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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 18/04/2008 @ 07:57:38, in Internet, linkato 2455 volte)

iTunes, su tutti, e gli altri negozi digitali continuano a capitalizzare l’attenzione degli amanti della musica. E i negozi di cd soffrono

I cd continuano a giacere sugli scaffali in attesa degli ultimi amanti della musica vecchia maniera, mentre gli mp3, illegali e legali, si fanno strada nel mercato. La maggior parte delle ricerche sull’argomento hanno sempre specificato che lo sviluppo della musica online è ancora troppo contenuto e frammentato dalla diffusione di file pirata per poter arginare le ingenti perdite registrate dalla vendita di cd. Di diverso avviso un’analisi svolta da In-Stat che prevede un rialzo delle vendite legate alla musica online su scala mondiale pari al 40% entro la fine del 2012. Durante il 2007, ha specificato la ricerca, il commercio del digitale ha rappresentato solo il 10% delle vendite globali, mentre nel 2006 è stata del 6%. La previsione positiva di In-Stat è legata alla continua espansione della connettività a banda larga in tutto il mondo che ha portato un arricchimento dei cataloghi musicali e un conseguente aumento di richieste.

Uno dei contribuiti più importanti alla causa della musica online è dato da iTunes, lo store online della Apple che al momento domina incontrastato il settore, come sottolineato da una ricerca di Ipsos: il 38% del campione preso in considerazione ha dichiarato che iTunes è il marchio più soddisfacente all’interno del settore in cui opera e la popolarità del portale Apple è cresciuta del 24% nei 30 giorni precedenti il sondaggio, dato in rialzo rispetto al 18% ottenuto nel 2006. Il 50% degli internauti ha riconosciuto in iTunes anche la migliore soluzione possibile dal punto di vista economico, percentuale in rialzo rispetto al 41% convinto di ciò nel 2006 e al 33% nel 2005.

Lo strapotere di iTunes non si è però fermato al mondo del web andando a invadere anche gli scaffali dei negozi, le statistiche di Npd MusicWatch hanno testimoniato il primato del negozio online della Apple fra tutti i rivenditori di musica degli Stati Uniti. Secondo l’osservatorio, la quota di Apple nel settore musicale è pari al 19%, contro il 15% di Wal-Mart, seguito a sua volta dal 13% di Best Buy. Il gigante Wal-Mart si è visto quindi scavalcare per la prima volta dal colosso californiano. Il dato, nei giorni seguenti la sua uscita, è stato messo in discussione delle quattro case discografiche più importanti,Universal, Sony BMG, Warner e Emi, che hanno testimoniato a favore del primato di Wal-Mart.

Qualunque sia il dato veritiero, è indubbio che il ruolo di iTunes stia assumendo un’importanza sempre crescente, sia sul web, sia nei confronti del resto del mercato e che i negozi di cd si debbano affidare a offerte particolari per tenere alta l’attenzione dei consumatori nei confronti di un formato sempre più difficile da distribuire. 

L’anti-iTunes forse esiste già

Mentre nell’universo della mela si festeggia a oltranza, compaiono come funghi i possibili competitor di iTunes. Il più accreditato a minare il primato del negozio online della Apple sembra essere MySpace Music. L’ultima pensata del magnate australiano Rupert Murdoch è quella di sfruttare l’enorme successo della sua community di social network MySpace con la credibilità in campo musicale delle tre big Universal, Sony BMG e Warner. Il sito distribuirà file liberi dalla protezione Drm e permetterà il download da parte degli internauti in forma completamente gratuita. Questo sarà possibile grazie agli introiti pubblicitari, dei quali si nutriranno tanto il sito, quanto le case discografiche, essendo coinvolte all’interno del progetto con una partecipazione azionaria. Una diffusione di questo tipo potrebbe rivoluzionare completamente il modo di gestire musica sul web e diventare la prima risposta concreta alla pirateria, che continua a essere una spina nel fianco non indifferente per il settore. 

Martina Pennisi su Quo Media

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Di Altri Autori (del 21/04/2008 @ 07:15:49, in Internet, linkato 2507 volte)

Il botto sparato da Google alla lettura della trimestrale (profitti netti in crescita del 31% a quota 1,3 miliardi di dollari e ricavi saliti a 5,2 miliardi nel primo periodo dell'esercizio fiscale 2008) ha subito avuto un degno seguito. Dal quartier generale di Yahoo, infatti, sarebbe arrivato il via libera – lo ha scritto ieri, citando fonti non meglio precisate, il "Wall Street Journal" – per sancire l'accordo fra le due grandi rivali di Microsoft. Un accordo che è il frutto della sperimentazione avviata dai due giganti del Web californiani giorni addietro e che prevede l'affidamento a Google in outsourcing dei servizi di search advertising di Yahoo, nell'ottica di abbinare i messaggi pubblicitari ai risultati delle ricerche effettuate sul Web. C'è, per contro, chi fa notare come Yahoo abbia investito milioni di dollari nello sviluppo della piattaforma Panama e l'annuncio di cui sopra equivalerebbe a una precoce dismissione del progetto e, di fatto, dell'intera propria infrastruttura per la pubblicità on line.

Il buon esito dei test avrebbe quindi spianato la strada a un'intesa – soggetta però al vaglio delle normative antitrust - che da un lato potrebbe complicare il futuro dell'offerta messa sul piatto dal gigante di Redmond e dall'altro gettare le basi per la nascita di una (clamorosa) triplice alleanza anti Microsoft (composta da Google, Yahoo e Aol). Dai vertici di Google, e in particolare dal Ceo Eric Schmidt, sono arrivate in queste ultime ore espliciti riferimenti alla bontà della collaborazione fra le due compagnie ma quello che osserva il Wsj è soprattutto il possibile impatto che la "partnership" avrebbe nei confronti del tentativo di scalata perseguito da Steve Ballmer (il Ceo di Microsoft). E quale sia l'impatto è facile immaginarlo: una Yahoo più forte avrebbe maggiore forza per esortare la società di Redmond ad alzare la posta e andare ben oltre i 31 dollari per azione offerti finora. Ed è questo pare, in fondo in fondo, il vero obiettivo del Board di Sunnyvale.
I risultati fiscali attesi per Yahoo (in predicato di toccare nell'esercizio 2008 quota 8 miliardi di dollari, rispetto ai poco meno di 7 del 2007) e soprattutto per Google (avviata a raggiungere quest'anno un fatturato vicino ai 25 miliardi di dollari) sono ben in vista agli occhi di Microsoft. A detta degli analisti americani, tali risultati non fanno altro che aumentare le mire del gigante del software, i cui ricavi previsti per l'anno fiscale, in chiusura al 30 giugno, sono intorno ai 60 miliardi di dollari. Il mercato della pubblicità on line e dei servizi di search advertising in particolare è assai profittevole e l'idea di un gemellaggio fra Yahoo e Google non può certo far sorridere (gelosie e arrabbiature a parte) il cassiere di Microsoft. Per questo, scrive ancora il Wsj, è lecito pensare che Ballmer (e Bill Gates nell'ombra) siano sempre convinti di mettere le mani sulla preda tanto ambita: per non dare ulteriore slancio al ruolo di Google nell'universo dei servizi Web e per cercare di ripetere nella Rete il successo ottenuto nei computer con Windows e Office.

di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 23/04/2008 @ 07:54:59, in Mobile, linkato 2632 volte)

Un’indagine svolta da Strategy Analytics, società multinazionale che si occupa di ricerche di mercato, ha pronosticato l’aumento delle spese legate ai media e ai servizi mobile da parte di consumatori e inserzionisti: entro il 2012 si raggiungerà la cifra di 102 miliardi di dollari, rispetto ai 47 miliardi del 2007. La popolazione composta da tutti gli utenti interessati a contenuti e applicazioni mobile salirà da 406 milioni a 870 milioni.
 
La crescita dell’adozione e della spesa relativa questi dispositivi è stata stimolata dalla felice combinazione di vari fattori tra cui la progressiva penetrazione di apparecchi 3g, la caduta dei prezzi dei cellulari, il miglioramento nell’abilità di utilizzo degli strumenti da parte dei fruitori e il crescente contributo delle strategie pubblicitarie. Grazie a tutti questi elementi i brand dei cellulari sono diventati sempre più familiari, fanno parte della vita quotidiana, sono oggetti di uso comune e la crescita è destinata a continuare.

Nitesh Patel, analista senior di Strategy Analytics, ha spiegato: “La combinazione tra la caduta dei prezzi dei cellulari, l’approccio sempre più aperto da parte degli operatori di rete verso i consumatori e l’aumento della capacità di utilizzare i servizi ha condotto a uno sviluppo sempre maggiore del settore dei contenuti e dei servizi mobile”.

Via Quo Media

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Di Roberto Venturini (del 28/04/2008 @ 07:08:34, in Internet, linkato 4680 volte)

Sono 97 milioni gli esseri umani che a Dicembre 2007 hanno visitato nel mondo siti di incontri per l'anima gemella (un calo del 10% rispetto al 2006), secondo ComScore.

Il calo potrebbe essere dovuto ai siti di networking sociale (Facebook etc) che in parte assolvono anche alla funziona di radunare cuori solitari...?

Il leader è sempre match.com (a livello globale), presente in 37 nazioni.

Negli USA i servizi di matchmaking sono usati da circa il 3% dei singles. Il business dunque ha grandi possibilità di crescere e di far ulteriormente salire i fatturati degli operatori.

Le donne rappresentano (a seconda della nazione e delle politiche promozionali adottate dagli operatori) tra il 40 e il 55% degli utenti.

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Di Altri Autori (del 29/04/2008 @ 07:44:53, in Aziende, linkato 2518 volte)

Mentre in Italia prepariamo i festeggiamenti per l’arrivo dell’iPhone, la Apple ha chiuso il secondo trimestre fiscale dell’anno decisamente in crescita. La casa della mela ha realizzato un fatturato di 7,5 miliardi di dollari, in crescita del 43% rispetto ai 5,26 miliardi del pari periodo dell’anno precedente.

Crescita del 36% per gli utili, che raggiungono quota 1,1 miliardi di dollari, pari a 1,16 dollari per azione, superando le previsioni di Wall Street, attestate a 1,07 miliardi su un fatturato di 6,9.
Particolarmente positive le vendite di macchine Mac: si parla infatti di 2,3 milioni di unità, in crescita del 51% rispetto al pari periodo del precedente esercizio. Sempre sul fronte Mac, il fatturato registra un +54%.

Nessuna sorpresa per il rallentamento sul fronte iPod: si parla di una crescita dell’1% in termini di unità e dell’8% in termini di fatturato, che corrispondono a 10,6 milioni di unità consegnate.

Presenti anche i dati sul terzo trimestre completo per le vendite di iPhone: il cellulare di Apple arriva a quota 1 milione e 703 mila unità e genera un fatturato di 378 milioni di dollari. Il confronto è possibile solo con il trimestre precedente, dal momento che un anno fa iPhone non era ancora in vendita: rispetto al primo quarto del 2008 il melafonino fa registrare un calo del 26% nelle vendite ma una crescita del 57% nel fatturato.

Peter Oppenheimer, Chief Financial Officer di Apple, ha dichiarato: "Siamo lieti di aver generato 4 miliardi di cash flow dalle operations nella prima metà dell’anno fiscale 2008, portando ad un cash balance finale di 19,4 miliardi di dollari. Guardando avanti al terzo trimestre dell’anno fiscale 2008, ci attendiamo un fatturato di circa 7,2 miliardi di dollari e un utile per azione diluita di circa 1,00 dollari".

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Di Altri Autori (del 05/05/2008 @ 07:52:57, in Internet, linkato 2001 volte)

Il giornalismo della carta stampata sta attraversando momenti davvero bui, profondamente penalizzato dall’avvento di internet e dall’evoluzione tecnologica.
 
Molte testate si trovano costrette a chiudere i battenti delle proprie redazioni che devono trasferirsi sul web, ultimo tra tutti Il Capital Times. Il mercato dei giornali perde colpi mentre quello online gode di ottima salute: negli ultimi mesi l’audit bureau of circulation, agenzia statunitense che monitora le tirature, ha registrato un crollo globale delle copie vendute pari al 3,5%.
 
Tra le testate più colpite dalla crisi, il New York Times che perde il 9,2% per l’edizione domenicale e il 3,8% per il resto della settimana. Imminenti i problemi sul fronte dell’occupazione: sono previsti tagli per 100 unità. Abbastanza negativa anche la situazione del Washington Post che subisce un calo del 3,5% sulle vendite settimanali e del 4,3% su quelle domenicali.
 
Il Wall Street Journal di Rupert Murdoch segna invece una tiratura in leggero aumento (+0,3%), destinata a crescere con l’introduzione della nuova edizione generalista con cui il magnate australiano vuole fare concorrenza al rivale New York Times. Usa Today, il quotidiano più diffuso, sale dello 0,27%, mentre il Los Angeles Times perde il 5,1% nelle edizioni settimanali e il 6% in quelle domenicali.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 07/05/2008 @ 07:05:28, in Prodotti, linkato 1797 volte)

L'attesa è (quasi) finita: l'iPhone, il cellulare della Apple che secondo gli analisti di settore ha cambiato per sempre faccia agli smartphone sarà in vendita nel Bel Paese in estate nella nuova versione 3G, quella in grado di operare sulle reti Umts per l'accesso ad alta velocità a Internet. La conferma è arrivata stamattina con un doppio annuncio firmato Telecom Italia e Vodafone, i due primi gestori che hanno firmato il contratto di distribuzione per l'Italia con la società californiana. In casa Tim una breve nota ha ufficializzato l'accordo confermando la disponibilità dell'iPhone "entro l'anno", senza fornire alcuna indicazione circa tempistiche di rilascio, prezzi e modelli. In un altrettanto scarno comunicato Vodafone ha reso noto che inizierà a vendere (sempre entro la fine del 2008 e solo per essere utilizzato sulla propria rete) l'iPhone in dieci Paesi in tutto in mondo, e cioè Australia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Italia, India, Portogallo, Nuova Zelanda, Sudafrica e Turchia. I due giganti della telefonia mobile si sono quindi mossi in simbiosi per annunciare quanto si sapeva da tempo – anche se il botto di Vodafone non era così scontato – e sebbene non ci siano conferme che quello che arriverà nei negozi prossimamente sarà il nuovo iPhone tutto lascia pensare che si tratti proprio della tanto attesa versione 3G. Da entrambe le compagnie, come da copione, è arrivato il classico "no comment" circa i dettagli dell'annuncio e l'unica indiscrezione filtrata riguarda la disponibilità, che potrebbe essere anticipata alla fine di giugno.

Dando quindi per scontato che l'iPhone marchiato Tim e Vodafone sarà in grado di operare sulle reti di nuova generazione, la curiosità di addetti ai lavori e popolo della Mela è ora focalizzata sulla natura dei modelli che sbarcheranno in Italia. Le ipotesi sono varie e spaziano dalla capacità di memoria (da 8 e 16 Gbyte?) ai colori (il bianco dei Mac oltre al classico nero? Quel che sembra certo è che, a differenza degli Stati Uniti e dei Paesi in cui l'iPhone è venduto, in Italia Apple dovrebbe rinunciare al modello di "revenue sharing". I ricavi generati dai servizi offerti dagli operatori non sarebbero infatti più una prerogativa del modello di business che Steve Jobs ha saputo imporre alle varie At&T, O2, Orange e T-Mobile ma non è ancora chiaro se gli operatori italiani bloccheranno la Sim sui telefoni Apple (per un massimo di nove mesi) per evitare la "migrazione" immediata dei clienti verso altri gestori o venderanno il terminale in versione "unlocked", e cioè senza vincoli contrattuali di alcun genere. Quest'ultima sembra l'ipotesi più probabile anche per un motivo molto concreto: tramite semplici "alchimie" software gli iPhone si possono comunque sbloccare (hanno subito questa sorte circa un quarto dei cellulari Apple venduti negli Usa) e il mercato italiano, che vanta una penetrazione dei telefonini del 140%, difficilmente accetterebbe di pagare un sovrapprezzo sostanzioso per utilizzare "forzatamente" servizi non desiderati. Che l'iPhone in Italia verrà venduto esclusivamente per abbonamento o sarà utilizzabile anche con una semplice scheda pre-pagata non è comunque dato a sapersi oggi.

di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 08/05/2008 @ 07:48:22, in Marketing, linkato 1835 volte)

Durante il primo trimestre dell’anno i ricavi legati alle strategie di product placement applicate a 11 tra network televisivi e canali di tv via cavo nella fascia del primetime, sono aumentati del 6%.
 
Nello specifico: le forme di pubblicità indiretta sono aumentate del 39% sulle emittenti nazionali, mentre sui canali via cavo sono diminuite dell’1%. Secondo l’indagine svolta da Nielsen product placement service, le apparizioni televisive di marchi famosi sono state 117.976: la strategia più utilizzata per la sponsorizzazione ‘occulta’ è quella del ‘foreground’, presente nel 35% dei casi.
 
Per quanto riguarda la tv via cavo, è più facile trovare prodotti di marca esposti in ‘wardrobe’, che rappresentano il 32%. All’interno dei 10 programmi più seguiti delle 11 reti, i piazzamenti di merci griffate sono stati 15.404, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il programma meno sfruttato da questo punto di vista è stato “The biggest loser” 3.977 esposizioni.

I 10 marchi più esposti hanno guadagnato il 52% salendo da 4.253 presenze nel 2007 a 6.453. Il marchio Coca Cola, grazie all’accordo con il talent show “America idol”, si conferma regina di tutti gli sponsor, registrando 2.380 comparse. In testa alla classifica dei prodotti più utilizzati nella pubblicità indirette, troviamo le bevande analcoliche, capitanate da Coca Cola, a seguire gli indumenti (Nike è uno dei brand più diffusi), i centri /club di fitness, le squadre di calcio e le attrezzature sportive.

Via Quo Media

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Di Roberto Venturini (del 09/05/2008 @ 07:58:43, in Marketing, linkato 1927 volte)
Bellissima idea creativa.

Porre sui nastri dei ristoranti giapponesi (sushi train, o kaiten-zushi) delle piccole repliche della Polo, con un semplice messaggio: fino a 1100 km con un pieno.

E già che ci siamo aggiungere un concorso.

Detto questo e fatti i complimenti per la creatività, permettetemi di farmi venire qualche dubbio.

Non posso credere esistano dei veri e propri circuiti di ristoranti giapponesi, acquistabili per piazzare la propria pubblicità (anche se esistono invece i sushi consultants, mestiere che in una prossima vita non mi dispiacerebbe fare).

Ergo, per fare un rollout di questo tipo di eventi sul territorio bisogna faticosamente andare a farsi i ristoranti uno per uno, prendendo appuntamento, negoziando con proprietario e così via.

Ora, per chi non è del mestiere sembrerà poco, ma significa che per fare un 20 ristoranti si rischia di metterci un mese o più (un tempo enorme), e di avere un elevato investimento di ore-uomo per un pugno di contatti; ore-uomo che il cliente deve pagare, aumentando il costo dell'operazione (ad un punto in cui 1% sono costi di produzione e 99% costi per pensarla e metterla sul territorio).

Il tutto per raggiungere qualche migliaio di persone. Che magari non sono nemmeno perfettamente in target con il prodotto (non vedo grosse correlazioni tra il japanese food e la Polo, non riesco a pensare che il ristorante giapponese di suo selezioni target alto consumanti questa vettura...).

Conclusione: a pensar male si fa peccato ma raramente si sbaglia. E non mi sembra proprio che questa idea, pur creativamente molto bella, abbia le gambe lunghe per farsi vedere in maniera convincente, su un numero di persone sufficientemente elevato, a costi per contatto ragionevoli.

Il Guerilla / Ambient etc è bello, ma se non genera un buzz resta una pirlatina fatta fra amici

A pensar male mi viene da dire che se va bene l’operazione Sushi VW è stata messa in pista in uno o due ristoranti, fotografata e mandata ai vari premi internazionali... la classica creatività fatta solo per i premi e non per il business? (queste cose si vedono continuamente)… se non altro, non andando in TV non si sono fatti spendere a vuoto dei gran soldi al cliente. Anzi, no, fosse andata in TV qualcuno l’avrebbe vista.. ; - )

I dati rilasciato parlano di 20.000 persone che hanno prenotato online un test drive. Ora io ho forti dubbi arrivino tutti dai ristoranti giapponesi...

Concludendo - se qualcuno ha evidenze contrarie me lo comunichi - ma a me pare proprio uno di quei progetti che servono più a chi li fa, che a far vendere i prodotti... (però l'idea mi è piaciuta un casino).
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Di Altri Autori (del 12/05/2008 @ 07:54:42, in Internet, linkato 1722 volte)

Advertising on line : social networking via maestra
In realtà sembra che l'appetito di Steve Ballmer & Co. sia quanto mai elevato e si parla addirittura di un fantomatico "Project Granola", un piano "B" che metterebbe nel mirino della società vari siti di spicco del social networking. Facebook, come ha scritto anche il Wall Street Journal, sarebbe la prima di una lunga serie di acquisizioni che il gigante del software potrebbe operare per ovviare al "fallimento" dell'operazione Yahoo!. In Facebook, tra l'altro, Microsoft detiene già una quota dell'1,6% (pagata un anno fa 240 milioni di dollari) e le attività in fortissima crescita di quest'ultima – oltre 100 milioni di visitatori unici mensili e 350 milioni di dollari di fatturato previsto per il 2008, numeri più che raddoppiati rispetto a dodici mesi fa – fanno assai gola ai vertici di Redmond sebbene possano costare parecchio in termini di investimento (non meno di 10-15 miliardi di dollari secondo alcuni analisti). Siamo ovviamente nell'ambito delle indiscrezioni, anche se è confermato il fatto che le banche d'affari vicine a Microsoft abbiano in effetti bussato di recente alla porta di Mark Zuckerberg (Ceo di Facebook) e che alcuni executive di Redmond abbiano discusso di possibili accordi con la News Corp. di Rupert Murdoch. Facebook, però, non è il solo nome caldo del Web 2.0 che solletica l'attenzione di Ballmer: nella sua lista della spesa ci sarebbero stando ai bene informati, anche "fenomeni emergenti" come Digg.com e LinkedIn, o realtà ultra consolidate come MySpace, il "social site" di proprietà della Fox Interactive Media. Ma la domanda da porsi non è tanto chi finirà nella pancia di Microsoft quanto come Facebook (con la quale la società ha in essere un contratto di esclusiva per la rivendita di display advertising sul sito di social networking) o chi altri potrà aiutarla a crescere in modo sostanzioso nel business della pubblicità on line. Ed è quest'ultimo il terreno dove Ballmer vuole primeggiare.

Il nuovo motore pronto entro maggio
In attesa dei prossimi sviluppi, Microsoft ha calamitato l'attenzione dei media americani anche su un altro fronte, quello del proprio motore di ricerca on line, Live Search. La rivalità con Google, su questo fronte, è quanto mai sentita e stando ai bene informati la casa di Redmond annuncerà sostanziali miglioramenti alla piattaforma entro la fine di questo mese. Lo stesso Bill Gates, ieri l'altro, parlava di una prossima versione del motore made in Windows (il cui nome in codice sarebbe "Roma") in cui convergeranno aggiornamenti sotto vari profili, dalla rilevanza delle "query"di ricerca a tool intelligenti che guideranno in modo più mirato (e contestuale) le richieste degli utenti e i risultati loro proposti. Microsoft, ad oggi, lamenta un gap notevole nella classifica dei motori di ricerca più utilizzati dagli americani: stando ai dati di ComScore, infatti il 59.8% delle ricerche sul Web transita da Google, il 21,3% da Yahoo e solo il 9,4% da Msn e Windows Live. Logico quindi che lo sforzo della società non possa prescindere da una più marcata attenzione del grande pubblico verso i propri servizi di search e che il fine ultimo delle novità in rampa di lancio sia quello di offrire agli investitori pubblicitari strumenti di interazione con i potenziali clienti allo stato dell'arte.

Di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM

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