I ricchi margini su accessori (controller, cavi, adattatori…), videogiochi e servizi on-line rendono incandescente la battaglia per le quote di mercato, spingendo Sony, Microsoft e Nintendo a rinunciare ai profitti derivanti dalle vendite delle singole console. Le ulteriori possibilità derivanti dall’utilizzo di queste piattaforme, una volta collegate a internet, come canale distributivo per l’accesso a contenuti multimediali come musica e film, aggiungono ancora più importanza alla conquista di nuovi utenti, anche a costo di notevoli sacrifici economici.
Questo vale in modo particolare per la Sony, che secondo una recente ricerca pubblicata da iSuppli, che analizza nel dettaglio la nuova Playstation 3, perderebbe oltre 300 $ per ogni console a 20 Gb venduta.
The combined materials and manufacturing cost of the PlayStation 3 is $805.85 for the model equipped with a 20Gbyte Hard Disk Drive (HDD), and $840.35 for the 60Gbyte HDD version. (…) This total doesn’t include additional costs for elements including the controller, cables and packaging. At these costs, Sony is taking a considerable loss on each PlayStation 3 sold. At these costs, Sony is taking a considerable loss on each PlayStation 3 sold. Materials and manufacturing costs for the 20Gbyte model exceed the suggested retail price of $499 by a total of $306.85, iSuppli’s Teardown Analysis service estimates. For the 60Gbyte version, costs exceed the $599 price by $241.35.
L’elevato costo di produzione della PS3, derivante dalla qualità e dall’innovatività dei componenti utilizzati, ha quindi un impatto fortemente negativo sui margini derivanti dalla vendita dei singoli pezzi. Un problema simile affliggeva anche la console di casa Microsoft, che però a distanza di oltre un anno dall’esordio (grazie anche alla diminuzione dei costi dei componenti), è riuscita finalmente ad annullare le perdite e ora la multinazionale americana porta a casa 75 $ per ogni Xbox 360 che lascia gli scaffali.
(…) The HDD-equipped Xbox 360 has a manufacturing and materials total of $323.30, based on an updated estimate using costs in the fourth quarter of 2006. This total is $75.70 less than the $399 suggested retail price of the Xbox 360.
Un altra difficoltà commerciale che dovrà affrontare la Sony deriva dal non poter sfruttare il promettente periodo natalizio in Europa, a tutto vantaggio delle console dei concorrenti. Ma anche in USA, dove invece è disponibile, la situazione è comunque delicata. I continui ritardi nel debutto e un numero complessivo di pezzi disponibili limitato potrebbero infatti scoraggiare molti potenziali acquirenti.
Alcun analisti si aspettano infatti che le poche PS3 disponibili nei negozi finiscano in fretta e che la Microsoft, ormai da un anno sul mercato con la sua Xbox 360 e con un catalogo di titoli disponibili già consolidato, possa beneficiare dell’esubero della domanda, aggiudicandosi così l’importante sfida natalizia.
Dopo le prime informazioni, arrivano tutti i dettagli con il comunicato. Grazie ad una partnership globale con nomi dello spessore di Skype, Sling Media, Yahoo!, Nokia, Google, eBay, Microsoft, Orb e Sony Ericsson, la Hutchison Whampoa ha annunciato ieri pomeriggio il lancio su scala globale della X-Series.
Gli utenti potranno effettuare chiamate senza limiti dal proprio telefonino grazie a Skype, guardare la televisione con Sling, accedere al proprio PC con Orb e accedere ad internet con Google, Yahoo! e Windows Live Messenger. Grazie a X-Series, il Gruppo 3 condivide la potenza di Internet mobile a banda larga con i propri partner Internet e soprattutto con i propri clienti, che potranno utilizzare una quantità maggiore di servizi, quando vogliono, come vogliono, senza la paura di pagare, durante l’utilizzo, costi nascosti.
Il cliente pagherà un canone, come accade per la linea fissa, senza sborsare più alcun centesimo. Tutto questo a partire dai primi mesi del 2007.
Questa struttura di addebito ribalta completamente il tradizionale sistema applicato alla telefonia mobile di tariffazione al minuto, a messaggio, a click, ad evento e a megabit. Tutto ciò è possibile grazie al rapido sviluppo delle reti mobili "all IP", agli aggiornamenti della velocità sulle reti HSDPA e HSUPA, delle tecnologie peer-to-peer e ai numerosi miglioramenti nell’efficienza in qualsiasi ambito di attività degli operatori mobili. Come risultato, il costo di fornitura di Internet mobile a banda larga e dei servizi multimediali in mobilità potrebbe continuare a scendere, come è accaduto per la banda larga su linea fissa.
A supportare appieno tutta questa tecnologia ci sono già due terminali: il Nokia N73 e il Sony Ericsson W950i.
Grazie alla digitalizzazione dei contenuti, diventa sempre più facile evitare la pubblicità in TV, con il TiVo o comunque con l'adozione della visione differita dei programmi, grazie ai sempre piu' avanzati VCR digitali (lo so, si faceva anche con il vecchio VHS analogico, ma con il digitale è tutta un'altra cosa...
Forse lo facciamo anche per reazione all'eccesso di pubblicità cui siamo sottoposti. O se non usiamo la visione time shifted, magari evitiamo la TV stupida per guardarci un buon DVD.
E se noi saltiamo la pubblicità tradizionale, mettiamo in crisi il modello televisivo. Che deve reinfilarci per forza dalla finestra la pubblicità che abbiamo fatto uscire dalla porta.
La conseguenza è che la pubblicità cerca di arrivare a noi in forme diverse, ad esempio attraverso il product placement, un mercato in netta crescita.
Secondo una ricerca pubblicata quest'estate da PQ Media, una società di ricerca americana, il placement è cresciuto in tutto il mondo, con un salto del 42% nel 2005 - per un valore totale di 2,2 miliardi di dollari.
Crescite a due cifre sono attese anche per il 2006 (si parla di un 39%) per arrivare ad un valore combinato (TV, cinema e altri media) sui 7,5 miliardi di dollari (sommando i principali mercati mondiali) e con una previsione per per il 2010 di 14 miliardi di $ (attenzione, la ragione della forte crescita percentuale deriva anche dal fatto che si sta passando da un modello in cui si barattavano gli spazi nei programmi o nei film ad un modello dove sempre più comunemente il placement si paga ).
Per l'Italia il valore del product placement è definito dalla ricerca come "minuscolo" (si veda questo articolo).
Sarà dunque sempre più difficile godersi un contenuto in cui non si sia infiltrato un messaggio pubblicitario ( si veda il mio post precedente sul product integration).
Ma sarà davvero più difficile? Per me tutto sommato no - probabilmente continuerò con il mio trend: sempre meno TV, sempre più Internet...
Il punto vendita, cioè il così detto PDV o anche POP (point of purchase), un luogo che ha subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista delle teorie dottrinali che lo riguardano, sia per quel che concerne le azioni che in esso vengono condotte, proprio in ragione della nuova prospettiva in cui viene interpretato il rapporto azienda - cliente.
La sempre crescente complessità dei mercati , la scarsità della domanda rispetto all'offerta, la difficoltà di sviluppare un prodotto/servizio che disponga davvero di vantaggi competitivi tali da differenziarlo dai prodotti dei competitors, la facilità con cui gli elevati costi di ricerca e sviluppo vengono abbattuti dai followers che entrano nel mercato "copiando" il prodotto innovativo (soprattutto per beni ad alta tecnologia), sono solo alcuni dei tanti fattori che spingono le aziende a curare il rapporto con i client acquisiti in modo approfondito e costante, cercando di interpretarne quei bisogni e deisideri che spesso anche lo stesso cliente non avverte in maniera chiara, o dei quali non apprezza fino in fondo le origini o la natura.
Molto si è scritto circa il così detto "killer silenzioso" (il cliente insoddisfatto che, attraverso un processo "viral" di passaparola negativo, è in grado di influenzare i prospect dell'azienda), e altrettanto si è detto sulla maggior difficoltà delle tecniche finalizzate ad acquisire nuovi clienti rispetto a quelle, meno onerose, per trattenere i clienti acquisiti (il che, in mercati saturi, appare assolutamente basilare).
La popolarità di questi temi (CRM, loyalty programs, brand awareness, etc), testimonia come il marketing sia definitivamente orientato ad un' ottica relazionale piuttosto che, come in passato, ad una di carattere transazionale; se in un primo momento le azioni poste in essere sono finalizzate a determinare un flusso di cassa in entrata per l'azienda, e cioè a conseguire un risultato economico immediato che si realizza con la vendita, successivamente ci si convince che la relazione tra cliente ed azienda debba andare oltre il trade momentaneo, costruendo un rapporto, una reciproca conoscenza.
L'obiettivo non è più, soltanto, quello di vendere e conquistare nuove porzioni di mercato, ma anche acquisire informazioni su preferenze, abitudini d'acquisto, moventi d'acquisto del consumatore, in modo che i dati raccolti possano orientare l'azienda nell'adozione delle proprie scelte strategiche.
In quest'ottica il POP non è più il luogo dove un bene incontra il proprio acquirente, ma quello in cui: il consumatore, appagate le proprie esigenze funzionali, ricerca la soddisfazione di bisogni ulteriori rispetto a quelli direttamente connesi alle caratteristiche tecnico-naturali del bene; l'azienda continua nella costruzione di un rapporto dialettico con il suo cliente, alla ricerca di indicazioni ed informazioni in grado di comporre o ridurre la complessità dello scenario in cui si trova ad operare.
In Austria è stato recentemente siglato un accordo tra Coca Cola, l'operatore mobile A1 e Verisign, azienda leader mondiale nelle transazioni elettroniche sul web.
Il servizio, che in Giappone esiste già da parecchi anni,consente di acquistare lattine di Coca Cola ma anche altri soft drinks da distributori automatici appositamente equipaggiati, scalando l'importo dal credito residuo della propria sim card. Effettuato l'acquisto tramite collegandosi (anche tramite cellulare) al sito dell'azienda produttrice dellla bevanda si ottiene uno speciale codice a barre elettronico,che dovrà quindi essere posto di fronte ai sensori del distributore, che a questo punto erogherà il prodotto.
L'Austria sarà quindi il primo paese europeo ad utilizzare questa nuova forma di pagamento, ma sel'esperimento dovesse rivelarsi positivo è prevedibile che questa modalità possa essere estesa anche ada ltre nazioni, considerando gli elevati tassi di di penetrazione dei cellulari in Europa.
Posterscope e Magic Touch (Gruppo Aegis Media) pianificano per Havana Club un'innovativa campagna affissioni che, grazie alla collaborazione con Viacom Outdoor e Clear Channel, utilizza per la prima volta in Italia la tecnologia Elumin8! per un effetto animazione di grande impatto e visibilità.
La campagna affissioni della famoso brand internazionale distribuita in Italia da Pernod Ricard Italia, è on air in questi giorni a Milano e a Roma su poster 6x3 appositamente selezionati. Il soggetto pubblicitario della campagna Havana Club si avvantaggia della nuova tecnologia Elumin8! che permette di illuminare alcuni particolari della creatività creando un effetto “animazione” di grande impatto e visibilità.
L'operazione è il frutto di una partnership che ha coinvolto Posterscope per la parte di planning, Magic Touch , società del gruppo Aegis Media specialista in ambient media e marketing spectacular, Viacom Outdoor , che dopo il lancio della tecnologia Bluetooth nell'esterna, si conferma oggi al vertice dell'innovazione tecnologica del settore e Clear Channel.
Di Max Da Via' (del 11/11/2006 @ 12:11:14, in Blog, linkato 4741 volte)
Interessante esperimento on-line di Benetton, che ha recentemente inaugurato un blog denominato Benetton Talk: Nelle intenzioni dei creatori si pone come uno spazio all’interno del quale confrontarsi su temi delicato quali l’ambiente, la diversità e le comunità locali, dando voce e visibilità anche ad argomenti trascurati dai media tradizionali.
Riuscira questo blog a mantenere lo spirito “controcorrente” che spesso caratterizza le campagne di comunicazione del famso marchio di abbigliamento? Staremo a vedere, in ogni caso il disclaimer a questo proposito è molto chiaro: “This blog is sponsored by Benetton, but does not necessarily reflect its corporate view”.
A fronte di tutto questo fermento sul fronte del Consumer Generated Marketing, c'è chi già le spara e sostiene (un'altra volta) la fine delle Agenzie.
Io direi che, almeno per il presente, non spariranno. Intanto perchè godono di un potere troppo istituzionale nel mondo dei media, che occorrerebbero anni a disintegrare.
Ma anche perchè mancano al consumatore quegli skills e sopratutto quella visione oggettiva e trasversale al mercato che ha il (buon) professionista della comunicazione.
Il consumer rischia di creare quello che piace a lui e non quello che piace (e funziona) al mercato. Oddio, però a pensarci bene... lo fanno anche tanti creativi di lusso che conosco...
Di certo però, il coinvolgimento del consumatore nelle attività della marca crea quei legami affettivi e di interazione che sono spesso preziosi per trasformare un brand “normale” in una superstar.
Non solo: l’autoproduzione di contenuti, che rappresentano molto esplicitamente il proprio modo di essere e la propria visione (o reportage) sul mondo reale che circonda l’uso e la percezione di un prodotto di marca, potrà aiutare molto il lavoro dell’azienda – fornendo una serie di utili spunti al marketing su come il consumatore (o una avanguardia) vede la marca, come la vede usata e commentata, come ritiene dovrebbe comportarsi e comunicare con il pubblico … dando quindi segnali ed informazioni altrimenti ben più difficili da cogliere con altri strumenti di ricerca di mercato o di analisi etnografica.
La notizia rappresenta una svolta significativa per tutto il mondo della pubblicità: per la prima volta nella storia un motore di ricerca (non a caso Google), sta per superare uno dei principali canali televisivi britannici come fatturato pubblicitario.
Secondo l’autorevole Financial Times Google entro fine anno raggiungerà un fatturato pubblicitario di oltre 900 milioni di sterline (pari a 1.300 milion di Euro), ben al di sopra degli 800 milioni di sterline raccolti dall’emittente Channel Four.
Ma la notizia ancora più sorprendente è che crescita prevista di Google per l’anno prossimo è tale da far pronosticare addirittura il sorpasso di Itv, la rete televisiva inglese attualmente leader nella raccolta pubblicitaria, confermando la sussidiaria britannica Google UK come il mercato più redditizio per l’azienda al di fuori degli Stati Uniti.
L’ascesa pubblicitaria di Google è il segnale dell’importanza fondamentale rappresentata dal web all’interno del panorama dei media. Così come in passato la radio ha superato la stampa in termini di investimenti per essere poi a sua volta sorpassata dalla televisione assistiamo in questi giorni all’affermazione di internet come canale di primo piano per una comunicazione efficace e puntuale in grado di rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio.
Se già da tempo si parla degli ottimi risultati del web in termini di audience e utilizzo, ora la sfida agli altri media si estende anche ai profitti, sfatando la diffusa convinzione che la rete non sia premiante per la diffusione di messaggi pubblicitari.
Tra i motivi di questa affermazione spicca sicuramente la continua crescita del numero di navigatori, ma anche i notevoli miglioramenti qualitativi dell’offerta pubblicitaria in rete. Se qualche anno fa erano banner e pop up gli strumenti principe della comunicazione on-line, i notevoli progressi tecnologici, l’interattività, la diffusione di connessioni veloci in grado di consentire il trasferimento di notevoli quantitativi di dati in tempi brevi e soprattutto una maggiore maturità ad esperienza degli operatori coinvolti hanno innalzato sensibilmente l’appealing dell’advertising in rete.
Recenti studi di settore indicano come i navigatori prestino maggiore attenzione ai messaggi pubblicitari sul web, quando realizzati efficacemente. Filmati in streaming di elevata qualità, advergames, wallpapers, screensavers, icone per il messanger tematizzate e messaggi promozionali su misura delle reali necessità informative del visitatore costituiscono strumenti in grado garantire una fruizione piena e interattiva da parte del consumatore, contrariamente a quanto avviene nell’advertising sui media tradizionali.