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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Social Networks (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 10/03/2015 @ 07:25:54, in Social Networks, linkato 1221 volte)

Twitter, dopo aver messo a disposizione degli utenti la possibilità di girare video e condividerli attraverso la sua piattaforma, punta sullo streaming live. Alcune fonti vicine al social network, come riporta re/code, hanno dichiarato che la società di Costolo ha raggiunto un accordo per l’acquisizione di Periscope, una startup ancora in fase di sviluppo che permette agli utenti di “esplorare il mondo in tempo reale attraverso gli occhi di qualcun altro”.

Le voci della possibile transazione erano state già riportate da TechCrunch che ha ipotizzato un’acquisizione per cifre che si aggirano intorno ai 100 milioni di dollari. Anche Business Insider ipotizza numeri simili: il prezzo potrebbe quindi essere molto alto ma per ora non si hanno dati precisi da parte di Twitter e Periscope.

Secondo gli analisti per Twitter l’integrazione dei video in streaming sembra abbastanza ovvia, in particolare dopo che il lancio di un strumento di condivisione e di editing per i video. La capacità di trasmettere eventi in tempo reale (ad esempio le proteste, le interviste, gli eventi meteorologici, etc) è una scelta perfettamente in linea con le esperienze della piattaforma, che rappresenta il servizio più utilizzato per la diffusione di notizie e informazioni in real time.

L’accordo con Periscope arriva in un momento in cui Meerkat, un simile servizio di video in streaming live, ha guadagnato l’attenzione di molti media  e di alcune celebrity Usa. Meerkat ha già dimostrato che molti utenti di Twitter hanno interesse a produrre e consumare video in live streaming: ora, grazie a questo accordo, tale funzionalità potrebbe essere sfruttata in modo nativo sul social network, rendendo quest’ultimo ancora più attraente per la diffusione di informazioni e notizie in real time.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 24/03/2015 @ 07:12:14, in Social Networks, linkato 2256 volte)

Un modo semplice per inviare denaro agli amici? Facebook ha annunciato in via ufficiale l'introduzione nella sua app mobile Messenger la funzione che permetterà di fare proprio questo: inviare denaro agli tuoi amici. Facebook spera che gli utenti inizino a scambiarsi denaro con la sua app invece di affidarsi ai servizi concorrenti come Paypal.

Il servizio di social-networking ha annunciato la novità Martedì, spiegando che gli amici in Facebook potranno presto inviare denaro ad un altro amico, dopo aver associato al proprio account le informazioni dei loro conti di carte di credito dei circuiti MasterCard o Visa. E' possibile attivare la funzione toccando il simbolo del dollaro presente nella conversazione con un amico nell'app Facebook Messenger.

Circa 500 milioni di persone attualmente utilizzano Messenger, quindi potenzialmente Facebook ha una grande base di utenti che possono utilizzare la nuova funzione - che inizialmente viene resa disponibile solo negli USA.

Facebook spera di battere una lista crescente di concorrenti. Square, per esempio, ha collaborato con Snapchat a novembre per dare agli utenti del servizio di messaggistica un modo semplice per scambiarsi denaro a vicenda. Venmo di PayPal e Square Cash sono altri servizi che rendono più semplice per gli utenti lo scambio di moneta.

La funzione di pagamento potrebbe contribuire a rendere l'app di messaggistica mobile di Facebook universale. Alla fine dello scorso anno, il social network ha registrato quasi 1,2 miliardi di utenti al mese che hanno acceduto da un dispositivo mobile, ma meno della metà in realtà utilizza il servizio Messenger dell'azienda. Facebook lo scorso anno ha acquisito Whatsapp per più di 19 miliardi di dollari, che conta 700 milioni di utenti in tutto il mondo - ma non offre servizi di pagamento.

Nel frattempo, i concorrenti, come Snapchat, sono cresciuti da piccole start-up a mostri del settore, in parte integrando nelle loro app nuove funzionalità di tendenza tra gli utenti più giovani. Snapchat è particolarmente popolare tra i giovani tra i 14 anni e i 34 anni, secondo il ricercatore di mercato eMarketer. Questo gruppo di età corrisponde anche a quello che maggiormente utilizza i servizi di messaggistica istantanea, la cui maggiore parte dei membri non ha un conto in banca, secondo le indagini da parte della Federal Deposit Insurance Corporation. Questi nuovi servizi di pagamento potrebbero contribuire a cambiare la situazione, e far utilizzare le app anche a coloro che rientrano in altre fasce di età maggiori.

I pagamenti mobili stanno diventando una delle più grandi tendenze nella Silicon Valley. Apple ha introdotto il suo servizio di mobile-payment Apple Pay lo scorso anno, permettendo ai possessori dell'ultima generazione di iPhone e (presto) i proprietari di Apple Watch di sfruttare i loro dispositivi per pagare presso i negozi dotati dei POS abilitati. I concorrenti Samsung, Google e PayPal offrono servizi simili - o presto come nel caso di Samsung (con Samsung Pay introdotto con Galaxy S6).

La funzione per inviare denaro agli tuoi amici sarà disponibile per gli utenti iOS e Android nei prossimi mesi, solo negli USA, ha detto la società.

E' da Ottobre che Facebook prepara il sistema di pagamenti in Messenger
Uno studente e sviluppatore della Stanford University, Andrew Aude, ha anticipato lo scorso Ottobre 2014 quella che Facebook ha confermato solo a marzo 2015 come nuova caratteristica per Facebook Messenger. La caratteristica in questione è il sistema di pagamento online che Facebook si appresta di integrare direttamente nella sua app Messenger, che non sarà più quindi usata solo per parlare con gli amici ma anche per scambiare denaro. Andrew Aude al tempo ha fornito una prova di quello che ha scoperto, ossia uno screenshots che ha mostrato chiaramente che, all'interno di una conversazione, è possibile attivare un menu da cui poter scegliere la fonte (carta di debito) da cui prelevare il denaro e inviarlo al contatto. Funzionerebbe un po' allo stesso modo di come si invia una foto, per intenderci.

Via PianetaCellulare

 
Di Altri Autori (del 07/04/2015 @ 07:36:00, in Social Networks, linkato 1614 volte)

Instagram vanterà più di 100 milioni di utenti degli Stati Uniti entro il 2018, dicono le stime di eMarketer, e nel corso del 2015 il pubblico del social network aumenterà quasi del 21%, raggiungendo i 77,6 milioni utenti. Dati che danno conto del continuo apprezzamento del social, di proprietà di Facebook dal 2012.

Ma quali sono le categorie di brand che usano di più Instagram in Usa? Se lo è chiesto Yesmail che ha rilevato come, a fronte di una crescente adozione, innanzitutto ci sia un ampio margine di miglioramento lato brand: Instagramsolo il 23% dei marchi degli Stati Uniti ha avuto un account su Instagram, la cifra più bassa rispetto a ogni altro social network studiato tra cui Twitter (82%), Facebook (80%), YouTube (60%) e Google+ (37%). I ristoranti sono quelli più attivi con il 31,1% dei clienti YesMail che hanno dichiarato di avere un account su Instagram. Seguono ristoranti e hotel e alberhi, categorie legate al mondo più ampio delle vacanze e del relax. E sono gli stessi brand ad apprezzare lo “sbarco” sul social visuale per eccellenza: sempre secondo Yesmail, marche presenti sul social network hanno visto il numero di seguaci crescere anche del 278% in media nel 2015, più di qualsiasi altra piattaforma studiate.

Ma occhio alla frequenza dei post: i marchi non dovrebbero intasare i follwer con troppi messaggi secondo il principio sempre valido che la qualità conti più della quantità. Secondo dati L2 Think Tank brands monitorati in tutto il mondo hanno condiviso una media di 121 posti durante il Q4 del 2014 e hanno visto un tasso di engagement del 1,03%, in assoluto il più basso registrato lo scorso anno. Al contrario nel Q1 del 2014, con 110 post, il medesimo tasso arrivava a all’1,15%.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 09/04/2015 @ 07:32:24, in Social Networks, linkato 2017 volte)

Con il progetto Google Plus in netto declino e clinicamente morto, Google potrebbe lanciare una offerta di pubblico acquisto per Twitter per dotarsi di uno strumento social e rilanciare una ulteriore integrazione tra il proprio motore di ricerca e l'enorme flusso informativo di Twitter.

Si tratta per ora solo di voci di corridoio, sufficienti a far volare il titolo in borsa del 4%.

Secondo le indiscrezioni, circolate a Wall Street, Google si sarebbe rivolta alla società Goldman Sachs per valutare il caso e preparare l'offerto di acquisizione delle azioni che, come forse saprete già, sono quotate al Nasdaq.

In queste occasioni, l'acquirente ha l'obbligo di annunciare una offerta di pubblico acquisto ovvero una promessa di acquisire le azioni detenute da investitori e risparmiatori ad un prezzo prefissato. In caso di adesione di una certa quota azionaria, l'operazione si conclude effettivamente.  Per avere il controllo sicuro di una società quotata, è necessario disporre del 50% +1 delle azioni totali, anche se in realtà, in molti casi, un buon 30% è sufficiente per averne il controllo di fatto.

A leggere i commenti sui siti americani, sembrerebbe che la notizia possa trovare effettivamente delle basi solide.

Google dispone di ampia liquidità, calcolata intorno ai 60 miliardi di dollari e deve in qualche modo sopperire alla mancanza di un progetto Social in grado di funzionare a dovere.

Inoltre, come già accaduto in passato, l'integrazione con Twitter darebbe anche un certo valore aggiunto a Google che potrebbe includere i tweet nei risultati di ricerca, sfruttando la dote di istantaneità tipica di Twitter.

Altro punto da considerare, l'ipotesi che Google, messe le mani sul cuore del social network, possa acquisire dettagli da sfruttare poi nel proprio algoritmo di ricerca, aggiungendo una interessante componente social per stabilire l'importanza e l'ordinamento nei proprio risultati di ricerca.

Riguardo Twitter, il sistema si presa decisamente bene alla rivoluzione Mobile in corso, per la sua stessa natura.

Via PianetaCellulare

 
Di Altri Autori (del 13/04/2015 @ 07:07:00, in Social Networks, linkato 1853 volte)

Facebook rimane il più popolare social network tra gli adolescenti americani di età compresa tra 13 e 17, secondo un nuovo sondaggio di Pew.

Anche se siti come Instagram e Snapchat si rivolgono sempre più alla fascia d'eta dei ragazzi, Facebook è ancora una "forza dominante", Pew ha detto. Tra gli oltre 1.000 ragazzi intervistati, il 71 per cento ha dichiarato di utilizzare Facebook, mentre il 41 per cento ha detto che Facebook è il sito che usano più di frequente su tutte le altre reti sociali. Instagram e Snapchat sono, rispettivamente, il secondo e terzo dei siti più utilizzati di frequente.

Mantenere (e anche trovarne di nuovo) pubblico adolescente è fondamentale per Facebook per attirare dollari di pubblicità, sia nel presente e soprattutto nel futuro. Nel frattempo, il ruolo di Facebook nella vita del tipico adolescente americano (perchè il sondaggio è stato condotto tra ragazzi americani) è stato più volte messa in discussione negli ultimi anni.

Indagini pubblicate l'anno scorso, come quelle di Piper Jaffray e Frank N. Magid Associates, hanno concluso che la popolarità di Facebook tra gli adolescenti è diminuita negli ultimi anni. Tuttavia, un sondaggio di Forrester sempre dello scorso anno ha ottenuto risultati più in linea con la nuova indagine di Pew e ha notato che Facebook è ancora il sito di social media più utilizzato tra gli adolescenti.

Ad ottobre 2013, il Chief Financial Officer di Facebook David Ebersman ha detto che ogni giorno l'uso di Facebook tra gli adolescenti più giovani era diminuito tra il secondo trimestre ed il terzo trimestre di quell'anno. Tuttavia, il mese successivo il Chief Operating Office di Facebook Sheryl Sandberg ha respinto tali preoccupazioni, dicendo che "la stragrande maggioranza dei ragazzi americani sono su Facebook, e la maggior parte degli adolescenti americani usano Facebook quasi ogni giorno."

Secondo il nuovo sondaggio di Pew, la maggior parte degli adolescenti trascorrono il loro tempo su più di un social network. Nello specifico, il 22 per cento degli intervistati usano ancora solo un sito, il 66 per cento dpreferisce Facebook, il 13 per cento usa Google+, il 13 per cento Instagram e il 3 per cento Snapchat.

Pew ha precisato che i ragazzi avevano più probabilità rispetto alle ragazze di dire che visitano Facebook più spesso - il campione era composto per il 45 per cento da ragazzi contro il 36 per cento di ragazze.

I ragazzi tra i 15 a 17 anni hanno più probabilità dei giovani adolescenti di età tra 13 e 14 anni di usare maggiormente Facebook (il 44 per cento dei ragazzi più grandi contro il 35 per cento dei ragazzi più giovani). Gli adolescenti più giovani si sono rivelati essere più appassionati di Instagram dei ragazzi più grandi. Questa è ancora una buona notizia per Facebook, in quanto la società ha pagato 1 miliardo di dollari l'acquisizione di Instagram nel 2012.

Pew ha anche interrogato i ragazzi per il loro numero di amici di Facebook. Tra gli intervistati, il tipico adolescente ha 145 amici in rete. Nel dettaglio, il 30 per cento ha riferito di avere amici in numero tra 0 e 100, il 12 per cento tra 101 e 200 amici, il 9 per cento tra 201 e 300 amici, e il 15 per cento oltre 300 amici. Circa un terzo dei ragazzi intervistati ha dichiarato di non essere sicuro di quanti amici in Facebook avevano.

Il sondaggio di Pew è stato condotto online negli Stati Uniti in inglese e spagnolo tra circa 1.060 ragazzi di età compresa tra 13 e 17 anni, insieme a un genitore o tutore, dal 25 settembre al 9 ottobre 2014 e ad altre 44 coppie di adolescenti/genitori dal 10 febbraio al 16 marzo 2015.

Via PianetaCellulare.it

 
Di Altri Autori (del 15/04/2015 @ 07:07:40, in Social Networks, linkato 1913 volte)

Centinaia di migliaia di download, star in visibilio e colossi che duellano per fare breccia nel cuore del pubblico. La nuova moda dell’hi-tech si chiama live streaming e ha i suoi alfieri in app come Periscope, Streamago Social e Meerkat (ma ci sono anche Stre.am, Tarsii, Kik…) che permettono di inviare in diretta ciò che viene ripreso dalla fotocamera di smartphone, tablet e computer. Non ci sono filtri: basta avviare l’applicazione e il filmato va in Rete, l’unica cosa che si può fare è fermarlo. Ma vediamole in breve: Periscope, nata da Twitter, è la più celebre e da noi è tra le dieci applicazioni più scaricate della settimana.

Disponibile solo per iOS, consente di mandare in diretta filmati all’interno dell’app dedicata e notifiche push ai nostri amici. Meerkat, sempre per iOS, posta su Twitter un link per seguire lo streaming in corso, Streamago Social di Tiscali invece trasmette su Facebook da iOS e PC. Stre.am e Tarsii sono le alternative per Android. Vista la giovane età delle applicazioni, non più di tre settimane di vita, è lecito chiedersi a cosa servano. I filoni principali sono tre: c’è il giornalismo (e il citizen journalism), le star e i comuni mortali. Sul primo fronte The Verge, Guardian, Sky News e BBC sono subito salite alla ribalta, offrendo notizie dal vivo, recensioni e coperture di eventi impensabili fino a qualche giorno fa. Non serve più una troupe, un collegamento via satellite o una Rete veloce per condividere un fatto, bastano un cellulare e il 3G.

La qualità non sarà eccelsa ma il valore documentaristico è ai massimi livelli: due pressioni sul display e si è online. Nel caso di eventi scottanti poi non c’è tutore dell’ordine che possa fermare la diretta: qui va tutto online subito e non c’è memory card che possa essere cancellata. Oltre ai big della notizia, il live streming può essere una risorsa inesauribile anche per le piccole testate, che ora possono competere con i colossi puntando sulla presenza capillare sul territorio dei propri collaboratori. E porpio quest’ultimo aspetto ci porta al citizen journalism: il caso clou è stato il rogo di New York della settimana scorsa, che numerosi utenti hanno documentato con Periscope, mentre da noi ha spopolato il duplice omicidio al Tribunale di Milano. Non c’è stato giornalista più tempestivo delle persone che erano nel luogo giusto al momento giusto (o meglio sbagliato) e la possibilità di vedere il replay del video ha fornito molto materiale a chi voleva confezionare servizi più meditati sull’evento. Immaginare queste app durante la primavera araba o al G8 di Genova ne scatena la portata rivoluzionaria e da oggi i grandi eventi potranno avere tutto un altro sapore, nel bene come nel male.

Dal serio al (molto) faceto, eccoci alle star. Fiorello e Jovanotti sono tra le personalità italiane più attive del settore: mostrano backstage, prove degli spettacoli e vita privata. È un’idea simpatica per continuare quella via intrapresa anni fa con Twitter, ovvero mostrarsi vicini ai fan condividendo una porzione (limitata) della propria intimità. Il problema però è che si rischia di far finire tutto alla Maria De Filippi, come quando Aurora Ramazzotti, figlia del più noto Eros, ha condiviso un video in cui imitava Belén Rodriguez e si lasciava andare a una battuta infelice sul figlio della stessa. Allo scalpore mariadefilippesco è stato subito posto rimedio con scuse spammate in ogni dove e un intervento salvifico di papà (“Ragazzi, Auri ha commesso un’ingenuità di cui si è pentita amaramente”). Una prova che non tutti sono pronti alla rivoluzione, la vita senza filtro è diversa dalle luci della ribalta.

Arriviamo ora a noi comuni mortali. Tralasciando i genietti della comunicazione che hanno iniziato a fare del live streaming una piattaforma di lancio simil YouTube, nella maggior parte dobbiamo ammettere di essere noiosi. Al momento ci sono migliaia di video di pochi secondi del tutto inutili ma ci sta, sono coloro che hanno aperto l’app, l’hanno provata e poi spento tutto (Alzi la mano chi non l’ha fatto). Basta però consultare uno qualsiasi dei tanti profili attivi per ritrovarsi immersi in una noia siderale. Ci sono bordate di bambini, gattini e cagnolini alla deriva, gli immancabili pervertiti e camere fisse che riprendono muri, porte e finestre con relativa musichetta di sottofondo. Non mancano nonne che cucinano, zie che si esprimono in incomprensibili dialetti e professori alle prese con bande di ignoranti.

La vita senza filtro in questo caso mostra tutta la sua banalità ma gli utenti migliori (pardon, peggiori) però sono coloro che mettono lo smartphone sul parabrezza dell’auto e danno vita a piani sequenza fatti di asfalto e vetture in coda. Non siete Jean Luc Godard, il vostro Week End è ben diverso da quello del genio francese e avete perso una buona opportunità per risparmiare la batteria. Usare in questo modo dei mezzi così potenti e rivoluzionari non va bene. Se proprio dovete farlo almeno dite qualcosa. Non necessariamente di sinistra, eh.V

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 22/04/2015 @ 07:24:00, in Social Networks, linkato 1759 volte)

Quando nell'ottobre del 2013, l'allora CFO di Facebook, David Ebersman, parlò di un calo di accessi al social network da parte degli utenti più giovani, le reazioni si sprecarono. Il gioiello di Mark Zuckerberg fu immediatamente descritto come un malato terminale. Sembrava l'inizio della fine. Oggi, un anno e mezzo dopo, Facebook è più vivo che mai. E a quanto pare gode di ottima salute. Basta dare un'occhiata agli ultimi dati diffusi da Pew, secondo i quali circa il 71% dei ragazzi di età compresa fra 13 e i 17 anni frequenta Facebook. Una cifra che è esattamente il doppio di quella relativa ai teenagers che visitano siti come Google o Twitter.

Facebook, dunque, è ancora il social network più popolare tra gli adolescenti. E c'è di più: è anche il mezzo di informazione preferito dai giovani italiani. Lo dicono i dati del 12esimo Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione. Dati che analizzano i consumi mediali nel nostro Paese e certificano in modo inequivocabile la netta differenza fra i giovani e i meno giovani. Una differenza che, a pensarci bene, traccia una linea di demarcazione importante fra il passato e il futuro. I dati sono quasi predittivi, anche senza volerlo.In sostanza questa ricerca ci dice che i più giovani preferiscono informarsi soprattutto attraverso i canali digitali. Facebook su tutti (il 71% contro il 61,5% del 2011, alla faccia di chi parlava di disamore verso il social di Zuckerberg da parte dei teenagers) ma anche Google e YouTube. I meno giovani, invece, sono ancora affezionati ai canali tradizionali: telegiornali e quotidiani di carta. Il dato più indicativo, insomma, è sicuramente quello relativo a Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg è il mezzo di informazione più utilizzato fra i giovani che che hanno dai 14 ai 29 anni, con una percentuale del 71,1%. E questo è l'unico caso - secondo Censis-Ucsi - in cui i telegiornali non occupano il gradino più alto del podio. La presa che il social di Palo Alto ha sui teenagers è fortissima. Roba da mettersi l'anima in pace e provare a capirne le opportunità. Consci del fatto che su un social network la quantità di informazioni è vasta e spesso incontrollata, viene il dubbio che a rimetterci sia la qualità. Quotidianamente su Facebook informazioni false vengono spacciate per vere, e non esiste una soluzione immediata al problema. Secondo Vincenzo Cosenza, esperto di social media, il problema esiste, ma è compito dei giornali salvaguardare la qualità: «Sono i mezzi di informazione - dice Cosenza a Nòva - a dover fare un buon uso dello spazio che offre Facebook. Invece spesso vedo testate italiane che lo usano come una discarica di link e solo per pubblicare le notizie più becere. Senza capire che in questo modo svalutano l'immagine del brand, per qualche like in più».

Intanto Zuckerberg, nel suo progetto di social totalizzante, sta studiando un metodo per integrare le news dei giornali direttamente all'interno di Facebook, offrendo parte delle revenue pubblicitarie agli editori. E questa, secondo Cosenza «può essere una opportunità in più (ma non in sostituzione del sito) se la si usa per valorizzare i contenuti d'informazione e soprattutto per indirizzarli al pubblico giusto. Facebook offre strumenti di targeting molto granulari che permettono di segmentare l'audience di ciascuna notizia». Al di là di quanto questa idea possa essere affascinante (per alcuni pochissimo, per altri molto), il rischio concreto è di trovarsi davanti a piattaforme sempre più chiuse, con l'obiettivo non dichiarato ma palese di ingabbiare gli utenti al loro interno. «Ogni social network sviluppa un'attitudine a costruire un walled garden, - ci dice Cosenza - un villaggio autosufficiente dove far rimanere l'utente per più tempo possibile, in modo tale che egli possa fruire della pubblicità. Ma finché il web rimarrà una piattaforma aperta ci sarà sempre spazio per poter scoprire nuovi territori». Già, sarà anche vero. Ma la piattaforma aperta che hanno in mente a Palo Alto lascia più di qualche perplessità.

Via IlSole24Ore.com

 
Di Altri Autori (del 04/05/2015 @ 07:58:57, in Social Networks, linkato 1492 volte)

Attualmente molti editori e molti quotidiani pubblicano i link dei propri contenuti su Facebook, che è diventato un’importante fonte di traffico. L’apertura dei link tramite un dispositivo mobile può essere però lenta e particolarmente frustrante dato che si arriva spesso a dover attendere fino ad 8 secondi: l’iniziativa di Facebook, nominata “Instant Article”, ha esattamente lo scopo di abbattere questi tempi di attesa.
La società di Zuckerberg prevede di iniziare l’hosting di news e video da BuzzFeed, The New York Times, National Geographic e altri già a partire da questo mese, ma se la proposta ha attirato l’interesse di alcuni editori è anche vero che molti altri non sono convinti che legare così drasticamente Facebook ai propri contenuti sia una buona idea.

Per arrivare ai risultati sperati la società di Palo Alto sta corteggiando gli editori cambiando il tradizionale modello di revenue-sharing: quest’ultimi avranno la possibilità di mantenere le entrate derivanti dalle inserzioni che vendono sui siti di notizie ospitati da Facebook, ma il contenuto caricato più velocemente offrirebbe un incoraggiamento per gli utenti a passare maggior tempo sul social network, con non pochi benefici a lungo termine per l’azienda di Zuckerberg.

Non è chiaro però con quali modalità sarà veicolato l’advertising o se gli editori avranno la possibilità di posizionarlo e misurarlo a proprio piacimento. Inoltre alcuni di questi hanno espresso ulteriori preoccupazioni e perplessità perché vorrebbero continuare a monitorare l’user experience, così come vorrebbero continuare ad avere accesso ai dati sui loro lettori.

Gli accordi con i partner di lancio del servizio sono ancora in fase di definizione e la tempistica potrebbe cambiare, ma la società ha intavolato trattative anche con altri editori.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 05/06/2015 @ 07:58:17, in Social Networks, linkato 1488 volte)

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo su Instagram sono apparse inserzioni occasionali e generiche, non profilate e identiche più o meno per tutti (uniche differenze finora sono su età, sesso e paese). Questo tipo di approccio all’advertising del social delle foto è destinato a cambiare radicalmente: presto infatti Instagram saprà se abbiamo 20 o 30 anni, se ci piacciono i gatti oppure le gite al mare, se amiamo il cioccolato o se invece siamo sensibili a cause di beneficenza e molto, molto altro.

Tutte queste informazioni verrano prese dai database di Facebook e incominciano ad essere più chiari alcuni dei piani che Mark Zuckerberg ha in serbo per Instagram, comprato nel 2012 per un miliardo di dollari: profilazione e advertising. Come scrive Business Insider, al momento solo brand di grandi dimensioni hanno la possibilità di fare advertising su Instagram, ma a  partire dal mese di luglio, la società ha intenzione di ampliare il proprio range ed aprire anche alle aziende di dimensioni più ridotte.

Entro l’inverno infatti, gli strumenti per l’acquisto di spazi pubblicitari su Instagram saranno integrati con quelli di Facebook, consentendo ad ogni brand che pubblicizza sul social di Zuckerberg di acquistare annunci anche su Instagram. A questo proposito in un post sul blog ufficiale di Instagram è possibile leggere che la società sta lavorando ”per dare a tutte le imprese la possibilità di raggiungere le persone giuste” attraverso l’integrazione delle API di Facebook e Instagram.

Inoltre secondo la società, “le persone vogliono entrare in contatto con aziende di ogni dimensione su Instagram, dai loro negozi di abbigliamento preferiti vicino casa ai ristoranti, fino ai più grandi brand del mondo”. Secondo Forbes si tratta di un cambiamento epocale per Instagram: un primo serio tentativo di monetizzare la piattaforma da parte di Facebook a tre anni dall’acquisizione.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 08/06/2015 @ 07:51:01, in Social Networks, linkato 1657 volte)

Il tasto buy arriva anche sulle applicazioni per le fotografie
Dopo YouTube, Twitter e Facebook - e in attesa di Google - l'ecommerce conquista anche i social network "fotografici" con il tasto "buy": Pinterest e Instagram. Nel primo caso, gli utenti troveranno il pulsante per l'acquisto sotto l'immagine dei quasi due milioni di prodotti che saranno messi in vendita sulla bacheca entro la fine del mese. Si comincia ovviamente con la sperimentazione solo negli Usa e per i device Apple.
Instagram offrirà invece un panorama di servizi più ampio come "compra ora", "installa ora", "registrati a una newsletter" e "scopri di più". A fornire i dati per la profilazione delle offerte sarà ovviamente Facebook, proprietaria dell'applicazione.

Via Business People

 
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