Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Per la pubblicità, nel suo insieme, non è certo un momento di vacche grasse. Basta guardare gli ultimi dati resi noti da Nielsen Media Research, relativi al periodo gennaio-maggio 2009, per averne conferma: flessione del 16,5% rispetto al 2008 per un giro d'affari complessivo di poco meno di 3,8 miliardi di euro. Il conteggio comprende vecchi e nuovi media (Tv, carta stampata, radio, cinema, affissioni, Internet e pure Transit, la pubblicità su metropolitane, aeroporti, autobus e tram) e ribadisce una tendenza in atto già dal secondo semestre dell'anno scorso. Le aziende stanno spendendo meno in campagne pubblicitarie – il discorso vale anche per la maggior parte dei cosiddetti "big spender", con in testa Wind, Unilever, Vodafone, Ferrero e Volkswagen – e il solo mezzo che dimostra di essere in attivo è il Web, che segna un incremento nei primi cinque mesi del 7,8%. Per Tv e stampa il bilancio è in profondo rosso: -14,8% di entrate per il piccolo schermo (il dato comprende sia i canali generalisti che quelli a pagamento) e -25,1% per quotidiani e periodici.
Il problema (per gli editori soprattutto) è stringente e torna più che mai d'attualità il tema del cambiamento del "media mix", ossia della diversa distribuzione della spesa in pubblicità sui vari canali di comunicazione. Fra le domande che ricorrono da tempo fra gli operatori del settore ve sono almeno un paio che riguardano la decantata convergenza fra Tv e Internet: il Web sta assorbendo parte dei budget destinati agli spot televisivi o si aggiunge a questi come voce strategica della pianificazione pubblicitaria? È una vetrina che si presta a "replicare" gli spot trasmessi sul piccolo schermo o richiede il confezionamento di campagne mirate? Difficile dare risposte precise per un semplice motivo: l'advertising on line è ancora un mercato giovane, in fortissima evoluzione e in cerca di un suo spazio strutturato all'interno del sistema pubblicitario italiano, dove la Tv fa sempre la parte del leone anche in tempi di crisi (i grandi investitori destinano mediamente il 90% del loro budget a questo media) e dove le concessionarie di pubblicità hanno di fatto in mano il pallino delle operazioni nel gestire gli investimenti delle aziende.
Del rapporto fra Tv e Internet in chiave pubblicitaria se n'è parlato anche di recente alla tappa romana dello Iab Forum (a metà luglio) e in argomento si sono espressi, anche con vedute contrapposte, vari addetti ai lavori. Il Sole24ore.com ha raccolto tali testimonianze a cominciare da quella di Andrew Frank, Vice President Research's Media Team della società di ricerca Gartner, secondo cui "il Web è ancora in silos del marketing mix strategico degli investitori ma presto contaminerà non solo il pc ma tutti i dispostivi digitali presenti in casa: la TV, il telefonino, la console di gioco. L'advertising digitale – ha detto ancora Frank - è una materia complessa e richiede un mix di tecnologia, creatività e capacità analitiche. Gli operatori del settore devono evolvere, le competenze devono essere organizzate, le dinamiche dell'utenza essere adeguatamente monitorate".
Layla Pavone, presidente di Iab Italia, ha un'idea ben precisa del matrimonio fra Web e Tv a livello di spot: "per pensarli in modo integrato come canale di sbocco di una campagna pubblicitaria serve una strategia di comunicazione a monte, perché la relazione con gli utenti dei due media è diversa: lo spot televisivo è emozionale, è un elemento distintivo ed attrattivo, la Rete può proseguire l'azione sul consumatore in termini di awarness del marchio e non solo". A detta di Giovanna Maggioni, Direttore Generale di Upa (Utenti Pubblicità Associati), "Internet sta entrando solo ora nel marketing mix strategico delle aziende. Alcune aziende di alcuni settori lo hanno già fatto, togliendolo dalla pianificazione sulla carta stampata. Chi invece investe generalmente sulla Tv ha destinato al Web una porzione limitata dei budget ma è anche vero che grandi spender tradizionali come le aziende dei beni di largo consumo stanno iniziando a testare il nuovo media. È sicuramente arrivato il momento di spiegare alle aziende il vero valore del mezzo, le sue potenzialità, le sue prerogative rispetto a quelle dei media tradizionali. Creando metriche e modelli ad hoc".
Dal lato operatori, fa fede la riflessione di Carlo Poss, Presidente di Fcp-Assointernet (l'associazione che raggruppa le concessionarie e i gestori diretti di vendita di spazi pubblicitari): "Se la stragrande maggioranza delle aziende si dicono soddisfatte di quello che stanno facendo su Internet e una buona parte dicono di voler crescere gli investimenti pubblicitari in Rete la credibilità del mezzo si commenta da sé. Il Web è interattivo come nessun altro media: si può portare l'utente Internet dove si vuole attraverso tutti gli strumenti a disposizione e anche per questo la dimensione del Web advertising in Italia dovrebbe già essere tre volte tanto il suo valore". Perché in Italia c'è ancora tutta questa reticenza verso il mezzo, perché le aziende della stessa categoria merceologica investono molto di più sul Web in altri Paesi? Secondo Poss "è un problema di sistema Paese" mentre per Paola Marazzini, Agency Head di Google Italia, "gli investitori sono lenti nel recepire le potenzialità del mezzo Internet perché ancora non hanno ancora la consapevolezza di quanto sia integrato il Web nelle logiche di comunicazione e marketing. C'è una fortissima relazione fra i due mondi, Web e Tv, ed è solo questione di fare proprio il concetto". Ma quali sono le sinergie fra video advertising e Tv? "Gli utenti che fruiscono dei due media – completa così il concetto Magazzini – recepiscono il messaggio pubblicitario e il brand più in dettaglio e in modo più pervasivo, con una maggiore "intention to buy": il Web sottintende un approccio "pull" del consumatore verso la campagna mentre la Tv fa leva sul modello "push" e fa da volano, da stimolatore, a quanto si può approfondire sul Web. Che i due media siano sinergici è indubbio".
Un editore che sulla convergenza Web e Tv dichiara di scommettere e parecchio è Mediaset. Per Yves Confalonieri, Vice Presidente di Digitalia 08', la concessionaria che vende gli spazi dei siti e dei canali del digitale terrestre della società di Cologno Monzese. "Sposare la Tv con il Web si può con un approccio video centrico: il meglio dei contenuti televisivi va in diretta sulla Rete. Siamo all'inizio e i numeri sono ancora piccoli ma dal lato utente ci sono le risposte al tentativo di offrire contenuti in modo convergente e dal lato pubblicitario lo sforzo è quello di proporre formati che vanno oltre il display advertising, dedicando spazi su misura agli sponsor. Diventa fondamentale far coincidere la pianificazione pubblicitaria fra Web e TV e in quest'ottica l'importanza di Internet va valutata anche sotto il profilo della sua indubbia capacità di fare brand awarness". I presupposti per realizzare il matrimonio fra i due mezzi, sulla carta, non mancano ed è fuori dubbio che Internet sia il media più usato nel corso della giornata e quello con una reach più vicina a quella televisiva. Che siano due canali pubblicitari complementari, in attesa di essere del tutto convergenti, è altresì inopinabile: affermare che lo spot televisivo può traslocare con successo anche sul Web è invece forse prematuro. A meno che la tecnologia non ovvi ai limiti "imposti" da logiche commerciali spesso ancorate a vecchi modelli.
di Gianni Rusconi su ILSOLE24ORE.COM
La Commissione europea ha stilato una relazione all'interno della quale indica l'economia digitale come soluzione per far fronte alla crisi economica. La situazione dello Stivale in termini di connessioni alla rete e utilizzo di internet appare nello studio assai critica: l'Italia si classifica undicesima per la copertura della Dsl, con una percentuale del 95,3% (conducono Francia, Danimarca e Lussemburgo con il 100%), scivola al 15esimo posto, con l'82%, se si parla di copertura nelle aree rurali (svettano ancora Francia, Danimarca e Lussemburgo con il 100%) e crolla in 24esima posizione nella graduatoria delle case connesse alla banda larga. Nella Penisola è solo il 31% della abitazioni a essere collegato a internet veloce, dato superiore solo alle percentuali di Grecia (22%), Bulgaria (21%) e Romania (13%). Si distinguono positivamente Danimarca (74%), Olanda (74%) e Svezia (71%).
Migliora leggermente la situazione se si parla di collegamenti a banda larga nelle imprese: l'Italia è 14esima con l'81%, in una classifica dominata da Francia (92%), Spagna (92%) e Finlandia (92%).
Scarso l'utilizzo del web da parte degli utenti privati italiani: solo il 35% si connette tutti i giorni (19esimo posto) e uno scarso 15% sfrutta la rete per scaricare legalmente film o musica (27esimo e ultimo posto).
Allargando il campo d'analisi all'intera Unione europea emerge che nel 2008 il 56% degli europei è divenuto un utilizzatore regolare di internet, facendo così registrare un balzo in avanti di un terzo in più rispetto al 2004. Oggi più della metà delle famiglie e oltre l'80% delle aziende ha una connessione a banda larga. La percentuale cresce se si prende in considerazione la fascia d'età 16-24: il 73% usa regolarmente servizi avanzati per creare e condividere contenuti on line, il doppio della media della popolazione dell'Ue. l 66% degli europei di meno di 24 anni usa internet ogni giorno, rispetto alla media dell'Ue del 43%.
Anche se la 'generazione digitale' sembra restia a pagare per scaricare da internet o guardare online contenuti quali video o musica (il 33% afferma di non essere assolutamente disposto a pagare, pari al doppio della media Ue), in realtà nella loro fascia di età quanti hanno pagato per ottenere questi servizi sono il doppio rispetto al resto della popolazione (10% degli utenti giovani, rispetto alla media Ue del 5%).
"L'economia digitale dell'Ue offre un ampio potenziale per generare forti entrate in tutti i settori, ma per trasformare questa situazione favorevole in crescita sostenibile e nuovi posti di lavoro i governi devono prendere l'iniziativa e adottare politiche coordinate per eliminare le barriere che ostacolano i nuovi servizi - ha dichiarato Viviane Reding, commissaria dell'Ue responsabile della società dell'informazione e dei media - Dovremmo cogliere l'opportunità di una nuova generazione di europei che ben presto deciderà le sorti del mercato europeo. Questi giovani usano molto internet e sono inoltre utenti molto esigenti. Per sfruttare il potenziale economico di questi 'figli dell'era digitale' dobbiamo garantire che l'accesso ai contenuti digitali sia semplice ed equo".
Via Quo Media
"Priceless Picks" è il nome dell'applicazione mobile, geocontestuale che Mastercard ha lanciato da poco.
L'app aiuta a identificare punti vendita, marche in offerta, content locale, eventi serali etc.
Il content è in larga parte centrato su contributi user generated - e sfruttando la localizzazione GPS dell'iPhone permette di identificare in modo veloce e senza sforzo i punti vendita più prossimi.
Interessante il target: uomini e donne 30-50 (ovvio, l'iPhone non è proprio roba da ragazzini). Altrettanto interessante il fatto che l'app sarà promossa da Mastercard usando spot televisivi.
Questo è l'indirizzo del sito web su cui si appoggia l'applicazione, con mappa eccetera. Qualche contenuto c'è anche per il mercato italiano: poca roba per ora, qualche commentino turistico... sarà perchè l'applicazione non è disponibile per gli utenti italiani dell'App Store?
Come ampiamente previsto, il futuro del marketing (o almeno di una sua parte) sembra proprio passare dal mobile e dalla geolocalizzazione... sempre ammesso che il pubblico aderisca entusiasticamente a quella che in teoria sembra essere un aproposta allettante, ma che potrebbe essere irrilevante per il dispettoso target che spesso vanifica tutti i brillanti sforzi di noi markettari.
Insomma, come al solito, aspettiamo i dati...
Tra Blackberry, iPhone, netbook, notebook e navigatori l'estate degli italiani si prospetta tutt'altro che rilassante. Stando a un'indagine di Doxa commissionata da TomTom, i cittadini dello Stivale non hanno alcuna intenzione di separarsi dai loro gingilli tecnologici durante le vacanze estive: l'apparecchio tecnologico ritenuto più utile in vacanza è il navigatore (per il 37,3% degli intervistati), un accessorio che ha conquistato uomini (41,4%) e donne (33,4%) e persone di tutte le età (compreso il 25,6% - in pratica uno su quattro - di over 55, di solito i più restii alle innovazioni tecnologiche). Al secondo posto viene l'iPod (28%) che conquista il 51,7% degli under 34 ma appena l'8,2% degli over 55. Terzo posto per netbook e pc portatili in genere (26%), quarto per Blackberry e smartphone (9,9%), quinto per le console di videogiochi portatili (8,8%).
Via Quo Media
Alla fine il matrimonio d'interesse c'è stato, anche se non si è tratto di una fusione o di un'acquisizione. L'obiettivo è condividere la piattaforma Web per la pubblicità online. Ed è una notizia ben più importante rispetto a una "semplice" aggregazione di reparti industriali. Perché l'advertising online offre una forma di comunicazione immediata e innovativa, ancora per molti versi inesplorata e vergine (si pensi ai social network come Facebook o allo stesso Youtube, nei quali non è stata ancora trovato un modo soddisfacente per fare pubblicità).
Tuttavia c'è incertezza sulle sorti di questo mezzo pubblicitario. Internet è destinato a diventare una leva per le aziende in quanto offre una visibilità potenzialmente superiore rispetto alla Tv e agli altri media. Nonostante fino all'anno prossimo non si prevedano crescite interessanti. Motivo? La crisi economica e un modello non ancora consolidato. Bisognerà attendere un paio di anni per vedere il vero potenziale del Web. In questo contesto si inserisce la partnership tra Yahoo e Microsoft.
Un piano pluriennale (l'accordo è della durata di 10 anni) che prevede uno scambio di tecnologie molto interessanti. L'obiettivo di questa cordata è affrontare Google: il colosso di Sunnyvale controlla il 65 per cento dei motori di ricerca in Internet, contro un misero 28% ottenuto sommando i pesi delle due aziende che hanno annunciato oggi l'accordo. Carol Bartz, ceo di Yahoo, spiega come la funzione di search sia funzionale a una strategia di adv online, tanto che l'obiettivo della partnersthip è anche di proporsi come seconda forza sul mercato.
Dunque Bing, che è made in Redmond, diventa una piattaforma su cui strutturare nuove strategie di pubblicità a lungo termine. Anche per questo Yahoo e Microsoft condivideranno know-how tecnologici e algoritmi al fine di perfezionare il funzionamento del motore di ricerca e adattarlo alle nuove esigenze. Si tratta di un rapporto esclusivo per entrambe le parti coinvolte, anche se saranno indipendenti e in concorrenza in merito alla proposta commerciale effettiva ai rispettivi clienti. Nella fattispecie, l'attuale motore di ricerca di Yahoo diventerà "powered by Bing" e a Microsoft saranno corrisposte le revenue share sul traffico generato. L'azienda di Redmond riconoscerà una commessione dell'88 per cento dei guadagni generati sulle pagine di Yahoo. Questo per almeno i primi cinque anni della collaborazione. Insomma, un vero panzer della pubblicità online pronto a proporsi a fronteggiare Google.
Ma perché Microsoft ha scelto proprio Yahoo? Per la sua storia decennale in Internet, perché è una comunità più che un portale, per i servizi a valore aggiunto che offre e per le potenzialità di crescita in un mondo virtuale sempre più dominato dal social networking. Non è casuale il recente annuncio di allargamento dell'homepage di Yahoo alle principali community. Tutti ambiti nei quali Microsoft ha tentato di proporsi ma con risultati non esaltanti: è in corso un parziale ridimensionamento delle attività di Msn e molti servizi storici di Redmond legati al Web sono in fase di riorganizzazione. Yahoo gode di una brand awareness sensibilmente superiore. E poi è un sito molto legato ai giovani e a chi naviga in Internet dagli albori, anche per questo è interessante dal punto di vista pubblicitario.
Steve Ballmer, ceo di Microsoft, sostiene che la partnership tra le due aziende possa configurare vantaggi per gli utenti e per le società interessate a fare advertising online, offrendo loro una visibilità superiore. Staremo a vedere. Nel frattempo, siglato l'accordo, l'implementazione avverrà per tappe successive. Affinché Yahoo converta la sua pagina di ricerca sfruttando a dovere Bing ci vorranno almeno sei mesi, se non almeno un anno per una transizione completa. A livello globale, la finalizzazione della piattaforma richiederà 24 mesi. Il 2010 sarà l'anno in cui si potranno saggiare i primi effetti di questo agreement che vale un flusso di cassa di 275 milioni di dollari l'anno almeno per Yahoo. Nessun pericolo per gli utenti: i dati raccolti saranno condivisi solo per il minimo indispensabile. A loro andrà il vantaggio di contare su una reale alternativa a Google.
di Luca Figini su ILSOLE24ORE.COM
Apple programma il futuro prossimo con accordi e progetti che tracciano la direzione della casa di Cupertino per i prossimi mesi.
La Mela sta lavorando, insieme a quattro case discografiche, a un progetto che consenta di aumentare le vendite di album musicali in formato digitale. Emi, Sony Music, Warner e Universal Music si sono unite ad Apple per dar vita a Cocktail, un portale per il download legale che sarà inaugurato forse in settembre, e sarà in grado di dare servizi interattivi agli utenti mentre questi stanno scaricando i dischi prescelti.
Contemporaneamente, stando alle indiscrezioni riportate da The Financial Times, Apple starebbe lavorando al lancio del suo primo tablet pc, un dispositivo portatile delle sembianze di un iPod Touch, ma capace delle prestazioni di un computer vero e proprio. Il progetto prevede, secondo il Times, microprocessori particolari prodotti dalla stessa compagnia californiana (quelli di iMac e iBook sono firmati da Intel) e la possibilità di connettersi a reti di wifi e 3G.
Hardware mobile e contenuti musicali sembrano dunque essere le vie preferenziali della Mela, integrando le esperienze di prodotti di successo come iPod, iPhone e iTunes nel tentativo di creare nuove fasce di mercato e rimpolpare utili e popolarità del marchio, ormai sinonimo, a torto o ragione, di innovazione e informatica alla moda. Via Quo Media
Initiative ha effettuato una ricerca, denominata ‘The Game Changer’, su come la recessione economica condiziona i consumatori di 7 Paesi (Italia, Francia, UK, Germania, Spagna, US e Cina). La ricerca è stata effettuata attraverso Connections panel (online panel proprietario). 3.200 (di cui 400 in Italia) le persone che hanno risposto alle 37 domande dell’indagine.
La recessione sta cambiando i comportamenti dei consumatori in modo permanente e avrà effetto anche sulle attività di marketing e in particolare di comunicazione delle aziende. E’ questo il risultato principale della ricerca di Initiative.
In questo periodo di crisi durante il quale la fiducia dei consumatori verso la classe dirigente è in continuo declino, assume sempre più importanza il parere degli amici e dei familiari (per il 76% degli intervistati) ma anche tutte le informazioni e pareri raccolti online (43%). Solo il 20% degli intervistati dichiara invece di fidarsi dei contenuti veicolati dai media tradizionali. Ciò rappresenta una grande opportunità per le aziende che possono utilizzare il buzz marketing come parte integrante delle loro strategie di comunicazione.
La fiducia nelle aziende non è più legata alla notorietà e al vissuto di marca. Affidabilità, trasparenza e onestà sono le qualità che i consumatori di oggi apprezzano nelle brand che scelgono di acquistare. Questo ha una importante implicazione per le aziende che devono focalizzare la comunicazione maggiormente sull’integrità e trasparenza e meno sul vissuto di marca. Ancora una volta, il WOM (word of mouth) gestito come importante leva di marketing non potrà che portare grandi benefici alle brand.
In questo periodo di recessione è cresciuto l’utilizzo di tutte le aree di Internet: i consumatori si sono rivolti più spesso ai siti di news on line, ai forum e ai motori di ricerca per informarsi sulla situazione economica. La rete è ancora seconda alla tv come mezzo di informazione (il 41% degli intervistati dichiara che la televisione è la principale fonte di informazione), ma è prima in quanto ad affidabilità delle notizie divulgate (è considerata del 35% più affidabile). I consumatori fanno ancora affidamento ai quotidiani, ma si rivolgono sempre più spesso alle loro versioni web.
Il web, che per il 75% degli intervistati è la tecnologia più essenziale, non è utilizzato soltanto in modo razionale, poichè i consumatori hanno un legame emozionale sempre più forte con l’on line. Le aziende pronte a cogliere questi cambiamenti potranno a loro volta adeguare le strategie di comunicazione: non più messaggi price based ma emotionally based brand communications.
I cambiamenti economici hanno avuto un impatto significativo anche sulle modalità di spesa dei consumatori. In particolare, la fedeltà alla marca ha raggiunto il livello più basso poichè i consumatori sono più disposti a risparmiare acquistando beni in promozione o marche più economiche. Al contrario, dall’indagine è emerso che gli individui sono ancora disposti a spendere per il proprio piacere (viaggi, ristorante etc.)
I cambiamenti nel comportamento dei consumatori evidenziati dalla ricerca saranno duraturi, come emerge dal fatto che il 26% degli intervistati ha detto che continuerà sotanzialmente a comportarsi come ha fatto negli ultimi mesi.
In sintesi, i cambiamenti sono davvero impattanti e duraturi ed esistono grandi opportunità per le aziende che sapranno gestire il post crisi con tecniche diverse e innovative rispetto a quelle utilizzate in passato. I risultati dell’indagine di Initiative possono aiutare le aziende a comprendere le modalità e i touch points più idonei per gli obiettivi di comunicazione in questo periodo storico.
Via Marketing Journal
L’altro giorno, in un raro momento di calma davanti al pc, mi sono perso a girare da un profilo all’altro di alcuni social media (Facebook, Twitter, FriendFeed e altri), spingendomi anche negli amici degli amici.
Davanti alla quantità enorme di messaggi che incontravo a mano a mano mi è salito dentro la testa un dubbio, quanto ancora la nostra mente e la nostra attenzione saranno in grado di gestire questo bombardamento? Non c’è troppo chiasso? Dal momento che conoscete il mio amore per i social media fin da tempi non sospetti (le mie prime esperienze in merito risalgono al 2002) penserete che io sia improvvisamente impazzito. Non è così (al massimo sono un po’ stressato).
Non ho smesso di credere che la strepitosa possibilità di espressione e di creazione in una propria identità sul web 2.0, se la sa usare, sia una delle più grandi rivoluzioni del nostro tempo. Moltissimi dei miei contatti sono poi persone che scrivono cose interessantissime su argomenti che condividiamo, oltre a lasciarsi andare a qualche momento di piacevole svago. Ciò non toglie che con sempre più gente online questa grande conversazione stia diventando un po’ rumorosa, tanto più che vi entrano molte aziende che la scambiano erroneamente per uno spazio dove replicare i loro spot invece di dialogare con gli utenti.
Si tratta dunque di una situazione di troppa ricchezza, che offre scelta infinita ma che rischia di impedire di fruire di ciò che si vuole se non lo si riesce a trovare. Ma Internet è un mercato dalla lunga coda, come ci insegna Chris Anderson: liberi dalla tirannia delle frequenze limitate, delle pagine stampate e dei palinsesti tutti i nostri contenuti, come tutte le merci, corrono incontro ad un mercato illimitato dove almeno qualche persona li “comprerà”, preferendoli ai bestseller. In questa curva la grande massa dei micro-contenuti, sommata assieme, diventa maggioranza facendo la fortuna di realtà come YouTube, eBay o anche Amazon.
E allora che cosa manca? Secondo me il futuro dei social media passa per la possibilità di avere, o creare, dei filtri che ci permettano in modo intelligente e dinamico di trovare quello che cerchiamo, come per le merci della coda lunga (per cui sono requisito fondamentale). Sicuramente già oggi qualcosa c’è ma credo che l’evoluzione in tal senso sia una delle sfide del futuro, per non essere sommersi dal clamore di tante voci che ci stanno parlando tutte assieme, senza sacrificare la libertà di nessuno.
Voi che ne dite?
Gianluigi Zarantonello via http://webspecialist.wordpress.com
Facebook ha studiato l'ennesimo escamotage per sfruttare al massimo il potenziale gratuito contenuto nelle sue pagine: l'identità e i volti degli utenti. A partire da oggi il popolare social-network, che ha da poco raggiunto quota 250 milioni di profili registrati, inserirà nei banner promozionali del sito immagini prese dalle gallerie personali degli utenti iscritti. Il nuovo sistema prevede che gli scatti vengano utilizzati per attirare l'attenzione degli amici del soggetto stesso. In parole povere, a un ipotetico Mario Rossi compariranno messaggi pubblicitari accompagnati dalle foto del suo compagno delle superiori Paolo Verdi.
E’ possibile disattivare questa funzione e mettere al sicuro le foto seguendo questi passi: selezionare 'Impostazioni' dal menu in alto e cliccare su 'Impostazioni sulla privacy', poi su 'Notizie e Bacheca', in seguito su 'Inserzioni Facebook', su 'Presenza nelle Inserzioni di Facebook' e impostare, infine, su 'Nessuno'.
Via Quo Media
Non parlo mai o quasi del Giappone.
E sicuramente mai di pneumatici, categoria noiosissima (io in realtà ho lavorato per un paio di marche del settore e qualcosina di divertente l'avevo fatto, da giovane).
A sorpresa proprio una marca di questo settore ha beccato un oro a Cannes, con un'idea di...beh, probabilmente dovremmo chiamarlo "ambient" anche se l'oro l'hanno preso per l'outdoor.
Quelli della Dunlop hanno "zigrinato" un pezzetto di strada Giapponese, nei pressi di Nagano in modo che passandoci sopra con la macchina, venisse suonata una melodia.
Il trucco è stato progettare il tutto in modo che la musica suonasse bene solo a 40 km/h, quindi l'operazione è stata inquadrata come sicurezza stradale e incentivo al turismo; e non solo come bieca pubblicità.
Questo è il sito dell'operazione, in giapponese. Se ci frugate un po' dentro trovate anche qualche filmato che vi da' un'idea della qualità superstereofonica loseless 942-bit della musica ottenuta dalle gomme Dunlop sulla strada zigrinata.
Kudos a Dentsu Razorfish (btw, molti non sanno che il proprietario di Razorfish è un'aziendina di software chiamata Microsoft... anche se da un po' girano rumori che stiano cercando di sbolognarla a qualcun altro per uscire da un mercato che non è il loro... se volete sapere come mai se la sono ritrovata in casa, leggete questo articolo).
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