Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Notizie e fotografie: gli iscritti di Facebook trascorrono la metà del loro tempo nel social network a leggere gli aggiornamenti più recenti e a guardare le immagini. L'ago della bilancia pende di poco verso la bacheca dove le persone condividono messaggi e link. Inoltre, investono un quarto dei minuti su Facebook nell'esplorazione dei profili: si tratta delle pagine dove gli utenti descrivono sé stessi, aggiungono una loro fotografia e segnalano cosa stanno facendo in tempo reale. Giochi e altre applicazioni software, invece, occupano un decimo del tempo.
È il risultato di uno studio della società d'analisi ComScore negli Stati Uniti. Che mostra il valore dell'effetto rete: se una persona diventa "fan" di un'azienda, in media è possibile raggiungere gruppi 34 volte più ampi. Eppure, secondo il report, le singole vetrine delle "fan page" richiamano meno visite rispetto alla pagina di "notizie", che mostra le segnalazioni inviate dai brand accanto alle discussioni degli amici. Ma ComScore ricorda un limite nella diffusione delle informazioni attraverso il social network. In media un messaggio pubblicato da un utente raggiunge il 12% dei suoi contatti. È una restrizione dovuta a un formula matematica, EdgeRank: seleziona su quali profili apparirà un aggiornamento di status a partire, per esempio, dalla frequenza di interazioni come i "mi piace".
Facebook investe sulla creatività di imprese e professionisti. Da poco ha lanciato una sorta di manuale online in inglese per le aziende. E pubblica a puntate una guida dedicata ai giornalisti: per esempio, ha ricordato che i lettori sono interessati soprattutto alle pagine personali dei reporter dove segnalano gli aggiornamenti in tempo reale durante gli eventi.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Lo shopping online? Questione di tempo. Già, è il tempo risparmiato nel fare acquisti via internet il vero propulsore del commercio digitale. A dirlo è una ricerca svolta da Invesp, secondo cui per il 73% degli utenti che fanno compere sul web sono mossi dalla volontà di ridurre al minimo lo spreco di tempo.
Niente lunghe code nei negozi a trovare, provare e infine scegliere gli articoli preferiti, ma piuttosto una rapida ricerca online su portali specifici e siti di comparazione, che permettono di identificare i prodotti migliori tra quelli sulla lista della spesa. Oltre al tempo risparmiato, prezzi inferiori alle rivendite fisiche (nel 55% dei casi) e una maggiore varietà di scelta (per il 67% degli intervistati) sono alla base della sempre maggiore diffusione dell’e-commerce.
Quest’anno, il giro d’affari globale delle compere online dovrebbe raggiungere i 680 miliardi di dollari, per poi salire fino a 1,4 trilioni di dollari nel 2015, con una crescita del 106% nel prossimo triennio.
Via Quo Media
Il più grande sito di e-commerce al mondo, Amazon, progetta a breve lo sbarco in India. La compagnia di Seattle sta trattando l’acquisizione dei principali rivenditori web locali, tra cui Flipkart, LetsBuy ed Exclusively, per poter arrivare sul mercato in condizioni ottimali e con una base di clienti utile a competere da protagonista sul mercato indiano.
Tra i rivali più importanti vi sono eBay, che ha acquisito Baaze, e Groupon, che ha messo le mani su SoSasta prima di lanciare il proprio sito indiano. Ma il mercato locale dell’e-commerce è in forte crescita, ragion per cui i costi delle operazioni relative ad Amazon potrebbero alzarsi rispetto alle prime stime.
Via Quo Media
Brucia le tappe Google+ il social network lanciato alla fine di giugno: ha raggiunto venti milioni di visitatori unici dopo tre settimane dal debutto su internet.
A rilevarlo è stata la società di analisi ComScore. Un quarto degli utenti che approda nella rete sociale online proviene dagli Stati Uniti: 2,8 milioni, invece, arrivano dall'India. Al momento l'accesso è possibile soltanto con un invito da parte delle persone già registrate. Gli iscritti possono riunire i loro contatti attraverso gruppi chiamati "circles".
Ma è in corso un dibattito sull'apertura di profili business gestiti dalle aziende: Google ha chiesto di aspettare perché ha bisogno di tempo per sviluppare la sua piattaforma, eppure alcune imprese hanno già aperto una loro pagina dove comunicano con il pubblico sul web.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24ORE.com
Google ha annunciato che offrirà a un selezionato numero di utenti statunitensi una nuova carta di credito. La carta, che non avrà spese annuali, avrà tassi di interesse per il rimborso in linea con la concorrenza (8,99%). Unica condizione è che questa carta, emessa sul circuito MasterCard, potrà essere utilizzata soltanto per acquistare prodotti AdWord su Google.
L’obiettivo del motore di ricerca è aiutare tutte le piccole aziende a effettuare campagne pubblicitarie sul circuito AdWord, pur avendo scarsa disponibilità di liquidità. "Si tratta speso di aziende con risorse limitate e sono spesso a corto di liquidità”, ha dichiarato Claire Johnson, vice presidente delle vendite online di Google.
Via Quo Media
Coupon, quanto mi costi. Inseguire in rete l'offerta migliore è un'attività alla quale gli italiani continuano a dedicare sempre più tempo. Ricorrere al social shopping online è diventato per tantissimi una necessità, anche quando si tratta di concedersi uno sfizio come la cena nel ristorante chic o lo sbiancamento dei denti. Intanto negli Stati Uniti il fenomeno dei classici coupon, quelli che si ritrovano tra le pagine dei giornali locali, nei volantini pubblicitari, o che sono scaricabili dai siti, sta assumendo le dimensioni di una dipendenza vera e propria. Che però in Italia non attecchisce.
Il boom italiano del social commerce In principio fu Groupon. Il sito di social commerce americano, fondato a Chicago nel 2008 da Andrew Mason, è stato il pioniere dello sviluppo del business "deal of the day". Con un successo così rapido e visibile che oggi la sua formula è imitata da oltre 500 aziende nel mondo. Groupon ha trainato anche il boom italiano: il fenomeno dei gruppi d'acquisto in rete è letteralmente esploso a partire dal luglio 2010, quando si è registrato il primo dato significativo di visitatori sui due principali siti della categoria: Groupon, appunto, e Groupalia, fondata in Spagna nel maggio 2010. Il business è stato immediatamente seguito da una serie di altri portali anche in Italia. Dove oggi, spiega Ombretta Capodaglio, marketing manager della divisione online di Nielsen, «sono circa 15 i siti con un volume superiore ai 50mila utenti unici».
Come funziona il deal Ma come funziona questo social commerce? L'unione fa lo sconto, si potrebbe dire. Il sito propone ogni giorno acquisti a prezzi scontati, dal 50 al 90%: che sia la cena in un ristorante, un trattamento in un spa, una vacanza in hotel o una seduta dal dentista. Il deal è locale e viene proposto tramite email, perché chi si iscrive (gratuitamente) al servizio deve indicare il proprio indirizzo di posta elettronica e la città di residenza, per poter ricevere le offerte relative alla sua area. A quel punto si sottoscrive il deal, si paga (tramite carta di credito o PayPal) e si riceve un voucher da poter utilizzare entro 6 mesi dall'acquisto, previa prenotazione del servizio. Unica avvertenza: se non viene raggiunto un numero minimo di richieste, salta l'offerta.
«Groupon ricava il 50% del valore della vendita del servizio, già scontato. Qualche altro sito – osserva Capodaglio - tiene invece per sé il 30 per cento. I margini di guadagno per gli esercenti sono comunque bassi, perché oltre alle royalty bisogna tagliare il prezzo per renderlo appetibile all'internauta. Anzi, a volte si rischia di andare in perdita: la filosofia sottostante è spesso quella di farsi conoscere, come una sorta di pubblicità locale, nella speranza che il cliente rimanga soddisfatto, sparga la voce o torni a far visita». Lo conferma anche un sondaggio di Groupalia sui suoi clienti italiani: l'87% non conosceva il locale o il servizio prima di comprare la proposta, il 55% di chi lo conosceva non lo avrebbe mai provato senza l'offerta del sito, e il 60,2% ha dichiarato che farà probabilmente ritorno o usufruirà di nuovo del servizio.
di Dario Aquaro su IlSole24ORE.com
Gli italiani sono primi in Europa per possesso di dispositivi come smartphone e tablet e spendono 2 miliardi di euro l’anno per l’acquisto di accessori hi-tech che cambiano non solo in base alla funzionalità, ma anche all’estetica: sono questi i dati che emergono da due distinte ricerche e che rivelano come i nostri connazionali siano sempre più tecnologici. La prima indagine, condotta da Cbs Outdoor-Europe on the Move e realizzata da Harris Interactive, svela che il 99% degli italiani in movimento possiede almeno un telefonino contro il 96% della media europea e ben il 58% ha un cellulare con accesso a internet che gli permette di essere sempre connesso, contro il 52% del resto d’Europa. Inoltre, il 43% degli intervistati dichiara di “non poterne fare a meno” e il 38% di tenerlo “costantemente aggiornato con nuove applicazioni o personalizzazioni”. Per quanto riguarda le abitudini degli italiani in movimento, per oltre il 50% la prima azione durante lo spostamento è proprio telefonare e, in linea con la media europea, l’8% si collega a Internet per ricerche, gestione della propria agenda o casella e-mail e collegamenti ai principali social network. Il 56%, ad esempio, si collega a Facebook, ma solo il 5% Twitter.
Una ricerca Doxa per eBay.it rivela infatti che oltre 2 miliardi di euro l’anno vengono spesi per comprare accessori per apparecchi hi-tech, con un incremento della spesa del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli accessori più gettonati sono quelli per cellulari (+45% acquisti sul 2010), in particolare quelli per l’iPhone con oltre 240 mila oggetti venduti e una crescita annuale del 119%. A seguire, accessori per pc portatili (+29%), per palmari (+27%) e per fotocamere digitali (+14%). E non solo la funzionalità, ma anche l’estetica gioca un ruolo importante nell’acquisto. Infatti, se la durata (83%), le funzioni tecniche (81%) e il prezzo (74%) si confermano criteri importanti, quasi la metà dei connazionali (47%) dichiari che il design e l’estetica sono fattori di cui tengono conto quando comprano apparecchiature elettroniche. E, guardando i motivi che spingono gli italiani a sostituire i loro dispositivi tecnologici, ci sono ben 1 milione e mezzo di italiani che optano per mettere da parte la tv o il cellulare, per quanto ancora funzionanti, solo perché non li soddisfano più esteticamente.
Via Quo Media
Metro dopo metro, applicazione dopo applicazione, Android Market continua a erodere terreno all’App Store. L’ennesimo “scatto” giunge all’indomani di un aggiornamento che di fatto permetterà agli utenti di acquistare e-book e film direttamente dal bazàr delle apps di Google.
L’update, che verrà rilasciato ufficialmente in tutti i paesi nelle prossime settimane, potrà essere scaricato da tutti coloro che dispongono di un terminale (telefono o tablet) con sistema operativo Android dal 2.2 in poi.
Se per i libri il principio è quello “classico” dell’acquisto di un qualsiasi bene digitale, per quanto riguarda i film il meccanismo è quello del download progressivo, un po’ come accade sul servizio Watch di Htc (i prezzi dovrebbero partire da 1,99 dollari per il mercato statunitense).
In pratica, i titoli acquistati potranno essere visualizzati istantaneamente (senza cioè attendere lunghi download) e potranno essere riprodotti su qualsiasi dispositivo, PC compreso, o eventualmente sacricarli completamente in modo da poterli vedere anche quando la connessione Internet è inattiva.
Un’opzione piuttosto interessante, soprattutto nell’ottica di un’estensione del servizio alla Google Tv.
di Roberto Catania su Mytech.it
Una ricerca rivela il posizionamento dei marchi tecnologici sui social network nazionali. Nokia il più noto, nonostante la crisi di vendite.
La rete e i social network possono essere mezzi ideali per rafforzare l’immagine di un prodotto. Una ricerca condotta dal Centro di ricerca sui media dell’Università Cattolica ha monitorato venti compagnie del settore Consumer Electronics e la loro presenza su blog, Facebook, Twitter e YouTube, evidenziando comportamenti comuni e peculiarità dell’uso del web 2.0. Lo studio ha permesso di stilare una classifica che tiene conto degli investimenti in termini di comunicazione e dell’interazione con gli utenti da parte di ciascun marchio.
L’Osservatorio incorona Facebook come luogo privilegiato per la comunicazione aziendale. Sedici delle venti compagnie analizzate hanno una propria pagina ufficiale in lingua italiana e ne fanno un uso assiduo. L’aggiornamento delle bacheche è un’attività entrata nella routine quotidiana di molte società. Le aziende non si limitano ad aggiornare i profili, ma aizzano discussioni sui loro prodotti, con picchi di settanta commenti per alcuni post di Blackberry e Playstation. Il trend più interessante è però l’affermazione della strategia multicanale favorita dall’integrazione di YouTube con gli altri network. Il portale di Google anima le pagine delle compagnie su Twitter e affini con video sempre più allettanti. Va diminuendo invece l’importanza del blog, che fino a pochi anni or sono sembrava un elemento cardine della comunicazione aziendale su internet.
A dominare la graduatoria approntata dallo studio è Nokia, che fa registrare un’elevata frequenza di aggiornamento dei profili e un gran numero di adepti su Facebook e Twitter (oltre 20mila persone). La compagnia finlandese ha un rapporto propositivo con i social media: pubblica due post su Facebook e dieci tweet al giorno, mentre aggiorna il proprio account YouTube con due video al mese. L’assenza dal mondo dei blog non penalizza la sua visibilità. La comunicazione è incentrata sui prodotti, che diventano fulcro del dialogo con gli utenti. A una elevata brand awareness non corrisponde però un successo sul mercato: Nokia sta infatti attraversando un periodo di crisi, culminato nella recente revisione al ribasso dell’outlook per il 2011 e con il crollo del titolo sui mercati azionari. La casa di Helsinki, Samsung, Lg, Playstation, Xbox e Blackberry, fa parte del primo gruppo di aziende evidenziato dall’Osservatorio, quelle che attuano una strategia diffusiva e proattiva poiché sono presenti su un numero di social media che varia da due a quattro e su ciascuno registrano una frequenza d’aggiornamento elevata, con buoni riscontri da parte dei fan. Il secondo gruppo, che comprende Hp, Jvc ed Epson, punta sul presidio dei network stabile e costante, senza picchi di performance particolari. Proprio il colosso dei computer Hp offre un buon esempio di questa strategia dell’equilibrio, con post e video informativi focalizzati sui prodotti che hanno per scopo l’affermazione della presenza dell’azienda piuttosto che il coinvolgimento dell’utenza. Vi sono infine i marchi che hanno scelto una strategia monocanale, con buoni risultati nel mantenimento del profilo e del rapporto con la potenziale clientela. Tra queste compagnie spicca Apple, che concentra la propria comunicazione social su iTunes, con Facebook come canale privilegiato. Gli addetti marketing della Mela sono stati capaci di creare una vera e propria comunità online, che si riconosce nei prodotti proposti senza il bisogno di commentare e dimostrare pubblico apprezzamento per gli interventi sui social network.
Scorrendo i marchi presenti in classifica ci si accorge di come non esista una strategia ideale per conquistare popolarità sui social media. Ciascuna compagnia sceglie un approccio differente che va a rafforzare l’idea e i valori del proprio brand: Nokia offre da sempre prodotti di massa e propone quindi una comunicazione imponente, che punta sui grandi numeri. Viceversa, Apple è storicamente elitaria e radical(chic) e può per questo permettersi di scegliere un solo canale e di utilizzarlo in modo univoco, facendo a meno di una vera e propria interazione con i suoi fan. I social media non determinano, o forse non dovrebbero determinare, le strategie di comunicazione, ma dovrebbero arricchirle rafforzando la presenza e la consapevolezza di sé da parte delle aziende. Anche perché su Facebook non si vende (quasi) niente, nè si fanno grandi conquiste. Al massimo ci si esibisce e si seduce un potenziale acquirente.
Via Quo Media
Novità in vista per Foursquare. Il servizio di geolocalizzazione integrerà presto una nuova funzione nelle sue applicazioni mobili, permettendo agli utenti di visualizzare le offerte giornaliere di siti partner quali Groupon, Living Social e Gilt Groupe.
In pratica, Forsquare veicolerà i depliant giornalieri dei siti di e-commerce, tenendo per sé una parte dei ricavi: “Stiamo provando a vedere se il nostro modo di individuare i clienti funzione e come l’utenza reagirà a questo servizio”, ha detto il Ceo della compagnia, Dennis Crowley.
Via Quo Media
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