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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : Social Networks (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 11/10/2016 @ 07:43:32, in Social Networks, linkato 2071 volte)

In occasione dell’appuntamento annuale dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana – martedì 11 e mercoledì 12 ottobre – dedicato ai social media, al web e agli strumenti innovativi di comunicazione e marketing forniti da internet e dalle reti sociali alle banche e al mercato finanziario, dal titolo “Dimensione Social & Web”,Blogmeter, uno tra i brand partner di questa terza edizione, ha realizzato una ricerca sulle performance delle pagine Facebook e dei profili Twitter ufficiali italiani delle banche nel mese di settembre, decretando le migliori cinque in termini di engagement e nuovi fan/follower. In particolare Facebook si attesta come il canale più utilizzato dagli istituti bancari e anche il più efficace in termini di coinvolgimento degli utenti.

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Fb: le migliori sono BPER Banca, Credem e Intesa San Paolo

Dall’indagine emerge che nel canale social di Zuckerberg il primo posto in termini di interazioni generate lo conquista la pagina di BPER Banca, seconda tra l’altro per numero di nuovi fan: l’istituto bancario, che il 9 settembre ha festeggiato i 100 mila fan, coinvolge gli utenti con la condivisione di numerosi consigli e di offerte promozionali e corona così un periodo di intensa attività di comunicazione sui canali digitali e social. Segue Intesa San Paolo che appassiona gli utenti con una comunicazione più trasversale alternando a contenuti di promozione dei propri prodotti e servizi, post dedicati alle iniziative di cui è partner, come ad esempio il programma X Factor. Tocca poi a CheBanca!, che si posiziona al terzo posto per engagement grazie soprattutto al progetto #Oltre lanciato per i Giochi Paralimpici di Rio 2016 in partnership con altri istituti bancari. La quarta banca più engaging su Facebook è una nativa digitale: si tratta di BCC For Web che punta su uno stile comunicativo leggero ed empatico. Chiude la top 5 dell’engagement Ing Direct che posta una media di 2 contenuti al giorno e il suo hashtag distintivo è #VoceArancio. Per quanto riguarda la capacità di coinvolgere la propria community, la pagina Facebook più performante in assoluto è Credem Banca, con post e status improntati principalmente sulla promozione dei prodotti e dei servizi offerti. Completano la classifica dei new fan UniCredit e UBI Banca.

 Su Twitter trionfano Banca Popolare Etica e Unicredit

La classifica di Twitter che considera il numero di interazioni si apre con Banca Popolare Etica, profilo che non emerge tuttavia nella Top 5 per nuovi follower: temi come il sostegno alla campagna #unsaccogiusto di Legambiente e la promozione del progetto @sacchetico hanno coinvolto e appassionato gli utenti di Twitter, regalando alla banca moltissime interazioni. Emerge anche su Twitter Intesa San Paolo, seconda per engagement e quinta per nuovi follower, mentre al terzo posto per entrambe le metriche troviamo CheBanca!, che ha fatto il pieno di interazioni e new follower con la partecipazione alla Social Media Week di Roma. Nella Top 5 si piazza inoltre Banca Ifis, particolarmente attiva durante la quinta edizione dell’international #nplmeeting 2016. Ottime performance su Twitter anche per Unicredit, che risulta il profilo che ha accresciuto maggiormente la propria community: in particolare, è l’iniziativa #UniCreditTour che ha permesso all’istituto bancario di ottenere un grande successo su Twitter. Il secondo profilo che si è aggiudicato più nuovi follower a settembre è Deutsche Bank. In classifica anche l’ufficio stampa della Banca d’Italia.


Via DailyOnline
 
Di Altri Autori (del 19/12/2016 @ 07:27:02, in Social Networks, linkato 2402 volte)

A meno di sei mesi di distanza dall’annuncio del superamento del mezzo miliardo di utenti mensili, Instagram aggiunge altri 100 milioni di teste per una platea totale di 600 milioni di persone. Cifre sempre più impressionanti, che ribadiscono il successo dell’app acquisita nel 2012 per 1 miliardo di dollari. E la proiettano nell’Olimpo delle piattaforme online, lontana dai problemi di utenza che affliggono Twitter. In soli due anni, Instagram ha raddoppiato il numero di utenti, passando da 300 a 600 milioni.

Una piattaforma in evoluzione

Le modifiche degli ultimi mesi, come l’introduzione di Stories e dei video live, poi, hanno reso Instagram più simile a Snapchat permettendo di contendere all’app del fantasmino i preziosi target dei teenager e dei millennials. Inoltre, sono state introdotte funzionalità, come la possibilità di salvare i post, che armonizzano la fisionomia di Instagram a quella di Facebook. All’inizio dell’anno, va ricordato, l’app è stata anche oggetto di un restyling che ha portato alla creazione di un nuovo logo.

In Italia utenti Instagram a quota 11 milioni

Secondo quanto rivelato da Blogmeter circa un mese fa, in Italia gli utenti Instagram sono oltre 11 milioni, il che ne fa il secondo social media più amato dopo Facebook. Anche in questo caso la curva della crescita è stata degna di nota: quando Kevin Systrom, fondatore di Instagram, è venuto per viaggio a Milano lo scorso febbraio, ha dichiarato che la popolazione della piattaforma nel BelPaese era costituita da 9 milioni di persone.

Ricavi a 3,2 miliardi quest’anno

A livello pubblicitario sono 500mila gli inserzionisti della piattaforma, che ha introdotto l’advertising su scala globale solo poco più di un anno fa. Stando a un forecast di Credit Suisse rilasciato lo scorso aprile, quest’anno l’app dovrebbe generare ricavi per 3,2 miliardi di dollari. E se la sua audience continuerà a incrementare di questo passo è lecito aspettarsi che questi numeri possano cambiare in fretta. Verso l’alto.

via DailyOnline
 
Di Altri Autori (del 20/12/2016 @ 07:50:27, in Social Networks, linkato 2279 volte)

Nelle classifiche 2016 dell’Osservatorio Social Vip resta Valentino Rossi l’unico sportivo a contrastare la supremazia del mondo del calcio. “The Doctor consolida il primato su Facebook e Twitter” – rivela Stefano Chiarazzo dell’Osservatorio Social Vip – “ma perde terreno su Instagram dove resta leader Mario Balotelli ora davanti al sempre più seguito Andrea Pirlo”.

Con 1,1 milioni di nuovi fan Rossi supera i 13 milioni di sostenitori su Facebook. Nessuna novità dietro di lui, con Balotelli, Pirlo e Stephan El Shaarawy dal secondo al quarto posto. Gianluigi Buffon soffia invece la 5° piazza ad Alessandro Del Piero, che rimane davanti a Carlo Ancelotti, Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio. New entry in decima posizione Marco Verratti. Francesco Totti arriva su Facebook e con un milione di fan si posiziona subito 17°. In veloce crescita anche Fabio Cannavaro (14°); Alessandro Florenzi (18°) e Andrea Iannone (21°). “E’ boom di Beatrice Vio, star delle Paralimpiadi Rio 2016” – segnala Chiarazzo – “che con i suoi 323.000 fan piomba al 33° posto”. Tra i partecipanti alle Olimpiadi troviamo in Top 50 Vincenzo Nibali, Ivan Zaytsev, Sara Errani, Clemente Russo e Federica Pellegrini.

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Anche su Twitter continua inarrestabile la crescita di Valentino Rossi, ora a quota 4,7 milioni (+700mila) sempre davanti a Super Mario Balotelli. Buffon strappa il bronzo a Pirlo mentre Ancelotti, Del Piero, Chiellini e El Shaarawy mantengono le posizioni dalla 5 alla 8. Marchisio supera Cannavaro che si deve accontentare del decimo posto. Più indietro salgono anche Leonardo Bonucci (12°), Riccardo Montolivo (15°) e soprattutto Matteo Darmian che scala ben 11 posizionandosi 19°. Molta pallacanestro nella Top 50, con Danilo Gallinari, Marco Belinelli e Andrea Bargnani. In salita anche Flavia Pennetta, vincitrice degli US Open 2015.

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Instagram resta il regno di Mario Balotelli, sempre primo con 4,6 milioni di seguaci. Impressionante l’exploit di Andrea Pirlo che con 3,7 milioni – 2,8 milioni in più nell’ultimo anno – sale dalla 6° alla 2° posizione facendo accomodare Rossi sul terzo gradino del podio. Dietro di loro è tutto calcio con i soliti Ancelotti, El Shaarawy, Marchisio, Buffon e Del Piero. Chiudono i dieci Bonucci e Verratti. Tra i nomi più in crescita anche Christian Vieri, Marco Borriello e due della Nazionale italiana ai campionati di calcio Euro 2016: Simone Zaza e Graziano Pellè.

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Via Spot and Web
 
Di Altri Autori (del 21/12/2016 @ 07:19:33, in Social Networks, linkato 2547 volte)

Il prossimo competitor delle radio? Facebook. Potrebbe sembrare una provocazione e, invece, dopo essere entrato in gara con i network televisivi attraverso Live Video, il social sta testando una funzionalità di audio broadcasting.

La società, infatti, ha annunciato Facebook Live Audio, un nuovo strumento attualmente in fase di sperimentazione che consente di trasmettere show radiofonici, podcast, testi di libri, interviste e molto altro ancora.

La novità non è da sottovalutare sia per la “grandezza” di Facebook sia per la capacità dell’azienda di monetizzare e rendere monetizzabili i propri servizi potendo appunto contare sulla vastità del suo pubblico.

Facebook Live Audio

Live Audio funziona come Live Video: i post sono visibili sul newsfeed e ci può essere una interazione attiva da parte degli utenti con cui si potrà aprire un dialogo attivo con domande dirette oltre al canonico like e alle emoji.

La principale differenza è dovuta alla possibilità di utilizzare Live Audio in background: su Android ciò accade anche quando si sta consultando altre applicazioni mentre su iOS non è permesso uscire da Facebook ma si può continuare solo a navigare sulla piattaforma. Non è chiaro ancora se gli streaming saranno visualizzabili una volta terminati e se nel caso possano funzionare in background.

I piani per il futuro

Allo stato attuale, Live Audio è stato testato solo con un ristretto numero di pagine, tra cui i broadcaster tv e radiofonici BBC World Service e LBC, case editrici come Harper Collins e gli autori Adam Grant e Britt Bennett.

Facebook ha fatto sapere che a partire dall’anno prossimo ci sarà un estensione delle feature nelle prossime settimane, per aggredire una nuova fascia di pubblico. E soprattutto poter attingere a nuovi dati di profilazione pubblicitaria sui comportamenti e le abitudini di ascolto di oltre 1 miliardo di persone.

La pubblicità audio è un trend in grande espansione e i budget stanno rapidamente abbracciando questa tipologia di comunicazione. Ecco perché servizi come Spotify devono alzare il livello di guardia.

Proprio Spotify negli ultimi mesi ha stretto una serie di accordi con operatori tra cui AppNexus, Rubicon Project e The Trade Desk, e di recente ha accolto Marco Bertozzi in qualità di VP per l’Europa, con l’obiettivo di aumentare la propria influenza nel segmento degli annunci audio, di cui è il principale attore grazi ai suoi 60 milioni di utenti “free”.

Nuovi formati

Se il terreno più importante è quello dei dati, Facebook deve fare i conti con un newsfeed sempre più intasato da messaggi promozionali. È probabile che prima o poi la società fornirà agli editori e ai brand la possibilità di sponsorizzare le dirette audio.

Per quanto riguarda Live Video, infatti, la società di Menlo Park è arrivata a pagare publisher e celebrità per incentivarle a utilizzare lo strumento, contribuendo così ad abituare gli utenti ai live streaming.

Una strategia simile anche in ambito radiofonico non sarebbe più una sorpresa.

Via DailyOnline
 
Di Altri Autori (del 28/12/2016 @ 07:14:10, in Social Networks, linkato 2069 volte)

La maggior parte dei contenuti che tutti noi visualizziamo nel News Feed di  è rappresentata da contenuti che rimandano a siti esterni alla piattaforma. Le tipologie di contenuto variano, naturalmente, da persona a persona, mentre le ragioni per cui si condivide qualcosa non sono poi così diverse.

È quanto emerso dal sondaggio condotto da Fractl su 2.000 persone, alle quali è stato chiesto cosa condividono su Facebook e perché. In relazione al sondaggio, per condivisione si intende il clic fatto sul pulsante di share posto sui siti web esterni.

Il motivo più popolare per il quale gli utenti condividono contenuti su Facebook è intrattenere gli amici (48%). Il 17% condivide questioni che gli interessano particolarmente, mentre il 13% vuole stimolare risposte emotive da parte degli amici. L’11%, infine, vuole fornire informazioni utili.

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Dati interessanti sono quelli relativi alla differenza uomo-donna. Le donne sono più propense a condividere contenuti su Facebook per suscitare una risposta emotiva dei loro amici (53%). Ciò si riscontra maggiormente nelle donne over 50, il 60% delle quali sostiene di “condividere le cose per far provare qualcosa agli amici (felicità, tristezza, rabbia, ecc.)” Gli uomini, invece, sono più propensi a condividere qualcosa per persuadere i loro amici sui loro punti di vista.

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Riguardo al tipo di contenuti pubblicati, il 52% degli intervistati rifugge dal condividere contenuti controversi che potrebbero dare adito a discussioni. Altro profilo importante è quello dell’immagine: il 31% degli intervistati ha dichiarato di pubblicare contenuti su Facebook per rappresentare una certa immagine di sé. In particolare, sono gli utenti con più amici (più di 500) a fare più attenzione alla propria immagine quando decidono di pubblicare dei contenuti.

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via Tech Economy
 
Di Max Da Via' (del 11/01/2017 @ 07:02:42, in Social Networks, linkato 2142 volte)

Facebook Dynamic Ads si aggiorna con un’inedita funzionalità che consente a retailer ed ecommerce di profilare potenziali consumatori non solo in base ai prodotti cercati precedentemente online, ma a partire da interessi e propensione all’acquisto ricavati anche dalla navigazione su altri siti.

Dynamic Ads è uno strumento di retargeting per distribuire annunci sul news feed di consumatori che hanno effettuato una determinata ricerca di prodotto su un qualsiasi sito o app.

L’update consiste nell’inserimento di informazioni demografiche, sui click e i like, ai criteri già disponibili, con l’obiettivo di trovare una nuova fascia di pubblico dalle caratteristiche simili. Seppur non sarà possibile effettuare pianificazioni su target relazionati a siti e rivenditori concorrenti, il targeting di Dynamic Ads beneficerà di un più ampio ventaglio di informazioni relative al percorso di navigazione del consumatore.

In concreto un brand di scarpe potrà usare Dynamic Ads per pubblicizzare il suo prodotto a un utente che ha visitato il sito di un concorrente. O che magari segue su Facebook una pagina dedicata a un certo tipo di sneaker. Non ci sarà comunque nessuna opzione per targettizzare direttamente l’audience di siti concorrenti.

Con questa novità potrebbe essere eliminato il bombardamento tipico del retargeting e i primi test sembrerebbero confermarne l’efficacia. Per Marketing Land l’aggiornamento permetterà di intercettare il consumatore nel momento clou del funnel, vale a dire prima di finalizzare una qualsiasi transazione.

Secondo il director of product marketing Maz Sharafi, infatti, la novità è una risposta alle esigenze dei marketer, impegnati nella ricerca di un pubblico realmente intenzionato a concludere acquisti e non pienamente soddisfatti degli attuali metodi per scovarlo come il remarketing e il tracciamento delle visite in app.

L’annuncio avviene in concomitanza ad alcune indiscrezioni che danno pronti Facebook e Instagram ad aggiungere il formato mid roll. Se da una parte queste soluzioni premiano gli investimenti degli editori e dei creators, dall’altra evidenziano la necessità di Facebook di allargare la propria offerta commerciale sia in modo trasversale alle sue applicazioni sia con inediti strumenti tecnologici in grado di creare nuovi spazi da monetizzare.

Sharafi, tuttavia, sostiene che l’innovazione di prodotto è un tema separato e indipendente dall’affollamento pubblicitario del news feed. “Siamo più o meno sempre stati concentrati su una strategia costruita sul news feed e non solo nel direct response”, anche per rispondere ai feedback ricevuti” attraverso aggiornamenti e innovazioni”.

Oggi Facebook sta testando questo tipo di targeting solo nel Nord America con un gruppo selezionato di inserzionisti dell’ecommerce e del retail, tra cui Wayfair. Nei prossimi mesi la soluzione verrà estesa a nuovi mercati e clienti.

Via DailyOnline
 
Di Max Da Via' (del 31/01/2017 @ 07:26:17, in Social Networks, linkato 3552 volte)

Creare una strategia di Social Media Marketing richiede impegno, conoscenze e sensibilità che è difficile improvvisare.

Per questo, qualunque sia la dimensione dell’azienda di cui gestisci i profili social, è bene porsi sempre le domande corrette prima di iniziare:

  • Quali canali utilizzare?
  • Quali sono gli obiettivi?
  • Qual è la target audience da intercettare?
  • Quale tono di voce utilizzare?
  • Con che frequenza e quali tipologie di contenuto postare?

In questo post abbiamo tracciato i 6 fondamenti che ogni social media marketer deve conoscere per saper strutturare una strategia corretta. Oggi entriamo nello specifico: quali sono le 10 regole d’oroda tenere sempre a mente?

1. Dai spazio ai live

Lo spazio dedicato ai contenuti multimediali è in costante crescita su tutti i social network, in particolar modo quando collegati a eventi live. Praticamente tutti i canali ormai li supportano: dai live di Facebook alle dirette di Periscope per Twitter, dalle Instagram Stories ai video istantanei di Snapchat.

Facebook Live

Esplorare questo nuovo territorio può sembrare impegnativo in termini di risorse ed equipaggiamento, ma non lo è. I video live si caratterizzano per naturalezza e immediatezza: bastano un buono smartphone e delle spiccate capacità di storytelling per assicurarsi un ottimo risultato.

Dopo aver guardato un video, gli utenti hanno il 64% di probabilità in più di concludere un acquisto.

Dati Hubspot

2. Sfrutta il potenziale del newsjacking

Le celebri campagne social di Ceres hanno fatto scuola. Saper cavalcare le notizie e gli avvenimenti di attualità in tempo reale costituisce oggi un’interessante modalità di utilizzo degli strumenti social.

Se il newsjacking più ‘spinto’ comporta una grande velocità esecutiva, la presenza di un eccellente copywriter e il rischio di incappare ogni tanto in un fail (come questo), è decisamente più semplicecavalcare eventi prevedibili e previsti. Pensa alle fiere di settore, alle festività, alle giornate internazionali di questo o quello, ai grandi eventi internazionali (come la consegna dei Nobel o gli Oscar).  

3. Dialoga, sii presente, sii veloce

Dato di fatto: i social network non dormono mai. L’approccio nella gestione e nel rapporto con gli utenti è quindi molto diverso rispetto alle classiche email o alle telefonate del customer care.

I canali social principali dovrebbero essere presidiati il più possibile – pur senza perderci il sonno – perché la reputazione del brand passa anche dalla rapidità e dall’efficacia con cui sa rispondere a un quesito o a una problematica via Twitter.

4. Tieni d’occhio i competitor

Sicuramente la forza commerciale della tua azienda conosce a menadito i listini, i punti di forza e le debolezze della concorrenza. Perché ciò dovrebbe essere diverso per chi si occupa di social mdia?

Tenere d’occhio i competitor, paragonando anche le performance medie e i trend di crescita, ti consentirà di avere un benchmark dei tuoi risultati e di sapere sempre come si muove la comunicazione altrui.

5. Conosci i tool giusti

Il web, oggi, è una vera miniera di tool estremamente efficaci che rispondono alle più svariate esigenze di social media management. Dalla programmazione e calendarizzazione dei post all’analisi dei KPI, dalla creazione di contenuti visivi e multimediali all’ascolto e al monitoraggio, esiste lo strumento giusto per ogni attività.

Gli essenziali, a nostro parere? Buffer per programmare i post su diverse piattaforme, SumAll per analizzare le metriche, Canva per creare i visual, Bitly per accorciare i link e tener traccia dei clic, e IFTTT per automatizzare i processi e connettere le piattaforme.

6. Sii trasparente

Evitare il confronto cancellando o tralasciando post contenenti domande o critiche non è una buona pratica. La linea guida nella moderazione delle pagine social che molti scelgono è la seguente: non tollerare linguaggio offensivo, volgarità e insulti gratuiti, ma rispondere in modo costruttivo e aperto a eventuali critiche, obiezioni e domande poste in modo circostanziato.

Si tratta sicuramente di una scelta vincente. Gli utenti si fideranno molto di più del tuo brand se lo percepiscono come aperto al confronto e trasparente nei confronti delle critiche. E soprattutto – ricordati di rispondere sempre!

7. Crea sempre contenuti originali e interessanti

Il contenuto, oggi, è la benzina che dà energia a tutte le attività di marketing. Anche sui social network, dunque, è bene avere una solida content strategy con un calendario editoriale ad hoc.

Meglio non condividere lo stesso post su più piattaforme, ma – avendo il tempo e la possibilità – creare un contenuto dedicato per ciascun canale, assecondandone le specificità. Massima attenzione anche a copy e veste grafica, per generare più engagement possibile.

8. Sperimenta nuovi canali e nuove modalità di interazione

Ogni giorno nuovi canali social nascono e altri muoiono (come, recentemente, Vine). Perché non provare a sperimentare qualcosa di diverso rispetto ai soliti Facebook, Twitter e Pinterest? Potresti scoprire scenari interessanti per il tuo brand e coprire nicchie dall’alto potenziale.

Alcune idee: prova i broadcast di Telegram e Whatsapp, posta i backstage aziendali su Snapchat, imposta un BOT su Messenger per interagire con gli utenti in modo automatizzato, oppure sfrutta il potenziale della MailUp Facebook App per raccogliere iscritti alle newsletter direttamente dalla pagina Facebook.

9. Ricorda che la costanza paga

Non importa che tu posti diverse volte al giorno oppure una volta alla settimana. Quello che paga è la costanza: crea l’aspettativa, coltiva la relazione, diventa una presenza attesa e gradita.

10. Traccia il traffico

Sapere esattamente quanto traffico portano i diversi canali social al sito web è un passo fondamentale in qualsiasi social strategy. I tuoi alleati migliori sono Bitly, Google Analytics e gli insights delle singole piattaforme.

Bitly consente di avere un’overview immediata di quanti clic ha ottenuto ciascun url accorciato, mostrandone anche la distribuzione nel tempo. Tramite Google Analytics (grazie anche alla – relativamente – nuova funzione Social) puoi avere uno spaccato preciso di metriche più approfondite. Gli insight dei singoli canali, invece, ti daranno informazioni preziose su dati demografici e di engagement, ma non solo.

Bitly




















Via MailUp
 
Di Max Da Via' (del 08/02/2017 @ 07:27:55, in Social Networks, linkato 2010 volte)

Highlights Tv e Social

•             Conti anche quest’anno non delude le attese ed apre il suo terzo festival abbattendo il muro del 50% di share, un risultato che non si verificava dal 2005 con Bonolis. Oltre al miglior esordio degli ultimi anni, Conti può vantarsi di essere l’unico conduttore del Festival che in tre edizioni consecutive si è sempre migliorato.

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•             La prima serata è stata seguita da 11,4 milioni di telespettatori, il 2% in più rispetto all’anno scorso, nonostante un bacino televisivo in linea con quello del 2016. Lo show, come al solito un mix di intrattenimento e musica, ha avuto tra i momenti più attesi il ritorno di Maurizio Crozza ed il duetto tra il super ospite Tiziano Ferro e Carmen Consoli, ma il picco di ascolti è stato alle 21.40, quando 16.131.865 spettatori hanno seguito Raoul Bova introdurre Elodie, che sul palco dell’Ariston ha ritrovato Maria De Filippi che l’aveva lanciata un anno fa ad Amici.

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•             Per i break la novità più importante riguarda l’aumento degli spazi, da 7 a 8 interruzioni pubblicitarie. Ben 4 break su 7 migliorano gli ascolti del 2016, in particolare Sanremo 2 alle 21.57, dopo lo spazio dedicato a forze dell’ordine e protezione civile, cresce del 10% lanciato da Carlo Conti subito dopo la frecciata verso chi ha polemizzato sul suo compenso.

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•             La prima serata del Festival di Sanremo ha raggiunto un’ottima performance sui canali social.

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•             La pagina Facebook ha registrato nella giornata di esordio della kermesse oltre 60mila nuovi fan, 20mila in più rispetto all’anno precedente (+56%). Trend positivo anche per le interazioni: oltre 274mila interazioni (like+commenti+share), 31% in più rispetto al 2016.

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•             Buone anche le performance registrate su Twitter: oltre 5.000 nuovi followers durante la prima giornata (+19% vs 2016); invariate invece le interazioni(tweet e retweet) rispetto all’anno precedente.

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Via Spot and Web
 

Il semestre freddo non è ancora finito, ma il mondo del fashion gioca sempre d’anticipo e nella Capitale italiana della Moda sono già quasi pronte le passerelle per la Milano Fashion Week. Il 22 febbraio verrà inaugurato il periodo delle sfilate, che mostreranno ai fashion addicted e a chi lavora nel settore le nuove collezioni autunno-inverno 2017-18.

Una grande vetrina, con risonanze internazionali, per un settore che rappresenta un fiore all’occhiello del Made in Italy. Un’occasione che verrà immortalata dagli smartphone degli influencer, dei brand, delle modelle, dei modelli e degli appassionati che saranno così fortunati da riuscire a partecipare agli eventi. La moda, per sua natura, ha imponenti radici estetiche, e i social sono le destinazioni più immediate per ogni scatto o esperienza vissuta a bordo passerella. Sono anche le piattaforme su cui si diffondono le notizie, i commenti, le impressioni. Per questo motivo, Facebook ha organizzato una colazione a Milano, in cui ha mostrato alla stampa le principali attività che avvengono sulle sue property in quel periodo.


Fashion lovers e device
Stando una ricerca condotta dallo stesso social network in Italia, il 92% dei fashion lovers possiede uno smartphone. Ma questo non è il device più diffuso: il 93% infatti possiede un pc. Insegue il tablet (63%). I telefoni connessi, però, rappresentano il dispositivo più utilizzato per seguire la Fashion Week (43%), con poco scarto dal pc (42%) e molto dal tablet (15%).

I canali preferiti per seguire l’evento
I social sono i canali più ricercati per seguire gli eventi, con Facebook (61%) e Instagram (37%) separati solo dalla Tv (45%). Seguono le News Online (28%) e la Stampa (9%). Facebook è anche la piattaforma preferita dall’87% del campione, ed è utilizzato dal 76% degli appassionati per parlare e leggere di argomenti relativi alla moda. Youtube è promosso da poco meno della metà (48%), così come Instagram (41%), che però ispira l’86% degli utenti a conversare sul fashion. A fare la differenza, secondo il 44% del campione, è la possibilità di fruire di foto, video e contenuti unici. Anche i brand sono molto seguiti dagli amanti della moda: il 64% ha messo like ad almeno un marchio su Facebook e il 61% su Instagram.

I contenuti preferiti
Proprio i post dei brand e i video (live o normali) sono due dei contenuti maggiormente richiesti sui due social di Zuckerberg. Addirittura, il 52% dei fashion lovers ha interagito su Facebook guardando video e live dei brand di moda. La MFW e la sua abbondanza di contenuti, secondo la ricerca condotta dal social, ha portato il 52% del campione a seguire un brand durante il periodo della manifestazione, generando al contempo la propensione (dell’85% del totale) all’acquisto di capi proposti dagli account
seguiti.

Il target
Gli appassionati di moda che compongono il campione (tratto dagli utenti di Instagram) sono prevalentemente 25-44enni, in maggioranza donne (61%). Tra i 25 e i 34 anni si registra un picco (32%) di profili attinenti ai requisiti per la ricerca. Pochi invece gli under 24 (13%), superati perfino dai 45-54enni (15%). Gli utenti di Instagram attivi mensilmente a livello globale hanno superato i 600 milioni (di cui 9 italiani), e 400 di questi sono daily user. Tra questi, gli appassionati di moda sono un gruppo molto attivo, capace di accedere al social 23 volte al giorno. Gli europei accedono al feed 7 giorni alla settimana e hanno seguito, in media, 353 account di high street fashion (dato 2,5 volte maggiore della media degli instagrammer). Per Nicole Barclay, global head of social di Net-A-Porter, Instagram “funziona come un megafono, permettendo alla audience globale di creare e amplificare i trend del fashion”.
In questo scenario, i brand diventano un’ispirazione per gli utenti che li seguono (il 70% del totale), specialmente per il 45% dei fashionistas europei che li considerano un’ispirazione per il loro modo di vestire. Questi dati, sfruttati all’interno di una campagna come nel caso di John Lewis, hanno creato un aumento dell’intenzione d’acquisto del 14% (nelle donne 25-34), +10% di ad recall, +3% di brand favorability (tra le donne 18-24). Più in generale, invece, Instagram incide sui risultati delle campagne a performance con + 70% di azioni nel direct response, +78% di installazioni app e +58% di website conversion, con annessa crescita di vendite online.

Nuove soluzioni: le ADS IN Stories
L’implementazione della funzione Stories è stata lanciata poco tempo fa, ma sono già 150 milioni a utilizzarla. La novità, raccontata ieri nella sede milanese di Facebook, è che presto saranno disponibili ads al loro interno. «La fase beta è iniziata due settimane fa con 30 brand partner. Sono Stories full screen, che partono con l’audio attivo tra una Storia e l’altra. Stiamo facendo le ultime verifiche tecniche e lavorando al minutaggio, che sarà tra i 10 e i 15 secondi. A breve verranno rese disponibili per tutti i brand», spiega Valerio Perego, sales manager di Facebook. Le aziende potranno quindi inserire (a pagamento) brevi storie tra quelle proposte dagli utenti, rivolgendosi all’user in un momento di grande coinvolgimento.

Via DailyOnline
 

Durante il convegno Altagamma Consumer and Retail Insight, il 16 febbraio, Altagamma presenta i risultati della quarta edizione del True-Luxury Global Consumer Insight, condotto con The Boston Consulting Group, e della quinta dell’Altagamma Retail Evolution condotto con Exane Bnp Paribans. Le evidenze degli studi sono state commentate da Raffaella Banchero, managing director Italy and Spain di Tiffany & Co., Arrigo Berni ceo di Moleskine, Armando Branchini, vice presidente Fondazione Altagamma, Simone Dominici, executive vice president global markets di Bottega Veneta, Michele Norsa, strategic advisor, Dario Rinero, ceo di Poltrona Frau Group e Riccardo Sciutto, group ceo di Sergio Rossi.

Nella nota stampa vengono riportate le sintesi delle ricerche:
l’indagine True-Luxury Global Consumer Insight, presentata da Armando Branchini, Nicola Pianon (senior partner e managing director di Bcg) e Federico Bonelli (principal di Bcg), ha aumnetato la qualità degli intervistati, analizzando più di 12.000 consumatori di 10 diverse nazionalità, con spesa media annuale intorno ai €36.000.
Nel 2016 i consumatori di alta gamma nel mondo sono stati 415 milioni e hanno speso €860 miliardi, includendo prodotti unbranded ed escludendo automobili e yachts.
Il numero di consumatori totali è previsto crescere fino a 490 milioni nel 2023, quando arriveranno a spendere €1.185 miliardi.
Focus dello studio sono i consumatori True-Luxury, 17 milioni di persone che hanno speso nel 2016 €250 miliardi: il 4% dei consumatori del lusso è responsabile del 30% dei consumi totali.

“I consumatori True-Luxury continuano ad avere un forte appetito e un trend di crescita sano e stabile, resistente nonostante lo slow down del mercato complessivo ” commenta Nicola Pianon, senior partner and managing director di Bcg, responsabile della Practice Fashion and Luxury di Bcg in Italia.
“A rallentare è la parte di consumatori aspirazionali che sta contraendo il passo, soprattutto negli acquisti di beni di lusso personale”, prosegue.

Il comunicato stampa riporta alcune evidenze dell’edizione 2017
• Se il mercato lusso in generale rallenta, la parte più alta della piramide, trainata da cinesi e americani, mostra una crescita stabile sia nei beni personali sia nel consumo esperienziale (+6-7%). Questi consumatori prevedono in futuro di incrementare la spesa in calzature, borse, profumi e Cosmetici, e di diminuirla in piccola pelletteria e in cravatte e foulard di seta.

• Crescono i consumi locali per i true-luxury consumers.
I cinesi in particolare passano dal 39% del 2014 al 65% del 2016 come percentuale di acquisti fatti nel mercato domestico.

• Il 50% dei consumatori, soprattutto millennials e americani, percepisce in misura crescente un disallineamento tra prezzo e valore del prodotto, dovuto ad aumento dei prezzi, ma anche a diminuzione della qualità e a una perdita di esclusività dei brand e dei prodotti. Una percezione che indurrà un consumatore su due a non comprare più il brand in questione. Il 50% dei consumatori True-Luxury trova che non vi sia più equilibrio tra prezzo pagato e valore del prodotto.
“Significa”, commenta Nicola Pianon, “che la qualità offerta e l’esclusività non sono più considerate adeguate ai livelli di prezzo richiesti. La reazione è la rinuncia all’acquisto, la ricerca di prodotti off-price sui canali fisici o digitali che lo consentono, o il trading down, verso i prodotti offerti da marche premium o addirittura verso fast fashion come Zara o H&M”.

• Il consumatore true luxury vira verso il casual.
Forte crescita di appeal del casualwear tra i consumatori del lusso, sempre più accettato anche in occasioni “formali”o importanti. Una crescita che non va tuttavia a detrimento del mercato del lusso. Due esempi chiari del fenomeno sono il boom delle sneaker di lusso e delle luxury down-jackets.

• La customizzazione dei prodotti, richiesta sempre più forte da parte dei consumatori del lusso, che cercano esclusività, differenziazione e un legame più personale con il prodotto.

• Made in Italy.
l’Italia è considerata in tutto il mondo il primo Paese per qualità della manifattura di beni di lusso personale.

• Canali distributivi.
Diminuiscono le vendite imputabili integralmente al negozio fisico. Il vero trend è la multicanalità (ricerca online e acquisto in negozio e inverso).
Per il consumatore, multicanalità significa coerenza nell’immagine, servizi integrati per la consegna, riconoscimento del proprio status di cliente privilegiato su tutti i canali. Il 61% degli acquisti è influenzato dal digitale, con la punta del 72% per gli Stati Uniti. Il retail monomarca registra un calo di traffico e di vendite, soprattutto a causa di una shopping experience non soddisfacente e del troppo lento rinnovamento degli assortimenti, ma resta comunque il cuore di un processo di acquisto sempre più multicanale.

• Il passaparola è il primo fattore di influenza all’acquisto, grazie soprattutto ai social media, usati dal 72% dei consumatori True-Luxury per dialogare con i brand, con una frequenza elevatissima.

• Per quanto riguarda i profili dei consumatori, il 90% della crescita è a carico dei primi 3 segmenti comportamentali: gli absolute luxurer (top spender, connoisseur raffinati ed eleganti, contano per il 27% dei consumi totali), megacitier (millenial delle grandi mega-city, trendy, contano per il 17% dei consumi totali), e i social wearer (attenti alla sostenibilità sociale ed ambientale, 7% dei consumi totali).
Le interviste svolte mostrano come un’attività mirata di marketing da parte delle aziende sui singoli segmenti ripaghi in termini di attrazione dei consumatori verso il brand e di crescita nettamente al di sopra della media del mercato.

Come ricordato dal comunicato stampa, l’Altagamma Retail Evolution, presentata da Luca Solca, managing director global luxury goods di Exane BNP Paribas, indaga l’evoluzione e le prospettive delle strategie retail delle imprese lusso considerando più di 16.000 punti vendita. I brand del lusso stanno consolidando le reti distributive, con pochissime nuove aperture e una sempre maggiore integrazione tra retail fisico e digitale: un processo che conduce a negozi più piccoli e con maggiore produttività. Rispetto al modello omologato di store monomarca finora in uso, si prefigura un trend di contro-standardizzazione dei format retail, che tenga conto della frammentarietà del profilo del consumatore e delle sue diverse esigenze e capacità di spesa.
Luca Solca, commenta: “L’era della crescita facile fatta di aperture di negozi e aumenti di prezzo é ormai dietro di noi. Le priorità nel retail di lusso oggi sono l’aumento della produttività, ottenuta con innovazione di prodotto più rapida, integrazione dell’offerta digitale al punto di vendita e negozi più compatti. Il negozio diventerà molto di più che uno sfoggio di dimensioni e materiali, ma un modo per il marchio di esprimere e confermare i propri valori e la propria unicità.”

Armando Branchini, vice presidente di Fondazione Altagamma, sottolinea che “il consumatore True-Luxury evolve sempre più senza strappi, ora che i componenti della Generazione Y, i milllenial, sono responsabili della metà dei consumi mondiali del lusso. Non significa che tutto procede as usual. Al contrario stiamo vivendo una fase di contro-standardizzazione sia relativamente alla customer experience che alla in-store experience.”

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