Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mazda ha intrapreso un singolare piano ambientale rivolto ai propri dipendenti; incentivi e premi pecuniari per chi si reca a lavoro utilizzando solo le proprio gambe. Oltre a consigliare questa cura per un maggior benessere personale, chi aderirà all'iniziativa vedrà incrementato il proprio stipendio di una picola cifra molto simbolica; l'incentivo è vermente minimo, infatti non si vuole ne' costringere i lavoratori a muoversi a piedi, ne' comprarli con denaro facile, ma solo sensibilizzarli e convincerli che fare quattro passi è un piccolo favore che si fa all'ambiente e a sè stessi. La curiosità maggiore sta nel fatto che l'idea è partita dalla Mazda, un'azienda che se tutti seguissero il suo consiglio chiuderebbe in poco tempo i battenti; forse però la necessità di respirare aria che non uccida si colloca prima di qualsiasi altro obiettivo aziendale e sicuramente, il fatto che moltissime persone stiano prendendo coscienza di questo tema, sta convincendo molte imprese a dedicarsi sempre più al rispetto dell'ambiente. Un prodotto ecologico, un'immagine vicina alle problematiche ambientali, un'attenzione alla salute della società saranno sempre più un importante fattore competitivo.
Un'altra simpatica iniziativa che avvicina un brand ad una filosofia ecologica è quella intrpresa da Tiscali che ha recentemente sponsorizzato un suo dipendente e più esattamente Paolo Budroni, giovane Business Intelligence Manager, supportandolo nella preparazione e poi nella partecipazione alla maratona di New York. Un'iniziativa con la quale Tiscali ha voluto evidenziare alcuni valori aziendali sicuramente apprezzati dai tanti spettatori. A proposito, alla manifestazione erano presenti circa 2 milioni di persone, non male come visibilità. I testimonial sono importanti per l'immagine della società che li sceglie. Il brand in qualche modo riesce ad incrnarne le caratteristiche principali e farle proprie; in questo caso Budroni è un semplice lavoratore, un maratoneta amatoriale e la società ha voluto puntare su di lui anche fuori dall'ambito lavorativo aiutandolo inoltre a classificarsi in un ottima posizione. Una comunicazione genuina, non convenzionale, economica e sociale.
Anche in Italia prosegue la lenta affermazione del marketing non convenzionale. Grazie alla collaborazione con Ogilvy e Ogilvy One Indesit, il terzo produttore europeo di elettrodomestici, si appresta ad effettuare una campagna di marketing virale per il lancio della nuova linea Indesit On Time, una linea di prodotti specificatamente rivolta ad una clientela giovane e informale.Proprio in funzione di questo segmento bene identificato l’azienda ha deciso, in vista della campagna di marketing che avverrà all’inizio del 2006, di affiancare ai canali tradizionali iniziative virali on-line.Jack the Cuckoo, il cucù protagonista, ha come scopo quello di promuovere la libertà da schemi e orari predefiniti (da qui presumibilmente la scelta del testimonial) per riappropriarsi del proprio tempo, ed è al centro di vari episodi on-line all’interno del sito Indesit.La campagna partirà con l’invio di un’email contenente la presentazione del personaggio ad un target di 1.500.000 persone in tutta Europa i cui nominativi sono stati acquistati da alcune community on-line e profilati in modo da identificare un target giovane e dinamico in linea con questo nuovo stile di comunicazione.
via Pubblicità Italia
Il marketing nella sua storia ha conosciuto diverse fasi, prima come semplice strumento di "spinta" della produzione industriale verso i consumatori e poi gradualmente come metodologia d'analisi ed ascolto del mercato.
Le nuove tecnologie oggi consentono una sempre maggiore interazione con il consumatore, anche in tempo reale, un consumatore che nel frattempo si è fatto sempre più esigente, informato ed anche "infedele" alla marca.
Il marketing one-to-one dunque rappresenta una nuova concezione della disciplina, che ne modifica il punto di partenza tradizionale: lo scopo dell'impresa infatti non è più quello di soddisfare un solo bisogno del più ampio numero di clienti possibile ma il maggior numero di bisogni di uno stesso cliente.
Per fare questo l'impresa deve, in primo luogo, apprendere il maggior numero d'informazioni possibile sul suo cliente ma soprattutto deve essere in grado di ricordarle e di poterle usare di volta in volta per migliorare e personalizzare il servizio.
Facciamo un esempio: un cliente si abbona ad una rivista virtuale, e inizia a riceverla regolarmente: se la rivista riesce a monitorare gli argomenti che interessano maggiormente l'utente con il secondo invio potrà fornirgli una versione personalizzata un po' più vicino alle sue esigenze.
Dal monitoraggio di questo secondo invio si potranno precisare ancora un po' meglio i gusti e le preferenze del cliente e così via, fino a raggiungere un livello considerevole di rispondenza alle necessità del lettore, anzi di quel preciso lettore.
A questo punto potrebbero essere passati alcuni mesi: se una rivista concorrente proponesse un analogo servizio con un prezzo identico o anche un po' più modesto il lettore sarebbe disposto a spendere altri tot mesi per ricreare tutto il processo d'apprendimento?
Probabilmente no, e in questo modo l'azienda che produce la prima rivista si è guadagnata la fedeltà del suo consumatore.
Sapendo tante cose di quest'ipotetico lettore inoltre la rivista potrebbe vendergli altri prodotti coerenti con gli interessi, o vendere spazi pubblicitari sapendo con esattezza chi sarà la persona cui giungeranno.
In sostanza una volta acquisito un consumatore l'impresa one-to-one cercherà di soddisfare il maggior numero dei suoi bisogni, capitalizzando sempre di più le risorse di conoscenza e d'interazione consolidate nel tempo.
Questo paradigma non vale solo per le imprese on-line ma anche per le brick and mortar tradizionali, prendiamo ad esempio una catena di alberghi di lusso: il loro business si concentra sulla soddisfazione massima delle esigenze di chi vi pernotta.
Ora se il fatto che un cliente preferisca un cuscino più duro o una certa bibita nel frigobar è registrato in un data-base condiviso da tutti gli altri hotel della catena esso troverà già realizzata la sua esigenza in qualsiasi altra sua visita in un albergo affiliato, in qualsiasi parte del mondo.
Difficilmente questo cliente passerà senza particolari motivi alla concorrenza.
Infine fare marketing one to one è vantaggioso anche nell’invio di comunicazioni e mailing, in quanto sia l'azienda che i clienti ne hanno vantaggi.
LINKS UTILI
Siti di riferimento sul marketing one to one
www.1to1.com
Anche nel mondo del lusso la competizione tra le diverse griffe è sempre più accanita, con prodotti che lottano per affermarsi in un occidente affamato di novità e molto volubile e mercati orientali che stanno rapidamente crescendo come importanza e prospettive di sviluppo. In molte di queste zone i prodotti hanno una vita utile maggiore e sopravvive una certa fedeltà alla marca che in altri mercati più maturi è ormai poco più di un pallido ricordo.In un recente summit gli esperti di Bain & Company hanno identificato due direttrici chiave che possono favorire lo sviluppo del mercato dei beni di lusso: innovazione e personalizzazione.Quali aspetti privilegiare allora?- Non investire solo sulla notorietà del brand, ma dedicare tempo e risorse anche a conoscere le reali caratteristiche dei propri clienti.- Affiancare alla creatività una particolare attenzione a tutti gli aspetti legati al marketing e al merchandasing.- Introdurre nuovi servizi e curare con la massima considerazione le relazioni con la propria clientela, cercando di trasformare ogni occasione di contatto in uno strumento per “carpire” le reali esigenze del cliente e agire per soddisfarle in maniera proattiva.- Rinnovare rapidamente la propria offerta, favorendo un continuo aggiornamento degli assortimenti disponibili.
Di Eli (del 07/12/2005 @ 08:51:47, in Advertising, linkato 2182 volte)
Bob Dylan negli anni '70 cantava : The times they are a-changing - i tempi che stanno cambiando, esibendosi in un espressione di puro pleonasmo. Mai verità più assoluta e certa fu pronunciata. Infatti CAMBIARE è nello stato naturale delle cose , del mondo, degli uomini. Tutto scorre, è in divenire: Panta Rei, tutto è un flusso in continua trasformazione sosteneva Eraclito già 500 anni A.C. E il cambiamento coinvolge anche usi, costumi, abitudini, stili di vita e di comportamento con l'evolversi della società, soprattutto della attuale società, cosiddetta della informazione, della comunicazione, dell'immagine. Di pari passo dovrebbero cambiare o meglio innovarsi sia le policy industriali sia le strategie aziendali. Esattamente un anno fa la rivista internazionale di management Business Week salutava il 2004 con una copertina che dava il benvenuto alla "innovation economy". E in effetti il 2005 può essere battezzato come l'anno dell'innovazione. Ma perché innovare? Di certo per stare al passo con le mutazioni dei tempi. Di sicuro non perché è la panacea di tutti i mali, come ostenta ed acclama a gran voce , in puro esercizio di stile, tutta la classe dirigente italiana: dagli economisti agli scienziati ed particolar modo dai politici agli industriali. Gli uni con la tipica impostazione propagandistica che lascia spazio a parole e non ai fatti, gli altri (gli industriali) in funzione apotropaica, per scacciare chissà quali spiriti maligni pervadessero le loro imprese, o come soluzione sommaria a problemi ben più radicati e differenziati, con la ipocrisia di chi non vede la trave nel proprio occhio. I mali nelle aziende e di conseguenza nella economia italiana ci sono, gli spiriti maligni, no!. "Medice cura te ipsum". Il vecchio adagio con cui i nostri padri latini invitavano chi consigliava una cura (appunto il medico) ad adottarla lui per primo, sembra oggi particolarmente appropriata per la nostra classe imprenditoriale e manageriale. Pronta (Luca di Montezemolo in testa) a mettere sul banco degli imputati, per le difficoltà attuali, come al solito, il Governo, di qualunque schieramento esso sia, e un non meglio precisato Sistema Paese. Meno pronta a dare il buon esempio e a rimboccarsi le maniche ( e non nel senso di mettersi più comodo, senza giacca, in ufficio). Ma in Italia innovare fa paura perché non si è mai certi del risultato. Innovare responsabilizza. Assumersi responsabilità non esiste nel dizionario e nelle pratiche quotidiane di molti (non tutti per fortuna) dirigenti nazionali. Li fa tremare per timore di perdere la poltrona acquisita. Invece non si accorgono di perdere una opportunità. Provare per primi una tecnologia, un cambiamento di strategia, di tattica , un prodotto, o un servizio, è come tuffarsi nel vuoto senza rete. Il massimo di concessione alla sperimentazione è fare una area test. Un timido tentativo a costi ridottissimi, per limitare eventuali danni. Una piccola azione mirata e localizzata per altro quasi mai significativa e sicura in proiezione macro. Meglio aspettare che altri, prima di loro, innovino e poi eventualmente copiare. Cavalcare l'onda di un successo, di una moda, di una tendenza, non dà alea. La strada non è in salita, ardua e faticosa, ma in piano, più facilitata. Non tengono conto , questi manager, della prima delle 22 leggi immutabili del marketing che attesta, con la autorevolezza acquisita dalla esperienza ormai storica: "meglio arrivare sul mercato per primi che essere i primi". L'imitazione di iniziative ed il plagio di idee altrui è pratica abitudinaria per i tanti manager o imprenditori che non amano prendere decisioni e non hanno la consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie. Totò in un suo proverbiale e umoristico paradosso affermava: " A inventare son buoni tutti, è copiare che è difficile". A fargli da contraltare l'illuminante pensiero di Alessandro Morandotti che, nelle sue 'Minime' asseriva: "Imitare è più faticoso che creare".. Investire in creatività comporta sforzi mentali, economici, strutturali. L'innovazione si nutre di tempo, che spesso, nella frenesia contemporanea sembra mancare. Innovare per davvero, è oggi un imperativo categorico per le aziende che desiderano fronteggiare le avversità economiche contingentali e proiettarsi verso un futuro più roseo implementando nuovi business e sviluppando maggiori profitti. Innovare rappresneta una sfida. Innovare è un modo di reagire alla crisi, alla stagnazione, alla inerzia, al passato, al desueto. Innovare è attivare la creatività e perseguire lo sviluppo. Non è semplice. Costa ingegno, fatica, impegno, volontà, perspicacia, dispiego di risorse, ed un approccio mentale positivo e proattivo, nonché di fiducia in se stessi e nel futuro. Ma costa e tanto anche in denaro. Le spese da sostenere per la ricerca e la scoperta sono vissuti non come investimenti ma come puri costi. La carenza di risorse economiche per le piccole e medie imprese e la ritrosia agli investimenti della grandi aziende sono la ragione principale forse della mancanza di innovazione. Innovare significa mettersi in gioco e rischiare. Fatti salvi i soliti noti nei settori moda, auto di lusso, design, arredamento e utomazione, per i quali la creatività e l'innovazione rappresentano la mission stessa aziendale, sono un must imprescindile per competere e segno di qualità ed eccellenza, il resto del panorama produttivo e commerciale nazionale è un arido deserto in fatto di evoluzione e cambiamento. Come sempre la solita dicotomia all'italiana: un made in Italy a due velocità tra nicchie vincenti e potenzialità ancora da esprimere. In Italia ci esaltiamo immediatamente per l'ultima novità tecnologica, seguiamo in massa celermente la moda del momento, per poi tornare, con la stessa rapidità alle nostre quotidiane, rassicuranti, e confortevoli abitudini e tradizioni, ben radicate. Un sistema adottabile da molti manager in particolar modo di marketing (vendite e commerciali) o di comunicazione potrebbe essere quello di tornare a muoversi in prima persona, a battere le strade per stare vicino ai clienti perché il contatto fisico è sempre un atout in più. Per conoscerli meglio, apprendere e comprendere. La conoscenza è potere. L'augurio è che l'innovazione, se pur labile ed ancora latente, nelle tematiche e nelle pratiche di marketing e di comunicazione, nella sperimentazione di tecniche e strategie all'avanguardia, non convenzionali e rivoluzinarie non sia un breve viaggio turistico per esplorare l'ennesima moda manageriale, ma l'effettiva partenza di un lungo percorso della conoscenza impostato sul dinamismo e sull'evoluzione. Per intraprendere fiduciosi la strada dell'innovazione che spinge la continua generazione di nuovi prodotti e servizi per i mercati attuali e per quelli che oggi non ci sono ancora palesi , ma che vivacizzeranno l'economia che verrà. Comunque, per ora, la logica conclusione di tutto ciò è: Tu , politico, scienziato, industriale, chiamale se vuoi innovazioni, io manager, intanto, ci penso!Buone innovazioni.Danilo Arlenghi
Tutti sanno che gli investimenti per la pubblicità su web sono in continua crescita, ma sapete da quali aziende provengono?TNS Media Intelligence ha realizzato una classifica, pubblicata da Emarketer, delle prime 20 aziende americane che nel mese di Settembre 2005 hanno investito di più nell'advertising online:
Vonage è risultata essere la compagnia che ha investito di più nella pubblicità su internet nel mese di Settembre, con oltre 20 milioni di dollari spesi in advertising, seguita da Classmates.com (15 milioni di dollari) e Ameritrade Brokerage (8 milioni di dollari).
Si discute ormai da decenni, nella comunità scientifica, sull'esistenza o meno nella specie umana di forme di comunicazione anomale: anomale rispetto, ovviamente, ai modelli di comunicazione dati per acquisiti. Tali modelli acquisiti implicano la comunicazione sensoriale e motoria, sia nei suoi aspetti verbali sia in quelli non-verbali, simbolici, analogici, metaforici e quant'altro. Una comunicazione "anomala" potrebbe consistere nella possibilità che la mente interagisca con l'ambiente esterno o interno per mezzo di altri mezzi, lo influenzi o ne sia influenzata senza alcuna correlazione diretta con gli abituali canali sensoriali o motori. Definizioni come "paranormale", parapsicologico o più genericamente, "psi" sono state largamente utilizzate per indicare questi fenomeni. In senso specifico, l'influenza/informazione dell'ambiente sulla mente è stata definita "percezione extrasensoriale" (ESP); l'influenza della mente sull'ambiente non interamente attribuibile alla mediazione di qualsiasi energia fisica nota è stata chiamata "psicocinesi" (PK). Nella comunità del marketing e della comunicazione aziendale o professionale le vie della comunicazione sono (quasi infinite). E soprattutto in questi anni di profonda cambiamento della stessa, non smettono di aprirsi nuovi percorsi. Logico quindi che fra tante e nuove rotte si finisca a che fare con la comunicazione non convenzionale. Tra gli addetti ai lavori è intesa come comunicazione alternativa, inusuale, innovativa, creativa, , fuori dai canoni e dagli schemi tradizionali, insomma originale. Non disturba, è poco invasiva , è attraente, stupisce e si fa notare e ricordare moltissimo. E' sempre più utile ed indispensabile per far fronte alle esigenze più evolute dei consumatori che 'sentono' istanze differenti da quelle precendenti, anche di un passato molto recente, e credono in nuovi valori. Sono consumatori più consapevoli, piu attenti e più informati grazie al facile accesso ed al proliferare dei mezzi di informazione più tecnologi e mirati(stampa specializzata, internet, TV monotematiche) oltre a quelli classici. Per assecondare le aspettative ed i bisogni palesi e latenti dei nuovi 'clienti' che si delineano sulla scena. Per attrarre target ormai impermeabili ai messaggi pubblicitari e non più segmentabili con i consueti criteri socio-demografici. Per rispondere ad una serie di fenomeni che stanno cambiando il nostro modo di relazionarci con il mercato. Per assecondare la società che muta nelle forme e nei contenuti: giovani informatizzati, anziani che stanno contribuendo alla crescita di un nuovo mercato, insediamenti di comunità etniche multirazziali, flussi migratori che generano nuove classi sociali, nuovi stili che danno vita a maggior disponibilità di tempo libero. Quindi pensare di comunicare in modo tradizionale, in un mercato così diverso al suo interno, che cresce sempre di più e si evolve grazie allo sviluppo del progresso (scienza, tecnologia, economia, etc...)e dove l’età media si sta spostando sempre più in la, è sicuramente inadeguato ad una società che muta molto rapidamente e costantemente. I nuovi asset sono comunicare in modo più mirato, one-to-one, tailor made, glocal, con investimenti ragionevoli, e in modo socio-compatibile... Gli approcci alle innovative tecniche di comunicazione ( e di marketing) non convenzionale si basano sullo studio "dal basso" della psicologia del target, delle leve razionali ed emozionali, dello spazio in cui si muove, delle necessità che lo spingono a volere e a desiderare, dei codici che ne regolano ed influenzano il comportamento ad agire, a comprare ed a consumare. Ma in particolar modo ribaltano la strategia di approccio e la fenomenologia di relazione azienda-consumatore: non è più il consumatore che va alla azienda (entrando in negozi o iper o centri commerciali) , ma l'azienda che va dal consumatore. E' il prodotto che si avvicina al suo fruitore scendendo dal piedistallo che lo ha retto per decenni, uscendo dagli scaffali e dalle vetrine. Si potrebbe affermare che è il consumatore ad attrarre il prodotto (nuova filosofia comunicazionale)e non viceversa (vecchia e stantia mission di comunicazione). Il nuovo imperativo è portare il brand a contatto con la gente, per conoscersi a vicenda sempre meglio ed in modo più approfondito. Le tipologie della comunicazione non convenzionale sono diversificate: ambient communication, tactical communication, local communication, street communication, guerrilla amarketing, tribal marketing, event marketing, documentary advertising, buzz marketing o passaparola (word of mouth) , black marketing, product placement, stickering, psicogeomarketing. Le loro espressioni più estreme, innovative e rivoluzionarie consistono in: - creazione di nuove emittenti televisi definite bar-television con diffusione voluta del proprio segnale a distanze non superiori ai 500 metri. Un fenomeno decisamente interessante, che dovrebbe far riflettere su come la tecnologia può portare a nuove forme di comunicazione alla portata di tutti. Attualmente, queste emittenti non trasmettono pubblicità e sono finanziate da privati. - realizzazione di eventi shock ad alta visibilità con investimenti al minimo. L'imporatnte è riuscire ad innescare virus memetici in grado di replicarsi nelle menti dei consumatori secondo le modalità del viral marketing - ideazione ed organizzazione di pseudo-eventi on/off-line ad elevata notiziabilità concepiti in integrazione all'immagine aziendale - Inseminazione virale on-line in blog, chat e newsgroup mediante utenti fittizi - Invitare i consumatori a raccontare attraverso brevi documentari autoprodotti la propria esperienza con il marchio. Sono infatti i consumatori quelli che meglio conoscono i prodotti e che ne definiscono i significati. Il progetto rappresenta un passo avanti nella sollecitazione di contenuti generati dai consumatori e crea le premesse per quella che potrebbe essere chiamata pubblicità documentaristica open-source. - Produrre "reality event" in ambiente urbano con ideazione di contenuti, gestione regia e casting per messa in scena - Installare un gigantesco cartellone con headline fuori dalla logica ma assolutamente accattivanti e che invitano i cittadini ad azioni inconsuete, quali ad esempio il furto mirato e circoscritto! Ecco come trasformare un media da tradizionale a interattivo. La società di sicurezza Black Tower Home Security ha installato a Vancouver un bilboard a livello stradale ricoprendolo di oggetti (specchi, cuscini, foto etc.) facilmente accessibili ai passanti. Dopo poco meno di 48 ore era stata rubata abbastanza roba da far comparire il messaggio nascosto : "La gente ruba". - Utilizzo e strumentalizzazione di "simboli istituzionali" come testimonial che hanno un forte appeal sulla popolazione e sui media, in modo eccessivo e irriverente. Ad es: Per festeggiare la vittoria del titolo NBA del giocatore francese Tony Paker, Nike ha deciso di rivestire la Statua della Libertà parigina con la maglia del campione dei San Antonio Spurs. L'operazione è stata effettuata senza autorizzazione e la canotta rimossa da pompieri e polizia. Naturalmente i media ne hanno parlato in lungo ed in largo dando ampia visibilità al marchio. - Attivazione di campagne di stickering ( affissioni di adesivi) sono una delle soluzioni economiche più frequentemente adottate per ottenere brand awareness in modo intensivo e subliminale. Azioni di questo tipo garantiscono spesso la memorizzazione, la riconoscibilità e la referenzialità del marchio ma non sempre la sua collocazione merceologica. - Far trovare oggetti particolari in luoghi urbani o extraurbani in cui non ci si aspetta di trovarli. La tecnica estrema è detta Oop Art acronimo di Out Of Place Artifact. Solo per citare alcuni esempi esplicativi.Danilo Arlenghi
Mentos ha recentemente reso disponibile sul sito tedesco un divertente gioco on-line per accrescere la visibilità del brand. Si tratta di una sfida a pallavolo tra pecore, dove però la palla assomiglia in maniera sospetta ad una delle famose caramelle.Sheep Volley! Consente di allenarsi, sfidare un amico giocando in due con la tastiera ma anche di partecipare ad un vero e proprio torneo con un palio dei premi.
Nel variegato mondo del marketing una delle distinzioni più consolidate è quella tra B2C (Business to Consumer) e B2B (Business to Business). Nel primo caso il marketing e la comunicazione sono prevalentemente rivolti ad un pubblico di consumatori, nel secondo invece l’interlocutore principale è un’altra azienda, con tutte le differenze che ne conseguono in termini di modalità di comunicazione, obiettivi e strategie.Il marketing che si concentra sulle aziende è tradizionalmente considerato il fratello minore e meno brillante rispetto a quello che ha come obiettivo il consumatore. Diverse sono infatti le finalità, l’organizzazione e spesso anche i mezzi a disposizione del marketing industriale, che si rivolge nella maggio parte dei casi ad un interlocutore tecnicamente preparato e più interessato alle funzionalità dei prodotti che al fascino del brand o alle suggestioni che questo è in grado di offrire.Queste considerazioni sono però generiche e non si adattano sempre ad una realtà a volte poco esplorata dove molte aziende industriali investono e molto nella percezione del proprio brand e, pur vendendo materie prime o semilavorati, cercano di affermarsi non solo nei confronti dei clienti diretti (quindi altre aziende) ma di suscitare interesse anche nel consumatore che utilizza i prodotti finiti.Un tipico caso di realtà industriale che dimostra una profonda sensibilità di marketing è la BASF. Il colosso chimico tedesco, presente in numerosissimi settori, da tempo ha lanciato una campagna di comunicazione multicanale con il claim“Contributo invisibile. Successo evidente.”, tesa a sottolineare come molti dei prodotti di quotidiano utilizzo siano composti almeno in parte grazie al contributo di BASF.Per celebrare i 75 anni dall’entrata in produzione del polistirene (una resina plastica), l’azienda ha lanciato un gioco on-line, nel quale il visitatore, nei panni di un personaggio denominato Mr. 75 PS (il nome non è il massimo, ma si riferisce al prodotto), doveva aggirarsi tra gli scaffali di un supermercato virtuale e, guardando i diversi tipi di prodotti confezionati, mettere nel carrello solo quelli con l’imballo in polistirene (operazione non eccessivamente complicata per gli addetti ai lavori). Al gioco hanno partecipato oltre 1.380 giocatori di 40 Paesi diversi, per un’iniziativa che ha dato ulteriore visibilità al marchio e dimostrato che l’azienda continua ad investire in tema di comunicazione e ha una certa sensibilità sociali: i 740.000 punti accumulati dai giocatori sono stati trasformati in 37.000 euro che saranno devoluti al un progetto umanitario SOS Children’s Village in Africa.Questa iniziativa di BASF mostra come si possa essere originali e creativi anche in un contesto industriale, unendo alla promozione dei propri prodotti la capacità di divertire e stupire il visitatore abbinando il tutto a un’iniziativa umanitaria che, oltre ad essere apprezzabile di per sé stessa, contribuisce a dare ulteriore visibilità al brand.
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