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 mymarketing.it: e tu cosa ne pensi?... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
"
 
\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Roberto Venturini (del 22/02/2008 @ 07:54:48, in Pubblicità, linkato 2237 volte)

Noi comunicatori ce la siamo cercata... ovviamente insieme alle aziende.

Dal Trust Barometer 2008 di Edelman, risulta che la credibilità della pubblicità è bassina...

"In particolare, per quanto riguarda l’Italia, il “barometro della fiducia” rileva che la fonte di informazione più attendibile per le élite culturali sono gli articoli dei periodici economici (63%), più ancora degli analisti di Borsa (53%).

All’ultimo posto, la pubblicità, gli atleti e gli intrattenitori (spesso l’effetto si somma visto che a volte la pubblicità utilizza come testimonial sportivi e intrattenitori).

Interessante notare come i blog (23%) abbiano perso di credibilità nei confronti dei CEO delle aziende (31%). Ma sono soprattutto le persone di pari livello (“la gente come me”) a collocarsi molto in alto nella fiducia (53%), al pari degli analisti."

User-Generated trust?

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Di Altri Autori (del 20/02/2008 @ 07:51:56, in Media, linkato 2933 volte)

Datamonitor ha previsto che le emittenti di tutto il mondo vedranno, a partire dall’anno in corso, una sensibile crescita delle entrate: dai 284,1 miliardi di dollari del 2007 si passerà a 326,2 miliardi nel 2010.
 
Il consiglio dell’istituto di ricerca alle emittenti tradizionali è quello di concentrarsi sulla diffusione multipiattaforma per tenere alto l’interesse dell’audience.
 
Il rapporto ha precisato che l’adozione della tv digitale, nello specifico l’Iptv e i servizi via cavo, crescerà in ugual  modo negli Stati Uniti e in Europa occidentale: saranno 149,5 milioni le abitazioni a sottoscrivere un contratto di questo tipo nelle due regioni. Di tutte le abitazioni connesse a un segnale digitale il 32% ha scelto un collegamento via cavo, il 43% il satellite, il 22% il Ddt e il 3% l’Iptv.

In termini di crescita assoluta, a guadagnare le quote di mercato più sensibili saranno il Dtt e il cavo, a raggiungere, rispettivamente, 13,3 milioni e 14,5 milioni di abitazioni.

Via Quo Media

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Di Altri Autori (del 18/02/2008 @ 07:48:30, in Marketing, linkato 3390 volte)

Offrire gratis chiamate e servizi chiedendo in cambio all'utente di vedere spot pubblicitari: è un modello di business innovativo che, mutuato dal mondo del web, nel 2008 approderà anche sui cellulari. Lo mostrano i tanti annunci fatti a Barcellona. Per esempio cresce Blyk: il primo operatore mobile (virtuale) a offrire chiamate gratis in cambio di pubblicità. Opera nel Regno Unito ma sta per arrivare in Olanda e «contiamo di sbarcare in Italia entro fine anno», dice Timo Ahopelto, head of strategy and business development di Blyk. Ha annunciato anche l'ingresso di nuovi investitori, tra cui Goldman Sachs. «I nostri utenti hanno tra i 16 e i 24 anni. Contiamo di conquistarne centinaia di migliaia entro settembre», aggiunge.

Sperimenta questo modello di business anche Silverback Media, una delle più grandi aziende di mobile marketing al mondo: «Bisogna ancora capire se la pubblicità può coprire il costo di tutti i contenuti – dice Paul Amsellem, il ceo –. Sarà così con i servizi di intrattenimento, come giochi e programmi tv su cellulare». «Per esempio – continua – da quest'estate stiamo sperimentando, con Bouygues Telecom, l'offerta di giochi gratis in cambio di pubblicità inserita al loro interno. Banner a fondo campo in una partita di tennis».

Ma c'è spazio anche per altre idee: «Da febbraio tutti gli operatori francesi permettono di sfogliare gratis le pagine gialle, sul cellulare, via internet; da giugno vi aggiungeranno, con la nostra partnership, pubblicità geolocalizzata. Apparirà per esempio quella della pizzeria che si trova vicino a dov'è l'utente in quel momento, mentre sfoglia le pagine gialle», dice Amsellem.
Un'altra idea viene da Funambol, mobile e-mail provider, che a Barcellona ha presentato un servizio di posta elettronica gratuita su cellulare, sovvenzionata dalla pubblicità. Include una tecnologia che fa apparire i banner degli sponsor all'interno dell'e-mail.

Se non si può regalare qualcosa all'utente mobile, in cambio di pubblicità, almeno non bisogna infastidirlo: è il concetto dietro alla piattaforma di advertising (rivolta agli operatori) presentata da Comverse. Mette la pubblicità in vari formati, ma sempre opt-in: con il consenso dell'utente e in modo non invadente. Il messaggio vocale pubblicitario può essergli inviato anche come ringback tone, cioè dopo che si è composto il numero e prima che l'altro utente risponda.
Un passo avanti verso la maturitá viene anche dalla nascita, questa settimana, del Nokia advertising network, che include 70 tra editori e operatori di primo piano. La soluzione permette di mettere pubblicitá sulle loro pagine (accessibili via cellulare) e su prodotti Nokia.

Il succo è che i gestori mobili stanno guardando con più fiducia a un modello di business tipico di internet, prima snobbato: contenuti gratis finanziati dalla pubblicità. È successo che il mercato della pubblicità online si è sbloccato e ha cominciato a fare gola agli operatori, che d'altra parte sono sempre alla ricerca di modi per potenziare le fonti di entrate alternative ai servizi voce (i cui margini continuano a calare).

Formula tutta da provare, certo, ma qualche operatore ci crede, e non solo in Francia. In Italia c'è Tim, che a Barcellona ha presentato una piattaforma, in collaborazione con Prim'Vision, per portare la pubblicità nei cellulari attraverso un chip. «È un chip, che i produttori potrebbero integrare nei propri cellulari. Scarica via internet mobile e memorizza al proprio interno la pubblicità. L'utente che accetta il servizio può quindi vedere su schermo la pubblicità prima di scaricare un gioco o fare una telefonata, che avranno in cambio un prezzo ridotto o persino gratuito», spiega Paolo Paganucci, VP scouting & benchmarking di Telecom Italia, che spera di fare un pre-lancio del servizio prima dell'estate.
Il chip consente anche di tracciare il comportamento dell'utente, di rilevare quante volte ha visto la pubblicità e come vi ha interagito. Si propone quindi anche come piattaforma di misurazione.

«A oggi manca uno standard per misurare l'efficacia della campagna. È uno dei motivi per cui il mercato della pubblicità mobile via internet cresce piano e varrà solo 1,3 miliardi di euro nel 2012, in Europa; di conseguenza, nel medio periodo gli sms resteranno il veicolo pubblicitario principe per raggiungere la grande massa degli utenti», dice Thomas Husson, analista di Jupiter Research. Oggi ad avere successo è infatti Tim Spot, un servizio basato su sms. È stato sottoscritto da 9 milioni di utenti. Permette di ricevere sms gratis di informazioni in cambio di pubblicità.

Via ILSOLE24ORE.com

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Di Roberto Venturini (del 13/02/2008 @ 07:45:53, in Marketing, linkato 4637 volte)

Interessante intervista sul sito della CNN con Howard Schultz, l'uomo che ha creato la catena Starbucks e che ora ritorna come CEO, per cercare di riportare in auge l'azienda

Come qualcuno saprà, la più nota catena di caffetterie del mondo sembra avere qualche prolemino...

Alla radice del problema, a quanto dice ... sta (guarda un po') il fatto che l'azienda a perso nel tempo la sua focalizzazione su cliente.

Non solo: ha anche trascurato gli aspetti di fidelizzazione.

Teniamo conto che Starbucks ha visto negli anni crescere la concorrenza da parte di catene analoghe (a noi generalmente ignote) ma forse più agguerrite, che hanno anche capitalizzato sulla formazione di una certa opinione negativa verso Starbucks... se non altro per l'usuale fenomeno che quando una azienda / catena diventa grande e di successo c'è sempre chi inizia a vederla male...).

Ed ha anche trascurato la customer experience ("We spent time on efficiency rather than the experience")

C'è poi da tener presente che McDonalds ha recentemente annunciato la sua entrata nel business del caffe'...

Tra le novità che possiamo apsettarci nei prossimo futuro da Starbucks:

1) Dare un taglio alla "burocrazia" e alla centralizzazione

2) Mettere a posto il business negli US e potenziare qello internazionale, su cui ritengono ci sia ancora moltissimo da fare

3) Focalizzarsi maggiormente sui clienti, come dico spesso, mettersi nei loro panni... e lo dice anche Schultz: " We need to put ourselves in the shoes of our customers. That is my new battle cry. Live and breathe Starbucks the way our customers do."

4) Lavorare sulla relazione e la experience

5) Rivedere il design del punto vendita

6) Rivedere le strategie di fidelizzazione /( anche tenendo conto che il 15% degli acquisti sono fatti attraverso la Starbucks card)

7) Introdurre nuovi prodotti e ripensare alla parte "food"

La battaglia è anche sul fronte della qualità percepita.. ma non tanto del prodotto quando dell'esperienza.

Se si deve pagare caro un caffè... e basta, ci si ritrova in un business di nicchia, da intenditori... o meglio da amatori dei beveroni.

I 5 dollari (o quel che sono) che dai a Starbucks non sono solo per una bevanda calda ma per un complesso di cose (a mio avviso, basandomi sulle mie ottime
esperienze spagnole con catena, ad esempio per avere un posto accogliente dove leggere, lavorare, socializzare, studiare o fare riunioni di lavoro)

Per approfondimenti, ecco
l'intervista con Schultz

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Di Altri Autori (del 11/02/2008 @ 07:51:44, in Tecnologie, linkato 4197 volte)

Tempi stretti, strettissimi. Per le emittenti televisive tenere il telespettatore seduto sulla poltrona è diventata un'impresa ardua. E non tanto perché manchino programmi di qualità: tra satellitare, digitale terrestre, tv classica, filmati su Internet, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Quanto perché, anche per la televisione, il tempo è diventata una risorsa limitata. «È lo spirito dei tempi – sorride Edmondo Lucchi, responsabile del Dipartimento New Media Internet di Gfk Eurisko commentando i dati dell'ultima edizione Audistar (Satellite Television Audience Research) –. O per meglio dire siamo ufficialmente giunti a un punto di non ritorno». Secondo quanto emerge ricerca nell'arco di un solo semestre, il percepito degli italiani circa il tempo complessivamente dedicato alla televisione è diminuito del 18 per cento. Un calo che investe tutta l'offerta tv indistintamente, in tutte le sue componenti più o meno innovative. Quindi anche nel segmento della tv satellitare, oggetto della ricerca.

Stiamo parlando di un platea di 19 milioni gli italiani che si espongono ai canali satellitari nel corso di una settimana; 7,6 milioni nel giorno medio. Diciannove milioni di persone che stanno rapidamente cambiando la loro dieta mediatica. «Il dato interessante – sottolinea Lucchi – è che il minor tempo dedicato alla tv viene dichiarato e non rilevato. In altre parole, c'è una componente di interpretazione soggettiva che ci fornisce qualche informazione in più, sopratutto perché parallelamente aumenta il pubblico del satellitare e l'offerta di contenuti». Nell'ultimo anno, la diffusione degli abbonamenti alla pay tv è cresciuta del 10%, il pubblico del 14%. Insomma. aumentano le teste davanti alla tv satellitare. E con esse aumentano anche i canali e i contenuti televisivi. Rispetto al 2003, la piattaforma Sky 2008 ha incrementato la propria offerta di canali del 49%

Tradotto negli ultimi sei mesi è cresciuta la voglia di qualità e contenuti. Perché allora questa sofferenza, perché le persone concedono meno tempo al piccolo schermo? Semplicemente perché l'offerta è diventata sempre più «competitiva», sottolinea Lucchi. Satellite, internet, digitale terrestre hanno definitivamente fatto saltare in aria il vecchio paradigma della tv. Il telespettatore non solo può scegliere meglio all'interno delle singole piattaforme, ma è continuamente stimolato da nuove alternative tra cui anche il pc e il cellulare.
Il che non significa la fine della tv tradizionale, o di flusso come viene definita in gergo. Non siamo di fronte a un maligno contrappasso per la "generalista" che dopo aver ipnotizzato il pubblico italiano sottraendogli tempo in quantità industriale ora si batte per conquistare minuti di ascolto. Siamo al contrario in presenza di un nuovo telespettatore, più selettivo e più stretto nei tempi da dedicare al piccolo schermo. Uno spettatore sempre meno "tele" che però sul satellite si espone nell'arco di una settimana a 20 canali (su Sky) contro i 9,4 della media nazionale.

In particolare, ci sono fasce di pubblico che vivono già nel nuovo paradigma: i calciofili, o meglio i lettori dei giornali sportivi, il pubblico della pay tv di prima generazione. Loro, il calcio lo seguono sul satellite, ma anche sul digitale terrestre. E quindi hanno meno tempo. Gli appassionati di infotainment, e quindi coloro che hanno curiosità e interessi precisi e utilizzano tutti i media a disposizione per la loro crescita culturale.

Ebbene questa tipologia di pubblico sta subendo sempre di più il fascino della Rete. Usano YouTube, cercano l'on-demand, vogliono la tv tematica capace per soddisfare l'interesse specifico. Questi spettatori sono diventati anche utenti, nel senso che scelgono il loro palinsesto attraverso più piattaforme. «In questo caso – sottolinea Lucchi – la definizione di Steve Jobs di media che si guardano inclinati in avanti e quelli che vedi inclinato indietro calza a pennello. Questa fascia di pubblico tende a utilizzare il pc per cercarsi i propri contenuti video. Non accetta più passivamente quello che passa la televisione». O, per usare la metafora della "Long Tail", è un utente sta nella parte più bassa della coda, quella delle nicchie.
E poi ci sono i giovani appartenenti al target del musical entertainment, dell'intrattenimento musicale. Questo target si è progressivamente reso più autonomo nella costruzione di un palinsesto musicale. Grazie all'iPod e alle tecnologie di condivisione della musica si crea la propria play list.
Che internet in tutto questo abbia un ruolo è evidente anche se non ci sono ricerche che misurano la dimunizione del tempo della tv tradizionale sottratta a favore di You Tube o dei servizi di Web tv. Si sa solo che se è vero che tutti i media subiscono una riduzione di tempi, Internet dal 2000 al 2007 ha registrato, presso gli utenti, un incremento del monte ore di collegamento di circa il 600% (dati Gfk Eurisko).

Quindi? È il prezzo della modernità, dolcezza, verrebbe da chiosare. O meglio il prezzo da pagare all'ingresso di nuove piattaforme. Tra tempi che si contraggono e offerte che si moltiplicano, la frammentazione è inevitabile. La sfida, quindi, osserva Lucchi, è mettersi all'inseguimento del telespettatore errante, in cerca di qualità crescente.

In realtà, puntualizza Paola Liberace, blogger di Nòva100 e esperta di media, «più che un telespettatore errante ci troviamo di fronte a uno spettatore che si è sdoppiato, con interessi sempre più vari. Volendo scomodare Pirandello, possiamo affermare che il nuovo telespettare è uno, nessuno e centomila: uno perché decide autonomamente quali e quante piattaforme utilizzate. Nessuno perché sfugge alla tv di flusso e centomila perché è la somma di centomila interessi che vogliono essere soddisfatti con risposte tematiche ad hoc». Secondo la manager di Telecom Italia, «non c'è più la figura dello spettatore che veniva accolto dalla tv tradizionale alla mattina e accompagnato per mano per tutta la giornata. Con l'avvento della televisione tematica e satellitare, spiega la Liberace, lo spettatore ha imparato a spostarsi di device, mettendo in atto una serie di comportamente per recuperare una identità televisiva che è esplosa in "centomila"interessi.

Se tutto ciò è vero, resta da capire se assisteremo a una selezione naturale tra piattaforme tecnologiche, visto che il tempo resta una risorsa limitata. «Come abbiamo visto con l'introduzione del videoregistratore digitale, l'ingresso di un nuovo media ha spesso un effetto virtuoso. Quando è comparso sul mercato il Dvr molti hanno temuto che potesse costituire un pericolo per la televisione, visto che consentiva agli spettatori di saltare la pubblicità. Al contrario ha provocato una effetto "traino" sul pubblico stesso, attraendo anche nuovi spettatori. In questo senso, credo che la tv tradizionalista non morirà, anzi, l'ingresso di un nuovo media può innescare un circole virtuoso, stimolando il consumo anche degli altri mezzi di comunicazione»

Di Luca Tremolada su ILSOLE24ORE.COM

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Di Roberto Venturini (del 08/02/2008 @ 09:38:16, in Marketing, linkato 2761 volte)

Vista la relativa abbondanza (percentuale) di nudisti fra i tedeschi c'era da aspettarselo; qualcuno ha individuato in loro un bel target...

Il ragionamento fatto non fa una grinza: quand'è che un nudista da pienamente sfogo al suo stile di vita? Ovviamenrte in vacanza - non vede quindi l'ora di levarsi i vestiti.

Bene, allora aiutiamolo a farlo prima.

Di qui l'idea dell'agenzia di viaggi tedesca OssiUrlaub.de di organizzare un volo (sperimentale?) da Erfurt a Usedom (un resort baltico... ma non farà un po' troppo freddino per mettersi nudi?) per il 5 Luglio.

Si arriva in aereo vestiti e si sbarca vestiti. Ci si spoglia in mezzo. Mi perplimo leggermente, ma non essendo nudista...

Interessante il prezzo: quasi 500 Euro, motivati col fatto che l'aereo è intimo (55 passeggeri).

Magari se l'operazione va a regime i prezzi potrebbero scendere - anche considerando che il target viaggia leggero, con poca roba in valigia e quindi fa spendere di meno in carburante rispetto alla media dei vacanzieri
.

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Di Altri Autori (del 06/02/2008 @ 07:39:42, in Media, linkato 6748 volte)

Radio 105 è il primo network radiofonico italiano ad avere aperto un proprio canale video su YouTube, la video community più popolare al mondo.

Da oggi, infatti, all'indirizzo: http://www.youtube.com/radio105networkhttp://www.youtube.com/radio105network, sarà possibile accedere ad un canale tematico personalizzato che permetterà a 105.net di mostrare  tutta la sua  produzione settimanale di video dei  dj, vip, cantanti, attori, backstage e molto altro.

"Questa iniziativa realizzata in collaborazione con YouTube" dice Edoardo Hazan, Direttore dei siti web del Gruppo Finelco "rafforzerà non solo  la popolarità di Radio 105 e dei suoi dj, ma permetterà anche di vedere il backstage della vita di tutti i giorni di una emittente come la nostra per soddisfare la curiosità di tanti fedelissimi che potranno gustarsi le immagini , quasi in tempo reale, anche di cantanti,attori, vip e sportivi che settimanalmente ci fanno visita. E contribuirà ulteriormente alla già esponenziale crescita di 105.net , che nel corso del 2007 ha conseguito un aumento del 73% di visitatori unici e che nel 2008 punta al primato italiano fra le radio" 

I video, interamente prodotti da 105.net, proporranno le esilaranti esibizioni dello Zoo con Leone di Lernia, fra i più richiesti in assoluto, tutto il backstage dello Zoo, Di Tutto Esaurito, Ylenia, Alvin, Ringo.

Ma ci saranno anche video clip usicali, trailers di film, gli attori più popolari dei film in uscita, con Raoul Bova protagonista del film “Scusa se ti chiamo amore”, prima super-chicca .E prossimamente sono previsti anche dei video contest che coinvolgeranno bands e dj.

I video saranno aggiornati settimanalmente e potranno essere commentati e votati.

“Con questo branded channel perfezioneremo e aumenteremo ulteriormente la grandissima interazione che già abbiamo con i nostri utenti”, conclude Edoardo Hazan “rafforzando ulteriormente la nostra leadership nel web 2.0”

 “YouTube si dimostra ogni giorno di più uno strumento di informazione, intrattenimento ed interazione multi-canale” – afferma Claudio Zamboni, Industry Leader Entertainment& Telecommunications, Google Italia. “Il branded channel realizzato da Radio 105 su YouTube è prova infatti di come i contenuti radiofonici possano integrarsi perfettamente con il mezzo video per fornire agli utenti Internet contenuti sempre aggiornati ed estremamente interessanti su ciò che accade nel mondo della radio”.

Con il canale YouTube di Radio 105, la radio va in onda anche su Internet e permette alla community di utenti YouTube di votare e commentare ogni singolo video, interagendo così ancora più da vicino con i personaggi più amati di Radio 105.

Radio 105 fa parte del Gruppo Finelco proprietaria anche di Radio Monte Carlo e Virgin Radio ma ora prepotentemente sul mercato anche on-line.

Via Marketing Journal

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Di Roberto Venturini (del 04/02/2008 @ 07:59:55, in Marketing non convenzionale, linkato 2719 volte)
In Inghilterra una società chiamata Bluepod Media ha contrattato con la lega calcistica britannica i diritti per l'uso del Bluetooth come strumento di mobile marketing geolocalizzato (per un certo numero di club )...

Ovvero, per essere chiari (e poi guardate anche il prossimo post, a proposito di buzzwords), , durante le partite delle squadre che fanno parte dell'accordo, nello stadio saranno diffusi via BT contenuti mobili attinenti al team (immagino loghi e suonerie?)

Il download sarà gratuito, il costo sarà coperto dalle aziende che sponsorizzeranno il servizio (pagando all'organizzatore del servizio un tot per ogni download) per poter comunicare in modo innovativo con il target calcistico.
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Di Altri Autori (del 31/01/2008 @ 07:02:36, in Marketing, linkato 2411 volte)

Il mobile marketing, nato in paesi come Giappone e Sud Corea, è decollato anche in Europa Occidentale e sta inziiando a crescere in Nord America. Mentre i consumatori passano ai piani tariffari flat sui dati e adottano la messaggistica mobile, ed emergono nuove piattaforme per le ricerche mobili supportati dalla pubblicità, servizi video e di gaming, il mobile marketing dovrebbe infatti arrivare a un giro di affari di oltre 24 miliardi di dollari a livello mondiale nel 2013, rispetto a 1,8 miliardi del 2007: "La chiara differenza di questo mercato negli ultimi 12 mesi è stato l'accoglienza del mobile marketing come una parte integrante delle campagne di branding cross-media", spiega Michael Wolf, direttore di ABI Research . "Il mobile non è più off-limit nella mente degli inserzionisti, e viene visto come un modo molto personale per raggiungere i consumatori che possono essere motivati attraverso servizi di informazione e contenuti convincenti, così come attraverso messaggi più rilevanti e mirati".

Il mercato, tuttavia, è ancora molto un ambiente "selvaggio" e necessita di tempo per svilupparsi. Sono emersi già molti fornitori di piattaforme di mobile marketing e player più grandi hanno fatto significativi investimenti in questo comparto in rapido cambiamento. Attori emergenti nello spazio ad network e software stanno d'altro canto affermandosi come nuovi importanti player in un mercato che è simile a quello della corsa all'oro della pubblicità internet della fine degli anni '90.

"In queste prime fasi, molti dei fonitori di piattaforma tecnologica si stanno anche proponendo come agenzie interattive per i grandi marchi", nota Wolf. "Tuttavia, vediamo anche grosse agenzie publicitarie e le rispettive divisioni interattive o partner sempre più lavorare con i fornitori di piattaforme chiave con i ruoli che diventano più definiti".


Via cwi.it

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Di Altri Autori (del 30/01/2008 @ 07:05:01, in Prodotti, linkato 2671 volte)

Scomparsi. Ben 1,7 milioni di iPhone su 3,7 venduti nella seconda metà del 2007. Ma non sono stati rubati. Invece, sono stati regolarmente comprati, secondo gli analisti che hanno fatto le pulci ai conti di Apple, l'azienda californiana famosa per i suoi Mac e iPod, ma non sono mai stati attivati.

Secondo alcuni analisti, è questa debacle il motivo per il quale il titolo di Apple ha continuato a perdere in Borsa dai massimi del 2007 (aveva raggiunto quota 200 dollari) arrivando al minimo di 130 dollari, cioè -34%, ben al di sotto della caduta del 13% dell'indice Nasdaq, dove la rappresentanza di titoli hi-tech è molto forte. Ma c'è anche chi sostiene, come Shebly Seytafi, analista di Caris & Co, che le vere preoccupazioni su Apple sono per un rallentamento delle vendite e quindi di un futuro rallentamento della produzione (effettuata in Estremo Oriente). Gli iPhone "mancanti", secondo questa tesi, giacerebbero per la maggior parte invenduti negli scaffali delle catene retail (quella di Apple stessa e quella di At&T, il carrier statunitense che vende in esclusiva per cinque anni l'apparecchio). Ma un'altra tesi, altrettanto inquietante visto l'imminente arrivo dell'apparecchio anche in Italia dopo che in Francia, Germania e Gran Bretagna è già commercializzato con un contratto in esclusiva, è che in realtà i telefoni non siano negli scaffali ma nelle tasche dei consumatori. Che li hanno sbloccati svincolandoli, grazie a software non completamente legali disponibili su Internet, dall'esclusiva con gli operatori. La cifra, secondo Richard Doherty, analista di Envisioneering Group, sarebbe compresa tra 800 mila pezzi e un milione. Più del 25%.

Il danno è sostanziale, perché Apple continua a percepire una percentuale mensile su ogni telefono venduto dagli operatori e lo sblocco illegale porta via centinaia di milioni di dollari di fatturato all'azienda. Senza contare che i numeri previsti da Apple, cioè 10 milioni di pezzi venduti entro la fine del 2008, che dodici mesi fa erano stati considerati dagli osservatori come estremamente conservativi, oggi appaiono sempre meno probabili. Il titolo in Borsa, di conseguenza, soffre della opportunità che pare sfumare dalle mani dell'azienda. A tal punto che lo stesso Steve Jobs, il fondatore e Ceo dell'azienda, avrebbe inviato secondi indiscrezioni una email a tutti i dipendenti per rassicurarli sul buon andamento del business di Apple e sulle "numerose novità in arrivo nei prossimi mesi". Una mossa per rassicurare i dipendenti ma soprattutto gli azionisti, visto l'alto numero di stock options che vengono distribuite tra gli impiegati: una ulteriore fuga dal titolo Apple avrebbe come unico effetto quello di abbassarne ancora di più il valore.

Di Antonio Dini su Il Sole 24 ORE

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