Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Halloween ispira molto i pubblicitari. Oltre alla tradizionale Heineken Halloween Night anche Oral B ha trovato il modo di creare una campagna sul tema mostri e affini per pubblicizzare Brush Aways, salviettine dentali usa e getta.
Un campione del prodotto infatti è inserito in una cartolina fustellata, direttamente tra le fauci di un vampiro.
Di Eli (del 28/10/2005 @ 19:00:47, in Pubblicità, linkato 2705 volte)
Una marca di abbigliamento giovane si sta affermando rapidamente grazie al passaparola e ad azioni di marketing non convenzionale. Il suo nome è R35P3C7, che, con un originale combinazione di lettere e numeri può essere letta Respect. L’aspetto principale legato alla sua strategia di comunicazione è stato quello di non ricorrere ai media tradizionali, contando più sul passaparola e sulla comunicazione non convenzionale, così come già successo per marche come Guru e Sweet Years.Sono quindi stati utilizzato sticker sparsi per la città, in perfetto stile street marketing, ma anche sponsorizzazioni di eventi legati al mondo giovanile (sposizioni di street art - contest di skate e snowboard), destando la curiosità del pubblico più giovane.Queste iniziative, unite al passaparola e all’interesse destato dall’originalità del nome hanno determinato risultati di vendita decisamente positivi e una grande visibilità del brand.
Il progetto diGoogle di rendere disponibile via web molti dei libri più famosi del mondo ha creato non poco scompiglio, con buona parte dell'industria editoriale che reclama la violazione del diritto d'autore. In particolare le 5 più grandi biblioteche del mondo: Oxford, Harvard, Stanford, Michigan e New York Public Library hanno presentato un esposto in un tribunale americano opponendosi al progetto di Google di scansionare i libri in esse contenuti.
Nello stesso tempo la Open Content Alliance (OCA), formata da un gruppo di archivisti digitali e sostenuta da Yahoo, HP e Adobe ha visto l’adesione anche di Microsoft e oltre una dozzina di grosse biblioteche americane ed europee per la duplicazione digitale di circa 150.000 libri il prossimo anno.
Si tratta di una vera cordata anti-Google, già messa in difficoltà dalla denuncia legale dell’Association of American Publishers, che invece appoggia l'iniziativa dell'OCA, in quanto maggiormente rispettosa del diritto d’autore.
Potremo tra breve disporre di un’opzione per la ricerca di testi dai libri da parte di MSN o Yahoo? Di sicuro dietro queste politiche di alleanze ci sono grossi interessi in ballo per un business che potrebbe rivelarsi molto redditizio, sia per le modalità di accesso ai contenuti che per l’adevrtising.
Angel Brammer, una ventisettenne scozzese della periferia di Glasgow, ha messo all'asta in su eBay il proprio seno. La parte di seno in affitto è quella superiore, quindi può essere mostrata. L’annuncio infatti citava; “Potete inserirvi il marchio (o sito Internet) della vostra azienda: durante i 15 giorni successivi mi farò fotografare con il marchio in bella mostra, passeggiando per Glasgow e per Edimburgo.” La stessa idea era già venuta a un uomo, che aveva messo all'asta la propria fronte sempre per pubblicità.L’asta è stata vinta dal casinò on-line Goldenpalace.com, che non è nuovo a iniziative di questo tipo, come testimoniato nel sito.
La resina protettiva che riveste lo schermo del nuovissimo iPod Nano non è apprezzata dagli utenti, che lamentano graffi tali da renderne difficile l’utilizzo.La Apple dal canto suo si è prodigata in soccorso di questi clienti poco soddisfatti, dichiarandosi disponibile alla sostituzione degli apparecchi difettosi.Nonostante queste rassicurazioni gli utenti si sono riuniti in una class action, depositata presso la Corte californiana di San Jose. Oggetto del contendere sono i 25 dollari sborsati dagli utenti per inviare gli iPod difettosi alla casa madre per le riparazioni: l’accusa è che la Apple fosse preventivamente a conoscenza di questi difetti ma abbia deciso di lanciare lo stesso il prodotto sul mercato, costringendo i consumatori ad affrontare questo ulteriore costo. Gli utenti affermano quindi che ildifetto derivi dalla pellicola di plastica che ricopre lo schermo, che è meno resistente rispetto ai modelli precedenti.La prima reazione della Apple è stata quella di negare questa circostanza, consigliando agli utenti l’acquisto di accessori idonei ridurre l’usura dello schermo, da qui la decisione di questi ultimi di ricorrere al giudice.Brutta caduta di stile per la casa di Cupertino, che non ha saputogarantire una qualità adeguata al nuovo prodotto, peraltro presentato in pompa magna. Contrariamente ad altri meno quotati concorrenti infatti la Apple ha sempre riuscita fornire prodotti all’altezza delle aspettative. Ma ulteriore passo falso è frutto della cattiva gestione della situazione:un disservizio può anche succedere, ma il vero leader sa reagire prontamente non deludendo il proprio pubblico, specie quando fedele. In questo caso, forse per la prima volta, è mancata una reale capacità di reagire positivamente alla situazione, tranne quando è stata messa alle strette.Che i recenti grossi successi abbiano cambiato le cose?
Se si consulta un vocabolario alla voce "lusso" si trova scritto "ogni cosa che costa molto in proporzione all'utilità, ai bisogni che soddisfa o alle possibilità economiche di chi la considera; ogni cosa che non sia necessaria" e ancora "sfoggio di ricchezze, di abbondanza".
Quest'idea tradizionale del lusso si lega ad un consumatore facoltoso ed elitario, che fa uso di beni di altissimo costo per dimostrare il proprio status.
Molte cose però sono cambiate nel consumo moderno: i consumatori infatti dispongono di sempre maggiori informazioni sui prodotti (Kotler, 2003), sono più attenti e valutano con competenza crescente il rapporto qualità prezzo dei beni (Grandinetti, 2002), ricercano delle emozioni ma non sono interessati all'ostentazione e sono più egoriferiti (Fabris, 1995).
Da questo scenario emerge una possibilità di fare business molto interessante, legata a quello che due autori, Silverstein e Fiske (2003), nel loro libro "Trading Up" definiscono il "nuovo lusso", verso cui si vanno muovendo sempre più i consumatori middle class americani.(Leggi anche la recensione di Trading Up >>)
Parliamo di beni non necessariamente super costosi, che però riescono a spuntare un premium price anche molto superiore a quello della concorrenza, grazie a un mix di qualità ed emozioni che suscitano nel consumatore.
Tra gli esempi che si possono citare la Vodka Belvedere (28 $ a bottiglia contro 16 della Absolut), l'intimo Victoria Secret e persino una lavastoviglie Whirpool (2000 $ contro una media di categoria di 600).
Come si può vedere dai prodotti portati ad esempio dunque il nuovo lusso può riguardare davvero le categorie merceologiche più varie e anche imprevedibili.
In comune questi beni, oltre al prezzo premium, hanno alcune caratteristiche.
In primo luogo suscitano un coinvolgimento emotivo nel consumatore, indipendentemente da costo e settore merceologico.
L'emozione però non basta, dato che la qualità deve essere alta, ci deve essere un design e/o una tecnologia innovativa e distintiva e questi elementi devono produrre un reale beneficio di tipo funzionale per il consumatore.
Di conseguenza per rendere un prodotto un "new luxury good" occorre un bilanciamento fra una buona strategia di marketing e di comunicazione e una componente innovativa nella tecnologia o nel design, due elementi che possono essere alla portata delle aziende italiane, anche di medio- piccole dimensioni.
Questo tipo di beni per di più si caratterizzano per avere alti volumi di vendita a fronte di prezzi ugualmente elevati, una situazione che viola in qualche modo le più basilari leggi della domanda e dell'offerta e che può costituire una strategia per fronteggiare la concorrenza low cost che viene da Oriente.
Naturalmente questo non significa che i consumatori moderni siano impazziti, spesso infatti essi si concentrano su di un solo bene che suscita in loro emozione, mentre mantengono il loro normale comportamento per tutte le altre categorie merceologiche.
Tuttavia si capisce che per un produttore di un certo tipo di beni trovarsi ad essere un esponente del nuovo lusso nel proprio settore può essere davvero redditizio, anche perché quasi nessun campo del b2c sembra davvero essere escluso a priori dal fenomeno.
Bibliografia essenziale
FABRIS G. (1995), Consumatore & Mercato, Sperling&Kupfer, Milano
GRANDINETTI R. (2002), Concetti e Strumenti di Marketing, Etas, Milano
KOTLER P. (2003), Marketing Management, eleventh edition, Prentice Hall, Upper Saddle River
SILVERSTEIN M., FISKE N. (2003), Trading Up: The New American Luxury, Portfolio
ZARANTONELLO G. (2004), La valorizzazione del territorio come strategia competitiva nel mercato globale del lusso. I casi Artigiana Sartoria Veneta, Salviati e Cipriani Industria, Tesi di laurea, consultabile su http://tesionline.corriere.it/default/tesi.asp?idt=9596
ZARANTONELLO G. (2004), "Il nuovo lusso tra globale e locale", Sviluppo&Organizzazione, n. 204, Luglio/Agosto 2004
Gianluigi Zarantonello
Di Eli (del 26/10/2005 @ 07:49:11, in Prodotti, linkato 1893 volte)
In America ma non solo stanno spopolando delle bambole che a vedersi non sono particolarmente carine. Ma gli stessi creatori ne devono essere consapevoli, visto che le hanno battezzate Ugly Dolls. Nate per caso dalla fantasie di David Horvath e Sun-Min Kim devono la loro commercializzazione al fiuto di un commerciante di Los Angeles che, non appena visto i primo prototipo, realizzato quasi per scherzo, ha deciso di ordinarne qualche decina.
Incoraggiata dall’inaspettato successo la coppia (ex studenti di una scuola di design) ha cominciato a sfornarne altre, fino a confezionarne un’intera famigliola. Presentate alla Fiera internazionale del giocattolo di New York hanno destato un grande interesse nei visitatori. Oggi queste bambole vengono prodotte in Cina e vendute su internet ad un prezzo che va dai 20 ai 30 dollari, e sono richiestissime. Potenza del passaparola?
Dopo aver stupito tutti con l’acquisto di MySpace, che nelle intenzioni del magnate australiano dovrebbe essere la punta di diamante della sua strategia su internet il buon Murdoch ha recentemente annunciato il lancio, a partire dal prossimo 15 novembre, di MySKY, un nuovo servizio di personal video recorder.In Italia rappresenta una novità, ma questa tecnologia è già presente in America e Inghilterra da diversi anni, e consente l’archiviazione elettronica dei programmi preferiti senza dover utilizzare supporti come DVD o videocassette.Uno dei punti di forza di questa soluzione è la semplicità: un telecomando di soli sei tasti consente di effettuare tutte le operazioni comprese le più avanzate come l’“Instant replay”, la registrazione automatica degli episodi in serie (il “Series link”) e l’accesso a “My Channel” un canale completamente personalizzabile nel quale inserire programmi preferiti, registrati o che si intendono memorizzare. Grazie ad un hard disk particolarmente capiente (ben 160 GB) gli utenti potranno salvare i propri programmi preferiti nella memoria del decoder rivedendoli a piacimento.La TV generalista sembra sempre più in difficoltà, stretta da un lato dalla concorrenza dei canali tematici e dall’altro dall’evoluzione della tecnologia, che abilita nuovi dispositivi ad accedere a contenuti video (lettori portatili ma anche cellulari) e da apparecchi come quello descritto, che consentono agli utenti di crearsi un palinsesto personalizzato.Si prospetta quindi un futuro più dinamico, dove gli utenti sceglieranno liberamente non solo il momento ma anche il dispositivo per fruire del loro programma preferito, e alle aziende non rimarrà che prenderne atto, individuando nuove e più interattive forme di advertising.
Erano state annunciate da tutti ed ecco le imitazioni più o meno sfacciate dell'homepage che di recente ha fatto notizia in tutto il mondo.
Copiato alla perfezione, il giovane Alex potrebbe addirittura pensare di trovarsi sul suo sito quando cliccherà su http://millioneur.50webs.com/ e potrebbe spaventarsi quando vedrà che i pixel sono spariti ma capirà immediatamente che si tratta solo di una imitazione per ora poco fortunata. Oltretutto in questo sito i pixel vengono venduti ad un decimo del prezzo imposto da Alex, quindi il pacchetto base 10x10 è acquistabile a soli 10 euro. Esaminando il sito di questa "Homepage da 10000 euro" ho notato inoltre che l'indirizzo di posta a cui inviare eventuali richieste d'acquisto è un "tiscali.it" e che quindi molto probabilimente il pronto imitatore è un nostro connazionale.
Cliccando invece su http://blogwall.50webs.com/ si potrà visitare un'homepage strutturata come le precedenti ma con la differenza che è specializzata in promozioni di blog. Per ora sono presenti solo due blog ma siamo davanti alla prima diversificazione, almeno riguardo il contenuto, dell'esemplare originale. Il sito dovrebbe essere no-profit accogliendo comunque eventuali donazioni per mantenere viva l'iniziativa.
Sul sito www.webmasterpoint.org si può invece notare in alto all'homepage un banner alto tre quadretti e lungo tutto lo schermo. Le modalità di vendita sono più o meno le stesse della "milliondollar", salvo possibilità di prezzi più vantggiosi per pacchetti più grandi, una minor durata dell'inserzione ma una visibilità certamente assicurata in quanto il sito in questione viene visionato quotidianamente da chi vuole aggiornarsi su tematiche vicine all'ICT.
Quest'ultima iniziativa è riuscita ad affiancare all'idea che a detta di molti deve il proprio successo esclusivamente alla novità che rappresenta, un concreto feedback per chi si pubblicizza assicurando così continui visitatori.
Grazie a un nuovo browser, è ora possibile avere un primo assaggio di ciò che sarà l’Internet del prossimo futuro. Un piccolo team di sviluppatori californiani ha lanciato infatti Flock, una soluzione basata sul browser Firefox e dotata delle più moderne tecnologie web, tra cui feed RSS, blog, condivisione dei preferiti e photo-sharing. A capo del manipolo di sviluppatori c’è Bart Decrem, famoso nel mondo dell’open source per il suo impegno in Mozilla Foundation e la sua esperienza in Eazel, una start-up nata nel 1999 – e fallita nel 2001 – che mirava a offrire maggior usabilità agli utenti di desktop Linux. "E’ giunto il momento", scrive nel suo blog Geoffrey Arone, uno dei fondatori di Flock. "Ci stiamo attrezzando per offrire download aperti e illimitati del browser Flock nel giro di un paio d’ore. Vi prego di ricordare però che per ora si tratta solo di un’anteprima tecnica, ancora piena di bug, molti dei quali peraltro già conosciuti". Il debutto ufficiale giunge così a pochi giorni di distanza dall’invio di una e-mail da parte di Decrem a un gruppo selezionato di destinatari, registratisi presso il sito. Nel messaggio, si invitano i destinatari a provare il nuovo software – è il terzo invito di questo tipo spedito nel corso delle varie fasi di sviluppo del prodotto. Le nuove funzioni del browser si basano sulle più recenti tecnologie web, che registrano una costante ascesa presso gli utenti Internet e rappresentano uno dei vari aspetti di un movimento conosciuto come Web 2.0. Per esempio, il tradizionale menu dei Preferiti è stato sostituito dall’integrazione con “del.icio.us”, un servizio online che consente di archiviare i link e condividerli con altri utenti. Il team di Flock, inoltre, ha tenuto conto della crescente mania per i blog e lo standard Really Simple Syndication (RSS), che consente di sapere immediatamente quando un sito è stato aggiornato. Flock comprende un lettore RSS integrato, che consente all’utente di leggere tutti i blog in un unico posto, senza dover navigare dall’uno all’altro. Vari siti web e programmi forniscono già funzionalità simili, ma Flock è il primo a integrarla in un browser La soluzione facilita anche il blogging, grazie al pulsante "Inserisci un post nel blog", presente nella barra di navigazione principale. Il pulsante lancia un sofisticato tool di blogging che si integra a livello drag-and-drop con Flickr, un servizio di gestione e condivisione online di foto e immagini digitali, acquisito recentemente da Yahoo. Flock si integra inoltre con numerosi servizi di blogging, tra cui Wordpress, Six Apart e Blogger. Si tratta insomma di funzioni che riflettono sia le tendenze in atto presso gli appassionati più accaniti di tecnologie web, sia il crescente desiderio di maggior collaborazione nella navigazione online. Proprio per questo, Decrem ha lanciato recentemente alcuni segnali alla comunità Mozilla, cercando di convincerla che il nuovo progetto non mira a rendere obsoleto il diffuso browser Firefox. "Sono fermamente convinto delle potenzialità del modello di sviluppo open source", ha scritto infatti Decrem. "Per me, quindi, è sempre stato ovvio che Flock dovrebbe influenzare le altre tecnologie open source e offrire la maggior parte delle nostre innovazioni sotto licenza open source". Flock, del resto, non intende causare problemi creando codici diversi da quello di Firefox. "Realizzando l’architettura, i sistemi e le fasi di progettazione, abbiamo tenuto in grande conto le opzioni che ci permettessero di far evolvere il nostro codice accanto a quello di Mozilla". "Naturalmente”, prosegue Decrem, “sarà solo il tempo a dire se saremo riusciti a evitare inutili divergenze tra il codice di Flock e quello di Mozilla. In ultima analisi, ciò dipende dalle migliaia di decisioni di progettazione che saranno compiute nei prossimi mesi e anni, ma anche dai nostri rapporti con la comunità Mozilla". E aggiunge: "Da parte nostra, intendiamo partecipare attivamente alla vita della comunità, già a partire dall’immediato futuro. Siamo disponibili anche a collaborare con gli sviluppatori di Mozilla Foundation, Mozilla Corporation e con chiunque altro intenda ridurre al minimo i rischi di divergenza tra piattaforme". Decrem ha affrontato anche il tema della profittabilità delle soluzioni gratuite. Pur ammettendo che la maggior parte dei browser è disponibile gratuitamente, Decrem ricorda che varie aziende, tra cui la stessa Mozilla Corporation e Opera, sono riuscite trarre profitti dall’integrazione tra i loro software e servizi come i motori di ricerca. "Il CEO di Opera ha spiegato che la sua società è riuscita a rilasciare un browser gratis grazie all’espansione dell’accordo di sponsorizzazione con Google. Anche Mozilla Foundation ha puntato su accordi legati alle ricerche online, e ha creato una filiale a scopo di lucro", afferma Decrem. "Insomma, siamo convinti che, ottenendo un numero ragguardevole di utenti, potremo continuare con il nostro progetto senza violare la privacy degli utenti o comprometterne le performance di navigazione".
[Fonte Virgilio]
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