Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Anche se il blogging è per molti prima di tutto una passione e per altri uno statement politico, ritengo comprensibile il desiderio o l’interesse a ricavarci qualche liretta, non foss’altro che per coprirsi i costi.
In fondo il modello dell’offrire valore gratuito al pubblico regge nella misura in cui qualcuno ci mette dei soldi che ci permettano di continuare a produrre questo valore per la comunità o il mercato. In caso contrario una buona metà di Internet (Google in primis…) si ridurrebbe ad un’operazione hobbistica, fatta nei ritagli di tempo e con un’ampiezza e qualità globalmente trascurabile.
Di modi per fare i soldi con i blog, al momento non ce ne sono molti, o meglio ce n’era uno solo – farsi finanziare dalla pubblicità, ospitando annunci pubblicitari (Google adwords) o aderendo a network pubblicitari basati sui blog.
Ovviamente, per tirarci fuori di che pagarsi le sigarette era necessario essere uno di quei pochi blog in grado di fare volumi importanti di visite, generando traffico ed esposizioni importanti per gli annunci contenuti nel proprio blog. In caso contrario (e lo dico basandomi sull’esperienza personale) i fatturati sono tali da non coprire nemmeno i costi delle graffette per carta – altro valido motivo che mi ha spinto a rendere il mio business sempre più paperless.
Da qualche tempo è però nata un’opportunità alternativa di fatturato. Si basa sul potenziale del blog come mezzo di comunicazione persuasivo e convincente. In un mondo in cui la fiducia e l’attenzione verso la pubblicità si sta apparentemente riducendo, siamo portati a soddisfare la nostra sete di informazioni, di consiglio, di orientamento attraverso altre fonti. Fonti indipendenti, super partes – l’equivalente del XXI secolo del consiglio di un amico. E spesso questo amico è un blogger di fiducia.
Basandosi su questo assunto, sulla capacità di un blog di influenzare opinioni, comportamenti e vendite ben di più di una pubblicità (almeno in un buon numero di casi), il sig. Murphy, operatore del mondo dell’online, ha avuto una idea imprenditorialmente sensata ma che ha suscitato in Rete non poche polemiche. E non solo in Rete. Sul Pay per Post ha costruito un circuito, un sistema, in cui il blogger viene pagato per quello che scrive, attraverso un sistema di marketplace, mirato all’incontro di domanda e offerta.
Il tutto inizia dal legittimo desiderio di un azienda di veder promosso il proprio prodotto o servizio. Accede al marketplace di payperpost.com e pubblica la propria richiesta – annunciando all’universo della blogosfera il proprio interesse a remunerare autori disposti a pubblicare storie, recensioni, pezzi (favorevoli) sui propri blog.
Il blogger visita il marketplace, viene folgorato dall’offerta: accidenti, non vedevo l’ora di parlare di questo prodotto in maniera indipendente ed onesta! E per di più mi pagano per farlo; mi offrono l’irresistibile cifra di (5, 6,10…) dollari!
E così il gioco è fatto, l’azienda ottiene esposizione, il blogger ottiene fatturato (nonché stimoli per nuovi, interessanti post) e il pubblico ottiene l’opportunità di venire correttamente informato di prodotti, servizi o aziende che altrimenti i blogger avrebbero (per indubbia superficialità) omesso di coprire giornalisticamente nelle loro pubblicazioni.
Ovviamente il post deve essere approvato da Payperpost (che ha tutto l’interesse a tutelare gli interessi delle aziende), prima di essere remunerato – assicurando quindi un controllo editoriale che, come intuitivo, contribuisce ulteriormente ad una spassionata obiettività degli autori.
Dal punto di vista etico Payperpost ha poi da poco richiesto agli autori di inserire una disclosure nei propri post remunerati (ovvero di scrivere chiaro che il post a favore di un certo prodotto è remunerato dal produttore…). Questo anche perché il peccato d’omissione violerebbe in un certo numero di paesi le leggi di protezione dei consumatori.
Viene inoltre richiesto ai blogger coinvolti sul progetto di scrivere solo su prodotti che possiedano e su cui possano essere onesti – richieste che sicuramente eviteranno qualsiasi tentazione di scrivere a vuoto (ma bene) di prodotti ignoti, all’esclusivo fine di massimizzare il proprio fatturato di autore – a scapito dell’informazione del popolo della Rete.
Il sistema si posiziona, da un punto di vista culturale e storico, nell’alveo dell’antica strategia di cercare di “sponsorizzare” qualche giornalista, attività normalmente gestita da un marketing executive.
Ora però le tecnologie moderne portano il processo su una base di self service web-based, gestendo inoltre i pagamenti via PayPal (in una radicale innovazione rispetto al modello XX secolo, che prevedeva una remunerazione in contanti tramite busta anonima non tracciabile e non denunciata al fisco).
Ad onor del vero, sistemi analoghi – anche se più sotterranei e meno plateali sono anni che si portano avanti, ed è dalla nascita del fenomeno blog che c’è chi trae profitto da post fatti su commissione (o interi blog… )
L’essenza del tutto, in fondo, si riallaccia ad una saggezza antichissima: ogni uomo ha il suo prezzo. Da qui si concatena una serie di sillogismi.
Ogni blogger è un uomo, dunque ogni blogger ha il suo prezzo. E il payperpost offre una manciata di spiccioli per mettere la nostra capacità di scrivere (e anche un po’ la nostra faccia) al servizio di un’azienda. E se riteniamo di valere in funzione per quello che ci pagano, dovremo dunque avere un’autostima tendente il rasoterra per accedere con contentezza all’offerta del Pay per Post ( a questi prezzi).
Ma, evidentemente, devo essere io a tirarmela un po’ troppo – chiari segnali indicano che il mercato sembra credere nel successo della remunerazione dei blogger. Non solo Payperpost si è portato a casa un bel 3 milioni di dollari di venture capital, ma entrano anche altri player sullo stesso mercato, come reviewme (che paga un po’ meglio) o creamaid…
Dal punto di vista dell'azienda, il rischio dell'effetto boomerang e' molto forte. Lasciare la propria comunicazione in mano a dei dilettanti (per quanto bravi e volenterosi siano) è pericoloso. La qualità del risultato è dubbia. Ma poi , a pensarci bene, va bene tutto - quando siamo nella logica di cercare di comunicare spendendo un budget pari a 10 o 20 dollari. Come dicono gli americani... if you pay peanuts, you get monkeys...
I nteressante esperimento on-line di Benetton, che ha recentemente inaugurato un blog denominato Benetton Talk: Nelle intenzioni dei creatori si pone come uno spazio all’interno del quale confrontarsi su temi delicato quali l’ambiente, la diversità e le comunità locali, dando voce e visibilità anche ad argomenti trascurati dai media tradizionali.Riuscira questo blog a mantenere lo spirito “controcorrente” che spesso caratterizza le campagne di comunicazione del famso marchio di abbigliamento? Staremo a vedere, in ogni caso il disclaimer a questo proposito è molto chiaro: “This blog is sponsored by Benetton, but does not necessarily reflect its corporate view”.
Via Adverblog
Di Eli (del 29/04/2006 @ 12:49:46, in Blog, linkato 3722 volte)
Molte aziende cominciano a riconoscere l’importanza dei blog come strumento per far conoscere i propri prodotti, introducendo di conseguenza nuovi tasselli alle proprie strategie on-line.Uno degli esempi più banali e meno efficaci sono alcuni blog tematici gestiti dalle stesse aziende: siti che del blog hanno solo il nome, dove tutti gli articoli pubblicati sono comunicati stampa mentre i commenti vengono opportunamente filtrati e a volte anche scritti dai curatori del sito.Altra aziende provano ad aprirsi ai blog in maniera meno sfacciata, cercando di invogliare i navigatori a presentare i loro prodotti nel proprio blog, limitandosi a fornire immagini e informazioni che saranno poi riproposte autonomamente in altri siti.Un esempio visto recentemente di quest’ultima strategia, che a dire il vero mi ha un po’ colpito anche per la semplicità del messaggio, è il sito nel quale la coreana Samsung presenta il nuovo LCD HDTV. Tra le varie aree del sito c’è infatti la sezione Blog It, dove l’azienda mette a disposizione una serie di foto del televisore accuratamente scelte invitando i navigatori a pubblicarle nel proprio sito.Basterà questo timido invito a convincere i visitatori a fare pubblicità gratuita? Il messaggio manca di appeal: non è particolarmente divertente, curioso o intrigante per scatenare un meccanismo virale, ma se non altro non è artificiosamente manipolato. La Samsung offre immagini e informazioni, saranno poi i visitatori dei vari blog a scrivere i loro (reali) commenti.
Volevo augurare una buona Pasqua a tutti voi, cari lettori di Mymarketing.
Di Eli (del 02/03/2006 @ 19:03:42, in Blog, linkato 9490 volte)
Tra le numerose aziende che decidono di cimentarsi in un blog possiamo contare anche Dior, che ha recentemente lanciato Plastique De Reve , uno spazio monotematico dedicato principalmente ai profumi ma più in generale a tutti i prodotti griffati Dior.La gestione è dedicata ad un’agenzia esterna (Je suis unique), mentre 12 bloggers hanno il compito di recensire, in francese, i prodotti di volta in volta presentati. Inaugurato poche settimane fa ha collezionato oltre 220 commenti in una sola settimana, anche se, come qualche addetto ai lavori ha avuto occasione di rilevare, provengono in buona parte dagli stessi indirizzi IP.
Via adverblog
Mi permetto di esulare brevemente dalle tematiche di marketing qui trattate, per riportarvi una notizia che ho poco fa segnalato sul mio blog, relativamente ad un nuovo servizio di statistiche per blog.
Dato che sono un tipo molto curioso di sperimentare nuovi prodotti, specie quando questi si rivolgono e coinvolgono in modo espresso e diretto la comunità dei blogger ( ed il blog di Max è un ottimo punto di ritrovo per tutti noi) , vi riporto quanto segue:
E' disponibile un nuovo servizio di statistiche web espressamente dedicato ai blog.
Si chiama Measure Map e si propone di essere un buon mix di Flash, Ajax, HTML, CSS, Javascript ed Action Script.
Ripeto, la caratteristica che lo differenzia dagli altri soliti sistemi di statistiche per siti web (a parte Google Analytics), è in primis che è un prodotto recentemente acquisito da Google (il che dovrebbe in qualche modo essere una garanzia) , come annunciato ieri ufficialmente sul Google Blog, in secundis che è nato appositamente per analizzare il traffico sui blog e tutto quello che succede al loro interno, in tertiis che il setup per implementarlo all'interno del vostro weblog non dovrebbe rubarvi più di 60 secondi, il che non guasta.
Attualmente è possibile iscriversi gratuitamente per provarlo (dovete solo attendere di essere ricontattati), quindi invito i curiosi e gli smanettoni a farlo senza troppe diffidenze (Max, mi raccomando, dai il buon esempio ).
Qui sotto vedete uno screenshot del pannello di controllo, una volta che vi siete registrati:
A voi i commenti...
Il proliferare dei blog ha convinto gli organizzatori del più antico, prestigioso e noto premio per il giornalismo, a prendere in considerazione anche la forma parallela del giornalismo tradizionale; ovvero quello online.
La Fondazione Pulitzer, infatti, fondatrice dei prestigiosi premi di giornalismo, ha deciso di aprire una sezione dedicata anche ai giornali online. Il nuovo modo di accedere alle news online, ha fatto si che il più famoso premio di giornalismo ha aperto la sua nicchia al giornalismo web.
Ma come in ogni "club d'elite" che sperimenta strade alternative, non tutti sono d’accordo: non piacciono alcune posizioni troppo liberal di molti blog o di altri web journal, non piace, ai guru del giornalismo offline sedersi allo stesso tavolo di un qualsiasi "uomo della strada" che con il suo blog, ha per esempio, pubblicato un'inchiesta di rilevanza internazionale.
Molti però devono capire che questa è la modernità portata da internet: non più una conoscenza verticale, stratificata e monodirezionale giornalista-lettore, ma una conoscenza-condivisa che rende ogni singolo essere umano un'entità indipendente, atomizzata e protagonista del cambiamento. [fonte marketing-adv]
Di M. Ferrero (del 12/12/2005 @ 20:55:24, in Blog, linkato 3659 volte)
Nati come voce ribelle del Web, anti-establishment e non commerciali, i blog ora accettano i soldi delle réclame e diventano un business. Il trend è ormai avanzato negli Stati Uniti, dove le aziende spendono decine di milioni di dollari per pubblicità e marketing nella blogosfera.Non è più una nicchia per pochi iniziati: quest’anno il 10% della popolazione online ha visitato i blog, abbreviazione per web log, ovvero giornale di bordo di chi naviga su Internet. (...)I cosiddetti blogger guadagnano anche attraverso i network affiliati che, contrariamente al sistema automatico di Google, permettono agli autori di blog di scegliere le pubblicità da mettere sulla loro pagina. Invece di essere pagati in base ai clic, possono ricevere una commissione in rapporto alle vendite procurate dagli annunci messi sui loro siti. Tra i network che fanno incontrare i blogger e il marketing delle aziende ci sono Shareasale, Commission Junction e LinkShare. I blogger, editori faida-te, possono così diventare partner di società Fortune 500, dato che ai network si rivolgono anche grandi aziende. LinkShare, per esempio, annovera clienti come American Express, Dell e Wal-Mart.Un altro modo per far business è mettere nel blog un link alla home page delle aziende. I motori di ricerca come Google e Yahoo! fanno comparire più in alto i siti aziendali che hanno più link e citazioni sui vari siti, blog compresi.UsWeb, una società di marketing online, ha fatto quest’anno diverse campagne pagando 5 dollari ai chi metteva sul proprio sito una citazione o link a un’azienda. UsWeb raccomanda ai blogger di informare i lettori che il sito ha finanziamenti pubblicitari attraverso citazioni a pagamento.(...)Ma i blogger che fanno soldi sono tanti e aumentano. Siti di blog come Gawker Media e Weblogs moltiplicano gli incassi mettendo sul sito non solo i propri messaggi ma anche quelli di altri, aumentando le possibilità di attrarre lettori e pubblicità. In tal modo Weblogs (acquistato di recente da Time Warner) ha fruttato quest’anno qualche milione di dollari, secondo il suo amministratore delegato Jason McCabe Calacanis. Audi ha sborsato 70 milioni di dollari in pubblicità per il modello A3 su 286 blog. Molti link pubblicitari dei blog rinviavano non al sito della Casa dei Quattro anelli, bensì ad altri blog che citavano la campagna per la A3. Un circolo virtuoso ideato da Brian Clark, di Gmd Studios un blogger di ReveNews che Kukral definisce «genio straordinario». (...)Da Il Sole 24ORE, via Blogs4biz.
Il rapporto di amore-odio tra blog e aziende tiene spesso banco su internet in questi ultimi giorni. Da un certo punto di vista i blog possono essere visti come possibile fonte di informazioni su abitudini, pensieri e opinioni per quanto riguarda un’azienda, il suo brand e i suoi prodotti. Si tratta, come già detto in altre occasioni, di pareri “di prima mano”, che come tali dovrebbero essere tenuti in adeguata considerazione dai responsabili marketing che aspirano ad una migliore conoscenza del proprio target.D’altro canto, come emerge chiaramente dalla presa di posizione di Forbes ma anche di altre testate, la natura “anarchica” e potenzialmente distruttiva per l’azienda di alcuni di questi blog rischia invece di creare non pochi grattacapi a chi si occupa di promuovere il brand. Le opinioni espresse in certi siti possono essere fuorvianti e inesatte, manifestate in buona fede ma anche artificiosamente critiche. Diversi blog infatti raggruppano vaste comunità di utenti, e possono influenzare in maniera tangibile la percezione dell’azienda di parte dell’opinione pubblica. Un' ulteriore opportunità che può facilmente diventare un rischio per alcuni brand deriva dalla nascita di blog monotematici dedicati specificatamente al confronto su prodotti e servizi offerti da aziende famose. Un certo numero di consumatori potrebbe infatti decidere di realizzare un blog dedicato esclusivamente alla vostra azienda, creando uno spazio all’interno del quale raccontare le proprie esperienze e riflessioni in relazione ai vostri prodotti, esprimendo allo stesso tempo giudizi più o meno puntuali su quanto sta succedendo, sul vostro brand e molto altro ancora.Impossibile? Non direi proprio, in America infatti ne esistono già alcuni, dove si parla della Disney e più specificatamente dei suoi parchi a tema, oppure dello sport drink Gatorade , ma anche della catena di caffetterie Starbucks.La loro popolarità è in rapida crescita, grazie anche al fatto che, trattandosi di iniziative autonome del tutto slegate dall’azienda, sono percepite da molti come attendibili fonti dove procurarsi informazioni senza correre il rischio di essere “conquistati” da abili campagne di marketing o comunicazione.Fino a quando i giudizi espressi sono positivi tutto bene, si può innescare un virtuoso passaparola che giova alla popolarità del brand ma cosa succede quando invece si tratta di critiche, magari ingiustificate? E che dire della possibilità che qualche dipendente scontento o qualche stizzito concorrente possa prendere la parola approfittando della situazione?Si profila quindi uno scenario con molte incognite, dove da una parte ci sono prospettive interessanti in termini di analisi di mercato e di clima, oltre che di utile pubblicità gratuita, dall’altra però ci si potrebbe trovare costretti a difendersi su molti fronti da attacchi inaspettati, che potrebbero vanificare anni di investimenti e sforzi per consolidare la propria immagine.
Un ringraziamento a Mytech per i link ai siti presentati.
Il progetto è sicuramente ambizioso: un gruppo di esperti di internet ha unito le forze per creare una rete di news e di approfondimento online.Fin qui niente di nuovo, verrebbe da dire. La novità consiste nell’organizzazione di questo network di informazione: si tratta di cento blog professionali, monotematici curati da esperti,giornalisti ma anche semplici appassionati.
Questo progetto, battezzato Blogosfere, punta dichiaratamente alle nicchie dell’informazione, avvalendosi di un network di blog monotematici gestiti da un appassionato del’argomento. L’organizzazione cura gli aspetti tecnici, di comunicazione e marketing, mentre gli autori avranno il compito di scriveranno e aggiorneranno i loro blog. Il blogger viene pagato tramite il riconoscimento di una percentuale sulle delle entrate pubblicitarie derivanti dal blog di cui si occupa (fino ad un max del 50%), mentre il rimanente sarà di competenza di Blogosfere. Tra i benefici collaterali derivanti dal partecipare a questo progetto gli ideatori assicurano un’elevata visibilità e la possibilità di entrare in contatto con gli altri partecipanti, creandosi quindi un network di contatti.
Nel mio precedente post ho parlato di come Yahoo! intendesse avvalersi anche dei blog per arricchire la propria offerta di news, mentre oggi stiamo parlando di un network italiano di informazione, sempre basato sul principio dei blog, resi complementari e opportunamente integrati per offrire informazioni su svariati argomenti. In questi giorni sembra quindi che un po’ tutti, sia in Europa che in altri continenti, stiano puntando molto, con diverse modalità, su questi nuovi canali di informazione. Questo ritengo sia prima di tutto una prova di come questo diverso modo di gestire le informazioni si stia affermando ritagliandosi un proprio spazio, ma anche di come i canali tradizionali spesso siano meno efficaci e diretti rispetto ad alcuni di questi siti.
Ultimamente si parla infatti fin troppo dei blog, e credo che parte dell’interesse esponenziale che si sta manifestando possa derivare da una sorta di “febbre collettiva” verso lo strumento, diventato improvvisamente di gran moda e il toccasana di tutte le esigenze di contro-informazione. Ma potrebbe essere, come molte improvvise infatuazioni, un interesse destinato a ridimensionarsi nel momento in cui ci sarà un’ulteriore evoluzione nelle modalità di comunicazioni o uno strumento che il tam-tam multimediale vorrà mettere sotto la lente di in gradimento esaltandone i pregi e minimizzandone i difetti. Fino a quel momento comunque godiamoci questo momento di grande popolarità, in attesa di vedere la prossima idea che vedrà i blog ancora una volta protagonisti.
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