Immagine
 mymarketing.it: e tu cosa ne pensi?... di Admin
 
"
Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
"
 
\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

In questi giorni sto leggendo diversi articoli e report sulla digital transformation e l’evoluzione del CMO verso la sua versione “tecnologica”,  tutti trend molto interessanti e incoraggiati rispetto alla mia professione.
Il cliente d’altra parte vuole muoversi attraverso i diversi i canali e punti di contatto e diviene alla fine esso stesso un media per le aziende, ponendo al marketing nuove sfide strategiche.

Insomma, tutto bene, viste anche le grandi opportunità di occupazione nel settore del digitale?

In teoria sì. Ma le cose sono più complesse.

Conflitti aziendali

Immagine tratta da http://www.pensare-strategico.it/

Prima di tutto è ancora difficile per la gran parte delle aziende valutare le competenze.
Ormai quello del digitale, come ho scritto ormai tante volte, è un ecosistema complesso da cui emergono qua e là come punte dell’iceberg dei temi come i social media, il mobile (ancora visto soprattutto  come app) e pochi altri.

Su tutte queste tematiche si scontrano due atteggiamenti ugualmente pericolosi: da una parte la convinzione che siano strumenti padroneggiabili da chiunque perché li maneggiamo anche per usi privati, dall’altra invece l’affido totale a dei guru più o meno della porta accanto che vengono ascoltati come oracoli ma ai quali manca tutta la parte strategica.
Pochi invece cercano delle risorse adeguate interne, che poi possano interagire con cognizione di causa verso i fornitori e che riescano ad avere quella visione di insieme e quell’equilibrio fra managerialità e tecnicismo che altrove è già molto ricercato.

conflitti aziendali

Immagine tratta da http://www.italiaconvention.it

Un altro aspetto organizzativo forte poi è quello delle sovrapposizioni di ruoli tra IT, marketing e altre aree, visto che questi temi sono estremamente pervasivi e che oggi l’investimento in tecnologia sta diventando sempre meno appannaggio dei dipartimenti informatici che pure però devono essere coinvolti per garantire il giusto equilibrio.

Infine la paura di perdere potere da parte dei ruoli che esistono già è importante e diffusa e per questo molti manager e interi enti aziendali si occupano in modo parziale e spesso rudimentali di pezzi dell’ecosistema digitale, entrando inevitabilmente in collisione fra loro e soprattutto con chi viene incaricato di occuparsene nell’organizzazione.
Oggi dunque, dove anche ci siano dei ruoli di digital marketing o anche di Chief Marketing Technology Officer, è ancora ingente la quantità di energie e tempo spesa in conflitti derivanti da organigrammi mal strutturati e in sovrapposizione.

Si tratta di problematiche comuni anche ad altre nazioni e culture e sono parte di un processo evolutivo, tuttavia io credo che oggi il nostro paese sconti più di altri una cultura manageriale basata sulla difesa del ruolo esistente e sulla paura di turbare gli equilibri complessivi (come in politica) , senza contare l’approccio spesso poco scientifico al marketing e alla comunicazione. Sono troppo drammatico?

Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 

a velocità con cui le persone condividono informazioni, serie e profane, sui social network e sui siti di social media come Facebook, Twitter e YouTube è sconcertante. 137 milioni di aggiornamenti di stato al giorno appaiono su Facebook, 230 milioni di tweets al giorno vengono condivisi su Twitter e 72 ore di video vengono caricati su YouTube ogni minuto, numeri che aumentano ogni giorno. Senza dubbio, i social media sono vivi e vegeti. Le proprietà dei social media hanno chiaramente assicurato che il processo di creazione e condivisione dei contenuti è un’attività irresistibile per tutti. Ma la storia è del tutto diversa quando si tratta del recupero di contenuti. Chi non ha mai provato a cercare un vecchio post su Facebook? Missione impossibile se l’aggiornamento è stato postato più di un mese fa. E  cercare dei tweet più vecchi di una settimana, utilizzando la ricerca su Twitter? Anche qui missione impossibile.

Fortunatamente questa triste situazione sta cambiando, con implicazioni significative per tutti coloro che intendono comunicare, sia che si tratti di persone, per esempio nella gestione della reputazione, che di luoghi, prodotti e/o servizi.

Anche la ricerca sociale disponibile sui servizi di terzi, come Social Mention, non è l’ideale.
Storicamente i siti di social media come Twitter e Facebook hanno concentrato le loro risorse sulla pubblicazione e sul consumo di informazioni in tempo reale. L’aspettativa era che gli utenti scorressero gli aggiornamenti e potenzialmente interagissero con essi mentre questi erano ancora freschi, entro minuti o ore dalla loro pubblicazione. Un supporto per scoprire ciò che è stato postato in passato non faceva parte del DNA di queste aziende, il che non meraviglia più di tanto, visto che la ricerca è complicata e costosa. L’unica area di search dove le aziende di social media hanno dimostrato grande capacità è stata quella della ricerca di persone (la corrispondenza con una rubrica di indirizzo email compresa). Non è una sorpresa: il successo di queste società dipende dal numero degli utenti attivi e dalla dimensione della rete di un individuo all’interno della rete.
Ci sono stati momenti di speranza, come quando Twitter ha acquisito Summize nel 2008. Eppure una ricerca completa integrata con Twitter non è emersa; le ricerche sono state limitate ad un sottoinsieme di tutti i tweet degli ultimi giorni. Nei suoi primi anni Facebook ha permesso agli utenti di cercare soprattutto, se non tutti, gli attributi di persone, tra cui quelli potenzialmente sensibili come la religione, l’appartenenza politica e l’orientamento sessuale. Col passare del tempo sono emerse preoccupazioni sulla privacy, così come la complessità di offrire un sofisticato sistema di ricerca grazie alla crescita stellare della base degli utenti di Facebook. Il social network di Zuckerberg ha ridimensionato le opzioni di ricerca di persone e, da quando Facebook ha introdotto la ricerca per gli aggiornamenti sul Newsfeed, essa è stata limitata agli aggiornamenti degli ultimi 30 giorni.

Neanche i motori di ricerca generalisti sono stati molto utili. Microsoft, nella veste di Bing, ha iniziato a sperimentare mediante la ricerca sui social media nel 2009, il che portò alla nascita di Bing sociale il quale consentiva di effettuare ricerche limitate al sottoinsieme di dati recenti di Twitter e, successivamente, di Facebook. La ricerca Bing Social è stata offerta solo in pochi paesi tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania. Anche nel 2009 Google ha preso la decisione senza precedenti di pagare Twitter per il privilegio di indicizzazione i tweet pubblicati su social del cinguettio, solo per cambiare idea a scadenza di contratto, spegnendo, di conseguenza, la loro ricerca in tempo reale. Nel 2012 Bing ha sostituito Bing Social con una barra laterale sociale, ma ancora una volta con una disponibilità concessa solo a pochissimi paesi.

Per chi volesse cercare gli archivi completi dei siti di social media, le soluzioni di terze parti come Topsy, si sono rivelate quelle più indicate. Topsy ed i suoi concorrenti acquistano dati social media direttamente dai siti di social media o attraverso distributori come DataSift e gnip.

Nel corso della loro maturazione le reti sociali online stanno cominciando però a rivalutare il valore delle immense quantità di contenuti storici e di altra natura che hanno accumulato.
A gennaio Facebook ha annunciato una nuova esperienza di ricerca, chiamata Facebook Graph Search. Graph Search permette agli utenti di cercare informazioni all’interno di Facebook utilizzando un linguaggio naturale per le queries di ricerca, ad esempio ristoranti a Berlino apprezzati dai miei amici berlinesi. I risultati sono classificati utilizzando principalmente le relazioni tra le persone (amico, seguo) e popolarità dell’entità (mi piace). Naturalmente la realtà è un po’ più sfumata, è probabile che non tutti i mi piace valgano allo stesso modo. In confronto, i motori di ricerca tradizionali, come Google e Bing, utilizzano i link verso un elemento di contenuto come segnale primario per determinare la sua popolarità. Il potere del Graph Search risiede nella capacità di eseguire ricerche complesse che emulano il comportamento umano di altri tempi di chiedere un consiglio da un amico di fiducia.

Ma la Facebook Graph Search ha alcune limitazioni. Graph Search conosce solo i dati all’interno di Facebook e solo su persone, luoghi, foto e interessi. La ricerca degli aggiornamenti dei Newsfeed sono in programma, ma non sono ancora inclusi, il che rappresenta un passo indietro rispetto al search precedente. I risultati di ricerca web forniti da Bing dovrebbero apparire per completare le informazioni non disponibili su Facebook (il che attualmente non funziona se l’accesso a Facebook è dall’Italia, personalmente l’ho segnalato come difetto). Facebook stesso dice che per ora Graph Search è un programma beta molto limitato al pubblico che utilizza Facebook in inglese americano.


Finalmente Twitter rinnova la propria ricerca
Anche Twitter sta prestando maggiore attenzione a rendere rilevabili i dati storici. Negli ultimi anni ha riscritto il suo motore di ricerca e migliorato l’interfaccia di ricerca, ma gli utenti potevano cercare solo i tweets della scorsa settimana o giù di lì. A febbraio Twitter ha annunciato che avrebbe cominciato a restituire alcuni tweet più vecchi dalla search sul social. E ha inoltre rilevato che, in ultima analisi, l’obiettivo è quello di far emergere i migliori contenuti per la query degli utenti, il che non è necessariamente la stessa cosa della completezza che alcuni utenti potrebbero aspettarsi. Attualmente Twitter sta offrendo opzioni “Top” e “All” per filtrare i tweet, e ora sto notando tweets dal lontano 2008. Saranno filtrati i tweet oltre a quelli spam e quelli protetti? Questo resta da vedere.
Anche LinkedIn scopre il valore della propria ricerca!
Ancora dubbi sul fatto che le proprietà dei social media si siano rese conto dell’importanza di una robusta funzione di ricerca come una chiave per svelare il valore del loro patrimonio di dati? A marzo LinkedIn è entrato nella mischia, annunciando un sistema di ricerca significativamente migliorato. La gara per la migliore ricerca sociale è iniziata!


Le proprietà Google di social media sono dotate di ricerca di serie
Non dovrebbe sorprendere troppo che le proprietà dei social media di casa Google abbiano incluso ricche opzioni di ricerca molto prima che i loro rivali, dal limitare una ricerca di eventi a Google+ ai film in 3D su YouTube.
Che cosa devono sapere i comunicatori: la SEO non è limitata a Google
Ora che le proprietà dei social media stanno rinnovando le loro caratteristiche di ricerca, i comunicatori devono pensare più che mai prima di assicurare che i loro prodotti, servizi, luoghi e/o persone, siano facilmente reperibili all’interno di un sito dei social media. Il capo di WPP, Martin Sorrell, ha osservato che i marketer hanno tardato a spostare budget dalla stampa al digitale rispetto alle persone che essi presumibilmente stanno cercando di raggiungere che sono già migrate al digitale. Ironia della sorte, anche quando i marketers investono nella comunicazione digitale, troppo spesso vi è un grave scollamento tra gli investimenti e i comportamenti degli utenti. In Search Engine Marketing (SEM), la maggior parte del budget viene assegnato agli annunci a pagamento (PPC / SEA), mentre la maggior parte dei clic degli utenti sono sui risultati SEO organici, cioè sui risultati earned media.
E’ ormai noto che la SEO non è importante solo per i motori di ricerca, SEO serve anche per i social media, come parte di un’ampia strategia di ottimizzazione per i Social Media. Nella seconda parte di questo articolo in due parti, prenderò in esame le tecniche dei social media SEO applicabili ai molteplici casi aziendali e alle proprietà dei social media.

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 08/05/2013 @ 07:37:38, in Internet, linkato 2416 volte)

L’80% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni, ovvero 38 milioni di persone, dichiara di accedere a internet da qualsiasi luogo e strumento. Sono 18 milioni gli Italiani che possono accedere da cellulare e 3,7 milioni da tablet. A riportarlo sono i nuovi dati resi disponibili da Audiweb che pubblica i risultati della Ricerca di Base sulla diffusione dell’online in Italia e i dati di audience del mese di Marzo 2013.

In base ai nuovi dati di Audiweb Trends, il report di sintesi della Ricerca di Base realizzata in collaborazione con Doxa, nel primo trimestre 2013 il 68,2% delle famiglie italiane (14,8 milioni) dichiara di disporre di un accesso a internet da casa attraverso computer, televisore o console di gioco. Il 71,6% delle famiglie connesse, 10,5 milioni, dichiara di avere una connessione veloce – ADSL o fibra ottica – con abbonamento flat nel 93,5% dei casi.
Più in dettaglio, sono 37,8 milioni gli Italiani che dichiarano di accedere a internet da qualsiasi luogo e device (l’80,2% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni), con una maggiore disponibilità di accesso a internet da casa attraverso computer (35 milioni di individui tra gli 11 e i 74 anni, pari al 74,5% dei casi).

L’accesso a internet dai device mobili registra valori significativi, con 17,9 milioni di persone che dichiarano di poter accedere a internet da telefono cellulare/smartphone (il 38% degli 11-74enni), e 3,7 milioni da tablet (il 7,8% dei casi).

L’online in Italia si conferma ampiamente diffuso tra tutti i profili socio demografici presentando tassi di concentrazione molto elevati tra quelli più qualificati in termini di istruzione e professione. I livelli più alti si registrano, infatti, tra i giovani (il 94% degli 11-34enni), tra i laureati (il 98% dei casi), tra gli studenti universitari (il 99,7%) e di scuole medie e superiori (il 96,6%), tra gli impiegati e gli insegnanti (il 97,7%), con un tasso di penetrazione del 100% tra i dirigenti, quadri e docenti universitari.

Per quanto riguarda l’utilizzo di device mobili, l’accesso a internet da cellulare/smartphone risulta più diffuso tra i giovani (oltre la metà degli 11-34enni), in particolare tra gli studenti universitari (il 68,6%) e tra gli studenti di scuole medie e superiori (il 60,8%). Si riscontrano tassi elevati anche tra i profili più qualificati in termini di istruzione e condizione professionale. Infatti, possono accedere a internet via mobile il 57,5% dei laureati, il 65,1% degli imprenditori e liberi professionisti e il 59% dei dirigenti, quadri e docenti universitari.
Il report Audiweb Trends offre anche un approfondimento sulle attività effettuate da cellulare, da cui emerge che tra le attività più citate da chi dichiara di accedere a internet dal cellulare risultano: navigare su internet (il 65,8% dei casi), inviare/ricevere e-mail (il 40,5% dei casi), accedere ai social network (37,1%), scaricare e utilizzare applicazioni (37%), consultare motori di ricerca (36,2%), consultare il meteo (31,9%).

Sono inoltre 6,6 milioni le persone che dichiarano di aver scaricato e utilizzato almeno una volta un’applicazione e la maggior parte, il 76,9%, ha scaricato solo applicazioni gratuite. Tra le applicazioni utilizzate negli ultimi 30 giorni, le principali sono quelle legate ai giochi (59,5%), al meteo (47,1%), le applicazioni che permettono di accedere e chattare sui social network (45,3%), le mappe, itinerari, informazioni sul traffico (44,1%), le applicazioni per foto e immagini (39,5%).

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 03/05/2013 @ 07:01:49, in Internet, linkato 2020 volte)

Continua a crescere l’importanza degli annunci pubblicitari web in formato video. Secondo i dati raccolti da Video Metrix, a marzo gli spot visionati online sono stati 13,2 miliardi nei soli Stati Uniti, cifra record per la categoria e in crescita del 33% rispetto a febbraio.

Il 52% degli americani, stando alla ricerca, ha visionato in media 82 video annunci pubblicitari su internet. La viralità dei messaggi su YouTube e altri portali ad alta frequentazione sembra funzionare: per ogni 5 minuti di filmati assortiti (musica, contenuti personali, spezzoni di film - 39 miliardi di visualizzazioni totali), gli utenti Usa hanno guardato 24 secondi di spot.

A dominare la scena è, come prevedibile, Google, che proprio grazie a YouTube ha collezionato 2,3 miliardi di video adv nel mese di marzo. La nuova tv è, inutile ribadirlo, sul web.

Via Quo Media

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 02/05/2013 @ 07:49:23, in Media, linkato 1779 volte)

u questo tipo di contenuti, ormai è chiaro, si gioca il futuro delle Media company. Meno certezze ci sono su come si riorganizzeraÌ il mercato pubblicitario, e su quale saraÌ il ruolo della tv come la conosciamo oggi

Guardare video sul pc, sul tablet o sullo smartphone eÌ ormai un’abitudine per la maggior parte degli utenti Internet. L’offerta eÌ sconfinata: solo in Italia sono oltre 260 le Media company, fra editori, emittenti televisive e radio, ad avere un’offerta video sui propri siti Web: approfondimenti complementari alla carta stampata, trasmissioni on demand e in diretta, video musicali, programmi radiofonici e via dicendo.

Secondo la più recente indagine dell'Osservatorio New Media e New Internet della School of Management del Politecnico di Milano, l’audience italiana eÌ di 25 milioni di utenti, pari all’80% degli utilizzatori di pc, e per molti di loro il device preferito eÌ ormai il tablet. Sono anche nati programmi che vanno in onda solo sul Web, alcuni di grande successo, con milioni di accessi. 

Pubblicità raddoppiata in un anno

Che il video online sia il futuro, dunque, eÌ ormai chiaro a tutte le Media company, che stanno arricchendo l’offerta cercando di conquistare una quota del promettente mercato del video advertising. Meno chiaro, invece, in questo nuovo scenario che si va delineando, eÌ come si riorganizzeraÌ il mercato pubblicitario e quale saraÌ il ruolo della tv come la conosciamo oggi, in un contesto che vede gli investimenti in advertising in forte contrazione da ormai alcuni anni.

L’aumento degli utenti e del tempo dedicato da essi attrae sempre di piuÌ l’interesse degli investitori: in Italia nel 2012 la pubblicitaÌ sui video online eÌ raddoppiata rispetto all’anno precedente e vale oggi il 2% del totale del mercato televisivo (sia advertising che pay). EÌ ancora poco, ma si prevede che potraÌ arrivare fino al 10% nel 2017. Non si tratta certo di un trend che riguarda solo il nostro Paese. ComScore stima che negli Stati Uniti il 23% dei contenuti video visualizzati nello scorso mese di dicembre, pari a 39 miliardi, conteneva pubblicitaÌ, il 14% in piuÌ rispetto all’anno precedente. Ma mentre l’offerta cresce, le tariffe pubblicitarie scendono, mettendo in dubbio la sostenibilitaÌ nel lungo periodo di questo nuovo business. 

L’online non esclude la tv, anzi

Anche il cambiamento delle abitudini rappresenta ancora un’incognita. L’utente non sta sacrificando l’offerta televisiva tradizionale a favore di quella online, anzi: a volte il successo di un programma o di un personaggio sul Web spinge al rialzo gli ascolti sulla tv. Si tratta piuttosto di un completamento, di un’estensione della fruizione in momenti della giornata o in luoghi in cui non si ha accesso allo schermo televisivo, oppure del desiderio di vedere un programma che si eÌ perso in tv. E sempre di piuÌ si utilizzano due dispositivi in contemporanea, ovvero il pc, il tablet o lo smartphone mentre si guarda la tv.

Resta poi da comprendere quale saraÌ l’impatto delle 'Smart TV', le tv di nuova generazione connesse a Internet, che nei prossimi mesi potrebbero giocare un ruolo particolarmente significativo nel cambiare l’esperienza dell’utente sullo schermo televisivo 'tradizionale'.

Via Wireless4Innovation

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 30/04/2013 @ 07:44:16, in Social Networks, linkato 2189 volte)

Campanello d’allarme per Facebook, che perde visitatori negli Stati Uniti, uno dei mercati più prolifici per il capo dei social network. Sono 6 milioni i profughi scappati nel mese di marzo dal sito in blu, per lo più annoiati dalla routine di like e tag, oppure scocciati dalle norme sempre più lassiste sulla privacy.

Il numero non sembra scalfire nel profondo la popolarità della creatura di Mark Zuckerberg, che conta più di un miliardo di iscritti nel mondo, ma rivela alcuni suoi punti deboli: perdere utenti in uno dei paesi cruciali per la crescita economica del social network non è un buon sintomo. A marzo, Facebook ha lasciato per strada il 4% dei suoi visitatori statunitensi. Nel Regno Unito, il calo si è assestato a quota 1,4 milioni (-4,5%). Due indizi fanno quasi una prova. Sembra che anche in Canada, Francia, Germania e Giappone i favori nei confronti del sito vadano scemando.

Secondo gli esperti anglosassoni, la perdita di qualche utente è cosa fisiologica: difficile attrarre nuovi iscritti in mercati ormai saturi, mentre è arduo convincere chi utilizza sporadicamente il social network a non spendere più tempo sulla propria bacheca. Facebook fatica a trovare modelli di business alternativi alla pubblicità, che è strettamente correlata al traffico creato dagli utenti: gli esperimenti legati all’e-commerce e quelli correlati ai contenuti non hanno dato sin qui i frutti sperati. L’acquisizione di Instagram ha portato in dote 30 milioni di internauti, più avvezzi però alla condivisione compulsiva che a fare massa online.

Zuckerberg non sembra preoccupato dai segnali di affaticamento: il social network soffre in Occidente ma riscuote grande successo in India (+4% e utenti in crescita di 64 milioni di unità) e Sud America (+7 milioni di iscritti in Brasile). Con la app Home sui cellulari Android, Facebook spera di contaminare massicciamente anche il mondo mobile. La diaspora americana, vista da questa prospettiva, fa meno paura. Ora non resta che convincere gli investitori (e Wall Street) della bontà delle prospettive future.

Via Quo Media

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 29/04/2013 @ 07:38:29, in Media, linkato 1845 volte)

La Commissione Ue sta lavorando sui media digitali e la tv connessa, ovvero “la prossima rivoluzione nel mondo creativo e digitale“, affinché ci sia una “rapida convergenza” tra tutti i media ma che soprattutto abbiano norme comuni. Sono questi i punti chiave del discorso sul futuro dei media pronunciato in apertura della conferenza annuale dell’Emma (European magazine media association) a Bruxelles, pronunciato dal vice presidente della Commissione europea responsabile per la Digital Agenda, Neelie Kroes.

La Kroes sottolinea come internet e il mondo digitale stiano trasformando l’industria dei media facendola sconfinare sempre più nei settori delle telecomunicazioni e delle Ict. Tali trasformazioni, sono per la vice presidente motivo per chiedersi verso quali significati virerà la parola “media” nel 2060, e anche l’occasione per affermare che “il cambiamento è inevitabile, adattarsi è imperativo. Per tutti i settori coinvolti, il mio consiglio è lo stesso”, afferma la Kroes: “Non difendetevi dalla rivoluzione del digitale ma sfruttate a vostro vantaggio le opportunità dell’online, adattatevi e innovate. I settori che lo hanno fatto già godono dei loro frutti digitali, quelli rimasti indietro già si sentono schiacciati”.

Altro punto chiave preso in considerazione dalla Kroes è quello della convergenza tra Internet e TV. Ad oggi in Europa le tv connesse sono 40,4 milioni, ma la previsione è che entro il 2016 siano in quasi tutte le case degli europei. La scommessa è quindi quella di assicurare rapidamente che standard tecnici, regole legali e contenuti convergano e tutelino sia i consumatori, inclusi quelli più deboli come i minori, che le emittenti radiotv, il mondo di internet e delle imprese. Questo è quanto assicurato dalla Kroes presentando un Libro verde sulla questione e lanciando le consultazione pubbliche che resteranno aperte sino a fine agosto.

Sono cinque i nodi su cui Bruxelles chiede opinione e contributi degli attori di questi settori chiave per delineare gli sviluppi di un futuro prossimo. In primo luogo, le regole del gioco, ovvero come creare le condizioni necessarie affinché le imprese europee possano affrontare la concorrenza internazionale, soprattutto quella americana. Secondo, la protezione della libertà dei media e dei valori europei, inclusa la tutela dei minori e l’accessibilità per i disabili. Terzo, mercato unico e norme comuni, in modo che ci siano standard tecnici compatibili. Poi, i finanziamenti, e il modo in cui gli utenti e la convergenza internet-tv influenzeranno e quanto la produzione dei contenuti, dai film agli spettacoli. Infine, apertura e pluralismo dei media: se internet e tv finiranno per convergere, si aprono domande sul filtraggio dei contenuti di internet da parte delle pubbliche autorità e sulla loro accessibilità, per esempio per film recenti di successo o i grandi eventi sportivi. “Un dibattito a livello Ue ci permetterà di affrontare questi cambiamenti – ha sottolineato la Kroes – di contribuire alla crescita delle imprese, di incoraggiare la creatività e di difendere i nostri valori“.

Via Quo Media

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Gianluigi Zarantonello (del 24/04/2013 @ 09:00:00, in Mobile, linkato 2544 volte)

Sono anni ormai che diciamo che i prossimi saranno i 12 mesi del mobile e, puntualmente, ci siamo trovati a constatare che invece il boom non è stato sperato, vuoi per le tariffe alte di navigazione, vuoi per tanti altri motivi.

Eppure, lentamente, gli smartphone e i tablet hanno continuato la loro avanzata e, al di là dei report internazionali, oggi se siete pendolari come me avrete potuto constatare quanta gente traffichi su questi dispositivi durante i viaggi.

La vita prima e dopo gli smartphone: immagine completa su http://pinterest.com/pin/160511174191475053/

La vita prima e dopo gli smartphone: immagine completa suhttp://pinterest.com/pin/160511174191475053/

Nonostante tutto questo ancora oggi le aziende non hanno ancora una vera strategia in merito, e mentre in tanti si affannano a costruire applicazioni solo per la necessità di “esserci ” in qualche modo, il consumatore si sta evolvendo ben più velocemente e, anche se non se ne rende conto, si muove già in una logica di ecosistema, di cui smartphone e Tablet sono solo un pezzo.

Gartner infatti in ambito business ha individuato in 4 grandi forze complementari i motori del cambiamento enterprise e tre di queste riguardano da vicino anche il mondo consumer: il cloud, il mobile e il social computing/networking.

Non si tratta di elementi slegati ma di strumenti che abilitano le persone a gestire diversamente la loro realtà quotidiana, in cui lo strumento utilizzato per fare ciò che si vuole è solo un fattore contingente, mentre quello che conta davvero è l’esperienza e il raggiungimento dello scopo per cui si usa un sito o un servizio.

immagine tratta da Sevensheaven.nl

Il cloud consumer infatti rende sempre disponibili i propri contenuti nel passaggio da un device all’altro, aprendo davvero la possibilità di un utilizzo trasparente del mezzo tecnico da parte di nuove generazioni che sono già perennemente connesse.

I device sempre più performanti e usati in modo ibrido tra svago e lavoro hanno sposato alla perfezione questo concetto dell’accesso perenne e trasversale, ed i grandi player non si sono fatti sfuggire l’opportunità di costruire degli ecosistemi fatti da software, servizi (vedi Google) e, nel caso di Apple, anche Hardware. Non a caso dunque il cloud consumer è un mercato sempre più ricco e vivace.

Un ruolo rilevante nella penetrazione del mobile web poi sicuramente lo hanno avuto i social media, ne ho scritto già parecchio tempo fa, in quanto rispondono perfettamente alle esigenze di riempire gli spazi vuoti e insieme di aiutarci a estendere la nostra personalità tramite il device più privato che abbiamo, il telefonino.

La diffusione dirompente dei social media ha però anche distratto l’attenzione dalla necessità di pensare una strategia mobile che passa in larga parte per l’ottimizzazione dei siti. Solo per citare la mia esperienza diretta, in assenza di alcun incentivo negli ultimi 18 mesi il traffico da dispositivi mobili sulle properties (ottimizzate) del Gruppo per cui lavoro è come minimo raddoppiato (e in molti casi la crescita è stata superiore). Ma la consapevolezza generale è ancora molto bassa, anche in contesti aziendali evoluti.

Che cosa voglio dire con tutto questo discorso, che ovviamente richiederebbe anche molto più spazio e approfondimento?
Ancora una volta mi piace sottolineare come i media digitali (e non) sono un ecosistema che evolve in maniera organica e graduale sotto la spinta di diversi fenomeni, un contesto che non può essere affrontato in modo puntuale sui singoli aspetti e strumenti.
La necessità dunque di una strategia e di una visione di insieme diventa sempre più cruciale, per creare i fattori abilitanti (un esempio: i contenuti liquidi adatti a ogni device) e per distinguere emantenere correttamente in equilibrio owned e earned media.

Immagine tratta da www.http://chiefmartec.com

Nel nostro paese siamo ancora lontani da una maturità nei ruoli e nelle competenze ma credo che a medio periodo i nuovi assetti organizzativi e le competenze e le figure di Chief Digital Officer e diChief Marketing Tecnologist dovranno per forza affermarsi sul mercato, come già accade altrove.

Gianluigi Zarantonello via internetmanagerblog.com

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 23/04/2013 @ 07:02:38, in Social Networks, linkato 1872 volte)

Il mondo dell’auto è uno dei più ricercati in rete e Bmw, Fiat, Volkswagen, Mercedes e Alfa Romeo. sono i marchi maggiormente ricercati e di cui si discute di più online. L’informazione è conferma di uno studio condotto da Blogmeter presentato al recente ‘Internet Motors’ di Roma. La ricerca ha preso in considerazione 50 brand di automobili ed analizzato quasi 280.000 conversazioni sul web, 8 milioni di interazioni su Facebook e oltre 30 mila su Twitter.

Dalla ricerca emerge come la maggior parte delle discussioni sul web riguardo questi brand, che avvengono principalmente nei Forum, siano utili per confrontarsi circa le decisioni d’acquisto e per informarsi e commentare i nuovi modelli in uscita sul mercato. Prendendo in considerazione Twitter e Facebook, si scopre che il primo è ancora poco sviluppato per l’argomento e che difficilmente viene utilizzato per comunicare con il pubblico italiano; il secondo, invece, è molto più utilizzato, ma spesso solo come vetrina e non con lo scopo di preoccuparsi delle preferenze del cliente.

Dall’indagine emerge, inoltre, che il brand più discusso del trimestre è Bmw a cui si riferiscono il 13,6% delle discussioni sulle auto, seguito da Fiat con il 10,6% e a poca distanza da una triade di marchi come Volkswagen, Mercedes ed Alfa Romeo.

Su Facebook, la maggior parte dei marchi ha una pagina per ogni Paese, altri come Fiat, Lancia e Nissan hanno deciso di accorpare le pagine utilizzando le Global Page. I brand di lusso invece preferiscono utilizzare una sola pagina internazionale nella quale dialogano in lingua inglese. Il brand con più fan in Italia è Ferrari con quasi 800 mila fan italiani sugli oltre 11 milioni totali, seguito da Audi Italia (540 mila), Citron Italia (420 mila), mentre Fiat è in dodicesima posizione con 220 mila fan.

Fiat è molto più attivo su Twitter dove si conferma primo brand con oltre 25 mila follower e 2.341 mention (il profilo si rivolge anche ad utenti di lingua inglese), anche se nel trimestre le crescite maggiori vengono registrate da Ford Italia e Seat Italia. Infine la Facebook Engagement Map (che incrociando le dimensioni “total fan” e “total engagement”, posiziona le pagine Facebook in quattro quadranti che ne qualificano le performance: Leaders, Engagers, Collectors e Laggards), nella quale Blogmeter ha considerato soltanto le pagine che parlano in lingua italiana, mostra come il brand che performa meglio sia Audi Italia, il cui post più engaging (un video di presentazione della nuova Audi A3 Sportback) è stato anche il secondo miglior post di marzo per numero di interazioni tra tutte le pagine italiane. Completano il settore dei leader Volkswagen Italia, Bmw Italia, Citron Italia e Mini Italia.

Via Tech Economy

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Altri Autori (del 19/04/2013 @ 07:55:36, in Internet, linkato 1882 volte)

Continua la corsa degli investimenti pubblicitari sul web, che nel Stati Uniti, mercato principe a livello mondiale, hanno toccato un nuovo picco nel 2012. L’anno si è concluso con un trimestre da 10,31 miliardi di dollari (+14,9% rispetto allo stesso periodo del 2011).

Da Oltreoceano arrivano dunque buone notizie per il settore internet, che tra ottobre e dicembre ha fruttato come mai prima sino ad ora, nonostante i venti di crisi siano tutt’altro che sopiti, anche in America. La rete è capace di attirare i pubblicitari anche quando i budget sono ridotti, facendo leva sull’enorme mole di utenti potenziali e sui costi relativamente bassi delle campagne online.

La chiusura in grande stile ha permesso al mercato pubblicitario statunitense di incassare sul web 35,57 miliardi di dollari nell’intero 2012. Un record che probabilmente sarà battuto già nel 2013 e che sin d’ora manda segnali di ripresa a tutta l’economia mondiale: il digitale può essere la zattera per guadare la recessione.

Via Quo Media

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 2853 persone collegate

< marzo 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
    
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
             

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Advertising (109)
Aziende (142)
Blog (11)
Brand (39)
Comarketing (2)
Comunicazione (9)
dBlog (1)
Digitale (36)
eCommerce (45)
Grande Distribuzione (7)
Internet (550)
Marketing (305)
Marketing Ambientale (3)
Marketing non convenzionale (62)
Media (102)
Mercati (84)
Mobile (210)
Permission Marketing (1)
Prodotti (95)
Pubblicità (32)
Pubblicità (88)
Retail (12)
Segnalazioni (45)
Social Networks (379)
Startup (1)
Strategie (59)
Tecnologie (77)
Trade Marketing (1)
Viral Marketing (40)
Web 3.0 (5)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
Automobili (2)
Bianco e nero (1)
Comarketing (1)
Home (4)
Internet (4)
Prodotti (5)
Pubblicità (5)

Le fotografie più cliccate


Titolo

< /p>


Subscribe to my feed


Google
Reader or Homepage

Add to netvibes



Creative Commons License




19/03/2024 @ 06:06:35
script eseguito in 603 ms