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  mymarketing.it: il marketing fresco di giornata... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Jacopo Gonzales (del 05/11/2005 @ 08:34:49, in Internet, linkato 1741 volte)

La lunga fase di trasformazione di Internet si concretizza in una domanda chiave per il futuro della Rete: gli utenti sono disposti a pagare per i contenuti?

Dalla prima Internet volontaria e gratuita alla crescita sostenuta da motivazioni finanziarie e nebulosi progetti, dallo scoppio della bolla alla maturità dei servizi a pagamento. Per capire se veramente la Rete è entrata a pieno titolo in una nuova fase di sviluppo e crescita, l’interrogativo principale riguarda la sua capacità di veicolare, insieme ai servizi e ai contenuti, anche gli investimenti e i ritorni. Capire se gli utenti sono disposti a pagare per quello che trovano in Rete è lo snodo fondamentale per il futuro di Internet.

Le famiglie e i contenuti

Il rapporto 2005 dell’Osservatorio AIE, Associazione Italiana Editori, è stato condotto dalla società di ricerca ISPO ed ha un significativo titolo: “Le famiglie italiane e i contenuti digitali: modalità di accesso e di consumo”. Il quadro che emerge da questa ricerca indica chiaramente che la mentalità degli utenti Web è cambiata: l’idea di accedere a contenuti a pagamento è ormai radicata, il consumo di contenuti digitali non va a scapito degli strumenti tradizionali, come i libri, l’argomento di maggior richiamo per i navigatori restano le notizie, d’approfondimento o sotto forma di corsi, news veloci o articoli specialistici.

Crescita Web

La premessa al nucleo centrale della ricerca, condotta su un campione di 4.336 persone rappresentative della popolazione italiana, è la crescita costante dell’uso di Internet in Italia. La penetrazione della Rete nella popolazione si attesta al 46%, circa 23 milioni. Lo scorso anno si attestava al 43%, con una continua crescita anche in questi ultimi anni. Tra chi possiede un Pc, l’83% è un navigatore. Il primo dato significativo quindi riguarda non tanto le ulteriori possibilità di espansione di Internet in sé, ma della crescita della cultura informatica nel suo insieme. Circa il 45% degli italiani ancora non utilizza un personal computer. La base su cui lavorare per il futuro è rappresentata da questa metà degli italiani, ancora fuori dalla società dell’informazione. Tra i navigatori, la maggioranza assoluta è catalogata come “forti utilizzatori”, ossia persone che hanno notevole dimestichezza con le tecnologie e con Internet. La prima nota importante è che tra questo gruppo è molto forte anche la lettura di libri e quotidiani (il 61% dei forti utilizzatori legge libri con regolarità, il 57% legge quotidiani). Il web quindi non sostituisce, ma si affianca ai media e agli strumenti tradizionali per la ricerca di notizie e approfondimenti.

Pagare, perché no?

L’elemento di maggior interesse della ricerca, tuttavia, riguarda la propensione al pagamento dei contenuti. Il campione intervistato, infatti, non ha sollevato dubbi rispetto all’opportunità di pagare i contenuti da fruire in Rete. Ma per quale tipo di contenuti sarebbero disposti a pagare gli utenti? Prima di tutto per lo studio e la professione: i corsi di formazione (il 67% del campione pagherebbe) e materiali a vario titolo utili per la propria attività (45% del campione) riscuotono grande comprensione. Sullo stesso livello sono da porre le informazioni specialistiche (55%) e la ricezione di attività di consulenza (48%) evidenti compendi alle due categorie di cui sopra. La fruizione di musica a pagamento è normale per il 41% del campione. Anche solo la lettura di giornali e riviste online, però, riscuote un significativo 29%, che equivale a un pubblico potenziale di oltre 3 milioni e mezzo di italiani. Rispetto alla sicurezza delle transazioni, i dubbi sono pochi: pur con notevoli sfumature, la fiducia nella sicurezza del mezzo è appurata. Per quanto riguarda il metodo di pagamento, invece, l’abbonamento sembra il preferito.

Modalità di fruizione

L’ultimo elemento degno di nota riguarda invece la modalità d’approccio alle informazioni online. La parte più numerosa (il 37%) può essere catalogato come “mordi e fuggi”. Sono curiosi che utilizzano Internet senza uno scopo preciso, cercando di tutto un po’. Senza particolari esigenze d’archiviazione delle informazioni raccolte, si muovono un po’ per curiosità e un po’ per esigenze professionali o di studio. C’è quindi un corposo gruppo (24%) rappresentativo di persone non molto giovani (comunque sotto i 50 anni) che usano Internet a pillole, senza fidarsi eccessivamente delle nuove tecnologie. Per questo stesso motivo, sono i meno propensi a compiere transazioni online. Il gruppo più interessante è rappresentato invece dal 22% del campione: un blocco di persone che usa Internet per quello che serve e che mantiene il materiale fino a quando serve. Sono soprattutto i più giovani, tra i 14 e i 17 anni, hanno molta confidenza con le tecnologie, sono disposti a pagare. Usano il Web soprattutto per le proprie attività di studio o professionali. Infine, l’ultimo gruppo (17%) è composto dagli ultimi arrivati, per forza di cose molto prudenti e con poca propensione agli scatti in avanti. Sono disposti a pagare, ma soltanto per arrivare a corsi di formazione o informazioni specialistiche. [fonte Shinynews]

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Di Max Da Via' (del 05/11/2005 @ 08:13:59, in Internet, linkato 1795 volte)
Non c’è pace nel mondo dei media, e tutti i contenuti devono necessariamente essere digitalizzati. Google tra mille difficoltà si sta organizzando per dare accesso a numerosi libri in formato digitale, battendosi contro concorrenti del calibro di Yahoo e Microsoft, ed ecco che un’altra minaccia si profila all’orizzonte.

Amazon, la famosissima libreria (e non solo) on line, ha recentemente annunciato che darà la possibilità ai propri utenti di acquistare libri digitalizzati, sia interi che a singole pagine.

Questa iniziativa, denominata Amazon Pages, consentirà di accedere a parte dei contenuti dei libri (previa consenso degli editori), a pagamento. Tramite il programma Amazon Upgrade gli utenti interessati ad acquistare il libro in formato cartaceo avranno la possibilità, pagando un minimo sovrapprezzo, vederselo recapitato a casa.

Il pricing non è ancora definito, ma dovrebbe essere piuttosto economico. Da sottolineare che l’accesso a pagamento consente il regolare pagamento dei diritti d’autore, tanto che l'Associazione degli Editori Americani ha supportato apertamente l’iniziativa.
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Di M. Ferrero (del 04/11/2005 @ 17:56:13, in Internet, linkato 1767 volte)
Finalmente è uscita la versione 2.0 di Google Desktop. La principale novità è la presenza di una sidebar per utilizzare una barra degli strumenti personalizzata, che consente l’accesso a news, meteo e posta elettronica.

Inoltre, tramite il supporto a JavaScript sarà possibile scaricare nuovi
plug in in base alle proprie preferenze.

In inglese è disponibile la versione 2.0, mentre chi preferisce l’italiano deve accontentarsi della versione 2.0 Beta.
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Di Eli (del 04/11/2005 @ 14:55:26, in Pubblicità, linkato 1929 volte)
Anche Volkswagen si lancia nella pubblicità non convenzionale, e per questo motivo ha deciso di presentare le 120 funzionalità della nuova Passat ricorrendo ad una campagna di comunicazione on-line sicuramente originale.

Navigando sul sito americano della Passat è infatti possibile visionarle una a una, attraverso una serie di clip che presentano in maniera (generalmente) spiritosa ciascuna caratteristica.
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Di Matteo B. (del 04/11/2005 @ 07:29:46, in Internet, linkato 2547 volte)
Come molti si aspettavano il download di video musicali dall’Apple store iTunes è stato un successo, con oltre un milione di video legalmente scaricati in meno di venti giorni. Un traguardo importante per un’iniziativa seguita con molto interesse da addetti ai lavori ma anche da semplici appassionati.

Questo risultato, a detta della Apple, testimonia come esista un mercato per queste applicazioni, e funge da stimolo per l'aggiunta di ulteriori servizi e l’ampliamento del materiale messo messi a disposizione, che attualmente comprende 2000 video musicali, filmati targati Pixar e serie di successo, tutti acquistabili a $1.99.

In qualche post precedente è stato descritto l’accordo tra iTunes e Disney per la distribuzione online di alcune serie di successo. Il coinvolgimento del colosso americano testimonia l'interesse di molti fornitori di contenuti per questa nuova forma di distribuzione, che si sta rapidamente affermando, grazie anche al successo e alla crescente diffusione di molti video player portatili, tra i quali il Video iPod, e ai prezzi relativamente contenuti di accesso ai servizi.
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Di Alessandro Figus (del 03/11/2005 @ 14:05:13, in Marketing, linkato 2868 volte)

Stando alle ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato di Ryanair Micheal O'Learly ( nella foto visibilmente contento dell'andamento del suo operato), nel giro di pochi anni la società potrebbe far viaggiare gratis tutti i suoi clienti grazie agli introiti provenienti dalla imminente introduzione del casinò di bordo. Visti i guadagni provenienti da alcuni servizi secondari come  il nolo auto o la prenotazione di alberghi, nel 2004 la società irlandese ha già potuto regalare un quarto dei suoi posti; ma per gli addetti ai lavori  la trovata del gioco d'azzardo sembra essere quella della svolta. A breve quindi verrà presentato il partner che conferirà il proprio servizio a pagamento di scommesse sui voli Ryanair. E' evidente che se si riuscisse a sostituire il prezzo del biglietto con un'altra fonte di finanziamento sarebbe un ennesimo duro colpo per tutte le altre compagnie, low cost comprese. Si azzererebbe così il costo di un servizio che tradizionalmente non è sempre stato accessibile a tutti, con conseguenze potenzialmente sorprendenti sul mercato intero.

Intanto però per far capire ai propri clienti quanto sarà piacevole volare gratis e forse anche per ribadire che al contrario delle compagnie trdizionali il settore del low-cost sta in ottima forma(cresce del 40%), è in atto una promozione che regala 500.000 posti anche dall'Italia se si prenota entro il 09.11.2005 e per un periodo(non festivo) che arriva fino al 02.02.2006.

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Di Max Da Via' (del 03/11/2005 @ 07:33:46, in Blog, linkato 2996 volte)
Il rapporto di amore-odio tra blog e aziende tiene spesso banco su internet in questi ultimi giorni.

Da un certo punto di vista i blog possono essere visti come possibile fonte di informazioni su abitudini, pensieri e opinioni per quanto riguarda un’azienda, il suo brand e i suoi prodotti. Si tratta, come già detto in altre occasioni, di pareri “di prima mano”, che come tali dovrebbero essere tenuti in adeguata considerazione dai responsabili marketing che aspirano ad una migliore conoscenza del proprio target.

D’altro canto, come emerge chiaramente dalla presa di posizione di Forbes ma anche di altre testate, la natura “anarchica” e potenzialmente distruttiva per l’azienda di alcuni di questi blog rischia invece di creare non pochi grattacapi a chi si occupa di promuovere il brand. Le opinioni espresse in certi siti possono essere fuorvianti e inesatte, manifestate in buona fede ma anche artificiosamente critiche. Diversi blog infatti raggruppano vaste comunità di utenti, e possono influenzare in maniera tangibile la percezione dell’azienda di parte dell’opinione pubblica.

Un' ulteriore opportunità che può facilmente diventare un rischio per alcuni brand deriva dalla nascita di blog monotematici dedicati specificatamente al confronto su prodotti e servizi offerti da aziende famose. Un certo numero di consumatori potrebbe infatti decidere di realizzare un blog dedicato esclusivamente alla vostra azienda, creando uno spazio all’interno del quale raccontare le proprie esperienze e riflessioni in relazione ai vostri prodotti, esprimendo allo stesso tempo giudizi più o meno puntuali su quanto sta succedendo, sul vostro brand e molto altro ancora.

Impossibile? Non direi proprio, in America infatti ne esistono già alcuni, dove si parla della Disney e più specificatamente dei suoi parchi a tema, oppure dello sport drink  Gatorade , ma anche della catena di caffetterie Starbucks.


La loro popolarità è in rapida crescita, grazie anche al fatto che, trattandosi di iniziative autonome del tutto slegate dall’azienda, sono percepite da molti come attendibili fonti dove procurarsi informazioni senza correre il rischio di essere “conquistati” da abili campagne di marketing o comunicazione.

Fino a quando i giudizi espressi sono positivi tutto bene, si può innescare un virtuoso passaparola che giova alla popolarità del brand ma cosa succede quando invece si tratta di critiche, magari ingiustificate? E che dire della possibilità che qualche dipendente scontento o qualche stizzito concorrente possa prendere la parola approfittando della situazione?

Si profila quindi uno scenario con molte incognite, dove da una parte ci sono prospettive interessanti in termini di analisi di mercato e di clima, oltre che di utile pubblicità gratuita, dall’altra però ci si potrebbe trovare costretti a difendersi su molti fronti da attacchi inaspettati, che potrebbero vanificare anni di investimenti e sforzi per consolidare la propria immagine.


Un ringraziamento a Mytech per i link ai siti presentati.
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Di Gianluigi Zarantonello (del 02/11/2005 @ 19:54:30, in Internet, linkato 1818 volte)

Il mondo delle applicazioni software, incluse quelle dedicate al business, ha visto negli ultimi anni una timida ma costante avanzata delle tecnologie di tipo open source

Semplificando i software open source sono programmi che vengono distribuiti con vari tipi di licenza che hanno in comune una caratteristica fondamentale: i codici sorgenti con cui sono scritti sono visibili e modificabili.

Dunque rispetto ai normali programmi commerciali l'acquirente, se ne ha la capacità, può modificare il programma originario e adattarlo alle proprie esigenze.

Naturalmente per queste modifiche sono necessarie delle competenze specifiche non facilmente disponibili in azienda, per questo alcune società informatiche si stanno oggi dedicando alla fornitura e alla configurazione di prodotti open source personalizzati su misura per le singole imprese.

 In sostanza l'azienda cliente non paga l'acquisto del software (gratuito nella sua versione base) ma invece corrisponde denaro alla società specializzata la consulenza, l'installazione e, soprattutto, le eventuali modifiche volte a creare la personalizzazione del prodotto.

Poter personalizzare il software non è certo un fatto da poco: come tutti i prodotti pensati in modo tradizionale anche i programmi commerciali sono progettati per le esigenze di uno specifico segmento di mercato che corrisponde, grossomodo, alle esigenze del cliente.

“Corrisponde grossomodo”: questo punto è importante perché nessuna azienda è realmente uguale ad un'altra e dunque disporre di un prodotto standard comporta quello che per i privati viene definito il “sacrificio del consumatore”. L'impresa si deve adattare alo standard, con dei compromessi e dei limiti alla propria attività.

Le più recenti teorie di marketing invece parlano di miniaturizzazione dei segmenti e di servizio one-to-one per il cliente, individuato come persona singola con le proprie caratteristiche e necessità.

Ecco che il software open source rientra perfettamente in questo tipo di casistica, con una modalità di fare business davvero all'avanguardia.

L'impresa cliente infatti non paga più per il prodotto standard (che può avere gratuitamente) ma rivolge i suoi costi al servizio ed alla customizzazione, con esborsi economici che in termini quantitativi possono essere simili ad un prodotto standard (o anche superiori) ma con vantaggi difficilmente paragonabili. 

In più la competizione per gli operatori diventa più forte in quanto tutti partono da una base comune (i software distribuiti con libera licenza) ma poi devono distinguersi per la capacità di consigliare il cliente e per la competenza nello sviluppo e nel perfezionamento dei programmi.

Una bella differenza rispetto ai tipici software commerciali, dove in molti segmenti il monopolio e l'oligopolio sono la norma.

Insomma con i software open source il programma evolve da prodotto a servizio e da merce standardizzata a bene assolutamente personalizzabile e customizzabile.

GIANLUIGI ZARANTONELLO

LINKS UTILI

Sull'Open Source in genere http://www.opensource.org/

Articoli sull'Open Source per aziende

 http://www.eprometeus.it/?Magazine
http://www.connecting-managers.com/
http://www.webmasterpoint.org
http://www.businessonline.it

Esempi di azienda che sviluppano software su misura http://www.eprometeus.it

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Di Eli (del 02/11/2005 @ 07:32:13, in Viral Marketing, linkato 4826 volte)
In prossimità dell’uscita nelle sale dell’attesissimo King Kong di Peter Jakson le patatine Pringles lanciano una nuova campagna virale. Richiamandosi al videogioco cult anni ’80 Donkey Kong sfidano il giocatore, nei panni di un moderno Indiana Jones, a liberare la bella di turno affrontando un percorso irto di ostacoli. I classici barili del videogioco però sono stati sostituiti da altrettanti pericolosi barattoli di Pringles.

L’effetto viral è garantito dalla possibilità di segnalare il gioco ad amici inserendo il loro indirizzo email, ma anche dall’opzione di creare con loro un vero e proprio torneo. Visitando il sito è possibile anche vedere il trailer del film.

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Di Andrea Grilli (del 01/11/2005 @ 11:27:46, in Prodotti, linkato 2131 volte)
Terribile titolo quello del Technology Review che sottolinea un piccolo problema che sta incontrando il nuovo telefono mobile di casa Motorola, il ROKR: non soddisfa il consumatore, o diciamolo senza troppe perafrasi: lo delude.

Significativo il commento del CEO di Motorola, Ed Zander: People were looking for an iPod and that's not what it is. We may have missed the marketing message there.

Il grande problema sembra la quantità di canzoni memorizzabili, massimo 100. La chiave quindi si direbbe proprio l’incomprensione tra consumatore e il produttore. Resta però il fatto che nella scheda tecnica del prodotto erano indicate tutte le caratteristiche (100 compreso) e che bastava poco per capire se era il nostro prodotto oppure no.

Se doveva deludere, doveva farlo per altro, tipo: come si ascolta la musica con il ROKR? Il collegamento con il portatile crea problemi? Senza voler scaricare le problematiche di vendita del prodotto al consumatore, mi sembra che non si sia colto il punto della questione: trattasi di telefono + 100 canzoni formato Ipod… non l’Ipod + funzione telefono.

Comunque l’articolo del Technology Review è qui.
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