Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In un'ottica di Marketing Sensoriale, e specificamente, di lavoro sulla prima "P" del Marketing Mix ( il prodotto), Wrigley ha lanciato "5" il chewing gum che stimola tutti e 5 i sensi.
Detta così suona bene... vediamo nel dettaglio:
1) Vista: il packaging del prodotto è vistoso ed aggressivo. Tenendo conto che il prodotto si rivolge ad un target di teens americani ( che da soli valgono 1/3 del mercato USA della gomma da masticare) e di giovani adulti, il look appare adeguato - visto che ricorda più una confezione di preservativi che una di gomme. E, si sa, il sesso vende sempre.
2) Udito: su questo fronte, un silenzio assordante. Non risulta che la tecnologia del colosso americano sia riuscita a far produrre alcun suono particolare al prodotto, al di là di quelli prodotti comunemente da consumatori poco eleganti - e quella comunque è una caratteristica propria della categoria e non del prodotto.
3) Gusto: 3 sono i gusti del prodotto. Rain (menta spearmint) Cobalt (peppermint) e Flare (cannella). Non so perchè ma mi si rinforza l'immagine mentale del profilattico...
4) Tatto: dopo aver probabilmente scartato l'inclusione di particelle appuntite, sferiche, cilindriche o pelose per ovvi motivi, la R&D di Wrigley ha lavorato sulla generazione di effetti speciali nel cavo orale per via chimica. Rain infatti genera un pizzicorino, Cobalt una sensazione di freddo, Flare una di caldo.
5) Olfatto: anche se non sono state rilasciate specifiche dichiarazioni in merito, è presumibile che il prodotto odorerà fortemente di menta o cannella, a seconda delle varianti.
Il concetto di fondo del prodotto è comunque fornire sensazioni forti ( per quello che può fare un chewing gum, beninteso) per venire incontro alle esigenze di continue stimolazioni sensoriali proprie del target. L'obiettivo di stimolazione è inoltre anche applicabile al business di Wrigley, che ultimamente sembra aver sofferto in termini di quote in alcuni mercati importanti, a favore di marche concorrenti come Trident...
Comunque, è ovvio, mi riservo di dare un commento conclusivo se e quando riuscirò mai a provare di persona il prodotto.
Per approfondimenti, alcuni divertenti commenti qui, market insights qui, la press release qui.
Uno studio condotto in Gran Bretagna da un gruppo di psicologi dell’Università di Liverpool ha dimostrato che esiste una corrispondenza diretta tra pubblicità e peccati di gola, perché i bambini, dopo avere guardato in tv spot di prodotti alimentari, sono indotti a mangiare di più. Il problema dell’obesità infantile non si può trascurare. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di una vera e propria epidemia, che provoca danni alla salute, causa difficoltà relazionali, scarsa autostima e disturbi depressivi. Sul fronte europeo, la UE ha recentemente varato il nuovo regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sanitarie per i prodotti alimentari, che metteranno all’indice termini come “slim”, “snello” e “fitness”. Anche in Italia è da tempo scattato l’allarme. Il nostro Paese si assesta in cima alla classifica europea per cattiva alimentazione: il 36% dei bambini italiani fra i 6 e i 12 anni è in sovrappeso. Il Ministero della Salute ha deciso di correre ai ripari, siglando una intesa con diverse associazioni per l’attuazione del programma “Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari”. Iniziativa lodevole, peccato che, per il momento, non siano previste restrizioni sugli spot, come accaduto in alcuni Paesi europei. In Inghilterra, per esempio, è stata vietata la pubblicità di alimenti durante le trasmissioni per bambini. Un divieto simile è stato attuato in Norvegia e Austria. In Svezia, dove le regole sono ancora più severe, non esiste pubblicità diretta ai minori. Mentre la Francia ha optato per una politica meno drastica, anche se meno efficace: integrare gli spot tv sugli alimenti con suggerimenti per equilibrare la dieta dei bambini.
Roberta Villa e Roberto La Pira, Corriere della Sera
Abc News, uno tra i più seguiti notiziari Tv statunitensi, ha inaugurato l'era del telegiornale 2.0 con un servizio online che accorcia le distanze tra redazione e telespettatori, aprendo nuovi spazi e prospettive per il cosiddetto "citizen journalism" - l'informazione fatta "dal basso". Il nome del progetto è una dichiarazione d'intenti: BeSeen BeHeard, traducibile come "fatti vedere e fatti ascoltare".
Il servizio, che affianca la versione online di Abc News, è un'interfaccia per la pubblicazione di videonotizie autoprodotte. Gli utenti registrati possono inviare servizi e clip di natura giornalistica e sperare che la redazione di Abc News li metta in onda sul piccolo schermo oppure sul Web.
Video, ma non solo: attraverso questo nuovo portale, Abc News vuole stimolare e favorire il meccanismo di "feedback" e interazione tra utenti e giornalisti, grazie a gruppi di discussione tematica sempre aggiornati. È possibile partecipare a questi gruppi sia in maniera testuale, sia inviando i propri pensieri e le proprie opinioni sotto forma di breve videoclip. In aggiunta, il servizio offre una programmazione di sessioni "domanda e risposta" tra telespettatori e giornalisti, aperte alla partecipazione di tutti.
BeSeen BeHeard è articolato in tre sezioni principali, tutte moderate dallo staff di Abc News: uno spazio "Talk Back", dedicato al commento di notizie e fatti di cronaca, "What Do You Say", che vuole rappresentare in maniera multimediale l'opinione pubblica su grandi questioni e temi, nonché "Caught!".
Quest'ultima sezione è particolarmente interessante perché permette di visualizzare gli scoop esclusivi prodotti dagli utenti: da un incidente avvenuto sotto casa fino a una manifestazione immortalata grazie a un videofonino. C'è aria di nuovo nel mercato dei media tradizionali statunitensi: la transizione dei "grandi nomi" verso inesplorati modelli collaborativi è ormai un dato di fatto.
Uno e inconfondibile il mantra di questa "evoluzione genetica" che attraversa l'informazione di massa: dare sempre più spazio agli utenti, che vanno integrati nel sistema delle notizie come coprotagonisti e non come semplici spettatori passivi. Resta da vedere se la base è disposta a diventare coprotagonista, spesso senza guadagnarci niente: per il momento i dati più recenti sulla partecipazione online lasciano capire che gli utenti "attivi" sono molti meno di quanto le grandi aziende siano disposte a immaginare.
Tommaso Poggiali su Mytech
L’attuale programmazione di spot ci dà modo di osservare come si utilizza il testimonial nei commercial di prodotto...
Modo n° 1, il più classico: Kakà fa Kakà e a Ringo ben gli sta (fuori ruolo, invece, Totti e Gattuso massaie per famiglie numerose).
Modo n° 2, meno comune ma assai più raffinato: il testimonial in incognito, riservato a divi di insuperata notorietà. Attualmente non on air (forse perché bisogna essere come minimo Sophia Loren per apparire in incognito e non è detto che la Loren accetti).
Modo n° 3, il testimonial “svisto” e di proposito ignorato perché il protagonista vero è il prodotto - quindi Alessandro Gassman scambiato per Michele Grant o la Cucinotta e Arbore degradati a comparse perché è Unicredit Banca che conta. Beato chi ci crede.
Modo n° 4, il testimonial globale, come Chiambretti, che presta la faccia ad Alpitour e la voce alla Panda. Per restare in famiglia.
Più contorto il modo n° 6, adottato dalle patatine Amica Chips per rilanciare Rocco Siffredi che, pur di comparire e conservare l’allure di pornodivo, finge di essere quell’Omar Monti, di scarsa notorietà, che ne “La pupa e il secchione” sosteneva di essere, a 31 anni, ancora vergine. Cosa non si fa per una patatina.
Modo n° 7: il testimonial usa & getta – in genere un divo americano (vedi Travolta o Kevin Costner o anche George Clooney) che accetta di pubblicizzare qualcosa, ma solo in un certo paese e speriamo che nessuno se ne accorga altrove.
E adesso, la classifica. Per ora, nessuno ha ancora battuto Catherine Deneuve in “Oui, je suis Catherine Deneuve”, ma fra tutti i testimonial visti di recente o attualmente in onda, non c’è dubbio che the winner is non un volto ma una voce: quella di Jeremy Irons, testimonial per Croma. Mesto con sentimento lui, non proprio eccitante la Croma, ma con una voce così sei On the Road anche senz’auto.
Via Lillo Perri
In una mossa di marketing alternativo, misto fra il guerilla e il buzz, Nissan USA ha smarrito 20.000 mazzi di chiavi in locali pubblici statunitensi
Ogni mazzo di chiavi contiene una card che recita " I found please do not return. My Next Generation Nissan Altima has Intelligent Key with Push Button Ignition, and I no longer need these "(Se trovate queste chiavi, per favore, non le restituite. La mia Nissan Altima di Nuova Generazione possiede una chiave intelligente con avvio dell'auto premendo un bottone, quindi non ho più bisogno di queste chiavi).
Contiene anche un codice che, inserito all'interno del sito www.altimakeys.com, permette la vincita di premi, sconti sulla benzina etc.
La campagna ha come obiettivo raggiungere un pubblico giovane, sempre più difficile da raggiungere con i media tradizionali. Il budget annunciato è di 100.000 $
Il mio commento: se la meccanica è carina, il messaggio pubblicitario sulla card secondo me ammazza il brand e rovina il giochino. Non mi sembra il linguaggio più adatto per una operazione di engagement marketing rispetto ad un pubblico giovane.
Degno di nota che il messaggio nella card è composto da 18 parole, di cui 11 iniziano con la maiuscola...
Indesit ottiene un click-through rate di oltre il 16% con l’advertising su mobile Nokia Italia. L’esperimento di campagna pubblicitaria, incentrato sul personaggio di Jack the Cuckoo, viral marketing di Indesit, era rivolto ai possessori di un sistema WAP mobile con accesso a internet e prevedeva il raggiungimento di 100k impressions.Il click-through rate registrato è stato di oltre il 16%, mentre il benchmark tra il 5 e il 10%: un buon risultato se si pensa che il click-through rate su internet raramente supera il 2%.Collegandosi al sito Nokia Italia, i banner sul sito guidavano alla landing page di Indesit, dove era possibile scaricare suonerie e video del personaggo di Jack the Cuckoo, il viral movie ideato da Indesit lo scorso anno e già protagonista di advertising on line e attività di viral marketing.Il momento di maggiore accesso al servizio si è registrato in prima serata, dalle 19 alle 21, quando si verifica un maggiore consumo di tv su mobile da parte degli utenti.“Indesit è stato il primo in Italia a testare questo tipo di comunicazione innovativa, che rispecchia lo spirito di questo brand dinamico e attento alle nuove forme di comunicazione – dichiara Marco Rota, direttore marketing di Indesit Company -. Per testare questo nuovo canale di comunicazione abbiamo scelto un partner affidabile e leader nel suo settore come Nokia Italia, e visti gli ottimi risultati raggiunti non escludiamo di continuare ad investire in nuove frontiere di comunicazione efficaci e innovative come questa esperienza”.
Via Pubblicità Italia
In una mossa degna dei migliori Legal Thriller, Coca Cola ha deciso intraprendere una azione legale contro Coca Cola Zero, con la motivazione di un preteso furto di gusto.
Su questo tema ruota l'ultima campagna di Coke, articolata in una serie di spots e di azioni di marketing online...
Guardatevi le "candid camera" (manager di Coca Cola che si riuniscono con avvocati per chiedere un parere legale sulla possibilità di farsi causa) e, se volete, trascinate in tribunale un amico con l'esclusivo servizio "Sue-a-Friend" offerto da Coca Cola sul proprio sito...
La tematica sessuale all’interno del linguaggio commerciale fa sempre e comunque parlare, ma non sempre è coerente con il posizionamento della marca o con il prodotto. In base al grado di coerenza del tema sessuale col brand, possiamo suddividere i casi in 3 categorie. Il sesso può essere:
Nel prodotto, per obbligo Possono usufruire di questo tema mediatico i marchi di prodotti legati al mondo sessuale dal punto di vista della categoria d’appartenenza. Aziende di profilattici o sexy shop, sono obbligati, e ben felici di esserlo, a far sì che questo tema sia costantemente il pilastro portante della loro comunicazione. Di seguito due esempi recentissimi. > Durex in Francia recluta 20000 persone disposte a testare i propri profilattici con delle affissioni rappresentanti i tipici annunci a frangia in formato gigante. Il linguaggio è chiaramente allusivo e ironico. “Pas de salaire, que du plaisir”. > Il sexy shop milanese Erotika si promuove con una sex machine: un’automobile parcheggiata fuori dal proprio negozio sui cui finestrini sono applicati degli adesivi raffiguranti tre donne e tre uomini in atteggiamenti hard. “Toys you can’t wait to use”.
Nel posizionamento, per piacere Altri marchi invece hanno il sesso insito nel loro posizionamento. Emblematico è Axe che con il payoff “Axe effect” continua a produrre in abbondanza e con velocità campagne ironiche utilizzando mezzi classici e non. Ad esempio: asciugamani che con effetto trompe l’oeil fanno sembrare in dolce compagnia, un’affissione all’entrata di una galleria rappresenta due gambe divaricate, un adesivo raffigurante un occhio che spia posto di fronte ai sanitari nei bagni degli uomini.
Puro attention getting, per far parlare Molte volte però il tema sessuale viene scelto solamente per catturare l’attenzione, pur non avendo nessuna connessione con il marchio o il prodotto. Di seguito tre casi eclatanti in cui il tema sessuale è trattato in modo esplicito. > Il marchio d’abbigliamento spagnolo Desigual promuove l’apertura di un nuovo store invitando la gente ad arrivare nuda ed offrendo loro i vestiti che riescono ad indossare. > Shai, brand di abbigliamento, si promuove con un catalogo piccante: 3 video pornografici, lei-lui, lei-lei e lui-lui. > A Copenhagen il Danish Road Safety Council, per far rispettare il limite di velocità ponendo attenzione ai cartelli stradali, ha cercato di risolvere il problema con l’iniziativa “Speed Bandits”: ha posto delle belle ragazze in topless con in mano il cartello di limite di velocità (vedi il video in allegato). > Per fare un raffronto con un’attività simile, ma giustificata nell’utilizzo del tema sessuale da parte del brand, in Belgio Sloggi, con la campagna “Smoggi” adottata per ridurre l’inquinamento per smog, ha posto delle ragazze con in mano il cartello di limite di velocità con indosso i completi del marchio di intimo.
Quando il prodotto o il posizionamento sono nell’area sessuale, c’è una buona ragione per approfittarne, ma comunque non abusarne. La tematica sessuale può essere un motore che alimenta il passaparola e rende le campagne virali, ma se viene utilizzata gratuitamente non costruisce nulla per il brand e finisce solo con l’alimentare l’archivio delle campagne trash.
Via Lillo Perri
Un altro po' di cifre che, seppur inverificabili, fanno sempre piacere ( e spesso comodo...)
Secondo Morgan Stanley il 2008 dovrebbe chiudersi con 1,3 miliardi di utenti Internet nel mondo, rispetto al 1,08 di oggi (fonte eMarketer) - portando quindi la penetrazione su scala mondiale al 16.6%.
Questa della penetrazione mondiale è ovviamente una cifra assolutamente inutile, in quanto media gli Stati Uniti con la Cina, l'Africa, il Bhutan...( ah, le statistiche)
Più sensato guardare alle penetrazioni paese per paese: ad esempio segnaliamo gli USA in testa con circa 182 milioni di utenti (63,6% di penetrazione), messi bene anche UK (35 milioni, 58%), Giappone (87 milioni 68.4%), benissimo la Corea (34,4 milioni e 70.5 di penetrazione!) etc etc
L'Italia secondo questa fonte avrebbe 28,6 milioni di utenti, oltre il 49% di penetrazione. Per non piangerci come al solito addosso, ciò significa che siamo ben avanti alla Francia (47%), abbiamo parecchie lunghezze di vantaggio sulla Spagna (40.8%), stracciamo la Cina (133,5 milioni di utenti ma solo il 10.2%) e poi il Brasile, l'India e un sacco di altri posti nel mondo.
Venite in Rete gente, venite - che più gente c'è più bestie si vedono...
Nokia utilizza di nuovo le tecnologie proposte da IgpDecaux Innovate per comunicare il progetto ‘Music Gets you talking’. La necessità di contattare i giovani fra i 14 e i 24 anni per informarli di quanto i prodotti di telefonia Nokia siano vicino alla musica, ha portato il centro media Kinetic a scegliere due tecnologie abbinate: Bluetooth e Sonic, nelle pensiline a Milano.
La creatività studiata da Grey Worldwide gioca sul claim ‘Music gets you talking’: su richiesta una nuova melodia viene diffusa sotto la pensilina (dalle 9 alle 20) mentre un’altra viene veicolata via bluetooth sul telefono cellulare degli utenti in attesa del mezzo di trasporto. La pianificazione IgpDecaux comprende per le città di Milano, Roma e Napoli.
Via Pubblicità Italia
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