Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Google continua ad essere protagonista dell’universo web con una serie di innovazioni a ritmo frenetico. La novità, attiva da oggi, è costituita da un servizio per facilitare gli amanti della musica nella ricerca della musica da ascoltare e comprare su internet.
Il colosso delle ricerche online, associatosi con i servizi web Lala e iLike di MySpace, permetterà a chi intende ascoltare un frammento di una canzone di ascoltarla in una finestra pop-up per 30 secondi, o, in alcuni casi, per intero. Nella finestrella inoltre saranno presenti informazioni circa le date dei tour, link ai video e sarà possibile anche acquistare biglietti per i concerti o acquistare la canzone ascoltata. La nuova funzione inoltre permetterà agli ascoltatori di rintracciare canzoni tramite titolo, album, artista o con due versi del testo. Pandora, iMeem e Rhapsody poi forniranno link ai siti musicali per agevolare i consumatori nella scoperta di musica collegata alle richieste nelle ricerche. Al momento il servizio è disponibile negli States, mentre Google nega di aver preso contatti con alcune case discografiche come Sony Music Entertainment e Warner Music Group, pur avendo l’appoggio dell’industria del settore.
La società fondata da Larry Page e Sergey Brin però non si ferma qui. E' di oggi il lancio di Google Maps Navigation, sistema di navigazione stradale gratuito per smartphone collegato ad Android. Il promettente software, dotato di un sistema di riconoscimento vocale, avrà la possibilità di pubblicare fotografie della strada e lanciare una navigazione direttamente osservando il nome di una società o di un settore di attività (e non un indirizzo completo). Il tutto con interfaccia grafica 2D o 3D.
Ieri invece è stato il giorno di Android 2.0, nuova versione del software open source per dispositivi mobili il cui approdo sugli scaffali è rimandato all’inizio del 2010. Il servizio multitouch screen, la possibilità di utilizzare il wireless Bluetoot 2.1, la ricerca estesa a sms e mms e la gestione multipla degli account di posta elettronica fanno di questo software una ghiottà novità destinata a far concorrenza all’iPhone.
Via Quo Media
L'idea è buona.
Twitter, così come lo abbiamo conosciuto fino ad adesso, serve per seguire persone che hanno delle cose da dire che ci sembrano interessanti.
Ma persone che "conosciamo" (in senso lato) e la cui posizione geografica può esserci benissimo ignota.
Quando però andiamo in viaggio può invece interessarci capire "what's cool" nel posto in cui siamo e che magari non conosciamo.
Twaller ci permette, intervenendo sui flussi di Twitter, di avere accesso a tweet di persone di cui non siamo follower ma che parlano del posto che ci interessa. Di cose da vedere, da fare.
Insomma, una specie di motore di ricerca geolocalizzante per Twitter. Molto interessante.
Tre dei nomi più rilevanti del world wide web recente stanno indirizzando una parte dei propri investimenti verso il medesimo mercato: quello della musica online.
Google prova a rimpolpare bilanci e le aspettative di guadagno delle case discografiche, con un servizio chiamato OneBox, uno spazio online in cui si possono cercare canzoni o artisti preferiti, ascoltare in anteprima il pezzo e poi acquistarlo. Secondo fonti interne alla compagnia, la ratificazione dell’accordo dovrebbe avvenire la prossima settimana. Niente di rivoluzionario, ma il coinvolgimento di Mountain View potrebbe portare il pre-ascolto in streaming a una diffusione più capillare.
Emi, Warner, Sony e Universal vorrebbero dunque sfruttare l’abilità e la fama di Google per meglio promuovere i loro prodotti, agevolando la ricerca e l’acquisto da parte degli utenti-appassionati. OneBox fornirà anche informazioni varie legate all’artista ricercato (date di concerti, foto, articoli da giornali online eccetera).
Il search engine americano ha inoltre incorporato LaLa, servizio musicale del social network MySpace, nonché iLike di Facebook, per permettere ai propri internauti di godere degli ascolti-anteprima. Il database che attinge a MySpace consta di 8 milioni di canzoni, mentre iLike raccoglie più che altro videoclip.
La vera novità del servizio OneBox consiste però nel pulsante ‘Buy’, che reinderizzerà i navigatori direttamente sulle pagine dei negozi iTunes o Amazon, per permettere loro di acquistare le singole tracce audio. Google avrà una percentuale sulle vendite, mentre le discografiche verranno retribuite per ogni ascolto in streaming, oltre a una percentuale sulle vendite.
LaLa, che ha trovato a sua volta un accordo con Facebook che permetterà agli utenti del social network più popolare l’accesso al proprio catalogo, al momento fa pagare 10 centesimi per ogni canzone ascoltabile unicamente su internet, mentre per un dollaro i brani possono essere trasferiti su file Mp3, e ascoltati su lettori come iPhone.
Via Quo Media
Prosegue l’integrazione tra siti d'informazione e social network. Grazie all’accordo tra Huffington Post e Facebook, link agli articoli possono essere postati direttamente dal quotidiano online Usa sul social network, tramite una finestra pop up. Il servizio ha portato 6,825,000 utenti in settembre, mentre Facebook ha fatto registrare 3,5 milioni di visite.
Via Quo Media
Cresce il valore dei mercati digitali consumer in Italia. I dati riguardanti il 2008, rilasciati dalla School of management del Politecnico di Milano in occasione della 46esima edizione di Smau, quantificano in 10 miliardi di euro il volume d’affari del settore, incrementato del 13% lo scorso anno e previsto in crescita del 7% nel 2009, nonostante la crisi economica. “Il 50% di questo mercato è rappresentato dalla vendita di prodotti e servizi non strettamente digitali - dice la ricerca - mentre l’altro 50% è diviso tra contenuti digitali a pagamento (40%) e pubblicità (10%)”. Tra le piattaforme, a spadroneggiare è internet, con circa il 60% del mercato, seguito dalla tv trasmessa attraverso tecnologie digitali (30%) e dal mobile (10%). “La dinamica dei mercati digitali - spiegano i ricercatori del politecnico - evidenzia innegabili segnali positivi”: l’e-commerce è cresciuto del 18% lo scorso anno, mentre il volume della pubblicità sulle piattaforme specifiche ha fatto segnare un +21%.
Via Quo Media
Shopping gratuito, i clienti devono registrarsi e pagare 5 euro ogni sei mesi: in cambio 5 prodotti gratis ogni due settimane purchè non siano gli stessi. Un nuovo free cost per promuovere i brand nuovissimi.
Sarebbe stata la meta ideale per la protagonista di I Love shopping. A Barcellona in barba alla crisi, l’impresa catalana Guia de Tendencia ha aperto nel cuore della città di Gaudì il primo negozio in Europa dove è possibile portarsi via gratis le ultime novità.
Si chiama “Esloultimo” (È l’ultima moda) ed è ubicato nella centralissima Ronda Universitat, a pochi passi da piazza Catalunya. Per evitare l’arrembaggio e il saccheggio di acquirenti frustrate dalla prolungata astinenza, dovuta alla mancanza di liquidità, alla Guia de Tendencia hanno escogitato un sistema efficace: i clienti devono registrarsi e pagare cinque euro ogni sei mesi. In cambio, possono visitare la show-room ogni due settimane e portarsi via un massimo di cinque prodotti in maniera gratuita, scelti liberamente fra quelli in esposizione.
L’unico limite è che non si può portare via due volte lo stesso prodotto, dato che l’obiettivo è far conoscere le novità delle marche in esposizione. I problemi sorgono quando si gradisce particolarmente un articolo, al punto da essere disposti a tirare fuori i contanti o la carta di credito per acquistarli. Non c’è verso, impossibile pagare nel tempio del “free-cost”.
L’unica maniera è l’iscrizione con la quota di cinque euro che dà diritto all’accesso alla show-room e, nello stesso periodo, il diritto a portarsi a casa fino a 60 prodotti diversi. «Fra le marche presenti, in tutto un’ottantina, ci sono alcune fra le più richieste dal mercato spagnolo, come Pepsico, Bimbo, Sanex, Ausonia o Hp», spiegano a Esloultimo. Sugli scaffali c’è di tutto, dai prodotti di cosmetica, agli accessori, a quelli per l’igiene o per le pulizie domestiche. Quando si dice, il marketing per il marketing. Guia de Tendencia è infatti un’impresa specializzata in studi di mercato, che, nello store di Barcellona, potrà realizzare i suoi sondaggi praticamente in diretta.
Oltre ad ottenere entrate supplementari dal fitto del locale per eventi di promozione. Il business plan della compagnia, come hanno spiegato il fondatore di Guia de Tendencias, Gabriel Gil, e la direttrice marketing, Cristina Miguez, in occasione dell’apertura del negozio, prevede di raggiungere un fatturato di 3,5 milioni di euro nel 2010.
Al “free-cost” di Barcellona, la società punta per quest’anno ad aggiungere un secondo negozio nel centro di Madrid e, nel 2010, a sbarcare in altre capitali europee fra cui Parigi, Berlino, Londra, Amsterdam e Roma, con un investimento iniziale di 2 milioni di euro. In una seconda fase, è previsto il lancio oltre Oceano, a New York, Los Angeles, Monterrey, Ottawa e Rio De Janeiro, con un ulteriore investimento di 2,5 milioni di euro.
E l’ultimissimo in fatto di nuove tendenze è senza dubbio la parte espositiva dedicata alle innovazioni tecnologiche dei marchi più noti. Allo studio, anche i prodotti gratuiti a domicilio, in modo che il cliente possa provare gli articoli in casa, prima di acquistarli.
Ma, questo sì, solo dopo aver partecipato a un sondaggio di opinione sul gradimento.
La grande superficie di Ronda Universitat, come spiegano i promotori, ha avuto una buona accoglienza anche fra le imprese che mettono a disposizione gratuitamente i propri prodotti, senza ovviamente pagare lo spazio.
La clientela è assicurata: dall’apertura, tre giorni fa, dello ’shopping-freè di Barcellona, in media sono 15mila le persone che passano per non-acquistare o semplicemente dare un’occhiata nel negozio.
Via Marketing Journal
Qualche giorno fa ho parlato di Enterprise 2.0 ed ho citato anche due interessanti post di Leonardo Bellini (li trovate qui e qui) sui 10 principi delle reti sociali ripresi da il Passaparola di Emanuel Rosen.
Dal momento che ho sottolineato che la costruzione dell’enterprise 2.0 parte da un clima organizzativo e culturale ho provato ad applicare alcuni dei 10 principi in questione alla comunicazione interna e mi sembra che vi siano degli spunti interessanti su cui riflettere.
Un grafo di social network analysis, fonte http://www.thedailybit.net
1° : le reti sociali sono invisibili, al di là dei disegni fatti sull’organigramma da sempre si creano delle reti di relazioni e collaborazione tra diverse aree e funzioni, in presenza di un sistema di condivisione fluido e accettato da tutti delle informazioni questa situazione non potrà che essere massimizzata crescendo oltre le previsioni che si possono fare all’inizio.
2° : simile cerca simile (Affinità elettive) e 3° : chi si assomiglia tende a raggrupparsi, il che può creare paradossalmente dei problemi, perché tende a mantere l’informazione all’interno di gruppi di lavoro chiusi. Questo viene evidenziato anche nel 5° principio: le informazioni restano intrappolate nei gruppi. L’abilità di chi governa le informazioni deve essere dunque quella di portare costantemente a contatto gruppi diversi e farli interagire in un ambiente comune.
Al contrario, il fatto che persone che non sono in un rapporto diretto e continuativo (legame forte) entrino in interazione con altre aree e con le loro informazioni esalta la forza dei legami deboli “scoperti” da Mark Granovetter che sono l’oggetto dell’8° principio (i legami deboli sono sorprendentemente forti).
Nel momento in cui il clima organizzativo e gli strumenti tecnologici permettono l’accesso alle informazioni e alle conoscenze da parte di molteplici persone, anche senza un’interazione personale approfondita, saranno proprio i legami deboli a far viaggiare la collaborazione attraverso i diversi gruppi, tramite delle persone che fanno da connettori e nodi di rete (6° principio).
La tecnologia ovviamente potenzia alla grande il potere dei legami deboli (9° principio) mettendo il dubbio il tradizionale limite posto dal numero di Dumbar e permettendo anche in grandi organizzazioni l’interazione e la condivisione fra centinaia di persone.
E dunque che cosa ci dice questa breve carrellata di principi applicati alle organizzazioni?
1) Le informazioni devono essere accessibili anche al di fuori dei propri gruppi abituali di lavoro disegnati sull’organigramma.
2) Per fare questo ci deve essere un clima organizzativo e delle policy che incentivino le persone a non tenere per sè le informazioni e ad essere proattive nell’utilizzo di quelle rese disponibili da altri.
3) Nel momento in cui le persone sono aperte a questo approccio è necessario dare loro degli strumenti tecnologici semplici e potenti per parlarsi e per mettere in circolo l’informazione.
La vostra esperienza lavorativa è così o c’è ancora da lavorare?
Gianluigi Zarantonello
via http://webspecialist.wordpress.com
Nel giorno di Google e delle presentazione dei suoi sorprendenti risultati, il social network Facebook rilancia e si dice pronto a intercettare quel 90% di internauti che non trovano risposte nell'offerta di BigG.
Stando al parere di Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook, infatti, Google soddisfa il 10% della domanda pubblicitaria, intercettando le persone che già sanno cosa vogliono e hanno già deciso di procedere con un eventuale acquisto.
La raccolta pubblicitaria di Facebook potrebbe portare dunque ricavi superiori a quelli di Google. Le entrate del social network del momento stanno crescendo molto velocemente, tanto da raggiungere un attivo nel 2010 e rispettare il traguardo di 500 milioni di dollari a fine 2009.
Il futuro, stando a Sandberg che vede il mercato pubblicitario come una piramide rovesciata , sarebbe ancora più roseo, perché ci si aspetta di trarre profitti dalla nuova pubblicità diretta ai 300 milioni di utenti sparsi per il mondo.
Via Quo Media
Negli ultimi nove mesi, in Europa si registra un calo totale degli investimenti pubblicitari sui media del 9,1%.
Questo secondo gli ultimi dati rilasciati dall’istituto di ricerca Nielsen, che (ri)lancia l’allarme per tutto il settore.
Difficile la situazione in Italia: da gennaio ad agosto c’è stata una flessione del 16% rispetto allo stesso periodo del 2008, per una spesa totale di 5,28 miliardi di euro.
Via Quo Media
L’editoria va (anche) online, a volte con successo. Come nel caso di Lonely Planet, nome storico per le guide di viaggio. La casa australiana, dal 2007 di proprietà di Bbc, ha dichiarato, per il 2009, 20 milioni di dollari di entrate per la sezione web, il doppio rispetto all’anno passato. Sono 500 mila le app per iPhone scaricate (15,99 dollari per ciascun volume), mentre crescono le vendite su Kindle di Amazon (che conta 600 ‘Lonely’ in catalogo). Proprio gli e-reader sembrano essere il nuovo stadio di sviluppo per l’editoria di viaggio, a discapito delle finora fruttuose edizioni cartacee.
Via Quo Media
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