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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Il 23% degli under 18 in Italia trascorre tra le 5 e le oltre 10 ore su Internet (+4% rispetto al 2013),  l’8% è connesso 24 ore su 24; il 44% non ha bisogno di una postazione per connettersi ma lo fa da qualsiasi posto, grazie alla diffusione del wifi e di dispositivi internet mobili come gli smartphone, posseduti dall’85% di under 18. La rete è il luogo della socialità, ma anche dei rischi che arrivano, ad esempio, dal cyber bullismo, la principale minaccia nella vita di adolescenti e pre-adolescenti, secondo il 69% di essi (dati tratti da “Safer Internet Day study: il cyberbullismo”, Ipsos per Save the Children, 2014).

Per questo oggi, in occasione del Safer Internet Day, la giornata  istituita dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma Safer Internet, per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei Nuovi Media tra i più giovani, a Roma viene lanciata la campagna “Se mi posti ti cancello”, un’iniziativa del progetto Generazioni Connesse – Safer Internet Center italiano, il partenariato composto da alcune tra le principali realtà italiane che si occupano di promuovere  fra i minori un uso consapevole dei Nuovi Media (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Polizia Postale e delle Comunicazioni, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino), coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e co-finanziato dalla Commissione Europea. Lanciato con uno spot è un invito ai giovani, si legge in una nota, ad “uscire allo scoperto e a raccontare la vita digitale per condividerne lati buoni e meno buoni con i propri pari, con un video e successivamente una web serie che accoglierà e svilupperà riflessioni e idee dei ragazzi stessi”. Obiettivo della campagna è stimolare adolescenti e pre-adolescenti (11-16 anni il “target” della campagna) ad un uso responsabile e positivo della rete.

In situazioni complesse, infatti, spesso la reazione è quella di chiudersi: nello specifico alla domanda i tuoi coetanei come si comportano se qualcuno li  ”prende di mira”,  il 15% dei ragazzi risponde non si confida con nessuno, il 28% ne parla con i genitori, il 41% con gli amici. E chiamati a indicare le principali conseguenze di atti di cyberbullismo, il 69% dei ragazzi e delle ragazze indicano l’isolamento e la perdita della voglia di uscire e frequentare gli amici, il 62% il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport o altro, il 53% l’insorgere della depressione, il 45% il chiudersi nel silenzio e il rifiuto a confidarsi.

Condivisione e dialogo, invece, sono ritenuti la chiave per affrontare la vita online. Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni dichiara “In questa importante giornata dedicata alla sicurezza nel web, ribadiamo quanto sia importante condividere: dare voce insieme, grandi e piccoli, a ciò che la rete offre di bello ma anche far emergere il negativo che da essa può scaturire. Uscire dal silenzio significa sfruttare l’effetto amplificatore della comunicazione che la Rete Internet offre per proteggere e difendere i più deboli, sempre.”

Un impegno importante, ribadito anche dalle istituzioni presenti all’evento: “La Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione ha sostenuto sin da subito il progetto ‘Generazioni connesse’, perché crede nella necessità di formare i giovani, con il coinvolgimento indispensabile di docenti e genitori” spiega Giovanna Boda, Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione “Il Miur assicura da anni un presidio costante di attenzione e promozione di progetti volti a sensibilizzare gli studenti all’utilizzo sicuro e responsabile della Rete e a  contrastare i pericoli che si possono incontrare navigando su Internet”. 

Il tutto, aggiungiamo noi, senza demonizzare la rete, ma evidenziandone sia le opportunità che le minacce perchè è nella consapevolezza dei propri diritti ma anche delle dinamiche della rete, che risiede l’unica vera arma per prevenire il cyberbullismo.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 14/02/2014 @ 07:39:36, in Mobile, linkato 1817 volte)

Il traffico dati mobile mondiale è destinato ad aumentare di circa 11 volte nel corso dei prossimi quattro anni e raggiungerà un run rate annuale di 190 exabyte (misura dell’informazione o della quantità di dati che equivale a un quintilione di byte o un miliardo di gigabyte.) entro il 2018. I dati sono descritti nello studio Cisco® Visual Networking Index™ Global Mobile Data Traffic Forecast for 2013 to 2018 e descrivono un fenomeno in ascesa grazie alla crescita continua del numero di connessioni mobile Internet, come ad esempio quelle dai dispositivi personali e M2M (machine-to-machine), che supereranno i 10 miliardi entro il 2018 e saranno di1,4 volte maggiori della popolazione mondiale (le Nazioni Unite stimano 7,6 miliardi di persone entro il 2018). “Tale crescita  - dichiara Doug Webster, Vice President of Products and Solutions Marketing di Cisco - non solo indica che la mobilità è fondamentale per un’esperienza di rete di qualità e del valore che l’utente consumer e business attribuiscono ad essa, ma rappresenta anche un’imperdibile opportunità futura per i service provider che cavalcheranno l’onda dell’Internet of Everything.”

Per dare una misura dell’enormità della cifra Cisco propone delle equivalenze significative ai 190 exabyte: 190 volte il traffico IP fisso e mobile, generato nel 2000; o 42 trilioni di immagini  — 15 immagini al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero oppure 4 trilioni di clip video – oltre un clip video al giorno per ciascuna persona sulla terra per un anno intero.

Ma quali sono i principali fattori che contribuiscono di tale crescita?

Innanzitutto la crescita del traffico mobile globale. Dal 2013 al 2018 Cisco prevede che essa sorpasserà di tre volte la crescita del traffico fisso globale. Soprattutto grazie a: più utenti mobile che entro il 2018 saranno oltre 4,9 miliardi, rispetto ai 4,1 miliardi nel 2013; più connessioni mobili, entro il 2018 mi dispositivi/connessioni mobile saranno oltre 10 miliardi, inclusi otto miliardi di dispositivi mobile personali e 2 miliardi di connessioni M2M, rispetto ai 7 miliardi totali di dispositivi mobile e connessioni M2M nel 2013. E ancora reti mobili sempre più veloci: entro il 2018, la velocità media delle reti mobile globali sarà quasi raddoppiata, passando da 1,4 Mbps nel 2013 a 2,5 Mbps nel 2018 come pure più mobile video: entro il 2018, il mobile video rappresenterà il 69% del traffico dati mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.

Tale scenario configura che il 54% delle connessioni mobile saranno “smart” entro il 2018, rispetto al 21% nel 2013. I dispositivi e le connessioni smart hanno evoluto le funzionalità informatiche/multi-media ed hanno almeno connettività 3G. Smartphone, computer portatili e tablet rappresenteranno il 94% del traffico dati mobile globale entro il 2018 e il traffico M2M rappresenterà il 5% del traffico dati mobile globale del 2018 mentre i cellulari rappresenteranno l’1% del traffico dati mobile globale entro il 2018. Gli altri dispositivi portatili rappresenteranno lo 0,1%.  Il traffico cloud mobile crescerà di 12 volte dal 2013 al 2018.

Altro fattore decisivo: l’aumento delle connessioni Machine-to-Machine. Con M2M si fa riferimento alle applicazioni che permettono ai sistemi wireless e wired di comunicare per supportare i sistemi GPS (global positioning satellite), di monitoraggio delle risorse, i contatori elettrici, di sicurezza e videosorveglianza. Un nuovo sotto-segmento, quello dei “dispositivi indossabili (orologi e gli occhiali intelligenti, i tracker medici e fitness, gli scanner indossabili ), si è aggiunto alla categoria di connessioni M2M tale che, se nel 2013 le hanno rappresentato circa il 5% dei dispositivi mobile connessi in uso e hanno generato oltre l’1% del traffico dati mobile totale,  entro il 2018 rappresenteranno circa il 20% dei dispositivi mobile connessi in uso e genereranno circa il 6% del traffico dati mobile totale. Globalmente, nel 2013, c’erano 21,7 milioni di dispositivi indossabili, mentre entro il 2018 saranno 176,9 milioni.

Nella ricerca si prevede che la connessione mobile media raddoppierà dal 2013 al 2018. Le velocità delle connessioni mobile sono fondamentali per supportare la crescita del traffico dati mobile. La maggior parte dei service provider globali utilizza le tecnologie 4G per soddisfare la grande richiesta da parte degli utenti di servizi e contenuti wireless. In molti mercati emergenti, i service provider stanno creando nuove infrastrutture mobili con soluzioni 4G, mentre in alcuni mercati maturi, i service provider stanno integrando o sostituendo le soluzioni legacy 2Go 3G con tecnologie 4G.

Boom anche per i video: il traffico video mobile aumenterà di 14 volte dal 2013 al 2018 e registrerà il più alto tasso di crescita rispetto a qualsiasi altra categoria di applicazione mobile, tanto da rappresentare, entro il 2018,  il 69% del traffico mobile globale, rispetto al 53% nel 2013.

Anche nella ricerca Cisco si conferma un trend più volte segnalato per i prossimi anni: saranno i cosiddetti mercati emergenti a farla da padrone in molti campi e lo saranno anche quanto a tasso di crescita del traffico dati mobile. Nel periodo di previsione la regione del Medio Oriente e Africa avrà il più elevato tasso di crescita regionale e  la regione Asia-Pacifico genererà la maggior parte del traffico dati mobile.

 

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 17/02/2014 @ 07:17:43, in Internet, linkato 2246 volte)

Con l'aumentare dei siti indicizzati dai motori di ricerca siamo sempre più confrontati con una quantità impressionante di informazioni; spesso i risultati restituiti da Google, oltre ad essere numerosissimi, sono poco congruenti con la ricerca effettuata. Avere tante informazioni è controproducente, ci sono tuttavia dei parametri che facilitano il compito. Eccone alcuni noti ai più e altri meno noti.

Cose da sapere
Ogni singola parola ha il suo peso specifico, è quindi consigliabile usarne il meno possibile. Digitare cinque parole nel campo di ricerca significa che ognuna di queste rappresenta il 20% della ricerca stessa. Usarne meno offre risultati più mirati.

Ricerche per tipo di file o in siti specifici
Al posto di limitarsi a cercare una guida turistica di Roma, è consigliabile digitare "guida turistica roma filetype:pdf", così facendo ci verranno restituiti solo i file in formato pdf. Allo stesso modo possiamo ottenere risultati da un sito specifico. Un conto è cercare la parola "spread" (che offre 155milioni di risultati), altra cosa è cercarla all'interno di un solo sito, con la stringa "ilsole24ore.com:spread". In questo caso i risultati restituiti dalla ricerca sono 455mila.

Calcoli, conversioni e informazioni precise
Google è anche una calcolatrice scientifica: basta digitare nel campo di ricerca un'espressione matematica come, ad esempio, 33 + 12 + (((-56) / 4) * 7), Big G farà il resto; sono supportate anche diverse costanti matematiche e fisiche come c, e, G, h, k, pi e phi. Per essere aggiornati sul cambio monetario è sufficiente digitare una stringa come "100 euro in dollari", se invece volete conoscere tutto di una squadra sportiva, basta digitare il nome della compagine nel campo di ricerca (ad esempio "la lakers"). Le quotazioni in tempo reale dei titoli vengono restituite semplicemente digitando il codice di borsa, ad esempio "goog" per Google, "aapl" per Apple.

Ricerche circoscritte
Per circoscrivere nel tempo le informazioni richieste si può usare, ad esempio, la stringa "temperature 2008..2011". Per trovare una farmacia in zona basta digitare la parola "farmacia" seguita da un codice di avviamento postale, la stessa cosa vale anche per conoscere i palinsesti cinematografici.
Questi sono solo alcuni degli operatori che facilitano la ricerca su Google, molti altri sono reperibili direttamente nell'apposita pagina di supporto.

Via IlSole24Ore.com

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Nel 2013 in Italia si contano 6 milioni di oggetti interconnessi tramite mobile, in aumento del 20% rispetto al 2012. Il valore del mercato delle soluzioni Internet of Things basate su rete cellulare raggiunge i 900 milioni di euro, con una crescita dell’11%, in controtendenza rispetto alla flessione registrata dal mercato ICT. Tra gli ambiti in maggiore espansione, si segnalano in particolare quello della Smart Car, con oltre 2 milioni di auto connesse e un fatturato in crescita del +35%, e della Smart Home & Building in cui, oltre alla soluzioni tradizionali, si affermano nuove applicazioni orientate direttamente al consumatore. Sono questi alcuni dei risultati della Ricerca dell’c della School of Management del Politecnico di Milano1 presentata oggi durante il convegno “Aziende, Consumatori, Cittadini: cresce l’Internet of Things”.

Mercato Internet of Things
“Nel 2013 l’Internet of Things ha visto alcune dinamiche di lenta evoluzione affiancarsi ad alcuni elementi di slancio e novità – afferma Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things –. Da un lato, si assiste ad una crescita organica delle applicazioni più consolidate che ancora oggi rispondono al bisogno di connettività facendo leva sulla rete cellulare. Dall’altro, si muovono ambiti di applicazione meno consolidati. In particolare lo Smart Home & Building, che è il terreno di sbarco di una pletora di nuove soluzioni spesso rivolte direttamente all’utente consumer, dalla gestione domestica alla sfera personale. E poi lo Smart Car, in cui si assiste ad una accelerazione del percorso verso l’auto connessa, a fianco delle applicazioni più tradizionali”.
“Con l’eccezione rilevante dei contatori elettrici, in Italia la maggior parte delle applicazioni IoT consolidate continua a sfruttare come interfaccia con il mondo fisico la connettività cellulare – spiegano Giovanni Miragliotta e Angela Tumino, Responsabili della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things -. Nel 2013 sono saliti a 6 milioni gli oggetti interconnessi tramite rete cellulare con una crescita del 20% rispetto al 2012, che conferma l’espansione a doppia cifra già registrata negli scorsi anni, +13% nel 2011 e +25% nel 2012. Tra questi, si contano più di 2 milioni di auto e diverse centinaia di migliaia di automezzi per il trasporto merci, ascensori e contatori gas”.

Nello specifico, il 47% del totale degli oggetti interconnessi via rete cellulare in Italia è costituito da autovetture (Smart Car), il 26% da applicazioni di Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility, il 10% da applicazioni di Smart Asset Management in altri contesti come il monitoraggio di gambling machine e ascensori (+18%), il 9% di Smart Home & Building, il 5% di Smart Logistics e il 2% di Smart City & Smart Environment.

Ambiti Internet of Things

Le Smart Car sono l’ambito dell’Internet of Things più dinamico e rilevante dal punto di vista numerico in Italia. Nel 2013, si contano oltre 2 milioni di auto connesse (+35% sia in termini numerici che di fatturato rispetto al 2012), il 95% delle quali attraverso applicazioni per l’utilizzo di box GPS/GPRS per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo.
E in futuro saranno sempre di più i veicoli con SIM cellulare a bordo: dall’8% del totale dei mezzi circolanti, si stima che nel 2016 le macchine connesse in Italia rappresenteranno circa il 20%, per un totale di oltre 7,5 milioni di auto. La crescita dello Smart Car nei prossimi anni sarà legata a un significativo aumento della diffusione di veicoli “nativamente connessi” anche grazie allo stimolo della normativa eCall, in base a cui da ottobre 2015 tutti i nuovi modelli immessi sul mercato dovranno poter effettuare chiamate automatiche di emergenza. Anche analizzando il fatturato complessivo, è lo Smart Car l’ambito che evidenzia il maggiore tasso di crescita (+35% rispetto al 2012) e che costituisce la quota più importante: con il 31% del valore totale del mercato delle soluzioni Internet of Things, supera lo Smart Home & Building (21%).

L’altro ambito che mostra un grande dinamismo in Italia è la Smart Home & Building, che rappresenta un quinto del fatturato delle soluzioni IoT. Accanto al consolidamento delle soluzioni tradizionali di domotica e automazione industriale basate su tecnologia cellulare, nel 2013 sono nate tante nuove soluzioni rivolte direttamente al consumatore che mirano al comfort e alla sicurezza.
Nel prossimo futuro, sarà determinante l’impatto della tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE), in grado di facilitare la connessione di oggetti intelligenti di uso quotidiano e dispositivi mobili in ambito domestico. Oggi, infatti, circa l’1% delle abitazioni in Italia è dotato di dispositivi per il telecontrollo del riscaldamento e/o l’antintrusione, ma con l’affermarsi delle tecnologie wireless all’interno dell’abitazione e con la crescente disponibilità di dispositivi BLE si arriverà a più di 3 milioni di oggetti domestici connessi nel 2016 in Italia.

La Smart City rimane uno dei principali campi di applicazione dell’Internet of Things. Ad oggi, però, in Italia, nonostante tante sperimentazioni, le applicazioni avviate sono ancora circoscritte a poche funzionalità dai ritorni certi. La presenza di benefici tangibili di efficienza e di qualità del servizio erogato, infatti, rappresenta il fattore chiave che spiega le implementazioni più diffuse e consolidate.
La Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ha analizzato 116 città (51 in Italia, 65 all’estero), per un totale di 258 applicazioni Smart City abilitate dalle tecnologie IoT. L’illuminazione pubblica intelligente rappresenta l’ambito trainante, con oltre 200 città che hanno installato applicazioni per il telemonitoraggio e il telecontrollo dei lampioni negli ultimi tre anni (13% delle applicazioni totali, 30% delle città analizzate), per un totale di oltre 400.000 lampioni connessi a fine 2013. Nel 2013, con 12 milioni di euro, l’illuminazione intelligente rappresenta il 18% del valore complessivo della Smart City in Italia. Seguono le applicazioni di raccolta rifiuti per l’identificazione dei cassonetti e il supporto alla tariffazione puntuale (13% delle applicazioni, 28% delle città analizzate). Si diffonde una progressiva multifunzionalità, con oggetti che condividono la dotazione tecnologica tra più applicazioni: oltre il 30% dei progetti avviati in Italia e all’estero dal 2012 tocca almeno due ambiti applicativi, il 12% almeno tre.
“Sulla Smart City in Italia siamo ancora nella fase iniziale di un percorso di trasformazione lungo e complesso – afferma Alessandro Perego – su cui continuano purtroppo a incidere in maniera negativa gli effetti indotti dall’attuale crisi economica, in particolar modo sulla capacità di spesa delle Pubbliche Amministrazioni. Osserviamo con soddisfazione, però, che sempre più spesso gli investimenti in progetti Smart City iniziano a inserirsi in una ‘regia comune’ cittadina, entro cui le singole applicazioni avviate anche da attori distinti possono inserirsi in modo coeso e più aderente ai bisogni e alle risorse della comunità”.

L’imprenditoria non sta a guardare: c’è grande fermento imprenditoriale attorno all’Internet of Things sia in USA che in Europa e  la ricerca individua 110 startup innovative che hanno ottenuto finanziamenti negli ultimi anni. Il 57% di queste si rivolge al mercato business (B2b), offrendo alle aziende soluzioni hardware, software e servizi, spesso integrate (come Streetline, che offre una soluzione di monitoraggio dei parcheggi nelle città). Il 37% delle startup invece opera nel mondo consumer (B2c): nella maggior parte dei casi offrono sia componenti hardware che oggetti intelligenti, insieme ad applicativi software per configurare e visualizzare i dati (come SmartThings, Scoutalarm, WigWag). Il restante 6% si rivolge al mondo degli sviluppatori (B2d), con piattaforme e dispositivi per lo sviluppo di nuove applicazioni IoT (ad esempio Spark).
E’ l’ambito Smart Home & Building ad essere al centro degli interessi delle startup: le iniziative in quest’area sono cresciute più del 200% nell’ultimo biennio e il 37% delle startup rilevate offre soluzioni in questo ambito. L’offerta è molto ampia e va dal monitoraggio dei parametri ambientali alla security, dal comfort al risparmio energetico, fino alla salute della persona. Negli ultimi anni, crescono in particolare le startup con applicazioni e soluzioni consumer (passate dal 27% al 45% nel biennio 2012-2013), secondo un modello basato principalmente sul canale di vendita online. Le startup B2c si polarizzano verso il mondo Smart Home e verso i cosiddetti “wearable objects”. Tratto comune è l’utilizzo di App su dispositivi mobili per la fruizione del servizio, con smartphone e tablet che diventano il mezzo principale attraverso cui l’oggetto intelligente si aggancia alla rete Internet.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 19/02/2014 @ 07:28:51, in Brand, linkato 1971 volte)

Brand Finance ha rilasciato la sua classifica dei 500 marchi più importanti al mondo, che valuta i maggiori brand del mondo secondo determinati parametro, per determinare quali sono quelli che valgono di più e i più “potenti”.

Dalla classifica emerge che, a livello di singoli paesi, i marchi americani occupano 185 dei 500 posti,  le prime 9 posizioni su 10. In testa c’è Apple, seguita dall’unica straniera in un panorama tutto a stelle e strisce, ovvero Samsung, mentre al terzo e quarto posto troviamo Google e Microsoft. Tali aziende occupano posizioni stabili rispetto all’anno passato, mentre Verizon, General Electric e At&t hanno scalato la classifica piazzandosi, rispettivamente, al quinto, sesto e settimo posto. Di fatto, nelle prime 10 posizioni si piazzano brand legati al mondo dell’It.

Per quanto riguarda Samsung si è assistito ad un miglioramento della reputazione del gigante coreano grazie all’aumento di affidabilità,  al ritmo più veloce nell’innovazione e ad una più ampia gamma di dispositivi, fattori che hanno fatto lievitare il valore del marchio da 20 miliardi di dollari a 79. Tra gli altri successi tecnologici troviamo Netflix , che ha quasi raddoppiato il suo valore di brand ed appare nel Brand Finance Global 500 per la prima volta. Il suo valore è cresciuto del 93% in un anno. Facebook, che sta recuperando terreno dopo il debutto in borsa, quest’anno ha aumentato del 76% il suo valore fino ad arrivare a 9,8 miliardi dollari e piazzandosi al 122 posto.

Dalla  classifica emerge, inoltre, che è la Ferrari il marchio che ha registrato i valori piu’ alti in una vasta gamma di parametri del Brand Strength Index di Brand Finance: desiderabilità, lealtà e fiducia dei consumatori, identità visiva, presenza online e soddisfazione dei dipendenti. “Il cavallino rampante sul campo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo, anche dove le strade asfaltate sono ancora da raggiungere. Nel suo paese d’origine e tra i suoi numerosi ammiratori in tutto il mondo Ferrari ispira qualcosa in più della semplice lealtà di marca, di culto, di devozione persino quasi-religiosa, il potere del suo marchio è indiscutibile”, ha affermato David Haigh, amministratore delegato di Brand Finance. Essendo di nicchia e un marchio di lusso, con una produzione ufficialmente limitata, Ferrari è tuttavia lungi dall’essere il brand con il maggior valore di mercato al mondo. I 4 miliardi di dollari di valore lo posizionano al 350esimo posto della relativa classifica dei marchi con la maggior valutazione.

Via Tech Economy

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Alcuni lo hanno già definito il colpo del secolo. Facebook ha comprato per 19 miliardi di dollari WhatsApp, l'applicazione di messaggistica per dispositivi mobili più diffusa al mondo. L'accordo siglato nella serata di ieri prevede che il colosso di Menlo Park paghi 4 miliardi in denaro, 12 miliardi in azioni (quasi 184 milioni di titoli) e altre 3 miliardi di dollari in azioni vincolate date direttamente a impiegati e fondatori di WhatsApp, che però si sbloccheranno tra quattro anni.

La mossa porterà al social network fondato da Mark Zuckerberg una società con oltre 450 milioni di utenti attivi al mese (il 70% di essi attivi ogni giorno) e oltre un milione di nuovi iscritti ogni 24 ore, come rivelano gli stessi i dati forniti dall'azienda fondata nel 2009 e con sede a Mountain View, California.
Secondo gli analisti è questo il motivo che ha spinto Facebook a sborsare una così alta somma: il social network vuole continuare ad alimentare la sua crescita in termini di utenti che secondo molti sta rallentando. E ancora - come si legge in una nota sul blog aziendale di Facebook - "l'acquisto accrescerà la connettività e l'utilità di Facebook nel mondo". In altri termini aumenterà ancora di più la sua presenza nella telefonia mobile, una delle aree su cui Zuckerberg punta maggiormente.

"WhatsApp presto arriverà a connettere un miliardo di persone. I servizi che hanno già superato quella soglia hanno un valore immenso", ha detto l'amministratore delegato di Facebook, Zuckerberg, aggiungendo: "Conosco Jan da molto tempo e sono molto felice di poter lavorare con lui e con il suo team per rendere il mondo più aperto e connesso".
La decisione di Facebook fa terra bruciata intorno a quello che si credeva essere l'acquisto d'oro degli ultimi anni nel settore tecnologico: quello di Skype messo a segno da Microsoft nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari. L'accordo con WhatsApp rappresenta un nuovo episodio della strategia messa in atto da Facebook: acquistare con mosse miliardarie i potenziali rivali per portarsi in casa milioni di nuovi utenti e ridurre la possibilità di perdere terreno.

È successo nel 2012 con Instagram, il social network per condividere fotografie, pagato un miliardo di dollari in denaro e azioni. La cosa invece non è andata in porto nel 2013 quando il colosso di Menlo Park aveva offerto 3 miliardi di dollari per acquistare il servizio di messaggistica Snapchat che a sorpresa aveva rifiutato: i due fondatori poco più che ventenni hanno sfidato il gigante scommettendo sulla loro crescita.

Facebook nel rivelare l'accordo ha fatto sapere che il co-fondatore e amministratore delegato di WhatsApp, Jan Koum, entrerà nel consiglio di amministrazione del social network e per ora continuerà a mantenere la sua indipendenza. L'annuncio è arrivato a mercati chiusi e il colosso fondato da Zuckerberg ha accusato il colpo cedendo fino al 5% dopo che nel corso della giornata aveva raggiunto un massimo storico di 69,08 dollari per azione.

Via IlSole24Ore.com

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Instant messagging, app geolocalizzate, piattaforme fotografiche. A ciascuno il suo social. Le comunità connesse iniziano a diversificare il consumo digitale, la dieta mediatica si arricchisce e accanto a Facebook attecchiscono altri social network. La supremazia di casa Zuckerberg è ancora indiscussa, ma qualcosa sta cambiando. Servizi come WeChat e WhatsApp spopolano, con tassi di crescita a tre cifre. WeChat ha segnato un balzo del 379% nel 2013 secondo il Global Web Index. Poi c'è la crescita inarrestabile di Instagram e Foursquare: nei dati di Vincenzo Cosenza si assestano rispettivamente a 150 e 10 milioni di utenti attivi. E poi ci sono social "regionali": l'Estremo Oriente abbraccia QZone, con oltre 620 milioni di utenti cinesi.

In Italia Facebook distanzia i competitor: ci accedono una volta al mese in 26 milioni e 16 lo fanno da mobile, con la fascia di pubblico maturo in crescita, i cosiddetti "silver users". Campanello d'allarme globale è allora la lenta diaspora dei giovani, al punto che il Cfo di Facebook David Ebersman ha riconosciuto che negli ultimi mesi si registra un calo di utenti: «Abbiamo visto una diminuzione, in particolare tra gli adolescenti».
Accanto ai grandi player cresce una miriade di piattaforme fruite in mobilità e condivise da comunità verticali. Quanto questi attori scesi nell'agone digitale possano entrare in concorrenza con un colosso come Facebook è presto per dirlo. Tendenzialmente non saranno mai in relazione diretta. Ma le sfide dei prossimi mesi si giocheranno sui servizi premium in mobilità, sulla crescente geolocalizzazione e sulla necessità di legare tribù sempre più verticali. I casi italiani di successo si moltiplicano: a Milano tre informatici under trenta hanno messo in rete CityGlance, prima social app per chi utilizza i mezzi pubblici. A testare gli algoritmi sono più di 7mila utenti e a breve sarà esteso anche in altre nove città.

D'altronde l'ha dichiarato più volte proprio lo stesso Zuckerberg: «Non si crea una comunità, le comunità esistono già e fanno ciò che vogliono». E allora sembra proprio che queste lo stiano ascoltando, perché negli ultimi tempi si registrano lenti ma graduali movimenti verso altre piattaforme. Beninteso, sono scosse di una magnitudo contenuta per un ecosistema digitale in assestamento. Al momento però ciò che si registra è una tendenza all'integrazione e all'uso combinato di più social. Secondo il rapporto Pew Research Center, circa il 73% degli utenti accede a piattaforme social. Facebook domina, ma molti utenti diversificano la navigazione: il 42% adotta più social, rispetto al 36% che accede esclusivamente a Facebook. «Altri servizi ne minacciano il predominio. Instagram ha molti utenti che accedono in mobilità più volte al giorno, mentre Pinterest e LinkedIn intercettano specifici gruppi demografici», sostiene Maeve Duggan, coautore del rapporto.

Queste nuove agorà vivono nel sottobosco della rete. E l'esperienza di navigazione evolve, virando dal come stiamo al dove stiamo. Lo sa bene Stefano Ceccon, italiano espatriato a Londra. Nato trent'anni fa a Bassano del Grappa, ingegnere biomedico, ha messo ordine al caotico traffico londinese, implementando London Crowd, una app che ha avuto milioni di download ed è stata annoverata da Forbes tra le migliori per districarsi nella giungla londinese.

Secondo alcuni analisti, però, a preoccupare il colosso di Mountain View non dovrebbero essere i piccoli. Perché il futuro non sarà dettato dalla frammentazione, bensì dalla concentrazione. «Avremo un unico grande social network che assorbirà tutti gli altri, perché offrirà un valore aggiunto», afferma Margherita Pagani, docente di Digital marketing alla Bocconi e all'Emlyon Business School, che ha esposto la sua tesi in un paper su Mis Quarterly. «Si tratta della "legge del gigante", speculare a quanto avviene nelle molecole e possibile scenario anche per il mondo digitale: l'evoluzione futura sarà dettata da dinamiche di integrazione a livello di network».

L'obiettivo comunque è presidiare questo ecosistema, aggregando e cercando di mantenere forti barriere in uscita. «In questo contesto il modello Google registra più opportunità perché offre servizi differenziati e gratuiti». Per Pagani un altro elemento che potrebbe spiegare la curva decrescente di Facebook è legato alla privacy: «L'elemento dell'intrusività, ovvero il fatto che i dati personali possano essere sempre più controllati, non va sottovalutato. L'utente oggi è molto più sensibile al tema».

Questo un possibile scenario. Ma c'è anche chi ha pronosticato una desertificazione del social più popolato al mondo, suscitando stupore e ilarità, oltre all'ironica risposta della stessa Facebook. Per John Cannarella e Joshua Spechler della Princeton University, Facebook sarà abbandonato entro il 2017 dall'80% degli utenti. La ricerca si basa sul confronto tra le curve delle epidemie e quelle delle reti sociali. Certo, si tratta di uno scenario irrealistico. Ma è anche vero che le evoluzioni a cui la rete ci ha abituato sono imprevedibili.

Via IlSole24Ore.it

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Di Gianluigi Zarantonello (del 24/02/2014 @ 09:00:00, in Internet, linkato 1850 volte)

Oggi voglio provare a proporre un post un diverso, con alcune citazioni di personalità e siti rilevanti del mondo digital che poi commenterò brevemente per evidenziare dei concetti che in altri paesi sono al centro di molti dibattiti ma che in Italia sono ancora poco percepiti. Molte cose le ho già toccate più volte ma queste frasi testimoniano come siano temi reali e di alto livello.

Immagine tratta da http://2.bp.blogspot.com/

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Citazione 1

It is impossible to separate digital from marketing because understanding and connecting with the customer is marketing - Esmeralda Swartz su CMO.com

Partiamo dalla base: la divisione fra digital e marketing è piuttosto artificiosa ormai, non si può pensare a delle attività e a una strategia senza i nuovi strumenti. Contemporaneamente, il digitale non è da solo sufficiente a cambiare il mondo.

Citazione 2

Marketing technology is about both efficiency and experience - Scott Brinker su http://chiefmartec.com/

Detto che la divisione dunque non c’è bisogna capire come approcciare le tecnologie per fare marketing, che nel mondo stanno diventando la prima spesa IT a livello assoluto. Non si può ridurre il tutto però solo a un fatto tecnico: automatizzare gli strumenti deve sì portare risparmio ma non può non collegarsi all’esperienza che il cliente deve avere attraverso tutti i touch point. I marketers dunque non devono avere paura della tecnologia, la devono conoscere(ciascuno per quanto gli basta) e sfruttare attivamente.

immagine tratta da http://chiefmartec.com/

immagine tratta da http://chiefmartec.com/

Citazione 3

In 2014, brand will have to stop thinking social media as a silos and approach it as a social business one where technologies and methodologies are deeply integrated into the core of the business – Charlene Li www.altimetergroup.com

Il concetto del superamento del silos è piuttosto costante in tutti i commenti sullo scenario e non può non applicarsi ai social media, croce e delizia di molte aziende che sono in bilico tra la voglia di usarli e la paura della perdita di controllo (oltre che con dei risultati non soddisfacenti). Il fatto di usarli in modo separato dal resto dell’ecosistema aziendale non porta sostanziali benefici, mentre l’ascolto e la relazione che permettono con il cliente delle grandi opportunità

Citazione 4

2014 will be a tipping point for mobile marketing. [...] There is no other platform that is as personal, as pervasive and provides the opportunity for proximity – Greg Stuart – www.mmaglobal.com.

Sul mobile ormai si possono scrivere trattati ma io credo che non siano ancora così chiare le opportunità offerte dal modo con cui la gente lo usa. Relativamente pochi ad esempio valorizzano la navigazione e la fruizione dei propri owned media da cellulare, e anche nelle stesse app non viene spesso creato del valore aggiunto per il cliente, non partendo dai suoi bisognie anche dal suo livello di adozione del mezzo.

pc-ship

Citazione 5

You may never turn your CIO and CMO into the best of friends, but you should be able to convince them they are natural allies – Glen Hartman – su Harvard Business Review

Citazione 6

Find the right digital leaders. Leadership is the most decisive factor for a digital program’s success or failure. Increasing C-level involvement is a positive sign, and the creation of a CDO role seems to be a leading indicator for increasing the speed of advancement - Brad Brown, Johnson Sikes, and Paul Willmott suhttp://www.mckinsey.com/

Le ho messe assieme perché toccano entrambe il tema organizzativo e la sorprendente (per chi non segue da tempo questi trend) convergenza fra CIO e CMO, causata dalla consumerizzazione dell’IT e dalla nuova centralità della tecnologia nel business.

I due mondi dunque devono ricominciare a parlarsi e a lavorare assieme, anche perché il livello di complessità di tutto questo sta diventando davvero alto e richiede entrambe le competenze.

Siccome poi la complessità di cui sopra impatta su tutte le aree aziendali è ormai necessario avereall’interno delle organizzazioni degli innovatori leader che possano guidare questo processo evolutivo. È ovviamente necessario però che abbiano legittimazione organizzativa sufficiente per essere ascoltati e seguiti.

Citazione 7

Marketing is too important to be left to the marketing department – David Packard

Chiudo con questa che non mi sembra necessario commentare.

Quanto sono pronte alla sfida le vostre realtà?

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

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Di Altri Autori (del 26/02/2014 @ 07:20:31, in Internet, linkato 1671 volte)

A gennaio sono stati 27,4 milioni gli utenti online collegati almeno una volta da un computer. L’audience online da pc nel giorno medio è rappresentata da 13,2 milioni di utenti collegati in media per 1 ora e 19 minuti. Sono i dati resi disponibili, come ogni mese, da Audiweb.

L’audience si concentra principalmente nelle ore pomeridiane e di prima serata. Infatti, risultano 7,2 milioni gli utenti online tra le ore 15 e le 18 e 7,1 milioni tra le ore 18 e le 21. Risultano 7,3 milioni gli uomini e 5,8 milioni le donne online nel giorno medio, con una concentrazione maggiore tra i 35-54enni (6,4 milioni di utenti) che rappresentano il 48,5% della popolazione online nel giorno medio. In base ai dati sulla provenienza geografica, invece, la popolazione online nel giorno medio risulta composta da utenti dell’area Sud e Isole nel 29,6% dei casi (3,9 milioni), dell’area Nord-Ovest nel 26,7% dei casi (3,5 milioni), dell’area Centro nel 16,4% (2,2 milioni) e dall’area Nord Est nel 15,2% (2 milioni).

Audiweb rende noto anche i dati sulla fruizione di contenuti video. Nel mese di gennaio sono state rilevate 99,5 milioni di stream views con 8,3 milioni di utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video su uno dei siti degli editori iscritti al servizio, con una media di 35 minuti e 36 secondi di tempo speso per persona. Nel giorno medio risultano 3,2 milioni le stream views, con 1,1 milione di utenti che hanno dedicato in media 8 minuti e 31 secondi per persona alla visione dei contenuti video sui siti degli editori iscritti.

Audiweb avvisa che i nuovi dati sulla fruizione di internet da mobile (smartphone e tablet) nel mese di gennaio sono ancora in elaborazione e verranno pubblicati a breve.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 03/03/2014 @ 07:43:47, in Internet, linkato 1951 volte)

Il 12% dei consumatori online fa regolarmente shopping da device mobili, come tablet e smartphone, contro il 9% della media globale ed europea, mentre il 47% usa i social media per seguire un brand (il 23% in Gran Bretagna). Inoltre, il 22% degli italiani utilizza il canale online anche per ricercare un particolare prodotto o marchio prima di entrare in negozio. È quanto emerge dalla PwC Total Retail Survey 2014, ricerca che ha analizzato i comportamenti di consumo online di 15.000 consumatori in 15 paesi, tra cui oltre 1.000 italiani.

“Il consumatore italiano online è una figura nuova, cresciuta negli ultimi 3-4 anni dal momento che circa il 60% degli intervistati compra sul web da meno di 4 anni e il 21% da meno di un anno“, spiega la società. Nonostante sia “immaturo”, il consumatore italiano è attivo nell’acquisto online, con il 25% degli intervistati che usa il canale digitale almeno una volta a settimana. L’85% afferma inoltre di acquistare direttamente dai siti dei produttori, contro il 78% della media globale e sopra la media di altri paesi europei (78% Francia, 75% Olanda, 76% Germania e 62% Uk). La possibilità di trovare prezzi migliori è il vero motivo che spinge il consumatore all’acquisto online (lo dice il 70% degli intervistati), ma anche perché può comprare da casa (motivazione citata dal 51%). Inoltre, il 35% degli italiani compara prezzi tramite smartphone quando già si trova in negozio. Infine, nel 2013 il 59% dei consumatori ha continuato a preferire i canali offline per il contatto col prodotto, percentuale comunque in diminuzione rispetto al 73% del 2012.

Via Tech Economy

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