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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 01/02/2016 @ 07:51:35, in Social Networks, linkato 1413 volte)
La Top 10 delle campagne hashtag di dicembre stilata dall’Osservatorio Blogmeter di Top Twitter Campaigns vede entrare in classifica diverse campagne legate al Natale, oltre a quelle dedicate ad alcuni temi sociali, del mondo del calcio e del Food. Fa storia a sé invece la campagna legata all’attesissima uscita del settimo episodio di Star Wars. La prima posizione nel rating appartiene alla campagna natalizia #VorreiFarFelice di Coca Cola Italia, che ha ruotato attorno al tema della condivisione. Su Twitter, il noto brand di beverage ha invitato gli utenti a twittare l’hashtag ufficiale e il nome dell’account, permettendo, mediante un servizio di autoreply, di fare degli auguri personalizzati. Il successo è stato travolgente: oltre  37.900 tweet per un totale di 10.600 autori unici e 22,5 milioni di unique impression. Il profilo Twitter di Coca Cola è risultato anche il più retwittato del mese, mentre il tweet più di successo è stato quello attraverso cui il fan club friulano dell’attrice Lodovica Comello le ha augurato Buon Natale. Sempre in tema di Natale, troviamo altre due campagne: in nona posizione #PassionForLife, l’iniziativa di Renault – protagonista la Reanult Twingo – che invitava gli utenti a condividere ciò che provavano sotto le feste natalizie (1.300 tweet). #MissioneEntusiamo di Nutella, si è invece posizionata al decimo posto con 1.300 messaggi e 1000 autori unici. Lanciata il 2 dicembre, era legata alla promozione della Christmas Limited Edition, i nuovi vasetti da un chilogrammo che avevano come protagonista il personaggio dei fumetti Snoopy.

Il Real-time Marketing di Star Wars

La tendenza dei brand di sfruttare il successo e la viralità di un fenomeno per realizzare attività di real-time marketing sta diventando sempre più diffusa soprattutto su Twitter. Anche a dicembre conquista una rilevante posizione in classifica una campagna legata a un fenomeno esploso su Twitter: l’attesa per l’uscita del settimo episodio di Star Wars. Diversi brand hanno colto la palla al balzo, adottando l’hashtag ufficiale del lancio del film @StarWarsIT #IlRisveglioDellaForza, trending topic per diversi giorni. In particolare FCA ha avviato una partnership con Lucasfilm e Disney e il 16 dicembre, giorno dell’uscita del film nelle sale italiane, ha sponsorizzato l’hashtag che, in quella singola giornata, ha collezionato 15.500 tweet per un totale di 8.400 autori unici arrivando al secondo posto in classifica.

Il grande seguito delle campagne sociali

I social network continuano ad essere un ottimo canale per amplificare il passaparola relativo alle campagne sociali. A dicembre ben quattro campagne che avevano un obiettivo di sensibilizzazione sociale e umanitario sono entrate nella Top 10. A partire dal terzo posto ottenuto da #NonMiArrendo, l’iniziativa promossa da Telethon, in concomitanza dell’annuale maratona televisiva che si è tenuta dal 13 al 20 dicembre, con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore della ricerca sulle malattie genetiche. La campagna ha raggiunto quasi 9000 tweet, la maggior parte dei quali collezionati il 18 dicembre, giorno in cui è andato in onda sulle reti Rai il Telethon Show 2015. E anche un’enorme visibilità (16,7 milioni di unique impression) grazie al sostegno di numerosi personaggi pubblici come Radja Nainggolan, Caterina Balivo, Giusy Versace e Luciana Littizzeto. Quinto posto, invece, per la campagna #IoCiMettoLaFaccia lanciata dai Patronati d’Italia attraverso l’account TiTuteliamo per protestare contro i nuovi tagli ai servizi dei patronati previsti dal Governo (2.300 messaggi). E sesto posto per #CorriConMe di Amnesty International (2000 tweet), l’iniziativa che ha promosso la maratona mondiale di raccolta firme a favore dei diritti umani.  Continua infine a riscuotere grandi consensi la campagna di  LAV Onlus e Animal Equality, #CoraggioConiglio, già in classifica a novembre, che in questa edizione riceve oltre 1.700 citazioni piazzandosi al settimo posto.

In classifica anche contest e campagne sportive

Bene anche la campagna che trattava del contest di Parmigiano Reggiano #MeglioIlMeglio che ha messo in palio un kit di tre pezzi di stagionatura diversa ai migliori post e tweet che descrivevano l’idea di “Meglio il meglio”. L’iniziativa si è posizionata al quarto posto totalizzando più di 4.900 tweet condivisi da un numero piuttosto esiguo di autori unici. All’ottavo posto infine #BeTheDifference, l’hashtag ufficiale della campagna con cui Adidas annunciava a maggio la “Football Revolution”. A dicembre la campagna è tornata in auge – totalizzando quasi 1.700 messaggi – grazie ai numerosi tweet dedicati alle due squadre di calcio di cui è sponsor tecnico, AC Milan e Juventus FC, che hanno portato grande visibilità in termini di impressions (circa 9,7 milioni).

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L’Italia è il Paese con il più alto tasso su scala globale di acquirenti online che scelgono di comprare prodotti oltreconfine (79% vs dato medio a livello globale pari a 57%, media Europa 65%). In Europa il nostro Paese si posiziona davanti a Germania (73%), Spagna (63%), Francia (59%), UK (52%).  E’ quanto emerge dalla Global Survey “Connected Commerce” di Nielsen realizzata su un campione di 13.000 individui in 24 Paesi, con l’obiettivo di studiare motivi e modalità di approccio all’e-commerce nel mondo.

COSA SI FA ONLINE?

A prescindere dalla categoria merceologica che intendono acquistare gli italiani svolgono diverse attività online a: il 47% ricerca informazioni relative al prodotto, il 41% controlla e confronta i prezzi, il 33% intende individuare sconti, promozioni e coupon. Sul versante dell’advertising online si registra che il 6% degli italiani dice di aver cliccato su una pubblicità online, il 5% afferma di averne aperta una ricevuta via email, il 4% di avere lasciato like, commenti o tweet sulla pagina di un prodotto o store.

“Oggi ci troviamo di fronte a un consumatore che si sposta dal canale fisico a quello virtuale con estrema facilità – commenta   l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia - E’ la tradizionale nozione di shopping experience che deve essere ridefinita. Le grandi catene della distribuzione devono passare da una visione di marketing lineare a un modello che genera valore in un contesto media e di canale sempre più frammentato. In altri termini non è più possibile affidarsi solo a messaggi di vendita accattivante, occorre fornire all’acquirente strumenti che possano facilitargli il processo d’acquisto, in termini di canale, metodi di pagamento, possibilità di raffronto dei prezzi sul mercato e disponibilità di applicazioni mobile”.

METODI DI PAGAMENTO

Dal momento che il contesto competitivo è in fase di trasformazione, questo si ripercuote anche sulle modalità di pagamento. A livello globale, il 53% degli intervistati ha dichiarato di usare la carta di credito ma, nello stesso tempo, ben il 43% ha usato sistemi digitali come PayPal, il 39% le carte prepagate o il bancomat, il 38% il bonifico, il 36% il contrassegno.
Per quanto riguarda l’Italia, oltre a PayPal – prima modalità con il 55% – i principali strumenti di pagamento sono: carta prepagata (51%), dato controcorrente rispetto a quello degli altri Paesi europei, come Francia al 5%, Gran Bretagna all’8%, e Spagna al 13%, carta di credito (42%), gift card rilasciata dal singolo negozio (27%) e contrassegno (25%).

MOTIVAZIONI ALLA BASE DELLO SHOPPING ONLINE

A spingere verso l’acquisto online è ancora la ricerca dell’affare migliore (42%), seguito dal trovare prodotti non disponibili negli store (39%), ricercare prodotti online prima dell’acquisto in negozio (39%), visitare il maggior numero possibile di siti per intercettare l’offerta al prezzo più basso (39%), guadagnare tempo (38%), cercare opinioni online per prendere decisioni (36%), accedere a punti vendita non localizzati nella zona di residenza (34%), non portare borse pesanti (30%).
Queste, invece, le motivazioni rilevate a livello globale: accorciare i tempi della spesa (53%), sondare le opinioni in Rete per prendere decisioni (50%), reperire ciò che non è disponibile negli store (49%), la migliore offerta (49%), accedere a store non presenti sul territorio (47%), intercettare online il prezzo più basso (47%), trovare maggiore assortimento (41%).

LE BARRIERE

Permangono però dubbi e resistenze verso lo shopping online in Italia: volere esaminare i prodotti di persona (56%), essere preoccupati perché la spedizione dei prodotti può avvenire quando non si è in casa (45%), perché i prodotti non siano rispondenti a quelli ordinati online (40%), per la freschezza del prodotto in base alla data di scadenza (39%), per la qualità del prodotto (38%). Il 44% dei consumatori italiani non acquista prodotti alimentari online se questo implica un pagamento per la spedizione.
In particolare, per quanto riguarda la moda il 30% dei nostri connazionali afferma di acquistare in store a causa dell’eccessiva lunghezza dei tempi di spedizione e per le spese online, mentre il 64% dichiara di acquistare online un cellulare solo se il prezzo è inferiore rispetto a quello praticato nello store.

Via Tech Economy
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Di Admin (del 26/01/2016 @ 07:27:33, in Social Networks, linkato 1719 volte)

L’Osservatorio di Blogmeter, che ha stilato la Top 10 delle campagne hashtag di dicembre più citate su Twitter, incorona il brand di beverage che raccoglie quasi 38.000 tweet con una campagna sul Natale

La Top 10 delle campagne hashtag di dicembre stilata dall’Osservatorio Blogmeter di Top Twitter Campaigns vede entrare in classifica diverse campagne legate al Natale, oltre a quelle dedicate ad alcuni temi sociali, del mondo del calcio e del Food. Fa storia a sé invece la campagna legata all’attesissima uscita del settimo episodio di Star Wars. La prima posizione nel rating appartiene alla campagna natalizia #VorreiFarFelice di Coca Cola Italia, che ha ruotato attorno al tema della condivisione. Su Twitter, il noto brand di beverage ha invitato gli utenti a twittare l’hashtag ufficiale e il nome dell’account, permettendo, mediante un servizio di autoreply, di fare degli auguri personalizzati. Il successo è stato travolgente: oltre  37.900 tweet per un totale di 10.600 autori unici e 22,5 milioni di unique impression. Il profilo Twitter di Coca Cola è risultato anche il più retwittato del mese, mentre il tweet più di successo è stato quello attraverso cui il fan club friulano dell’attrice Lodovica Comello le ha augurato Buon Natale. Sempre in tema di Natale, troviamo altre due campagne: in nona posizione #PassionForLife, l’iniziativa di Renault – protagonista la Reanult Twingo – che invitava gli utenti a condividere ciò che provavano sotto le feste natalizie (1.300 tweet). #MissioneEntusiamo di Nutella, si è invece posizionata al decimo posto con 1.300 messaggi e 1000 autori unici. Lanciata il 2 dicembre, era legata alla promozione della Christmas Limited Edition, i nuovi vasetti da un chilogrammo che avevano come protagonista il personaggio dei fumetti Snoopy.

Il Real-time Marketing di Star Wars

La tendenza dei brand di sfruttare il successo e la viralità di un fenomeno per realizzare attività di real-time marketing sta diventando sempre più diffusa soprattutto su Twitter. Anche a dicembre conquista una rilevante posizione in classifica una campagna legata a un fenomeno esploso su Twitter: l’attesa per l’uscita del settimo episodio di Star Wars. Diversi brand hanno colto la palla al balzo, adottando l’hashtag ufficiale del lancio del film @StarWarsIT #IlRisveglioDellaForza, trending topic per diversi giorni. In particolare FCA ha avviato una partnership con Lucasfilm e Disney e il 16 dicembre, giorno dell’uscita del film nelle sale italiane, ha sponsorizzato l’hashtag che, in quella singola giornata, ha collezionato 15.500 tweet per un totale di 8.400 autori unici arrivando al secondo posto in classifica.

Il grande seguito delle campagne sociali

I social network continuano ad essere un ottimo canale per amplificare il passaparola relativo alle campagne sociali. A dicembre ben quattro campagne che avevano un obiettivo di sensibilizzazione sociale e umanitario sono entrate nella Top 10. A partire dal terzo posto ottenuto da #NonMiArrendo, l’iniziativa promossa da Telethon, in concomitanza dell’annuale maratona televisiva che si è tenuta dal 13 al 20 dicembre, con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore della ricerca sulle malattie genetiche. La campagna ha raggiunto quasi 9000 tweet, la maggior parte dei quali collezionati il 18 dicembre, giorno in cui è andato in onda sulle reti Rai il Telethon Show 2015. E anche un’enorme visibilità (16,7 milioni di unique impression) grazie al sostegno di numerosi personaggi pubblici come Radja Nainggolan, Caterina Balivo, Giusy Versace e Luciana Littizzeto. Quinto posto, invece, per la campagna #IoCiMettoLaFaccia lanciata dai Patronati d’Italia attraverso l’account TiTuteliamo per protestare contro i nuovi tagli ai servizi dei patronati previsti dal Governo (2.300 messaggi). E sesto posto per #CorriConMe di Amnesty International (2000 tweet), l’iniziativa che ha promosso la maratona mondiale di raccolta firme a favore dei diritti umani.  Continua infine a riscuotere grandi consensi la campagna di  LAV Onlus e Animal Equality, #CoraggioConiglio, già in classifica a novembre, che in questa edizione riceve oltre 1.700 citazioni piazzandosi al settimo posto.

In classifica anche contest e campagne sportive

Bene anche la campagna che trattava del contest di Parmigiano Reggiano #MeglioIlMeglio che ha messo in palio un kit di tre pezzi di stagionatura diversa ai migliori post e tweet che descrivevano l’idea di “Meglio il meglio”. L’iniziativa si è posizionata al quarto posto totalizzandopiù di 4.900 tweet condivisi da un numero piuttosto esiguo di autori unici. All’ottavo posto infine #BeTheDifference, l’hashtag ufficiale della campagna con cui Adidas annunciava a maggio la “Football Revolution”. A dicembre la campagna è tornata in auge – totalizzando quasi 1.700 messaggi – grazie ai numerosi tweet dedicati alle due squadre di calcio di cui è sponsor tecnico, AC Milan e Juventus FC, che hanno portato grande visibilità in termini diimpressions (circa 9,7 milioni).

 

Via Spot and Web

 

 

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Quali saranno i trend della Digital Transformation nel business nel prossimo futuro? A rispondere a questa domanda ci hanno pensato diversi istituti di ricerca, tra cui ForresterGartner e IDC. Secondo Forrester, solo il 27% delle aziende di oggi ha una strategia digitale coerente, in grado di definire in dettaglio come l’azienda crea valore per i propri clienti attraverso il business digitale. Gartner afferma, tuttavia, che 125.000 grandi organizzazioni stanno lanciando iniziative di Digital Transformation e gli amministratori delegati si aspettano che le entrate dal digitale aumentino di oltre l’80% entro il 2020. IDC, invece, si aspetta che la percentuale di imprese che si concentreranno su progetti di trasformazione digitale in tutto il mondo raddoppierà entro il 2020 (dal 22% di oggi a quasi il 50%).

Le previsioni non si fermano qui e addirittura comincia a nascere un nuovo lessico: IDC parla dell’“economia della trasformazione digitale”, Gartner inventa il termine “business algoritmico” e Forrester di “Economia programmabile”. Tutti modi di dire che richiamano all’importanza della trasformazione digitale nel business e nelle aziende. Ma cosa significano? Per comprenderlo, Forbes ha messo insieme una serie di trend che vedremo realizzarsi nel corso del nuovo anno (ma anche successivamente), estrapolando i contenuti proprio dalle ricerche dei vari istituti. Ecco cosa è emerso:

1.     La Digital Transformation diventerà il driver strategico fondamentale per la maggior parte degli amministratori delegati: nel corso di quest’anno i CEO faranno uno sforzo notevole per integrare le diverse iniziative digitali in tutta l’azienda, creando una visione chiara, di lungo periodo, al fine di dimostrare (dati alla mano) come le esperienze digitali riusciranno a generare entrate; inoltre le industrie B2B inizieranno a colmare il divario digitale che c’è rispetto alle aziende B2C, nettamente superiori (ad oggi) nell’implementare strategie vincenti di digital transformation.

2.     I Big Data saranno la colonna portante della Digital Transformation: l’analisi dei dati farà risparmiare circa 60 miliardi di dollari all’anno entro il 2020; questo sarà possibile perché (mentre altre aziende ignoreranno i big data) alcune imprese utilizzeranno i dati per fornire servizi personalizzati ai propri clienti, ma riusciranno anche a implementare strumenti e competenze in grado di ricavare valore dal flusso continuo di informazioni. In sintesi, il successo della digital transformation sarà basato sull’analisi dei flussi di dati (dentro e fuori l’azienda) in grado di essere monetizzabili.

3.     Le iniziative digitali saranno legate ad una visione precisa e le aziende saranno riorganizzate in base ad essa: nel 2016 i decision maker delle aziende realizzeranno progetti digitali in grado di influire su tutta l’organizzazione, perseguendo pochi scopi ma efficaci; in dettaglio, dal punto di vista organizzativo potremo assistere alla nascita di figure professionali il cui scopo sarà unicamente quello di verificare l’attuazione della digital transformation.

4.     L’Internet of Things sarà un forte driver per la trasformazione digitale in tutti i mercati: entro il 2018 ci saranno almeno 22 miliardi di dispositivi funzionanti all’interno dell’ecosistema dell’Internet delle cose, portando ad uno sviluppo di oltre 200.000 nuovi servizi; le soluzioni dell’internet of things hanno il potenziale di essere concretamente applicabili in ogni tipo di attività economica e di cambiare in modo sostanziale le modalità con cui le persone e i consumatori si relazionano con le imprese e le loro catene del valore.

5.     La Digital Transformation richiederà nuove competenze e uno spostamento di investimenti verso il settore IT: entro il 2018 il 35% delle risorse IT sarà investito in progetti volti a creare nuovi flussi di entrate dal digitale ed entro il 2020 quasi il 50% del budget IT sarà legato esplicitamente a iniziative di digital transformation. Riuscire ad intercettare giovani talenti e la capacità di assumere le persone giuste al momento giusto diventerà una grande differenziazione competitiva. Inoltre le nuove competenze digitali, come la creazione di app per il mobile e il design thinking, diventeranno il “new normal” per lo sviluppo dei software.

6.     L’Intelligenza artificiale (IA) sarà un nuovo driver: entro il 2018 almeno il 20% di tutti i lavoratori utilizzerà le tecnologie di assistenza automatizzata per prendere decisioni e ottimizzare il lavoro; sempre Forbes sostiene che entro il 2020, software autonomi, che non rispondono direttamente al controllo umano, parteciperanno al 5 % di tutte le transazioni economiche. L’interesse per l’intelligenza artificiale è stato manifestato concretamente anche da Mark Zuckerberg ad inizio anno, quando ha dichiarato di voler sviluppare una propria IA personale per aiutarlo nella gestione del lavoro.

In sostanza la Digital Transformation avrà molto a che fare con aspetti fondamentali che riguardano da una parte i cambiamenti organizzativi delle aziende e delle società, dall’altro la dimensione tecnologica e analitica: l’importanza delle competenze così come degli investimenti è un fattore cruciale che sarà affrontato durante il corso dell’anno da diverse realtà; inoltre la diffusione sempre più elevata dell’Internet of Things, della Big Data Analysis e, gradualmente, delle intelligenze artificiali toccherà da vicino i mercati, fino ad obbligare le aziende a ristrutturarsi e ri-organizzarsi. Questo però non vuol dire solo spese e cambiamenti, ma anche nuove opportunità di risparmio e di guadagno grazie a servizi personalizzati e analisi sempre più potenti.

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 30/12/2015 @ 07:15:34, in Mobile, linkato 1829 volte)

I problemi finanziari del nostro paese sono sempre stati un ostacolo difficile da scavalcare per investire sulle infrastrutture pubbliche, comprese quelle per aggiornare le reti dei sistemi di comunicazione e purtroppo c’è ancora tanto da lavorare: per fortuna però, la maggior parte dei consumatori non utilizzano più l’insoddisfacente connessione a rete fissa, ma si basano soprattutto sulle connessioni veloci dei dispositivi mobili.

È quanto emerge da una ricerca di Ofcom, l’“International Communications Market Report 2015” e riportata da eMarketer, che quale fotografia il mercato della comunicazione mondiale prendendo in esame nove paesi: oltre l’Italia, l’Australia, il Giappone, la Svezia, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito.

Nella zona europea, l’Italia offre il caso più evidente, spiega e-marketer, di come i dispositivi mobili stanno “facendo tramontore le connessioni più tradizionali” e questo è dovuto alla progressiva perdita di importanza delle infrastrutture fisse per l’accesso ad Internet, ma non è tutto. Nel mese di ottobre 2015, solo il 68% degli utenti web in Italia ha fatto uso settimanale della connessione fissa a banda larga per andare online, contro il 79% nel Regno Unito e l’84% in Francia. Allo stesso modo, in Italia solo 6 utenti su 10 hanno fatto telefonate settimanalmente con un telefono di rete fissa in casa, rispetto al 70% in Spagna e 78% in Germania.

Nel complesso, sempre secondo la ricerca di Ofcom, l’89% degli utenti web in Italia ha utilizzato uno smartphone o un device mobile per accedere a Internet ogni settimana durante il mese di ottobre; solo la Spagna ha registrato una maggiore incidenza sull’uso del mobile in quel mese, fissando la propria percentuale di accesso al 91%.

E ancora, l’Italia è stata è stata l’unica nazione europea in cui più della metà (51%) degli adulti online ha utilizzato uno smartphone almeno una volta a settimana per accedere al web; la Spagna ha quasi eguagliato il risultato con il 49%. Quello che impressiona di più è il divario con gli altri paesi: in Francia, Germania, Svezia e Regno Unito, la quota di coloro che accedono online con un lo smartphone almeno una volta a settimana non supera più del 33%.

Una delle cause di questi risultati potrebbe essere la penetrazione degli smartphone in Italia: secondo Cisco, gli smartphone rappresenteranno il 68% di tutta la fonte di traffico dei dati in Italia entro il 2019, mentre la quota di traffico che passa attraverso laptop e desktop si ridurrà del 5%.

Via Tech Economy

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Di Gianluigi Zarantonello (del 22/12/2015 @ 12:00:00, in Digitale, linkato 2117 volte)

Vi ricordate la landscape sulla marketing technology, con quasi 2.000 vendor di soluzioni? Beh, anche il settore human resource (HR) software dice oggi la sua con 547 soluzioni divise in 17 categorie, che potete trovate sul sito capterra.con e qui di seguito.

 547 human resource (HR) software products

Clicca sull’immagine per ingrandire 547 human resource (HR) software products

 

Il primo commento è che la tecnologia che abilita e supporta il talento diventa qualcosa di sempre più trasversale fra i settori e le professioni interne alle aziende.

In secondo luogo, d’accordo con Scott Brinker, mi piace sottolineare che l’esplosiva crescita dalla tecnologia di marketing non è così insolita come può sembrare all’occhio profano ma anzi è parte di un trend più vasto di digital disruption.

Molto sta facendo in tal senso l’avvento del cloud e una delle implicazioni più immediate che vedo anche io nel mio quotidiano è il ricorso crescente e sempre più sentito all’utilizzo dei dati, dalla web analytics fino a spingersi al big data. Questo non vuol dire affidare tutto ai dati ma piuttosto farsi aiutare dalle informazioni sempre più ricche che oggi sono disponibili per lavorare meglio e misurare le performance.

I trend poi sono tanti, dalla crescita del mobile al quella del social passando per la frontiera dell’Internet of Things, mentre nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha già avviato dei progetti organici di Smart Working.

Quello che conta tuttavia non può essere il software ma solo una vera cultura della collaborazione, un approccio sano alla trasformazione digitale e una solida governance.

Che cosa ne pensate?

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

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Istat ha rilasciato il Rapporto Cittadini, imprese e ICT che ha fotografato usi e limiti nell’adozione della rete e dell’ICT in Italia da parte di cittadini e imprese. Quello che emerge, similmente a quanto già evidenziato dal Rapporto Censis, è un quadro in chiaroscuro. Se da una parte cresce la disponibilità di banda larga per le famiglie dall’altra, rispetto all’Europa, l’Italia è tra gli ultimi sei paesi nella graduatoria sulla diffusione della banda larga. Non bene neppure il fronte delle competenze: solo il 29,5% degli utenti di Internet ha competenze digitali elevate, la maggioranza degli utenti ha invece competenze di base (36,6%) o basse (31,4%). Inoltre vi è una nicchia di internauti che non hanno alcuna competenza digitale (2,5%, pari a 741mila).

E, ancora, se da una parte crescono le imprese che vendono via web (7,9% contro 6,3% del 2014) , è pur vero che soltanto il 12,8% delle imprese permette di effettuare online ordinazioni o prenotazioni dei propri prodotti (11,5 nel 2014) e solo il 10% ha venduto online i propri prodotti nel corso dell’anno precedente. Insomma, c’è ancora molta strada da fare.

CITTADINI

Sul fronte della banda larga tra il 2010 e il 2015 è aumentata  la quota di famiglie che dispone di un accesso a Internet da casa, da 52,4 % a 66,2%. Tale trend di crescita si registra anche nell’ultimo anno (+ 2,2 punti percentuali ). E sono aumentate – da 41,0% a 64,4% – anche le famiglie con una connessione a banda larga. Il contributo più rilevante arriva dalle tecnologie mobili: crescono le quote di famiglie con solo banda larga mobile – da 6,6% a 18,6% – o che dispongono di entrambe le modalità di accesso – da 1,4% a 11,5%.
La notizia,come detto, di per sè fa ben sperare ma va ricordato che i dati, se paragonati all’Europa e alle richieste Ue in termini di diffusione e prestazioni della rete per il 2020, pongono l’Italia tra gli ultimi 6 paesi nella graduatoria per diffusione della banda larga5 con un valore pari al 74%.
Non bene neppure il fronte delle competenze digitali: la maggior parte delle famiglie che non hanno accesso ad Internet da casa indica la mancanza di competenze come principale motivo del non utilizzo della Rete (56,3%) e quasi un quarto (24,5%) non considera Internet uno strumento utile e interessante. Seguono motivazioni di ordine economico legate all’alto costo di collegamenti o strumenti necessari (14,4%) mentre l’8,2% non naviga in Rete da casa perché accede ad Internet da un altro luogo. Residuale è invece la quota di famiglie che indicano tra le motivazioni l’insicurezza rispetto alla tutela della propria privacy (2,3%) e la mancanza di disponibilità di una connessione a banda larga (1,7%).

Cosa si fa in rete

Il 71% delle persone che hanno navigato in Internet negli ultimi 3 mesi lo ha fatto per scopi culturali: il 52,5% ha navigato per leggere giornali, informazioni, riviste online e il 32,7% ha guardato video in streaming. Un italiano su quattro si è connesso ad Internet per guardare film in streaming (25,1%), ascoltare la radio (23,0%), guardare programmi televisivi (22,5%). I maggiori fruitori sono i 15-24enni, con l’eccezione della lettura di giornali, informazioni o riviste per la quale si verifica il contrario.
Quasi un terzo degli utenti (32,1%) pubblica sul web contenuti di propria creazione (come testi, fotografie, musica, video, software, ecc.) ma la quota sfiora il 50% fra i giovani di 18-24 anni. Il web si rivela anche un importante strumento per l’interazione sociale. Più della metà degli internauti (56,1%) lo ha usato per creare un profilo utente, inviare messaggi o altro su Facebook o Twitter; oltre l’80% dei 15-24enni utilizza un social network e, fra questi, sette su 10 vi partecipano quotidianamente (contro il 56,6% della media). Nel 2015, circa un terzo degli utenti di 15 anni e più (29,2%, circa 8 milioni 844mila di internauti, in aumento rispetto al 2014 quando raggiungeva il 26,7%) ha fatto ricorso ai servizi cloud per salvare documenti, immagini o altri file. Tali servizi sono utilizzati soprattutto dai giovani, in particolare tra i 20-24 anni (40,3%).

IMPRESE

Nel 2015, il 94,4% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza connessioni in banda larga fissa o mobile (91,8% connesse in banda fissa, 63,3% in banda mobile). Considerando le imprese per tipologia di connessione utilizzata, oltre sei su 10 (60,7%) ricorrono sia a connessioni fisse che mobili: tale quota varia dal 93,4% delle imprese con almeno 250 addetti al 57,9% di quelle con 10-49 addetti. Tra queste ultime, quattro imprese su 10 non utilizzano ancora connessioni mobili per l’attività lavorativa. Il 5,6% delle mprese dichiara di non utilizzare connessioni in banda larga. Si conferma la crescita della connessione mobile in banda larga, da 60,0% del 2014 a 63,3%.

Nel complesso comunque l’adozione dell’ICT resta basso tra le imprese.  L’87,6% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca ad un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di adozione dell’ICT, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate (la media europea è del 78%); il restante 12,4%si posiziona su livelli ‘alti’ o ‘molto alti’ di digitalizzazione. Secondo i ricercatori: “questo quadro è in parte riconducibile a fattori strutturali; la bassa dimensione media delle imprese può incentivare il ricorso a servizi ICT esterni all’impresa, che non vengono colti dagli indicatori descritti ma producono effetti positivi sulla competitività delle imprese.”

Per quanto riguarda la presenza online il 70,7% delle imprese con almeno 10 addetti dispone di un sito web (69% nel 2014); una impresa su quattro ha sul sito un link al proprio profilo social mentre il 37,3% utilizza un social media (32% nel 2014), soprattutto per finalità di marketing (29,6%). Ma se è vero che sette piccole imprese su dieci hanno un sito web e tre utilizzano un social media. Emergono forti differenze per classe dimensionale. In particolare il divario è consistente proprio nell’adozione di strumenti che rispondono meglio a esigenze di maggiore complessità aziendale quali l’utilizzo di software per la condivisione interna delle informazioni (Enterprise resource planning , 32,2% per le piccole contro 78,6% per le grandi), l’adozione di sistemi elettronici per lo scambio di informazioni con clienti e fornitori sulla gestione della catena distributiva (Supply Chain Management, 11,3% contro 36,5%) e di applicazioni informatiche per la gestione e l’analisi dei dati raccolti sulla clientela (Customer Relationship Management, 28,6% contro 52,4%). Il divario relativo più grande tra piccole e grandi imprese si registra per la velocità di download pari ad almeno 30 Mbit/s (11,2% contro 39,6%).

E-COMMERCE

Il 70,7% delle imprese ha quindi un proprio sito web, ma poco più di un terzo lo usa per offrire servizi più avanzati come quelli legati alla tracciabilità delle ordinazioni online o alla personalizzazione di contenuti e prodotti. Solo il 12,8% delle imprese permette ai visitatori del sito di effettuare online ordinazioni o prenotazioni dei propri prodotti (11,5 nel 2014); tale percentuale sale fino a coinvolgere una impresa su quattro fra quelle di maggiore dimensione. Nel corso del 2014 solo il 10% di imprese con almeno 10 addetti ha venduto online i propri prodotti nel corso dell’anno precedente (8,2% nel 2014); la quota sale al 29,6% nel caso di imprese con almeno 250 addetti, mentre scende al 6,7% considerando solo quelle imprese che hanno effettuato vendite online per un valore almeno pari all’1% del proprio fatturato totale.

Tuttavia nel complesso crescono le imprese che vendono via web (7,9% contro 6,3% del 2014) e tale canale di vendita continua a essere preferito rispetto ad altri canali online. Predominano quelle che hanno come compratori i consumatori privati (78,9%) rispetto ad imprese e amministrazioni pubbliche (58,7%). Il fatturato online cresce e si attesta al 9,2% del fatturato totale (7,1% nell’anno precedente): la quota è al 2,6% per le imprese con 10-49 addetti, al 10,7% per quelle con almeno 250 addetti ed è massima per quelle con 100-249 addetti che registrano un fatturato online del 18%. Continua a crescere la presenza sul mercato online delle imprese attive nell’editoria (da 67,0 dell’anno precedente a 82,6%) e nei servizi di alloggio (da 61,0 a 62,6%).

Via Tech Economy

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Di Altri Autori (del 21/12/2015 @ 07:29:55, in Social Networks, linkato 1861 volte)

Siamo a fine anno, è tempo di bilanci, e anche Facebook ha fatto il suo: con il rapporto Year 2015 in a Review, il social network piu' popolare del mondo va a riassumere quelli che sono stati gli argomenti più popolari e più discussi sulla piattaforma durante il 2015, sia a livello italiano che nel mondo. Allo stesso tempo, Facebook ha attivato la pagina MY Year in Review personalizzata per utente, vale a dire la pagina a cui ogni utente registrato al social network puo' accedere per ricordare i bei momenti passati nel corso del 2015 che va chiudersi.

La pagina MY Year in Review 2015 (www.facebook.com/yearinreview) raccoglie molte delle foto che avete postato su Facebook in tutto il 2015, e vi offre un tour visivo del vostro anno trascorso sul social network. Piu' attivi siete stati su Facebook quest'anno, piu' contenuti vengono visualizzati, in alternativa la pagina è vuota. Per evitare di mostrare brutti momenti come avvenuto in situazioni simili nei mesi precedenti, come lo strumento 'Accadde oggi', Facebook ha detto di aver migliorato l'algoritmo che automaticamente va a creare la pagina personalizzata per ciascun utente, ottimizzato per eliminare le foto e i post associati ad eventi dolorosi, come la morte di qualcuno. Se non vi piace cio' che Facebook vi mostra in automatico, potete modificare le foto per aggiungerne di particolari o rimuovere quelli che non volete rivedere. È possibile selezionare un massimo di 10 foto.

IL 2015 SU FACEBOOK. Messe tutte insieme, le Top 10 di Facebook raccontano di cosa si è parlato di più nel 2015 su Facebook - dalla politica agli eventi sportivi, dalla musica ai luoghi nel mondo fino ad arrivare ad alcune delle sfide più difficili ed attuali che il mondo sta affrontando.

Expo 2015 è al primo posto tra gli argomenti di cui si è parlato di più in Italia nel 2015, seguito dalle Elezioni Regionali 2015 e la Juventus in finale di Champions League 2014/2015. A livello mondiale, si è parlato molto di Election Day USA 2014, seguito dagli attentati a Parigi del 13 novembre di quest'anno, la Guerra civile in Siria e la crisi dei rifugiati, I terremoti in Nepal e la crisi economica in Grecia.

Expo 2015 risulta anche al primo posto nella classifica dei primi 10 luoghi del 2015 piu' discussi.

Barack Obama risulta anche quest'anno il politico di cui si è parlato di più nel 2015, seguito da Donald Trump. Matteo Renzi è invece stato il leader politico di cui si è parlato di più in Italia.

Ed Sheeran è l’artista più popolare su Facebook nel 2015, seguito da Taylor Swift, Kanye West, Nicky Jam, e Wiz Khalifa.

Game of Thrones ha dominato la classifica delle serie TV piu' discusse nel mondo, seguita da The Walking Dead. Il film più seguito e discusso è Star Wars: Il Risveglio della Forza seguito da Furious 7 e da Jurassic World.

Floyd Mayweather, Jr. e Manny Pacquiao sono stati gli atleti di cui si è parlato di più, mentre i videogame piu' discussi sono FIFA 2015, Fallout Shelter & Fallout 4 e Call of Duty: Black Ops 3.


Facebook: il 2015 in breve

Argomenti (Global)

1. Elezioni presidenziali negli Stati Uniti
2. 13 novembre, attacchi a Parigi
3. Guerra civile in Siria e crisi dei rifugiati
4. Terremoti in Nepal
5. Crisi economica in Grecia
6. Matrimonio tra persone dello stesso sesso
7. Lotta contro l’ISIS
8. Attantato a Charlie Hebdo
9. Scontri di Baltimora
10. Sparatoria a Charleston Shooting e
dibattito sulla bandiera Argomenti (Italia)

1. Expo 2015
2. Elezioni Regionali 2015
3. Juventus – Champions League
4. Festival di Sanremo
5. Crisi economica Grecia
6. Matteo Renzi
7. Papa Francesco
8. Vasco Rossi
9. 13 Novembre Attacchi a Parigi
10. Crisi rifugiati
Luoghi (Italia)

1. Expo Milano 2015
2. Colosseo
3. Gardaland
4. Musei Vaticani
5. Stadio San Siro
6. Arena di Verona
7. Basilica di San Pietro
8. Acquario di Genova
9. Duomo di Milano
10. Piazza di Spagna
Nuovi Adesivi (Italia)

1. Biscottino innamorato
2. Minions
3. Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts
4. Bigli & Migli
5. The GaMERCaT
6. Si balla!
7. Dolci cucciolotti
8. Inside Out
9. Boo e Buddy
10. The Dam Keeper
Persone dello Spettacolo (Global)

1. Ed Sheeran
2. Taylor Swift
3. Kanye West
4. Nicky Jam
5. Wiz Khalifa
6. Drake
7. Pitbull
8. Caitlyn Jenner
9. The Weeknd
10. Shakira
TV Show (Global)

1. Game of Thrones
2. The Walking Dead
3. The Daily Show
4. Saturday Night Live
5. WWE Raw
6. The Simpsons
7. 19 Kids and Counting
8. Grey’s Anatomy
9. Last Week Tonight with John Oliver
10. Orange is the New Black
Film (Global)

1. Star Wars: The Force Awakens
2. Furious 7
3. Jurassic World
4. Avengers: Age of Ultron 5. American Sniper
6. Straight Outta Compton
7. Fifty Shades of Grey
8. Mad Max: Fury Road
9. Magic Mike XXL
10. Pitch Perfect 2
Sportivi (Global)

1. Floyd Mayweather, Jr.
2. Manny Pacquiao
3. Ronda Rousey
4. Lionel Messi
5. Cristiano Ronaldo
6. Tom Brady
7. Stephen Curry
8. LeBron James
9. Serena Williams
10. Carlos Tevez
Politici (Global)

1. Barack Obama
2. Donald Trump
3. Dilma Rousseff
4. Hillary Clinton
5. Bernie Sanders
6. Luiz Inácio Lula da Silva
7. Recep Tayyip Erdoðan
8. Muhammadu Buhari
9. Narendra Modi
10. Benjamin Netanyahu
Luoghi (Global)

1. Disney Properties
2. Universal Studios Properties
3. Times Square, New York City
4. Tour Eiffel
5. Cascate del Niagara
6. Siam Paragon
7. Grand Canyon National Park
8. Yosemite National Park
9. Museo del Louvre
10. Central Park
11. Beto Carrero World
12. Warner Bros. Studio Tour London
13. Gardens by the Bay
14. Marina Bay Sands
15. Ibirapuera Park
16. Hollywood Walk of Fame
17. Madison Square Garden
18. Molo di Santa Monica
19. Camp Nou
20. Expo Milano 2015
Nuovi videogame (Global)

1. FIFA 15
2. Fallout Shelter & Fallout 4
3. Call of Duty: Black Ops 3
4. Mortal Kombat X
5. Batman: Arkham Knight
6. The Witcher 3: Wild Hunt
7. Metal Gear Solid V: The Phantom Pain
8. Dying Light
9. Star Wars: Battlefront
10. Halo 5: Guardians
Nuovi Adesivi (Global)

1. Biscuit in Love
2. Minions
3. Bigli Migli
4. Dance Party
5. Hello Brown
6. MiM on the Move
7. Rilakkuma
8. The GaMERCaT
9. The Peanuts Movie
10. Inside Out

Via PianetaCellulare

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Di Admin (del 18/12/2015 @ 07:48:10, in Social Networks, linkato 2080 volte)

La moda e il lusso corrono su Instagram. Lo dicono i numeri del social network, condivisi in esclusiva con Pambianco Magazine, relativi alla classifica dei brand che meglio hanno performato nel 2015. Tra i primi posti della lista globale dei marchi, gli unici account extrasettore sono quelli di Instagram stesso, di squadre sportive (Fc Barcellona, Manchester United, Nba), di media (National Geographic, 9gag, Vogue) e, a sopresa, della Nasa. Per il resto, a farla da padrone sono marchi di abbigliamento e accessori, con un buon alternarsi tra firme del lusso ed etichette del fast fashion. Questo tema verrà approfondito nel prossimo numero di Pambianco Magazine, in uscita ai primi di gennaio.

In cima alla classifica del settore (e al terzo posto globale), con i suoi oltre 28 milioni di seguaci, c’è Nike: il colosso americano dell’outerwear, nel 2015, ha più che raddoppiato i propri fan, guadagnandone quasi 20 milioni soltanto quest’anno. Segue a ruota, con 25 milioni, il marchio di lingerie sempre statunitense Victoria’s Secret che quest’anno ha accresciuto del 71% gli utenti che seguono il suo profilo. Al terzo posto del comparto, e nono a livello complessivo, c’è il fast fashion di H&M che segue i primi due a una distanza non indifferente, con i suoi ‘soli’ 10 milioni e mezzo di fan (+64 per cento). Man mano che si scende di posizione, la classifica testimonia come moda e lusso si sappiano ben muovere nel digitale, e quanto siano in grado di ‘fidelizzare’ i propri fan anche sul web: tutti i marchi della moda nel 2015 hanno fatto registrare una crescita a due cifre, e spesso sopra il 50%, dei propri follower su Instagram. Sotto al podio si trovano i nomi di Chanel, Zara, Adidas, Victoria Beckham, Dior. E proseguendo, la situazione non cambia: gli ‘igers’ di tutto il mondo dimostrano di avere un debole per moda e lusso.

Via PambiancoNews

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Di Altri Autori (del 17/12/2015 @ 07:36:11, in Tecnologie, linkato 1687 volte)

Secondo Gartner nei mercati maturi entro il 2018 una persona su due pagherà con i dispositivi mobile e i wearable. I portafogli elettronici legati a specifici brand tuttavia non avranno fortuna, a vantaggio dei servizi cloud based universali

Secondo Gartner, il 50 percento dei consumatori nei mercati maturi userà smartphone e dispositivi wearable per i pagamenti in mobilità. Questa la previsione per il 2018 che riguarda Giappone, Nord America e altri Paesi dell’Europa Occidentale. Amanda Sabi, analista presso Gartner va oltre: “L’innovazione portata dalle app e i servizi di telefonia mobile stanno rivoluzionando i modelli di business e il modo in cui le persone usano la tecnologia per produttività e piacere”. Torna il tema della centralità del cliente che deve essere ‘conosciuto’ non solo come “record” di un database, altrimenti si rischia di fallire.

Gartner tenta una classificazione dei pagamenti mobile: pagamenti con smartphone e indossabili, portafogli mobile offerti già oggi dai retailer (ma non in Italia), come Starbucks, e infine sistemi di pagamento mobile offerti da banche o dagli istituti di carte di credito tramite servizi specifici.

Gartner – I pagamenti con smartphone e wearable sono trend ineluttabile, ma vinceranno i modelli di servizio cloud-based non legati ai brand dei device
Secondo Gartner i sistemi di pagamento mobile tramite la tecnologia NFC non avranno un futuro brillante nel breve/medio termine per mancanza di partnership realmente globali tra i retailer e le organizzazioni finanziarie, e anche per sfiducia da parte dei clienti. Secondo Annette Jump, research director di Gartner, infatti: “Qualsiasi sistema di pagamento mobile legato a uno specifico device avrà un’adozione limitata, e possibilità di fare bene solo di fronte a una base di market share veramente dominante, invece una soluzione cloud-based avrà migliori chance perché intrinsecamente la base di utilizzatori è più estesa, se non universale, sia per quanto riguarda le possibilità di utilizzo da parte dei clienti, sia per chi vende”. Gartner rileva inoltre che in ogni caso i sistemi di pagamento mobile e l’adozione di portafogli mobile richiedono Paese per Paese un impegno ad investire in accordi e infrastrutture.

Quando si parla inoltre di tecnologie ‘personali’ ecco due trend che le cifre raccontano molto bene.

Nel 2018 il 75 percento del contenuto TV-Style sarà guardato attraverso servizi basati su applicazioni nei mercati maturi, con uno shifting dal modello di pay-tv alle sottoscrizioni di Video On Demand – cioè servizi come Netflix e Hulu Plus – in cui è l’utente a configurarsi completamente il palinsesto. In Italia vediamo bene in atto questa trasformazione anche da parte di Sky, che è già riuscita a predisporre questa modalità per alcuni canali (i film, per esempio). Gartner conferma che è questa la strada giusta, per gli operatori delle Pay-TV per fronteggiare l’invasione delle App.
Entro il 2019, il 20 percento degli utenti nei mercati maturi sottoscriverà esclusivamente piani dati e intenderà servirsene indipendentemente dal device utilizzato e da dove viene utilizzato, pretendendo o aspettandosi un’esperienza di connettività continua anche fuori dal proprio ufficio e dalle mura domestiche, quindi con la connettività offerta dal provider anche in strada. Vi sono però disparità significative nel consumo di banda larga nei mercati emergenti e in quelli maturi. nei mercati emergenti la connettività alle reti cellulari è decisamente tendenza più marcata, rispetto ai mercati maturi.

Via TechWEEKeurope

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