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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Max Da Via' (del 07/07/2017 @ 07:45:06, in Marketing, linkato 1922 volte)
Dati Osservatorio Statistico 2017

Per quanto riguarda la metodologia che sottostà alla redazione dell’Osservatorio Statistico, è bene precisare che il documento è stato realizzato considerando gli invii di email effettuati attraverso la piattaforma MailUp lungo il 2016, ovvero circa 12,4 miliardi di messaggi totali.

Ogni cliente ha potuto selezionare categorie di classificazione differenti per ogni ambiente (lista), indicando sia la tipologia di messaggio…

  • DEM – 25% del totale invii
  • Newsletter – 59%
  • Transazionali – 16%

… che la tipologia di destinatario:

  • B2B
  • B2C
  • Pubblico misto B2B+B2C

NEWSLETTER

Anno su anno, i volumi di invio delle newsletter informative crescono, passando da 7,2 miliardi del 2015 a 8,5 miliardi del 2016. Gli indicatori di performance segnalano una situazione stabile, in cui all’aumento dei volumi non è corrisposto un calo dei risultati, ma piuttosto un lieve miglioramento.

Nello spaccato per settore merceologico, spiccano i risultati positivi di Industria ed Enti Pubblici, soprattutto nel segmento B2C. Per quanto riguarda la comunicazione B2B, invece, si distinguono Agricoltura/Alimentare e Assicurazioni/Finanza/ Banche

Andamento newsletter - Osservatorio Statistico 2017

TRANSAZIONALI

Aumentano i volumi di email transazionali inviate nel corso dell’anno. Il dato è legato al crescente utilizzo dei workflow di automazione, che donano dignità e utilità maggiore a queste comunicazioni spesso ritenute “di servizio”.

Email transazionali - Osservatorio Statistico 2017

DEM

Le comunicazioni promozionali vedono un miglioramento dei risultati, che si accompagna a una contrazione dei volumi di invio. Segnale, questo, che la qualità degli invii non è proporzionale alla loro quantità, anzi.

Particolarmente forti sono le comunicazioni promozionali del settore Commercio all’Ingrosso, specialmente su utenza B2B, com’è facile aspettarsi. Bene anche i comparti Gambing/Giochi, Moda/ Abbigliamento/Calzature e Ristorazione.

Newsletter - Osservatorio Statistico 2017

ANDAMENTO PER SETTORE MERCEOLOGICO

Nell’Osservatorio Statistico 2017 analizziamo nel dettaglio anche le performance di ciascun settore merceologico, con lo scopo principale di fornire alle aziende un benchmark accurato con cui comparare le proprie performance.

Oltre a uno spaccato dei risultati dei principali settori, siamo entrati nel dettaglio di alcuni comparti particolarmente significativi, ai quali abbiamo affiancato dei casi studio che rendessero concreto il valore astratto dei numeri.

I focus hanno interessato i seguenti settori:

  • Banking & Finance
  • Onlus & Non Profit
  • Turismo
  • Casa & Giardino
  • Retail

Al fine di fornire un benchmark pratico, è stato creato anche il motore di comparazione che trovi a questa pagina del sito: un modo semplice e interattivo di confrontare i risultati delle tue campagne email con quelli delle aziende del tuo stesso settore. Per consultarlo, assicurati di avere sottomano i dati di clic e aperture delle tue campagne, insieme al dettaglio della tipologia di comunicazione (DEM, newsletter, transazionale) e alla tipologia di pubblico (B2B, B2C, misto).

NOVITÀ: UTILIZZO DI SPECIFICHE FEATURE

Una delle grandi novità introdotte quest’anno nell’Osservatorio Statistico è l’analisi del tasso di adozione di specifiche funzionalità da parte delle aziende italiane. Ce lo chiedete spesso, agli eventi e durante i webinar: si fa un gran parlare di Marketing Automation, A/B test e autoprofilazione, ma quante aziende di fatto sfruttano queste possibilità?

Abbiamo voluto dare una risposta a questa domanda analizzando il grado di utilizzo di alcune feature percepite come avanzate. Nel dettaglio:

  • Campi dinamici
  • A/B test
  • Strumenti di Marketing Automation
  • Form di autoprofilazione

I dati restituiscono uno scenario variegato, che mostra come alcune di queste funzionalità abbiano già trovato terreno fertile (ad esempio i campi dinamici, utilizzati dalla stragrande maggioranza delle aziende), mentre altre abbiano ancora bisogno di tempo per arrivare a piena maturazione (specialmente l’A/B test).

Accanto all’analisi di ciascuna funzionalità, abbiamo stilato una breve classifica dei Best Performer e Worst Performer, ovvero le aziende che maggiormente si discostano dalla media per eccellenza o per arretratezza. Inoltre, troverai approfondimenti e spunti pratici per imparare a mettere in pratica le nozioni prese in considerazione.

Via Tech Economy
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Di Max Da Via' (del 06/07/2017 @ 07:56:48, in Marketing, linkato 1513 volte)

#1: Attivarsi in contesto stagionale
Le persone in estate si muovono, viaggiano, passano il tempo con la famiglia e gli amici ma rimangono sempre connessi: scattano selfie, condividono i ricordi sui social dal loro smartphone e di tanto in tanto controllano la posta. In un’indagine effettuata da Intel negli Usa il 68% degli intervistati ammette di controllare la posta, sia personale sia di lavoro, almeno una volta al giorno, tutti i giorni. Secondo Facebook il 92,5% delle conversazioni in estate avviene via mobile. Gli argomenti possono variare a seconda della piattaforma (Facebook rispetto a Instagram), genere, età e giorno della settimana. Su Instagram, ad esempio, durante i weekend prevalgono le discussioni su salute, bellezza, moda e accessori, mentre il venerdì e sabato si parla di bevande. È vero quindi che le persone hanno sempre con sé lo smartphone, ma le situazioni sono diverse rispetto al resto dell’anno: vogliono rilassarsi, vogliono interagire e che gli altri interagiscano con loro. Quando si inviano messaggi, dunque, bisogna tenere a mente questi aspetti cercando di mantenerli brevi e allo stesso tempo accattivanti, così da invogliare il lettore ad aprirli e dare loro un’occhiata: emoji, notifiche push ben fatte e immagini coinvolgenti saranno più efficaci di lunghe email testuali. E non dimenticate: tutte le strategie di marketing, qualunque sia il canale utilizzato, saranno molto probabilmente aperte su un dispositivo mobile.

#2: Creatività e nuovi spazi!
Se si vuole catturare l’attenzione dei clienti non si può prescindere dalla creatività. Un esempio virtuoso potrebbe essere il Summer Snapshot Contest di Coca Cola, per il quale l’azienda ha chiesto ai suoi fan di scattare immagini a tema estivo contenenti una lattina di Coca. La campagna è diventata presto virale, conquistando nuovi fan (e vendendo lattine!). I partecipanti sono stati inoltre coinvolti in un processo di condivisione: nel concorso Coca Cola, ad esempio, tutti potevano votare le foto. Ikea, invece, ha deciso di approfittare del trentesimo compleanno della libreria Billy. Per portare il brand ai suoi clienti sono stati collocati 30 scaffali Billy sulla spiaggia di Bondi, a Sydney, offrendo a surfer e bagnanti l’opportunità di scegliere qualche lettura estiva. Quando si dice la comodità.

#3: Diventare una farfalla social
In base a una recente indagine svolta da Facebook, in estate la condivisione di post sui social cresce del 26% e la condivisione di video del 43% rispetto al resto dell’anno. Questo, dunque, è più che mai il momento di essere social. Durante la bella stagione il lavoro consiste nel trovare il modo per entrare nel ciclo di condivisioni e connettere il brand agli obiettivi del cliente vacanziero, ad esempio puntando sugli interessi di gran parte delle persone: dieta e attività fisica in vista della prova costume.

#4: Sconti e promozioni da evento
L’estate è un’ottima opportunità per offrire sconti e promozioni creative. C’è un particolare evento che attira il proprio pubblico di riferimento come un concerto o un evento particolare? Se sì, bisogna prenderlo in considerazione. Così ha fatto Asos che per una pubblicità si è unita a MasterCard creando un incentivo a taggare le immagini con #EPICSUMMER. Gli utenti sono stati incoraggiati a seguire Asos, avendo la possibilità di vincere un buono acquisto da 750 dollari.

#5: Organizzare un TweetUp (con tocco esclusivo)
L’azienda può organizzare un TweetUp, vale a dire un meeting reale con i propri utenti in una particolare location. Se si vuole solleticare al massimo l’interesse delle persone, si può creare un hashtag memorabile, ad esempio Msc Cruise Usa ha invitato le persone a partecipare al loro primo #CruiseChat #Tweetup. In questo modo si entrava a fare parte della lista degli ospiti della #CruiseChat con la possibilità di vincere premi durante la navigazione verso Cozumel, in Messico.

#6: Strategie multicanale
Oggi chi si occupa di marketing ha il compito importantissimo di raggiungere i clienti attraverso i loro canali preferiti. Ciò significa raggiungerli sia online sia offline, identificando i canali che stanno usando e indirizzandoli di conseguenza. È possibile usare strategie multicanale per colpire i clienti sia sui loro smartphone sia nei punti di vendita ad esempio integrando le smart tv presenti sul punto vendita con la app mobile per modificare in tempo reale ciò che viene visualizzato sullo schermo in funzione del tipo di persone presenti nel punto vendita, delle loro preferenze, degli acquisti passati, ecc. La multicanalità si applica anche a chi non dispone di negozi fisici. Infinity, il canale di streaming video italiano ha creato un programma di benvenuto responsive multicanale. La campagna, che ha avuto una percentuale di apertura del 30%, comprendeva messaggi push personalizzati che hanno aumentato l’engagement del 20% e advertising su Facebook per l’acquisizione di nuovi clienti.

#7: Carpe diem
Chi si occupa di marketing o di vendite sa bene che l’estate è il periodo peggiore per ingaggiare i clienti. Come fare per risolvere la questione? Bene, Udi Ledergor ha avuto un’idea brillante. Ha deciso di inviare un’email che sapeva avere un’alta percentuale di aperture e poi si è messo ad aspettare chi l’avrebbe aperta. Il suo team commerciale era lì di fianco in attesa dell’interazione. Quando un cliente apriva la mail, veniva prontamente contattato da un sales. La conversazione andava più o meno così: “Salve John, vedo che hai appena dato un’occhiata al nostro sito”.  “Maaa, come diavolo fate a saperlo?”, rispondeva il cliente senza troppo nascondere il nervosismo. Ma le quote di vendita erano fatte. Il sistema è utile per esempio nel settore del turismo, dove spingere il cliente e pre-prenotare delle attività può davvero alzare il Roi. Se un cliente ha appena prenotato un viaggio e gli inviate un’email con le attrazioni disponibili e il cliente apre l’email, questo è il segnale. I commerciali sanno per certo che il cliente è al computer o sullo smartphone e sta interagendo con il brand.

Via Mark Up
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Di Max Da Via' (del 04/07/2017 @ 07:34:23, in Social Networks, linkato 1418 volte)

Chi sono i più influenti e coinvolgenti del mondo food su Facebook, Twitter, Instagram e YouTube?Risponde la classifica di Blogmeter, che ha lanciato il nuovo strumento d'analisi con relativo osservatorio Social Influencer.

Nella classifica, guidata dalla metrica dell’engagement, non compaiono solo nomi di food blogger, ma anche di celebrities e chef diventati famosi e rilevanti in tema di alimentare attraverso questi canali.

Dall’analisi emerge in particolare che, se da un lato i blogger sono molto attivi sui social con foto e video di ricette nonché consigli di cucina, le celebrities e soprattutto gli chef hanno una content strategy più diversificata: alternano contenuti sul mondo food ad altri legati alla loro vita personale e ai loro interessi, riuscendo ugualmente ad appassionare gli utenti.

Ma vediamo la classifica nel dettaglio prima di ulteriori commenti:

A governare la top 10 del mondo Food in Italia è la blogger Benedetta Rossi, alias Fatto in casa da Benedetta, che, con una media di sei post al giorno, è riuscita a generare in soli trenta giorni ben 3,1 milioni di interazioni sui suoi quattro canali social.

Facebook e Youtube sono i canali dove si concentra la maggior parte dell’engagement, rispettivamente il 55% e il 43% delle interazioni, ma anche in termini di community Benedetta Rossi è risultata la migliore con una fan/follower base di 3,5 milioni di utenti, che si concentrano prevalentemente su Facebook (83%).

Al secondo posto troviamo un’altra food blogger, Chiara Maci che con circa sette contenuti al giorno riesce a ottenere 472 mila interazioni (l’83% su Instagram). La blogger, famosa anche sul piccolo schermo grazie a diversi programmi come #VitaDaFoodBlogger e Cuochi e Fiamme, condivide sui suoi canali social non solo immagini dei suoi piatti, ma anche scatti della sua vita personale e della sua famiglia. Tra i post che più hanno appassionato gli utenti, spicca infatti una foto con il suo compagno Filippo La Mantia.

Completa il podio lo chef Antonino Cannavacciuolo che ha ottenuto un boom di interazioni il 13 giugno scorso, giorno in cui i suoi fan hanno commentato un suo post augurandogli un buon onomastico. Durante il periodo di analisi, il testimonial di pasta Voiello ha condiviso sui suoi canali Facebook, Twitter e Instagram solo 29 post (meno di uno al giorno), risultando il meno attivo del panel, ma nonostante questo ha ottenuto ben 367 mila interazioni, principalmente su Facebook e Instagram.

Via DailyOnline
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Di Max Da Via' (del 03/07/2017 @ 07:46:40, in Mobile, linkato 1528 volte)

In occasione del decimo anniversario del lancio dell’iPhone, Axway (Euronext: AXW.PA), catalyst for transformation, ha pubblicato i i risultati di un sondaggio che esamina il ruolo svolto dagli smartphone nella vita quotidiana, grazie ai servizi e alle esperienze che abilitano, e come i consumatori vorrebbero si evolvessero in futuro.
Il sondaggio, che ha coinvolto 1.200 consumatori negli Stati Uniti, rivela che questi ultimi privilegiano la sicurezza dei dati e la privacy rispetto a nuove app e funzionalità alla moda, preferiscono le app mobile ai nuovi servizi ad attivazione vocale (come Siri® e Alexa®,) desiderano mandare messaggi anziché parlare e ritengono che estendere la durata della batteria sia essenziale per migliorare l’esperienza da mobile.

SICUREZZA E PRIVACY IN CIMA ALLA LISTA DEI DESIDERI DEI CONSUMATORI

Benché ogni lancio di un nuovo smartphone si concentri su nuove caratteristiche e funzionalità  accattivanti da proporre, la ricerca  ha rilevato che sono la sicurezza dei dati e la privacy a essere in cima alla lista dei desideri dei consumatori quando pensano ai futuri aggiornamenti del proprio smartphone.

  • Il 69% di chi possiede uno smartphone desidera che lo sviluppo futuro di questi device si concentri sulla sicurezza dei dati e sulla privacy rispetto all’introduzione di nuove app e funzionalità. 

LE APP RENDONO ANCORA FELICI I CONSUMATORI

Sebbene il mercato si stia focalizzando sempre più sui servizi ad attivazione vocale, come le chatbot, la ricerca mostra che i consumatori non vogliono smettere di utilizzare le proprie app mobile e, in questo momento, non ritengono che i servizi ad attivazione vocale rappresentino una componente essenziale della propria esperienza da mobile.

  • Il 62% afferma che non rinuncerebbe a tutte le proprie app mobile per un servizio ad attivazione vocale come Siri che funzioni sempre perfettamente
  • Solo il 5% dei consumatori ha inserito le nuove funzionalità vocali nella propria lista dei desideri per migliorare l’esperienza da smartphone 

MESSAGGIARSI È BELLO: QUANDO MANDARE MESSAGGI È PIÙ IMPORTANTE DI TELEFONARE

Negli ultimi 10 anni lo smartphone ha incorporato una serie di diversi dispositivi consumer, dai lettori musicali alle console dei videogiochi, alle mappe, ridefinendo il concetto stesso di telefono.
Per comprendere come tutto questo abbia cambiato il modo in cui i consumatori usano il proprio device, abbiamo chiesto loro di elencare i cinque utilizzi preferiti che fanno del loro smartphone; in cima alla lista si trovano i messaggi.

  • Il 70% indica i messaggi come principale utilizzo
  • Il 62% ha citato le telefonate
  • La “top five” degli utilizzi preferiti include, inoltre, e-mail (54%), uso dei social network (51%) e uso della fotocamera (37%).
  • Altre funzionalità utilizzate in prevalenza dai consumatori sono: i giochi (30%), la musica (28%), le indicazioni stradali/mappe (24%), l’orologio (23%), lo shopping (23%), le previsioni meteo (22%) e i servizi bancari (21%).
  • Sono invece usati in misura minima servizi emergenti quali chat video (8%) e TV mobile (11%). 

LA DURATA DELLA BATTERIA È ESSENZIALE PER L’ESPERIENZA MOBILE DEL FUTURO

L’utilizzo dello smartphone continua a evolvere man mano che emergono nuove tecnologie, come la realtà virtuale e aumentata che offrono delle esperienze più coinvolgenti. Al fine di stabilire quale aspetto, secondo i consumatori, sarà fondamentale per migliorare la mobile experience, Axway ha chiesto loro di indicare una lista di quello che bisognerebbe fare in futuro:

  • Migliorare la carica della batteria, senza ombra di dubbio, è la priorità assoluta per i consumatori, visto che circa metà di essi (48%) la indica al primo posto nella propria lista dei desideri
  • Altri elementi ritenuti importanti sono: la possibilità di ricaricare via wireless (15%), una maggior durata (10%) e una migliore connettività con altri dispositivi (8%).
  • I consumatori non hanno invece segnalato come importanti tecnologie più futuristiche come lo schermo 3D (4%) o la realtà virtuale (4%). 

COSA SARÀ IN GRADO DI FARE IL MIO SMARTPHONE IN FUTURO?

Gli smartphone hanno acquisito un mercato consistente sottraendolo ad aziende che offrivano diversi dispositivi, come le fotocamere o lettori musicali portatili o i sistemi GPS. Abbiamo chiesto ai consumatori quale altro dispositivo verrà incorporato all’interno del loro smartphone nei prossimi due anni; la maggior parte (37%) ha risposto i bancomat , seguiti dai tablet (28%), i laptop (27%) e le chiavi dell’auto (21%). 

NON TOGLIETEMI IL MIO SMARTPHONE

Non è un segreto che gli smartphone svolgono un ruolo fondamentale nelle nostre vite quotidiane e molte persone faticano a immaginare la loro vita senza di essi. Quando Axway ha chiesto ai consumatori a cosa rinuncerebbero per una settimana, se al proprio smartphone o ad altri oggetti essenziali, gli intervistati hanno risposto di essere disposti a fare dei sacrifici consistenti pur di tenere il proprio smartphone.

  • Il 47% delle persone piuttosto rinuncerebbe all’alcool
  • Circa un terzo rinuncerebbe allo zucchero (35%), al caffè (33%), all’esercizio fisico (31%) e a guardare la TV (31%)
  • Il 24% degli intervistati rinuncerebbe al sesso
  • Il 10% rinuncerebbe anche a parlare con il proprio partner pur di avere una settimana di accesso allo smartphone!

“Sentiamo spesso parlare di digital transformation, ma nel caso dell’iPhone si è trattato veramente di una rivoluzione, poiché non ha cambiato solo il concetto di telefono, ma il nostro modo di usufruire dei servizi digitali in un contesto di experience economy che sta offuscando i confine tra la vita lavorativa e privata”, commenta Jean-Marc Lazzari, CEO di Axway. “Proprio per celebrare il decimo anniversario di un progresso tecnologico così importante, abbiamo scelto di analizzare il ruolo che gli smartphone svolgono nella vita quotidiana, grazie alle app mobile e alle API, che creano esperienze coinvolgenti e servizi sempre più convenienti. Le previsioni per il futuro mostrano un’evoluzione intrinseca con la crescita delle customer experience network, all’interno dei quali gli smartphone avranno un ruolo fondamentale. I risultati del sondaggio offrono spunti interessanti e alcune sorprese per quei brand che vogliono continuare a migliorare la mobile experience”.

 Via Tech Economy

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Di Max Da Via' (del 30/06/2017 @ 07:41:28, in Social Networks, linkato 1375 volte)

Facebook prova ad attrarre nuovi budget televisivi con inedite modalità di targeting, che ricalcano proprio la fruizione del piccolo schermo. Il social, infatti, starebbe dando agli inserzionisti la possibilità di profilare chiunque viva all’interno dello stesso nucleo familiare o nella medesima abitazione. L’annuncio è arrivato martedì scorso e Marketing Land ha deciso di dedicare un articolo al tema. Gli inserzionisti potranno così distribuire lo stesso messaggio a chi vive sotto uno stesso tetto e poi misurarne l’efficacia. La novità sembra indirizzata principalmente agli spendere televisivi, già corteggiati con il lancio dei mid-roll e il prossimo varo degli show originali previsto per la fine dell’estate. Una possibile declinazione di questo targeting familiare può riguardare il travel e la definizione delle vacanze estive. O ancora, inserzionisti come Amazon e Googlepotrebbero raggiungere dei coinquilini per spingerli all’acquisto condiviso di un dispositivo Amazon Echo o Google Home.

Come funziona la novità

Concretamente, per erogare un annuncio del genere, gli inserzionisti possono usare una Custom Audience list, comprensiva d’informazioni quali l’indirizzo email, il numero di telefono, gli identificatori di device o gli ID Facebook o creare un nuovo segmento di pubblico, servendosi delle opzioni di targeting standard messe a disposizioni da Facebook, come età, sesso e luogo. Per comprendere se delle persone vivono nella stessa casa, Facebook usa le informazioni ricavate da quanto dichiarato dagli utenti sui propri profili nell’ambito delle relazioni di parentela, ma anche i cognomi, il luogo in cui vivono, gli eventi cui hanno partecipato, attraverso quali terminali si connettono e così via. In aggiunta alla possibilità di conoscere quanti membri di una famiglia sono stati colpiti da un determinato annuncio e la frequency, i brand potranno conoscere quante volte almeno una persona della famiglia ha compiuto qualcosa in più che vedere un ads, come per esempio la conclusione di un acquisto.

Via DailyOnline
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Di Max Da Via' (del 28/06/2017 @ 07:35:33, in Digitale, linkato 1341 volte)

Procter&Gamble e Unilever hanno chiesto in modo aggressivo maggiore trasparenza nel panorama dei media digitali, arrivando a minacciare di tagliare gli investimenti pubblicitari digitali a meno che il sistema non venga ripulito. E adesso sembra che gli inserzionisti più grandi del mondo abbiano deciso di mettere in pratica i loro avvertimenti, riducendo sostanzialmente i budget e il numero di siti in cui acquistare inventory. Secondo le stime di MediaRadar, società di intelligence pubblicitaria di New York, la spesa di P&G è scesa del 41% anno su anno, mentre quella di Unilever è calata del 59%.

In dettaglio, P&G ha pubblicato annunci su 1.459 siti tra gennaio e maggio 2016, mentre nello stesso periodo di quest’anno tale numero è sceso a 978 siti con un calo del 33%. Unilever, invece, ha fatto pubblicità su 606 siti tra gennaio e maggio 2016, scesi a 540 nel 2017, (-11%). In termini di spesa, P&G ha pianificato annunci su 712 siti web tra il 2016 e il 2017, tra cui Yahoo News, BuzzFeed e Reuters. Ma ha ridotto gli investimenti a 560 di loro, che, secondo MediaRadar, significa una diminuzione del 79% del budget dal 2016. Unilever ha pubblicato annunci su 268 siti anno su anno, tra cui NBC News, Health e Time. Ma ha ridotto la spesa del 57% su 155 di quei siti.

“Gli inserzionisti chiedono maggiore trasparenza da parte di agenzie, publisher e compagnie ad tech – ha dichiarato Todd Krizelman, ceo e co-fondatore di MediaRadar -. Secondo i nostri dati, ciòha causato a una manciata di grandi inserzionisti la riduzione del numero di siti che acquistano e di conseguenza i loro budget”. MediaRadar tiene traccia degli investimenti digitali in base ad alcune variabili chiave, come il tipo di unità pubblicitaria, la sua posizione su una pagina web, la frequenza di visualizzazione e il costo medio di mercato. L’azienda calcola il prezzo per ogni singolo annuncio che traccia e quindi li riassume per misurare la stima completa della spesa.

Il responsabile marketing globale di Unilever, Keith Weed, ha ribadito la necessità che le marche prestino maggiore attenzione al processo di acquisti di spazi automatizzati, parlando ai Cannes Lions. “Dobbiamo assicurarci che la catena di fornitura digitale sia meno oscura”, ha detto, in un incontro ospitato dal Wall Street Journal. I budget pubblicitari passano rapidamente dalla tv al digital, dove gli inserzionisti stanno ora spendono solo in America 72 miliardi di dollari l’anno (eMarketer). Ma titani come Unilever e P&G, forti di una vasta gamma di brand nel loro portafoglio, possono optare in controtendenza per un ritorno alla pubblicità di massa piuttosto che per l’iper-targetizzazione che offre l’advertising digitale.

“Visti i recenti scandali sulla trasparenza e la qualità della pubblicità digitale, i marchi che vendono merci a un vasto pubblico di consumatori possono decidere per un ritorno alle comunicazioni di massa che ancora colpiscono nel segno”, ha detto Ben Kunz, svp of marketing & content di Mediassociates. “Poiché l’audience di P&G e Unilever è relativamente ‘piatta’ nei bisogni e nei valori, l’approccio di massa della pubblicità non digitale, come la tv, potrebbe funzionare bene per loro”.


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I location data sono «il tassello mancante» e «il ponte tra mondo fisico e digitale», ma il segmento non ha ancora finito di affinare le sue armi. Il focus sul mobile è stato prevaricato da quello sulla mobilità, e gli advertiser si aspettano di avere sempre le informazioni di cui hanno bisogno dagli utenti. «Questo tipo di dati non porta necessariamente a fare pubblicità su smartphone o tablet, ma apre a una serie di media come digital out of home, audio e così via. La geolocalizzazione è diventata sempre più un fattore per conoscere il consumatore», dice Anna Bager, senior vice president mobile e video di IAB USA, in un panel organizzato all’interno del Palais di Cannes. “Da parte nostra c’è ancora molto lavoro da fare, specie in ambito programmatic. La microlocation per esempio è molto precisa, e in qualche modo una pubblicità disegnata in modo così aderente su un utente potrebbe spaventarlo», continua.

«Le grandi aziende del digitale considerano questo tipo di dati come un elemento critico per conoscere i loro consumatori. I colossi non si basano su dati di terza parte, target per età stimata, e così via, ma attraverso il login e le informazioni comunicate direttamente dagli utenti. La geolocation riesce invece a dare parametri precisi legati ai loro comportamenti, riuscendo a sopperire alla mancanza di login e quindi rendendo le aziende competitive», spiega Terrence Kawaja, ceo e founder di Luma.

Ci sono però alcuni fattori che rappresentano una preoccupazione: «È facilissimo recuperare i location data, attraverso GPS o le telco, ma ogni modo presenta vantaggi e svantaggi. I primi sono molto precisi, ma l’attivazione della posizione fa consumare parecchia batteria, i secondi invece sono talvolta poco precisi. Il 70% dei dati raccolti non sono affidabili: se il data set non è adatto, allora è impossibile farsi un’idea del consumatore. Un secondo problema riguarda la privacy. Alcuni dati sono raccolti attivamente, dopo aver chiesto l’autorizzazione agli utenti, altri invece passivamente in set di dati secondari. E se le informazioni sulla location sono le più precise per la costruzione di un’identità, allora qualcosa non va», racconta Andrè Ferraz, founder e ceo di In Loco Media.

Durante il panel, Ferraz ha presentato la nuova soluzione RW, capace di analizzare attraverso i location data le azioni che avvengono in determinate aree della città e segmentando gli utenti che le compiono in modo preciso (per fascia di età, reddito, abitudini, ecc) in modo da offrire ad advertiser interessati la possibilità di generare campagne programmatiche. In questo modo è possibile pubblicizzare un’attività in una fetta di città agli utenti che la frequentano abitualmente o che si trovano in zona al momento dell’erogazione dell’impression, spostando il focus dall’utente alla coppia user-zona geografica.

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Di Max Da Via' (del 21/06/2017 @ 07:36:32, in Brand, linkato 1908 volte)

Quali sono i brand che influenzano di più i consumatori nel nostro Paese? Che differenze ci sono se si confrontano le due generazioni Millennials (21-35 anni) e Boomers (53-71 anni)?
Risponde l'indagine annuale di Ipsos Italia, che ha analizzato il tema dell’influenza attraverso un indice che considera numerosi parametri, dall’engagement alla credibilità.

A livello nazionale, i brand più influenti sono questi:

Il primato assoluto è del mondo tech e di coloro che hanno cambiato il nostro modo di informarci, di comunicare, di condividere la nostra quotidianità e di fare acquisti. A fare da eccezione come esponente dell'alimentare è il marchio numero uno di Ferrero.

Nutella non è solo una crema spalmabile, è una compagna di vita, quasi un membro della famiglia cresciuto con noi e nelle case di tutti a prescindere dalle generazioni - Daniele Destefanis, senior brand manager di Nutella

Tra le new entry nel ranking 2017 c'è Mastercard, che “è riuscita ad avvicinarsi sempre di più alle abitudini e allo stile di vita dei consumatori, creando una relazione e dando l’opportunità di vivere esperienze esclusive anche grazie all’apporto dell’innovazione digitale. Una vittoria di prossimità”, spiega Silvia Brugnara di Mastercard.

Riconferma invece per Facebook, che resta al vertice grazie “a una capacità di innovazione costante, che è il nostro valore numero uno”,  sottolinea Sylvain Querne, head of marketing di Facebook: “Segue in seconda posizione la fiducia, ovvero la promessa al consumatore di poter scegliere con chi condividere le informazioni”.

Millennials e Boomers: due target diversi

Gli asset che determinano l’influenza di un brand variano e pesano diversamente se guardiamo ai due target Millennial e Boomer. La fiducia, ad esempio, è un asset fondamentale per ambo le generazioni (rispettivamente 71% e 73% della rilevanza), ma per i Boomers è il driver principale.

Il Boomer premia di più il valore del brand, la solidità che affonda le radici nella tradizione italiana (Parmigiano Reggiano, Coop, ma anche Lavazza e Mutti), mentre al Millennials del marchio attrae maggiormente l’orientamento all’innovazione (Ryanair), ma anche la capacità di coinvolgere emotivamente e fare tendenza (Campari, H&M).

“Abbiamo risposto all’esigenza di connessione dei Millennials materializzandola nella dimensione fisica”, sottolinea John F. Alborante, Sales & Marketing Manager Ryanair Italy. Vediamo allora nel dettaglio la top 10 dei marchi più influenti su base generazionale.

Come emerge dal confronto, ci sono marchi come WhatsApp che riescono a posizionarsi contemporaneamente vicino a Millennials e Boomers grazie alla loro forza trasversale. La ricerca evidenzia inoltre che a questi si aggiungono anche Nike, Booking e Huawei.

Come spiega Valeria Raffa di Cabiria, “uno degli asset principali dei marchi di maggiore successo è l’identità visiva. Sembrerà banale, ma un brand che non riconosciamo non esiste. Lo swoosh di Nike non a caso è l’antesignano dei pittogrammi, vero e proprio simbolo iconico cross-generazionale”.

Via Mark Up
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Di Max Da Via' (del 20/06/2017 @ 07:22:18, in Advertising, linkato 1316 volte)

I risultati emersi della survey annuale di Ogilvy Media Influence condotta a livello globale su un campione di oltre 250 giornalisti e redattori, hanno identificato Facebook come il gatekeeper principale per le notizie, superando i canali media tradizionali e, in modo significativo, tutti gli altri social/piattaforme digitali come Google e Twitter. L’unica discordanza è stata rilevata nei risultati tra EMEA e Asia Pacific. Condotta dai membri del team di Ogilvy Media Influence in 22 uffici in tutto il Nord America, nelle aree EMEA e Asia Pacific, la survey ha rivelato anche che la stampa si sta adattando con successo al mondo digital, in tutte le aree geografiche.

“La nostra survey dimostra che l’innovazione tecnologica e dei media digitali sta cambiando il modo attraverso cui attingiamo alle notizie – ha dichiarato Jennifer Risi, worldwide chief communications officer di Ogilvy -. Al giorno d’oggi, quando gli utenti entrano su Facebook sono esposti a fonti di informazione tradizionali come il Wall Street Journal, che probabilmente non avrebbero letto. Adesso più che mai i brand hanno l’opportunità di raggiungere un pubblico più ampio direttamente dove vive e lavora”.

Digital storytelling e mobile

La survey di Ogilvy Media Influence ha anche rivelato che il digital storytelling e i dispositivi mobile risultano essere driver per la crescita. La maggior parte dei giornalisti (34%) ritiene che le piattaforme digitali – come i video in diretta e i podcast – rappresentino le più importanti opportunità di crescita per gli organi di informazione per reinventare un nuovo modello dell’industria dei media.

Altri risultati chiave di Ogilvy Media Influence
  • Facebook è il gatekeeper numero uno per le notizie (37%), superando i canali media tradizionali (33%) e, in modo significativo, gli altri social network/piattaforme digitali come Google (15%) e Twitter (4%). Tuttavia, a livello regionale, si notano differenze tra EMEA (60%) e Asia-Pacific (22%).
  • In sintesi, la stampa (41%) è considerata il media che si sta adattando con più successo al mondo digitale, con lievi differenze tra regione e regione. Nord America (40%), Asia Pafic (42%) ed EMEA (30%).
  • In tutto il mondo i giornalisti considerano lo smartphone e/o i dispositivi mobile (28%) come un modo per ripensare la diffusione delle notizie nell’era mobile. Altre tecnologie promettenti, come la realtà virtuale (8%) e l’intelligenza artificiale (7%), devono ancora trovare il favore dei media.
  • Il mix di earned media (40%), social media (26%) e influencer engagement (14%) è l’approccio più efficace per promuovere la reputazione e l’influenza del brand in tutte le aree geografiche.

Via DailyOnline
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Di Max Da Via' (del 16/06/2017 @ 07:18:54, in Pubblicità, linkato 1572 volte)

Dopo anni di contrazione il mercato dei media (pay e advertising) ha chiuso il 2016 in crescita, raggiungendo quota 15,8 miliardi di euro. In questo contesto, ad assorbire sempre più investimenti è internet, che dopo la televisione (50%), occupa la seconda posizione tra i mezzi pubblicitari italiani con una quota del 30%.

Questi alcuni dei risultati presentati dall'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, che nel 2017 per il mercato prevede una crescita con tasso analogo a quello del 2016. "Siamo al giro di boa per il mercato della pubblicità online. Da quattro anni è ormai il secondo mezzo in Italia, ma proprio perché i numeri in gioco iniziano a essere significativi, è ora chiamato ad affrontare alcune prove per dimostrare la propria efficacia e il proprio impatto sugli obiettivi di business delle aziende", sottolinea il responsabile scientifico dell’Osservatorio Giuliano Noci.

Ma vediamo nel dettaglio alcune tendenze:

  1. Video al traino
    All’interno della display advertising, il video advertising nel 2016 ha superato ampiamente i 500 milioni di euro, grazie in particolare alla crescita della raccolta pubblicitaria da parte degli Ott, ma anche dei principali broadcaster. La componente video pesa già il 22% del totale internet advertising e rappresenta il formato che nell’ultimo anno è cresciuto di più in valore assoluto. Nel 2017 si prevede un’ulteriore crescita intorno al 35%, che la porterà a rappresentare oltre un quarto del totale internet grazie non solo alla raccolta all’interno delle piattaforme di social network, ma anche alla crescita di molti altri player e alla diffusione di nuovi formati out-stream a fianco di quelli in-stream.
  2. Boom del native
    Il comparto con la maggiore crescita percentuale (+76%) è rappresentato dal native (ossia gli elementi testuali/grafici/video all’interno di widget di raccomandazione, di flussi di news o di pagine di navigazione) che raggiunge nel 2016 i 30 milioni di euro grazie alla capacità di superare gli ad blocker e alle potenzialità di questi formati in termini di minor invasività e maggior engagement verso i consumatori. Bene anche il formato dei classified, che vale quasi 200 milioni grazie alla crescita dei nuovi portali verticali di annunci e che sarà sempre più importante in futuro.
  3. Il mobile pesa di più, ma ancora meno del pc
    La raccolta pubblicitaria in larga parte avviene ancora su pc, con un peso pari al 65% del totale. Lo smartphone raggiunge un valore di 706 milioni di euro, in crescita del 54% rispetto al 2015 e con un peso pari al 30% dell’internet advertising complessivo (era il 21% lo scorso anno); nel 2017 potrebbe crescere ancora oltre il 30%, arrivando vicino al miliardo di euro di raccolta. Nel 2016, come lo scorso anno, lo smartphone è il device che ha il peso maggiore sulla crescita complessiva del mercato, compensando più che a sufficienza il calo su desktop. Con il tablet (solo app) che rimane marginale (5% del mercato pubblicitario online seppur in crescita del 36%), i canali mobile raccolgono quindi oltre un terzo del mercato digital advertising.
  4. Il programmatic si farà strada
    Il mercato del programmatic advertising in Italia a fine 2016 vale 315 milioni di euro, con una crescita del 35% rispetto al 2015. L’incidenza sul totale display advertising è passata dal 19% al 23%, mentre il peso sul totale internet advertising dall’11% al 13%.
    Si stima che nel 2017 la categoria possa crescere intorno al 25%, arrivando complessivamente a un valore di 400 milioni di euro, con peso sul totale display superiore al 25% e sul totale internet advertising superiore al 15%.
  5. La vendita di servizi online cresce, ma è ancora limitata
    Il mercato complessivo delle vendite di contenuti media (pay tv, stampa e internet media) nel 2016 vale poco più di 8 miliardi di euro, in leggera crescita (+2%) rispetto al 2015. La componente derivante da internet si assesta a circa 160 milioni di euro (+42% rispetto al 2015). La market share dell’online rispetto alla vendita complessiva di contenuti media rimane quindi marginale, pari a circa il 2% dell’intero mercato. Oltre metà (55%) della componente internet fa riferimento alla spesa dei consumatori per i contenuti video online (in Svod, abbonamenti di contenuti Video On Demand) in crescita del 69%; il resto è suddiviso quasi equamente tra i ricavi legati alle news (il 23% del mercato), in crescita del 3%, e i ricavi per gli abbonamenti a servizi musicali (22%), in crescita del 40%.
Via Mark Up
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