Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Community online e reti sociali, oltre che luogo virtuale per incontri e scambi d’idee stanno diventando anche spazi attraverso cui diffondere contenuti strutturati e articolati come apposite sit-com.
E’ il caso di Coop, per esempio, che debutta con Casa Coop (su casacoop.net), una serie di sketch pensata appositamente per il web. La mini serie di sei puntata è interpretata tra gli altri da Andrea Tidona (La meglio gioventù) e Sergio Sgrilli (Zelig), e racconta storie divertenti ambientate tra un condominio in zona Prati a Roma e un supermercato. Si parla di risparmio energetico, di raccolta differenziata ma anche di musica, scuola, amicizia tra i condomini come fossero una famiglia allargata.
Iniziativa ancor più particolare quella intrapresa da Justin Halpern, giovane scrittore americano che da qualche mese posta sul suo account le battute del padre. Il network Cbs gli ha offerto un contratto per ottenere i diritti di Shitmydadsays, la pagina di Twitter che propone quotidianamente gli involontari aforismi paterni. La rete televisiva americana ha intenzione di produrre una sit-com basata sulle stringhe a 140 caratteri, da cui verrà tratto anche un libro (edito da HarperCollins).
Evoluzioni impreviste del social networking.
Via Quo Media
I videogame, si avvicinano sempre più al mondo dei social network. Sony sta approntando l’integrazione di Facebook con la sua Playstation 3, come già ha fatto Microsoft con la sua Xbox, capace di interagire anche con Twitter e Last.fm. L’intento è quello di promuovere il prodotto attraverso la formazione di comunità di giocatori online che sfruttino il network di amicizie e contatti di Facebook e affini, nonché di ampliare le funzioni delle console.
Via Quo Media
Tweetup = vedere di persona le persone con cui interagisci su Twitter.
Idea banale ma ricca di potenziale (viste le sceneggiate cui assistiamo a barcamp o GGD quando persone che si conoscono bene virtualmente finalmente riescono a toccarsi fisicamente).
In Italia non ne ho ancora vista traccia (o almeno nulla che sia comparso sul mio limitato schermo radar) e la mappa mondiale dei Twitter Meetups ha un bianchissimo buco in corrispondenza dell'Europa Meridionale (detta anche "Garlic Belt").
Negli USA invece si usa - tanto che si stanno già adoperando a scopi promo-comunicazionalli, come nel caso dei Tweetups organizzati dalla NHL (National Hockey League, il campionato di hockey, via) che ad aprile, in occasione di partite importanti ha organizzato una miriade di questi incontri per i tifosi dello sport... un interessante modo di fare marketing sul proprio twarget (il target su twitter ).
Per approfondire, leggete questo post su Mashable.
I cinguettii su Twitter, piattaforma di micro-blogging, hanno una loro importanza. E a misurarla ci pensa TweetLevel, strumento che calcola gratuitamente l’influenza di un utente sul microblog a 140 caratteri, tramite un algoritmo che considera la qualità e la quantità dei tweets.
Quattro sono le voci con cui si assegnano punti all’utente, ciascuna con un punteggio in centesimi. A guidare la classifica dei Twitter più carismatici il social blog Mashable e lo scrittore Neil Gaiman. Via Quo Media
Le storie di piccoli imprenditori americani che hanno scoperto le enormi potenzialità del social network.
Imprenditori, fareste bene a prendere dimestichezza con Facebook. E’ questo l’incipit dell’articolo che il Sole 24 ore ha ripreso dal New York Times che spiega come il popolare social network può essere utile agli imprenditori. Anche piccoli. Dopo avere spiegato come funziona il social network che in Italia ha superato i 12 milioni di iscritti, l’articolo distilla alcune regole di base per non sprecare tempo e denaro.
La prima cosa da fare consiste nel compilare un breve elenco degli obiettivi che ci si prefigge. Poi bisogna curare la pagina dando prova di avere una personalità ben definita. Non bisogna essere ingannevoli. Utilizzate la vostra pagina per dare un’immagine di serietà e garantite che anche le vendite lo saranno. Infine, concentratevi sui possibili clienti e utilizzate Facebook per analizzare le caratteristiche della potenziale clientela.
Fondamentale è però tenere a mente che “I messaggi con i quali s’invita soltanto a comperare non funzionano. Gli iscritti che ne fanno l’uso migliore utilizzano poco Facebook per vendere e molto per comunicare e interagire. Rispondete sempre ai fan e a chi vi critica. Date ascolto a ciò che vi si dice, a prescindere che sia qualcosa di positivo o di negativo: potreste perfino individuare qualche utile idea per migliorare la vostra attività. Aggiornate sempre i contenuti delle pagine. Utilizzate sempre gli status update e i newsfeed per informare i fan di avvenimenti speciali, concorsi, occasioni particolari e qualsiasi altra cosa interessante”.
Tutto questo presuppone una certa conoscenza dei meccanismi del social network (che potete approfondire in questi articoli) che offre buone possibilità di business come ha scoperto Chris Meyer che lo ha utilizzato per trovare donne già impegnate. Non pensate male, Meyer è un fotografo di Woodbury in Minnesota specializzato in matrimoni, fino a quel momento sfortunato nel procurarsi clienti con la pubblicità tradizionale.
Un’inserzione di una pagina intera su una rivista per promessi sposi non aveva dato frutto alcuno e la sua presenza a una fiera commerciale soltanto quattro prenotazioni, sufficienti a malapena a coprire le spese sostenute per il suo stand. Facebook, invece, si è rivelato una fonte digitale di ricchezza. Meyer si è rivolto alle giovani donne nella fascia di età 22-28 anni della zona metropolitana di St. Paul a Minneapolis che avevano indicato di essere fidanzate nell’apposita casella dei loro profili personali.
Meyer ritiene di aver speso circa 300 dollari negli ultimi due anni per postare pubblicità su Facebook e di essersi procurato incarichi di lavoro per oltre 60mila dollari di guadagno. Adesso i tre quarti dei suoi clienti gli arrivano da Facebook, o tramite le pubblicità o grazie alle raccomandazioni da amico ad amico. “Se Facebook non esistesse, sarei senza lavoro”, afferma il fotografo.
Facebook, prosegue l’articolo, consente alle piccole imprese di dedicare le loro energie in esclusiva a quel tipo di marketing che fino a pochi anni fa potevano soltanto sognare.
Gli utenti di Facebook compilano i loro profili fornendo informazioni quali la città di residenza, il datore di lavoro, la religione alla quale appartengono, e ancora gli interessi, il livello d’istruzione, i libri, i film e i programmi televisivi preferiti, tutti elementi che permettono agli inserzionisti di far arrivare messaggi pubblicitari mirati a specifiche fasce della popolazione.
Quando si crea un’inserzione, infatti, è possibile aggiungere alcuni parametri demografici o parole chiave e scoprire in che modo i vari utenti di Facebook ricadano in un determinato target, per poi modificarlo in modo tale da ottenere il massimo con il minor investimento possibile.
Inoltre gli inserzionisti possono scegliere di pagare per “impression” o per “click”, fissare budget massimi e programmare le inserzioni affinché compaiano in date particolari.
Così, per esempio, un bar di San Francisco può far comparire le proprie pubblicità soltanto nelle pagine di quegli utenti dal cui profilo o dalla cui affiliazione ai vari gruppi emerge che amano il caffè.
Secondo Kendall, direttore marketing di Facebook, le inserzioni possono essere dirette ai potenziali clienti anche sulla base delle interazioni sociali di cui danno notizia agli amici, per esempio scrivendo: “Troviamoci per un caffè”, o che postano update del tipo: “Mi sono appena svegliato e ora mi serve un buon caffè”.
Il sistema di pubblicità su Facebook fornisce un feedback istantaneo, con parametri come il numero delle impression che ha sollecitato un post e il numero di tutte le cliccate. Questi dati consentono a Meyer di migliorare ancor più le sue inserzioni. Se un’inserzione non produce sufficienti risposte e reazioni entro 24 ore, la cambia e cerca qualcosa di completamente diverso.
Charles Nelson con la moglie possiede Sprinkles, una pasticceria che produce cupcake, tortine monoporzione. Alle spalle ha un Mba e il lavoro in una banca d’investimenti e Facebook lo controlla una quarantina di volte al giorno. “La gente parla del tuo lavoro tutti i giorni, che tu te ne accorga o meno. E questo consente alla gente di scambiarsi opinioni e di parlarne direttamente a noi”. Sprinkles usa Facebook per offrire ai clienti un assaggio di quello che fa: tutti i giorni posta una password su Facebook che consente di ottenere una cupcake gratuita. Da aprile la base dei suoi fan si è decuplicata, arrivando a 70mila.
Il suo consiglio è di mettersi in vista presso i clienti, aggiornare i contenuti e ricordare che il guadagno di un investimento può arrivare lentamente. “Sappiate aspettare – consiglia Nelson –: gli utenti non si precipiteranno subito in massa sul vostro sito di social media. Tecnologia significa creare un effetto network, ma perché s’instaurino le necessarie connessioni occorre tempo”.
Via Marketing Journal
Dall’interessante ricerca “2009 Woman and Social Media Study” condotta da BlogHer, iVillage e Compass Partner risulta che le donne che utilizzano i Social Media condividono un forte desiderio di connettersi e intrattenersi, infatti utilizzano queste piattaforme come fonte di informazioni (64%), consigli/suggerimenti (43%), condivisione di opinioni (55%).
Utilizzo dei Social Media
Secondo la ricerca il 55% delle donne intervistate utilizzano i blog (leggono, commentano o postano articoli), mentre il 75% utilizza i social network. Proprio perchè considerati fonte di informazione, i blog esercitano una grande influenza nelle scelte di acquisto, infatti secondo BlogHer il 45% del campione ha deciso di acquistare un oggetto, dopo essersi informato sui blog.
Secondo la ricerca, le principali motivazioni che spingono le donne a pubblicare post sui blog sono il divertimento (79%), l’espressione di se stesse (73%) agli altri (59%), mentre quasi un quinto (17%) lo fà per guadagnare qualcosa.
Declino dei media tradizionali
Un ulteriore aspetto riscontrato dalla ricerca riguarda il minor tempo trascorso dalle donne nella fruizione dei media tradizionali.
Il “2009 Woman and Social Media Study” è il secondo sondaggio annuale pubblicato da BlogHer, iVillage e Compass Partner, e si è sviluppato mettendo a confronto due campioni di utenti:
1. il campione di BlogHer è costituito da 1.008 intervistate. 2. un campione di popolazione in generale, costuito da 2.821 donne americane di età compresa tra i 18-77 anni. Di queste, 1505 sono da considerarsi “utenti attivi” dei social media, in quanto li utilizzano almeno una volta a settimana.
I dati di quest’analisi sono stati comparati, e non combinati tra loro.
Via Marketing Journal
Secondo comScore, il 28% degli acquisti natalizi negli Stati Uniti dipenderà dai social media.
Le pubblicità, il viral marketing e le modalità per comprare online veicolate attraverso le pagine dei più celebri social network influenzano direttamente gli utenti e hanno dunque un impatto economico sul commercio di fine anno. Nella prima settimana di dicembre, gli americani hanno speso 4,6 miliardi di dollari in regali per le festività.
Via Quo Media
Facebook è una vera e propria mania per gli adolescenti italiani. E' uno degli aspetti emersi dall'indagine su 'Abitudini e Stili di vita degli adolescenti', della Società italiana di Pediatria. I giovani internauti dello Stivale presidiano il social network più gettonato del momento per trovare più amici possibile, anche pescando fra gli sconosciuti, a patto "che siano fighi".
Ad avere un profilo su Facebook è il 50% degli adolescenti italiani. La percentuale cresce leggermente se prendono in considerazione solo ragazze (53%) e ad aggiungersi al popolo già attivo sarà un ulteriore 17%.
L'attività di social networking si iscrive in un più ampio contesto, all'interno del quale il 97% del campione analizzato ha un computer in casa (il 16% ne ha addirittura più di due) il 51% (55% delle femmine) si collega tutti i giorni a internet e il 16,7% lo fa per più di 3 ore al giorno. Chat e messenger sono utilizzati da oltre il 75% degli adolescenti e circa l’80% è abituale frequentatore di YouTube (il 22% ha già inviato un suo filmato). Il 41% ha un suo blog, nel quale inserisce prevalentemente foto e musica (e le femmine, molto più dei maschi, inseriscono anche proprie riflessioni sulla famiglia, le amicizie, l’amore).
Il computer è, inoltre, diventato sempre più 'personal': oltre il 54% lo ha nella propria camera e il 21,7% naviga in internet la sera tardi prima di addormentarsi. “Un aspetto - sottolinea Giorgio Rondini dell’Università di Pavia, già Presidente della Società Italiana di Pediatria e ideatore, con Gian Paolo Salvioli e Maurizio Tucci , dell’indagine SIP sugli adolescenti - che evidenzia come i ragazzi siano sempre più autonomi, e probabilmente poco controllati, nella navigazione in internet".
Via Quo Media
I consigli degli amici guidano anche le scelte online. Soprattutto perché gli amici online sono i propri contatti sui social network e nelle piattaforme di shopping comparison.
Una spesso menzionata ricerca Eurisko New Media del 2007 prevedeva - o, meglio, interpretava segnali più che presenti già allora nel Web – lo sviluppo del web 2.0 e l'importanza dello user-generated content e lamentava di conseguenza il ritardo del commercio elettronico ed in particolare dei siti italiani su questo fronte.
La mancanza di apertura ai commenti degli utenti nonchè ad ulteriori tratti partecipativi è senz'altro ancor oggi presente sul mercato italiano nonostante alcune lodevoli e ben articolate eccezioni, Internet Bookshop in primis.
La dimensione sociale non è invece nuova nell'e-commerce mondiale e sicuramente lo strumento delle "recommendations" è stato una delle chiavi del successo di Amazon: la capacità di strutturare delle relazioni di interesse che incrocino il comportamento degli utenti è nata da una tecnologia del sito americano che si è poi tradotta, al di là di tale sito, in più forme in funzionalità presenti nelle piattaforme social di oggi (fra queste, i video, gli articoli e gli elementi correlati).
In un tempo in cui l'advocacy (ovvero l'incidenza sul comportamento di acquisto dell'utente dei suggerimenti da parte dei contatti personali) rappresenta uno dei fattori determinanti della scelta a fronte di un panorama informativo sempre più complesso, adottare tecnologie di questo tipo (chiamate a volte di "behavioural merchandising") è quanto mai interessante e utile e consente non solo un'ottima gestione dei percorsi di navigazione e comparazione degli utenti, ma anche un'effettiva leva di incremento del tasso di conversione acquisti / visite.
Le recommendations costituiscono poi un buon elemento con il quale presentare i propri prodotti esternamente al sito: consentire ai propri utenti la condivisione di shopping-list sui social network o su ulteriori piattaforme partecipative è senz'altro un modo intelligente per promuovere il proprio brand e porre le basi per attivare iniziative di marketing virale. Tutto questo oltre a una presenza che rispetti l'aggiornamento delle informazioni sui propri servizi e la rappresentazione dei valori della propria marca e che soprattutto sappia sfruttare, con un approccio multi-piattaforma, le tecniche promozionali con cui si coglieranno i momenti clou dell'anno.
Uno step successivo sotto questo profilo è dato dall'utilizzo dei siti di social bookmarking evoluti come gli americani Shopstyle e Kaboodle che consentono all'utente di condividere le proprie preferenze e costituire reti sociali di commento e community basati su prodotti e brand. Su tali piattaforme sarà interessante, quando verranno localizzate in Italia, capire come interagire oltre ad un classico approccio di advertising targetizzato.
La dimensione sociale non termina però qui: e non potrebbe visto il suo essere al centro dell'evoluzione di Internet stessa. Anzi, l'annuncio di Google di includere nella propria universal search i contenuti presenti nelle piattaforme di microblogging come Twitter fa presagire un ruolo sempre più consistente della presenza in tali ambiti ai fini del posizionamento naturale e certamente è tutto da monitorare il ruolo che Facebook da un lato e Bing dall'altro si apprestano a giocare sul fronte della social search e del web semantico, sempre meno legato ad algoritmi automatici e sempre più pensati per tenere in considerazione i suggerimenti degli utenti ed il traffico effettivo dei siti. Web semantico che Google stessa contribuisce a rendere più importante grazie a funzionalità come SearchWiki.
I segnali ed i nuovi sviluppi verso un vero e proprio "social commerce" sono sotto gli occhi di tutti dunque e dinamici come non mai proprio in queste settimane: l'inclusione in eBay di annunci gratuiti, il successo di operatori attivi nella pubblicità classificata come Subito e Bakeca, la nascita (o per meglio dire la rinascita dopo i tentativi di inizio secolo) dei gruppi di acquisti e dei siti di opinioni personali, il continuo prevalere infine della dimensione della popolarità all'interno dei comparatori di prezzo dimostra come ci sia sempre di più l'utente al centro delle dinamiche che sottendono allo shopping online.
Al manager innovativo sta conoscere pertanto il suo utente e saperne catturare l'attenzione e guidare il percorso verso un sentiero di soddisfazione e di conseguente e parallelo successo per l'attività di e-commerce.
Andrea Boscaro su ManagerOnline
Il termine privacy è anacronistico. E se a dirlo è proprio colui che ha reso la privacy un fastidioso ostacolo da superare c'è da crederci. "Ormai gli utenti condividono senza problemi le informazioni personali online. Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy", ha dichiarato Mark Zuckeberg, giovane Ceo di Facebook durante un incontro a San Francisco.
"Quando ho iniziato a pensare a Facebook nella mia cameretta di Harvard, in tanti si chiedevano: 'Perché mai dovrei mettere informazioni online? Perché dovrei avere un sito personale?' Poi è iniziata l'esplosione dei blog e di tutti gli altri servizi che permettono di condividere informazioni online", ha affermato, respingendo tutte le polemiche sulla riservatezza che coinvolgono quotidianamente la sua creatura da 350 milioni di utenti.
La questione della privacy su Facebook è tornata di prepotente attualità quando il social network si è accordato con i maggiori motori di ricerca per far comparire le attività dei suoi iscritti nelle risposte alle domande degli internauti.
Via Quo Media
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