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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Sul cosiddetto web 2.0, termine mediatico di scarso significato (chiamiamolo social web o nuvola), si scrive ogni giorno di tutto di più, tanto che c’è chi si chiede se non si tratti di una grande bolla.

una parte del social web

In realtà io credo che il cambiamento nella vita e nel business portato dalla diffusione dei nuovi paradigmi online sia significativo e stabile, al di là del momento di Hype portato dai media tradizionali.

Ci sono però una serie di considerazioni da fare:

1) Non esiste un web 2.0, ci sono delle tecnologie abilitanti per delle persone che sono pronte ad un nuovo approccio collaborativo e connesso.

2) In conseguenza di ciò le tecnologie non servono a nulla senza la corretta mentalità.

3) Ci sono tante persone che temono di perdere il loro potere in azienda e tanti esperti esterni che non sanno adattare le loro proposte alle reali esigenze delle aziende. Risultato: incomprensione reciproca.

4) Per questo i veri nuovi professionisti del web sono sempre più preziosi per l’azienda.

5) Senza una visione strategica dei social media non si può trovare un equilibrio corretto tra la creazione di propri servizi innovativi e l’uso degli strumenti offerti già fatti dai big della rete.

Dunque, senza dilungarmi molto, per far sì che il 2010 sia l’anno della svolta occorre tanta, tanta concretezza.

Purtroppo sento ancora tante chiacchiere e vedo poca strategia, e allora sì che capisco chi pensa che il social web sia una bolla.

Voi che ne dite?

Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/

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Di Altri Autori (del 08/06/2010 @ 07:27:06, in Internet, linkato 2413 volte)

Vera amicizia o tregua strategica? L'accordo annunciato oggi tra Facebook e Yahoo! avvicina le due media company e i rispettivi utenti. Se è vera amicizia, lo dirà il tempo. Oggi appare più una tregua strategica. Un patto di non belligeranza. Solo una settimana fa le due società erano in battaglia: dal quartier generale di Facebook era traperata – o è stata diffusa ad arte? – una notizia che ha smosso i vertici di Yahoo!: «Facebook sta testando un servizio che permette agli utenti di condividere domande e risposte». Un'imitazione di Yahoo! answers, lo strumento che ha fatto la storia del motore di ricerca americano e che ha appena raggiunto il traguardo del miliardo di risposte (con una media di 10 nuove domande e risposte caricate ogni secondo dagli utenti).

Yahoo! e Facebook, facilitando l'integrazione dei propri utenti, scendono a patti. Il primo si apre al secondo, più forte nell'area social e in costante espansione. Il secondo potrebbe rallentare il test sul servizio answers, che Yahoo! ha dimostrato di saper fare bene, prima e meglio. Chi ci guadagna di più? Visto che tutto accade nell'eco-sistema di internet, è difficile rispondere. Non a caso è stata siglata una tregua. Se la risposta a questa domanda fosse stata nota, almeno uno dei due avrebbe avuto un buon motivo per non scendere a patti.

Pur nelle differenze, su questo punto Yahoo! e Facebook sono alleati: la condivisione degli utenti. Gli iscritti che decidono di collegare i propri profili Facebook e Yahoo! vanno sottratti dall'insieme dei potenziali utenti che potrebbero prima o poi abbandonare Facebook per Yahoo! e viceversa. Collegando i propri profili, per migrare da un network all'altro gli iscritti dovrebbero migrare da se stessi. Impossibile, o comunque impegnativo (per capirlo non serve scomodare Sigmnd Freud). Questo è quello che accontenta sia Facebook che Yahoo!.

Ovviamente l'accordo di oggi influirà anche sui rapporti di forza con i governi confinanti: a cominciare da quelli di Google e Twitter. Google vede accrescere la forza del suo principale concorrente nel business della ricerca online, Yahoo!, che da oggi è più integrato: con il web e i suoi utenti, non solo con Facebook. Twitter – che insegue Facebook anche puntando sugli accordi con i giganti della rete – vede invece diminuire il valore dell'intesa che ha da poco stretto con Yahoo! e che permette di mostrare, in tempo reale, sulle home page di Yahoo!, i tweet degli utenti comuni. Da oggi possono farlo anche gli iscritti di Facebook.

di Antonio Larizza su ILSOLE24ORE.COM

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Di Altri Autori (del 07/06/2010 @ 07:38:17, in Tecnologie, linkato 1788 volte)

Entro cinque anni la vendita di volumi digitali supererà quella di libri cartacei. La valutazione è di Steve Haber, presidente della divisione digitale di Sony. "Tre anni fa - ha spiegato Haber - pensavo ci sarebbero voluti almeno dieci anni, invece ne basteranno cinque". Haber ha inoltre affermato che quello che Sony ha fatto nella digitalizzazione di musica e fotografia sarà realizzato anche nel mercato dei libri.

L'offerta di Sony nel settore è composta da tre modelli: il Sony Reader Touch e il Sony Reader Pocket in Europa e il Sony Reader Daily Edition negli Stati Uniti. Haber ha tenuto a sottolineare che i suoi dispositivi offrono un'esperienza di lettura 'immersiva' e che i device come iPad sono utili per un numero maggiore di funzioni, motivo per il quale le due realtà possono coesistere. Secondo una recente ricerca commissionata da Sony negli States solo l'11% di chi ha acquistato iPad l'ha fatto per sfogliare e-book.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 01/06/2010 @ 07:15:01, in Advertising, linkato 1870 volte)

AdMob è ufficialmente di proprietà di Google. E’ lo stesso colosso di Mountain View ad annunciarlo sul suo blog a pochi giorni dal via libera ottenuto dalla Federal Trade Commission sull’acquisizione da 750 milioni di dollari.

La transazione era stata ‘congelata’ per sei mesi dalle indagini dell’autorità americana, preoccupata che con AdMob, società leader nel settore del mobile advertising, Google potesse estendere la sua posizione dominante in un nuovo e cruciale settore tecnologico. Riserve poi sciolte, hanno spiegato i commissari della FTC, anche grazie all’ingresso di Apple nel mercato con la sua piattaforma iAds, considerata dall’agenzia Usa un potenziale “forte concorrente nel segmento del mobile advertising”.

La rivalità tra i due colossi per dominare questo business diventerà ora più agguerrita, ma era cominciata già a novembre quando Google ’soffio” AdMob proprio alla Apple. Dopo un paio di mesi, a gennaio, Cupertino ha risposto con l’acquisto di Quattro Wireless, un altro network pubblicitario per dispositivi mobili.

Via Quo Media

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Di Gianluigi Zarantonello (del 31/05/2010 @ 08:00:00, in internet, linkato 1981 volte)

C'è un interessante paradosso generato dalle tecnologie che costituiscono il web sociale:  se da una parte gli utenti dicono fin troppo di se stessi sulla rete dall'altra le aziende lo fanno troppo poco.

Naturalmente ci sono una serie di spiegazioni legate ai timori, giustificabili, dei manager nell'esporsi sul web, paure che ho provato a esorcizzare attraverso la divulgazione con questo blog e tramite uno dei miei ultimi e-book.

Tuttavia io vedo anche un altro aspetto, molto concreto e per questo mai trattato da chi discetta dei massimi sistemi: l'informazione in azienda è realmente disponibile a tutti e facile da gestire?

Io mi occupo di social media da ben prima che il fenomeno esplodesse e posso dire serenamente che moltissime delle cose che si fanno ora si potevano fare anche 8 anni fa. Solo che ci volevano conoscenze tecniche, molto più tempo e...non c'era pubblico!

La grande rivoluzione invece è stata data dalla facilità con cui tutti posso accedere a dei contenuti e ripubblicarli, condividerli, rimaneggiarli in pochissimo tempo e con uno sforzo quasi nullo.

La riflessione per le aziende non è così banale come sembra: anche volendo aprirsi all'esterno i nostri contenuti devono poter essere sempre noti a tutti coloro che ne hanno bisogno (e non è banale) e devono essere costruiti e archiviati in modo tale da non richiedere pesanti lavorazioni per essere condivisi, all'interno come come all'esterno.

Sembra incredibile ma i contatti che ho tutti giorni nel mio lavoro con tantissime aziende terze, anche molto importati e strutturate, mi danno una ragionevole certezza che invece non ci sia quasi nessun investimento in tecnologie di digital asset management e nella formazione del proprio personale interno circa l'organizzazione dei materiali e le logiche di condivisione.

Risultato: le informazioni esistono, ma recuperarle è difficoltoso in termini di ricerca prima e di lavorazione poi (documenti in formati diversi, incompatibilità tra sistemi, file con estensioni proprietarie che girano solo su specifici programmi etc).

Capite bene che in un'era di ipertestualità diffusa che si sta spingendo sempre più verso il mobile e verso nuove frontiere come l'internet degli oggetti questi sono limiti strutturali. Eppure non ne sento parlare quasi mai.

Voi che cosa potete raccontare in tal senso? Aspetto le vostre esperienze.

Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/

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Di Roberto Venturini (del 28/05/2010 @ 07:10:05, in Advertising, linkato 2165 volte)

iAd spacchera il mondo del mobile adv?
La "trazione" dei device Apple sul mobile è tale (siamo già ad oltre 1 milione di iPad venduti, e non è ancora nemmeno stato lanciato in Italia....) che la casa di Cupertino ritiene di disporre di un canale, un media talmente forte da potersi permettere una piattaforma proprietaria di adv.

E se c'è una cosa che Jobs ha capito è che se si disegna bene una cosa, si può chiedere un prezzo molto, molto superiore a prodotti analoghi e concorrenti.

E da quello che si è saputo, iAd è un sistema che rischia di disintermediare (insomma, di portare via budget) alle agenzie di pubblicità. Che, come sappiamo, sono dei player la cui importanza si sta progressivamente riducendo.

Tra qualche giorno ci scrivo un pezzo, adesso no che sono in partenza per Firenze.
Però vi lasco con il video della presentazione di iAd da parte di Jobs.

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Di Altri Autori (del 26/05/2010 @ 07:27:05, in Mobile, linkato 2071 volte)

Si fa sempre più serio lo scontro per il dominio nel mercato della pubblicità su dispositivi mobili. Google ha ricevuto il beneplacito della Federal Trade Commission per l’acquisizione della concessionaria AdMob.

L’affare, del valore di 750 milioni di dollari, consente a Mountain View di contrastare la rivale Apple, prima interessata a AdMob e ora in procinto di inglobare Quattro Wireless, con una spesa di 250 milioni di dollari.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 25/05/2010 @ 07:18:17, in Aziende, linkato 2284 volte)

Google prosegue nella sua strategia del "mattoncino", ovvero nel proporre una serie di tecnologie caratterizzate da una forte sinergia tra di loro, tanto da creare una piattaforma comune e polivalente. In questi giorni, per esempio, è in corso la Google I/O, cioè l'evento annuale dedicato agli sviluppatori. In due giorni sono stati almeno tre gli annunci che vanno a confermare come il colosso di Mountain View stia lavorando a un progetto unico ma suddiviso in più blocchi.

Stiamo parlando di Android 2.2, della Google Tv e del Chrome Web App Store, il negozio virtuale di applicazioni che sarà varato nel corso dell'anno e che consente di aggiungere widget al browser. In particolare quest'ultimo segnala come la maturazione di Chrome OS, il sistema operativo per computer derivato dal software di navigazione Web, stia procedendo. Sì, perché il Web App Store è più a uso e consumo dell'OS che del browser: sulla falsariga degli application store per telefonino, consentirà di estendere le funzioni del programma principale. L'obiettivo principale è di arricchire Chrome al fine di renderlo competitivo rispetto ai browser concorrenti (Google è interessatissima a diventare una spina nel fianco di Firefox e Microsoft), proporre un sistema operativo (Chrome OS) che operi con la stessa semplicità di utilizzo di un iPad e potenziare la sincronizzazione con Android. E qui si inserisce Froyo, cioè la release 2.2 del sistema operativo per smartphone, che offre nuovi strumenti di sviluppo, prestazioni superiori e un Market migliorato.

Presentato al Google I/O, sarà disponibile "a breve" (intanto è in procinto di essere pubblicato il kit di sviluppo per i developer) e presenterà novità anche dal punto di vista grafico. Per esempio, sul desktop compariranno le nuvolette accanto ai widget per fornire istruzioni e informazioni utili su questi programi. Android 2.2 migliora sul fronte della sicurezza e del supporto a Microsoft Exchange, andando quindi nella direzione delle esigenze nelle aziende, mentre in fatto di multimedia garantisce una gestione migliore della fotocamera e dei giochi. Il browser, derivato da Chrome, promette di essere più veloce ed efficiente di quello attuale in virtù anche del supporto per il motore V8 per i Javascript. Di serie ci sarà anche la possibilità di condividere la connessione Umts/Hspa sfruttando il reparto Wi-Fi. A far dialogare smartphone, pc e tablet ci pensa il televisore. All'I/O è stata annunciata l'attesa Google TV, nata dal consorzio tra il gigante californiano, Sony e Intel.

L'apparecchio avrà un hardware con processore Atom, scheda grafica, audio affidato a un Dsp e dispositivi esterni, alcuni dei quali forniti da Logitech, che prevedono anche un lettore per Blu-ray. Il tutto affidato a un sistema operativo con browser Chrome e piattaforma derivata da Android. A cosa serve? Sul blog di presentazione del progetto, si evince che l'obiettivo è di fornire un nuovo modo di fare advertising e marketing, oltre che di espandere il Market di Android a una nuova generazione di dispositivi. La connessione costante al Web prevista di serie per la Google Tv, perché da Internet preleva non solo i contenuti video da proporre, consentirà di indirizzare canali e pubblicità. Questo apparecchio confida nel racchiudere in un unico device funzioni moteplici, si affiderà a Flash 10.1 per la distribuzione dei contenuti ed è esplicito l'invito agli sviluppatori che si affrettino a ottimizzare i siti per questo nuova incarnazione dell'Internet da salotto.

Una rivoluzione? Difficile dirlo. Certo, Erich Schimdt, Ceo di Google, nel presentare la sua idea di Tv ha usato toni celebrativi. D'altro canto si tratta di un progetto che segue una tendenza, cioè quella di portare il Web sul televisore di casa, e che va a rafforzare l'obiettivo ultimo di Google: creare un sistema di advertising ubiquo.

di Luca Figini su ILSOLE24ORE.COM

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C’è un aspetto che credo sia spesso trascurato nelle organizzazioni italiane di tutte le dimensioni, la comunicazione interna e in generale la circolazione delle informazioni all’interno dell’azienda.
La mia ovviamente è una brutale generalizzazione, tuttavia credo che la sensibilità su questi temi non sia altissima, soprattutto vedendo la rarità con cui vengono trattati ad alto livello.

La cosa diventa ancora più vera quando ci spostiamo sul terreno dei software collaborativi, quell’Enterprise 2.0 di cui mi sono già occupato per sottolineare come se le persone non sono pronte a livello di mentalità ogni strumento sia inutile.

Siccome sapete che mi piace essere molto concreto vorrei provare a proporre soluzioni e spunti nello spazio breve di un post, mentre per altre considerazioni sulle reti sociali e le aziende vi rimando a questo post.

Prima di tutto le persone per condividere delle informazioni devono avere una forma di gratificazione che le spinga a fare quello che altrimenti potrebbero ritenere un lavoro in più inutile, se non perfino una perdita di quel potere che deriva dalla convinzione di essere gli unici a sapere qualcosa.

Dunque un primo punto è quello di coinvolgere coloro che sappiamo essere predisposti alla sperimentazione e ad un modo più logico di lavorare, in maniera che qualcuno inizi a popolare un contenitore con delle informazioni rese disponibili a tutti. Per queste persone il motore motivazionale sarà la voglia di sperimentare e di costruire qualcosa di nuovo.
Il contenitore di partenza non deve essere troppo complesso né troppo pieno di cose, per non scoraggiare da subito l’adozione.

Questa prima base sarà necessaria per poi avere il committment dei vertici aziendali, che d’altra parte devono pur vedere qualcosa di tangibile per rendersi conto realmente delle potenzialità, favorendo poi la diffusione a tutte le aree.

L’altro aspetto chiave è quello di far sì che tali strumenti non siano una fonte di impegno in più ma piuttosto una semplificazione dei compiti grazie percorsi più logici e alla possibilità di intervenire in modo efficace.
In più nel momento in cui c’è un unico luogo dove trovare certe informazioni che ci servono per un flusso di lavoro diventa subito evidente il danno del mancato inserimento del proprio contributo da parte di un anello, oltre che più chiara la concatenazione che ciascuno ha con gli altri.

Infine è bene ricordare che un sistema davvero funzionante prevede dei contributi da parte dei suoi membri: un semplice luogo di archiviazione non favorisce la diffusione dell’informazione e ci sono molti modi di gestirlo altrimenti.
Le informazioni devono invece essere commentabili e, secondo livelli diversi di permessi, anche migliorabili grazie ai contributi delle varie persone.

Sembra tutto molto difficile ma se si superano le resistenze e i dubbi della prima ora poi il problema sarà davvero quello di moderare la voglia di partecipazione.

Avete qualche esperienza da raccontare in materia?

Gianluigi Zarantonello via http://internetmanagerblog.com/

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Di Roberto Venturini (del 21/05/2010 @ 07:47:07, in Strategie, linkato 2198 volte)

Dal mondo virtuale a quello reale e ritorno - interessante approccio promozionale.

In breve; esistono in Rete (e specialmente su Facebook) una serie di giochi molto popolari, in primis FarmVille, che fatturano un botto di soldi. Perché c'è un sacco di gente che ci gioca. E non pochi spendono dei soldi veri per migliorare la propria fattoria etc.

Adesso Zynga lancia una nuova forma di promozione: comprando prodotti in promozione da 7-Eleven (una catena di supermercati) si otterranno goodies speciali per FarmVille, MafiaWars e YoVille. Ad esempio avere accesso a sementi speciali o a articoli decorativi in edizione limitata per la propria fattoria . E quindi 7-Eleven può rivendere questa promozione alle marche distribuite

Mooolto interessante...

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