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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Roberto Venturini (del 14/02/2007 @ 07:46:58, in Internet, linkato 2286 volte)

Adesso sappiamo cosa hanno fatto i fondatori di Skype con la loro parte dei miliardi di euro incassati con la vendita di Skype a eBay...

Entro quest'anno Janus Friis e Niklas Zennstrom lanceranno la loro nuova iniziativa imprenditoriale: una TV via IP (ovvero visibile su Internet).

Disponibile a condizione di disporre di banda larga e di un computer Windows (pare con una CPU molto robusta), viene dichiarato che stanno alacremente lavorando per una versione Mac (aspetterò quella) anche se è già possibile usare il software sui Mac Intel usando Parallel (e quindi facendo funzionare il Mac sotto Windows). All'orizzonte (più lontano?) anche una versione Linux.

Il canale si finanzierà nel più classico dei modi: con la pubblicità.
Caratteristica del canale sarà anche il fare leva sull'aspetto delle social communities, sulla personalizzazione dei canali, sull'integrazione di forum di discussione.

Già Warner Music dovrebbe essere pronta ad acquistare spazi su questa nuova TV e a creare canali volti a promuovere i gruppi musicali della sua scuderia.

La TV è in fase di beta test (pare ci siano dei problemini di qualità di video, di interfaccia utente, di uso pesantissimo delle risorse del PC) - se volete essere tra i tester potete iscrivervi sul sito... o farvi invitare da altri tester, attraverso un sistema virale copiato da quello di Gmail, dove i membri avevano il potere di invitare un certo numero di altri membri.

Una breve considerazione: di iniziative di IPTV ce ne sono non poche (io uso abbastanza spesso Democracy).
Se the Venice project gode di cosi' tanto buzz da venir ripreso più volte anche dal Financial Times, non sarà che fanno più notizia i suoi fondatori che la bontà del progetto ? (vedi alla voce fumo/arrosto o celebrità del cuoco/qualità del ristorante)

Links di approfondimento:
Financial Times 1
Financial Times 2
Il sito del progetto
Impressioni d'uso e screenshots

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Di Altri Autori (del 13/02/2007 @ 07:36:16, in Marketing, linkato 1983 volte)

Sarà Uma Thurman la nuova star del corto Pirelli dal titolo ‘Mission Zero’ girato da Kathryn Bigelow, regista di Strange Days e Point Break, ideato da Leo Burnett e prodotto da The Family. Il nuovo cortometraggio targato Pirelli sarà online dal 12 febbraio su www.pirelli.com.

Il direttore creativo è Sergio Rodriguez, la copy Sofia Ambrosini e l’art director Stefano Volpi. Direttore della fotografia è Janusz Kaminski (premio Oscar per Salvate il soldato Ryan e Schindler’s List). Il film è stato girato per le strade di Los Angeles.

A bordo di una fiammante Lamborghini Gallardo gommata PZero, la protagonista sfuggirà con una guida sicura e audace per le strade di Los Angeles a dei misteriosi killer che, all’improvviso e senza alcuna ragione apparente, la vogliono uccidere.

Il film ha richiesto dieci giorni di lavorazione e tre mesi di post produzione a Los Angeles.

Via Pubblicità Italia

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Di Danilo Arlenghi (del 12/02/2007 @ 07:57:14, in Segnalazioni, linkato 3292 volte)

Il Club del Marketing e della Comunicazione ha ideato il più significativo ed innovativo evento per tutti i professionisti ed operatori del comparto: 1a Convention Italiana di Marketing e di Comunicazione, organizzata in collaborazione con le più importanti associazioni , università, istituzioni pubbliche e private, aziende ed agenzie, giornali, portali e siti web, radio e tv italiane, e con la partecipazione interattiva di 1.000 manager, consulenti, docenti ed imprenditori.

Concept dell’evento:

La “1a Convention Italiana di Marketing e Comunicazione” si terrà Martedì 20 Marzo 2007 dalle 14,00 alle 21,30 presso l'Expo Plaza prestigioso Hotel Crowne Plaza - Milan Linate di San Donato Milanese. Un appuntamento unico e probabilmente irripetibile che può essere, già da ora, definito come “storico” per l’imponenza della macchina organizzativa, per il prestigio della location ed il credito degli sponsor, per lo spessore professionale ed umano dei membri del Comitato Organizzatore, per l’innovativo, originalissimo ed inedito format “a processo”, per gli elevati e nobili obbiettivi prefissati, per l’autorevolezza dei protagonisti-relatori, per l’interattività di tutti i partecipanti, per il livello qualitativo degli invitati, per l’ampio ventaglio delle categorie coinvolte della marcom e business community e per l’utilità socio-economica che potrebbe rivestire in ambito nazionale.
Nasce con l’intento di fare il punto dettagliato sullo stato attuale del marketing, della comunicazione e dell’ informazione in Italia.
Ma le finalità del progetto sono più articolate ed ancor più pragmatiche:

- promuovere l’autocritica costruttiva dei player del comparto travalicando la consueta autoreferenzialità che permea la loro mentalità e contraddistingue la totalità degli eventi del settore. Dunque: guardare dentro di noi per vedere meglio fuori da noi stessi, analizzare dall'interno le nostre professioni per cogliere le evoluzioni e comprendere il vero ‘sentiment’ del mercato attorno a noi, ascoltare e non solo parlare, palesare lungimiranza e non miopia, mostrare modestia e non solo supponenza professionale, perché il riconoscimento dei propri limiti ed errori è la condizio sine qua non per il superamento degli stessi e prodromo di crescita e miglioramento.
- informare i professionisti del settore sulle ultime tendenze (modelli, tattiche, strategie, tecniche) di Marketing, Comunicazione ed Informazione.
- sensibilizzare i 5 milioni di manager ed imprenditori italiani di quelle imprese che ancora non comunicano e non sono marketing oriented, sull’importanza strategica ed operativa di queste due funzioni aziendali, assolutamente vitali e necessarie per continuare prima ad esistere e poi progredire in un contesto altamente competitivo;
- rendere noto all’opinione pubblica (attraverso i mass media presenti) che aziende e agenzie, non perseguono solo interessi di parte, ma hanno a cuore anche e soprattutto i consumatori (utenti, fruitori) considerandoli, non più unicamente un dato statistico o commerciale , bensì veri e propri individui ed esseri umani quali essi sono, per meglio far fronte e rispondere alle loro singole aspettative, desideri, bisogni, necessità. Celebrare pertanto il passaggio dalla customer alla human satisfaction.
- Sostenere e diffondere i valori di una comunicazione aziendale socio- eco compatibile e di un marketing d’impresa etico che rispettino i diritti inviolabili della persona umana e tutelino i cittadini-utenti-consumatori e l’ambiente per uno sviluppo sostenibile.

Target dell’evento:

Circa 1000 professionisti tra le seguenti categorie: Presidenti Associazioni, Presidi e Docenti Università ed Istituti professionali, Autorità politico-istituzionali, Top Manager di Aziende (Largo Consumo, Btob, Distribuzione GDO e Retail) e di Agenzie ( pubblicità, promozioni, pr, organiz. eventi, concessionarie, centri media , direct mktg, etc), Dirigenti Mass Media e Case editrici, Direttori testate giornalistiche ( stampa. tv. radio e web), Formatori e Motivatori, Ricercatori di Mercato, Sociologi e Psicologi.
I nominativi, che saranno prescelti e selezionati dal Comitato Organizzatore, rappresentano il meglio offerto dal mercato per competenza, prestigio, professionalità e spessore tecnico-culturale.


Comitato Organizzatore:
Danilo Arlenghi – Sabina Rosa - CarloVittorio Giovannelli - Furio Garbagnati - Mariuccia Mauri - Daniele Tirelli - Paolo Duranti - Giorgio Tedeschi - Osvaldo Ponchia - Fausto Lupetti – Nando Schinelli - Gianluigi Falabrino -Roberto Salvini - Paolo Romiti - Giampiero Pelle - Enzo Argante - Dario Preda - PierAndrea Tosetto – Vittorio Spreafico - Marco Mancinelli -Luigi D’Urso - Maurizio Chiesura - Alessandro Ferrari - Giovanna Bo - Domenico Ghersi - Alberto Palazzo - Stefano Bettera - Miriam Forte - Luca Mattarello - Tiziano Scandiffio - Andrea Bagnolini - Andrea Pietrarota - Gianluca Lo Stimolo - Franco Santini - Antonio Barrese - Corrado Spedale – Massimo Lucidi – Armando Brescia – Giulio Rodolfo - Valeria Scaglia -
Stefano Scalisi

Inoltre l’evento sarà organizzato in collaborazione con più di 20 Associazioni di settore tra le quali: Mediawatch, Assorel, Adico, Popai, Assirm, Assodigitale, CDVM, Club comunicazione d’Impresa, Assovisual, Acpi, Assoconsulenza, ed altre in via di definizione

Timing: 1° Convention italiana di Marketing e di Comunicazione Martedì 20 Marzo 2007 dalle ore 14,00 alle ore 21,30
Programma di massima:
ore 14,00 - Accreditamento - welcome coffè - visita agli spazi espositivi degli sponsor, dei partner e delle associazioni
ore 15,30 - Inizio lavori ( Processo alla comunicazione: esposizione delle tesi accusatorie e difensive)
ore 17,30 - Drink break e visita agli spazi espositivi
ore 18,00 - Ripresa lavori e verdetto finale della giuria di esperti
ore 19,30 - Formazione e motivazione manageriale con Roberto Re di HRD Training Group
ore 20,30 - Buffet di gala - momenti di marketing relazionale - visita spazi espositivi

Location:
Expo Plaza dell'Hotel Crowne Plaza - Milan Linate
in Via K. Adenauer, 3 a San Donato Milanese (MI)

Essendo un evento "eccezionale" dalla imponente macchina organizzativa, mai realizzato in Italia, con la partecipazione di tutte le categorie professionali della Comunicazione, della Informazione e del Marketing, è una occasione da non perdere assolutamente, sia in qualità di manager semplice visitatore, sia in quella di manager benemerito (con contributo in denaro), per l’arricchimento umano, per la valorizzazione della propria attività , per l’aggiornamento professionale, per le relazioni ad alto livello e per il marketing e la comunicazione di se stessi. Un investimento concreto (in tempo o in denaro) per facilitare la propria carriera, per migliorare le proprie conoscenze e competenze manageriali ed infine per aumentare il successo personale e dell'impresa di appartenenza.
 
La 1a Convention Italina di Marketing e Comunicazione sarà un incrocio di idee, un confronto di opinioni, un crogiuolo di esperienze secondo la formula del contraddittorio processuale e del dibattito televisivo tra chi fa comunicazione, chi fa informazione e chi fa marketing per favorire la comprensione, facilitare la conoscenza, stimolare la motivazione, promuovere lo sviluppo e determinare il cambiamento.
Hanno già confermato la partecipazione ed il loro tangibile contributo 18 network televisivi, 15 testate gornalistiche nazionali, 12 riviste di settore, 5 newtwork radiofonici nazionali, 95 portali e siti di news on line, 150 aziende multinazionali, 70 agenzie internazionali, 16 associazioni, 10 univeristà ed accademie professionali, 3 istituti di ricerca e più di 500 top manager.

Chi fosse realmente interessato a partecipare o a collaborare attivamente dando un contributo economico, o creativo e tecnico a fronte di un elevatissimo ritorno di immagine e commerciale per sè e per la propria azienda può contattare personalmente:

Sabina Rosa
Segretario generale del Club
tel 02 2610052
info@clubdelmarketingedellacomunicazione.com


Segna anticipatamente in agenda questo appuntamento per Martedì 20 Marzo al fine di non prendere alcun impegno, perchè questo incontro ti sarà molto più utile, sia professionalmente sia commercialmente, di qualunque altro. Anche tu potrai dire: “C’ero anch’io”.

"Agire è bene, interagire è meglio"
E' la forza dirompente del network relazionale
e delle iniziative in interassociativa.

A presto incontrarci
Danilo Arlenghi
Presidente Nazionale Club del Marketing e della Comunicazione

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Di Altri Autori (del 09/02/2007 @ 07:52:58, in Internet, linkato 1914 volte)

Una ricerca dell'European interactive advertising association analizza tendenze e modelli di spesa online degli europei .
  
Chi naviga su Internet oggi acquista di più. E' quanto sostiene una nuova ricerca della European interactive advertising association (Eiaa) che rileva anche una maggior fiducia in specifici settori da parte dei consumatori. Lo studio Eiaa Mediascope Europe 2006 analizza tendenze e modelli di spesa degli europei che acquistano online. La ricerca evidenzia le categorie di prodotto con il tasso di conversione più alto e indica i settori in cui la fiducia dei consumatori cresce più velocemente. Lo studio ha rilevato anche che il tasso di conversione anno su anno più alto si è registrato per i telefoni cellulari (+23%), seguito dai download di musica (+16%), dagli accessori per auto (+15%) e dall'arredamento (+14%).
La ricerca indica che il maggior successo di vendita si ha per i biglietti di concerti/festival: tre quarti (75%) delle persone che effettuano ricerche online li acquistano; anche biglietti di viaggio (72%), libri (71%) e abbigliamento (70%) hanno alti tassi di conversione. In linea di massima, lo studio rileva che il 78% degli utenti Internet europei acquistano online, hanno speso una media di 750 euro per acquistare dieci articoli in soli sei mesi, con una crescita dell'11% rispetto al 2005. Uk e paesi scandinavi sono in testa sia per somme spese che per numero di acquisti online, mentre i tedeschi in cerca di occasioni si sono assicurati un alto numero di acquisti con una spesa decisamente inferiore.
Gli italiani con sette acquisti al mese sono in linea con olandesi e norvegesi ma rispetto a questi spendono meno visto che si fermano a 454 euro contro i 681 degli olandesi i 1406 dei norvegesi. Meno del'Italia fa solo la Spagna che con cinque articoli acquistati spende 452 euro.
Chi fa acquisti online utilizza anche i siti per il confronto dei prezzi per trovare l'occasione migliore facendo meno fatica possibile. Gli olandesi sono quelli che cercano più assiduamente le occasioni: oltre la metà (54%) confronta i prezzi online almeno una volta al mese; i tedeschi (50%) e i francesi (50%) seguono a ruota. I siti di aste sono molto popolari tra i consumatori tedeschi e britannici, dato che rispettivamente il 62% e il 49% di loro li visitano almeno una volta al mese. Il 49% li visita almeno una volta al mese, molto di più di quanto non faccia l'europeo medio (41%).
Chi fa acquisti online utilizza Internet molto di più del consumatore medio e passa online fino a 11,9 ore a settimana, mentre la media europea è di 11,3 ore. Il 98% degli europei che acquistano online utilizzano Internet durante la settimana, ma l'82% si collega anche nei week end (rispetto al 79% di tutti gli utenti Internet), percentuale che sale ad uno strabiliante 92% in Francia.
Chi fa acquisti online passa meno tempo a guardare la TV e visita un maggior numero di siti, soprattutto di banche e servizi finanziari (56% rispetto al 50% di tutti gli utenti Internet), di confronto prezzi (43% contro 38%) e di aste (41% contro 36%). Inoltre, quasi i tre quarti di coloro che fanno acquisti online dichiarano che Internet permette loro di trovare quello che vogliono in fretta facendo risparmiare tempo

Via Smaunews.it

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Di Altri Autori (del 07/02/2007 @ 07:37:33, in Marketing, linkato 2450 volte)

Sempre più diffusa la pratica di fissare prezzi per gli Usa uguali a quelli europei. Anche se il biglietto verde vale meno.

Le mille lire per un euro hanno fatto scuola. Hanno attraversato l'oceano e riscosso un buon successo. Tanto che l'1 a 1 (un dollaro uguale un euro) è stato adottato da molti come tasso di cambio fisso. Poco importa che il biglietto verde valga oggi poco meno di 0,80 euro. Steve Jobs con la sua Apple, tanto per fare un esempio, non si pone problemi. Le canzoni su iTunes? 0,99 centesimi di dollaro e di euro. C'èst plus facile.

E gli altri prodotti della Mela smozzicata? Stessa storia. Prendete il prezzo in dollari e avrete quello in euro. Soltanto che 300 dollari al cambio attuale equivalgono a 231 euro. Ne ballano così 69 che gli europei versano ad Apple senza particolari motivi.
Ma la Mela di Cupertino non è l'unica. Kodak riesce a anche a fare peggio. La cornice digitale EasyShare Ex1011 costa 279,95 dollari al consumatore statunitense e 299 (invece di 215) a quello della vecchia Europa.

Stessa storia per gli altri modelli EasyShare, mentre per le fotocamere il prezzo è equivalente. 249,95 dollari per la V1003 contro 295 euro. Ma se decidete di comprare gli accessori sappiate che negli Usa i prezzi a seconda del modello vanno da 9,95 a 49,95 dollari contro un prezzo europeo che parte da 19 euro e arriva a 49. Ma il problema non riguarda solo le aziende americane. La finlandese Nokia propone l'Internet tablet N800 a 399 siano dollari o euro.

Motivi particolari per questi prezzi non ce ne sono. E' una scelta di politica commerciale delle aziende che non si giustifica con eventuali spese di spedizione o altro. Tempo fa qualcuno ha provato a protestare ma non è servito a nulla. Oltre 12 mila persone nel 2005 hanno siglato infatti una petizione online per protestare contro il cambio uno a uno nel caso del Mac Mini di Apple. Ma a Cupertino non hanno fatto un plissé. Hanno risposto che il prezzo già così era molto competitivo. E in via ufficiosa hanno fatto sapere che non ci sarebbero stati cambiamenti anche in caso di variazioni nel rapportodi cambio fra euro e dollaro. Da allora l'euro si è rafforzato e la cotroprova non c'è stata. Però altri hanno seguito la strada tracciata dalla Mela.  

Luigi Ferro

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Di Roberto Venturini (del 05/02/2007 @ 07:02:32, in Blog, linkato 6095 volte)

Anche se il blogging è per molti prima di tutto una passione e per altri uno statement politico, ritengo comprensibile il desiderio o l’interesse a ricavarci qualche liretta, non foss’altro che per coprirsi i costi.

In fondo il modello dell’offrire valore gratuito al pubblico regge nella misura in cui qualcuno ci mette dei soldi che ci permettano di continuare a produrre questo valore per la comunità o il mercato. In caso contrario una buona metà di Internet (Google in primis…) si ridurrebbe ad un’operazione hobbistica, fatta nei ritagli di tempo e con un’ampiezza e qualità globalmente trascurabile.

Di modi per fare i soldi con i blog, al momento non ce ne sono molti, o meglio ce n’era uno solo – farsi finanziare dalla pubblicità, ospitando annunci pubblicitari (Google adwords) o aderendo a network pubblicitari basati sui blog.

Ovviamente, per tirarci fuori di che pagarsi le sigarette era necessario essere uno di quei pochi blog in grado di fare volumi importanti di visite, generando traffico ed esposizioni importanti per gli annunci contenuti nel proprio blog. In caso contrario (e lo dico basandomi sull’esperienza personale) i fatturati sono tali da non coprire nemmeno i costi delle graffette per carta – altro valido motivo che mi ha spinto a rendere il mio business sempre più paperless.

Da qualche tempo è però nata un’opportunità alternativa di fatturato. Si basa sul potenziale del blog come mezzo di comunicazione persuasivo e convincente. In un mondo in cui la fiducia e l’attenzione verso la pubblicità si sta apparentemente riducendo, siamo portati a soddisfare la nostra sete di informazioni, di consiglio, di orientamento attraverso altre fonti. Fonti indipendenti, super partes – l’equivalente del XXI secolo del consiglio di un amico. E spesso questo amico è un blogger di fiducia.

Basandosi su questo assunto, sulla capacità di un blog di influenzare opinioni, comportamenti e vendite ben di più di una pubblicità (almeno in un buon numero di casi), il sig. Murphy, operatore del mondo dell’online, ha avuto una idea imprenditorialmente sensata ma che ha suscitato in Rete non poche polemiche. E non solo in Rete.
Sul Pay per Post ha costruito un circuito, un sistema, in cui il blogger viene pagato per quello che scrive, attraverso un sistema di marketplace, mirato all’incontro di domanda e offerta.

Il tutto inizia dal legittimo desiderio di un azienda di veder promosso il proprio prodotto o servizio. Accede al marketplace di payperpost.com e pubblica la propria richiesta – annunciando all’universo della blogosfera il proprio interesse a remunerare autori disposti a pubblicare storie, recensioni, pezzi (favorevoli) sui propri blog.

Il blogger visita il marketplace, viene folgorato dall’offerta: accidenti, non vedevo l’ora di parlare di questo prodotto in maniera indipendente ed onesta! E per di più mi pagano per farlo; mi offrono l’irresistibile cifra di (5, 6,10…) dollari!

E così il gioco è fatto, l’azienda ottiene esposizione, il blogger ottiene fatturato (nonché stimoli per nuovi, interessanti post) e il pubblico ottiene l’opportunità di venire correttamente informato di prodotti, servizi o aziende che altrimenti i blogger avrebbero (per indubbia superficialità) omesso di coprire giornalisticamente nelle loro pubblicazioni.

Ovviamente il post deve essere approvato da Payperpost (che ha tutto l’interesse a tutelare gli interessi delle aziende), prima di essere remunerato – assicurando quindi un controllo editoriale che, come intuitivo, contribuisce ulteriormente ad una spassionata obiettività degli autori.

Dal punto di vista etico Payperpost ha poi da poco richiesto agli autori di inserire una disclosure nei propri post remunerati (ovvero di scrivere chiaro che il post a favore di un certo prodotto è remunerato dal produttore…). Questo anche perché il peccato d’omissione violerebbe in un certo numero di paesi le leggi di protezione dei consumatori.

Viene inoltre richiesto ai blogger coinvolti sul progetto di scrivere solo su prodotti che possiedano e su cui possano essere onesti – richieste che sicuramente eviteranno qualsiasi tentazione di scrivere a vuoto (ma bene) di prodotti ignoti, all’esclusivo fine di massimizzare il proprio fatturato di autore – a scapito dell’informazione del popolo della Rete.

Il sistema si posiziona, da un punto di vista culturale e storico, nell’alveo dell’antica strategia di cercare di “sponsorizzare” qualche giornalista, attività normalmente gestita da un marketing executive.

Ora però le tecnologie moderne portano il processo su una base di self service web-based, gestendo inoltre i pagamenti via PayPal (in una radicale innovazione rispetto al modello XX secolo, che prevedeva una remunerazione in contanti tramite busta anonima non tracciabile e non denunciata al fisco).

Ad onor del vero, sistemi analoghi – anche se più sotterranei e meno plateali sono anni che si portano avanti, ed è dalla nascita del fenomeno blog che c’è chi trae profitto da post fatti su commissione (o interi blog… )

L’essenza del tutto, in fondo, si riallaccia ad una saggezza antichissima: ogni uomo ha il suo prezzo. Da qui si concatena una serie di sillogismi.

Ogni blogger è un uomo, dunque ogni blogger ha il suo prezzo. E il payperpost offre una manciata di spiccioli per mettere la nostra capacità di scrivere (e anche un po’ la nostra faccia) al servizio di un’azienda. E se riteniamo di valere in funzione per quello che ci pagano, dovremo dunque avere un’autostima tendente il rasoterra per accedere con contentezza all’offerta del Pay per Post ( a questi prezzi).

Ma, evidentemente, devo essere io a tirarmela un po’ troppo – chiari segnali indicano che il mercato sembra credere nel successo della remunerazione dei blogger. Non solo Payperpost si è portato a casa un bel 3 milioni di dollari di venture capital, ma entrano anche altri player sullo stesso mercato, come reviewme (che paga un po’ meglio) o creamaid

Dal punto di vista dell'azienda, il rischio dell'effetto boomerang e' molto forte. Lasciare la propria comunicazione in mano a dei dilettanti (per quanto bravi e volenterosi siano) è pericoloso. La qualità del risultato è dubbia. Ma poi , a pensarci bene, va bene tutto - quando siamo nella logica di cercare di comunicare spendendo un budget pari a 10 o 20 dollari.
Come dicono gli americani... if you pay peanuts, you get monkeys...

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Di Altri Autori (del 01/02/2007 @ 07:37:02, in Internet, linkato 1838 volte)

L'annuncio a Davos dal fondatore del servizio di condivisione video I filmati conterranno pubblicità. Nei prossimi mesi i dettagli

YouTube condividerà i propri ricavi con i propri utenti. L'annuncio è stato dato a Davos, nel corso del World Economic Forum, da Chad Hurley, cofondatore della piattaforma acquistata da Google per 1,65 miliardi di dollari. Hurley ha illustrato, a grandi linee, il progetto che porterà a guadagnare anche chi usa il sito.

Ci vorranno un paio di mesi, alla fine dei quali il sistema permetterà agli utenti che inviano i filmati di avere diritto a una parte dei ricavi pubblicitari. L'offerta, una forma di "creatività ricompensata", interesserà esclusivamente coloro che detengono il copyright dei video pubblicati in rete.

"Nei mesi a venire - ha spiegato Hurley alla Bbc durante l'incontro dedicato al "social networking" - faremo esperimenti per vedere come la gente interagisce con questi annunci per costruire un modello efficace destinato sia agli utenti che ai pubblicitari".

La tecnologia attualmente allo studio, sulla quale non sono stati forniti altri dettagli, aggiungerà un breve spot (di circa tre secondi) in testa al video "uploadato" su YouTube dagli autori stessi. Il sistema, già in uso su altri siti, verrà ora adottato dal numero uno in assoluto per quanto riguarda il "video sharing", al momento l'unico che vanta un'audience di più di 70 milioni di utenti al mese.

Via Marketing Journal

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Di Altri Autori (del 31/01/2007 @ 07:48:09, in Internet, linkato 2870 volte)

MySpace.com è pronta a sbarcare in Cina. Il magnate dei media, Rupert Murdoch, si starebbe preparando a lanciare il popolare sito di networking anche nella Repubblica cinese. Secondo indiscrezioni di stampa News Corp, il gruppo media guidato da Murdoch, avrebbe avviato le trattative per ottenere le necessarie licenze internet. Il nuovo progetto potrebbe vedere la luce già nel giro di qualche mese e avrà il suo quartier generale a Pechino. News Corp deterrà una quota inferiore al 50% e all’operazione parteciperà anche il fondo IDG-Accel China Growth Fund, controllato dalla International Data Group Technology Venture Investment. Il principale candidato a ricoprire il ruolo di Ceo della versione cinese di MySpace.com è Luo Chuan, già alto dirigente di Microsoft. MySpace vanta oggi 130 milioni di user in rapida crescita in tutto il mondo. La piattaforma è stata acquisita da Murdoch nel 2005 per 580 milioni di dollari.

Via Pubblicità Italia

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Di Gianluigi Zarantonello (del 30/01/2007 @ 19:58:26, in Segnalazioni, linkato 3426 volte)
Pensare in maniera creativa, apprendere velocemente, guidare il cambiamento: queste abilità si rivelano strategiche, specie se si compete in un ambiente globalizzato ed in rapida evoluzione. E che cosa accadrebbe se potessimo avere un grande genio come Leonardo da Vinci come mentore che ci aiuta a coltivare e sviluppare queste abilità?
 
Questo è lo stimolante incipit di un corso che mi sembra interessante segnalare: Le chiavi del Pensiero Creativo.  La lezione di Leonardo da Vinci
Con Michael J. Gelb, 30-31 marzo 2007.
 
Per chi fosse interessato questa è la pagina dell'evento.
 
 
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Di Altri Autori (del 29/01/2007 @ 07:54:29, in Tecnologie, linkato 3262 volte)

Principi di funzionamento, caratteristiche e vantaggi della nuova modalità per fruire dei contenuti digitali

 Come spesso avviene nel campo della microinformatica per il mercato di massa, il continuo progresso tecnico “quantitativo” (nella fattispecie: aumento della velocità, della capacità della memoria di massa, dell’autonomia della batteria e riduzione delle dimensioni, del peso e del prezzo), superata una certa soglia, permette anche un vero e proprio salto “qualitativo” nel tipo di applicazioni e di dispositivi che è possibile realizzare e lanciare sul mercato.

Nel caso dei dispositivi portatili con capacità multimediali come palmari, console portatili per videogiochi, lettori MP3 e lettori multimediali audio/video, la memoria di massa è cresciuta al punto che sono sempre più numerosi i dispositivi di costo abbordabile che risultano in grado di memorizzare centinaia di ore di musica o migliaia di brani, riproducibili con ottima qualità audio.

Quasi sempre è presente un display chiaro e ben visibile, con un pratico sistema di controllo che consente di selezionare velocemente il brano da ascoltare, liberando l’utente dalla quasi necessità di ascoltare i brani in ordine sequenziale o casuale; in alcuni tipi di dispositivi è perfino presente una qualche capacità di accesso wireless alla rete, via Wi-Fi o GPRS. La leggerezza, le minime dimensioni, la lunga autonomia di funzionamento a batteria consentono, poi, un comodo utilizzo in mobilità anche per lunghi periodi.

Questi “ingredienti”, contemporaneamente presenti in un unico dispositivo, aprono la possibilità di scaricare sul proprio lettore non soltanto un vasto repertorio di canzoni, ma anche registrazioni audio di altro genere, come notiziari, letture di libri (audiobook), trailer di film o semplicemente brani digitalizzati di programmi radiofonici o anche televisivi.

Dal Walkman all’iPod
Il fatto che il prodotto più rappresentativo e desiderato, stilisticamente molto curato e tecnicamente aggiornato, ormai vero e proprio emblema di questa categoria di dispositivi digitali, sia il riuscitissimo Apple iPod, ha reso quasi spontanea l’identificazione dei player multimediali con il termine pod. È immediato il parallelo con il mitico Walkman, un riuscitissimo prodotto Sony diventato poi un suo marchio commerciale ultraprotetto, anche se il termine era ormai entrato nel linguaggio comune per identificare un riproduttore portatile stereo di audiocassette con cuffia, indipendentemente dalla marca.

Rispetto all’antenato Walkman, la novità dell’iPod e di tutti i dispositivi che gli assomigliano (sebbene cerchino di differenziarsi nel tentativo di conquistare una propria identità) è, in fondo, la facilità e la velocità con cui enormi quantità di contenuti multimediali, non solo audio, possono esservi riversati per un ascolto in diretta (nel caso sia possibile una connessione in rete e quindi lo streaming) o in differita, attingendo alla memoria di massa del lettore.

Se ora grazie ai pod è possibile questa nuova forma di fruizione differita o in mobilità di programmi radiofonici, la cui diffusione via etere è detta broadcast, ecco che la lingua inglese ha partorito nel 2004 l’ennesimo neologismo tanto intraducibile quanto efficace: podcast. Alcuni sostengono, invece, che POD non sia altro che un acronimo di Personal On Demand; ai posteri l’ardua sentenza…

Il termine è talmente calzante ed entrato nell’uso comune da essere stato inserito già nel 2005 nel New Oxford American Dictionary, che ne dà la seguente definizione ufficiale: “Una registrazione digitale di un programma radio o simile, reso disponibile via Internet per il download su un riproduttore audio personale”.

Vantaggi del podcasting
Uno dei principali vantaggi del podcasting come modalità di fruizione di contenuti multimediali è sicuramente quello di poter differire con estrema facilità il momento dell’ascolto rispetto al momento della pubblicazione o trasmissione del materiale: una sorta di funzione timeshifting senza limitazioni, resa possibile dalla grande capacità di memorizzazione dei player multimediali, che immagazzinano i contenuti da riprodurre in seguito.

Appositi feed RSS vengono usati dagli autori o da chi diffonde i contenuti per annunciare nuove puntate di una serie, nuovi capitoli di un audiobook, nuovi argomenti di una discussione, nuove notizie di un canale informativo. “Sintonizzandosi” con questi feed è quindi possibile essere messi al corrente sulla disponibilità di nuovi contenuti interessanti e scaricarli sul proprio lettore.
Meglio ancora, si può fare in modo che l’operazione di individuazione di nuovi contenuti e il loro scaricamento sul lettore portatile avvengano in modo completamente automatico.

Esistono innumerevoli canali podcast sui più svariati argomenti, dai classici canali all-news alle comic strip quotidiane, dagli audiobook ai trailers di film. Sempre più numerose, poi, sono le radio che accanto al classico canale “hertziano” stanno adottando la forma pod­cast per diffondere la propria programmazione. Il bello è che gran parte dei materiali, spesso di ottima qualità, è disponibile gratuitamente.

RSS e Atom
Elemento fondamentale del sistema podcast è il formalismo con cui i siti intenzionati a pubblicare contenuti scaricabili possono esporne su Internet la lista in una rappresentazione che consenta a un programma automatico (detto aggregator) di individuare l’eventuale comparsa di nuovi contenuti. Il formato RSS, oggi giunto alla versione 2.0 considerata “definitiva”, ha avuto una storia piuttosto lunga e tormentata.

I precursori dell’RSS vero e proprio possono essere considerati il CDF (Channel Definition Format), introdotto nel 1997 da Microsoft per supportare gli ActiveChannel di Internet Explorer 4, e l’RDF (Resource Description Framework), un formalismo progettato per identificare e descrivere risorse in rete, standardizzato dal W3C nel 1999. L’RDF venne impiegato nel quadro di uno schema più ampio, l’RDF Site Summary (RSS), per descrivere l’intero contenuto scaricabile di un sito. Lo standard risultante, proposto nel 1999 da Netscape dopo una fase iniziale di sviluppo condotta in Apple, si chiamava RSS 0.9.

Successivamente, nonostante lo standard e le sue applicazioni stessero conoscendo una crescente diffusione, Netscape perse interesse nel guidare lo standard, che venne così preso in carico da un apposito gruppo, RSS-DEV, che nel 2000 emise lo standard RSS 1.0 proprio mentre, in parallelo, altri sviluppatori indipendenti proponevano versioni evolute dell’RSS 0.9. Nel 2002 si arrivò a un punto di unificazione con il rilascio della versione RSS 2.0, in cui all’acronimo veniva ufficialmente assegnato il significato di Really Simple Syndication, e la proprietà e manutenzione dello standard venivano assegnate ufficialmente alla Harvard University.

Con questa storia così poco lineare, non stupirà sapere che l’RSS non risulta essere uno standard progettato in modo particolarmente robusto e “pulito”. I suoi limiti consistono principalmente in un imperfetto recepimento di alcuni importanti standard del mondo XML e Internet, come il formato di rappresentazione di date, attributi e titoli, o come il processo di registrazione del MIME type usato per etichettare il tipo di flusso RSS.

Altro difetto dello standard RSS 2.0 è il fatto che la sua gestione non sia stata affidata a un ente normativo riconosciuto a livello internazionale ma a un soggetto privato, seppure autorevole (la Harvard University). Queste ragioni hanno portato alla comparsa, nel 2003, di uno standard alternativo, Atom, questa volta ratificato dall’IETF dopo la classica fase iniziale di brainstorming.

La comparsa di Atom come formalismo alternativo, unito alla dichiarata intenzione dei manutentori di RSS 2.0 di congelarne l’evoluzione a tempo indeterminato, fa presumere che in futuro il mondo del podcasting possa progressivamente migrare da RSS ad Atom, specialmente se in RSS dovessero emergere problemi o limiti incompatibili con eventuali nuovi tipi di contenuto o nuove forme d’utilizzo. Per questo, cominciano a vedersi degli aggregator che supportano sia RSS che Atom, ed è lecito aspettarsi che il trend continui nei prossimi anni.

Che cosa occorre
Qualunque lettore multimediale portatile collegabile al PC può essere usato per la fruizione di contenuti in podcast. Tutto quello che si deve fare è installare sul PC un apposito programma aggregator (per feed RSS), o più specificamente podcatcher (in particolare per feed RSS che annunciano contenuti destinati al podcasting) e lasciarlo attivo in background sul proprio PC.

Periodicamente, il podcatcher si collega con i feed RSS sui quali ci siamo registrati e verifica se sono comparsi nuovi contenuti. In caso affermativo, li segnala all’utente che può comandare manualmente il download oppure, se espressamente configurato per farlo, li scarica automaticamente sull’hard disk del PC in una apposita cartella.

In seguito, quando l’utente collega il lettore multimediale al PC, il podcatcher potrà trasferire automaticamente i contenuti sul dispositivo, oppure l’operazione potrà essere effettuata con un semplice drag and drop. Va da sé che l’operazione di trasferimento automatico è preferibile, in quanto garantisce che i contenuti presenti nei due file system siano perfettamente allineati, anche in caso di file omonimi recentemente modificati. In questo caso si parla di sincronizzazione, una funzione purtroppo non presente in tutti i sistemi.

Uno dei migliori esempi di integrazione fra podcatcher e lettore multimediale è, naturalmente, l’accoppiata iTunes+iPod proposta da Apple. Il software iTunes è un ottimo aiuto per l’organizzazione della propria libreria multimediale e per il download di nuovi contenuti gratuiti o a pagamento, ma soprattutto integra una funzione per la gestione dei podcast che si occupa sia di facilitare al massimo l’accesso a elenchi ragionati di podcast per categorie, sia di scaricare automaticamente i nuovi contenuti dei podcast quando compaiono, sia (ciliegina sulla torta) di sincronizzare automaticamente i contenuti dell’iPod con gli ultimi materiali quando il player viene parcheggiato nella sua sede, o comunque collegato al PC. L’utente non deve effettuare alcuna operazione e tutto avviene in modo automatico.

iTunes è probabilmente la soluzione di podcatching più completa e diffusa, ma è fortemente rivolto all’impiego con iPod: chi dispone di player multimediali di altro tipo non può sfruttare la sua comodissima funzione di sincronizzazione automatica dei contenuti. Vero è che rimane sempre l’opzione drag and drop per popolare manualmente il lettore, ma esistono alternative.

Per esempio, programmi di podcatching promettenti ma ancora in fase di maturazione sono l’open source Juice, il recente Doppler e l’interessante FireAnt (in grado di supportare anche target inusuali con capacità video come la Sony PSP e di scaricare contenuti via BitTorrent e in streaming ).

Il sito specializzato PodcatcherMatrix.org ha censito, ad oggi, ben 20 diversi programmi per il podcatching che differiscono, oltre che per il prezzo (molti, fortunatamente, sono gratuiti) per i sistemi operativi supportati, le funzioni accessorie come la gestione delle playlist, i download a orari programmati o a più riprese, la sincronizzazione più o meno automatica con iPod, PSP e Media Player, la capacità di riprodurre direttamente contenuti prima di trasferirli su un lettore, il supporto ai protocolli RSS o Atom per la descrizione dei feed e ai protocolli HTTP, BitTorrent e altri per il trasferimento dei contenuti. Scegliere il proprio podcatcher diventa allora quasi una questione di gusti: noi vi consigliamo di provarne diversi prima di decidere.

Una interessante alternativa ai podcatcher classici da installare sul proprio PC è quella dei servizi on line. In pratica, il podcatcher risiede su un server Internet e su quel server grava, quindi, il carico di lavoro per il controllo periodico dei feed e per il download e immagazzinamento dei contenuti via via pubblicati. L’accesso al servizio potrà avvenire da qualsiasi postazione Internet, liberando l’utente dalla necessità di portare con sé il PC e di riempirne il disco con contenuti spesso ingombranti solo per riscaricarli subito dopo sul lettore portatile. Per i gestori del sito, invece, il vantaggio è la riduzione del consumo di banda, visto che in caso di feed a cui sono registrati più utenti questo sistema permette di effettuare una sola scansione e un solo download per tutti.
 

Marco Mussini 

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