Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La diffusione della social TV e l’incremento delle conversazioni sociali sui programmi televisivi non arresta la sua corsa e non smette di impressionare.
Trendrr, società di ricerca specializzata sulla tematica, ha riscontrato circa 350 milioni di conversazioni sociali nei primi sei mesi dell’anno (intendendo per conversazioni sociali primariamente aggiornamenti Twitter e Facebook e interazioni su social media tematici come GetGlue e Viggle).
Tre picchi risaltano particolarmente nel grafico relativo alle attività sociali e danno conto dell’incremento di conversazioni intorno a tre grandi eventi mediali: il Super Bowl, i Grammys e gli Oscar. Il Super Bowl continua ad essere, secondo Trendrr, l’evento televisivo capace di suscitare un numero maggiore di commenti nei social media (17.5 milioni). Una seconda società di ricerca, Bluefin Labs, non è, però, d’accordo nell’assegnare il titolo di programma più social all’evento sportivo. Le differenze nei dati dipendono essenzialmente dai social media analizzati e da differenti sistemi di tracciamento. Entrambe le società concordano sul fatto che l’evento sportivo e l’evento musicale sono i programmi che hanno suscitato un numero maggiore di conversazioni, ma Bluefin Labs ritiene che i Grammy, grazie ad un’attenta strategia di approccio ai social media, siano riusciti a generare un numero maggiore di conversazioni (13 milioni vs 12.2 milioni).
Il trend di crescita della social TV, al di là delle differenze nei sistemi di analisi, è in ogni caso impressionante. Trendrr riporta una crescita delle conversazioni sociali nel secondo trimestre dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari ad uno straordinario +487%. La cifra è, però, ingannevole visto che la società di ricerca, rispetto al passato, ha preso in considerazione un numero maggiore di piattaforme e utilizzato più dati. Tenendo conto di questi fattori, la crescita non è meno straordinaria ed è pari al 171%. Il trend sembra, inoltre, aver accelerato ulteriormente. Nel solo mese di Giugno le interazioni sociali intorno a prodotti televisivi sono state 81 milioni, con un incremento rispetto al mese precedente del 15% e rispetto a Giugno 2011 del 681% (anche in questo caso si deve tener conto, però, delle espansione delle piattaforme considerate).
Un dato interessante riguarda la maggiore capacità della televisione via cavo di suscitare commenti nei social media. A Giugno le conversazioni sociali a ridosso di programmi TV delle televisioni via cavo rappresentano il 68% del totale, con un incremento rispetto al mese precedente (55%). Nell’ultimo mese, infatti, i commenti sulla cable TV sono cresciuti del 45% rispetto a Maggio, mentre quelli su programmi dei broadcast sono diminuiti del 18%, anche a causa dei molti finali di stagione trasmessi nel mese precedente.
Per quanto riguarda le differenti piattaforme sociali, queste vengono utilizzate in modi molto differenti. La maggiore differenza di utilizzo riguarda i giorni della settimana in cui i diversi social media raggiungono picchi di attività rispetto a programmi TV. Il volume di conversazioni sociali è, ad esempio, stabile durante la settimana su Facebook, ad esclusione del Sabato quando si riduce di quasi la metà. GetGlue, al contrario, registra l’attività maggiore la Domenica. Twitter, che rappresenta da solo il 50% delle conversazioni sociali complessive intorno a programmi TV, ha un’attività maggiore la Domenica, il Martedì e il Giovedì.
Molto differente, inoltre, il successo ottenuto da differenti programmi sulle varie piattaforme, con le conversazioni sociali a ridosso di alcuni programmi che sembrano concentrarsi in uno specifico social media, quasi come se le audience e i fan si dessero appuntamento.
Il Drama resta, in ogni caso, il genere di programmi maggiormente discusso sia per quanto riguarda i programmi trasmessi dai canali broadcast che cable.
Via Tech Economy
Il cerchio 2.0 si chiude. The Fancy, start up americana ribattezzata il 'Pinterest del commercio elettronico', paga gli utenti per condividere i propri contenuti. In sostanza, il sito vuole incentivare la circolazione di prodotti, commenti, visualizzazioni, e per farlo ha deciso di mettere mano al portafogli.
Gli utenti non sono perciò solo oggetto di marketing, ma anche agenti per lo stesso. Ogni volta che uno degli iscritti condividerà un oggetto, riceverà un link con un codice unico che consentirà di ottenere uno sconto del 2% sul prodotto in questione (ad acquisto avvenuto).
La cifra non è granché, ma così facendo The Fancy pensa di incrementare sensibilmente il proprio traffico. E, per quanto non innovativa (il marketing ‘affiliato agli utenti’ già viene proposto da Amazon e altri portali), questa formula potrebbe determinare il salto definitivo dei social network verso il commercio.
Via Quo Media
Una ricerca evidenzia come i consumatori utilizzino sempre più di frequente i tablet per svolgere le loro attività giornaliere, e sempre meno i pc. I consumatori usano sempre più i tablet invece dei personal computer per svolgere le loro personali attività giornaliere. Una tendenza rivelata dalla società Gartner grazie ad unaricerca condotta nel 2011 su un campione di 510 persone in 3 diversi paesi: Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia.
Gli utenti intervistati utilizzano i tablet per 5 principali attività: controllo della posta elettronica (81%), lettura delle notizie (69%), controllo delle previsioni del tempo (63%), social networking (62%) e giochi (60%). Il sondaggio fa inoltre emergere che il 45% degli interpellati non intende condividere il proprio device con altre persone, trattandolo come se fosse un telefonino. Di norma il tablet viene usato a casa, di sera e nel fine settimana. Gli uomini tendono ad acquistarlo per se stessi, mentre le donne a riceverlo come regalo.
"La rapida adozione dei media tablet sta cambiando il modo in cui i consumatori accedono, creano e condividono contenuti", ha dichiarato Carolina Milanesi, research vice president di Gartner. "L'indagine ha rilevato che più del 50% dei proprietari di questi dispositivi preferisce leggere notizie, riviste e libri sullo schermo piuttosto che su carta. In media, uno su tre degli intervistati ha usato il tablet per leggere un libro, rispetto al 13% dei possessori di pc portatili, e il 7% di quelli dei telefoni cellulari".
I vari dispositivi elettronici (tablet, Tv, pc, smartphone) sembrano essere impiegati in modo intercambiabile e non in sostituzione l'uno dell'altro. Il cellulare è comunque il mezzo più utilizzato durante la giornata, 8 volte al giorno in media per attività che richiedono accesso alla rete. Più frequentemente lo smartphone serve per controllare posta elettronica e accedere ai social network.
Tuttavia, anche qui esistono significative differenze tra uomini e donne: entrambi i gruppi si collegano a Internet con il telefono cellulare, più a casa che altrove, per cercare informazioni, fare acquisti on line, apprendere e socializzare. Ma mentre gli uomini sembrano preferire la ricerca di informazioni, le donne usano i loro dispositivi più per attività di intrattenimento e socializzazione via Facebook o Twitter.
Via ManagerOnline
Funziona così: per promuovere i nuovi telefonini di LG, si mettono in palio biglietti VIP per grossi concerti.
Il trucco è che più si twitta con l'hashtag #LGTicketHunter (e quindi si collabora a promuovere il concorso), più sul sito, la mappa si ingrandisce.
E più si ingrandisce, più diventa facile capire quale sarà la location misteriosa... e la prima persona che la individua, ci si fionda e twetta da lì vince i biglietti.
La promozione ha portato l'hashtag in Trending Topic per UK, il che per un'iniziativa promozionale non è male...
http://lgtickethunter.com/
Le compagnie internet e gli addetti marketing bramano i dati dei navigatori per attirare investimenti pubblicitari e non solo, ma devono vincere la resistenza dei consumatori, che ancora non si fidano totalmente delle aziende e del trattamento riservato alle informazioni custodite dai siti.
Secondo una ricerca condotta da Econsultancy e Adobe, il 38% degli internauti americani non è convinto delle norme sulla privacy adottate dalle compagnie, mentre il 15% è totalmente contrario a rilasciare dati personali ai siti web.
Via Quo Media
La fedeltà ad un brand rappresenta uno dei suoi asset principali e può essere quantificata in termini economici. La lealtà dei consumatori Apple è cosa ben nota, ma un’analisi della banca d’affari Goldman Sachs, ne ha stimato il valore. Secondo l’analista di mercato Bill Shope, complessivamente il valore dei fedeli possessori di iPhone e iPad, è pari a 295 miliardi di dollari.
Ogni singolo consumatore Apple vale in media 1053 dollari, “questo implica – stando a quanto scritto da Shope in una nota agli investitori di Venerdì – un valore complessivo per la base clienti iOS attuale di quasi 295 miliardi dollari, senza alcuna considerazione per le entrate provenienti da contenuti, servizi o periferiche, o per il potenziale di crescita della piattaforma.”
La stima è stata effettuata tenendo conto, del prezzo medio di un device Apple ($535 a Giugno), dei costi da sostenere per cambiare piattaforma mobile, e dei risultati di un’inchiesta effettuata dalla banca d’affari tra i clienti Apple (1000) per valutarne la fedeltà al brand e la disponibilità a cambiare ecosistema mobile.
I consumatori Apple, nella stragrande maggioranza dei casi, sono propensi a confermare la propria preferenza per i device della società, particolarmente quelli che posseggono due device mobili. I tre quarti (75%) di questi ritiene, infatti, fortemente probabile che il prossimo device acquistato sarà ancora una volta Apple.
Tra i consumatori possessori di un unico device la percentuale è leggermente minore, ma comunque molto alta (62%). Quasi nessun consumatore ritiene improbabile (1%) o fortemente improbabile (0%) l’acquisto di un altro device della società.
Lealtà al brand davvero consistente, se si considera anche che il 21% dei clienti non sarebbe disposto a cambiare piattaforma, neanche in presenza di sconti di qualsiasi entità. Tra quelli disposti a cambiare dispositivo e brand in caso di sconti, più della metà lo farebbe solo nel caso fossero superiori al 30%.
Un simile rapporto con i propri clienti rappresenta un asset economico davvero significativo per la società.
Via Tech Economy
Pausa caffè al lavoro, oppure pausa Facebook. Ormai il break social network è entrato nelle abitudini di milioni di lavoratori in tutto il mondo, con il sito in blu a dominare la scena, inseguito però da Twitter.
Secondo i dati Iab, sempre più persone preferiscono perdere qualche minuto sul micro-blog a 140 battute piuttosto che su Facebook. Il declino di Mark Zuckerberg e soci, però non ha le sembianze di una disfatto, quanto quelle di un normale piccolo calo d’interesse. In Italia, per esempio, gli internauti sono sempre più affascinati da video e navigazione mobile, che meglio si prestano a Twitter, con i suoi brevi link e la grafica snella, più veloce da caricare e leggere sugli smartphone.
Le percentuali di uso di Facebook sui luoghi di lavoro, secondo un’indagine che ha coinvolto oltre 2mila aziende in tutti i continenti, è scesa dal 54 al 37% rispetto a un anno fa, mentre quelle di Twitter sono salite dall’11 al 21%. Il flusso di traffico dei due siti è rimasto però quasi invariato, a dimostrazione che al di fuori dell’ufficio, Facebook continua ad attirare centinaia di milioni di utenti ogni giorno.
Resta da capire se l’alto utilizzo dei social nelle compagnie sia una necessità oppure solo uno svago. Pare infatti che il 3,8% della banda larga aziendale sia sfruttata per la visione di video su YouTube. Difficile convincere il capo che sia per una questione di lavoro.
Via Quo Media
Bluefinlabs, società di ricerca specializzata in analisi dei trend della Social TV, compila una classifica dei video spot più discussi su Twitter. La classifica dell’ultima settimana (6/18 – 6/24) registra lo straordinario successo di Nike che ha stimolato più di 15mila tweet, anche grazie all’inserimento negli spot di un apposito hashtag (#GameOnWorld - #MakeTheRules).
Ovviamente il volume di conversazioni generato è da attribuire a numerosi fattori, tra i quali: la popolarità del brand, i testimonial famosi provenienti dal mondo sportivo, l’alto livello di realizzazione dei filmati e la creatività.
Nike è riuscita in questo modo a generare 6.3 milioni di impression aggiuntive per gli spot, registrando una crescita delle conversazioni sociali su di essi di quasi il 500% in una settimana. L’incremento maggiore del volume di conversazioni sociali, durante l’ultima settimana, l’ha ottenuto, però, Ford (+1094%, 4754 tweet).
Via Tech Economy
Le possibilità reali offerte dai social media ai brand sono al centro di forti discussioni, dopo la decisione di General Motors di non comprare più spazi pubblicitari su Facebook. I risultati di numerose ricerche hanno inoltre gettato forti dubbi sull’efficacia degli annunci nel popolare social network.
Molti inserzionisti durante il 2011 hanno fortemente incrementato la propria spesa pubblicitaria su Facebook, in particolare per l’acquisto dei cosiddetti ad “Premium” (inseriti nella homepage degli utenti e in altri spazi riservati e prominenti). I nuovi dubbi sull’efficacia di questa forma pubblicitaria hanno portato ad una riduzione della spesa nei primi mesi dell’anno, ma secondo eMarketer il problema risiederebbe almeno in parte nella tipologia di advertising acquistato, e non nell’offerta generale di spazi.
Facebook ha una seconda tipologia di offerta pubblicitaria, venduta attraverso la piattaforma self-service disponibile nel Marketplace. Questa tipologia di advertising starebbe guadagnando consensi e se utilizzata correttamente può generare ottimi risultati. “L’importanza del Marketplace è spesso sottovalutata – spiega Debra Aho Williamson, analista di eMarketer e autrice di un report sull’argomento – Poiché i clickthrough rate su questi annunci sono minuscoli ed è poca la creatività consentita… per questo gli annunci del Marketplace riscuotono poco rispetto. Eppure, quando il targeting e l’acquisto sono eseguiti correttamente nel Marketplace, gli inserzionisti possono ottenere un grande successo“.
Una buona selezione del target risulta centrale e, per quanto le aziende continuino ad utilizzare in prevalenza dati basilari, stanno man mano implementando strategie più sofisticate e selettive; stando ai dati di un’inchiesta effettuata a Marzo 2012 da Social Fresh.
Il problema risiede, però, nell’eccesiva importanza che si dà al numero di click generati. Secondo la Williamson le aziende stanno pian piano iniziando ad utilizzare misurazioni più sofisticate, che mirano a capire maggiormente le conseguenze di un click, le azioni reali che un annuncio riesce a suscitare, e quelle che vorrebbe ispirare. Un allontanamento dalle misurazioni standardizzate come il clickthrough rate potrebbe favorire un’ulteriore espansione dell’offerta del Marketplace.
La centralità di una social media strategy ben pianificata e studiata, e di un media planning adeguato che consideri attentamente le specificità di ogni mezzo, sono evidenziate anche dalla casa automobilistica Nissan; che sta puntando in modo deciso sui social media, ed in particolare su Facebook, per il lancio di 5 nuovi veicoli. Il punto centrale, per Erich Marx, direttore responsabile del marketing interattivo e sociale della compagnia, è esattamente quello di capire come utilizzare i social media a fini di marketing e cosa questi possono offrire ad un brand.
“Non sono in disaccordo con quello che GM ha fatto perché noi non spendiamo così tanto in quello spazio (Facebook) - spiega Marx - Ma spendiamo nello spazio e continueremo a farlo. Non credo nello spendere $10 milioni, ma non voglio ridurre neanche la spesa a zero. Tutti alla Nissan comprendono che lo spazio dei social media è diverso e bizzarro“.
Il parere del manager è da tenere particolarmente in considerazione, considerando che Nissan in un anno, da quando Marx è il responsabile del social marketing, ha incrementato i propri Facebook fan di circa 700mila (like).
La compagnia, inoltre, risulta, secondo la società specializzata nella verifica dell’engagement Zuum, la casa automobilistica la cui brand page ha un tasso di engagement superiore. Il tutto al fronte di un investimento nel popolare social network di soli 500mila dollari.
Il punto è spendere bene capendo cosa i social media possono offrire e i costi del restare fuori da questo spazio. “Dal punto di vista puro del ROI, stiamo vendendo centinaia di auto attraverso il social? No – spiega Marx – Non si tratta di ROI, si tratta di COI… “cost of ignoring”… Non si tratta di legare la vendita di un auto a Facebook. Facebook potrebbe scomparire, Twitter potrebbe scomparire, ma i social media non scompariranno. Le aspettative di proprietari e appassionati di poter interagire con il brand… sono ormai scolpite nella pietra. “
Questo rende necessario per i brand essere presenti in questi spazi di interazione, in modo attento alle specificità di essi e al desiderio di partecipazione dei fan. Nissan ha, per queste ragioni, pianificato diverse interessanti iniziative per il lancio dei 5 nuovi modelli.
Fra queste c’è “Innovation Garage” ad esempio, che soddisferà il desiderio di partecipazione dei fan permettendogli di comunicare le proprie idee per automobili da sviluppare in futuro; rendendo inoltre lo sviluppo di modelli automobilistici co-partecipato e più facilmente corrispondente ai desideri degli appassionati.
Un’altra iniziativa da poco conclusasi, permetteva invece di partecipare ad un contest per provare in un test-drive la nuova Altima, chiedendo ai Fan cosa avrebbero fatto se fossero stati selezionati. I video prodotti dagli utenti sono stati poi utilizzati come strumento di marketing virale, incluso quello molto efficace di un fan che aveva promesso di chiedere alla propria ragazza di sposarlo se selezionato.
La strategia Nissan è, in ogni caso, molto ampia e le iniziative molte. La casa automobilistica punta sui linguaggi e le modalità tipiche dei social media in modo efficace. La comicità, che riscuote molto successo tra gli utenti, dovrebbe essere alla base di una prossima iniziativa per promuovere la Pathfinder.
L’esperienza Nissan dimostra che il punto centrale non è la quantità di denaro investita, ma la conoscenza del mezzo e una strategia adeguata ai suoi linguaggi nonchè alle aspettative interattive e di partecipazione degli utenti. Obiettivi strategici realistici, specifici ed adeguati a ciò che i social media possono offrire ai brand, devono continuare ad essere il pilastro sul quale costruire una simile strategia.
Via Tech Economy
Italiani affezionati al buon, vecchio, caro pc desktop. Secondo un sondaggio condotto da Msn su oltre 10.500 utenti in Europa e Sud Africa sull’utilizzo della cloud non in ambito aziendale ma personale, gli italiani risultano poco inclini al collegamento a un servizio sulla nuvola da dispositivi diversi.
Secondo la ricerca, solo il 33% degli italiani usa il servizio da dispositivi diversi, mentre in Ungheria, per esempio, la percentuale sale al 77%. Gli italiani non riescono a schiodarsi dalla scrivania, l’83% usa la cloud da pc contro un 25% di media sul campione di interviste. Gli utenti degli altri paesi preferiscono collegarsi dal laptop (54% contro il 16%), o dallo smartphone (37% contro il 19%).
Lo scarso utilizzo sembra derivare da una scarsa conoscenza delle potenzialità del servizio, mentre non sembra esserci una paura relativa alla privacy: solo il 14% degli italiani pensa che l’azienda che offre il servizio possa ficcanasare sui documenti mentre gli ungheresi e i finlandesi, per esempio, sono molto più preoccupati in merito. Insomma, la consapevolezza dei rischi esiste se si conosce e si usa il servizio.
Via Quo Media
|