Sapete bene che secondo me la tecnologia non può essere ciò che guida la strategia di  un'azienda (sui social media e in generale) ma deve essere al servizio  di una visione senza condizionarla, come invece di solito capita.
 
- immagine  tratta da Sevensheaven.nl
Mi piace però evidenziare come anche il mondo dell'informatica stia  andando verso la logica della nuvola (come sarebbe pù corretto definire il cosiddetto  web 2.0), questo post infatti è stato ispirato dalla lettura di un articolo in cui Steve Ballmer parlava dei progetti  Microsoft sul Cloud  Computing.
La virtualizzazione e l'ubiquità infatti sono uno dei fattori che  stanno determinando la nascita di un mondo sempre più ipertestuale dove il tipo di  device ha un'importanza relativa rispetto al contenuto che veicola e  all'uso che se ne fa.
Questo approccio si sposa sempre più con i presupposti economici  che Chris Anderson ha tratteggiato nel suo libro Gratis: il costo dello storage dei dati e  quello della banda di trasmissione decrescono continuamente mentre   la loro grandezza aumenta ancor più velocemente di quella dei   processori e questo consente di immaginare nuovi paradigmi economici   e tecnologici basati totalmente sulla rete.
Ecco dunque che le aziende, a mio avviso, devono evolvere quanto  prima verso questo modello di infrastruttura tecnologica, ciascuna  secondo le proprie possibilità, per non restare tagliate fuori dai  benefici del nuovo modo di fare business.
Naturalmente ciò dipende prima di tutto dalla voglia di sposare  una strategia di questo tipo, senza cui, ad esempio, tutte le bellissime soluzioni di Enterprise 2.0 che ci sono  oggi in circolazione sono totalmente inutili e controproducenti.
Ancora una volta dunque, anche partendo dal puro discorso  tecnologico, torniamo al solito punto: non ci sono aziende innovative ma solo persone  innovative che ne fanno parte, manager ma anche collaboratori  che hanno capito che per il futuro avere la testa in una nuvola  conviene, eccome!
E questa volta non parlo solo di temi di marketing, per chi ne  avesse  voglia (e fosse scettico) consiglio la lettura dei case-history del libro Wikinomics.
I  commenti come sempre sono graditi.
Gianluigi Zarantonello   via http://internetmanagerblog.com/