Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il New York Times si ispira a Apple: entro l'anno aprirà una piattaforma per progettare applicazioni software mirata ai gruppi editoriali che vogliono sbarcare su iPad e iPhone. Ha già scelto un nome, sarà Press Engine. In questo modo il quotidiano newyorkese offre la sua consulenza nel passaggio dalla carta all'accesso in mobilità delle notizie, attraverso gli schermi touch di tablet e smartphone. Il giornale guidato da Bill Keller è il più letto sul web negli Stati Uniti: da tempo è all'avanguardia nello sviluppo tecnologico e di design per le testate.
Adesso offre le sue competenze sul mercato. E mira a costruire un modello di business simile a Apple. Gli editori riceveranno gli incassi derivanti dalla pubblicità e dalla distribuzione delle copie digitali. Ma dovranno pagare al New York Times una licenza d'ingresso e una tariffa mensile. Nel suo negozio di applicazioni, invece, l'azienda di Cupertino lascia il 70% dei ricavi agli sviluppatori software e trattiene il 30%.
Le prime testate si sono già fatte avanti per accedere alla miniera di conoscenze racchiuse in Press Engine: a partecipare saranno il Daily Telegraph e tre giornali appartenenti al gruppo A.H. Belo ("Dallas Morning News", "Providence Journal" e "Press-Enterprise"). Potranno accedere all'esperienza maturata dal quotidiano per costruire una versione in grado di rispondere alle esigenze dei lettori, a partire dalle funzioni più semplici, come l'archivio degli articoli e la condivisione dei testi più rilevanti. L'edicola digitale di iPad può già vantare alcuni successi: negli Stati Uniti sono state scaricate sul tablet di Apple 250mila copie del "Financial Times": l'effetto diretto, secondo il gruppo Pearson che pubblica il quotidiano finanziario, è stato un incremento degli abbonamenti alla versione digitale del 10%. I lettori trascorrono circa 25 minuti a sfogliare con il display touch le pagine della testata inglese.
di Luca Dello Iacovo su ILSOLE24ORE.COM
Le fotografie di un paesaggio. I video di YouTube. La frase più bella di un articolo o di un romanzo. Tumblr è un un blocco di appunti per raccogliere parole e immagini incotrati sul web: permette di catturarle e riassemblarle in una sola pagina. Come un blob personale di internet. Se il social network twitter punta su segnalazioni e opinioni pubblicate in brevi testi dai suoi utenti, tumblr riunisce soprattutto frammenti di testi, disegni, filmati.
Oppure commenti, opinioni, citazioni tratte da un testo sul web. Negli ultimi mesi ha incuriosito i giornali negli Stati Uniti. Il primo a sbarcare con un progetto ufficiale su tumblr è stato il settimanale Newsweek: pubblica una selezione di contenuti tratti dalle sue pagine e da internet. Poi sono arrivati altri, come il New Yorker. Fino ai reporter d'inchiesta di Pro Publica, l'organizzazione non profit premiata con un premio Pulitzer: hanno utilizzato il microblog per costruire un collage ironico delle dichiarazioni politiche più recenti, ispirandosi ai fumetti.
Da pochi giorni tumblr è entrato tra i primi cinquanta siti web più visitati negli Stati Uniti. E si sono accesi i riflettori. Come spiega il New York Times, gli utenti sono sei milioni. Non molti, se paragonati alla folla di Facebook e Twitter. Ma l'espansione è rapida: i post pubblicati ogni giorno sono 4,5 milioni, sette volte in più rispetto a un anno fa. E metà degli iscritti abita al di fuori dei confini Usa. Soprattutto, ha attirato l'interesse di società editoriali e di altre aziende. A fondarlo è stato un ragazzo di 24 anni, David Karp: il diciannove luglio ha scritto sul suo twitter "Ci siamo riusciti" appena ha saputo di essere entrato nell'olimpo digitale degli spazi web più visitati.
Tumblr è stato lanciato nel 2007. La sua marcia in più rispetto a twitter è nella facilità di raccogliere video e immagini sul web (attraverso un bottone da installare sul browser, il software per la navigazione online). Gli utenti che aprono un profilo possono raccogliere in un solo spazio video di Youtube, citazioni da articoli, link. E aggiungere un loro commento. È adatto per la visualizzazione su dispositivi mobili con schermi a colori, come gli smartphone e i tablet. Gli appunti online diventano nel tempo un racconto visuale da condividere, un punto di vista sui percorsi nel web. Ma il team di twitter non resta a guardare e gli amici: hanno annunciato che presto immagini e filmati avranno più spazio anche sui loro microblog.
di Luca Dello Iacovo su ILSOLE24ORE.COM
Il primo semestre del 2010 si chiude in positivo per il mercato pubblicitario italiano, con investimenti in crescita del 4,7% su base annua, fino a 4,5 miliardi di euro. Segnali di ripresa che fanno ben sperare per la seconda metà dell’anno e dicono forse della fine della lunga crisi del settore, che da quasi tre anni era stagnante.
Secondo i dati Nielsen, a trainare la pubblicità nostrana sono stati soprattutto i Mondiali di calcio in Sud Africa. Nel mese di giugno, quando si sono disputate la maggior parte delle partite del torneo, la spesa nel settore è aumentata del 9,7% rispetto a maggio. Il calcio, insomma, attrae pubblico e investimenti. Tra i settori che hanno registrato gli aumenti più rilevante nel semestre ci sono gli alimentari (+10%), bevande e alcolici (+9,2%) e le telecomunicazioni (+2,3%).
In crescita, per quanto lieve, anche le aziende inserzioniste (+0,6%), che però proliferano sul web, con mille nuovi investitori (+42% su base annua e +14,6% della spesa pubblicitaria totale). Buone cifre anche per la televisione, che ha visto il suo monte investimenti salire del 7,3%, mentre la radio registra un incremento a doppia cifra (+14,8%).
Via Quo Media
Il popolo della rete non va in vacanza. O meglio, anche in vacanza non si separa dai suoi dispositivi sempre connessi. E' quanto emerge dalle rilevazioni di Audiweb relative al mese di giugno, secondo le quali la porzione di cittadini dello Stivale impegnata nella navigazione è cresciuta a 23,78 milioni. Rispetto allo scorso anno la cifra è in crescita del 12%.
Gli utenti attivi nel giorno medio sono stati 11,73 milioni con 1 ora e 31 minuti di tempo speso online e 168 pagine viste per persona. Sempre stando all'indagine Audiweb, 32,5 milioni di italiani fra gli 11 e i 74 anni hanno accesso a internet (con un incremento pari al 10,4% su base annua), e quasi 30 milioni possono collegarsi dal computer di casa. 8,9 milioni di italiani possono farlo dall'ufficio e 3 milioni dal luogo di studio. Solo 1,9 milioni navigano da internet point e biblioteche comunali. L'accesso tramite telefono cellulare è stato effettuato da 4,7 milioni di utenti, dato in rialzo del 30,3%.
Le famiglie che dispongono di un collegamento alla rete sono 11,8 milioni (+16,9% rispetto a giugno 2009) e di queste, 8,4 milioni hanno una connessione alta velocità di Adsl o fibra ottica.
Via Quo Media
Da un paio di giorni è disponibile come download Torrent, un file contenente l'equivalente di quasi 100 milioni di profili Facebook, disponibili in download al modico peso di 2.8 GB e realizzato da Ron Bowes di Skull Security . (come confermato da Pirate Bay, sono già circa 1000 i download completi effettuati ieri).
Piccola premessa: nessun attacco informatico è stato effettuato su Facebook e tanto meno questi profili sono stati rubati da qualche dipendente infedele.
Questi dati sono stati raccolti nella maniera più semplice e ovvia, ovvero direttamente da Internet, tramite uno spider (web crawler) simile a quelli utilizzati dai motori di ricerca e sfruttando il fatto che quasi un utente su cinque non ha ancora aggiornato o impostato in maniera corretta la gestione della privacy del proprio account.
Nomi, cognomi, telefoni, email e amici sono di fatto disponibili nei normali processi di ricerca e quindi a rischio di un uso illegale.
La raccolta, conservazione e soprattutto utilizzo dei dati personali è regolata da norme più o meno severe a seconda dei paesi, ma questo non esclude un uso improprio degli stessi, magari per aggiornare o integrare banche dati già esistenti e autorizzate.
Il semplice download di questi dati, in Italia, è sanzionato penalmente in quanto è necessario per ogni singolo account ottenere l'autorizzazione anche alla semplice conservazione di questi dati.
Via Pianetacellulare.it
La sfida a Facebook, per Google, è tutta un gioco. Il gruppo californiano, che sta preparando un social network alternativo alla creatura di Mark Zuckerberg, sta prendendo contatti con tutti i più popolari produttori di giochi online per rendere il suo prodotto appetibile e competitivo.
Secondo quanto pubblicato dal Wall Street Journal, BigG si è accordato con Playdom, Electronic Arts, Playfish. Di Zynga Game Network, genitore di FarmVille, Google ha addirittura acquisito una quota. “Non è ancora chiaro quando Google potrebbe lanciare la nuova offerta di giochi ma secondo fonti - aggiunge il Wall Street Journal - rientrerà in una più ampia iniziativa nell’ambito del social network attualmente in fase di sviluppo”.
Via Quo Media
Iniziano a vedersi i primi timidi passi di come potrebbero essere i nuovi formati di advertising sulle nuove piattaforme, iPad in primis.
I nuovi banner, caratterizzati da più interattività e quindi da un approccio relazionale diverso mi sembrano un (piccolo) interessante passo.
Interessante anche il fatto che la "Interruption" è moderata, l'adv resta sempre all'interno della parte editoriale del giornale (in questo caso il NYTimes).
Da meditarci un po' su, di nuovi formati efficaci ce ne sarebbe un gran bisogno, dato che non è per niente vero che la pubblicità è morta e che i Socialcosi sono la risposta finale per qualsiasi cosa...
Approfondimento: http://www.mobilemarketer.com/cms/news/advertising/6492.html
Le nuove tecnologie e l’approccio partecipativo del social web hanno sicuramenteridisegnato in modo vistoso abitudini e logiche della comunicazione tradizionale.
In particolare alcuni fenomeni, come il crowdsourcing e lo user generated content (ed advertising) hanno scatenato negli ultimi sei mesi frequenti discussioni e polemiche tra aziende, agenzie e il mondo della rete.
Prendiamo ad esempio il crowdsourcing per quanto riguarda la creatività, impersonato in modo diverso dai due grandi player Zooppa e BootB: le agenzie tradizionali spesso si sono scagliate contro di loro, accusandoli di essere solo fonte di impoverimento della qualità, oltre che un mero modo per risparmiare.
Io posso dire per esperienza diretta che le cose sono più sfumate: è certo che in questi progetti c’è minore livello di consulenza e l’azienda è sola a giudicare, magari senza averne i mezzi, un’infinità di lavori di livello eterogeneo. E’ anche pur vero però che la ricchezza e quantità di spunti che un contest di questo tipo può dare non è assolutamente riproducibile dall’agenzia.
L’errore dunque secondo me è nella contrapposizione netta e ostile fra la creatività che si attribuisce la c maiuscola e presunti amatori, mentre io ritengo che il ruolo consulenziale e di guida strategica nel tempo che può avere un’agenzia posso trovare valore anche nell’affiancarsi talvolta a nuove forme di apertura con l’esterno.
Insomma una guida ci vuole nel medio e lungo periodo, ma quest’ultima deve essere aperta e non solo impegnata a difendere la propria posizione, è vero che non sempre la collaborazione è possibile ma l’ostilità preconcetta è molto pericolosa.
Lo stesso ragionamento si può applicare all’attività di social media marketing: da un lato io trovo che l’azienda non possa delegarla in toto all’esterno, perché è un aspetto che deve essere seguito da persone che vivano in diretta quanto poi rilanciano all’esterno.
Questo però non vuol dire che una realtà esterna, competente, non possa seguire il percorso strategico scegliendo obiettivi e tecnologie ed aiutando la crescita del personale interno.
Non a caso l’attività fai da te sul social web, fatta fare magari allo stagista perché tanto “è tutto gratis”, è sempre destinata al fallimento.
In conclusione dunque non vedo nelle nuove tendenze della comunicazione un rischio per i professionisti del settore, a patto che siano competenti, aperti e dotati della giusta mentalità, per farsi capire e apprezzare adeguatamente dalle aziende che danno loro lavoro.
Voi che ne pensate? C’è una contrapposizione reale e duratura o solo una momentanea mancanza di dialogo tra due mondi molto vicini e intersecabili?
Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/
Venti di ripresa per la pubblicità online a livello mondiale, dopo il timido +2% del 2009. Gli analisti prevedono che quest’anno l’online crescerà del 12%.
Lo rendono noto gli analisti di eMarketer, secondo cui la spesa mondiale per la pubblicità online tornerà a registrare una crescita a doppia cifra, facendo registrare nel 2010 un incremento dell’11,9% degli investimenti per la promozione su internet, raggiungendo quota 61,8 miliardi di dollari.
La società di ricerca prevede che il trend positivo continuerà fino al 2014 con tassi di crescita di oltre il 10% ogni anno. “Fra cinque anni - afferma l’analista Jared Jenks - gli investimenti ammonteranno a 96,8 miliardi di dollari, crescendo a un tasso annuo composto dell’11,9%, nonostante la lenta, irregolare e fragile ripresa economica. Questi tassi di crescita resteranno ineguagliati dagli altri media”.
Via Marketing Journal
Hulu, il servizio internet statunitense di video on demand, si rivela uno dei canali più prolifici e adatti per la pubblicità. Secondo i dati raccolti da comScore, nel mese di giugno Hulu è stato il canale video con il numero più alto di annunci visionati dagli utenti.
Il sito ha generato 566 milioni di clic su filmati promozionali, più del doppio dei contatti generati dai siti Microsoft (222 milioni).
La pubblicità video, lo scorso mese, ha raggiunto il 46,1% della popolazione statunitense, con una media di un filmato al giorno per ciascun cittadino. Hulu ha contribuito da par suo, raggiungendo con i propri video il 7,8% della popolazione d’Oltreoceano.
Via Quo Media
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