Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il tempo è denaro. Anche nella app economy. Anzi soprattutto nella app economy. Ed è proprio sulla ricerca, o meglio, sul recupero del tempo perduto – quello speso davanti agli schermi di pc e smartphone – che sta pian piano virando il dibattito sociologico, filosofico e del mondo del business. Sì, perché la questione oltre che di ordine “etico” impatta, e non poco, sul giro d’affari.
La killer app del futuro? Quella in grado di liberare tempo per consentire alle persone di dedicarsi alle loro passioni o ad attività al di fuori del mondo del web. Ad appoggiare la tesi già una serie di esperti e analisti, ultima in ordine di apparizione l’imprenditrice Arianna Huffington che in un’intervista alla Cnbc ha puntato il dito contro l’abuso tecnologico, ossia l’uso eccessivo di piattaforme e dispositivi, scommettendo su una nuova rivoluzione alle porte, quella dell’anti-tech ossia del tech che aiuta a stare fuori dal tech.
Sembrerebbe un paradosso a dirla così eppure cominciano già a farsi strada app dedicate alla vita “al di là del Web”: si pensi a quelle dedicate al wellness, al fitness ma anche alla meditazione, alla gestione dell’ansia e dello stress. La stessa Apple ha capito che si tratta di un trend destinato a farsi strada: la app Screen Timeto è stata in fondo studiata per aiutare gli utenti iPhone- quasi 1,4 miliardi in tutto il mondo – a gestire al meglio il proprio tempo nell’uso dello smartphone.
Nella classifica delle app più scaricate nel segmento allenamento e fitness spiccanoCalm e Headspace in un testa a testa per contendersi spazio e “soldoni” in un mercato, quello della meditazione, valutato 1,2 miliardi di dollari. Lo scorso anno Headspace ha fatturato 100 milioni di dollari mentre Calm ha toccato i 150 milioni quadruplicando il giro d’affari nel solo 2018. Quest’ultima ha di recente chiuso un round di finanziamento per 88 milioni ed è stata valutata 1 miliardo di dollari.
La stessa Huffington sta cercando di allargare i propri orizzonti con il brand Thrive Global. E’ dedicato al benessere e propone un’app dedicata ad apportare piccoli cambiamenti nella propria vita con l’obiettivo di recuperare il rapporto con sé stessi. Parola d’ordine mindfulness. Che la “disconnessione” stia diventando un fenomeno è comprovato anche da alcune campagne per la chiusura degli account social che hanno riscosso anche un certo seguito, quantomeno sull’onda delle notizie legate al furto dati (vedi caso Cambridge Analytica) o alla proliferazione di account fake su Twitter, tanto per citare due casi figli della cronaca abbastanza recente.
Via CorCom
Google ha annunciato l’avvio dell’indicizzazione mobile-first per i risultati del suo motore di ricerca e nelle pagine memorizzate nella cache. Finora, i sistemi di scansione, indicizzazione e classificazione dei siti da parte di Google hanno in genere utilizzato la versione desktop del contenuto di una pagina mentre. Ora, visto che la maggior parte degli utenti effettua più accessi da mobile che da desktop, Big G ha scelto di adottare un approccio mobile first.
Ottimizzazione mobile
In poche parole, i siti ottimizzati e responsive per la visualizzazione mobile, saranno indicizzati prima rispetto a quelli che privilegiano solo la versione a schermo intero. La funzione, già in fase di test da un anno e mezzo, permetterà agli utenti mobile a trovare la migliore opzione disponibile in base a ciò che stanno cercando, e trovare tra le prime posizioni i siti che consentono una consultazione più fluida da smartphone e tablet.
Contenuti
L’aggiornamento, allo stato attuale, non influisce sul ranking: cambia solo il modo in cui i contenuti vengono raccolti, non come vengono classificati. I siti che non dispongono di una versione mobile continueranno ad essere indicizzati in base a quella desktop. L’indice di ricerca rimarrà, dunque, solo uno. Naturalmente, se un sito desktop risulterà più pertinente alla ricerca fatta, continuerà a essere visualizzato tra le prime posizioni a meno che non sia disponobile uno altrettanto pertinente, ma ottimizzato meglio per la navigazione in mobilità.
Via DailyOnline
In questi nove anni la mappa dei social network nel mondo, che ho aggiornato una settimana fa, ha avuto la funzione di mostrare le preferenze sui social network fruiti via web (desktop e mobile). Ma, sempre più, gli utenti accedono ai servizi di rete attraverso smartphone e tablet, preferendo l’utilizzo delle applicazioni dedicate.
Comscore stima che in media oltre il 60% del tempo speso online avviene in mobilità (in Italia 62%) e che oltre l’80% dei minuti di navigazione da dispositivo mobile è attribuibile all’uso di app (in Italia siamo all’87%). Cosi mi sono chiesto se non valesse la pena di fare uno sforzo di ricerca e provare ad individuare quali fossero le app social e di comunicazione più usate in ogni nazione. Ho utilizzato i dati forniti da AppAnnie, azienda che monitora gli app store, che ha determinato le applicazioni più utilizzate nel 2017 in 25 nazioni*. Per stimare il servizio più usato nelle restanti nazioni della mappa ho analizzato le app più scaricate negli ultimi 3 mesi del 2017, sempre grazie agli strumenti di AppAnnie, confrontati con altre fonti. Il risultato è questa mappa mondiale delle social app che mostra l’applicazione social e di messaggistica istantanea più usata per ogni nazione analizzata.
La sorpresa maggiore è che Facebook, destinazione social principale se consideriamo la navigazione web, lascia il posto ad altri servizi se valutiamo il solo utilizzo via app degli stessi. Il social con più utenti attivi al mondo (2,1 miliardi) risulta leader tra le applicazioni in sole 4 nazioni: Stati Uniti, Francia, Svezia e Vietnam. I maggiori contendenti dell’uso via app sono WhatsApp e Facebook Messenger, comunque parte dell’ecosistema di Zuckerberg. WhatsApp, acquisito nel 2014 e che ha 1,5 miliardi di utenti attivi, conquista 32 nazioni. Mostra la sua forza in Italia, Germania, UK, Spagna, Russia, ma anche nei territori dell’America Latina, in India e Arabia Saudita. Facebook Messenger, spin-off del famoso social network che vanta 1,3 miliardi di utenti, vince in 17 nazioni tra cui il Canada, l’Australia e alcuni paesi dell’Est europeo.
Al tasso di crescita attuale, nei prossimi due anni, è plausibile immaginare un sorpasso di WhatsApp su Facebook in termini di utenti attivi.
Ma ci sono anche popolazioni che resistono all’influsso occidentale e preferiscono servizi più in linea con la loro cultura nazionale. Line, applicazione di messaggistica istantanea sudcoreana con oltre 200 milioni di utenti attivi, è il mezzo di comunicazione e svago (permette l’acquisto di sticker e giochi) preferito in Giappone, Taiwan e Tailandia. Negli ultimi anni è diventata una vera e propria piattaforma, che fa utili vendendo giochi e stickers, oltre ad offrire profili business attraverso i quali le aziende possono mandare messaggi diretti ai propri follower (a pagamento).
In Cina predomina WeChat, del colosso Tencent proprietario anche del social network QZone, con 980 milioni di utenti mensili. WeChat si caratterizza per essere una piattaforma innovativa che offre messaggistica di testo, audio e video, ma anche la possibilità di effettuare pagamenti per diversi servizi pubblici e privati cinesi.
A completare il panorama Viber, posseduta da Rakuten che produce anche l’e-book reader Kobo, preferita in Ucraina e Croazia e KakaoTalk in Corea del Sud.
A parte queste specificità nazionali se osserviamo le prime 10 app più usate nei paesi occidentali è evidente che il podio è sempre ad appannaggio dei prodotti dell’ecosistema Facebook. Snapchat avanza in Francia, UK e US. Twitter scompare dalla classifica italiana e tedesca. Pinterest ben posizionato solo in US. Tra le altre abitudini di consumo emerge l’utilizzo di Amazon e Spotify un po’ ovunque. Tra le peculiarità italiane l’affezione a Il Meteo, TripAdvisor e Telegram.
Se valutiamo congiuntamente i risultati della mappa dei social network e di questa nuova mappa delle app, emerge chiaramente la strategia vincente di Zuckerberg che è riuscito, per tempo, a coprire le diverse esigenze di comunicazione degli abitanti di differenti paesi del mondo (dai social agli instant messenger). Ciò gli permette l’accesso ad una gigantesca mole di informazioni sulle preferenze di miliardi di persone, usata per ottenere una posizione di duopolio (condivisa con Google) nel mercato della pubblicità online. Come persone dovremmo interrogarci sugli effetti che può avere sul nostro pensiero una dieta informativa poco varia, concentrata sull’uso delle solite app.
* Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Hong Kong, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Giappone, Messico, Olanda, Polonia, Russia, Singapore, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Taiwan, Tailandia, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, Vietnam
Via Vincoa blog
Google ha annunciato il mese scorso l’intenzione di portare Android Pay e Google Wallet sotto il nuovo marchio unificato Google Pay. Ieri, è iniziato ufficialmente il grande rollout del nuovo servizio, con la nuova app a pagamento di Google ora disponibile attraverso Google Play. La company sta già progettando di aggiungere nuove funzionalità al servizio nei prossimi mesi.
Sportello unico per le transazioni Google Pay rappresenta il tentativo dell’azienda di unificare e semplificare i suoi servizi di pagamento digitale attraverso il web, le app, i negozi e i pagamenti peer-to-peer ( o P2P, che saranno disponibili a breve) in modo tale che gli utenti possano rivolgersi direttamente a Google per tutte le transazioni che intendono effettuare, anziché dover scegliere tra Android Pay per gli acquisti in negozio, PayPal per lo shopping online one-top e Venmo per i pagamenti P2P.
Via DailyOnline
Volete aumentare le conversioni sul vostro sito?
Il 60% delle attività web vengono effettuate da mobile, per cui se non state ottimizzando il vostro sito per il mobile state perdendo tempo e denaro.
Ciò che funziona bene da desktop non è detto che abbia la stessa usabilità da smartphone, diventa dunque indispensabile avere una mentalità mobile first per ottenere ottimi risultati in termini di lead e guadagni.
Diamo uno sguardo ad alcuni suggerimenti utili che vi aiuteranno a convertire i vostri visitatori in clienti.
Sticky header
Fonte @WebEngage
Promuovere le campagne attraverso uno sticky header è il modo migliore per assicurarsi un’ampia visibilità senza annoiare l’utente mobile.
Gli sticky header facilitano la navigazione, facendo in modo che il menu resti sempre visibile anche quando si scorre la pagina verso il basso.
Ecco qualche suggerimento al fine di utilizzare al meglio l’header di un sito per generare conversioni:
- Aggiungere un form in cui si chiede alle persone di iscriversi alla newsletter;
- Inserire una call to action che porti l’utente su pagine specifiche, quali contest, landing page, pagine prodotto.
- Offerte a tempo, limitare le promozioni ad un periodo limitato, trasmette agli utenti un senso di urgenza, spingendoli ad agire velocemente.
Acquisire lead in due step
Lasciate perdere i fastidiosi pop-up, che disturbano la navigazione e spesso portano l’utente ad abbandonare la sessione.
Per aumentare in modo esponenziale le conversione, fate in modo che siano i visitatori stessi a decidere se lasciare i propri dati. Se desiderate ottenere risultati ottimali, optate per l’inserimento in home page di un’immagine cliccabile o un qualsiasi pulsante di CTA che consentano all’utente di decidere in modo autonomo se visualizzare il pop-up in cui si chiedono loro maggiori informazioni.
Permettere alle persone di iscriversi in due step si rifà al concetto che in psichiatria viene chiamato effetto Zeigarnik ossia gli individui che avviano un processo in modo indipendente sono più predisposti a portarlo a termine.
Dal momento che il pop-up appare sulla stessa pagina, elimina il naturale calo che di solito si verifica quando i visitatori vengono indirizzati ad un’altra pagina di destinazione per completare un’azione.
Acquisire contatti attraverso un blog
Per far crescere una mailing list, è pratica comune inserire all’interno di un blog un opt-in form nella barra laterale. Sebbene funzioni abbastanza bene da desktop, non possiamo dire lo stesso per la navigazione da mobile.
Innanzitutto con la versione mobile di molti temi la barra laterale sparisce o appare in fondo, per cui se l’obiettivo è quello di convertire i lettori in lead, è fondamentale capire bene dove e come posizionare il form.
Il modo migliore per garantirne una corretta fruibilità da mobile è quello di inserirlo prima della sezione dei commenti o all’interno degli articoli del blog.
Man mano che l’utilizzo dei dispositivi mobili continua a crescere, ottimizzare il proprio sito e creare contenuti mobile friendly deve essere la propria missione per trasformare il pubblico mobile in clienti fedeli e lead.
Via Ninja Marketing
L’uso delle applicazioni di messaggistica istantanea è diventata una consuetudine per gli italiani. Le chat moderne hanno sostituito gli SMS, poveri di funzioni, aggiungendo al testo, immagini, video, audio ed emoticons. Ecco perché hanno conquistato anche quella parte di popolazione che non vuole rinunciare alla ricchezza espressiva che i social media hanno introdotto, ma che, nel contempo, non desidera esporsi ad pubblico ampio ed indistinto (qui le statistiche sugli italiani che usano i social media).
Quanti sono gli italiani che usano le maggiori applicazioni di messaggistica? In assenza di statistiche ufficiali, ma grazie ad una serie di dati in mio possesso, acquisiti da diversi provider, ho provato a stimare gli utilizzatori attuali (a gennaio 2017) per offrirvi un’informazione utile alle vostre strategie di marketing.
WhatsApp è usato da 22 milioni di italiani (mentre a livello mondiale ha 1,2 miliardi di utenti attivi al mese), in crescita del 19% rispetto allo scorso anno. Il servizio si è imposto sul mercato per la sua semplicità di utilizzo, basato su un meccanismo di iscrizione (basta avere un numero di cellulare) e di avvio (usa la rubrica telefonica quindi non bisogna costruire una rete di contatti) immediati. Di conseguenza la sua base utenti è molto trasversale, dai più giovani ai più anziani, che lo usano in media 11 ore e 30 minuti a testa, ogni mese. Anche se tra gli heavy users, che usano l’app più volte al giorno, il segmento 15-24 è il più sviluppato (dati demografici emersi dalla survey Blogmeter).
Facebook Messenger viene usato da 15 milioni di italiani (nel mondo da 1,2 miliardi di utenti attivi al mese), con una crescita del 25% rispetto al 2016. La sua utenza è meno sviluppata perché inizialmente imponeva l’iscrizione a Facebook per poter essere usato. Infatti gli heavy user sono soprattutto quelli appartenenti alla fascia dei 25-44enni. Il tempo di utilizzo mensile per persona è di 1 ora, quindi se ne può dedurre che viene sfruttato per comunicazioni brevi intrapersonali e non per lunghe discussioni in gruppo (tipiche di WhatsApp).
Skype segue con 8 milioni di utilizzatori italiani, ma in decrescita del 16% (nel mondo ha 300 milioni di utenti mensili). L’applicazione lanciata nel 2003 e poi acquisita da Microsoft nel 2011, ha avuto successo tra i consumatori e le aziende per la qualità delle chiamate (inizialmente basate su tecnologia peer to peer), ma il suo utilizzo è meno immediato delle app pure di instant messaging (processo di iscrizione più laborioso). Gli heavy users sono nella fascia 25-44 e anche qui l’uso per persona si ferma ad 1 ora al mese.
A sorpresa, al quarto posto, si piazza Telegram usato da circa 3,5 milioni di italiani, in crescita del 150% rispetto allo scorso anno (nel mondo sono oltre 100 milioni). L’utenza più attiva è quella dei 15-24enni, che lo usano per le sue caratteristiche di segretezza (è stato il primo ad introdurre una criptatura end-to-end) e per la presenza di BOT, che automatizzano il delivery dei messaggi. Queste funzioni stimolano un’attività media di 2 ore e 30 minuti a persona.
Viber è usato da circa 1 milione di italiani, in calo del 40% rispetto al 2016 (ma nel mondo è apprezzato quanto da 260 milioni di persone). Lo zoccolo duro è composta da italiani di età 25-44 che lo usa per 1 ora e 50 minuti in media al mese.
Chiudono la classifica WeChat ustilizzato da 280.000 italiani (in calo del 25%) per ben 6 ore (probabilmente soprattutto dalla comunità cinese in Italia) e Windows Live Messenger usato da 150.000 persone per circa 5 minuti, in caduta libera dopo il successo iniziale.
In attesa dei vostri commenti vi consiglio, per non perdervi i prossimi aggiornamenti, di consultare periodicamente la pagina dell’Osservatorio Social Media per le statistiche italiane, la pagina Social Media Statistics per le straniere e di iscrivervi alla Newsletter.
Via Vincos blog
Il mobile ha cancellato i confini tra offline e online, creando una torretta di avvistamento che i marketer presidiano per capire il comportamento dei propri utenti attraverso tutto il percorso d’acquisto. Gli smartphone rappresentano ora un media su cui fare advertising, un supporto da utilizzare in negozio – su cui gli utenti fanno ricerche e comparazioni di prezzo – , e un vero e proprio punto vendita virtuale. Sebbene, rispetto a 5 anni, oggi sia molto più facile seguire i percorsi che hanno condotto un cliente all’acquisto, resta ancora diffile dare un peso ad ognuna delle attività che lo hanno portato alla conversione.
Difficile sì, ma quantomai importante per calibrare le proprie strategie di marketing. Secondo lo studio “2017 State of Marketing Attribution” di AdRoll ed Econsultancy, negli Stati Uniti il 60% dei marketer ha adottato metodi di attribuzione che mettano insieme online e offline, segnando una crescita significativa sul 45% degli addetti ai lavori che la utilizzavano nel 2016. La marketing attribution, adoperata dall’81% delle company, ha prodotto un miglioramento dell’allocazione dei budget nel 70% dei casi e una migliore comprensione di come coordinare i canali digitali per il 64% degli intervistati.
Il single click – sia esso first o last click – rimane il modello di attribuzione più comune, e solo il 25% utilizza un modello personalizzato. La metà di questi ultimi lo trova molto efficace. Tra chi non ha ancora introdotto l’attribution, l’ostacolato più comune (59%) è stata una scarsa conoscenza dell’argomento. Questo è uno dei challenge più grossi, insieme all’abilità di combinare i dati tra le varie piattaforme e al comprendere il comportamento di utilizzo dei vari touchpoint da parte dei consumatori. Grazie alla geolocalizzazione sono stati fatti grossi passi avanti sull’interpretazione dei behaviour tra attività online, traffico instore e vendite, apprezzati dai marketer e dimostrati da un’adozione più ampia dei nuovi modelli di attribution.
Via 360com
Android è il primo sistema operativo, mentre tra i brand Huawei lancia la sua sfida a Samsung e Apple. E’ questa la foto dello scenario del mercato smartphone italiano scattata da Mobilens di comScore, alla vigilia di Ifa, l’evento dedicato all’elettronica di consumo in programma a Berlino dall’1 al 6 settembre prossimi. Stando ai dati registrati nel nostro Paese nel mese di giugno, il 74,4% dei possessori di telefoni cellulari possiede uno smartphone, dato questo che ha registrato una crescita progressiva se si osserva il medesimo nello stesso mese del 2015 (60%) e dello scorso anno (70%).
Considerando la sola smartphone audience italiana, composta da 34 milioni di utenti, Android mantiene la leadership con il 73,5% (era al 69,7% nello stesso mese del 2016), seguito da Apple/iOS con una quota di mercato pari al 18,7% (nel 2016 al 17,9%). In calo Microsoft, scesa al 6,9% (era al 10,5% un anno fa), mentre si assiste alla scomparsa progressiva degli altri sistemi operativi (tra cui BlackBerry), complessivamente intorno all’1%.
Tra i leader di mercato, Android può anche beneficiare di una crescente fidelizzazione. Tra gli utenti del sistema targato Google che intendono cambiare dispositivo, solo l’11% ha dichiarato di voler passare a piattaforma iOS (erano 13,5% a giugno 2016), a fronte del 19.6% di utenti iOS pronti a fare il percorso inverso (contro il 15,3% di un anno fa). In più, nota ancora la ricerca, la stessa Android si prepara ad accogliere gli utenti con dispositivi di vecchia generazione prossimi ad un upgrade, che nel 75% dei casi sceglierebbero proprio il sistema operativo di casa Google.
Prendendo in considerazione la ripartizione delle quote di mercato dei singoli brand, Samsung detiene il primato con il 37,5%, anche se in calo rispetto al 41,9% di giugno 2016, seguito da Apple (18,7%), e Huawei con il 16,3%. Il produttore cinese ha raddoppiato il numero di utenti dell’anno scorso, registrando un +413% su scala biennale. Seguono Nokia (che perde 3,6 punti percentuali in un anno), LG, Wiko e Asus, che raggiungono complessivamente il 14,5% della quota di mercato.
A giugno 2017 risultano 1,7 milioni gli utenti che dichiarano di aver acquistato un nuovo smartphone negli ultimi 30 giorni. Tra questi il 79% sceglie un dispositivo con sistema operativo Android, mentre il 18,6% sceglie un dispositivo Apple/iOS, con Microsoft ferma al 2,2%. I brand più acquistati sono ancora Samsung (32,1%), Huawei (20,7%) e Apple (18,6%).
Nella top ten dei modelli più acquistati nei 30 giorni, il Samsung Galaxy S8 risulta essere il più scelto, anche se Huawei è presente nella graduatoria con 5 modelli (dal P9 Lite, secondo con il 3,8%, ai fortunati P8 Lite, anche in versione 2017, passando per i più recenti P10 Lite e P10 Plus). Oltre al Galaxy S8 (4,1% sul totale dei nuovi dispositivi), La casa coreana piazza altri due dispositivi, il Galaxy J5 (3,7%) e Galaxy S7 (2,6%), tra i primi quattro modelli. Primo dei due modelli Apple presenti nella top 10 è l’iPhone 5s 16GB, che con il 2,5% si posiziona al quinto posto, davanti al più recente iPhone 7 32GB al 2,1%.
Analizzando il costo dei nuovi smartphone, oltre un quinto degli acquirenti ha speso più di 400 €, mentre il per 17% degli utenti il costo del nuovo dispositivo era compreso nella fascia tra i 170 € e i 249 €. A seguire, con il 15,2%, la fascia tra i 125 € e i 169 €. Tra i criteri decisivi nel processo di acquisto di un nuovo smartphone, il sistema operativo rappresenta il principale driver che guida la scelta (49%), mentre al secondo posto per importanza attribuita (43,8%) si posiziona la disponibilità di App presenti per il modello desiderato (in crescita rispetto al 41,8% dello scorso anno). Le considerazioni legate ai costi rivestono invece un minor peso per gli intervistati, che in percentuale minore rispetto allo scorso anno attribuiscono un alto grado d’importanza a costo specifico del piano dati (36,6% a giugno 2017 vs 43,6% di giugno 2016), prezzo del dispositivo (32,9% vs 36,7%) e costo mensile complessivo del servizio (30,6% vs 34,8%).
Schermi più grandi e fotocamere con risoluzioni migliori alcuni dei fattori tecnici presi in considerazione per i nuovi acquisti. Gli smartphone acquistati negli ultimi 30 giorni, hanno dimensioni dello schermo comprese tra i 5’’ e i 5,5’’ per il 43,7% dei casi, e superiori ai 5,5’’ nel 27,9% dei casi. La tendenza a schermi sempre più grandi viene confermata prendendo in considerazione l’intera smartphone audience italiana, che fa registrare le maggiori crescite in termini di utenti per gli schermi oltre i 5,5” (+69%), e per quelli compresi tra i 5’’ e i 5,5’’ (+57% rispetto a giugno 2016), che rappresentano ormai la gran parte degli smartphone (utilizzati dal 40,1% degli utenti). In calo del 3% invece il numero di chi possiede un dispositivo con dimensioni dello schermo tra i 4,5” e i 5” (quota al 22,2%).
La risoluzione della fotocamera frontale che risulta più diffusa nella platea italiana è 5 megapixel (+67% rispetto al 2016), ma quella che registra una maggiore crescita rispetto allo scorso anno va dai 5 megapixel in su (+ 353%). Tra le fotocamere posteriori, le più diffuse risultano avere una risoluzione compresa tra i 10 e i 14 megapixel, in crescita dell’89% rispetto al 2016. Dispositivi più grandi, più potenti e più performanti si traducono anche in nuove possibilità di utilizzo per i possessori di smartphone, e attività diverse dalla chiamata tradizionale. Tra queste sempre più diffuse la visione di contenuti video o televisivi (19 milioni di utenti, +16% rispetto allo stesso mese dello scorso anno), l’ascolto di musica (15 milioni, +11% rispetto allo scorso anno), la condivisione di foto e video sui social (+13%) e l’acquisto di beni e servizi (+22%), con la maggiore crescita registrata dalle videochiamate (+74%).
Via Prima Comunicazione
In occasione del decimo anniversario del lancio dell’iPhone, Axway (Euronext: AXW.PA), catalyst for transformation, ha pubblicato i i risultati di un sondaggio che esamina il ruolo svolto dagli smartphone nella vita quotidiana, grazie ai servizi e alle esperienze che abilitano, e come i consumatori vorrebbero si evolvessero in futuro. Il sondaggio, che ha coinvolto 1.200 consumatori negli Stati Uniti, rivela che questi ultimi privilegiano la sicurezza dei dati e la privacy rispetto a nuove app e funzionalità alla moda, preferiscono le app mobile ai nuovi servizi ad attivazione vocale (come Siri® e Alexa®,) desiderano mandare messaggi anziché parlare e ritengono che estendere la durata della batteria sia essenziale per migliorare l’esperienza da mobile.
SICUREZZA E PRIVACY IN CIMA ALLA LISTA DEI DESIDERI DEI CONSUMATORI
Benché ogni lancio di un nuovo smartphone si concentri su nuove caratteristiche e funzionalità accattivanti da proporre, la ricerca ha rilevato che sono la sicurezza dei dati e la privacy a essere in cima alla lista dei desideri dei consumatori quando pensano ai futuri aggiornamenti del proprio smartphone.
- Il 69% di chi possiede uno smartphone desidera che lo sviluppo futuro di questi device si concentri sulla sicurezza dei dati e sulla privacy rispetto all’introduzione di nuove app e funzionalità.
LE APP RENDONO ANCORA FELICI I CONSUMATORI
Sebbene il mercato si stia focalizzando sempre più sui servizi ad attivazione vocale, come le chatbot, la ricerca mostra che i consumatori non vogliono smettere di utilizzare le proprie app mobile e, in questo momento, non ritengono che i servizi ad attivazione vocale rappresentino una componente essenziale della propria esperienza da mobile.
- Il 62% afferma che non rinuncerebbe a tutte le proprie app mobile per un servizio ad attivazione vocale come Siri che funzioni sempre perfettamente
- Solo il 5% dei consumatori ha inserito le nuove funzionalità vocali nella propria lista dei desideri per migliorare l’esperienza da smartphone
MESSAGGIARSI È BELLO: QUANDO MANDARE MESSAGGI È PIÙ IMPORTANTE DI TELEFONARE
Negli ultimi 10 anni lo smartphone ha incorporato una serie di diversi dispositivi consumer, dai lettori musicali alle console dei videogiochi, alle mappe, ridefinendo il concetto stesso di telefono. Per comprendere come tutto questo abbia cambiato il modo in cui i consumatori usano il proprio device, abbiamo chiesto loro di elencare i cinque utilizzi preferiti che fanno del loro smartphone; in cima alla lista si trovano i messaggi.
- Il 70% indica i messaggi come principale utilizzo
- Il 62% ha citato le telefonate
- La “top five” degli utilizzi preferiti include, inoltre, e-mail (54%), uso dei social network (51%) e uso della fotocamera (37%).
- Altre funzionalità utilizzate in prevalenza dai consumatori sono: i giochi (30%), la musica (28%), le indicazioni stradali/mappe (24%), l’orologio (23%), lo shopping (23%), le previsioni meteo (22%) e i servizi bancari (21%).
- Sono invece usati in misura minima servizi emergenti quali chat video (8%) e TV mobile (11%).
LA DURATA DELLA BATTERIA È ESSENZIALE PER L’ESPERIENZA MOBILE DEL FUTURO
L’utilizzo dello smartphone continua a evolvere man mano che emergono nuove tecnologie, come la realtà virtuale e aumentata che offrono delle esperienze più coinvolgenti. Al fine di stabilire quale aspetto, secondo i consumatori, sarà fondamentale per migliorare la mobile experience, Axway ha chiesto loro di indicare una lista di quello che bisognerebbe fare in futuro:
- Migliorare la carica della batteria, senza ombra di dubbio, è la priorità assoluta per i consumatori, visto che circa metà di essi (48%) la indica al primo posto nella propria lista dei desideri
- Altri elementi ritenuti importanti sono: la possibilità di ricaricare via wireless (15%), una maggior durata (10%) e una migliore connettività con altri dispositivi (8%).
- I consumatori non hanno invece segnalato come importanti tecnologie più futuristiche come lo schermo 3D (4%) o la realtà virtuale (4%).
COSA SARÀ IN GRADO DI FARE IL MIO SMARTPHONE IN FUTURO?
Gli smartphone hanno acquisito un mercato consistente sottraendolo ad aziende che offrivano diversi dispositivi, come le fotocamere o lettori musicali portatili o i sistemi GPS. Abbiamo chiesto ai consumatori quale altro dispositivo verrà incorporato all’interno del loro smartphone nei prossimi due anni; la maggior parte (37%) ha risposto i bancomat , seguiti dai tablet (28%), i laptop (27%) e le chiavi dell’auto (21%).
NON TOGLIETEMI IL MIO SMARTPHONE
Non è un segreto che gli smartphone svolgono un ruolo fondamentale nelle nostre vite quotidiane e molte persone faticano a immaginare la loro vita senza di essi. Quando Axway ha chiesto ai consumatori a cosa rinuncerebbero per una settimana, se al proprio smartphone o ad altri oggetti essenziali, gli intervistati hanno risposto di essere disposti a fare dei sacrifici consistenti pur di tenere il proprio smartphone.
- Il 47% delle persone piuttosto rinuncerebbe all’alcool
- Circa un terzo rinuncerebbe allo zucchero (35%), al caffè (33%), all’esercizio fisico (31%) e a guardare la TV (31%)
- Il 24% degli intervistati rinuncerebbe al sesso
- Il 10% rinuncerebbe anche a parlare con il proprio partner pur di avere una settimana di accesso allo smartphone!
“Sentiamo spesso parlare di digital transformation, ma nel caso dell’iPhone si è trattato veramente di una rivoluzione, poiché non ha cambiato solo il concetto di telefono, ma il nostro modo di usufruire dei servizi digitali in un contesto di experience economy che sta offuscando i confine tra la vita lavorativa e privata”, commenta Jean-Marc Lazzari, CEO di Axway. “Proprio per celebrare il decimo anniversario di un progresso tecnologico così importante, abbiamo scelto di analizzare il ruolo che gli smartphone svolgono nella vita quotidiana, grazie alle app mobile e alle API, che creano esperienze coinvolgenti e servizi sempre più convenienti. Le previsioni per il futuro mostrano un’evoluzione intrinseca con la crescita delle customer experience network, all’interno dei quali gli smartphone avranno un ruolo fondamentale. I risultati del sondaggio offrono spunti interessanti e alcune sorprese per quei brand che vogliono continuare a migliorare la mobile experience”.
Via Tech Economy
Nel 2016, anche grazie ad alcuni interventi legislativi a livello europeo e nazionale, il Mobile Remote Payment ha raggiunto la cifra di oltre 600 milioni di euro, aumentando la quota di mercato di un +61% rispetto all’anno precedente. Cresciuti i pagamenti di bollette e bollettini, arrivati a sfiorare la quota di oltre 115 milioni di euro, erogati solo tramite Mobile Wallet non considerando in questa cifra ad esempio tutti gli altri pagamenti da Mobile Banking. Questo è il quadro che emerge dall’analisi dal report dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano.
I pagamenti innovativi hanno superato i 30 miliardi di euro, sostenuti dalla crescita dei pagamenti con tecnologia contactless: 7 miliardi di euro con un aumento di +700% e pagamenti mobile che raggiungono la cifra di 3,9 miliardi di euro registrando una crescita del 63%.
Raddoppiati i pagamenti da cellulare legati ai trasporti come i biglietti del bus, pagamento delle soste, taxi e car/bike sharing, che raggiungono i 90 milioni di euro segnalando una crescita del 97%. In particolare, grazie allo sviluppo e diffusione dell’offerta di questi nuovi servizi, nel 2016 sono stati acquistati oltre 8 milioni di biglietti, pagate quasi 7 milioni di soste e oltre 10 milioni di corse di car sharing attraverso metodi di pagamento digitali.
Anche il settore del trasporto attraverso taxi rappresenta una quota di mercato pari quasi a 4,5 milioni di euro pagati attraverso dispositivi mobile come smartphone e tablet. E’ pur vero che i servizi di Mobile Remote Payment hanno un valore medio della transazione molto basso, ma evidenziano una frequenza di utilizzo sempre più alta e interessante da parte degli utenti. Indubbiamente più che l’impatto in termini di fatturato in questo caso andrebbe posta l’attenzione sul merito di riuscire ad abbattere progressivamente le barriere all’utilizzo del cellulare per i pagamenti di questo tipo da parte degli utenti e a fare da traino anche agli altri servizi di Mobile Payment & Commerce.
IL MERCATO
Cresce l’interesse verso il Mobile Payment & Commerce a livello globale: ma se il mobile remote commerce è ormai consolidato, il mobile proximity payment deve ancora esprimere appieno il suo potenziale. Il mercato non è dunque saturo e esisterebbero, anzi, spazi di espansione in questo ambito molto ampi. Ciò è testimoniato da quanto sta avvenendo a livello internazionale attraverso il lancio dei servizi di Mobile Payment. Produttori di telefoni come ad esempio Apple, Huawei, Samsung, Xiaomi o fornitori di sistemi operativi (Android e Microsoft) ed alcuni operatori telefonici come Vodafone confermano la volontà di entrare nel mercato dei pagamenti sia di prossimità che a distanza. Questa volontà è confermata dal lancio delle offerte legate ai Mobile Wallet in quei Paesi dove sono già presenti con proprie soluzioni; in questo contesto gli attori maggiormente attivi risultano essere Apple e Samsung, che hanno già lanciato l’offerta in ben 13 Paesi a testa, seguiti da Android che ha raggiunto al momento almeno 9 Paesi. Nel mese di gennaio 2017 erano 22 i Paesi in cui era presente almeno uno dei servizi dei 7 attori sopra citati di cui 11 con un solo un servizio attivo (Brasile, Corea del Sud, Francia, Irlanda, Italia, Malesia, Olanda, Porto Rico, Svizzera, Tailandia, UEA), 5 paesi con due tipologie di servizi (Canada, Giappone, Hong Kong, Nuova Zelanda, Russia) e 6 paesi con almeno 3 servizi attivati (Australia, Cina, Singapore, Spagna, UK, USA). Ancora pochi quelli che hanno integrato servizi aggiuntivi alla fase di pagamento, come ad esempio il couponing o le carte fedeltà.
IN ITALIA
Secondo lo studio del PoliMi si stima che, a livello globale, nei prossimi tre anni la frequenza di utilizzo dei dispositivi mobili aumenterà ulteriormente per arrivare nel 2019 al raddoppio delle le transazioni attraverso Mobile Remote Payment. L’evoluzione, lo sviluppo e la crescita del settore passerà attraverso l’utilizzo dello smartphone sempre più quale strumento di accettazione: a fine 2016 si stimava fossero circa 85.000 le unità di Mobile POS, per una crescita del 21% rispetto all’anno precedente.
In aumento anche il transato che ha raggiunto gli 800 milioni di euro (+75% rispetto al 2015), a dimostrazione del fatto che gli utenti che lo hanno provato ne sono rimasti soddisfatti.
Anche in Italia, analizzando i dati dello scorso anno, si registrano nel settore digital payment segnali incoraggianti: da un lato, finalmente gli esercenti italiani hanno iniziato a mostrare maggior interesse ad accettare i pagamenti con il cellulare e dall’altro i consumatori appaiono sempre più incuriositi dalle opportunità offerte.
I pagamenti digitali con carta in Italia nel 2016 sono cresciuti del 9%,raggiungendo i 190 miliardi di euro, pari al 24% dei consumi delle famiglie italiane. Crescita riconducibile ai New Digital Payment ovvero modalità più innovative di pagamento digitale, come eCommerce, ePayment, Mobile Payment & Commerce, Contactless Payment, Mobile POS, che complessivamente hanno superato i 30 miliardi di euro (+46% rispetto al 2015) e valgono ormai il 16% del totale dei pagamenti digitali con carta, mentre nel 2015 rappresentavano appena il 12%. Con gli attuali andamenti del mercato si stima che nel 2019 supereranno la cifra di 100 miliardi di euro.
Fonte: Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management, Politecnico di Milano, Marzo 2017
Il 2016 è stato l’anno in cui a fare da promotori nella direzione dei pagamenti innovativi sono stati gli esercenti. Secondo il rapporto, infatti, su 68 Top Retailer italiani oltre il 44% ha indicato come prioritaria per il 2017 l’innovazione dei sistemi di pagamento. I grandi esercenti italiani, in particolare nel campo della ristorazione, si sono messi in gioco in due modi: da un lato integrando alcuni sistemi di pagamento all’interno delle loro app e dall’altro accettando i pagamenti offerti da altri attori.
GLI SVILUPPI ATTESI
L’analisi di 378 startup e lo studio del contesto internazionale hanno permesso di individuare cinque direzioni di innovazione che potranno rivoluzionare i pagamenti nei prossimi anni e con le quali il Mobile Payment si dovrà confrontare:
- Mobile Wallet: lo smartphone può arricchire l’esperienza di acquisto degli utenti in un punto vendita integrando il pagamento anche ad altri servizi. Sono state individuate 97 startup che si muovono in questa direzione.
- Geo-localizzazione: lo smartphone dotato di sistemi di localizzazione può aiutare a capire chi sia l’individuo che si trova in negozio e abilitarne il pagamento. Nel corso del 2016 Google ha lanciato e dismesso un servizio denominato “Payments hands free”, che attraverso la geo-localizzazione consentiva di pagare senza dover estrarre il cellulare dalla tasca. Altro esperimento interessante quello di Amazon Go, un negozio fisico in cui il pagamento avviene tramite l’account Amazon dell’utente senza cassa e senza code, utilizzando il telefono per identificare l’utente entrato in negozio;
- Biometria: l’attivazione dei pagamenti può essere abilitata da varie tecnologie biometriche quali lettura dell’iride, lettura dell’impronta digitale, riconoscimento facciale, e lo smartphone può diventare un valido strumento di riconoscimento. Nel 2016 Mastercard ha sperimentato il selfie payment con riconoscimento facciale tramite la videocamera del cellulare o del PC; dal 2014 Apple Pay utilizza l’impronta digitale sostitutiva del PIN per confermare il pagamento tramite Mobile;
“La biometria – osserva Alessandro Bottalico, Head of Channels Integration and Mobile Payments di Banca Mediolanum – rappresenta il fattore abilitante di alcune caratteristiche fondamentali per una user Experience realmente efficace. Il servizio offerto deve infatti essere innanzitutto facile, e la biometria permette di non dover ricordare codici segreti. Deve poi essere veloce, ed è sufficiente appoggiare il dito sul telefono o semplicemente guardarlo per confermare la propria identità e autorizzare le disposizioni. E dev’essere infine sicuro, e la lettura dell’iride o dell’impronta digitale risponde a questo requisito perché elementi biologici unici e impossibili da rubare”.
- Criptovalute e blockchain: le monete virtuali possono aprire nuove opportunità grazie alle tecnologie blockchain che possono garantire tracciabilità, trasparenza e immutabilità delle transazioni;
- Internet of Things: l’attivazione del pagamento può avvenire direttamente dagli oggetti, escludendo la necessità di utilizzare lo smartphone. Barclaycard nel Regno Unito consente di pagare tramite wearable; Mastercard, Samsung e Eataly hanno annunciato il pagamento dal frigorifero smart in Italia; Amazon sta lavorando sul Dash Button per attivare l’acquisto direttamente da un pulsante; i produttori di automobili stanno integrando i pagamenti dei parcheggi direttamente dal sistema operativo dell’auto.
Leggendo l’ultimo rapporto sulla situazione del Mobile Payment verrebbe da dire che siamo solo all’inizio.
Via Tech Economy
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