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 mymarketing.it: e tu cosa ne pensi?... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 28/11/2008 @ 07:17:53, in Internet, linkato 5285 volte)

Un aggregatore di contatti e di frammenti di vita, una grande conference call con l'aggiunta di Skype e Flickr, un buco della serratura dal quale spiare e farsi spiare, ma anche un mezzo semplice, immediato, a volte perfino virulento per comunicare. Per capire che cos'è Facebook e come stanno evolvendo i social network, Nòva24 l'ha chiesto a chi lo utilizza, a chi ne è uscito e anche a chi proprio non ne vuole sapere di entrarci. L'indagine, la prima di questo genere in Italia, ha raccolto oltre 2.500 risposte, sia dentro al social network che fuori, in poco più di una settimana. La ricerca in dieci domande, che rimarrà aperta online (sul blog di Nòva24 e nella pagina dei lettori in Facebook) per seguire l'evolversi di quello che si conferma un nuovo mezzo di comunicazione, non ha la pretesa di essere uno studio scientifico, ma vuole contribuire con un racconto diretto da parte di chi con il network vive, convive e lavora.

A conferma della sua crescente popolarità, oltre il 70% degli utenti che hanno risposto utilizzano Facebook. Amicizia e divertimento sono le due motivazioni principali (rispettivamente 42 e 43%), ma un 10% ne dichiara un uso prevalentemente professionale, spesso accoppiato con altri sistemi come Linked-in. «Utilizzo Facebook per lavoro, come rubrica e solo in minima parte lo ritengo uno strumento di svago» osserva Mattia Ballan sul suo Webepoque.it che dichiara senza esitare «meglio tanti amici», ma non rinuncia per questo agli incontri faccia a faccia con quelli che considera più importanti. La privacy è considerata importante, ma poco più di uno su tre ha letto le condizioni di servizio, ma l'uso è quotidiano e spesso prolungato. Se oltre il 60% non supera la mezz'ora di utilizzo al giorno. C'è una fetta consistente che arriva fino all'ora (23%) e uno su dieci si collega fino a due ore. Soprattutto nel tempo libero e da un terminale privato, ma il 13% ammette di consultarlo in ufficio. Al di là di messaggi e amici più o meno reali, tag e applicazioni forse non proprio indispensabili, sono molti quelli che, nonostante il fortissimo rumore di fondo, vedono Facebook come un medium che va nella giusta direzione del web. Quella auspicata da uno dei suoi creatori, Tim Berners Lee che, come ricorda Pietro Zanarini, direttore dell'Ict del Crs4 in Sardegna, va verso la creazione di nuove geometrie sociali, nuovi sistemi di relazione, partcipazione democratica e governance.

Un fenomeno che emerge dal basso, plasmato dai suoi stessi utilizzatori con una modalità empirica che ricorda i processi di selezione naturale, e che in qualche modo condivide una parte della tensione ideale della sua creazione. «La mia speranza – osservava Berners Lee parlando della rete – è che questo nuovo modo di interagire produrrà nuovi modi di lavorare insieme in maniera efficiente e leale, da utilizzare a livello globale per gestire il pianeta nel suo insieme».

Chi avverte, a ragione, che Facebook e gli altri social network non sono la rete, non può però trascurare che il loro successo sta portando, e in qualche modo educando, a interagire on line, milioni di persone che fino a poco tempo fa erano digiune di un utilizzo collaborativo del web e meno di uno su quattro possiede o scrive su un blog. Un segnale ancora più importante per il fatto che il fenomeno sembra ormai entrato nella cultura dei più giovani, molto probabilmente per restarci. «La massa critica si è raggiunta solo di recente in Italia – osserva Michele di Maio, early-adopter in Bocconi dove è studente e che ha collegato Fb al suo hardrockblog.it – un social network può essere anche il migliore del mondo, ma se non si viene a creare un network non serve a niente. Nella mia università, la Bocconi di Milano, il network ha cominciato a nascere circa 3 anni fa portato dagli studenti in scambio nelle università straniere dove era già imprescindibile. Da allora è uno strumento utilizzato in massa». Ed è infatti tra i più giovani che Facebook diventa una tessera di un mosaico molto più articolato di cui fanno parte sempre più spesso servizi come Twitter, Flickr, Oknotizie, meemi, Del.icio.us e Mogulus.

A motivare l'uso di uno strumento che per ammissione praticamente unanime è disegnato piuttosto male, spesso confuso e laborioso, c'è: «La sua la capacità di farti sentire parte di una rete in una sorta di dialogo uno a molti o molti a molti, la facilità di diffusione delle informazioni grazie al passaparola (nel senso che ho trovato parecchie segnalazioni che mi interessavano e che non avrei visto altrimenti, triviali o lavorative)» come osserva la possibilità di aggregare diverse funzioni (attività sociali, bookmarking, lavoro...) in un unico "servizio", l'essere potenzialmente ampliabile all'infinito, il concetto di trasparenza, il fatto che tutti appaiono più "umani" come osserva Marika De Acetis. Tra le richieste più comuni spicca quella per una maggiore trasparenza su chi sponsorizza le applicazioni prima di doverle adottare e quindi fornire l'accesso ai propri dati. Su un punto gli utenti sembrano comunque concordare. Se i social network sono una grande passione, non è detto che Facebook, che oggi cavalca con successo quest'onda, sia il network definitivo. Nel mondo digitale, Microsoft e Google ci hanno insegnato che chi ha una posizione dominante si avvantaggia di ritorni crescenti. Ma è anche vero che la rete è tradizionalmente cresciuta grazie a standard aperti e le piattaforme proprietarie sono divenute spesso un limite all'innovazione.

di Guido Romeo su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 27/11/2008 @ 07:21:29, in Media, linkato 1830 volte)

L'ultimo report Nielsen ha fotografato i consumi di mass media negli Stati Uniti. L'indagine, come sempre pubblicata a fine di ogni trimestre, si concentra sui tre mezzi di comunicazione principali: la televisione, internet e i cellulari.

Il consumo di televisione continua a crescere nei cittadini statunitensi, ma questo non è sufficiente per mettere al riparo dal rischio di diminuzione degli investimenti pubblicitari: il gettito di alcune attività continua a contrarsi preoccupando i network.

Mentre in tutto il mondo si sente parlare di morte della televisione, nelle case americane si sta davanti al piccolo schermo circa otto otto ore e diciotto minuti al giorno, con un incremento del 25% rispetto allo scorso anno. Il record raddoppia se si guarda al consumo individuale, che sfiora le 4 ore e i 45 minuti al dì.

Questi ottimi risultati sono dovuti in parte all'aumento del 52,5% del consumo di programmi in differita, come film in dvd e registrazioni; mentre la fruizione tradizionale è aumentata solo dal 14%. A guadagnare spettatori sono le televisioni via cavo e a pagamento, mentre quelle free perdono auditel e share.

La crisi pubblicitaria che colpisce i network tradizionali potrebbe però giovare, obbligando i canali a una ristrutturazione in termini qualitativi.
Cresce, seppur in modo circoscritto, anche l'utilizzo di internet. Confrontando il terzo trimestre dell'anno in corso con quello del 2007, l'aumento è pari solo al 5,7%: ad oggi, un cittadino americano passa in media un'ora e mezza in più navigando in rete di quanto faceva l'anno precedente.

Con la crescita delle vendite di smartphone, i consumi di video su questi dispositivi mobili registrano un trend positivo. Le rilevazioni di Nielsen considerano sia i contenuti scaricati a pagamento sia quelli gratuiti, che insieme  totalizzano un tempo medio di permanenza davanti allo schermo pari a 3 ore e 37 minuti (contro 3 ore e 15 nel 2007).

Via Quo Media

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Uno dei Top Gun dell'interactive marketing di Procter (Ted McConnell, general manager-interactive marketing and innovation) ha recentemente espresso i propri (personali e ovviamente aziendali) dubbi sul potenziale di Facebook come strumento di marketing- specialmente dal punto di vista dell'advertising.

Il tema del suo discorso alla Digital Non-Conference è stato centrato prioritariamente sul contesto, ovvero sul fatto che le aziende, dal punto di vista della comunicazione, non hanno uno spazio sensato o meglio una ragione di essere su Facebook dal punto di vista pubblicitario.

In effetti dentro Facebook ci sono gli utenti che si fanno i fatti loro, socializzano e si raccontano, si scazzano e dicono vaccate, costruiscono gruppi socialmente utilissimi o totalmente inutili.

Insomma, contesta il fatto che FB sia un "media" in termini pubblicitari; la conseguenza, estrapolo io, è che stiamo cercando di infilarci in una conversazione tra persone dove le aziende rischiano di essere degli intrusi che parlano fuori contesto, cercando di monetizzare i loro scambi.

L'eminente (ed influente) guru ritiene invece ci sia molto più spazio di azione per le applicazioni su FB come strumenti di interazione e di promozione della marca, insomma, di pubblicità, marketing e comunicazione...

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Di Altri Autori (del 25/11/2008 @ 07:00:46, in Mobile, linkato 2216 volte)

Non paga del primato incontrastato nelle vendite di smartphone, la finlandese Nokia ha deciso di abbattere l'ultimo tabù rimasto e di conquistare il mercato asiatico. Il primo produttore di telefoni cellulari al mondo detiene infatti solo l'1% del mercato in questione e si sta preparando a esordire in Giappone come operatore virtuale di rete mobile.

L'operazione, non ancora confermata ufficialmente, dovrebbe essere veicolata da un accordo con il provider nipponico NTT Docomo. Nokia si appoggerà alla sua rete ad alta velocità per proporre i suoi servizi telefonici da associare ai propri modelli di fascia alta. N96 e la linea Vertu saranno al centro di questa operazione che mira a scardinare gli equilibri nel paese del Sol Levante, dove sono aziende con Nec, Sharp e Panasonic a farla da padrone.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 24/11/2008 @ 07:19:26, in Mercati, linkato 2501 volte)

C'è il fenomeno Wii, la scatola bianca dei videogiochi che ha risollevato il marchio Nintendo trasformando il salotto di casa in un campo da tennis o in una pista da bowling. Ma ci sono anche i netbook, i mini computer economici per scrivere e navigare "inventati" dalla Asus. Oppure Pleo, il dinosauro-robot con due videocamere al posto degli occhi che non sporca come fido, si ricarica alla presa della 220 e dà una certa soddisfazione quando lo si accarezza sulla schiena perché fa le "fusa". Il resto è tutto un pullulare di nuove fotocamere reflex digitali targate (non solo) Nikon e Canon, con modelli come la D90 e la Eos 50D, passando per gli smartphone di ultima generazione che hanno reso quasi vecchio l'iPhone, come il Nokia N96 o il Sony Ericsson Xperia X1. Senza dimenticare i televisori a schermo piatto di cui più d'un esperto ha già sancito la "crisi" visto che in un anno i prezzi si sono ridotti fino al 25 per cento.

Il Natale dell'hi-tech è ricco di novità ma la frenata dei consumi pesa su un settore macchiato dal peccato originale della deflazione: a differenza di pane e pasta, iPod e navigatori satellitari costano sempre meno con il passare del tempo, fino a che un modello più sofisticato li rimpiazza. È la vecchia legge di (Gordon) Moore, uno dei fondatori della Intel, che per primo spiegò come un chip - elemento base dell'economia postmoderna e corrispettivo analogico dello "spillo" di Adam Smith - raddoppi di potenza ogni 18 mesi incrementando di poco il suo costo sul mercato (ovviamente per il cliente finale, non per il produttore).
Sul fronte dell'offerta l'inevitabile liaison, non priva di incomprensioni per via della solita guerra sui margini, è tra produttori e grande distribuzione. Che si stanno attrezzando per il mese di dicembre per offrire prodotti sempre più appetibili a prezzi contenuti, nel tentativo di salvare una stagione che negli ultimi nove mesi ha mostrato una flessione complessiva del 3-5 per cento. E allora che Natale sarà questo e quali prodotti incontreranno maggiormente il favore dei consumatori?

La premessa è che l'autunno non ha portato nulla di buono, complice la crisi internazionale. «Il mese di settembre è stato particolarmente negativo - spiega Antonio Besana, direttore commerciale di Gfk Ms Italia - con diversi crolli e un certo ridimensionamento dei trend positivi. Chi tiene ancora sono i notebook, le reflex digitali e i videogiochi (per i dettagli si veda la tabella in pagina, ». In picchiata, invece, i lettori Mp3 rimpiazzati dai lettori Mp4 in grado di "leggere" anche i video.

Spulciando tra le promozioni pre-natalizie si scopre per esempio che con 599 euro si può acquistare un computer portatile dell'Hp scontato del 25% - è il caso di Mediaworld - equipaggiato con processore Intel Core 2 Duo T5450 da 1,67 Gigahertz. Mentre da Trony un tv piatto a cristalli liquidi della Sony, full hd da 40 pollici, è stato ribassato a 976 euro (-15%). E se si vogliono abbattere ancora i costi, sempre per un 40 pollici questa volta della Samsung, basta buttarsi su un "vecchio" hd ready che consente di vedere comunque i canali in alta definizione come quelli di Sky al costo, nella catena Euronics, di 619 euro. Senza dimenticare i navigatori satellitari, con un Tom Tom V3 Eu che da Fnac costa 179 euro.
«Per noi questo sarà il Natale delle console di nuova generazione - dice il direttore generale di Mediaworld, Maurizio Motta, gruppo da oltre 2 miliardi di euro di fatturato con 7.100 collaboratori - perché ora si punta molto sul concetto di interazione che ha portato all'allargamento della base di clienti. Ma ci sono anche gli schermi touch e i netbook».

Anche a Euronics, 1,75 miliardi di euro di ricavi per 5mila dipendenti, i videogiochi saranno la leva di un Natale un po' sofferente. «Rimane però l'incognita dei maxi-televisori - racconta Roberto Cuccaroni, direttore generale di Euronics Italia - anche perché a partire da agosto c'è stata una flessione delle vendite».
Non ha dubbi invece sulle flat tv John Hatch, amministratore delegato di Darty Italia, 100 milioni di giro d'affari nel nostro Paese per 500 addetti, che rilancia: «Stiamo spingendo molto sui modelli full hd a 100 Hertz da abbinare a un lettore blu-ray, stando sotto i 2mila euro per un 46 pollici».

Che possa essere (ancora) il Natale dei videogiochi lo dicono i numeri del mercato: per la fine dell'anno si parla di un business complessivo, tra hardware e software, che potrebbe attestarsi a quota 1,5-2 miliardi di euro, trainato ovviamente dalle solite console: la Playstation 3 e la nuova Psp portatile della Sony, la Nintendo Wii insieme con il piccolo Ds e l'Xbox della Microsoft, che ha appena lanciato anche in Italia il suo Videostore online per scaricarsi film a partire da 2,50 euro.
Curiosità: tecnologia a parte, il Natale dei consumi potrebbe ritornare sulla old economy dei libri proprio nelle grandi catene dell'hi-tech, come racconta Maurizio Motta di Mediaworld: «Stiamo raggiungendo i 2 milioni di libri venduti in un anno, un successo su cui lavoreremo ancora».

 di Daniele Lepido su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 21/11/2008 @ 07:06:10, in Internet, linkato 2055 volte)

Il mondo della discografia continua ad evolversi, internet è diventato il canale di diffusione per eccellenza e i due mostri sacri Guns N'Roses e l'ex Beatles Paul McCartney sembrano esserne totalmente consci: entrambi hanno deciso di lanciare oggi i loro nuovi album in rete su MySpace.

Il popolare sito di social networking secondo solo a Facebook permetterà di ascoltare gratuitamente "Electric Arguments", il nuovo lp del gruppo di McCartney The Fireman, e "Chinese Democracy", l'album più volte rimandato della band hard rock Guns N' Roses, prima che le canzoni si trovino in vendita nei negozi e negli store online come Amazon.com.

Geffen Records intende lanciare in esclusiva "Chinese Democracy" il 23 novembre negli Stati Unti presso la catena di elettronica di largo consumo Best Buy. Molte delle canzoni sono già circolate recentemente in vari modi, anche in versioni pirata sul web.
"Electric Arguments" uscirà invece il 25 novembre: i fan di McCartney potranno ordinare tramite MySpace canzoni dell'album, cosa che invece non potranno fare per "Chinese Democracy".

MySpace Music, l'ultima sezione arrivata sul social network, è una joint venture con le principali etichette discografiche, tra cui Vivendi Universal Music Group, Sony Music e Warner Music Group e, tramite le entrate pubblicitarie, consente l'ascolto in streaming delle canzoni e il download gratuito di alcune di esse.

Via Quo Media

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Di Gianluigi Zarantonello (del 20/11/2008 @ 08:00:00, in Internet, linkato 2217 volte)
Linkedin, dopo alcuni mesi dall'annuncio, ha finalmente messo in linea alcune applicazioni sviluppate da terze parti, non molte in termini di quantità ma davvero di notovele interesse.

Lo screenshot della applicazioni di Linkedin

Intanto trovo corretto che le applicazioni pubblicate siano poche e molto selezionate, sono infatti molto coerenti con il target e non sono troppo invasive (come invece quelle di alcuni social network, Facebook in testa). Ancora di più però sono rimasto impressionato dalla potenza che i database dei social network possono generare se interrogati da dei mashup come quelli che ci sono in linea nella directory di Linkedin.

Ne cito solo una, My Travel, che permette di sapere dove i membri del proprio network stanno viaggiando nel mondo in modo da permettere di incontrarsi sfruttando le occasioni di spostamento. Semplice ma davvero coerente con un target manageriale.

Infine, sempre a proposito della potenza insita nei network provate a rispondere ad uno dei sondaggi di una sola domanda che trovate su Linkedin ed andate a guardare i risultati: grazie alle informazioni contenute nei profili verranno mostrati molti grafici sulla divisione di genere, di seniority, di dimensione di azienda e molto altro ancora. Con una sola domanda a risposta multipla!

Una riprova, una volta di più, che le relazioni sono uno strepitoso vantaggio competitivo nell'era della rete.

Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com

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Di Altri Autori (del 20/11/2008 @ 07:51:42, in Media, linkato 2536 volte)

Satellite, digitale terrestre, IpTv, Web Tv e Tv Mobile: cinque diverse facce - per tipologia di formati, strutturazione dei contenuti e modalità di fruizione - di un unico fenomeno, quello delle televisioni digitali. Cinque diverse piattaforme finite anche quest'anno sotto la lente di ingrandimento dell'Osservatorio New Tv della School of Management del Politecnico di Milano. L'indagine 2008, presentata questa mattina al Campus Bovisa del capoluogo lombardo, ha preso in esame oltre 2.000 canali relativi a tutte le cinque piattaforme di cui sopra e diviso l'offerta, come già avvenuto l'anno passato, in tre macrocategorie: "Sofa Tv" (che include le emittenti digitali via satellite, digitale terrestre e Internet fruite tramite lo schermo televisivo "tradizionale"), "Desktop Tv" (i canali video distribuiti tramite portali e siti Web) e "Hand Tv" (i palinsesti che fanno capo ai servizi erogati verso dispositivi mobili su network a tecnologia Dvb-h o reti cellulari di terza generazione).

Il 14% del volume d'affari arriva dall'advertising
Quanto valgono le cosiddette "new Tv", intendendo per vecchia la tradizionale Tv analogica che arriva nelle case di milioni e milioni di italiani, è presto detto: la sommatoria dei ricavi derivanti dalla pubblicità e dagli abbonamenti per i canali a pagamento dovrebbe sfiorare quest'anno i 3,4 miliardi di euro, con una crescita del 15% rispetto al 2007. L'incidenza di questo giro d'affari rispetto al mercato complessivo del settore televisivo è pari al 38%, il che significa che più di un terzo del fatturato della Tv italiana proviene sin d'ora dalle piattaforme digitali. Fra queste la parte del leone la fa ancora il satellite (e cioè Sky), che si accaparra l'87% della torta; il digitale terrestre si aggiudica il 9% delle entrate e il restante 4% del business se lo spartiscono Internet, Tv Mobile e canali Web. I dati rilevati dall'Osservatorio sono praticamente gli stessi, con leggere variazioni, dell'anno scorso e praticamente immutato nei dodici mesi è anche il rapporto fra offerte "pay" (che catturano l'86% dei 3,4 miliardi di euro) e pubblicità, cui va il restante 14% (circa 500 milioni di euro). Quella scattata dalla ricerca è una fotografia di un settore in salute, che deve ancora conoscere però la sua piena maturità. Il fatto che l'offerta di canali sia in aumento su tutte le piattaforme (mobile Tv esclusa), con evoluzioni quantitative e qualitative molto differenti, conferma la dinamicità del fenomeno. Se non deve stupire che la più elevata densità di canali sia originata dalla piattaforma Web (oltre 530 canali nel complesso, contro i 300 dell'unica emittente satellitare) fa forse specie notare come di Tv on demand non si può tecnicamente parlare se non per quanto riguarda le offerte delle Internet television (Fastweb in primis), delle Tv mobili proposte dai carrier di telecomunicazione e delle Web Tv. In altre parole la quasi totalità degli utenti italiani di Tv digitale ne fruisce i contenuti nella modalità "flusso", potendo cioè selezionare i programmi preferiti rispetto fra canali che sono organizzati rispetto a preciso palinsesto.

Tanti attori emergenti ma il mercato è nella mani di pochi "big"
Nell'ambito specifico delle tre macro-categorie analizzate, l'Osservatorio ha riscontrato rilevanti cambiamenti operati in seno all'offerta di Mediaset (digitale terrestre), che ha allargato nel 2008 il bouquet dei canali pay, e di Sky (satellite), che punta in modo convinto su servizi innovativi quali MySky e Hd. Con la Rai che prosegue nel suo lungo iter di sperimentazioni in vista dello switch off da analogico a digitale del 2012. sul fronte delle IpTv, invece, le novità di stagione sono l'ingresso in campo di Infostrada e Tiscali con un approccio molto "Web oriented" e il fatto che Telecom abbia cambiato la sua strategia veicolando in forma di pacchetto (con Rosso Alice) l'offerta televisiva e la connettività a banda larga, senza alcun costo ulteriore per l'utente. Le Desktop Tv, pur non muovendo grandi numeri, sono il segmento in cui si registrano maggior fermento imprenditoriale e attività di sperimentazione. Moltissimi canali e molti operatori si affacciano infatti sul mercato ma una buona parte muoiono (il tasso di mortalità è pari al 20%, la metà di quello di natalità) ma in generale è qui, sul Web dunque, che fioriscono secondo l'Osservatorio i progetti più interessanti di canali per il video on demand (cui fa eco la maggiore presenza di pubblicità dedicata), sia di tipo editoriale sia appartenenti alla cosiddetta categoria degli "user generated content". E sono proprio gli editori, sia tradizionali che Web, ad avere secondo la ricerca le maggiori opportunità di valorizzare le rispettive proposte di canali video/televisivi all'interno di una strategia più complessiva di tipo multicanale. Quanto, infine, alle Hand Tv, il 2008 si è rivelato un anno di riposizionamento piu che di effettivo sviluppo. Gli operatori mobili, che presidiano completamente l'offerta in questo ambito, hanno razionalizzato le rispettive offerte sia replicando i canali accessibili da terminali Dvb-h anche su rete cellulare sia iniziando a offrire (è stato il caso di 3 Italia) alcuni canali completamente "free" con il duplice obiettivo di incrementare più velocemente l'audience della Mobile Tv e di aumentare di pari passo l'interesse per gli investitori pubblicitari su questa piattaforma.

di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 19/11/2008 @ 07:01:54, in Tecnologie, linkato 2713 volte)

Dopo i dati Istat, arrivano quelli Eurispes e lo scenario è sempre lo stesso: i bambini e gli adolescenti di oggi sono definibili come una generazione di "iperconnessi tecnoager". Il 57,5% dei bambini possiede un cellulare e il 73,4% un pc. Percentuali in netto aumento tra gli under 20, dove il computer è alla portata del 93% degli intervistati e il telefonino del 96,2 per cento. Questi alcuni dei dati del 9° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, presentata in collaborazione con Telefono azzurro.

"Tv, telefonino, consolle, lettore mp3 e Internet fanno parte della dotazione hi-tech di base delle nuove generazioni che, approfittando della semplicità di accesso e dei costi relativamente contenuti che caratterizzano queste apparecchiature, li hanno trasformati in porte di accesso sul mondo e insieme strumenti privilegiati nella fruizione del tempo libero", si legge nel rapporto.

Basti pensare che quanti non possiedono un cellulare rappresentano ormai "una sparuta minoranza" e che tre ragazzi su 10 lo usano per più di 4 ore al giorno.
Parte consistente della giornata viene poi dedicata a navigare su internet: nel 26,5% dei casi fino ad un'ora al giorno, nel 22,5% da 1 a 2 ore, nel 16,5% da 2 a 4 ore e nel 12,9% per più di 4 ore al giorno.

L'utilizzo più diffuso di internet fra gli adolescenti concerne la ricerca di informazioni di proprio interesse (90,5%) e di materiale per lo studio (80%). Sono tuttavia estremamente diffusi il download di musica, film, giochi o video (72,5%) e la fruizione di filmati su Youtube (69%).

Mutano i linguaggi, osserva Eurispes, tanto che parlare fa rima ormai con chattare: sette adolescenti su dieci fanno nuove conoscenze oppure coltivano quelle preesistenti in chat, che scalza la "vecchia" posta elettronica come strumento privilegiato del "dialogare-scrivendo"

"La conquista tecnologica offre continuamente nuove possibilità di comunicazione e di espressione, accorcia le distanze, offre un mondo alternativo a quello reale che forse in questo momento storico appare agli occhi dei giovani meno interessante e meno stimolante", continua lo studio.

Eppure, tra le numerose potenzialità espressive offerte dalle tecnologie, avverte il rapporto, "si annidano nuove forme di violenza e di sopraffazione, come il cyberbullismo, ma anche il pericolo di abusi".

L'11,5% degli adolescenti intervistati è stato molestato o comunque ha dichiarato di aver ricevuto proposte oscene da un coetaneo; nel 7,7% dei casi l'autore delle molestie era invece un adulto conosciuto online. È capitato, inoltre, all'8% degli adolescenti di aver incontrato in chat un adulto che, simulando identità diverse, si dichiarava suo coetaneo.

Una delle più recenti novità nell'ambito del web, segnala inoltre Eurispes, è rappresentata dal commercio delle cosiddette "droghe sonore", frequenze scaricabili da internet a basso costo che agiscono sul cervello sollecitando l'attività cerebrale in modo simile alle sostanze stupefacenti.

Un altro fenomeno tra i giovani in internet è la diffusione di siti, blog e forum di persone accomunate dalla stessa ossessione per il cibo e affette dall'anoressia e dalla bulimia. "Se dalle righe dei loro scritti emerge il vissuto di sofferenza che accompagna i disturbi del comportamento alimentare, è pur vero che sono molti i siti in cui le autrici "postano" regole e strategie per non mangiare, per evitare di destare sospetti, vere e proprie istigazioni all'anoressia e alla bulimia".

"Le caratteristiche della rete sono dunque contraddittorie", conclude il rapporto. "Se da un lato è lo spazio dello scambio, della conoscenza, dell'incontro, dall'altro rischia di essere un luogo di solitudine, di persone che sole stanno davanti al proprio pc o al display del telefonino"

"Se negli anni Sessanta e Settanta - ha dichiarato Gian Maria Fara, Presidente dell'Eurispes - si è assistito ad una rivoluzione di pensiero e di costume, oggi ci troviamo di fronte ad una rivoluzione 'liquida' degli strumenti e dei modi di comunicare". Consapevoli del fatto che i genitori non conoscono Internet, i giovani trovano nella Rete uno spazio "a prova di adulto", una zona franca interdetta ai grandi. Diffidenti nei confronti dei mezzi di comunicazione tradizionali, o piuttosto dei contenuti da essi proposti, "i giovani si allontanano da un certo tipo di informazione eterodiretta e vanno a formare, all'interno di quella che è ormai una opinione pubblica reticolare, una estensione parallela. Un gruppo di pressione nella nuova agorà virtuale che segna il passaggio dalla piazza alla rete, che si fa portatore, attraverso il confronto, delle istanze e dei cambiamenti propri di una delle eta' piu' creative, sofferte e partecipate della vita", ha concluso Fara.

"Dobbiamo considerare che questa generazione di bambini non percepisce la maggior parte dei cambiamenti come novità, avendo imparato a conviverci fin dalla nascita - ha dichiarato Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro - parliamo di bambini abituati a viaggiare, ad andare sulla rete, a comunicare in modo nuovo, a incontrare anche a scuola persone provenienti da altri Paesi. I bambini invece avrebbero bisogno di adulti mediatori, soprattutto a fronte di cio' che non possono comprendere fino in fondo e soprattutto a fronte delle emergenze che possono destabilizzare o mettere in pericolo la loro infanzia".

Via Quo Media 

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Di Gianluigi Zarantonello (del 17/11/2008 @ 08:00:00, in Marketing non convenzionale, linkato 2260 volte)

I widget sono piccole applicazioni, fatte con diverse tecnologie, che si possono installare su siti, blog, social network e anche sul proprio desktop. Per quanto ancora poco noti alle aziende sono in realtà un ottimo strumento di comunicazione a poco prezzo e, se ben fatti, molto efficaci.

Negli USA sono sempre più diffusi, e si prevede, entro il 2008, una spesa di 40 milioni per creare, promuovere e distribuire i widget delle aziende (Stime di eMarketer, fonte IAB Blog).

 

Perché conviene comunicare con un widget?

Prima di tutto un widget è uno strumento simpatico, alternativo al sito istituzionale, meno formale e più originale.

Inoltre il widget si può installare su spazi dove l'azienda normalmente non riesce ad avere una forte comunicazione: i siti personali, i blog, i social network o anche i desktop dei pc.

Infine un widget piacevole esteticamente e funzionalmente ha ottime possibiltà di essere diffuso in modo virale dagli utenti che lo segnalano ai propri amici.

Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com

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