Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
In un post sul suo blog ufficiale, Twitter fa sapere che ora tutti i marketers che utilizzano Twitter Ads, potranno pianificare i loro “cinguettii” con date ed orari specifici fino ad un anno di anticipo.
Potranno essere coordinati con nuove o già esistenti campagne di Promoted Tweet e permetteranno, a chi si occupa della pubblicazione di contenuti, di poter gestire comodamente i post senza dover sottostare a vincoli di orari. In questo modo, inoltre, chi si occupa della creazione di campagne promozionali, avrà maggiore flessibilità nel pianificare la pubblicazione dei contenuti in linea con eventi o anteprime.
Come si può notare dall’immagine, i tweet potranno essere creati e programmati tramite il pulsante in alto a destro sulla barra di navigazione o tramite il pulsante “Compose tweet” nella pagina “Creatives” che, a detta di Twitter, sta per essere incrementata con la possibilità per gli utenti di creare e gestire sia i tweet programmati sia le schede in un unico spazio. Il nuovo tab “Creatives” farà la sua apparizione nella barra di navigazione in alto tra “Campaigns” e “Analytics”.
Via Tech Economy
Una moda che ha preso piede anche alle nostre latitudini, trovando spazio in alcuni dei talk show più popolari del palinsesto televisivo in chiaro. Stiamo parlando della possibilità di inviare in diretta via Twitter un commento relativo al tema del dibattito che anima il programma Tv. Seduti sul divano di casa, tablet e "hashtag" alla mano e pronti a scrivere la propria idea (ovviamente in meno di 140 caratteri) su fatti di cronaca, attualità e politica.
È una delle facce della rivoluzione digitale, quella che prevede l'uso del "secondo schermo" (il pc a tavoletta) in combinazione con quello da sempre più utilizzato (il televisore) dentro le mura domestiche. Da qualche mese questa attività è sistematicamente misurata, grazie a Nielsen. "Twitter TV Ranking", i cui primi risultati dovrebbero essere annunciati oggi, è infatti un servizio che andrà misurare i tweet inviati dell'audience unica nel corso di un determinato programma. Gli impatti sulle campagne di advertising Perché si è reso necessario dare vita a un servizio di questo tipo? Perchè, e lo documenta con opportuni esempi il Wall Street Journal, gli show televisivi che evidenziano maggiore attività sul microblogging spesso non sono quelli che vantano l'audience di pubblico più alta. Conoscendo nel dettaglio i numeri delle trasmissioni più seguite e trainate dagli utenti di Twitter, gli inserzionisti potranno avere spunti e dati più precisi per pianificare le rispettive campagne, anche sul social media.
Alla base del nuovo "Tv Ranking" c'è, del resto, una motivazione di natura commerciale, fondata sull'idea che più è alto il coinvolgimento su Twitter (il cosiddetto "engagement") maggiore potrebbe essere l'attenzione dei telespettatori per le pubblicità inserite nei programmi. Per il social network, inoltre, si apre un importante nuovo filone di partnership a livello di contenuti, e l'accordo siglato un mese fa con Cbs, che abiliterà il network Tv americano ad integrare video clip di un'ampia varietà di suoi programmi nei propri tweet, va proprio in questa direzione. I numeri del social network Le ultime cifre di Twitter, in attesa di sapere se il valore di quotazione sfonderà o meno il muro dei 10 miliardi di dollari (si parla di una capitalizzazione possibile di 15- 20 miliardi subito dopo l'Ipo), sono le seguenti: oltre 218 milioni di utenti unici mensili (contro i circa 1,2 miliardi di Facebook) e circa 500 milioni di tweet al giorno. A questi numeri va aggiunto quello che registra gli aggiornamenti della "timeline": 287 miliardi di volte nella prima metà del 2013, dato in crescita del 79% sull'analogo periodo del 2012. Non mancano, però, numeri che costituiscono ombre non indifferenti per il social network.
Nell'ultimo esericizio (terminato al 30 giugno), i ricavi sono stati di 450 milioni, di cui due terzi provenienti dalla pubblicità; la perdita netta dei dodici mesi è stata di oltre 100 milioni. I ricavi dell'ultimo trimestre sono sì in forte aumento (140 milioni di dollari) ma costituiscono solo l'8% di quelli di Facebook, che può oltre tutto esibire entrate di 1,6 dollari per ogni singolo utente, contro i 64 centesimi attualmente accreditati a Twitter. A dispetto di un 75% di utenti mobili mensili, infine, Twitter pare lamenti circa 10 milioni di profili falsi e una quota di spammer pari al 5%. Senza dimenticare i blocchi e le restrizioni cui è soggetto in Cina, Iran, Libia, Pakistan e Siria. Paesi che probabilmente non appartengono, per ovvie ragioni, al panel messo in piedi da Nielsen per misurare l'audience dei cinguettii in Tv.
Via IlSole24Ore.com
La pubblicità in Instagram è in arrivo. Il gruppo, fondato da Kevin Systrom e Mike Krieger, ha confermato ufficialmente in un post sul suo blog che inizierà l’inserimento di annunci pubblicitari nella timeline degli utenti nei prossimi mesi.
“Negli ultimi tre anni abbiamo guardato con stupore come Instagram è cresciuta a una comunità globale di oltre 150 milioni di persone catturare e condividere momenti di tutto il mondo. Instagram è un luogo dove le persone vengono a connettersi ed essere ispirati, e la nostra attenzione con ogni prodotto che costruiamo è mantenere in questo modo. Abbiamo grandi idee per il futuro, e la parte di realizzarle sta costruendo Instagram in un business sostenibile. Nei prossimi due mesi, si può iniziare a vedere un annuncio occasionale nel tuo feed Instagram negli Stati Uniti”.
Secondo quanto dichiarato dall’azienda, la pubblicità inizierà ad essere visualizzata dagli utenti degli Stati Uniti e la società si “concentrerà in un piccolo numero di belle foto di alta qualità e video inseriti da una manciata di brand che sono già grandi membri della comunità Instagram”. L’obiettivo è quello di fare qualsiasi pubblicità come se fosse una foto “naturale per Instagram” ossia come le foto ed i video degli utenti.
Instagram precisa che nonostante l’inserimento della pubblicità, gli utenti manterranno tutti i loro diritti per le loro foto e video caricati: “Instagram non sarà in grado di vendere i diritti di immagini e video caricati dagli utenti senza un cambio di termini e condizioni del servizio”.
La società aggiunge che: “ci siamo anche assicurati di darvi il controllo. Se vedete un annuncio che non vi piace, sarete in grado di nasconderlo e fornire un feedback su ciò che non giudicavate buono. Contiamo sul vostro contributo per aiutarci a migliorare continuamente l’esperienza di Instagram”.
Via Tech Economy
Debutta online Twigis.it: è un social network dedicato ai bambini con un'età fra 6 e 12 anni dove possono incontrarsi e sviluppare la creatività. Rivela un territorio con opportunità ancora da esplorare che vive accanto al web accessibile invece a tutti i navigatori online.
È un luogo protetto e dedicato ai più piccoli per conversare tra loro. Le attività su Twigis I bambini sono in grado di costruire fumetti animati e condividerli. Oppure frequentano mondi virtuali dove scrivono attraverso chat. Hanno una posta elettronica personale che adoperano per scambiarsi messaggi soltanto all'interno della loro community e senza contatti con l'esterno. Partecipano anche su blog e hanno a disposizione giochi. Ogni utente ha un suo profilo: può aggiungere un'immagine e disporre di monete digitali. Twigis.it ha una bacheca dove commentare i primi giorni di scuola.
Il social network all'estero si chiama Tweegee.com e finora è arrivato in Argentina, Brasile, Egitto, Giordania, Israele, Russia, Turchia. Ha 4 milioni di iscritti nel mondo. Riservatezza online Twigis.it assicura un solido livello di privacy. I commenti pubblici condivisi nella piattaforma sono esaminati da moderatori adulti prima di essere visibili sul web: controllano i contenuti ed eventuali tentativi di acquisire dati dall'esterno. Ha policy elevate nella gestione delle informazioni personali in modo da tutelare i minori. Ad esempio non distribuisce i "cookies" impiegati per riconoscere gli iscritti quando si connettono a un sito web. Inoltre monitora eventuali anomalie nell'attività degli utenti: può sospendere i profili interni e ha una collaborazione con la Polizia Postale.
La trasformazione digitale Per quanto riguarda lo scenario socio-antropologico, come ha spiegato Giuliano Noci, professore ordinario di marketing al Politecnico di Milano, il mutamento in corso alimentato dalla diffusione dell'information technology rivela in profondità – osserva Noci - "un cambiamento sociale abilitato dalle tecnologie digitali" che plasma le modalità di apprendimento e di formazione.
Via IlSole24Ore.com
L’Italia è più social degli USA. Lo rivela una ricerca che LiveXtension ha effettuato intersecando i dati offerti dal report Pew Research 2013 (aprile-maggio) a quelli del rapporto
Audiweb del giugno 2013. Il 75% della popolazione italiana connessa fa uso delle reti sociali contro il 72% di quella americana; tutto ciò non deve stupire più di tanto: che gli italiani fossero primi al mondo per frequentazioni di social network è ormai risaputo, Nielsen lo ha già evidenziato alla fine del 2011.
La parte interessante del rapporto LiveXtension riguarda gli utenti di età compresa tra i 50 e i 64 anni di età i quali, in Italia, sono avvezzi all’uso del social networking in ragione del 75% contro il 60% degli americani. Differenza di tutto rispetto che, benché con diversa ratio, si applica anche agli “over 64”: in questo spettro di età gli italiani attivi sono il 60% contro il 43% dei coetanei statunitensi.
I dati sono interessanti ma non giustificano entusiasmi: offrono la conferma che i social network sono ormai un fenomeno di massa anche alle nostre latitudini ma non hanno nulla a che vedere con il diffondersi della cultura digitale la quale, al netto delle difficoltà oggettive quali il digital divide, in Italia resta ancora al palo.
Come a dire che possiamo estrarre la bottiglia dal frigorifero ma che è ancora presto per stapparla.
Via IlSole24Ore.com
C’è una diretta correlazione tra l’uso di Twitter e l’indice di ascolto di uno show televisivo. E’ quanto risulta da una indagine presentata da Nielsen che ha monitorato l’evoluzione dei tweet relativi a 221 diversi spettacoli, trasmessi sulle reti principali in prima serata, e il trend di ascolti acquisito minuto per minuto nella diretta tv.
Il più delle volte non è stata riscontrata una relazione statisticamente significativa tra i due insiemi di dati ma nel 29% dei casi esiste una corrispondenza tra le conversazioni sul social network e un aumento dell’indice di ascolto. Quanto osservato confermerebbe quello che già in molti sospettavano: gli scambi di messaggi su Twitter spingerebbero in alcune occasioni gli utenti ad accendere la televisione e a sintonizzarsi sul programma in onda che costituisce oggetto di dialogo online.
Per Ali Rowghani, chief operating officer di Twitter, il rapporto pubblicato convalida il ruolo dei social media come strumento complementare di incremento e coinvolgimento degli spettatori di un emittente televisiva.
Via Quo Media
Molte ricerche dimostrano che guardare la tv e utilizzare i social media non sono due azioni che si escludono a vicenda. Anzi, gli utenti sembrano amare postare commenti su Facebook o twittare mentre sono davanti lo schermo della tv. Molti di questi spettatori discutono di ciò che stanno guardando in tempo reale con amici o altri utenti della rete che in quel momento guardano lo stesso programma intavolando spesso conversazioni che continuano per giorni e giorni.
Operatori del settore tv e del marketing televisivo hanno capito di poter utilizzare questa nuova tendenza a loro vantaggio. L’idea non è di competere con i social media ma di usarli in modo che gli show televisivi, eventi e campagne pubblicitarie possano spingere il pubblico a partecipare attivamente ed interagire con il materiale audiovisivo mostrato.
In un nuovo report targato BI Intellingence vengono esaminati i trend più significativi della Social Tv e come la nuova pratica di consumo spinge i broadcaster e gli operatori marketing a ripensare alle loro strategie in chiave social. Dal report emerge innanzitutto come il mercato in cui si gioca questa nuova partita muova ingenti somme di denaro: nel 2012, a livello globale, sono stati spesi 350 miliardi di dollari in spot televisivi. In questo senso, se la Social Tv riuscirà a rendere maggiormente efficace la pubblicità o aiutare i social media a raggiungere parte di quegli investimenti, potrà diventare, secondo i ricercatori, un vero e proprio settore di business autonomo.
La pratica della Social Tv è un’abitudine già consolidata tra il pubblico di tutto il mondo. Gli utenti dei social media affermano, infatti, che la pratica di commentare show televisivi o eventi fa già parte delle loro abitudine quotidiane. L’attività è cresciuta in corrispondenza dell’incremento delle vendite di smartphone e di altri dispositivi mobili. Questi, infatti, hanno reso molto più semplice per le persone riuscire ad interagire con i programmi stando comodamente seduti sui loro divani davanti alla tv. Uno dei dati emersi dal report è che il 40% degli spettatori americani dichiara di utilizzare i social media da smartphone o tablet mentre guarda la tv da casa. Inoltre i social media da dispositivo mobile sono maggiormente utilizzati mentre si è a casa davanti alla tv piuttosto che in altre attività come lo shopping.
La pratica della Social Tv può essere declinata in più varianti. Esistono, infatti, molte applicazioni che favoriscono questo tipo di attività come quelle al supporto per gli spot televisivi, che ottimizzano il processo di acquisto rendendo l’annuncio più diretto ed efficiente, o app che misurano in tempo reale l’audience di un determinato evento televisivo. I dati emersi dall’analisi di una determinata attività di social tv possono costituire un vero e proprio focus group da cui ricavare informazioni interessanti e, se utilizzati in modo adeguato, possono generare un ciclo di feedback positivi per la creazione di palinsesti e campagne pubblicitarie più vicine alle esigenze dello spettatore.
Via Tech Economy
ichieste di rimozione di contenuti da Twitter: addirittura, negli ultimi sei mesi, sarebbero salite del 76% rispetto allo scorso anno quelle legate al copyright. Link, immagini, video che non piacciono alle aziende, alle associazioni che proteggono il diritto d’autore dei grandi gruppi editoriali e dell’intrattenimento mondiale.
O ancora: tweet che diffamano, account sui quali vengono richieste informazioni circa la provenienza e i dati sensibili dell’utente stesso. È questo il panorama tracciato dall’ultimo rapporto sulla trasparenza del social da 140 caratteri, i cui dati sono stati pubblicati il 31 luglio 2013.
QUESTIONE DI COPYRIGHT – Dal 1 gennaio al 30 giugno 2013 le richieste di rimozione di materiali su Twitter per violazione del diritto d’autore sono state 5753: il 76% in più rispetto al secondo semestre del 2012. Il totale riguarda oltre 22mila account diversi, 18mila tweet rimossi e quasi 4mila contenuti fatti scomparire dal social network dei cinguettii, per via di una violazione del DMCA, il Digital Millennium Copyright Act, la legge americana che protegge il diritto d’autore in Rete.
Anche i dati di Google – che pubblica il suo rapporto sulla trasparenza a partire dal 2011, mentre Twitter lo fa dal 2012 – confermano come rispetto allo scorso anno l’attenzione al copyright si sia fatta pressante: nell’ultimo mese Big G ha ricevuto e rimosso dalle sue ricerche oltre 14 milioni di link considerati fuorilegge, segnalati da oltre 2mila enti o aziende diverse e riguardanti oltre 37mila domini internet. Si pensi che, l’ultima settimana di luglio dello scorso anno, le segnalazioni erano di poco sopra al milione, contro appunto i 14 milioni della scorsa settimana.
I RE DELLE RIMOZIONI – A collezionare il maggior numero di richieste di rimozione, nel caso di Twitter, sono le grandi associazioni di categoria e le società che aiutano le aziende a monitorare le violazioni online: come Remove your media (su Twitter @removepiracy), gruppo americano che ha tra i suoi clienti molti dei grandi del cinema, dei videogiochi e del software, ma anche la RIAA, Recording Industry Association of America, il gruppo di interesse che segue le etichette musicali negli Stati Uniti.
Nel caso di Google, la situazione è analoga ma all’ennesima potenza, visti i grandi numeri del motore di ricerca: qui i re delle segnalazioni si chiamano Bpi (unione delle etichette britanniche) e Degban, altra società impegnata a punire per conto delle aziende chi non rispetta il copyright (tanto che si usa dire "you’ve been degbanned", sei stato degbannato, giocando sulla parola ban). A ruota, dopo di loro (che lo scorso mese hanno segnalato circa 3 milioni di URL da bandire a testa ) vengono nuovamente la RIAA e tutte le grandi aziende dell’intrattenimento, da Fox a Paramount, da Disney a Warner Bros, intervallate dai grossi numeri di Microsoft, Adobe e molte aziende distributrici di software.
I DATI DEGLI UTENTI – Sebbene i numeri siano inferiori, sono interessanti anche i dati che riguardano le richieste su singoli utenti: aziende e lobby, ma anche e soprattutto le pubbliche amministrazioni, chiedono ai social di svelare identità e fornire dati sensibili sui proprietari degli account.
Per Twitter il fenomeno è soprattutto americano: su 1157 richieste, oltre 900 arrivano proprio dagli Usa. La motivazione è legata ai controlli antiterrorismo, ma anche a persone scomparse oltre ad alcuni casi richiesti dai giudici rispetto ai manifestanti di Occupy Wall Street. Per Google i numeri sono diversi, e i dati (aggiornati però solo a fine 2012) parlano di oltre 21mila richieste di informazioni personali a fine anno scorso, di cui 846 riguardano il nostro Paese.
Via Corriere.it
È un'evoluzione naturale: Facebook ospiterà nelle sue pagine anche video promozionali di 15 secondi. Saranno venduti con un prezzo da un milione di dollari fino a 2,5 milioni di dollari al giorno secondo l'ampiezza del pubblico decisa dall'inserzionista durante la campagna pubblicitaria.
È un salto in avanti del social network che imita il modello della televisione. Sono indiscrezioni raccolte dall'agenzia di stampa Bloomberg. Facebook risponde quindi ai rapidi passi in avanti di altri colossi del web che cercano frontiere di espansione negli Stati Uniti come Google con il varo della piattaforma Chromecast e Twitter attraverso app e accordi.
Un duello aperto Secondo Bloomberg Facebook varerà microfilmati che appariranno al massimo tre volte al giorno nel News Feed dove gli utenti consultano messaggi, link, fotografie e video pubblicati da altri iscritti. Il social network ha costruito nel tempo l'ampliamento verso i dispositivi mobili. Come altri giganti del web vuole allargare il suo perimetro anche grazie alla diffusione degli accessi a internet da laptop, smartphone, tablet.
E conta sui meccanismi virali dei social media dove gli utenti rilanciano i video consigliati dagli amici, commentando e votando attraverso i "mi piace". La durata di 15 secondi è equivalente ai limiti richiesti da Instagram, l'ex startup acquistata poco più di un anno fa da Facebook e proiettata da poco nei video. Si moltiplicano i fronti di rivalità. Twitter ha lanciato l'app Vine destinata a brevi filmati dalla durata di sei secondi.
E punta sull'affiancamento delle inserzioni commerciali accanto ai micropost degli utenti durante i programmi televisivi. Non è un segreto che Dick Costolo, amministratore delegato di Twitter, abbia premuto da sempre sull'acceleratore per costruire un ponte tra il social network e la televisione. La calamita dei giochi Coinvolgere gli utenti a restare più tempo nei suoi confini è un imperativo per Facebook che deve affrontare la competizione con altri social network.
Ha appena varato un programma di sostegno verso i piccoli e medi sviluppatori software: vuole incoraggiarli a progettare giochi per dispositivi mobili e a diffonderli tra gli utenti già interessati ad una specifica categoria, come ad esempio i casual games. In questo modo incentiva un ecosistema più ampio di collaborazione con startup e imprese accanto alle produzioni dei giganti dei videogame. La visibilità può essere un problema soprattutto per gli sviluppatori software che non hanno un elevato budget pubblicitario e non riescono a innescare dinamiche virali di marketing. La prospettiva è di ampliare i confini a un bacino su Facebook di 819 milioni di utenti mensili dai dispositivi mobili.
Via IlSole24Ore.com
Il panorama dei social network si arricchisce con il nuovo Vir2o che ha come obiettivo quello di essere il “pub locale o un centro di ritrovo” di Internet. La startup ha lanciato la nuova piattaforma di social media in questi giorni di oggi ed ha rivelato di essere sostenuta da un finanziamento di 1 milione di dollari.
Il sito mette insieme i vari componenti da altri social network per creare una piattaforma più ampia e con più funzionalità. Gli utenti possono condividere foto, ascoltare musica, giocare, postare e guardare video, e fare acquisti in stanze private. Usando la funzione “nVite”, le persone possono invitare gruppi di amici ad unirsi a loro in queste camere in cui tutte le loro voci, l’audio e la vista dello schermo sono sincronizzati. Vir2o cerca di prendere l’esperienza offline dell’uscire con gli amici e metterla in rete. Il fondatore Kayode Aladesuyi ha detto che Vir2o è una versione di Google+ più avanzata.
“Vir2o è dannoso per l’attuale stato dei social media” ha riferito Aladesuy. “Il coinvolgimento interattivo degli utenti è ciò che è nuovo, diverso e innovativo. Non si tratta di condivisione dello schermo. I social media nel loro stato attuale, mentre possono favorire il business, possono alla lunga diventare piattaforme in cui le persone vengono ulteriormente separate e alienate piuttosto che luoghi in cui le relazioni sono armonizzate indipendentemente dal luogo o dalla distanza“.
I social media fanno ormai parte dell’esperienza quotidiana degli utenti online. Eppure, nonostante la proliferazione di questi metodi di comunicazione, spesso ci si domanda ancora se questa tecnologia rafforza in realtà i rapporti sociali, o se ne favorisce la quantità piuttosto che la qualità.
Per molti utenti Facebook non è più il modo per entrare in contatto con gli amici più stretti. È spesso il luogo per ritrovare vecchi compagni di scuola o per postare le foto del fine settimana con il mondo. Social network alternativi come Path, invece, hanno cercato di conferire agli utenti delle esperienze più intime, ma hanno faticato a rendere la loro idea monetizzabile e soprattutto a convincere gli utenti già sopraffatti da social network più affermati. Per cercare di risolvere queste problematiche, però, Vir2o ha adottato un modello di business di entrate miste basato sulla pubblicità e i ricavi condivisi con i fornitori di contenuti e i rivenditori. Ci sono campagne, annunci sponsorizzati e banner in tutte le “stanze”. Nella “stanza della musica”, Vir2o cerca di fare profitto prendendo una commissione su ogni album o canzone che viene acquistata attraverso il suo servizio VMaestro. Nella “stanza cinema”, cerca guadagni tramite un pay per view per i contenuti trasmessi, come concerti ed eventi sportivi. Vir2o ha anche un market dove prende una commissione su tutti i prodotti venduti sul sito da rivenditori di terze parti. Al momento Vir2o ha attratto circa 20.000 utenti sulla sua versione beta ed è maggiormente mirato verso gli utenti dei mercati emergenti, con una particolare attenzione per i paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina).
Via Tech Economy
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