Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Presto i consumatori ascolteranno solo chi fa content marketing. Lo scrivevamo su queste pagine nel 2016 e la tendenza si riconferma ad oggi dopo due anni di evoluzioni. Evoluzioni, in realtà, ancora un po' poco spinte per quanto riguarda il nostro Paese, dove i contenuti promozionali di qualità sono ancorapiù chiacchierati che attuati.
In questa guerra della visibilità, che lo scorso anno è stata segnata da 5 trend tutt'ora in fase di sviluppo, a vincere è chi riesce a stare al vertice della piramide, investendo agilmente nei format più evoluti. Anche l'ormai popolarissimo influencer marketing richiede nuove strategie d'efficacia per distinguersi dalla massa.
Proviamo a prendere esempio da chi sta facendo bene. L'appuntamento annuale con l'indagine di NewsCred sui 50 migliori brand in ambito di content marketing offre un interessante spunto in tal senso, da più noti come Ikea e Nike a Taco Bell e Zappos. Come evidente, tra l'altro, le formule del successo sono individuabili da tutti i settori: retail, food, automotive, beauty, finanza e così via.
Un caso emblematico? Sephora, che invece di pagare i propri impiegati o una figura esterna per gestire un blog di bellezza lascia tutto in mano ai propri utenti/consumatori, che diventano così essi stessi gestori di un content marketing user-generated. Il suo hub di contenuti è la sua stessa community di appassionati e fedelissimi, che discutono di prodotti e condividono consigli, suggerimenti e consigli su ciò che vale la pena acquistare.
A seguire vi presentiamo la classifica NewsCred 2018 completa e divisa per settori. Cliccando su ogni brand potete visualizzare la relativa case history e lasciarvi ispirare.
Auto
Beauty
Finance
Fitness + Lifestyle
Food
Health + Pharma
Insurance
Retail
Technology
Travel
Via Mark Up
È Ferrero l’azienda con la migliore reputazione in Italia. A decretare questo risultato è la classifica stilata dall’Italy RepTrak del Reputation Institute, che giunto alla sesta edizione misura la reputazione delle 150 aziende più apprezzate in Italia. Confermato, dunque – come emerso in occasione dell’evento di lancio, i Reputation Awards promossi con il patrocinio di Ferpi e Iulm – il podio dell’edizione 2017, ma Walt Disney scende sul gradino più basso. Di seguito la top ten:
scende sul gradino più basso. Di seguito la top ten:
1. Ferrero (80,9) 2. Ferrari (80,7) 3. Walt Disney (79,1) 4. Lavazza (78,8) 5. Canon (78,7) 6. Samsung (78,6) 7. Lego (78,4) 8. Amazon (77,4) 9. Pirelli (76,5) 10. Giorgio Armani (76,5)
Walt Disney perde 6,3 punti percentuali, ma anche Ferrero (-3,8) e Ferrari (-3,5) lasciano sul campo qualche punto rispetto all’edizione 2017. Così come Lego, Lavazza e Amazon che rimangono in top ten; Lavazza salendo dal sesto al quarto posto, Amazon scendendo dalla quinta all’ottava posizione, Lego dalla quarta alla settima piazza. Entrano nelle prime dieci Canon (quinta), Samsung (sesta), Pirelli (nona con 21 posizioni guadagnate) e Giorgio Armani (decima).
“In un periodo caratterizzato da una crescente sfiducia nei confronti della politica e delle Istituzioni, crescono inesorabilmente le attese nei confronti delle aziende, oggi impreparate a guidare quel cambiamento atteso dai consumatori -ha affermato Fabio Ventoruzzo, vice president di Reputation Institute-. Le aziende devono trovare il coraggio di guardare oltre la profittabilità del business nel breve termine. Le grandi imprese, anche se di settori diversi, devono avere interessi e progettualità convergenti per proporre una visione di medio-lungo periodo, assumendosi una leadership autentica e credibile proprio in un momento di vuoto della rappresentanza”.
“Il calo della reputazione non è dovuto all’aumento del numero degli ostili nei confronti dell’azienda ma è influenzato dall’incremento significativo degli indecisi- spiega Stefano Cini, managing director di Reputation Institute Italy-. Sono questi i consumatori che le aziende devono riconquistare e convincere per rafforzare il legame emotivo con gli italiani”. Anche perché “se prima era sufficiente raccontare ‘cosa fanno’ e ‘chi sono’ le aziende, oggi cresce l’aspettativa degli italiani nel chiedere il ‘perché’ le Aziende devono essere scelte. Gli italiani chiedono di creare ‘valore condiviso’, ossia influenzare positivamente i temi sociali attraverso i propri prodotti/servizi”.
Dalla ricerca emerge inoltre che, a fronte di un 52% di aziende che hanno a disposizione strumenti per valutare la reputazione ma si limitano a osservare passivamente cosa succede, c’è un 33% che ha iniziato a cercare risposte e che è a buon punto e un 15% che ritiene di aver già messo in atto tutte le pratiche utili ad accrescere la propria reputazione.
Infine, metà delle aziende (51% ) non ha ancora messo a budget spese per la gestione della reputazione.
Via Mark Up
Come ogni anno condivido qualche riflessione sui mutamenti dell’utilizzo dei social media nel nostro paese a partire dai dati forniti da Audiweb powered by Nielsen (qui i dati dello scorso anno). Si tratta della cosiddetta Total Digital Audience, ossia delle persone che accedono da desktop e mobile (smartphone e tablet) al netto delle sovrapposizioni. L’universo considerato è relativo ai maggiori di 2 anni per l’audience da Pc e alla fascia 18-74 anni per quella da mobile. Dunque è probabile una sottovalutazione dell’impatto dei servizi/app usati prevalentemente in mobilità dagli under 18.
Facebook rimane il più grande mall italiano con circa 27 milioni di audience a dicembre 2017, in crescita del 9% sull’anno, nonostante il minor utilizzo da parte dei giovani. I dati ufficiali Facebook parlano di oltre 30 milioni di utenti attivi al mese (la differenza è dovuta a diverse metodologie di rilevazione ossia accessi versus utenza attiva). Il network di Zuckerberg continua ad essere quello utilizzato per più tempo, per circa 14 ore al mese per persona.
Al secondo posto c’è sempre YouTube, la tv non lineare, seguita da oltre 24 milioni di italiani, con un tempo medio di permanenza mensile di 2 ore.
In terza posizione Instagram che continua a coinvolgere nuovi utenti attestandosi sopra i 14,5 milioni di individui. Un incremento del 41% rispetto al 2016 (anche qui i dati ufficiali sono più alti perché considerano l’utenza attiva).
Segue LinkedIn con un’audience di circa 9,8 milioni di persone (+38% in un anno), mentre Twitter è stabile sui 7,1 milioni.
Prosegue la lenta agonia di Google+ che perde 2,4 milioni di italiani e si ferma a 6,1 milioni di audience.
Continua a crescere anche Pinterest, che ora può vantare un’audience di oltre 5,1 milioni di italiani (+17%) ed inizia a diventare interessante per le aziende. Invece Tumblr, abbandonato da Yahoo!, perde 21 punti e si ferma a 1,9 milioni.
A differenza del balzo dello scorso anno Snapchat rimane stabile a 1,9 milioni di italiani, nonostante la copertura stampa relativa al suo ingresso a Wall Street.
La composizione demografica degli utenti italiani dei social media Interessante l’elaborazione di AGCOM dei dati Audiweb che permettono di comprendere le caratteristiche delle audience dei social considerati. L’Indice mostrato in tabella se >1 indica che la quota del target che ha visitato lo specifico social è maggiore di quella calcolata sull’intera categoria Audiweb detta “Search, Portals, Communities” (comprensiva di tutti i social network, portali e motori di ricerca).
Genere: Pinterest e Snapchat si caratterizzano per una maggiore presenza di donne, rispetto al totale dei soggetti che consultano la categoria suddetta
Età: Instagram, Trumblr e Snapchat ricevono particolare attenzione da parte di un pubblico giovane (0-34 anni), rispetto agli altri social network come Linkedin, Twitter, Pinterest e Google+ seguiti in particolare dalle coorti d’età intermedia (35-54 anni)
Stato occupazionale: Google+, Linkedin, Twitter sono preferiti dagli utenti che hanno un’occupazione
Istruzione: Twitter e Linkedin sono seguiti più degli altri social media da un pubblico dotato di una laurea
Via Vincos blog
Torna l'appuntamento con i ranking Blogmeter dedicati ai brand che sui social vantano le migliori performance. Questa volta l'indagine è dedicata al comparto banking e ha preso in esame tutte le pagine ufficiali Facebook, Twitter, Instagram e YouTube delle principali banche (fisiche e online) operanti sul mercato italiano dal 1° gennaio al 31 marzo 2018.
Al primo posto troviamo Banca Mediolanum, che ottiene la medaglia d'oro grazie alla sua prolifica attività su YouTube. Con un total engagement pari a 79,1K e una media di 3 post al giorno, la banca milanese conquista il gradino più alto del podio, staccando di parecchio i principali competitor. L’attività maggiore del profilo è segnalata in data 8 gennaio, giorno in cui è stato pubblicato sul canale YouTube dell’azienda il video dedicato al pagamento tramite Apple Pay che ha totalizzato oltre 17K views nel periodo di riferimento.
Medaglia d'argento per CheBanca!, banca online del Gruppo Mediobanca, con un total engagement che supera la cifra di 56K e proviene per ben il 98% da Facebook. Ed è proprio su Facebook che è stato pubblicato il post con maggior engagement di CheBanca!: si tratta di un post in cui l’azienda augura Buona Pasqua ai suoi clienti e follower, e che raggiunge la cifra di 10,6K interazioni.
Terza sul podio UniCredit, che raccoglie un total engagement di 52K durante il periodo preso in esame. L’86% delle interazioni registrate proviene da Facebook, mentre solo l’8% e il 5% provengono rispettivamente dalle pagine Twitter e YouTube dell’azienda. Il post di UniCredit risultato più engaging è quello targato #MiPIM2Milano, hashtag lanciato in occasione del Mipim Awards 2018, premio a cui ha partecipato il progetto di UniCredit Tower e che è poi risultato vincitore del titolo Best Urban Regeneration Project.
Quarta posizione per Credem - Credito Emiliano, con un total engagement pari a 46,4K proveniente per il 98% da Facebook e per appena il 2% dal profilo Twitter. Il most engaging post di Credem arriva proprio da Facebook: si tratta di un post dedicato alla giornata di San Valentino che ha raccolto oltre 4,8K interazioni.
Quinta in classifica Bper Banca, con un engagement totale di 43,4K ottenuto principalmente attraverso Facebook (97%). Il post di Bper Banca che ha ottenuto più successo nel trimestre in analisi è anche il post che ha ricevuto più reaction tra tutti quelli analizzati nel periodo in analisi.
Le menzioni speciali. Una prima menzione speciale la merita Intesa Sanpaolo, che si aggiudica il premio per la pubblicazione del most viewed content con un video in collaborazione con Mastercard. La seconda, invece, va ad Ibl Banca con un post gioco che guadagna il titolo di most commented content del trimestre, con oltre 2mila commenti.
Via Mark Up
Perché gli italiani usano i social media e come? Quanto ci influenzano le campagne adv e gli influencer su questo canale? Risponde a tutte queste domande lo studio Italiani e Social Media di Blogmeter, che per questa seconda edizione ha intervistato 1.500 italiani dai 15 ai 64 anni.
Vediamo allora nel dettaglio i risultati della ricerca.
QUALI SOCIAL E COME Facebook si conferma anche quest’anno il maggiore rappresentante per l’84% degli intervistati. Altri rilevanti social media di cittadinanza sono YouTube e Instagram - che cresce di ben il 6% rispetto all’anno passato (da 40% a 46%). Estremamente rilevante per le relazioni social è WhatsApp, che passa dal 91% al 94% di utilizzo quotidiano: per i consumatori WhatsApp è un social alla pari di altri, e non viene considerato un mero servizio di messaggistica. Ci sono poi i social funzionali, che usiamo saltuariamente, poiché soddisfano un need specifico e in questo caso, secondo i risultati della ricerca svolta da Blogmeter, i principali sono Trip Advisor e Facebook Messenger – i quali crescono entrambi del +4%, rispetto alla cifra registrata l’anno scorso.
LE MOTIVAZIONI D'USO Dalla ricerca emerge una polarizzazione: il 42% degli intervistati dichiara di limitarsi a leggere contenuti altrui, il 13% dichiara di scrivere prevalentemente propri post originali, senza particolare attenzione ai post delle altre persone. Il restante 45% legge, scrive o commenta. Facebook, anche quest’anno si conferma come il social media preferito per una pluralità di scopi. Tra le novità spicca la sua preminenza per leggere e condividere recensioni, che lo vede preferito anche a Trip Advisor. Instagram è il social di riferimento per seguire le celebrity (in crescita rispetto al 2017); YouTube e Pinterest sono utilizzati per trovare nuovi stimoli e idee. Interessante la crescita di menzioni di Facebook Messenger (+7%) come canale per comunicare con le aziende.
ADVERTISING ED E-COMMERCE Una novità interessante per l’anno 2018 è la sezione di indagine dedicata all’adv sui social. La pubblicità su Facebook e Instagram è considerata utile come fonte di stimoli rispettivamente per il 26% e il 33% degli intervistati. È interessante notare, come su questi social molti utilizzatori tendano a non distinguere l’adv dai contenuti organici (ciò vale per 1 intervistato su 3). Decisamente più critica la percezione dell’advertising su YouTube, che è considerata fastidiosa per il 75% degli intervistati. Anche nel 2018 l’eCommerce si conferma fortemente correlato all’uso dei social: coloro che acquistano più frequentemente online sono tra i più frequenti utilizzatori dei social network. Rispetto all’anno passato cresce la quota di utenti che dichiara di acquistare cosmetici e prodotti per la persona (+6%), prodotti per animali domestici (+4%), pasti consegnati a domicilio (+3%) e articoli per bambini (+3%). Quest’anno abbiamo, inoltre, voluto indagare le propensioni per il futuro, da cui è emersa un’evidenza molto interessante: il 50% degli intervistati ritiene che incrementerà i propri acquisti online nell’anno a venire.
I SOCIAL INFLUENCER Gli intervistati hanno indicato tra le personalità che seguono di più, Chiara Ferragni e Clio Zammatteo. La terza personalità influencer per citazioni è anche quest’anno Gianni Morandi: un evidente ponte tra la generazione dei baby-boomer e i giovanissimi.
Via Mark Up
Perché gli italiani usano i social media, quali sono i loro impieghi nella vita di tutti i giorni e soprattutto come mutano gli orientamenti e le opinioni degli utilizzatori, di anno in anno? Sulla scorta di questi interrogativi, Blogmeter, società italiana attiva nella social media intelligence, ha condotto per il secondo anno consecutivo la ricerca “Italiani e Social Media” intervistando 1500 residenti, tra i 15 e i 64 anni, in Italia: un campione rappresentativo (per sesso, età e area geografica) degli iscritti ad almeno un canale social.
Lo studio di Blogmeter si è concentrato soprattutto sui “perché”: quali sono le motivazioni profonde che ci spingono ad usare i social? Per quale ragioni ne scegliamo taluni, piuttosto che altri? Quanto siamo influenzati dalle campagne di ADV? E quanto invece ci condizionano i cosiddetti influencer?
I social non sono tutti uguali. Social di cittadinanza e Social funzionali
Blogmeter ha quindi indagato approfonditamente l’utilizzo dei social media da parte degli intervistati, arrivando ad identificare due tipologie di social: quelli di cittadinanza e quelli funzionali. Ci sono social che usiamo più volte a settimana: questi sono i social di cittadinanza, che contribuiscono a definire le nostre identità di relazione. Tra questi, Facebook si conferma anche per quest’anno il maggiore rappresentante per l’84% degli intervistati. Altri rilevanti social di cittadinanza sono YouTube e Instagram – che cresce di ben il 6% rispetto all’anno passato (da 40% a 46%). Estremamente rilevante per le relazioni social è WhatsApp, che passa dal 91% al 94% di utilizzo quotidiano: per i consumatori WhatsApp è un social alla pari di altri, e non viene considerato un mero servizio di messaggistica. Ci sono poi i social funzionali, che utilizziamo saltuariamente poiché soddisfano un need specifico e in questo caso, secondo i risultati della ricerca svolta da Blogmeter, i principali sono Trip Advisor e Facebook Messenger – i quali crescono entrambi del +4%, rispetto alla cifra registrata l’anno scorso. Le aziende che utilizzano i social media come strumento di lavoro devono quindi decidere quando porsi nella veste di “compagni di strada” degli utenti e quando invece diventare dei risolutori di bisogni specifici, se vogliono parlare con efficacia ai loro consumatori.
Perché si utilizzano i Social Media?
Dalla ricerca emerge una polarizzazione: il 42% degli intervistati dichiara di limitarsi a leggere contenuti altrui, il 13% dichiara di scrivere prevalentemente propri post originali, senza particolare attenzione ai post delle altre persone. Il restante 45% legge, scrive o commenta. Facebook, anche quest’anno si conferma come il social preferito per una pluralità di scopi. Tra le novità spicca la sua preminenza per leggere e condividere recensioni, che lo vede preferito anche a Trip Advisor. Instagram è il social di riferimento per seguire le celebrity (in crescita rispetto al 2017); YouTube e Pinterest sono utilizzati per trovare nuovi stimoli e idee. Interessante la crescita di menzioni di Facebook Messenger (+7%) come canale per comunicare con le aziende.
Advertising e E-commerce
Una novità interessante per l’anno 2018 è la sezione di indagine dedicata all’ADV sui social. La pubblicità su Facebook e Instagram è considerata utile come fonte di stimoli rispettivamente per il 26% e il 33% degli intervistati. È interessante notare, come su questi social molti utilizzatori tendano a non distinguere l’ADV dai contenuti organici (ciò vale per 1 intervistato su 3). Decisamente più critica la percezione dell’advertising su YouTube, considerato fastidioso dal 75% degli intervistati. Anche nel 2018 l’E-commerce si conferma fortemente correlato all’uso dei social: coloro che acquistano più frequentemente online sono tra i più frequenti utilizzatori dei social network. Rispetto all’anno passato cresce la quota di utenti che dichiara di acquistare cosmetici e prodotti per la persona (+6%), prodotti per animali domestici (+4%), pasti consegnati a domicilio (+3%) e articoli per bambini (+3%). Quest’anno Blogmter ha voluto indagare le propensioni per il futuro, da cui è emersa un’evidenza molto interessante: il 50% degli intervistati ritiene che incrementerà i propri acquisti online nell’anno a venire.
Social Influencer: contano davvero?
Blogmeter supportare l’influencer marketing delle aziende. Non poteva in quest’indagine mancare una sezione dedicata ad essi. Una particolare attenzione è stata focalizzata sulle Social Icon, ovvero quelle celebrity divenute famose grazie ai social media. Gli intervistati hanno indicato tra le personalità che seguono di più, Chiara Ferragni e Clio Zammatteo, due Social Icon per antonomasia. La terza personalità influencer per citazioni è anche quest’anno Gianni Morandi: un evidente ponte tra le generazioni dei baby-boomer e i giovanissimi.
La Generazione Z
Un focus particolare è stato concentrato sugli intervistati tra i 15 e i 24 anni, un segmento significativo della cosiddetta Generazione Z. Gli appartenenti a questa generazione sono i cosiddetti nativi digitali, ovvero coloro che sono nati con lo smartphone in mano, e i risultati della ricerca non fanno che confermarlo: il 95% degli intervistati appartenenti a questa fascia d’età utilizza WhatsApp tutti i giorni e il 75% lo fa anche con Instagram, con una percentuale di addirittura il 41% in più rispetto alla media. Per il 37% dei giovanissimi, l’ADV su social quali Facebook e Instagram risulta utile e il 5% ha ammesso di aver acquistato prodotti perché visti sui profili social di una Social Icon. I giovanissimi preferiscono comunicare con le aziende utilizzando servizi di messaggistica istantanea, in misura decisamente maggiore rispetto ad altre fasce d’età: un’ennesima riprova del fatto che per loro il digitale è “la” forma di relazione sociale e non “una delle tante forme”.
Via Prima Comunicazione
Si consolida la fiducia generale dei consumatori nei diversi continenti rispetto al 2016, secondo l’indagine The Conference Board Global Consumer Confidence Survey condotta in collaborazione con Nielsen in 63 Paesi. Il Consumer Confidence Index rilevato nell’ultimo trimestre del 2017 cresce rispetto all’ultimo periodo dell’anno precedente, in particolare in Italia, dove si attesta a 68 punti, in crescita di 10 punti rispetto allo stesso periodo di un anno fa e di 3 punti rispetto al trimestre precedente.
Se le ultime elezioni politiche ci parlano di un voto che chiede una forte discontinuità e riforme ancora più radicali e incisive, soprattutto da parte di chi è rimasto fuori da questa crescita, la fotografia che ci forniscono questi dati sottolinea una diminuzione di chi considera l’Italia in recessione: rappresenta il 78% degli intervistati, in calo di sette punti rispetto ad un anno fa, e di 2 punti rispetto al periodo precedente.
Questo dato parte da una visione più positiva dei consumatori sullo stato delle proprie finanze: il 33% degli intervistati indica infatti aspettative positive per l’andamento dei propri risparmi nei prossimi 12 mesi, in aumento dell’8% rispetto a quanto rilevato un anno fa. L’indagine Nielsen osserva una diminuzione dei consumatori che dichiarano di faticare ad arrivare a fine mese: la percentuale di chi dichiara di non avere denaro rimanente, una volta coperte le spese essenziali, si attesta al 15%, in diminuzione di otto punti rispetto ad un anno fa. Di conseguenza, aumenta il numero di chi ritiene sia arrivato il momento giusto per fare acquisti: è il 24% (+5 punti rispetto all’ultimo trimestre del 2016).
Ma i consumatori per cosa utilizzano il denaro che rimane una volta effettuate le spese improrogabili? Vestiti e vacanze sono in cima alle abitudini dei consumatori intervistati (45% e 41% rispettivamente, in aumento di 14% e 9% rispetto al Q4 2016, come in generale tutte le voci di spesa). Rimane considerevole la percentuale di chi preferisce mettere da parte i risparmi (40%, pressoché stabile rispetto al 39% di un anno fa). Divertimenti fuori casa e nuovi prodotti tecnologici seguono con il 30% e il 26% rispettivamente (+5 e 10 punti rispettivamente).
Cresce il numero di italiani che si aspetta una ripresa del mercato del lavoro (sono il 15% degli intervistati, in aumento di 4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa). Dati talvolta discordanti sugli indicatori di disoccupazione e sulle tipologie contrattuali non rassicurano però fino in fondo i nostri connazionali: la sicurezza del posto di lavoro rimane infatti la prima fonte preoccupazione degli italiani, in linea con i risultati dell’anno precedente (indicata dal 18% degli intervistati, in diminuzione di un punto rispetto al terzo trimestre). Seguono le apprensioni legate allo stato di salute (10%), terrorismo ed economia (entrambe indicate come prima preoccupazione dall’8% degli intervistati). Cresce la percentuale di connazionali che rivolgono le loro attenzioni al work-life balance: raggiunge l’8%, raddoppiando il valore di un anno fa, e sottolineando l’importanza della tematica che sempre più aziende hanno deciso di affrontare con misure ad-hoc, anche nel nostro paese.
Via Mark Up
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