Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Le notizie dentro Facebook, dicevano le indiscrezioni, e ora c’è l’annuncio ufficiale dell’azienda di Mark Zuckerberg: il nuovo prodotto si chiama Instant Articles ed è dedicato agli editori. Permette di creare, all’interno dell’app iOS di Facebook, articoli «veloci e interattivi».
Facebook spiega la nuova offerta come risposta alla crescente condivisione di news all’interno del social network, specie su mobile, che ormai da anni è la prima piattaforma di accesso (nell’ultima trimestrale il 73% dei ricavi arrivavano proprio dall’app per smartphone). Il problema è la lentezza di caricamento: da click sul link all’apertura dell’articolo l’azienda calcola che in media ci vogliano 8 secondi.
Con Instant article l’apertura diventa 10 volte più veloce. Instant Articles introduce inoltre una serie di funzioni interattive che stanno sperimentando al momento 9 grossi partner: The New York Times, National Geographic, BuzzFeed, NBC, The Atlantic, The Guardian, BBC News, Spiegel e Bild.
Nei video di demo si vedono alcune funzioni: sarà possibile zoomare e esplorare le foto ad alta risoluzione inclinando il telefono, guardare video in auto-play scorrendo l’articolo, mappe interattive esplorabili, didascalie audio e la possibilità di mettere like e commentare le singole parti di un articolo. L’esperienza sembra ispirarsi alle web stories che da qualche anno sono diventate una opportunità per visualizzare in profondità - con video, grafiche, testo e immagini - reportage e storie anche di ampio respiro.
Il punto più delicato è il modello di business e il rapporto con gli editori, visti i trascorsi di Google. Facebook, a differenza di Google News che dà solo una anteprima e un link a un articolo, con Instant Articles fa qualcosa di più ma propone allo stesso tempo una spartizione dei ricavi ai publisher. «Abbiamo progettato Instant Articles per dare agli editori il controllo sulle proprie storie, brand experience e opportunità di monetizzazione. Gli editori possono vendere pubblicità all'interno dei propri articoli e mantenere le entrate, oppure possono scegliere di utilizzare Facebook Audience Network per monetizzare gli spazi invenduti. Gli editori avranno anche la possibilità di monitorare i dati e il traffico attraverso comScore e altri strumenti di analisi» spiega la nota di Facebook. Come aveva scritto il Wall Street Journal, le pubblicità potranno apparire all’interno a Instant Articles. Nel caso in cui queste siano vendute dagli editori, il 100% dei ricavi rimarrà a loro, se invece se ne occuperà Facebook, dovranno rinunciare al 30%.
Via IlSole24Ore.com
Twitter ha sempre cercato di spiegare come utilizzare al meglio il proprio social network agli inserzionisti allo scopo di massimizzare la portata e l’efficacia degli annunci: ovviamente, se i risultati sono migliori per gli inserzionisti, Twitter riuscirà ad aumentare la loro fiducia, incrementando di conseguenza le proprie entrate. In questa fase della vita del social network catturare la fiducia degli inserzionisti e, quindi, degli investitori, sta diventando un aspetto cruciale: alla base dell’addio dello storico fondatore Dick Costolo all’azienda ci sarebbe, infatti, anche lo scontento di Wall Street per i risultati finanziari non entusiasmanti degli ultimi mesi.
Come riportato da re/code, proprio per questo Twitter ha pubblicato un nuovo studio specificamente incentrato sui “direct response ad”, un tipo relativamente nuovo di pubblicità per Twitter che ha lo scopo di ottenere un risultato specifico, come far installare un’app o far visitare un determinato sito web. Il problema che Twitter ha riscontrato, però, è che quando in questi tipi di annunci viene incluso un hashtag o menzionato un altro account, la loro performance risulta deludente
In dettaglio, secondo Twitter, quando si tenta di portare visitatori al proprio sito web tramite un tweet che non include un hashtag o una menzione, esso genera il 23 % di clic in più. Quando il tweet è focalizzato sull’installazione di un’app, rinunciare all’hashtag o alla menzione porta ad un aumento di clic dell’11%.
Quello che è stato riscontrato in realtà ha una semplice spiegazione: tutte le altre parti cliccabili del tweet distraggono gli utenti dal compiere l’azione desiderata da chi ha pubblicato l’annuncio. Come dichiarato da Anne Mercogliano, responsabile marketing di Twitter, “se stai cercando di partecipare ad una conversazione online è assolutamente necessario utilizzare un hashtag, ma per incentivare un clic specifico che punta fuori da Twitter è meglio non creare ‘rumore’.”
In sintesi, gli hashtag possono distrarre gli utenti dal cliccare sul link sponsorizzato attraverso il “direct response ad”: questo si traduce in perdita di efficacia dell’inserzione e uno spreco di denaro da parte degli inserzionisti, che rischiano di allontanarsi dalla piattaforma a beneficio degli altri social network.
Via Tech Economy
I social media sono sempre più presenti nelle strategie di business delle imprese e Youtube e Facebook che giocano un ruolo predominante nelle preferenze delle imprese. Il Rapporto “The state of social marketing” realizzato da Simply Measured fotografa in modo puntuale quanto sta accadendo al mondo dei brand che si muovono, oggi, in un panorama che ha cifre impressionanti: oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano i social media, il che vuol dire che il 28% della popolazione mondiale è interconnesso. Per le organizzazioni questa rete di connessioni presenta una grande opportunità per avere impatto su un numero senza precedenti di persone tanto che il social marketing è diventato una priorità per le aziende: secondo il report il budget disponibile per i social media rappresenta il 9,9% di quello del marketing digitale nel 2015, una cifra che è destinata a raggiungere il 22,5% nei prossimi cinque anni.
Le evidenze Le principali evidenze che riguardano il rapporto tra brand/imprese e social media ci dicono che il trend è in crescita: non solo aumenta la disponibilità di budget ma cresce anche l’attenzione verso la creazione di team specifici, composti normalmente da uno a tre persone, che hanno esigenze distinte: strategia centralizzata e pianificazione, obiettivi di business, e infine, l’execution. La maggior parte dei social media team fanno parte dei settori marketing: il 49%, infatti, riferisce alla leadership del marketing.
Dimostrare il valore delle attività social, il ROI, resta il problema principale per il 60% dei social media marketers ma, paradossalmente, l’indagine rileva anche la mancanza di un’attività puntuale di social media analysis: solo il 22% dei marketer pensa che i dati dei social media abbiano un impatto effettivo sulle business.
Lo stato dei social Il report passa poi ad analizzare singolarmente le piattaforme social in relazione ai brand: quelli presi in considerazione dall’indagine sono i brand compresi nella classifica Interbrand Top 100 Global Brands e, nello specifico, le imprese che hanno account globali o specifici per gli Usa che ne hanno fatto uso nel corso di aprile 2015. Quello che emerge per tale cluster è che YouTube batte tutti, seguito da Facebook e Twitter: sono loro quelli che attirano le maggiori attenzioni dei brand. YouTube è utilizzato dal 100% dei marchi presenti in classifica, con Twitter e Facebook che seguono a ruota. Reti più giovani come Instagram e Pinterest stanno guadagnando terreno.
Lo Stato di Facebook Il 96% degli Interbrand Top 100 brand hanno un account Facebook dedicato e il 94% ha postato contenuti nel mese della rilevazione. Si evidenzia un minore attivismo su Fb rispetto all’anno scorso ma è cresciuto il livello di engagement.
Twitter Il 98% dei brand presenti nell’Interbrand Top 100 brand sono attivi su Twitter, e ognuno di loro ha postato contenuti nel mese di aprile. Da notare come il 55% di tutti i tweet inviati includono contenuti fotografici. La rilevazione dimostra che il tweeting regolare è la chiave del successo: il 74% dei marchi twittano almeno tre volte al giorno (compresi i retweet e risposte). In termini di engagement con gli utenti, i tweet di relazione con i brand sono aumentati del 105% in un anno. Infine, i tweet con hashtag è vero che creano più engagement ma un abuso di essi rischia di essere controproducente.
Youtube Il 100% dei brand Interbrand hanno un account YouTube e il 92% ha pubblicato video nel mese di aprile a dimostrazione della rilevanza.
Instagram, per suo conto, pur essendo una applicazione mobile, ha attirato l’85% delle 100 aziende Interbrand con il 79% di esse attive nel mese di aprile; Pinterest, invece, ha attirato l’attenzione del 67% delle 100 aziende considerate che ne fanno un uso “vetrina”: solo il 41% dei marchi ha pubblicato attivamente in aprile 2015. Infine Google, che ha il 78% di imprese che lo usano con il 66% attivo nel mese della rilevazione.
Via Tech Economy
Instagram sta lavorando molto per portare gli inserzionisti ad acquistare spazi sul proprio social network: la recente apertura delle API per l’advertising e l’aver unito le capacità di targetizzazione a quelle di Facebook darà agli inserzionisti nuove possibilità di effettuare campagne, il che porterà a un rapido aumento della spesa pubblicitaria. Ad affermarlo è la nuova ricerca di eMarketer incentrata proprio su Instagram dal titolo “Instagram Advertising: What Marketers Need to Know.”
I dati di eMarketer stimano che Instagram raggiungerà circa 600 milioni di dollari in termini di ricavi pubblicitari entro la fine di quest’anno, con un tasso di crescita vertiginoso che porterà la società a guadagnare 2,81 miliardi entro il 2017. L’interesse per Instagram da parte delle aziende è stato alimentato da studi che dimostrano un alto tasso di engagement sia con i post “organici” sia con gli annunci a pagamento (fino ad ora appannaggio solo di pochi brand di grandi dimensioni), ma è impossibile prevedere se questi risultati continueranno anche dopo l’introduzione dell’advertising aperto a tutti.
Il report sostiene che un fattore chiave del forte tasso di engagement è che ogni utente, se esegue l’accesso regolarmente, può vedere in potenza tutti i post degli account che segue nel proprio newsfeed, cosa che non accade per esempio con Facebook, il cui algoritmo limita la probabilità di vedere i post che non sono sponsorizzati delle pagine aziendali. L’esempio di Dot & Bo, famoso store di arredamento e design americano, è illuminante in proposito: la società registra un numero sostanzialmente uguale di preferenze (like) sui suoi post di Instagram e Facebook, anche se possiede solo 8.800 follower su Instagram contro i 620.000 che invece la seguono su Facebook.
Il social network delle foto però non ha un forte tasso di engagement solo sui post organici: in un post sul blog di Instagram (datato giugno 2015), l’azienda ha citato molto esempi di inserzionisti canadesi che hanno aumentato la portata del brand per percentuali che vanno dal 14 al 45%. In proposito, Jim Squires, direttore di Instagram delle operazioni di mercato, ha dichiarato: “Se ci pensate, le performance degli annunci sulla piattaforma sono superiori quasi di tre volte a quello che si vede generalmente nel settore“.
Se questi risultati rimarranno alti, dipenderà soltanto da come la società intenderà gestire l’apertura della possibilità di comprare inserzioni in tutto il mondo. Fino ad ora, l’approccio lento e attento di Instagram ha registrato un’esperienza positiva sia per le aziende sia per gli utenti. eMarketer conclude la disamina affermando che l’introduzione di molta più pubblicità potrebbe non piacere agli utenti con il conseguente rischio di verde drastici cali di utilizzo.
Via Tech Economy
Instagram ha annunciato oggi di aver raggiunto la cifra record di 400 milioni di utenti attivi mensili con circa 80 milioni di foto al giorno caricate dagli utenti giornalmente.
A dare l’annuncio un post sul blog: “Siamo entusiasti di annunciare che la comunità Instagram è cresciuta fino a 400 milioni di persone. Mentre pietre miliari come questo sono importanti, ciò che veramente ci emoziona è il modo in cui la comunicazione visiva ci fa sentire il mondo un pò più piccolo. La nostra comunità si è evoluta ed è ancora più globale, con oltre il 75% degli utenti che vive al di fuori degli Stati Uniti. Degli ultimi 100 milioni che hanno aderito, più della metà vive in Europa e in Asia e i paesi che hanno il maggior numero di Instagrammer comprendono Brasile, Giappone e Indonesia.”
Il nuovo record di Insragram non fa che accrescere l’ecosistema di influenza di Zuckerberg: Facebook conta 1,5 miliardi di utenti, Instagram circa 400 milioni, Facebook Messenger 700 milioni e WhatsApp sfiora quota un miliardo. Il che vuol dire che circa 3,5 miliardi di persone usano servizi ricollegabili all’ecosistema FB: chiaramente molti utenti sono comuni ai servizi ma la cifra è comunque indicativa di come rappresenti una imponente fetta dell’attenzione del mondo Internet.
Ma la crescita di Instagram, fa notare il Financial Times, evidenzia anche un altro fattore: mostra, ad esempio, quanto più veloce è la crescita della base di utenti di Instagram rispetto a Twitter, che ha riportato “solo” 304 milioni di utenti mensili attivi e arranca nel faticoso percorso di soddisfacimento degli investitori.
Via Tech Economy
Tante novità nella classifica dei migliori brand su Facebook e Twitter di Blogmeter, innanzitutto per quanto riguarda il focus settoriale incentrato sui brand di auto e moto. Ad ottobre, dall’analisi delle performance dei profili italiani – realizzata secondo le due metriche di engagement e new fan/followe – emerge che i brand del settore ottengono le performance migliori in occasione di eventi importanti come il lancio di nuovi modelli, sponsorship e iniziative particolari.
Facebook: una grande varietà di brand
Le due classifiche di Facebook sono dominate dalle pagine ufficiali di diverse case automobilistiche. Per quanto riguarda il page engagement, ovvero l’engagement pesato sul numero di fan, a trionfare è il brand di moto Triumph MotorcyclesItalia che genera un alto livello di interazioni grazie alla partnership con David Beckham e al lancio della nuova moto Bonneville. Segue in seconda posizione la pagina di Michelin che raggiunge l’apice delle interazioni in concomitanza del Campionato del Mondo Rally (WCR) e al terzo posto Peugeot che genera un’esplosione di interazioni grazie alla sponsorship di #XF9. Un altro brand che fa il pieno di engagement è Mazda Italia: il post più engaging in assoluto è quello relativo al Tokyo Motor Show durante il quale è stato presentato il nuovo modello Mazda RX-VISION.
Considerando invece i nuovi fan, è BMW Italia ad avere la meglio, piazzandosi anche al quarto posto per engagement: il merito del suo successo è stata la campagna #ý40annidiSerie3 attraverso cui è stata celebrata la Nuova BMW serie 3. Tra gli altri brand che più hanno accresciuto la propria fan-base ci sono le due case automobilistiche tedesche Mercedez-Benz, la cui comunicazione risulta efficace anche su Twitter, e Audi che, grazie alle foto suggestive scattate dal profilo Auditography, appassiona gli utenti di Facebook. Seguono infine in terza e quarta posizione, il brand francese Renault che attraverso contest e sondaggi conquista sempre nuovi fan e infine Toyota, diventato a fine settembre main sponsor di AS Roma.
Su Twitter svettano Fiat e Mercedez Benz
Su Twitter, invece, le due classifiche risultano piuttosto omogenee, presentando all’incirca gli stessi nomi per entrambe le metriche. Primo classificato per total engagement è il profilo Twitter di Fiat, che si posiziona terzo per numero di nuovi follower: il brand propone gli stessi contenuti in italiano e in inglese e la sua comunicazione è improntata sul divertimento e l’originalità. Segue in seconda posizione Peugeot che colleziona la maggior parte delle interazioni in occasione della campagna sociale #MoveYourEnergy legata al lancio della nuova Peugeot 208. Si piazza in terza posizione invece Ford, conquistando anche un quinto posto per numero di nuovi seguaci: in questo caso, è l’iniziativa di guida sicura #DontEmojiAndDrive a suscitare la curiosità degli utenti italiani di Twitter.
A livello di new follower, invece, il brand che conquista la vetta è Mercedes-Benz, che tra l’altro si distingue anche per total engagement piazzandosi al quarto posto: il tweet che genera il successo maggiore è l’omaggio al #BackToTheFutureDay, giornata durante la quale c’è stato anche il divertente scambio di tweet tra le due case automobilistiche, Toyota e Smart, quest’ultima al secondo posto della nostra classifica per new follower. Quinto posto infine per total engagement e quarto per capacità di accrescere la propria community, per Renault: il brand francese cattura l’attenzione degli utenti soprattutto in occasione dellancio della Clio Duel.
Uno sguardo alle classifiche generali
A livello di classifica generale, invece, il brand più coinvolgente su Facebook, è la no profit Enpa, una veterana delle classifiche stilate di Blogmeter, mentre tra le new entry in top 10 spunta la pagina Facebook di Regione Lombardia che risulta molto attiva ad ottobre con una media di circa 20 post al giorno. A livello di new fan, invece, è la pagina italiana di M&Ms a trionfare, grazie ai numerosi post con cui condivide consigli e ricette. A livello di Social CRM, il più veloce è Wind.
Su social dei 140 caratteri, a governare è il profilo di Juventus, che risulta il più coinvolgente ma anche quello che accresce maggiormente la propria community. Continua dominare per entrambe le metriche anche il profilo di Expo nel suo ultimo mese di attività, mentre a livello di nuovi follower, Ikea Italia crescere tantissimo grazie alla campagna #gustatilavita. A trionfare a livello di response time è infine il profilo Twitter di Inofatac, che impiega solo 4 minuti a rispondere alle richieste degli utenti.
Via Spot and Web
Le vacanze di Natale sono alle porte e gli italiani si preparano a festeggiare e condividere esperienze con gli amici e i propri cari. Il Mobile, soprattutto durante le feste, diventa protagonista indiscusso, con la crescita delle condivisioni, contribuendo a modificare le abitudini e le tradizioni legate ai festeggiamenti, e Facebook, insieme a Instagram, vengono utilizzati sempre più per cercare idee innovative per sorprendere i propri amici con regali originali e divertenti.
Abitudini e tradizioni
Secondo una recente analisi Facebook relativa alle abitudini d’acquisto durante il periodo natalizio, il 48% degli italiani sta pianificando di acquistare attraverso differenti canali e il 39% effettuerà acquisti online in misura maggiore rispetto allo scorso anno. Ricevere in dono un’esperienza risulta essere il regalo ideale per il 17% degli italiani: il 46%, per esempio, desidererebbe ricevere in regalo un viaggio, anche se solo il 12% progetta di regalarlo. Inoltre, trascorrere le vacanze natalizie con i propri cari è molto apprezzato, come ogni tradizione che si rispetti: il 77% degli intervistati ha infatti affermato che passare del tempo con chi si ama è tra gli aspetti migliori del Natale.
Mobile: protagonista indiscusso
Secondo lo studio Facebook che ha analizzato i comportamenti degli internauti nel periodo tra fine novembre e fine dicembre 2014, il mobile è stato il motore principale delle condivisioni: gli italiani hanno infatti condiviso il 18% in più di foto e video da mobile, e il 69% dei post, foto e video sono stati creati da mobile; l’87% degli auguri di Natale scambiati su Facebook sono stati condivisi da mobile, così come il 78% delle foto e il 79% dei video legati al Natale. Dati che confermano la crescita di un fenomeno in continua evoluzione. Inoltre, circa il 31% degli acquisti online sono stati effettuati da mobile.
I regali più social
Anche i regali sono stati protagonisti delle numerose discussioni su Facebook: a Natale 2014 i più ricercati sono stati gli oggetti legati al mondo dell’entertainment, dai libri alla musica, dai DVD ai videogame, ma nella wishlist sono rientrati anche i gadget tecnologici, i gioielli, le gift card, i cosmetici, e i viaggi.
Via Spot and Web
Facebook at Work è ora accessibile da una applicazione mobile ufficiale. Chiamata Work Chat, l'applicazione consente agli utenti di Facebook at Work - il social network per le aziende - di comunicare tra loro via chat, singole o di gruppo, e di effettuare chiamate vocali. Si tratta fondamentalmente di Facebook Messenger, ma esclusiva per gli utenti di Facebook for Work.
Facebook ha iniziato nelle scorse settimane il test di 'Facebook at Work', una versione professionale di Facebook che mette il social network di oltre 1 miliardo di persone in diretta concorrenza con Google, Microsoft e LinkedIn.
Facebook sta facendo tutto il possibile per monopolizzare il tempo che si trascorre on-line e, dopo aver puntato su video, messaging e notizie, ora è pronta per un portale tutto nuovo dedicato ai lavoratori. Chiamato Facebook at Work, il servizio annunciato Mercoledì funziona più o meno come la versione normale di Facebook, tranne che lo si utilizza per connettersi con i colleghi che possono o non possono essere amici nella versione normale del sito. Più importante di tutto, la combinazione di colori della schermata è diversa, quindi se avete il vostro capo dietro le spalle può con un colpo d'occhio sapere se siete su Facebook o se state ancora "lavorando" su Facebook at Work.
Per ora, Facebook dice che sta rendendo disponibile Facebook at Work ad una manciata di partner, che testeranno il prodotto prima del suo lancio ufficiale, provvisoriamente in programma per la fine di quest'anno. Facebook dice che è sta utilizzando la piattaforma internamente tra i suoi dipendenti ormai da anni.
"Abbiamo scoperto che utilizzando Facebook come strumento di lavoro rende il nostro giorno di lavoro più efficiente," Lars Rasmussen, direttore dell'ingegneria di Facebook, ha detto a Wired.com. "Efficienza" e "passare il tempo su Facebook at Work" sono termini che possono suonare come una contraddizione. Ma se Facebook può effettivamente fare uno strumento che aiuta le persone a lavorare meglio in ufficio, ben venga. Facebook fa soldi quando si spendono più ore sul sito, se sei al lavoro o a casa. Più tempo i vostri occhi sono su Facebook, più la vostra attenzione fa monetizzare l'azienda.
Facebook at Work abbiamo quindi capito che è una piattaforma diversa dal Facebook normale, ma ha le funzioni già note come la pagina News Feed, i Gruppi, messaggi diretti e gli eventi, ha spiegato Menlo Park in una una nota. "Sarà quindi possibile restare in contatto con i propri colleghi nello stesso modo in cui lo si fa con i propri amici e familiari attraverso il social network", aggiunge. Facebook at Work, concepito e realizzato per essere utilizzato all'interno delle imprese, promette "che le informazioni degli impiegati su Facebook at Work sono al sicuro, protette, confidenziali e completamente separate da quelle del proprio Profilo Facebook personale".
Altra cosa importante di 'Facebook at Work' è che le informazioni condivise tra gli impiegati sono accessibili solamente ai dipendenti della compagnia. I commenti e feedback dei primi partner che testeranno la piattaforma "saranno fondamentali al fine di costruire il miglior prodotto possibile per loro e i loro impiegati", chiude Facebook in una nota.
Via PianetaCellulare.it
Uno dei tanti problemi che affliggono le aziende e i dipendenti minando la produttività, è la distrazione: i social network site, se non usati in modo professionale, sono uno degli elementi principali di disattenzione per i dipendenti e per i professionisti. Facebook ha però pronta una soluzione a pagamento per risolvere il problema: “Facebook at Work”, la versione professionale di Facebook che è stata definitivamente annunciata e verrà lanciata tra qualche mese.
Dopo circa un anno di test, Facebook ha dichiarato che il servizio è ormai pronto per essere raccolto da tutte le aziende interessate: sarà completamente orientato alla collaborazione sul luogo di lavoro ma si presenta, nella sua struttura, in modo praticamente identico al classico Facebook, con un newsfeed, i tasti di condivisione, i like e un proprio servizio di messaggistica.
“Direi che il 95 per cento di quello che abbiamo sviluppato per Facebook è adottato anche per Facebook at Work,” ha dichiarato Julien Codorniou a Reuters, attualmente coordinatore delle partnership a livello mondiale di Facebook. La differenza fondamentale è che gli utenti di Facebook at Work avranno profili speciali distinti dai loro profili Facebook già esistenti. La società sta inoltre sviluppando prodotti esclusivi per Facebook at Work, tra cui strumenti e sistemi di sicurezza appositamente dedicati, ha aggiunto Codorniou.
Come è possibile leggere direttamente sul sito di Facebook, “con un account Facebook at Work, puoi usare gli strumenti di Facebook per interagire con i colleghi” e inoltre “i contenuti che condividi usando il tuo account di lavoro saranno visibili solo alle altre persone della tua azienda”. Si tratta, in sostanza, di un modo per comunicare all’interno delle organizzazioni sfruttando la piattaforma consolidata, impedendo forme di distrazione e ottimizzando la comunicazione.
Facebook ha iniziato i test del servizio a gennaio e ha mantenuto l’accesso alla piattaforma solo su invito, ma a breve sarà aperta a tutte le aziende con un pagamento di “un paio di dollari al mese per utente” per alcuni servizi premium, come la dashboard degli analytics o gli strumenti dedicati al CRM. Un modello che sembra convincente dato che già più di 300 aziende, tra cui Heineken, Royal Bank of Scotland e la gioielleria Stella and Dot, utilizzano il nuovo sistema.
Codorniou ha dichiarato che in sostanza, si tratta della versione normale di Facebook tranne che per alcune eccezioni o limitazioni, ad esempio, conclude “non si potrà giocare a Candy Crush”.
Via Tech Economy
La moda e il lusso corrono su Instagram. Lo dicono i numeri del social network, condivisi in esclusiva con Pambianco Magazine, relativi alla classifica dei brand che meglio hanno performato nel 2015. Tra i primi posti della lista globale dei marchi, gli unici account extrasettore sono quelli di Instagram stesso, di squadre sportive (Fc Barcellona, Manchester United, Nba), di media (National Geographic, 9gag, Vogue) e, a sopresa, della Nasa. Per il resto, a farla da padrone sono marchi di abbigliamento e accessori, con un buon alternarsi tra firme del lusso ed etichette del fast fashion. Questo tema verrà approfondito nel prossimo numero di Pambianco Magazine, in uscita ai primi di gennaio.
In cima alla classifica del settore (e al terzo posto globale), con i suoi oltre 28 milioni di seguaci, c’è Nike: il colosso americano dell’outerwear, nel 2015, ha più che raddoppiato i propri fan, guadagnandone quasi 20 milioni soltanto quest’anno. Segue a ruota, con 25 milioni, il marchio di lingerie sempre statunitense Victoria’s Secret che quest’anno ha accresciuto del 71% gli utenti che seguono il suo profilo. Al terzo posto del comparto, e nono a livello complessivo, c’è il fast fashion di H&M che segue i primi due a una distanza non indifferente, con i suoi ‘soli’ 10 milioni e mezzo di fan (+64 per cento). Man mano che si scende di posizione, la classifica testimonia come moda e lusso si sappiano ben muovere nel digitale, e quanto siano in grado di ‘fidelizzare’ i propri fan anche sul web: tutti i marchi della moda nel 2015 hanno fatto registrare una crescita a due cifre, e spesso sopra il 50%, dei propri follower su Instagram. Sotto al podio si trovano i nomi di Chanel, Zara, Adidas, Victoria Beckham, Dior. E proseguendo, la situazione non cambia: gli ‘igers’ di tutto il mondo dimostrano di avere un debole per moda e lusso.
Via PambiancoNews
|