzati per addestrare il modello, la qualità del prompt fornito e la configurazione dei parametri del modello.
In generale, quanto più grande è il dataset utilizzato per addestrare il modello, tanto più preciso sarà il modello nella generazione del testo. Inoltre, quanto più preciso e specifico è il prompt fornito, tanto più preciso sarà il testo generato. Tuttavia, alcuni ambiti possono essere più difficili da generare rispetto ad altri, come ad esempio quelli tecnici o scientifici.
In generale, si tratta uno strumento molto potente ma non è infallibile. Le risposte generate possono contenere errori o imprecisioni, quindi è importante rivedere e verificare il testo generato prima dell’utilizzo.
#2. Le limitazioni al contenuto
ChatGPT non può occuparsi e scrive di qualunque argomento: è specificamente programmato per non generare testo su argomenti violenti, sesso esplicito e contenuti dannosi (come, ad esempio, le istruzioni su come costruire un ordigno esplosivo).
#3. Non si aggiorna in tempo reale
Un’altra limitazione è che non è a conoscenza dei contenuti creati dopo il 2021. Quindi, a meno di non utilizzare ulteriori addon per integrarlo al motore di ricerca, se i contenuti che vogliamo produrre devono essere aggiornati e freschi, ChatGPT nella sua forma attuale potrebbe non essere poi così utile.
#4. Le risposte sono condizionate da bias e pregiudizi
Un limite importante da tenere presente è che è addestrato per essere utile, sincero e innocuo: sono pregiudizi intenzionali incorporati nella macchina per evitare i comportamenti negativi.
Si tratta certamente di un’impostazione con buone intenzioni, ma che non può fare a meno di modificare il risultato rispetto a quello che potrebbe idealmente essere, minando la neutralità della risposta: il bias cambia l’output producendo un testo “meno neutrale”.
#5. Richiede istruzioni dettagliate per fornire un risultato valido
ChatGPT richiede istruzioni dettagliate per produrre un contenuto di qualità: più istruzioni gli vengono fornite, più sofisticato sarà il risultato.
Questo è sia un punto di forza ma anche un limite di cui essere consapevoli: meno istruzioni ci sono nella richiesta di contenuto, più è probabile che l’output condivida un output simile con un’altra richiesta.
Il sistema è progettato per scegliere parole completamente casuali quando prevede quale dovrebbe essere la parola successiva in un articolo, quindi è logico che non si plagi da solo, ma se vogliamo ricevere in risposta un contenuto assolutamente originale e di qualità superiore, abbiamo bisogno di impiegare molto tempo nella compilazione del prompt da sottoporgli.
#6. I contenuti generati dall’AI potrebbero essere identificati dai motori di ricerca
Gli sviluppatori di Google e di altre organizzazioni hanno lavorato per molti anni su algoritmi in grado di individuare con successo i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Hanno scoperto che alcune caratteristiche statistiche del testo generato dall’intelligenza artificiale, come i punteggi dell’indice di Gunning-Fog e dell’indice di Flesch, erano utili per prevedere se un testo fosse stato generato dal computer, anche se il programma aveva utilizzato un algoritmo progettato per eludere il rilevamento.
#7. Il watemark invisibile sui contenuti generati dall’AI
I testi generati con l’intelligenza artificiale includono una sorta di filigrana che li rende identificabili. I ricercatori OpenAI hanno sviluppato un watermarking crittografico che aiuterà a rilevare i contenuti creati attraverso un prodotto OpenAI come ChatGPT.
Questo watermark potrebbe consentire una differenziazione nelle operazioni di crawling e pregiudicare il posizionamento del contenuto in risposta alla query di un utente sui motori di ricerca.
Oppure, dare vita a una sorta di “crawling etico” e trasparente, evidenziando una differenza tra un contenuto generato da un algoritmo e un testo scritto da un essere umano.
È dannoso per la SEO pubblicare articoli generati dall’intelligenza artificiale?
Cosa si rischia utilizzando le AI per la generazione di testi da pubblicare sotto forma di articoli a fini SEO?
Partiamo col dire che è ormai abbastanza scontato che i contenuti AI generated siano rilevabili, sebbene molti sostengano che non ci sia modo per Google di sapere se un contenuto è stato generato o meno con l’Intelligenza Artificiale.
La questione è più o meno già risolta, tanto che persino i contenuti che utilizzano algoritmi anti-rilevamento possono essere rilevati: il rilevamento di contenuti generati dalle macchina è stato oggetto di ricerca per molti anni, compresa la ricerca su come rilevare i contenuti tradotti automaticamente da un’altra lingua.
I contenuti generati con ChatGPT violano le linee guida di Google
John Mueller, Senior Search Analyst / Search Relations team lead di Google, nell’aprile 2022 ha affermato che i contenuti generati dall’intelligenza artificiale violano le linee guida di Google.
“Per noi questi contenuti rientrano ancora nella categoria dei contenuti generati automaticamente, che rappresentano una violazione delle linee guida per i webmaster.
E le persone hanno generato automaticamente contenuti in molti modi diversi. Per noi, se si utilizzano strumenti di apprendimento automatico per generare i contenuti, è essenzialmente come se si mescolassero le parole, si cercassero i sinonimi o si facessero “trucchi di traduzione”, quindi lo consideriamo spam“.
Google ha anche recentemente aggiornato la sezione “contenuti generati automaticamente” della pagina per gli sviluppatori dedicata allo spam. Creata nell’ottobre 2022, è stata aggiornata alla fine di novembre 2022. che recita:
“Il contenuto generato automaticamente (o “autogenerato”) è un contenuto che è stato generato programmaticamente senza produrre nulla di originale o aggiungere sufficiente valore“.
Il semplice fatto di essere un contenuto generato automaticamente non lo rende “spammoso”. È la mancanza di tutti i valori aggiunti e delle qualità generali a rendere questi contenuti problematici.
I testi generati con l’AI potranno contenere watermark
Poche settimane prima del rilascio di ChatGPT, i ricercatore di OpenAI hanno dichiarato che il watermarking è “auspicabilmente” in arrivo nella prossima versione di GPT.
Come accennato in precedenza, questa scelta etica potrebbe fornire ai motori di ricerca (e ai lettori) chiare indicazioni sulla fonte di provenienza di un testo o un articolo, pregiudicandone il posizionamento o la percezione riguardo all’affidabilità.
Come utilizzare ChatGPT per la SEO
Affidare la creazione di contenuti a un’intelligenza artificiale e pubblicarli così come sono potrebbe non essere l’uso più efficace dell’intelligenza artificiale, se non viene prima verificata la qualità, l’accuratezza e l’utilità dei contenuti; attività che richiede tempo, lavoro e precisione assimilabili a una produzione originale.
Un uso attualmente accettabile di strumenti di intelligenza artificiale per la SEO come ChatGPT, potrebbe essere quello di impiegare l’algoritmo per riassumere lunghi testi da condensare in una metadescription (Google ha affermato espressamente che questa pratica non è contraria alle sue linee guida).
Oppure, fornire una bozza o un brief su un determinato argomento da sviluppare in modo autonomo, lasciando alla macchina il compito più noioso di ricerca e di analisi.
Si tratta di una funzionalità definita comeun nuovo modo per condividere i propri pensierie vedere cosa stanno facendo gli amici. Brevi post, della lunghezza massima di 60 caratteri, che possono contenere soltanto testo ed emoji.
L'azienda sta introducendo diversi cambiamenti significativi, tra cui spicca la feature Note. Con Note, gli utenti possono aggiornare i loro amici usando solo testo ed emoji, utilizzando un formato diverso rispetto alle immagini e ai video per cui Instagram è più conosciuto.
Altre nuove funzionalità sono in fase di lancio nelle Storie e introdurranno nuovi modi per condividere con i gruppi.
A cosa serve la funzione Note di Instagram
Tra tutte le nuove funzioni annunciate, Instagram Notes è forse la più interessante, in quanto aggiunge un modo per comunicare con gli altri utilizzando solo il testo. Anche se questa nuova introduzione ricorda vagamente Twitter, l'attuale implementazione ha un'interfaccia utente molto diversa.
In Instagram, gli utenti possono lasciare note andando in cima alla loro casella di posta, quindi selezionando i follower che seguono o altri dall'elenco "Amici stretti". Hanno così a disposizione 60 caratteri di testo o emoji per scrivere la nota.
La nota apparirà in cima alle caselle di posta degli amici per 24 ore e le risposte arriveranno come DM.
Le somiglianze di Note con Twitter
Sebbene il formato in sé differisca dal feed in tempo reale di Twitter, l'utilizzo delle Note potrebbe avere una certa sovrapposizione col servizio, per il tipo di input che viene richiesto ("Cosa stai facendo?") e per il numero limitato dei caratteri.
E in effetti, la scorsa settimanail New York Times aveva riferitoche Meta stava valutando la possibilità ditrasformare Instagram Notes, in fase di test da molti mesi, in un rivale di Twittera tutti gli effetti, per sfruttare il caos che regna in Twitter dopo l'acquisizione da parte di Elon Musk. Secondo il rapporto, l'azienda stava valutando se Notes dovesse essere un'applicazione autonoma o un altro feed all'interno di Instagram.
Secondo un sondaggio della B2Bmarketing.net and Circle Research, il 61% delle aziende ha dichiarato di aver trovato difficile il processo di implementazione e adozione di tecnologie legate alla Marketing Automation.
La Marketing Automation è uno strumento potente che può essere utilizzato per generare lead e guidare le vendite, ma è valido solo se ne utilizziamo tutte le funzionalità.
Ecco alcuni consigli utili e 7 migliori pratiche su come far funzionare la Marketing Automation per la propria azienda.
1. Conosci la tua audience, le buyer personas
La parola automazione potrebbe farci pensare a campagne impersonali. Utilizzare l’automation significa automatizzare gli sforzi di marketing, ma è importante non commettere l’errore di pensare che si tratti di un processo automatico.
È necessaria, infatti, un’attenta pianificazione e considerazione di chi riceverà il messaggio, questo ci permetterà di creare campagne di successo, con destinatari ben definiti.
Il modo migliore per farlo è trovare le buyer personas. Si tratta di profili immaginari dei clienti ideali, in grado di aiutarci ad analizzare dati demografici, sfide, esigenze ed interessi.
Questi profili riescono a guidarci nella creazione di campagne marketing che offrono valore al pubblico adeguato e convertono i lead in clienti.
Puoi creare le persone in base ai dati dei clienti e alle ricerche di mercato, utilizzando strumenti come:
Sondaggi, interviste e focus group
Analisi del pubblico di siti web e social media
Dati ricevuti dai moduli di contatto
Approfondimenti del team di vendita
Una volta chiarito quale è il target, è possibile adattare il contenuto delle campagne automatizzate alle esigenze dei clienti ed evitare la dispersione dei contenuti e del budget.
Le aspettative del pubblico non rimangono statiche ma si evolvono man mano che gli individui si muovono nelle varie fasi del loro customer journey.
Le campagne automatizzate dovrebbero riflettere questo alimentando i lead con il contenuto giusto per la fase in cui si trovano.
Si può iniziare creando una mappa del percorso cliente, una rappresentazione visiva di tutti i punti di contatto che un cliente attraversa.
Questo permette di decidere cosa i clienti dovrebbero ricevere e quando ed aiuta a costruire workflow di automazione marketing.
Ad esempio, è possibile impostare una serie di email di benvenuto automatizzate per le persone che si iscrivono per la prima volta alla newsletter.
Poiché i messaggi saranno indirizzati a nuovi lead, invece di essere eccessivamente promozionali le comunicazioni dovranno creare fiducia prima di tentare di convertire.
È quindi possibile utilizzare un software di automazione per personalizzare i passaggi successivi in base al modo in cui i contatti interagiscono.
Una volta che un cliente è stato convertito, il viaggio dell’acquirente non dovrebbe finire lì.
Ulteriori campagne mirate possono aiutare a sostenere il loro coinvolgimento e a mantenerli fedeli al marchio. Per i clienti appena convertiti, questo potrebbe assumere la forma di un flusso di lavoro di “onboarding” che li guida attraverso la configurazione con il prodotto o servizio.
Nel frattempo, è possibile sempre rivolgersi ai clienti attuali con contenuti specifici per riaccendere il loro interesse.
3. Raccogli i dati giusti
A questo punto diventa necessario avere informazioni precise sulle persone che compongono il pubblico.
Per assicurarci di inviare messaggi solo a coloro che rappresentano il nostro target, la marketing automation non riguarda semplicemente l’esecuzione di campagne su larga scala ma può aiutarci a raccogliere i dati necessari per una segmentazione del pubblico sempre più corretta.
È possibile dunque iniziare a costruire un’immagine di ogni contatto nella fase di acquisizione del lead attraverso le domande sul modulo di iscrizione.
Le informazioni cruciali variano a seconda dell’attività, come le esigenze e le motivazioni dei clienti.
Ad esempio, in un contesto B2C i dati demografici sono spesso un fattore importante, mentre nel marketing B2B il profilo aziendale, come le sue dimensioni e il settore, è più rilevante.
Ad ogni modo questi dati comportamentali, come i contenuti con cui gli utenti interagiscono e gli acquisti che effettuano, offrono preziosi indizi sugli interessi di un cliente.
Con le informazioni raccolte, si può utilizzare la segmentazione degli elenchi per raggruppare i contatti in base alle qualità condivise e creare diverse customer journey automatizzati su misura per loro.
4. Imposta il punteggio dei leads
Il comportamento dei contatti può dare un’idea del livello di interesse per l’azienda, questo aiuta a determinare in che punto del funnel si trovano, in modo da poter indirizzare meglio le campagne automatizzate.
La creazione di un modello di punteggio dei lead vuole dire dare un valore numerico alle diverse azioni che i consumatori portano a termine. Le azioni potrebbero essere qualsiasi cosa, dalla visualizzazione di un post del blog, alla partecipazione a un webinar, alla visita della pagina dei prezzi.
Quindi, assegnando punti ai lead in base alle loro azioni, il punteggio ci restituirà il loro potenziale.
Una volta che è stata stilata la “classifica”, saremo in grado di identificare quali lead sono pronti per essere “consegnati” alle vendite e quali richiedono un ulteriore “nutrimento” per massimizzare le conversioni.
L’email automation è il modo più comune per i team di marketing di iniziare ad automatizzare le loro campagne. Per usare un software al pieno del suo potenziale occorre esplorare l’integrazione di altri canali nei flussi di lavoro.
Limitarsi a un canale significa perdere opportunità. Mettendo in contatto i clienti in vari modi, è possibile massimizzare le possibilità. Inoltre, a seconda della natura del messaggio, un certo canale potrebbe essere più adatto di altri.
Il marketing SMS, ad esempio, ha più immediatezza dell’email. Questo lo rende efficace per i messaggi sensibili al tempo come promemoria e follow-up.
Supponiamo che stiamo creando un workflow automatizzato per i partecipanti di un evento.
Potremmo iniziare con una serie di email automatizzate che condividono informazioni sull’evento, quindi utilizzare un messaggio SMS come promemoria finale.
Subito dopo l’evento potremmo inviare un ringraziamento via SMS ai partecipanti insieme a una richiesta di compilare un sondaggio di feedback. Questo potrebbe essere seguito da ulteriori email che mirano a coltivare la relazione.
Potremmo anche combinare l’email marketing con le ads sui social media per aumentare i punti di contatto dei clienti.
Ad esempio, se la nostra è un’azienda eCommerce potremmo già utilizzare l’automazione per inviare email dei carrelli abbandonati e convincere coloro che non sono stati persuasi a comprare tramite annunci social.
6. Automatizza i processi interni, non solo le campagne
Un grande punto di forza per l’adozione della Marketing Automation è la promessa di risparmiare tempo prezioso, soprattutto se la nostra è una piccola impresa che cerca di massimizzare l’efficienza con risorse limitate.
Tuttavia, molti si limitano all’automazione delle campagne quando ci sono altre attività manuali che potrebbero eliminare, a seconda della funzionalità del loro servizio di Marketing Automation. Questo non solo libererebbe ancora più tempo, ma riduce anche il rischio di errore umano.
Per iniziare, ecco alcune idee per le attività che potresti automatizzare:
Segmentazione dei contatti
Invece di gestire manualmente le liste di contatti, possiamo tenerle aggiornate utilizzando l’automation per aggiungere contatti in base a trigger a seguito di azioni intraprese. Ad esempio, il flusso di lavoro riportato di seguito crea un elenco di contatti che si sono convertiti in clienti monitorando gli acquisti.
Pulizia delle tue liste
Per assicurarti di contattare solo gli iscritti che sono ancora interessati, dovresti rimuovere regolarmente quelli che non sono coinvolti. La Marketing Automation può fare questo lavoro per te in background. Basta impostare un flusso di lavoro che rimuova i contatti quando soddisfano i criteri per essere inattivi.
Assegnazione di lead
Per assicurarti che il team di vendita contatti i potenziali clienti il prima possibile, è possibile assegnare automaticamente lead qualificati a un rappresentante. Possiamo anche assicurarci che la persona giusta si occupi di ogni lead aggiungendo criteri per l’assegnazione, come il tipo di azienda o la posizione.
7. Tieni traccia delle tue prestazioni
Una volta configurate le automazioni, non lasciamo che il software prenda il sopravvento.
È consigliabile continuare a monitorare i risultati della marketing automation per sapere cosa funziona e cosa no. Queste informazioni ci aiuteranno a perfezionare la strategia in futuro e ad apportare tutte le modifiche necessarie ai vari flussi di lavoro.
Il modo in cui il pubblico interagisce con le campagne aiuterà a capire se i contenuti con i quali sono venuti in contatto rispondono alle loro esigenze.
Ad esempio, i forti tassi di apertura e di clic sono un segno che i messaggi stanno raggiungendo il segno, mentre l’annullamento dell’iscrizione suggerisce una mancanza di rilevanza per il destinatario.
Non dimenticare di esaminare anche i risultati a livello di segmento. Questo permette di capire se staimo dividendo il pubblico in modo efficace.
In definitiva, la Marketing Automation dovrebbe aiutarci a spostare le persone lungo il buyer journey.
Quindi non è sufficiente che interagiscano con i contenuti a meno che non portino alla conversione. Il monitoraggio del tasso di conversione per ogni fase della canalizzazione aiuterà a identificare se i clienti si muovono in punti specifici e sarà quindi possibile regolare i workflow per migliorare tutto il processo.
La Generazione Z è la protagonista del mercato, il vero focus delle ricerche di marketing, perché in grado di offrire spunti interessanti per l'impresa circa l'orientamento per gli anni futuri.
È la generazione dei nativi digitali che guarda ai social per scovare e partecipare alle tendenze culturali. "Partecipare" è proprio la parola chiave che li caratterizza: è composta da individui creativi, che vogliono esprimersi e far parte di quel processo di vendita che li porta ad essere consumatori. Desiderano condividere creatività, non tanto i propri stati e aggiornamenti personali, (tipico dei Millenial), come mostra la ricerca diGlobalwebindex.
Secondo una ricerca diAdolescent Content, solo l'8% della Generazione Z crede che i brand li capisca a fondo, la maggior parte lamenta di non essere coinvolti da loro. È un popolo definibile come fluido, che migra dove trova spazio di espressione, ma quasi esclusivamente all'interno del mondo dei social network, come dimostrato da uno studio diEssence, secondo cui il 77% dei giovanissimi afferma di fare acquisti tramite i social.
La predilezione della Generazione Z per i social cambia il concetto di marketing,"...Cominciano ora ad avere un buon poter di spesa, e sono autori di uno dei più grandi cambiamenti culturali del mondo moderno. Le loro decisioni avranno impatto a lunghissimo termine, in positivo", ha affermato Liz Toney, co-fondatrice dell'agenzia di marketingPRZM, specializzata sulla Generazione Z.
Non avere paura dei mondi emergenti
Per affermare il proprio brand non ci si può più sedere sul bordo del fiume in attesa che emergano grandi trend, aspettare che un'idea oltrepassi la soglia della diffusione potrebbe essere già tardi! Bisogna capire come far penetrare il brand nel mondo della Generazione Z, tenendo conto delle caratteristiche che la contraddistinguono.
Il punto di forza potrebbe essere la ricerca di nuove piattaforme, sottoculture, tendenze non ancora esplose ma dal forte potenziale.
TikTok è l'esempio più eclatante: in soli 5 anni ha raggiunto 1,2 miliardi di utenti attivi, perché qualcuno, in tempi non sospetti, ha creduto e puntato sul fenomeno. Ora TikTok non è più un evento di nicchia ma il re dei social network, riuscito a superare, in numeri, quelli già affermati come LinkedIn, Twitter e Snapchat.
Le 3 parole chiave per attrarre la Generazione Z
Definisci lamission(i valori portanti dell'azienda): i giovanissimi di questa generazione hanno a cuore temi quali i diritti della comunità LGBTQ, la diversità etnica come ricchezza culturale, la responsabilità sociale d'impresa nei confronti dei lavoratori e dell'ambiente
Trasparenzae verità: i nativi digitali sanno navigare nel web con capacità, conducono ricerche e seguono le recensioni, sono in grado in grado di scovare eventuali false promesse legate al prodotto e all'azienda
Personalità: il brand deve tirare fuori la voce, non avere paura di mostrare anche le imperfezioni, ma rivendicare con costanza il proprio ruolo, puntando sul divertimento (come sta facendol'industria cinematografica di Hollywood)
Punta sui nano-influencer
Analizzare una sottocultura è vantaggioso, soprattutto se si è i primi, ma ciò che è fondamentale è avere naso per quelle carte che possono mostrarsi vincenti.
Il concetto di community continua ad essere il pilastro delle strategie social: la parola comunità fa pensare agli esseri umani non tanto ai numeri. I ragazzi vogliono creare una connessione emotiva con il brand e con i coetanei, e in questo sappiamo quanto l'influencer sia importante.
Ma visto che questa figura non è più una novità, così come il micro-influencer, è bene puntare gli occhi suinano-influencer.
I nano-influencer sono personaggi con un numero di follower limitato (1000-10000 circa), spesso hanno un pubblico di nicchia e un'influenza locale. Hanno un ingaggio dal prezzo ridotto, generalmente infatti l'entrata del lavoro di influencer non è l'unica fonte di sostentamento. E proprio quest'ultimo aspetto è un fattore che gioca a loro vantaggio, mostrano una real life, simile a quella dei tanti giovanissimi, che quindi si identificano con facilità, mostrando un maggior livello di fiducia.
Affidarsi a influencer di questo tipo, apparentemente, sembrerebbe comportare una riduzione delle vendite, in realtà non è importante tanto il numero di follower quanto l'engagement che porta gli utenti a credere nel prodotto: spesso hanno un engagement superiore ad un micro influencer perché i follower sono davvero interessati e intorno a loro si crea una community nella quale si interagisce con facilità.
Scopri le potenziali app del futuro
Per attrarre l'attenzione della Generazione Z bisogna guardare al piccolo, scavare e individuare le novità che consentano di creare ambienti in cui i giovani possano sentirsi protagonisti.
Ogni social network ha un pubblico e delle dinamiche proprie da saper sfruttare. Per fare il salto di qualità bisogna guardare avanti e non ostinarsi a spremere i social già famosi.
Ecco qualche esempio:
Discord: lanciata nel 2015 dalla piattaforma statunitense VOIP, è cresciuta rapidamente fino a 350 milioni di utenti. Nata per offrire ai giocatori di videogiochi un modo per comunicare, oggi riguarda tutti gli utenti che vogliono creare una comunità: dopo aver aperto un server si creano delle stanze suddivise per argomenti, tramite chat, scritte e vocali.
Le chat, pur essendo private, (vi si partecipa tramite link di invito), possono essere molto ampie e connettere youtuber e nano-influencer con i seguaci. L'app sembra invertire la logica dei like, del numero di follower e degli algoritmi tipici del presente, piuttosto ricorda le chat degli anni '90-2000.
L'azienda ha l'opportunità, ad esempio, di aprire un server aziendale dedicato all'assistenza clienti, con i quali può connettersi e chattare direttamente o comunicare tramite livestreaming, arrivando direttamente al target.
Dispo:fondata nel 2019 dalla star di YouTube David Dobrik e Alexis Ohanian, è il social che lancia la sfida ad Instagram e all'uso incontrollato dei filtri. Funziona come una vecchia macchina fotografica usa e getta, (da cui prende il nome), le fotografie scattate appaiono nei feed degli utenti 24 ore dopo averle scattate (proprio come se dovessero essere sviluppate), e possono essere raccolte in album definiti rullini (rolls).
Riflettendo bene potrebbe risultare un'occasione rispetto ad Instagram, ormai noto a tutti, permettendo di trovare spazio più facilmente, ad esempio, affidandosi ad un influencer che invita i follower a condividere foto in un album comune.
Poparazzi: il social anti-selfie, basato anch'esso sulle foto, ma scattate dagli altri. Fondata dai fratelli Austen e Alex Ma, permette di creare un profilo che si arricchisce di foto in cui l'utente viene taggato da altri, come dei paparazzi, appunto. Non ci sono didascalie, like, commenti, e nessuna modifica agli scatti.
"Una nuova app di condivisione foto che si concentra sul conservare i momenti autentici con gli amici", si legge nella presentazione suMedium, The anti-selfie club.
Il fatto di non poter modificare le foto dopo che siano state pubblicate, da parte dell'utente taggato, fa sorgere il problema di eventuali scatti imbarazzanti. A tal proposito, si può chiederne l'eliminazione, o limitare, nelle impostazioni, la possibilità di taggare solo alle persone più fidate.
D'altronde, la questione privacy riguarda, in vari m0di, tutti i social, basta essere accorti e responsabili.
Quello dell’eCommerce, soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19, è un settore sempre più competitivo che vede consumatori via via più esigenti e tecnologie sempre più avanzate.
Tendenze eCommerce 2022
PayPlug ha fatto il punto sulle dieci tendenze eCommerce che gli eMerchant dovrebbero seguire nel 2022.
#1 Da TikTok a Instagram, i nuovi marketplace
Sempre più lontane dalla pura funzionalità di interazione e discussione, tra lo shop Instagram, il marketplace Facebook e l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt, le piattaforme social si stanno trasformando gradualmente in veri e propri marketplace, tanto che il 53% dei 16-24enni utilizza proprio i social media per trovare un brand.
#2 Vendite in aumento con il Livestream Shopping
Il Livestream Shopping, ovvero la vendita online tramite video in diretta social, si è rivelata un’ottima leva di conversione rispetto ai canali tradizionali dell’eCommerce.
Nata all’inizio della crisi sanitaria, questa strategia non è solamente una prerogativa dei giganti dell’eCommerce: anche le PMI la stanno sfruttando sempre di più per connettersi con la propria community e aumentare le vendite, non solo sui social network, ma anche su marketplace ed eCommerce, grazie a piattaforme come Marlene, già utilizzata da noti brand come Upim, Dmail e Kasanova.
#3 Cookieless, il ruolo dei first party data
A causa del rafforzamento delle norme relative alla protezione dei dati personali, i browser web stanno gradualmente disattivando i cookie di terze parti.
Per continuare a offrire servizi personalizzati online nel rispetto della privacy, gli eMerchant possono contare sui first party data, o dati proprietari, raccolti cioè in modo diretto dal proprio pubblico: una strategia potenzialmente molto efficace in termini di produttività – considerando che fidelizzare i propri clienti è meno costoso e più redditizio che trovarne di nuovi – e già adottata dal 61% delle aziende.
Si tratta, in particolare, di dati affidabili, quasi sempre gratuiti e facili da raccogliere, per esempio attraverso le interazioni degli utenti sul sito web, le mail e gli sms o i CRM dei punti vendita, che aiutano l’azienda nella personalizzazione dei prodotti e servizi offerti basandosi sulla cronologia degli acquisti e il comportamento dei clienti.
Il commercio conversazionale, ovvero l’atto di vendere prodotti e servizi intrattenendo una conversazione personalizzata con i propri clienti tramite SMS, email, applicazioni di messaggistica e chatbot, sta assumendo un ruolo fondamentale all’interno di una customer journey di successo, tanto che la crescita annuale prevista per il mercato globale dell’assistenza virtuale entro il 2028 è pari al +28%.
Per gli eMerchant, dunque, sarà sempre più importante fare uso di agenti conversazionali dotati di intelligenza artificiale per comunicare in tempo reale e potenziare le relazioni con i propri clienti, garantendo consigli personalizzati in base alle risposte dell’utente.
#5 L’ascesa della Voice Search
In Italia, il 37% degli utenti utilizza attualmente la ricerca o i comandi vocali almeno una volta al mese, contro il 30% nel 2019.
Per soddisfare questa tendenza crescente, acquisire nuovi clienti e convertire in maniera efficace sul web, gli eMerchant possono contare sul VEO (Voice Engine Optimization), una variante della SEO che consiste nell’utilizzare parole chiave a coda lunga che corrispondano ai modelli di linguaggio naturale degli utenti.
#6 I nuovi metodi di pagamento, dagli mPOS al Buy Now Pay Later
Il pagamento non è più un semplice mezzo per incassare denaro, ma contribuisce a tutti gli effetti a migliorare l’esperienza cliente sia in negozio, grazie agli mPOS che riducono la coda in cassa e facilitano il rispetto delle norme sanitarie vigenti, sia online, con la funzionalità Buy Now Pay Later, che consente agli esercenti di adeguarsi alle richieste del mercato emergenti e proporre ai clienti di pagare in più rate, aumentando il potere di acquisto di questi ultimi.
#7 Metodi di autenticazione più fluidi e sicuri
Il 63%degli italiani ha manifestato la necessità di sistemi di sicurezza più efficaci per quanto concerne i pagamenti online: sarà quindi necessario per gli eMerchant proporre metodi di pagamento sicuri ma allo stesso veloci e fluidi, ottimizzando la gestione delle carte e diminuendo il tasso di transizioni rifiutate, migliorando così l’esperienza del cliente e aumentando la redditività.
#8 Inclusive web design
Rendere un sito web accessibile al maggior numero di persone possibile dovrebbe essere una priorità per gli eMerchant, visto che il 5% della popolazione italiana è diversamente abile e il 51% degli over 65 usa Internet.
In questo contesto, una nuova sfida per gli eCommerce sarà proprio quella di realizzare UX sempre più lineari, intuitive e accessibili: un’interfaccia semplice, colori contrastanti, caratteri sufficientemente grandi e testo alternativo per ogni immagine sono tutti elementi che contribuiscono a realizzare un’esperienza utente fruibile ai più.
La crisi sanitaria ha aumentato notevolmente l’attenzione degli italiani nei confronti della sostenibilità. Il 43% di essi, in particolare, teme che l’aumento delle vendite online rappresenti una minaccia per l’ambiente, soprattutto relativamente agli imballaggi non riciclabili e alle emissioni dovute al trasporto.
Fornire una scelta più ampia di prodotti e imballaggi sostenibili e creare una supply chain sostenibile saranno indiscussi punti di forza per gli eMerchant, tanto che la crescita prevista per l’uso di imballaggi ecosostenibili nell’eCommerce entro il 2022 è pari al 50%.
#10 Omnicanalità, dalle parole ai fatti
L’83% delle aziende italiane considera l’omnicanalità una priorità, ma meno del 10% l’ha pienamente integrata nella propria strategia.
Dopo aver capito l’importanza della presenza su più canali, gli esercenti devono riadattare la loro organizzazione interna e integrare gli strumenti adeguati a stabilizzare questo modello, per garantire agli utenti una customer experience più fluida e completa.
Di Max Da Via' (del 21/06/2022 @ 07:05:00, in Web 3.0, linkato 1161 volte)
Si parte da Instagram, Facebook e Messenger. Poi toccherà, in futuro, al Metaverso.Metaha annunciato l’apertura di uno store per avatar nel quale scegliere look di ogni genere per il proprioalter ego virtuale. Prima di tutto lo stile, perché i nuovi look includono disegni diBalenciaga,PradaeThom Browne.E in futuro sono attese nuove collezioni.
FINO A 9 DOLLARI PER UN ABITO
Mark Zuckerberge la VP per le partnership col fashion di Meta,Eva Chen, hanno discusso delle novità in una live su Instagram, presentando quello che hanno definito il primofashion showper avatar. Capi esclusivi da sfoggiare nel mondo virtuale delMetaverso, senza spendere neanche una fortuna. Ogni singolo pezzo, infatti, costerà tra i 2,99 dollari e8,99 dollari.
“PROGETTO DI PASSIONE”
“È stato un lungo anno di lavoro su qualcosa che ha rappresentato davvero un progetto di passione”, ha commentatoEva Chen, che ha poi parlato di alcuni look diThom BrowneePradapensati proprio per Zuckerberg e Chen. “Questa è probabilmente l’unica sfilata a cui sarò mai vicino”, ha aggiunto il fondatore di Facebook.
LA NOVITÀ ANNUNICATA SU TWITTER
Su Twitter, qualche giorno fa, Meta aveva annunciato sul suo profilo ufficiale una novità con una frase in cui era taggataBalenciaga, mentre a novembre, quando il social aveva cambiato nome da Facebook a Meta, aveva scritto: “Hey Balenciaga, come ci si veste nel Metaverso?”, anticipando di fatto la collaborazione che oggi è diventata realtà.
Di Max Da Via' (del 02/05/2022 @ 07:38:58, in Web 3.0, linkato 1232 volte)
Proprio come era difficile immaginare nel 1982 cosa sarebbe stato internet nel 2020, oggi non sappiamo davvero come descrivere ilmetaverso. Queste parole sono di Matthew Ball, autorevole analista e venture capitalist statunitense, nell'ambito di un'ampia e approfondita riflessione su quello che si candida a essere uno dei termini più abusati dell'anno.
Quello che è certo è che, nell'immaginario letterario e cinematografico (il termine compare per la prima volta nel romanzo "Snow Crash" di Neal Stephenson), del metaverso esistono alcune accattivanti e talora inquietanti versioni, daMatrixaBlack Mirror(riferimento consigliato: il primo episodio della quarta stagione intitolato "Uss Callister"). Quello che è altrettanto certo è che la tecnologia ad oggi disponibile non consente un tale livello di integrazione tra mondo reale e virtuale, ma che tutti ci stanno lavorando e investendo, perché se uno come Zuckerberg dice che il futuro è lì bisogna pur prendere la cosa per lo meno in considerazione.
Esperienze digitali comeSecond LifeeThe Sandboxsono solo dei vaghi albori del metaverso potenziale che ci aspetta secondo gli avanguardisti tech. Parliamo infatti di uno spazio dove saranno garantite esperienze senza frizioni, sincrone sia nello scorrimento del tempo che nella condivisione collettiva, dove le azioni del nostro "io-avatar" impatteranno su quelle del nostro "io-reale" e così via. Questo con tutte le relative e ovvie conseguenze anche sul mondo degli acquisti e del business, tracriptovalute, nft e blockchainche già stanno aprendo molte nuove strade.
Il noto neuroscienziato e professore di businessMoran Cerf, che troverete intervistato sul numero di Mark Up di marzo 2022, ci ha parlato di un futuro in cui il marketing diventerà far provare alle persone i profumi, gli shampoo e i vini riproducendo direttamente nel loro cervello la relativa sensazione olfattiva, tattile e di gusto del prodotto, senza che tuttavia queste si muovano dalla loro postazione casalinga. A mancare, ancora una volta, sono tra le altre cose i dispositivi, ma gli ultimi decenni ci hanno insegnato che bisogna essere open-minded su ciò che è solo "fanta" e su ciò che èprofezia auto-avverante. E se c'è chi ci scommette con i propri capitali le probabilità aumentano.
Un esempio concreto di questi scommettitori?Carrefour, che ha acquistato un terreno pari a 36 ettari di superficie nel mondo virtuale del videogioco The Sandbox, pagato con la criptovaluta Ethereum una cifra pari a circa 300mila euro. Uno spazio per eventi o lanci di prodotti che fa parte della più ampia sperimentazione da parte della catena retail delle nuove tendenze, come ha dichiarato la figura aziendale dedicata proprio alla trasformazione digitale (Élodie Perthuisot in un'intervista a Le Figaro). Non a caso l'azienda ha dichiarato un certo interesse anche per l'ambito degli nft.
AncheAdidas Originalssi è comprato uno spazio su Sandbox dove si parla di offrire un’esperienza di gioco immersivo e di acquisto di abbigliamento tramite nft.Nike, dal canto suo, ha acquisitoRtfkt Studios, realtà online del fashion che si occupa di creare sneaker digitali. Marcia indietro, invece, diH&Msull'apertura di uno store virtuale conCeek, piattaforma sociale basata sulla realtà virtuale.
Come evidente, si tratta dipassi diversi e sperimentaliin un ambito che sta a sua volta evolvendo ma che, se guardati nel loro complesso, restituiscono un interessante quadro di nuove possibilità e prospettive. Rispetto all'epoca dei primi social e dei primi eCommerce molti sembrano aver capito che l'innovazione necessaria per essere competitivi sul mercato del domani richiede il tempo delle prove e della lungimiranza.
Guardando a un futuro più prossimo, secondo i Fjord Trends 2022il metaverso è un'esplosione culturale pronta a manifestarsi da un momento all'altro. "Sarà una nuova frontiera di internet su cui convergeranno tutti i livelli esistenti di informazioni, interfacce e spazi attraverso i quali le persone interagiscono. È un luogo in cui si potranno generare profitti, creare nuove opportunità lavorative e offrire infinite possibilità alle persone di contribuire alla costruzione o evoluzione dei brand. Il metaverso non esisterà solo attraverso schermi e cuffie ma includerà anche esperienze e luoghi del mondo reale in dialogo con il mondo digitale".
Di Max Da Via' (del 01/04/2022 @ 07:13:56, in Web 3.0, linkato 1177 volte)
A breve distanza dall'annuncio di unapartnership tra The Sandbox e Bric, il Metaverso accoglie un ulteriore attore entro i confini del proprio universo digitale.
Arianee, tra le principali piattaforme attivo nel settoreweb3, ha infatti annunciato il raggiungimento di un accordo con il team diThe Sandbox. Le due compagnie, in particolare, hanno concordato sulla possibilità di unire le forze per proporre un servizio in grado diunire asset reali e virtuali mediante soluzioni NFT. Il progetto sfrutta il principio di "metaverse ready": "Il concetto è semplice.- dichiarano i due neo-partner commerciali -se possiedi un NFT nella vita reale, puoi ottenere quello corrispondente in The Sandbox e viceversa. I brand che creano NFT su entrambe le piattaforme saranno in grado di offrirli ai propri clienti mediante un'interfaccia semplice".
Per il momento, vige ancora il più stretto riservo sull'identità deimarchi coinvoltinel progetto, con i primi annunci in merito che verranno condivisi nel corso della primavera di quest'anno. Questi ultimi, ad ogni modo, dovrebbero coprire le più disparate attività commerciali, tra dispositivi indossabili, organizzazione di eventi e molto altro ancora. Al momento, tra i partner di Arianee si contano già brand del calibro di Moncler, Breitling, Mugler, Panerai, IBM, Ba&Sh, IWC, Paris Fashion Week e il gruppo Richemont.
Come ogni anno faccio il punto sull’utilizzo dei social media in Italia, rielaborando i dati diAudiweb powered by Nielsen. Nel corso del 2021 ogni mese hanno navigato in rete44,3 milioni di italiani(dati riferiti agli utenti da 2 anni in su), pari al 74,5% della popolazione (+2,2% rispetto al 2020). Nel giorno medio, invece, lo hanno fatto 37,1 milioni di persone, pari al 62,3% della popolazione (+8,2%). Lo strumento preferenziale di accesso rimane lo smartphone, usato da 39,1 milioni di persone ogni mese (+5,1%) e da 33,7 milioni nel giorno medio, con una crescita del 12,8%.
Prima di addentrarci nell’analisi dei social media, è importante sapere che, in questo caso, l’universo di riferimento è rappresentato dagli utenti della fascia 18-74 anni (sia per la fruizione da computer che da mobile). Al momento la navigazione da mobile da parte di minori di 18 anni non è rilevata, dunque è probabile una sottovalutazione dell’impatto dei servizi usati prevalentemente in mobilità da questo segmento della popolazione. Questa volta non farò confronti con l’anno precedente perché non sarebbero coerenti dato che Audiweb ha effettuato unadeguamento del suo sistema di rilevazionein vista del nuovo scenario cookies. Voi se volete potete dare un’occhiata aidati del 2020.
Gli utenti italiani dei social media
Considerando le medie mensili del 2021, il social più usato dagli italiani è stato YouTube, che ha collezionato un audience di 35,4 milioni di persone al mese. Col fiato sul collo Facebook, che ha fatto registrare una media di circa 35 milioni di utilizzatori. Sul podio permane anche Instagram con 28,4 milioni di utenti.
In quarta posizione arriva Pinterest con un pubblico di 20,7 milioni di aficionados, che supera LinkedIn fermo a 18,3 milioni di professionisti (in preoccupante calo durante gli ultimi mesi dell’anno). L’alto valore di Pinterest potrebbe essere dovuto al traffico che riceve da Google Immagini. Twitter riesce a coinvolgere 11,5 milioni di persone, grazie soprattutto alla sua capacità di “stare sulla notizia” e sui trend del momento. Il fenomeno degli scorsi anni, TikTok continua ad ampliare la sua audience e ad arrivare a 9,6 milioni di persone (dai documenti ufficiali sappiamo che l’utenze effettiva ad aprile del 2021 era di12,5 milioni di italiani). Un’altro social da guardare con interesse è Twitch che riesce a catalizzare l’attenzione di 4,7 milioni di spettatori. Tiene Reddit che raccoglie nei suoi forum 3 milioni di persone. I social che fanno più fatica sono Snapchat, che ha un’audience di circa 2 milioni di utenti, e Tumblr con 1,8 milioni di irriducibili.
In questa disamina non considero i servizi di messaggistica istantanea, ma c’è ne è uno, Telegram, che in questi anni ha assunto una forma ibrida di strumento privato e pubblico (i canali pubblici sono visibili, funzionando come account Twitter). Il servizio del russo Pavel Durov ha trovato terreno fertile nel nostro paese: gli italiani che lo hanno utilizzato nel 2021 sono stati ben 17 milioni.
Tempo di utilizzo dei social media in Italia
Per quanto tempo abbiamo utilizzato i social media nel 2021? Per capirlo ho a disposizione dei dati che considerano solo la fruizione di pagine web e app mobile, non specificamente dei video, per cui i dati di YouTube sono sicuramente sottostimati.
Anche se nel 2021 non è stato il luogo più frequentato,Facebookè stato quello nel quale gli italiani trascorrono più tempo:in media ha toccato le 11 ore e 29 minuti al mese per persona. A grande distanza, al secondo posto c’è Instagram, usato per 6 ore e 6 minuti, mentre al terzo TikTok con 5 ore e 38 minuti di utilizzo (quest’ultimo coinvolge le persone per 33 minuti in media nel giorno medio). A ruota segue YouTube con 5 ore e 18 minuti.
Twitch riesce a tenere alta l’attenzione per 2 ore al mese per persona, mentre nell’intorno dell’ora si posizionano Twitter (1h e 9′) e Snapchat (1h e 5′). In coda Reddit e Tumblr con 25 minuti, seguiti da Pinterest con 17 minuti e LinkedIn con 16 minuti, che hanno un grave problema di permanenza.
Di Max Da Via' (del 17/03/2022 @ 07:31:12, in Web 3.0, linkato 1196 volte)
DAO è l’acronimo di Decentralized Autonomous Organization ossia organizzazioni, con scopo di lucro o no-profit, che sfruttano la tecnologia blockchain per essere autonome e decentralizzate. L’autonomia è raggiunta attraverso l’utilizzo di Autonomous Agent, agenti software programmati ed eseguiti per compiere determinati compiti senza l’intervento umano (un po’ come i virus informatici, ma qui si chiamano smart contract e si usano per l’esecuzione automatica delle regole che ci si è dati). La decentralizzazione indica l’assenza di una gerarchia, sostituita da meccanismi di coordinamento e voto sulle decisioni da prendere, abilitati dalla blockchain.
Il termine DAO si usa anche per riferirsi al software che serve a gestire le organizzazioni e che gira su reti blockchain. La maggior parte delle DAO funzionano su rete Ethereum, ma altre sfruttano Polkadot, Cosmos, EOS e Cardano. Il primo a concepire quest’idea è stato proprio il co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, che nel 2014 le chiamòDAC(Decentralized Autonomous Corporations).
In pratica, chi costituisce una DAO emette deitoken fungibilinativi (tipicamente aderenti allo standard ERC-20), che danno alcuni diritti e utilità ai possessori (a volte bisogna acquistare più token per avere diritto di voto). Il fondatore dell’organizzazione, nella maggioranza dei casi, decide di metterli in vendita, per cui chi li acquista diventa automaticamente membro (in questo caso la DAO viene detta “permissionless”).
Vantaggi e svantaggi delle DAO
Questo approcciotechnology basedall’organizzazione aziendale ha dei vantaggi:
costituzione e gestione: esistono strumenti tecnologici che, rispetto alla costituzione di società, semplificano queste procedure e non richiedono la notarizzazione di terzi (è pur vero che bisogno avere qualche infarinatura tecnologica);
accessibilità: le barriere all’ingresso teoricamente sono più basse perché chiunque può diventare membro, anche se c’è bisogno di una conoscenza di base del mondo cripto. Le organizzazioni tradizionali possono avere criteri di accesso miranti ad escludere determinate tipologie di persone
trasparenza: le attività di una DAO sono registrate sul registro decentralizzato e visibili da tutti. Nelle aziende tradizionali gli azionisti hanno visibilità del bilancio aggregato in momenti specifici dell’anno.
I possibili svantaggi di una DAO sono:
lentezza: i meccanismi di voto possono essere più lenti di un consiglio di amministrazione o di un CEO, per cui c’è il rischio di non essere tempestivi;
qualità delle decisioni: sebbene la possibilità di votare sia data a tutti i possessori di token, i membri attivi della comunità potrebbero rivelarsi pochi e magari non così informati sulle implicazioni delle decisioni;
riconoscimento giuridico: non c’è ancora e quindi regna l’incertezza circa future regolamentazioni. In Italia costituire una DAO è possibile, ma non esiste una legislazione specifica.La forma giuridicapotrebbe essere quella di una s.r.l. ma c’è il problema della circolazione delle quote incorporate nei token (le quote di una s.r.l. diversamente dalle azioni delle S.p.a., non sono, infatti, destinate alla circolazione tra il pubblico). Il legislatore potrebbe rivedere l’art. 100-ter del T.U.F. sul crowdfunding per adattarlo all’uso della blockchain.
Tipologie di DAO
Uno dei primi casi di organizzazione autonoma decentralizzata è stato TheDao, un fondo di capitali di ventura decentralizzato che, nel 2016, raccolse 150 milioni in Eth. La storia è emblematica della peculiarità di questa nuova forma socio-tecnica, perché il fondo fu oggetto di un furto di 60 milioni e poi del loro rocambolesco recupero grazie ad un controverso “hard fork” sulla blockchain Ethereum.
Recentemente ha fatto parlare di sé ConstitutionDAO, un gruppo temporaneo riunitosi per raccogliere fondi tramite i quali acquistare la prima versione stampata della Costituzione degli Stati Uniti. Nonostante la raccolta di oltre 45 milioni di dollari, l’asta da Sotheby’s è stata vinta da un privato. Sfumato il sogno comunitario, la DAO è stata sciolta e i finanziatori rimborsati (anche se al netto dei costi di “gas fee” da pagare per l’uso della rete Ethereum).
Panorama delle DAO 2021
Al momento della scrittura di questo post si contano più 4.200 DAO, che servono a dare una forma organizzativa ad aziende con obiettivi diversi. Cumulativamente, le loro tesorerie hanno superato i 13 miliardi di dollari (+3.200% rispetto al 2001). Seguendo la tassonomia diCoopahtroopasi possono distinguere:
DAO Operating Systems: sono organizzazioni che offrono strumenti per facilitare il lavoro di chi vuole creare una DAO (vedi dopo);
Protocol DAO: hanno come obiettivo lo sviluppo e la promozione di un protocollo. Spesso nascono da pochi sviluppatori e, soltanto successivamente, decidono di vendere i token al pubblico. Tra i più importanti:
Uniswapche è un DEX ossia un exchange decentralizzato. Ha un capitale di 2,4 miliardi di dollari e oltre 300.000 possessori di token;
Compoundè un protocollo decentralizzato per gestire i prestiti e i loro tassi d’interesse algoritmicamente. Possiede oltre 340 milioni di dollari e ha circa 200.000 membri;
MakerDAOha creato unastablecoindecentralizzata, governata dai membri della DAO che decidono sulla politica monetaria attraverso una votazione online. Ha 166 milioni di fondi e 83.000 “soci”;
Investment DAO: permettono ai membri di mettere insieme del capitale a scopo di investire in progetti nelle fasi iniziali di sviluppo. Ad esempio,BitDaoha un fondo di 2,1 miliardi di dollari e oltre 21.000 partecipanti;
Grants DAO: sono quelle che hanno lo scopo di sovvenzionare dei progetti, spesso ancillari ad uno principale. I partecipanti decidono quali, votando. Tra gli esempi Uniswap Grantse Compound Grants;
Service DAO: sono organizzazioni che aggregano talenti e puntano ad offrire servizi di diversa natura. Possono essere viste come crypto talent agency. Il lavoro dei singoli viene spesso remunerato in token.RaidGuildè un’agenzia decentralizzata di designer e sviluppatori che offre i suoi servizi a chi vuole sviluppare app per il web3. Ha 60 membri, ma un fondo di poche migliaia di dollari.
Social DAO: raggruppano persone che vogliono fare networking e che spesso hanno uno stesso interesse.FWBraggruppa artisti, operatori e appassionati del Web3 che si ritrovano a scambiare stimoli e collaborare su Discord e in eventi privati;
Collector DAO: mettono insieme collezionisti per l’acquisto in comune di opere in forma di NFT.PleasrDAOgestisce oltre 90 milioni di dollari con una community di 75 persone;
Media DAO: sono pubblicazioni collaborative che danno potere ai produttori di contenuti che vi contribuiscono. I membri possono decidere cosa pubblicare e come investire le risorse. I guadagni sono condivisi. Tra questiForefronteBanklessDAO.
Strumenti per DAO
La comunità cripto ha creato una serie di strumenti che aiutano chi vuole creare e gestire una DAO senza partire da zero:
Framework: Aragon, DAOStack, DAOhause MyCo che permettono di progettare, lanciare e organizzare una community d’interesse basata su blockchain;
Votazione:Snapshot è pensato per gestire la proposizione di questioni gestionali e il relativo voto tra i possessori del token;
Coordinamento:CoordinapeeSourceCred per gestire la community, incentivando la partecipazione attraverso ricompense ai maggiori contributori;
Tesoreria:Parcel eCoinshift permettono di gestire l’utilizzo dei fondi comuni;
Pagamenti: Superfluid e Sablier servono a gestire i pagamenti ricorrenti all’interno di una DAO
Per orientarsi tra le organizzazioni esistenti si può usare Deep DAO che offre la possibilità di filtrarle secondo diverse metriche: capitale raccolto, membri, proposte, votanti.
La democratizzazione delle aziende attraverso l’automatizzazione dei meccanismi decisionali potrebbe rivelarsi un’utopia, ma non c’è dubbio che per alcune iniziative temporanee e con scopi precisi, le DAO potrebbero rivelarsi una soluzione agile ed efficace (Ukraine DAO, creata dalla fondatrice della band Pussy Riot, ha raccolto 6,75 milioni in Eth per il popolo ucraino). Ma siamo solo agli inizi. Il tempo e le applicazioni reali ci diranno quanto questo strumento potrà reggere alla prova dei fatti.
Di Max Da Via' (del 28/02/2022 @ 07:38:30, in Web 3.0, linkato 1224 volte)
Nel Metaverso c’è una vera e propria corsa a prendersi i propri spazi. A posizionarsi. Sembra un discorso fuori da ogni logica, visto che stiamo parlando di realtà e di spazi potenzialmente infiniti, ma questo è ciò che sta accadendo.
Succede per i terreni in vendita, per le case, per i videogames ed ora anche per due grandi brand:Nike e Adidas. La loro rivalità a livello mondiale dura ormai da decenni e ora si sta spostando nel metaverso.
Quali sono state le mosse di Nike e Adidas
Il passo decisivo per entrambi i brand è stato fatto sul finire dello scorso anno, quando hanno dato un’accelerata definitiva alla loro entrata nel metaverso. In questo caso è molto interessante capire come lo abbiano fatto. Sono state due strade diverse.
Da una parte abbiamo Adidas che ha deciso di seguire un percorso più guidato dalla comunità e collaborativo con una serie di aziende affermate nello spazio Web 3. Dall’altra parte, Nike, inizialmente ha sposato la piattaformaRobloxe il Web2 per poi cambiare rotta strategica acquisendo la nota azienda di abbigliamento digitale,RTFKT.
rima mossa di Nike è stata quella del lancio diNikeland.
Un mondo virtuale persistente estremamente impressionante con esperienze, mini giochi e abbigliamento.
La prima scelta fatta non è stata di certo rivoluzionaria ma piuttosto basata sulla sicurezza di un terreno già sondato con successo da altri marchi di abbigliamento comeVans e Gucci.
Nello scorso dicembre, invece, Nike diventa il principale creatore di sneaker virtuali nel metaverso, nonché co-creatore della collezione NFT più scambiata su OpenSea (prima del lancio BAYC di Adidas). Questa seconda strada intrapresa è sicuramente più rischiosa ma mette Nike nella condizione di poter essere un’azienda all’avanguardia e di successo anche nel metaverso.
Adidas e il suo percorso “virtuale”
Mentre Nike ha dovuto bruscamente virare per cercarsi un posto più d’elitè (ed esporsi comunque a più rischi ma anche a più profitti) Adidas perseguiva su una strada precisa, delineata. Il gigante dell'abbigliamento sportivo ha inizialmente acquistatoBored Ape Yacht Club(BAYC) NFT #8774 nel settembre 2021, qualcosa che qualsiasi individuo (di certo con un patrimonio netto elevato) potrebbe fare.
Migliorando ulteriormente le sue credenziali Web3, Adidas ha acquistato un terreno nel The Sandbox per costruireAdiVerse: pensalo come un rivale decentralizzato di Nikeland.
I suddetti NFT serviranno come token di accesso per il merchandising virtuale in AdiVerse, quindi i possessori possono equipaggiare i loro avatar Sandbox con un abbigliamento unico. Secondo quanto riportato da The Verge, la risposta è arrivata nella notte italiana tra il 17 e il 18 dicembre 2021, dato che Adidas ha ufficializzato tramite un tweet.
Perché nel metaverso
“Il Metaverso è il luogo in cui chiunque può esprimere le proprie idee più originali ed il proprio sé più autentico, in qualunque forma possa assumere” – ha dichiarato il Senior Director of Digital Growth di Adidas, Tareq Nazlawy .
“Adidas è nel metaverso e vogliamo capire quale sia la cosa più innovativa da fare in questo spazio e iniziare a coinvolgere la community. Abbiamo intrapreso la nuova era dell’originalità, abbiamo detto fin dall’inizio che se vogliamo essere il brand che rappresenta e aiuta nella diffusione dei valori della Z generation, allora dobbiamo muoverci alla stessa velocità e con lo stesso dinamismo. Questo spirito si fonde perfettamente con i principi di Adidas, dove abbracciamo il limite, apriamo la porta al nuovo e agiamo con ottimismo ribelle”.
Nike e Adidas nel Metaverso: la sfida è iniziata
Insomma, la sfida nel metaverso è appena iniziata e c’è tutto un mondo ancora da esplorare. I numeri però ci sono già (ogni singolo NFT legato alla collezione Adidas è stato proposto a 0,2 ETH (Ethereum), che attualmente equivale a circa 692 euro) (approfondisci qui l'andamentoNFT di Adidas).
Adesso non ci resta che attendere impazienti le prossime mosse. I grandi marchi dell’abbigliamento sportivo stanno investendo con fondi e con idee. Il finire del 2021 è stato pirotecnico e ha indicato la direzione. Ma siamo sicuri che in un mondo così in evoluzione, come lo è il metaverso, i cambi di strategia saranno all’ordine del giorno in questo 2022.
Scenario in costante evoluzione per quanto riguarda le abitudini di consumo e lifestyle degli italiani. Questo vale anche per il mondo dellaspesa online, una pratica sempre più consolidata dal boom della prima ondata pandemica, che spinse gran parte delle persone a superare le barriere culturali e di competenza rispetto all'eCommerce, soprattutto in date categorie merceologiche.
A fare un punto sul tema analizzando alcune tendenze del 2021 è statoEverli, che riporta dati calcolati sulla base degli acquisti effettuati dagli utenti del marketplace tramite sito web o app nel periodo gennaio-dicembre dello scorso anno. Il focus è sulla spesa online tipica da gdo (grocery e affini).
Complici limitazioni meno severe rispetto ai lockdown del 2020, la spesa totale effettuata online in Italia risulta in leggero calo (-4%), una contrazione fisiologica e prevedibile cui pure sottendeun numero di ordini complessivamente salito (+6%). Il valore medio del carrello è inferiore (-9,8%), a conferma che i consumatori dello Stivale nel 2021 hanno integrato la spesa effettuata online nella loro quotidianità, gestendo un numero maggiore di spese, ma un po' più “piccole”. In sintesi: i tempi delle scorte da "apocalisse zombie" sono (fortunatamente) passati.
Guardando aimomenti d'acquisto, se nel 2020 era il lunedì il giorno preferito per ordinare la spesa online, nel 2021 è il venerdì a risultare come giornata più deputata a questa attività. La domenica, invece, anche nel 2021 rimane il giorno in cui si registrano meno ordini sulla piattaforma. Sul fronte orari, il mattino si conferma il momento più gettonato per ordinare la spesa online, soprattutto tra le 10 e le 11. Infine, l’app per la spesa è di gran lunga preferita dagli abitanti del Bel Paese rispetto alla versione web (68% vs 31%), con una crescita di ben 7 punti percentuali rispetto al 2020.
Passando, invece, allecategorie di prodotto, risultano rispettivamente sul podio verdura, frutta e pasta di semola seguite da acqua naturale, uova, insalate pronte al consumo, merendine, pane a fette e agrumi. Un orientamento complessivamente salutista rispetto al 2020, dove in classifica comparivano invece formaggi e salumi, latte e burro, gelati e scatolame. Anche le merendine prima erano in seconda posizione ed ora perdono terreno, complice probabilmente anche uno spostamento del cosiddetto comfort-food nel fuori casa o take away.
Curiosità per aree geografiche
Nel complesso, la zona d’Italia che ha visto maggiormente affermarsi la spesa online è stata ilNord-Est(Friuli-Venezia-Giulia e Veneto): infatti, Venezia (+17,5%), Udine (+17%) e Trieste (+15%) sono le tre città dove si è registrata la crescita maggiore anno su anno.
Tra le curiosità il fatto che Messina è stata la provincia italiana che ha acquistato il maggior numero di prodotti della categoria frutta e verdura (18%), mentre l’Emilia-Romagna si riconferma per la terza volta consecutiva la regione "più healthy" con ben 3 province nella top 10: Bologna (2° posto), che sale di quattro gradini rispetto al 2020, Parma e Modena, rispettivamente in 4° e 6° posizione. Sondrio, invece, si aggiudica il primato di città più “godereccia” d’Italia per l’acquisto online di dolciumi, seguita da Napoli al secondo posto e da Taranto (3°). Le spese più ingenti di carne e pesce sono state effettuate in provincia di Caserta, seguita da Imperia e Alessandria.