Netglobers sta adottando un approccio abbastanza articolato alla comunicazione usando il mondo dei Social Media... Europ Assistance ha mosso da tempo i suoi passi nel mondo del Social Media con l'avvio (su scala internazionale) di NetGlobers, un sito dedicato alla sicurezza in viaggio con larga parte dedicato ad un approccio di community. Oltre ad avere le solite indicazioni sui pericoli e situazioni particolari e alert in tempo reale su situazioni di crisi, ha aperto spazio alle persone perché arricchiscano il content attraverso propri report di viaggio (molto sintetici, come impostazione, per la verità) e si faccia circolare C2C l'informazione.
In occasione della BIT il progetto si è allargato (in Italia) a Facebook; potenzialmento della pagina e delle operazioni di Social Posting e sviluppo di un test attraverso una app che permette di definire un proprio profilo di viaggiatore e di condividerlo - integrando poi il tutto con un concorso che premia i migliori report di viaggio scritti dagli utenti.
Attraverso una votazione popolare prima e una giuria poi, il redattore del migliore report vincerà un viaggio ma vengono incentivati anche i votanti (votando si vincono dei weekend). Il tutto supportato da banner su FB e attività di mailing. Alla BIT sono state fatte attività di animazione allo stand, intercettazione dei passanti, arricchimento del database usando la solita ma efficacissima T-shirt in omaggio.
Il recente lancio di Google Buzz ha scaldato una volta di più il dibattito sulla privacy in rete e le preoccupazioni sulla tutela dei dati personali sui social media.
Non si può negare che il tema sia di grossa attualità ma credo anche che ci siano molti fraintedimenti a tale proposito.
Prima di tutto manca ad oggi la consapevolezza reale, nei giovanissimi ma non solo, che ciò che viene pubblicato in rete acquista una capacità di diffusione che non può essere controllata realmente. Un limite di cui le istituzioni si stanno rendendo conto, visto che pochi giorni fa c’è stato il Safer Internet Day 2010, dedicato proprio alla sensibilizzazione su questo problema.
Credo anche che in tale dibattito sfugga un fatto socio-culturale più profondo, ossia che il desiderio di esporre se stessi in modo totale al pubblico viene da più lontano, visto il successo dei reality show fin da tempi ben antecedenti l’ascesa dei social media. La differenza è solo legata alla facilità di accesso agi strumenti della rete, più democratici ed economici dei media broadcast. Dunque maggiore quantità di persone che si espongono ma identica pulsione di fondo, su cui non mi voglio produrre in analisi che lascio ad altri più competenti.
L’attenzione a cosa si posta è dunque la difesa più efficace per la privacy, inoltre è anche alla base dell’altro grande tema che vorrei sottolineare: la costruzione della propria identità in rete per motivi di crescita personale.
Me ne sono già occupato, il web sta diventando sempre di più fatto di persone che come mai prima nella storia possono valorizzare se stesse davanti ad un pubblico potenzialmente illimitato. Ecco che emerge in tutta la sua importanza il valore della presentazione che ciascuno sa dare di se stesso, con il medesimo criterio e la grande attenzione con cui un bravo marketing manager gestirebbe il proprio prodotto.
E’ il personal branding, nella definizione di Sebastiano Zanolli si tratta di “l’insieme di valori, competenze, visioni, passioni, caratteristiche e ricordi in genere che immediatamente chi ci sta attorno collega alla nostra comparsa fisica o anche solo virtuale”. Non più nickname nei forum o identità parallele su Second Life: qui si mette la faccia, e non in senso metaforico visto che moltissimi siti richiedono obbligatoriamente l’inserimento di un’immagine del profilo.
Dunque oltre all’attenzione a non postare cose sconveniente o pericolose è bene avere la massima coerenza fra l’identità digitale e quella reale, mettere in evidenza i nostri punti di forza negli ambienti dove questi possono essere apprezzati (e non dovunque a caso) e rispettare sempre gli interlocutori che ci troviamo davanti.
In conclusione dunque la rete non è rose e fiori e ci sono rischi reali per la privacy anche per chi è attento a ciò che fa sul web, tuttavia i vantaggi e le opportunità di una corretta presenza sui social media sono, secondo me, largamente superiori ai pericoli. E voi che cosa ne pensate?
Di Altri Autori (del 03/03/2010 @ 07:33:20, in Mobile, linkato 1316 volte)
Uno studio condotto su 15mila soggetti da 15 diversi paesi europei mostra come l’accesso al web dai dispositivi mobili sia in crescita, soprattutto fra le generazioni più giovani. Il 43% degli internauti tra i 16 e i 24 anni già naviga attraverso il proprio telefono cellulare, così come il 33% dei soggetti tra i 25 e i 34 anni.
Il rapporto, compilato dalla European Interactive Advertising Association, chiarisce poi che il tempo speso online attraverso dispositivi mobili è anch’esso in crescita e in Gran Bretagna - paese europeo di riferimento nel campo - ha raggiunto le 6,3 ore settimanali per utente.
Ho scritto recentemente della crescente ipertestualità e crossmedialità del mondo tecnologico che sta sempre più influenzando la nostra vita, dagli smartphone all’iPad passando per QR Code e lettori di varia natura.
Tuttavia nella mia visione l’evoluzione tecnologica ideale dovrebbe andare verso la logica della fruizione universale dei contenuti, indipendente dal supporto utilizzato che si occupa solo di adattarsi a quanto deve essere fruito.
l'iPad
Ebbene qualche tempo fa avevo manifestato qualche dubbio circa il numero elevato di sistemi operativi presenti sugli smartphone, ciascuno dei quali ha un suo ecosistema tendenzialmente chiuso di applicazioni.
Lo stesso tema sembra ora porsi per tutto il mondo dei lettori alla iPad e per altre tecnolgie che si stanno affacciando sul mercato e che traggono il loro valore aggiunto da un marketplace di applicazioni utili (il reale futuro della navigazione in mobilità/extra pc).
fonte:http://carpentier.files.wordpress.com
Per questo ho letto con piacere la news secondo cui Open Mobile System 2.0 (Android) forse supporterà anche gli applicativi di Windows Mobile. Una notizia dello stesso segno di quella di questa estate, che diceva che Office Mobile sarebbe girato anche su Symbian (Nokia, ormai prossimamente open source per altro).
Mi piacerebbe dunque immaginare un prossimo futuro con dei protocolli comuni per la diverse applicazioni, in grado di farle girare su sistemi operativi diversi.I profitti degli sviluppi dei software nati in un certo ecosistema, per le applicazioni di un certo interesse, potrebbero aumentare grazie alla diffusione mentre gli apps store avranno sempre senso e mercato per applicativi molto specifici, come possono essere ad esempio quelli legati al multitouch dell’iPhone.
Sia come sia, credo che la competizione giovi molto, mentre la frammentazione in ambienti chiusi no.
Per questo mi piace immaginare questo piccolo sogno, che poi è quello che ha fatto grande la rete: un substrato comune dove tutti possono competere, tutti possono fruire delle oppportunità come utenti e che premia i più bravi con il successo, anche economico.
Mi sto allargando troppo? Aspetto i vostri pareri…
iTunes, negozio online della Apple dedicato alla vendita di contenuti digitali, ha tagliato ieri (22.45 ora italiana) lo straordinario traguardo di dieci miliardi di canzoni vendute. Lo store è nato nel 2003 e, nonostante l'incompatibilità degli mp3 venduti con device portatili non targati Apple, è diventato il punto di riferimento per la distribuzione di musica legale sul web.
Supportato dal successo dell'iPod, inizialmente, e dell'iPhone, in un secondo momento, iTunes ha attirato con l'immediato modello di pagamento, caratterizzato dall'acquisto di tessere che non obbligano a utilizzare la carta di credito online, quell'utenza giovane che ha tanta dimestichezza con file e lettori digitali quanta con il download pirata.
Il raggiungimento del traguardo è stato accompagnato da un concorso che ha premiato un fortunato internauta, il decimiliardesimo appunto, con una iTunes card del valore di 10 mila dollari.
Il 2010 si preannuncia come l'anno d'oro degli smartphone, ma anche i "normali" telefonini metteranno a segno buone performance. Secondo le previsioni a livello mondiale di Gartner i primi avranno un balzo nelle vendite del 46% mentre per i cellulari l'aumento sarà tra l'11 e il 13 per cento.
Si chiuderà così la parentesi negativa del 2009 quando nel mondo sono stati venduti 1.211 milioni di telefonini, una decina in meno rispetto all'anno precedente. In aumento di quasi un quarto, invece, i più evoluti smartphone, che hanno raggiunto i 172,4 milioni di pezzi acquistati.
«Nell'ultimo trimestre 2009 il mercato dei terminali ha visto una ripresa degli acquisti con un più 8,3% nei volumi rispetto allo stesso periodo del 2008 – commenta Carolina Milanesi, research director di Gartner –. Gli acquisti sono stati trainati dagli smartphone e dai modelli più economici».
In Italia, sempre secondo Gartner, leader nei telefonini si conferma Nokia con una quota di mercato che sfiora il 40%, davanti a Samsung (33,4%) e Lg (8,4%). Per l'Iphone, nel mondo venduto in 25 milioni di unità, l'Italia vale il 3,9 per cento.
Nokia ribadisce il suo primato anche a livello mondiale, forte di una market share del 36,4%, ma sono i brand coreani i veri vincitori della passata stagione. Lg è riuscita a superare Motorola e Samsung ha aumentato del 3,2% la propria quota, sfiorando il 20 per cento e mettendo a segno una prova di forza in Germania, dove nell'ultimo trimestre ha conquistato il podio spodestando proprio Nokia. Nel panorama globale avanzano anche i marchi cinesi come Zte e Huawei che vendono i terminali agli operatori di tlc nei paesi in via di sviluppo, oltre alla taiwanese Htc specializzata proprio negli smartphone.
Nell'universo smartphone è Symbian la piattaforma da battere: è utilizzata da quasi un dispositivo su due, sempre marchiato Nokia. All'inseguimento ci sono Blackberry, con una quota del 20%, e l'iPhone al 14,4% che guadagnano posizioni. In tutti i casi i consumatori hanno apprezzato le potenzialità dei telefonini evoluti: accesso al web, alle email, le integrazioni con i social network, la disponibilità di mappe per la navigazione satellitare, per citare le applicazioni più diffuse.
Non mancano buone notizie per i consumatori. «I prezzi quest'anno continueranno a scendere ma il calo rallenterà rispetto al 2009 – prevede Carolina Milanesi – quando, se guardiamo al mercato di fascia media, i prezzi sono diminuiti anche del 10% mentre quest'anno vedremo una contrazione intorno al 4%». Dopo un 2009 segnato da una decisa riduzione dei volumi e dal valore ora in Italia, con l'ingresso nell'era degli smartphone, cambiano anche le strategie di produttori e operatori. «Nel nostro paese lo smartphone è diventato un driver dell'innovazione – segnala Alessandro Mondini Branzi, ad di Nokia Italia – e gli operatori si orientano sempre più a venderli con soluzioni e servizi di email e social network».
«Stiamo assistendo a un cambiamento radicale – conferma Luca Callegari, direttore marketing tlc di Samsung Italia – e il focus degli operatori è proprio sugli smartphone». Per Samsung il nuovo mix di prodotto nelle tlc sarà realizzato con un 13% di smartphone, un quarto di modelli avrà lo schermo touch e un altro 12-13% saranno modelli ad hoc pensati per il messagging, con Twitter, Msn e Facebook.
Dopo i dati di Gartner sul mercato della telefonia mobile, arrivano quelli di GfK Retail and Technlogy e dalla US Consumer Electronics Authority. Il settore, secondo il rapporto GfK Digital World, ha chiuso 2009 con una flessione del 4%, pari alla vendita di 50 milioni di unità in meno rispetto al 2008.
A fare da traino al business globale è stato il mercato asiatico di cellulari e smartphone, che ha raggiunto 456 milioni di unità vendute (+1%) per un equivalente di 47,5 miliardi di euro (-8% rispetto al 2008). Una crescita, in termini di volumi, dovuta principalmente a una ripresa delle vendite negli ultimi tre mesi dell’anno (+7%, +9%, +16%) rispetto agli stessi mesi del 2008.
Le buone performance degli smartphone hanno fatto registrare una crescita a tre cifre per quasi tutto il 2009. Trend simili anche nell’Europa occidentale, con 162 milioni di unità vendute (-3% rispetto al 2008) e 27 miliardi di euro in valore (-6%).
Bene gli ultimi tre mesi e gli smartphone la cui crescita (+109%) ha compensato la flessione dei cellulari (- 25%). Il mercato italiano ha chiuso l’anno in pari a volume e con un -4,5% per quanto riguarda il valore. In recupero l’ultimo trimestre (+1%) supportato dalla crescita a tre cifre degli smartphone.
Cosa non si farebbe per una chiamata gratuita. Secondo un’indagine condotta dall’Ispo, il 57% degli italiani sarebbe favorevole all’inserimento di brevi messaggi pubblicitari durante una telefonata, se questo garantisse la totale gratuità del servizio.
La ricerca, sviluppata per Neveralone su un campione rappresentativo di 814 italiani, il 67% si sarebbe mostrato entusiasta di un simile servizio. Conclusione per altro logica se si considerano un paio di presupposti: il 45% degli intervistati riporta come prima risposta la consultazione di Internet su pc quando, in un qualsiasi momento della giornata, ha bisogno di un'informazione; il non utilizzo dei numeri a pagamento deriva nel 34% dei casi dall'essere soddisfatti degli altri canali e nel 29% dall'eccessiva esosità.
Lo studio mette in luce come il telefono sia il canale di comunicazione maestro nel Belpaese, con il 21% delle preferenze; il 46% degli intervistati considera un breve spot telefonico come una normale informaizone pubblicitaria mentre il 45% come un'occasione per ricevere notizie interessanti.
PaidContent svela usi e attitudini degli internauti d’oggi: 27mila intervistati in 52 differenti paesi, per scoprire che l’utenza più giovane è anche quella più disposta a pagare per i contenuti offerti dalla rete.
Gli under20 non attuano scale gerarchiche tra i diversi media, per cui lo streaming online ha dignità e valore pari ai programmi in tv o ai film in sala. Più gli internauti invecchiano, invece, meno sono disposti a sovvenzionare i contenuti web.
La deduzione - ottimistica - è che la nuova generazione d’utenti (definita ‘platform-agnostic’) risolleverà le sorti dell’industria culturale digitale: il 65% di essi è pagherebbe per la musica in download, il 60% per lungometraggi e videogiochi. Percentuali decisamente superiori alle altre fasce d’età (40-44 anni e over60). Meno disponibilità verso servizi considerati parte integrante della rete, non un’offerta complementare a essa, come blog e social network, per cui solo il 30% degli under20 prenderebbe in considerazione un contributo economico.
Ho letto in questi giorni diversi post, molto interessanti, sulle previsioni per il 2010 come l’anno dell’azione, sia per il social media marketing (leggete questi articoli su Social Media Marketing e su Digitalmarketinglab) sia per il mobile web (ancora su Digitalmarketinglab).
Spero anche io che quest’anno si passi davvero da una generica consapevolezza del valore di questi strumenti (peraltro molto legati fra loro) alla reale attuazione di piani e strategie.
Quali sono i limiti e le opportunità della situazione ad oggi?
Partiamo dal mobile, dopo un paio di annate partite a metà la tecnologia è matura, la diffusione degli smartphone è alta e anche gli operatori stanno spingendo. Cosa manca? Sicuramente la conoscenza delle opportunità da parte degli utenti finali, traumatizzati anche dai salassi patiti causa alte tariffe. Auspicherei dunque delle campagne informative per il grande pubblico, oltre alla pubblicità commerciale.
Inoltre il futuro è fortemente legato alle applications, in questo senso fondamentale è stato l’avvento dell‘iPhone che ha cambiato l’approccio al mercato (una previsione azzeccata), non bisogna però dimenticare che in Italia questo device vale forse il 3% del mercato (700.000 pezzi) e che dunque mode a parte non bisogna trascurare tutti gli altri sistemi operativi a partire da Symbian e Windows Mobile. Le aziende sono consapevoli delle quote di mercato, oltre che dei costi di porting?
Veniamo poi ai social media: nei giorni scorsi si è sviluppata una bella discussione su Linkedin a proposito di come trasmettere la cultura dei social media marketing all’interno delle organizzazioni.
Credo che sia qui il problema centrale: la teoria in questo caso è difficile da applicare in mancanza di una conoscenza diretta degli strumenti e di un giusto approccio culturale. Come si diceva su Linkedin è importante coinvolgere chi in azienda ha già familierietà con questi strumenti per farne degli evangelisti. Tuttavia senza un forte committment dall’alto queste persone non avranno abbastanza credito, per cui uno sponsor forte è davvero necessario.
immagine tratta da http://laurelpapworth.com
In libri come l’Onda Anomala molte storie iniziano con dei pionieri che ad un certo punto trovano un sostenitore forte in azienda, dando vita a storie di successo, nel 2010 ci sarà abbastanza coraggio per poter avere dei casi di studio italiani?
Su questo chiudo con un pensiero senza intenti polemici: in tutti gli incontri in cui mi sono trovato a parlare di social media negli ultimi mesi ho sempre avuto un pubblico di addetti ai lavori, dove mancavano quasi totalmente i manager di azienda. Non so se sia un problema di poca curiosità o di inviti gestiti male, certo è che ci siamo trovati ogni volta a dirci che “sono i soliti discorsi” mentre per altri interlocutori sarebbe stati preziosi.