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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 03/11/2015 @ 07:37:11, in Mercati, linkato 1667 volte)

Il libro ci è esploso tra le mani. Mentre ne immaginavamo la morte, o almeno una grave malattia causata dalla digitalizzazione, lui si è semplicemente evoluto. E adesso quasi non lo riconosciamo più. Un po' anche perché ci siamo fissati sull'oggetto piuttosto che sull'uso e sul contenuto.

Il libro occupa spazi simbolici nella mente oltre che fisici sugli scaffali. Il suo trasloco nelle memorie del Kindle non è stato privo di conseguenze. Cambiando il mezzo-carta, il messaggio-libro si è trasformato, in maniera prima carsica e poi sempre più visibile.

Il negozio dove acquistare libri è diventato un servizio per produrli. Al possesso si è sostituito l'accesso. Gli aggregatori di prima grandezza (Amazon, Google, Apple) stanno soppiantando i mediatori tradizionali (i grandi editori) oltre ai canali della distribuzione (dalla scomparsa del colosso americano Borders in avanti). Soprattutto, sta cambiando l'idea settecentesca di autore, inteso come titolare unico dell'idea e della realizzazione del testo. Perché mentre l'unità del libro moderno, figlia di necessità industriali di vario genere (incluse le misure dettate dai punti di prezzo, dai livelli di costo, dal marketing, dalla consistenza fisica della carta e dalla capacità della legatura) esplode, al suo posto arrivano altre narrazioni diffuse, spezzettate, pulviscolari, circolari. Non è una novità.

La battaglia oggi è tra Kindle e iPhone/iPad su quale sia lo strumento migliore per leggere. Cosa sta succedendo? Al di là della moltiplicazione delle narrazioni, dei dati sulle vendite degli ebook reader rispetto ai tablet e degli ebook rispetto ai libri digitali, più in profondità stanno accadendo altre cose più radicali.

Come quelle che fanno a Milano gli artigiani digitali di Bent Shelf (“Il nome è lo scaffale che si flette sotto il peso dei libri”), un gruppo di tre appassionati di narrazioni a fumetti e non solo: hanno creato Comics Fu, servizio di editoria, distribuzione, pagamento, gestione dei contenuti che nel fumetto ha solo il suo primo passaggio. Dentro sono andati autori noti e meno noti, case editrici e soggetti intermedi. Lo scopo del lavoro di Bent Shelf? «Costruire piattaforme che consentano agli autori di distribuire i loro prodotti digitali direttamente ai lettori». L'arma segreta per farlo? Eliminare il lucchetto digitale, il DRM, che cambia la natura dell'atto di pubblicare un ebook. Se c'è il DRM il libro è un servizio a cui il lettore ha solo accesso temporaneo a pagamento. Se non c'è il DRM il libro è un prodotto che il lettore acquista e di cui poi dispone ovunque, su qualunque dispositivo, in qualunque momento.

Lo dice anche Massimo Ferrario, fondatore di Bookrepublic: «Sembrerà banale, ma rinunciare alle protezione è la premessa perché ci possa essere vera innovazione: finché domineranno sistemi chiusi e protetti, l'esperienza di lettura degli ebook resterà molto povera». Lo fa anche Aerbook che ha sposato il native commerce: lo store è ovunque nel web, l'interfaccia è una web app di lettura, il contenuto (qualunque contenuto, anche un libro) è accessibile come un sito web. Tutto open, senza protezioni. Come si producono questi nuovi oggetti digitali? I grandi provider dell'editoria tradizionale come l'americana Adobe hanno adattato i loro strumenti, che restano però costosi e complessi. L'innovazione è arrivata invece da mille rivoli diversi. Come Pubcoder. Piattaforma digitale indipendente per la creazione di libri liquidi: si creano e si possono convertire e fruire su tablet, ebook reader, pagine web, formati ibridi.

Non c'è fine. Poi, vendere un oggetto-libro vuol dire andare oltre al semplice atto del commercio. Humble Bundle, ad esempio, è una piattaforma americana che vende narrazioni digitali: siano esse videogames che libri, fumetti, software, con storytelling o no. È però il modello ad essere diverso da quelli tradizionali: “Pay what you want” (“Paga quel che vuoi”), cioè la vendita in bundle di un insieme di prodotti avviene a prezzi determinati dalla media di tutti gli acquirenti, con una fetta del totale che va in beneficienza (lo decidono gli utenti) e il resto condiviso tra la piattaforma (circa il 15%) e gli autori. Chi sta sopra la media ottiene più prodotti. E quel che si compra è sempre senza DRM. Forse non avete mai fatto acquisti su questo tipo di marketplace ma il cambiamento passa da qui, non da Amazon ed eBay. Le raccolte-eventi danno un'idea dei meccanismi che il digitale ha liberato riconfigurando l'intera filiera della produzione e distribuzione, con la nascita di sistemi di creazione di valore economico e simbolico alternativi a quelli tradizionali. Si può dire, in questo caso, che il libro è solo l'inizio della storia.

Via IlSole24Ore.com

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I video godono di ottima salute e con essi la pubblicità video via mobile. Un’accoppiata, mobilità e video, che ha fatto bene al mercato: gli investimenti nel settore sono più che raddoppiati dal 2013, da 720 milioni al miliardo e mezzo di dollari nel 2014, con una previsione di 6 miliardi entro il 2018. Il che equivarrebbe allla metà della spesa prevista per l’intero comparto dei video online. E secondo nuovi dati elaborati da AppLovin e da AppsFlyer,  che hanno analizzato i dati provenienti da oltre in miliardo di device mobili nel mondo, che la spesa per pubblicità video in mobilità è cresciuta più di ogni altro formato pubblicitario, ovvero 190% nei primi tre trimestri del 2015.

Una crescita che arriva da diversi fattori: di certo la diffussione massiccia dei dispositivi mobili nel mondo unita a una migliore disponibilità di banda larga. Ma, spiegano gli esperti, c’è anche da considerare il tempo medio speso dagli utenti sulle app, circa l’86% del loro tempo con in mano uno smartphone o tablet, il che dà ad aziende come AppLovin e AppsFlyer una massa critica di dati per sottoporre agli utenti l’advertsing più focalizzato sul target possibile.

Secondo Ran Avrahamy, di AppsFlyer:”La pubblicità video dimostra  quanto un’app sia davvero un modo più efficace per veicolare un messaggio rispetto ad annunci testuali o display statici.Così quando un utente decide di installare un’app dopo aver guardato il rispettivo video trailer, ha già deciso che è interessato e ci sono buone possibilità che continui ad apprezzare l’app anche dopo averla iniziata ad usare. Con altri tipi di pubblicità l’utente può solo sperare che l’app sia simile a ciò che si aspetta.”

Dal lato advertiser, nota Avrahamy, “molti marketer stanno realizzando che i video crescono velocemente anche perchè sono i primi che stanno spostando i loro budget su tale formato. E se non lo stanno ancora facendo, dovrebbero farlo al più presto” suggerisce.

Via Tech Economy

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Crescono del 66% nel 2015 le vendite via Smartphone da siti web con operativitaÌ in Italia sono cresciuti addirittura del 66%, sfiorando quota 1,7 miliardi di euro, pari all’11% di tutto l’eCommerce B2c italiano. È questo il responso principale riguardante il mondo Mobile del nuovo Osservatorio eCommerce B2C di Politecnico di Milano e Netcomm.

Più in dettaglio, il comparto con la piuÌ alta penetrazione di vendite da Smartphone eÌ l’abbigliamento, con circa il 18% del totale eCommerce, seguito dall’editoria con il 15%, grazie a un valore medio dell’ordine ridotto che favorisce l’acquisto d’impulso in mobilitaÌ. Sorprende il fatto che il terzo settore per penetrazione degli acquisti Mobile (14%) sia l’informatica/elettronica, nonostante questi prodotti siano difficilmente visibili in tutti i loro dettagli su schermi piccoli. Nel turismo, invece, la penetrazione del 7% è ritenuta troppo bassa dall’Osservatorio, poicheì l’acquisto in mobilitaÌ dovrebbe giocare un ruolo piuÌ importante (soprattutto nei trasporti).

Anche passando al valore assoluto in euro, il settore principale rimane l’abbigliamento, che ha registrato vendite via Mobile per circa 415 milioni, grazie sia ai siti di vendite private (tra cui Privalia, SaldiPrivati, vente-privee.com) che ai retailer online (come YooX). Seguono il turismo con quasi 380 milioni, grazie sia alle vendite di biglietti di trasporti (tra cui Alitalia, Lufthansa, Meridiana, Ntv, Trenitalia, Trenord) sia alle agenzie online (Expedia, eDreams, lastminute.com), e l’informatica/elettronica di consumo con piuÌ di 270 milioni, grazie sia ai pure player (Amazon, eBay, ePrice, gli Stockisti) sia ai retailer multicanale (MediaWorld e Unieuro). Tra gli altri comparti si segnalano gli ottimi risultati del couponing.

Se consideriamo oltre alle vendite su Smartphone anche quelle su Tablet, la crescita eÌ del 44% e l’incidenza dei nuovi device sale a quasi un quarto dell’intero eCommerce (22%): solo tre anni fa (2012) era al 5%.

Come testimoniato dai risultati della ricerca, condotta dal Politecnico con Doxa, il Tablet eÌ peroÌ un dispositivo utilizzato prevalentemente in casa (oltre il 70% delle connessioni avviene in wifi) e quindi sostitutivo del pc tradizionale. Tenendo conto poi che lo schermo del Tablet è di dimensioni paragonabili piuÌ a un Pc che a uno Smartphone, il paniere delle vendite via Tablet eÌ piuÌ simile a quello dell’intero eCommerce, anche se l’Osservatorio evidenzia due differenze: un peso superiore dell’abbigliamento (25% delle vendite via Tablet contro il 15% della media dell’eCommerce), e un'incidenza inferiore delle Assicurazioni (2% su tablet contro l’8% della media dell’eCommerce).

Tre motivi di ulteriore crescita nei prossimi anni

Oggi, con un peso del 22% delle vendite online, l’ecommerce attraverso dispositivi mobili nel nostro paese eÌ di poco inferiore a quello dei principali mercati occidentali (UK 28%, Francia, Spagna e USA 27%, Germania 26%). Se ci focalizziamo sulle vendite via Smartphone, l’Italia con l’11% del valore delle vendite online fa registrare l’incidenza piuÌ alta tra i principali mercati occidentali (Spagna 10%, USA 9%, Francia, Germania e UK 8%), anche se largamente al di sotto di Cina, Corea del Sud e India dove l’incidenza delle vendite tramite Smartphone va anche oltre il 50%.

Secondo l’Osservatorio quindi è ragionevole pensare che nel nostro paese vi siano ancora importanti potenzialitaÌ di crescita dell’eCommerce da Smartphone. In primis per l’ulteriore diffusione dei device. Nel 2020 si prevedono 60 milioni di Smartphone e circa 22 milioni di Tablet attivi nel nostro Paese. In secondo luogo anche la diffusione dell’eCommerce sui Social network, che tipicamente sono fruiti da dispositivi mobili, possa spingere ulteriormente le vendite. Ci sono molte attivitaÌ di sperimentazione avanzata, soprattutto all’estero, su quasi tutti i principali Social (Facebook, Twitter, Instagram, Periscope e Pinterest).

In terzo luogo i ricercatori si aspettano un incremento dell’offerta dedicata al canale Mobile, oggi ancora sottodimensionata (solo due terzi dei primi 200 merchant oggi hanno un Mobile site o una Mobile App), sia per il “Mobilegeddon”, ossia il cambiamento dell’algoritmo di ricerca di Google che favorisce i siti “responsive”, cioè pensati per facilitare la fruizione da Mobile, sia per il naturale ciclo di rinnovamento dei siti web da parte dei merchant.

Lo Smartphone, sottolinea l’Osservatorio, eÌ una fonte di traffico di primaria importanza, da cui in molti casi arriva anche piuÌ del 50% degli accessi al sito. Diventa quindi fondamentale non solo sviluppare un sito responsive, ma anche progettarlo in modo adeguato per garantire un’esperienza d’acquisto fluida anche da Smartphone, oltre che da pc.

Un ulteriore trend positivo infine è che gli acquisti da Smartphone stanno perdendo la caratteristica di decisioni d’impulso e diventando sempre piuÌ una consuetudine slegata dalla rilevanza dell’istante d’acquisto. L’incidenza delle vendite dove conta il preciso momento d’acquisto è infatti scesa dal 59% del 2014 al 48% del 2015.

Via Mobile4innovation

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I marketer lavorano sempre di più nell’ottica di costruirsi skill legate al social media management non solo in chiave di brand awareness ma, più importante, per aumentare i livelli di engagement dei loro pubblici. Un recente studio condotto ad Ascend2 e riportato da eMarketer ha coinvolto 294 professionisti del marketing, delle vendite e del business in tutto il mondo: è stato loro chiesto quali fossero i Emarketerprincipali obiettivi della loro social media marketing strategy: quasi i due terzi dei rispondenti hanno evidenziato che la priorità va all’aumento di engagement, seguito dall’aumento di brand awareness e poi, ovviamente, produrre traffico sul sito.

Ma successi strategici non si raggiungono senza una tattica efficace, spiega l’82% dei professionisti, che ruota essenzialmente attorno alla creazione di contenuti di valore. Quali? I video non possono certamente mancare, seguiti da infografiche e blog post. Ciò non vuol dire, però, che l’attività dei social possa o debba esaurirsi, lato marketer, solo nella creazione di tali contenuti da condividere: metà degli intervistati ammette che gran parte dei problemi oggi è legata alla difficoltà di avere forme affidabili per misurare il ROI dell’attività, seguita dalla mancanza di skille e risorse interne alle organizzazioni.

Di certo, emerge dalla ricerca, sono molte le sfide che i marketers sono chiamati ad affrontare ma non vi è dubbio che il social media marketing sia cresciuto e cresca ancora in Usa anche se parliamo comunque di un mercato maturo quindi necessariamente più lento di qualche anno fa. Secondo eMarketer, infatti, entro il 2015 l’88,2% delle aziende Usa userà i social media come strumenti di marketing ed entro il 2017 quel numero crescerà fino a raggiungere l’89,4%.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 26/10/2015 @ 07:10:24, in Aziende, linkato 1606 volte)

Facebook accelera sulle news: negli USA al via “instantarticles”

Prende velocità il progetto di Facebook di diventare forniture di contenuti informativi. “InstantArticles”, il nuovo prodotto che consente di leggere news e altri articoli di taglio giornalistico dentro al social network grazie a un accordo già sottoscritto con 14 realtà editoriali come per esempio il New York Times, esce dalla fase beta e ora è disponibile sul mercato americano per chiunque abbia un iPhone e la app di Facebook mentre l’arrivo sugli smartphone Android avverrà entro la fine dell’anno. Il nuovo servizio informativo consente di caricare più rapidamente le notizie, che sono interattive e arricchite da video, gallerie di foto, immagini correlate e perfino mappe per vedere il luogo degli avvenimenti raccontati. Il tutto molto rapidamente perché i vertici di Facebook sottolineano che tutti gli Instant Articles dovrebbero caratterizzarsi per una velocità di caricamento dieci volte superiore a quella di una notizia presente all’interno dell’interfaccia web mobile. Ai 14 partner editoriali, tra cui anche National Geographic, Huffington Post e Washington Post, nelle prossime settimane se ne aggiungeranno una cinquantina, da People a Cbs, da Time a Rolling Stones. Gli articoli del nuovo servizio “Instant Articles” saranno contrassegnati dal simbolo di un fulmine: gli editori, che rinunciano al traffico generato sui propri siti, potranno contare sulle entrate pubblicitarie raccolte e veicolate da Facebook che tecnicamente, con questa operazione, sbarca sul mercato editoriale come editore capace di veicolare i propri contenuti ad una platea di oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo.

Via Spot and Web

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Di Altri Autori (del 21/10/2015 @ 07:23:54, in eCommerce, linkato 1645 volte)

Prosegue la crescita dell'eCommerce in Italia. In base ai dati presentati dall’Osservatorio eCommerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il valore degli acquisti online degli italiani raggiunge nel 2015 i 16,6 miliardi di euro con un incremento in valore del 16% rispetto al 2014 pari a oltre 2,2 miliardi di euro.
I SETTORI. In Italia la crescita dell'eCommerce è trainata, nel Turismo (+14%) che, con 7.762 milioni di euro, arriva a valere il 47% del mercato eCommerce B2c italiano. Seguono le Assicurazioni, con 1.235 milioni di euro, il 7,5%, e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 893 milioni di euro, il 5,5%. Tra i comparti di prodotto spiccano invece l’Informatica ed elettronica, che, con 2.212 milioni, vale il 13% del mercato e l’Abbigliamento che, con 1.512 milioni di euro, pesa per il 9%. Troviamo poi l’Editoria (in forte crescita e pari al 4% del mercato, 593 milioni di euro), il Food&Grocery (2% del mercato, pari a 377 milioni di euro), l’Arredamento e home living (2% del mercato, pari a 370 milioni di euro) e il Beauty (1% del mercato, pari a 190 milioni di euro). Le altre categorie di prodotto e il c2c (consumer to consumer) pesano per il 9%.
ITALIA ANCORA INDIETRO. "La penetrazione dell'eCommerce”, spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, “raggiunge il 4% delle vendite retail, ma siamo ancora lontani dai principali mercati occidentali (Francia, Germania, Regno Unito e USA) dove l’eCommerce ha raggiunto livelli di diffusione fino a quattro volte più elevati. La strada per trasformare il commercio elettronico in una reale consuetudine di acquisto è tracciata dai principali player: occorre migliorare le prestazioni dei cosiddetti basics, ossia gamma, prezzo e servizio".

IL PROFILO DEI CONSUMATORI. Gli acquirenti che effettuano almeno un acquisto online nell’arco di tre mesi rappresentano più del 36% della popolazione internet italiana, con 11,1 milioni di consumatori abituali (ossia che effettuano online almeno un acquisto al mese). Lo scontrino medio è di 89 euro, con una ripartizione quasi equivalente tra prodotti e servizi. I dispositivi mobile giocano un ruolo sempre più rilevante: gli acquisti online tramite smartphone aumentano del 64%, superano il valore di 1,7 miliardi di euro e valgono il 10% dell’ecommerce nel 2015, il 21% se aggiungiamo quelli via tablet.
OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE. Sempre più imprese tradizionali, sia commerciali che produttrici, stanno cogliendo l'opportunità di avviare una strategia multicanale per consentire ai propri clienti di proseguire l'esperienza d'acquisto online.
Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di ecommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design.
Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace (Amazon, eBay ma anche ePrice) per affiancare un ulteriore canale al sito di ecommerce.
I marketplace inoltre sono utilizzati da chi vuole approcciare il canale online senza velleità di leadership e/o dai piccoli operatori che non hanno i mezzi per investire adeguatamente nello sviluppo di un sito proprio. Un altro vantaggio degli aggregatori è che favoriscono il cross-border eCommerce. Ad esempio per una pmi italiana che vuole vendere negli Stati Uniti è ragionevolmente semplice utilizzare eBay o il marketplace di Amazon piuttosto che attivarsi con un’iniziativa sviluppata in casa.
BENE ANCHE L’EXPORT.
L’Export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 22% e supera quota 3 miliardi di euro. Il 46% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie prevalentemente agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e per il 35% all’Abbigliamento grazie ai retailer con spiccata vocazione internazionale e ai produttori. Con un peso ancora marginale, ma in prospettiva sempre più rilevante, troviamo l’Arredamento e Home living e il Food&Grocery grazie al contributo sia di iniziative specifiche che dei marketplace.

Via Business People

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Di Altri Autori (del 19/10/2015 @ 07:10:44, in Brand, linkato 1505 volte)

Potrà anche soffrire la concorrenza dei competitor, ma nessuno al mondo sa sfruttare il proprio marchio come Apple. La conferma arriva dall’ultima classifica Best Global Brands 2015 dove Interbrand assegna al marchio del produttore di iPhone e iPad un valore di ben 170,276 miliardi di dollari. Ma a sorprendere è anche il tasso di crescita del valore del marchio Apple: in un solo anno è cresciuto di ben il 43%; solo Facebook (23°) ha registrato un tasso di crescita migliore.

RESISTE GOOGLE, SCENDE COCA-COLA. Sul podio si confermano Google e Coca-Cola, ma, mentre il marchio di Mountain View cresce e si attesta a 120,314 miliardi di dollari, quello dell’azienda regina dei soft drink cala del 4% . Secondo quanto affermato sulle pagine di Corriere Economia da Manfredi Ricca, Managing Director di Interband Italia, negli anni s è passati “dalle vecchie categorie merceologiche al dominio delle competenze, che hanno portato a disegnare le nuove leadership, fondate da chi è stato capace di creare un nuovo ecosistema per i propri clienti. Il caso di Apple e Google è evidente: sono due marchi che stanno prendendo il largo rispetto a tutti gli altri. Ma non sono soli sulla strada della creazione dell’ecosistema, pensate a quanto sta facendo (da 15° a 10° posto, ndr) per la propria clientela…”.

NEW ENTRY, C’È ANCHE LEGO. Per la classifica completa – per conoscere chi ha aumentato o chi ha perso il proprio valore (nella Top 100 solo un marchio ha mantenuto esattamente la sua valutazione del 2014, riuscite a trovarlo?) – vi rimandiamo a questo link. Segnaliamo soltanto i nuovi ingressi in classifica, che hanno preso il posto di Duracell, Pizza Hut, Nokia, Gap e Nintendo: si tratta di Lenovo, Moët & Chandon, Mini, Pay Pal e Lego. Il brand dei mattoncini ha scalato la classifica finendo addirittura in 82° posizione con un valore di 5,362 miliardi.

Classifica completa

Via Business People

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Di Altri Autori (del 14/10/2015 @ 07:17:48, in eCommerce, linkato 1653 volte)

Fare shopping online è stata a lungo un’attività associata al risparmio economico, trend che ha di fatto avvicinato molti clienti tradizionalmente distanti dal commercio elettronico, alla rete e ai siti di e-commerce. Secondo una recente ricerca condotta da Doxaper conto di Groupon su 876 italiani che acquistano online, la tendenza starebbe cambiando con gli italiani attenti si, al risparmio, ma anche alla qualità di ciò che comprano.

Comprare online, infatti, significa sempre più unire risparmio e qualità (99%).  Significa inoltre risparmiare tempo (91%), ormai un “bene di lusso” per molti, e potersi gestire orari e luoghi acquistando ovunque a qualsiasi ora (95%). Il risparmio economico ovviamente c’è, e si attesta secondo gli shopper online su una media del 35%. Ma il risparmio non è vissuto oggi come “rinunciatario”. Non è spendere meno, quanto spendere meglio: risparmiare su un singolo acquisto significa permettersi di accedere ad esperienze di alta qualità, vivere appieno. Ne è convinto l’82% degli shopper online.

Questo nuovo approccio porta inoltre a considerare lo shopping online come un trend cool (67%). Cercare, scegliere, comprare via internet consente di essere “in prima fila”: per l’84%  significa arrivare prima, acquistare il prodotto più alla moda, magari appena lanciato, prima che in negozio (e senza fare file), o comprare comodamente i biglietti per l’evento dell’anno conquistandosi i posti migliori, davanti al palco. E non dimentichiamoci che viviamo nell’era dei social network: l’81% desidererebbe siti per gli acquisti online sempre più social, per poter condividere e commentare l’ultima esperienza acquistata.

Cosa si compra online?

Il 70% degli acquirenti online effettua almeno un acquisto al mese via internet (il 16% effettua anche più acquisti a settimana). La maggior parte del budget (55%) è destinato all’acquisto di esperienze. In dettaglio, il 22% in viaggi, il 19% in momenti leisure (eventi e cene), il 14% in attività di relax e cura di sé.

Per l’80% degli acquirenti l’ecommerce è sempre di più accedere ad esperienze di qualità. Ed è proprio l’acquisto di soggiorni, eventi, mostre, cene, corsi, più che di prodotti, che consente più facilmente di risparmiare senza rinunciare alla qualità (84%). Lo dimostra anche il dato di soddisfazione dichiarato: l’83% degli shopper online ha espresso soddisfazione, in termini di qualità, per un’esperienza acquistata in offerta.

Parola d’ordine, fiducia

Anche qui le cose stanno cambiando: l’80% degli acquirenti su internet si sente sicuro come nel proprio negozio di fiducia. Questo anche grazie al fatto che molti acquisti si fanno attraverso piattaforme marketplace, come Groupon, che di per sé rappresentano garanzia e assicurano gli utenti sulla qualità dei prodotti e servizi offerti (92%). E la sicurezza di comprare senza rinunciare alla qualità deriva anche dall’esperienza già fatta. Per il 93% dei rispondenti, il fatto di conoscere un sito e averci già comprato è ciò che garantisce maggiormente la qualità di ciò che si compra, oltre che il consiglio/esperienza già avuta da altri consumatori (87%). Assumono infatti un ruolo sempre più fondamentale le recensioni. Se in alcuni settori, come nell’alberghiero o nella ristorazione, sono già uno strumento chiave, la ricerca Doxa rivela che anche in settori quali le palestre, i centri estetici, i corsi, le recensioni stanno acquisendo “potere” nell’indirizzare le abitudini di acquisto. Ben l’86% degli acquirenti online tiene in alta considerazione l’opinione espressa da altri utenti ed il 78% ritiene che l’esperienza positiva vissuta da altre persone sia la miglior recensione di un servizio.

Via Tech Economy

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Riprendo con questo post la condivisione di statistiche e dati interessanti per iniziare la settimana in modo stimolante. Questa volta parto da un’infografica sulle competenze digitali degli Osservatori del Politecnico di Milano.

Direi che è da notare prima di tutto l’importanza delle soft skill, di cui ho parlato proprio pochi giorni fa a proposito della digital transformation.

La capacità e preparazione tecnica infatti restano fondamentali ma in un contesto dove tutti i dipendenti sono ormai “digitali” la capacità di condividere la conoscenza e di creare valore in modo esteso è molto rilevante.

Quali sono poi le destinazioni delle nuove professionalità all’interno dell’organizzazione? Direi che è interessante il fatto che marketing e IT competono alla pari come necessità, sintomo di quella convergenza sulla marketing technology di cui si parla da un po’, mentre ora il trend si sta estendendo anche al mondo HR.


Oltre ai temi di crm, omnichannel e customer experience sta diventano rilevante l’aspetto dellagestione dell’innovazione, dato che oggi questa componente non può essere più gestita comesemplice intuizione o invenzione ma richiede un processo strutturato e presidiato.

Infine sulla difficoltà di reperire delle professioni cresce l’interesse per le figure ibride, per le quali l’asticella della disponibilità sul mercato è ancora alta, mentre gli specialisti di digital marketing e di e-commerce sono oggi già più presenti rispetto a un paio di anni fa, anche se a mio avviso sulla qualità della preparazione gli standard in Italia sono ancora da registrare.

Che cosa ne pensate? Vi ritrovate?  Personalmente io sì, su tutti i trend principali.

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

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Di Altri Autori (del 12/10/2015 @ 07:09:22, in Mercati, linkato 1484 volte)

Nel 2015 si stima che gli acquisti per turismo e viaggi in Italia legati a strutture ricettive, mezzi di trasporto e pacchetti viaggio supereranno i 51 miliardi di euro, considerando sia gli italiani che restano in Italia o che vanno all’estero, sia gli stranieri che vengono in Italia. Si registra così una crescita del 3% sul 2014, generata sia dalla componente tradizionale (+1%, a differenza di una sostanziale stabilità nel 2014) sia soprattutto dalla componente più innovativa che passa attraverso i canali digitali (+11%, leggermente superiore alla crescita a consuntivo dello scorso anno del 9%). Il mercato digitale arriva nel 2015 ad un valore complessivo di 9,5 miliardi di euro.

Queste le stime presentate a TTG Incontri dalla seconda edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano, una ricerca tesa ad analizzare le dinamiche della diffusione e il ruolo che le soluzioni digitali possono svolgere a supporto del Turismo. ”Nella scorsa edizione ci siamo domandati se i fenomeni principali non si fossero già spiegati nel mercato, se le innovazioni più rilevanti fossero già avvenute o se le posizioni di mercato fossero oramai consolidate anche sui canali digitali. Erano dubbi certamente infondati“, afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “I cambiamenti sono ancora in atto in tutti i segmenti dell’industria, sia a livello di innovazioni (si pensi ad esempio a quanto sta accadendo nei servizi durante il viaggio grazie alle tecnologie Mobile) sia a livello di attori e relazioni di filiera (come sta accadendo nel mondo dei trasporti multimodali e del tour operating). È questa infatti la principale evidenza trasversale ai diversi ambiti di ricerca di questo anno di intensi lavori.”

Se segmentiamo la “spesa digitale” (cioè il transato generato online per l’acquisto tramite eCommerce di un prodotto in ambito Turismo) nei tre prodotti oggetto di indagine, ovvero Strutture Ricettive, Trasporti e Pacchetti Viaggio, si evidenziano sempre crescite positive ma con minori differenze. In particolare, il transato digitale delle Strutture Ricettive vale circa 1,5 miliardi di euro nel 2015, in crescita del 12% rispetto al 2014, e pesa il 16% del mercato online complessivo. I Trasporti valgono poco più di 6,8 miliardi di euro nel 2015, in crescita del 9%, e pesano il 72% del mercato. I Pacchetti Viaggio quasi 1,2 miliardi di euro, in crescita del 13%, e pesano poco più del 12% del mercato. Se ci soffermiamo in particolare sul transato digitale delle Strutture Ricettive, poco più del 70% della spesa è destinata agli hotel e il restante 30% alle Strutture extraalberghiere. Mentre per quanto riguarda il settore dei Trasporti, la spesa è suddivisa principalmente tra biglietti aereo (79%) e treno (17%), residuale il resto.

Guardando ai canali digitali da cui provengono gli acquisti emerge che: il transato derivante dai canali diretti online (i siti delle singole Strutture, dei servizi di Trasporti e dei Tour Operator) registrano nel 2015 una crescita del 10%; i canali indiretti, le OTA (Online Travel Agency) e gli Aggregatori crescono invece del 14%. Non cambia però l’incidenza del transato derivante dai canali indiretti sul totale del mercato digitale: rimane infatti costante al 22%, come nel 2014.

Il Turista Digitale durante le varie fasi del viaggio
Il “Turista Digitale” italiano (ossia che ha fatto almeno un’attività online durante una delle fasi del viaggio) è oramai attivo da tempo nelle fasi prima della partenza e ora ricerca molti servizi digitali anche durante il viaggio. Dall’indagine effettuata in collaborazione con Doxa, su oltre 1.000 utenti rappresentativi della popolazione Internet italiana, emerge che il Digital Tourist Journey degli italiani copre un ampio spettro sia di “momenti digitali”, estendendo ad esempio anche al viaggio molte interazioni, sia di “tipologia di servizi digitali” fruiti, distribuendo la propria esperienza online su più servizi legati al viaggio (dal biglietto per le attrazioni alle recensioni, dalla camera dell’albergo all’assicurazione di viaggio).
Il Turista Digitale italiano è particolarmente attivo su Internet in tutte le macro-fasi del viaggio: nei momenti pre-viaggio, l’88% ricerca informazioni e l’82% prenota o acquista qualcosa (alloggio, mezzo di trasporto o attività da fare a destinazione); durante il viaggio il 44% acquista su Internet qualche attività e l’86% utilizza applicazioni in destinazione a supporto dell’esperienza; il 61% fa attività digitali nel post-viaggio.
Il Digital Tourist Journey si sta articolando sempre più e sta spingendo conseguentemente l’offerta a seguirlo nelle proprie azioni, soprattutto durante il viaggio e nelle fasi successive. Una dinamica che può quindi rivelarsi un’ottima opportunità per le aziende.

Le Agenzie di Viaggio alla prova del digitale
Le quasi 800 Agenzie di Viaggio italiane che hanno partecipato all’indagine mostrano segnali positivi a livello di fatturato e utilizzo degli strumenti digitali. Quasi due terzi del campione stima una crescita del fatturato per il 2015. Il dato è trasversale se consideriamo le dimensioni delle Agenzie, sebbene più accentuato per le grandi, che nel 2014 avevano sofferto i maggiori cali e che perciò hanno probabilmente beneficiato maggiormente del recupero complessivo del mercato turistico.

Una seconda nota positiva evidenziata delle Agenzie è l’elevata adozione di strumenti digitali in tutte le diverse attività: l’86% delle Agenzie utilizza strumenti digitali per la promozione; il 68% effettua la ricerca dei viaggi attraverso software o Internet; il 73% utilizza canali digitali per l’assistenza durante il viaggio e il 70% nel post-viaggio. L’89%delle Agenzie gestisce tramite supporti elettronici vari dati sulla clientela, anche se vi è ancora ampio margine di miglioramento per un efficace utilizzo delle informazioni raccolte

Le Strutture Ricettive: punto d’incontro tra turismo “fisico” e digitale
Dall’indagine delle strutture ricettive, che ha coinvolto circa 2000 realtà, si può notare che l’utilizzo degli strumenti digitali è ormai diffuso nelle Strutture Ricettive sia nella gestione delle relazioni esterne (si va dall’89% di utilizzo dei social network al 16% di invio di email pubblicitarie a pagamento) sia nei processi interni (dall’82% dei sistemi di pagamento elettronici al 14% dei sistemi di CRM).
La quasi totalità dei rispondenti (99%) ha ora un sito web e aumenta il numero di coloro che hanno un profilo su un social network (89%). Rimane stabile rispetto al 2014 il livello di diffusione degli strumenti digitali per la gestione dei dati dei clienti (80%), le azioni di promozione (65%) e le prenotazioni dirette via web (29%).
In generale si può confermare che le Strutture Ricettive abbiano ormai abbracciato la digitalizzazione ed ora necessitino di una maggiore conoscenza delle modalità di utilizzo dei singoli strumenti: lo conferma anche il fatto che ben il 45% dei rispondenti afferma di non aver incontrato alcuna difficoltà nell’introduzione complessiva del digitale. Rimane quindi un ampio potenziale in termini di maggiore efficienza ed efficacia che lo sviluppo tecnologico può apportare a tutto il comparto.

E per il futuro “La Ricerca 2015” conclude Filippo Renga, responsabile dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano “ci ha posti di fronte a un mercato in fermento che esplora aree di potenziale sviluppo e cerca di capire come gestire quelle più consolidate. Mentre alcuni player come i Tour Operator e le Agenzie di Viaggio stanno ancora cercando la strada per affrontare le sfide imposte dal digitale nel pre-viaggio, altri come le OTA (le agenzie di viaggi online) o anche le aziende più dinamiche del trasporto viaggi, sono più concentrate sulle praterie largamente inesplorate della fase della vacanza stessa e del post-viaggio. Altri ancora puntano su segmenti specifici, come i GDS (sistemi informatici per la gestione della prenotazioni) con il business travel. Guardando perciò al futuro, non si può far a meno di evidenziare che tutti gli attori del settore dovranno muoversi velocemente e fare svariati “passi digitali” in molte direzioni, imparando anche dagli inevitabili errori.

Via Tech Economy

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