Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Sembra proprio che Mark Zuckerberg, plenipotenziario di Facebook, voglia abolire il limite minimo di età (fissato al momento a 13 anni) necessario per creare un proprio account sul social network.
Creando però un ambiente digitale apposito, e a suo dire protetto, per gli utenti più giovani. Un Facebook parallelo per gli iscritti alle scuole primarie, da sviluppare forse in accordo con gli istituti. Forse, come pensano i critici di Zuckerberg, il settore dell’istruzione come nuovo bacino d’affari a cui guardare.
Via Quo Media
Sbarcano su Facebook gli sconti e le promozioni dei negozi in città: il social network lancia il progetto "Deals" in cinque città degli Stati Uniti (Atlanta, Austin, Dallas, San Diego e San Francisco). Gli utenti leggeranno gli avvisi per risparmiare con le offerte commerciali nella posta elettronica e nella pagina dove appaiono i messaggi pubblicati da chi fa parte del loro network ("Notizie" o "News feed" in inglese).
Inoltre potranno completare gli acquisti su internet anche con la moneta digitale di Facebook, i "credits", già utilizzata in Italia per comprare beni virtuali nei videogiochi come FarmVille e CityVille. Si tratta di una valuta elettronica gestita dal social network: per la prima volta è spendibile in una progetto di commercio elettronico collegato con il territorio. Sono seicento milioni gli utenti attivi del social network nel mondo: 250 milioni accedono alla rete sociale online da smartphone e altri dispositivi mobili. Che abilitano la visualizzazione degli sconti anche nelle vicinanze dei negozi attraverso il display del cellulare.
Ma Google ha anticipato Facebook di pochi giorni. La scorsa settimana ha varato la piattaforma Offers: gestisce l'accesso degli utenti a promozioni e coupon offerti dalle attività commerciali locali a New York e in altre due territori degli Stati Uniti, la baia di San Francisco e l'Oregon. Secondo Google il risparmio arriva fino al 50% del prezzo. Inoltre il sistema operativo Android degli smartphone è predisposto alle transazioni attraverso tecnologia nfc: per pagare basta avvicinare il cellulare a un dispositivo di lettura.
Eppure a contendersi gli sconti sul territorio sono per adesso soprattutto tre piattaforme negli Usa. Groupon ha le sue radici a Chicago: prevede lo sbarco in borsa tra agosto e dicembre puntando a una valutazione iniziale tra 15 e 20 miliardi di dollari, secondo il Wall Street Journal. Ha raccolto finanziamenti da alcuni tra i principali fondi di venture capital, come Andreessen Horowitz e il gruppo russo Dst: l'anno scorso ha ottenuto investimenti per 950 milioni di dollari. Groupon è stato tra i primi a trasferire su internet l'esperienza dei gruppi di acquisto associata con offerte promozionali quotidiane, segnalate attraverso una newsletter e proposte dalle attività commerciali in città, come ristoranti, bar, negozi. Ha dichiarato di avere 60 milioni di iscritti. Ma i colossi dell'ecommerce non si sono fatti trovare impreparati. Amazon ha acquistato LivingSocial per sperimentare le vendite con i coupon digitali e l'integrazione tra ecommerce e community. Invece eBay ha inglobato due start up: Milo e, di recente, Where per arrivare agli scaffali delle attività commerciali locali.
di Gianni Rusconi su IlSole24ORE.com
Una ricerca di Socialseeker che ha stilato la prima classifica dei 35 massimi opinion leader italiani che usano efficacemente i social network, e in particolare Facebook, sapendosi trasformare così in persone con un’influenza sulla società. I sei milioni di italiani che hanno aperto un profilo sul sito ideato da Mark Zuckerberg hanno espresso le loro preferenze e la ricerca ha incrociato i dati rispetto a sette criteri di valutazione.
Il più influente su Facebook è Nichi Vendola, seguono il direttore de Il Post, Luca Sofri, il direttore di The Week, Mario Adinolfi, il responsabile di Nova-il Sole 24 ore Luca De Biase, lo scrittore Aldo Nove. Non poteva mancare Beppe Grillo, in compagnia di volti noti del web come Guzzanti (padre) e figlia (Sabrina), Jovanotti e Andrea Pezzi.
Via Quo Media
Cresce la spesa per chi vuole pubblicizzare un proprio prodotto su Facebook. Nel primo trimestre del 2011, il prezzo per ciascun click sui banner ospitati da Mark Zuckerberg & Co. è aumentato del 40%. Cattive notizie per gli investitori pubblicitari, dunque, che però possono contare su una visibilità mai così ampia e sicura. Facebook ha raccolto 1,86 miliardi di dollari in pubblicità nel 2010, con oltre 50 miliardi di banner mostrati al mese.
Via Quo Media
Crescono i profili degli over65 italiani sui social network. Nel nostro paese sono 1,5 milioni gli anziani che possiedono una pagina Facebook. L’utilizzo della rete è un fenomeno sempre più diffuso anche tra i meno giovani, che stanno scoprendo le potenzialità di internet, del social networking (praticato dall’8% degli appartenenti alla categoria) e dei servizi di comunicazione offerti dal web.
Skype, per esempio, è utilizzato da oltre un milione di anziani per comunicare con nipoti e parenti lontani. E pare che la piattaforma sviluppata da Mark Zuckerberg abbia anche effetti benefici sulla memoria. Secondo uno studio condotto dall’Associazione italiana psicogeriatria, l’utilizzo quotidiano di Facebook allena le sinapsi e stimola i nonni internauti.
Va Quo Media
Se fosse una nazione, sarebbe la quarta più popolata al mondo dopo Cina, India e Stati Uniti. Decollano gli accessi a Facebook da cellulari e tablet: il social network ha appena superato la soglia di 250 milioni di utenti unici mensili che leggono le sue pagine in strada, in viaggio o a casa senza impiegare una connessione alla rete fissa.
Per accedere ai loro profili utilizzano le applicazioni software da iPhone, Blackberry, Nokia e smartphone con il sistema operativo Android. La maggior parte naviga attraverso i browser. Anzi, Facebook ha semplificato l'interazione per il suo pubblico. Finora aveva una pagina dedicata ai dispositivi con schermo touch e un'altra per i cellulari meno potenti. Ma gli sviluppatori software hanno ammesso che era troppo complesso gestire l'evoluzione di ogni versione del social network. E quindi hanno costruito una singola piattaforma all'indirizzo m.facebook.com. Nel mondo la rete sociale online lanciata da uno studente di Harvard, Mark Zuckerberg, e da tre suoi amici del college ha raggiunto 600 milioni di persone.
Ma per le successive espansioni Facebook guarda ai paesi in via di sviluppo, a partire dall'India dove ha aperto di recente un centro per gli sviluppatori software e ha conquistato il podio come social network più frequentato, sottraendo il primato a Orkut. Diventa decisivo l'accesso da cellulare, soprattutto nelle aree non raggiunte da connessioni fisse. Secondo l'Itu alla fine dell'anno scorso erano 5,3 miliardi gli utenti di telefonia mobile: può collegarsi ai network di telecomunicazione il 90% della popolazione. E Facebook si prepara all'avanzata. Ha comprato Snaptu: è un'azienda specializzata nell'arricchimento dell'interazione con il social network attraverso gli schermi di cellulari meno potenti degli smartphone.
L'espansione procede rapida. Lo scorso febbraio la rete sociale online aveva 100 milioni di utenti attivi che leggevano le sue pagine in mobilità, raddoppiati a novembre. E da allora si sono aggiunte altri 50 milioni di persone.
di Luca Dello Iacovo su IlSole24Ore.com
Warner Bros. è la prima major cinematografica a sbarcare su Facebook con un servizio di film a noleggio. Per 3 dollari a visione, la casa di produzione permetterà agli utenti di guardare i titoli del proprio catalogo in streaming all’interno del social network.
Per il momento il servizio è attivo solamente negli Stati Uniti, ma Warner prova a sfruttare la capillare diffusione di Facebook per supplire al sempre più asfittico mercato dei dvd a noleggio. Il social network rimpiazza Blockbuster, a suo modo: gli utenti potranno disporre del film scelto sul proprio account per due giorni, interrompendo e riprendendo la visione a ogni accesso.
Non mancherà la possibilità di commentare le pellicole attraverso post e status, coinvolgendo amici di bacheca.
Via Quo Media
Prendo spunto da questa notiza letta su TechCrunch.
In breve: si parla di un'app per FB che notifica immediatamente quando una coppia si scioglie, quando due si lasciano.
Nata per poter immediatamente tacchinare l'uomo o la donna che da tempo ci turba i sonni (ma che era irraggiungibile in quanto impegnato e fedele), questa app apre le porte ad un futuro alternativo.
Le conseguenze in termini di marketing sono straordinarie. Bisognerebbe linkare a questo evento un'immediata campagna di marketting diretto per siti di appuntamenti, o quantomeno resettare le priorità dei banner che queste persone vedono.
Siamo in piena profilazione, ci autoprofiliamo modificando il nostro status, i nostri parametri su Facebook... giusto che gli inserzionisti ne approfittino e ci raggiungano con consigli per gli acquisti pensati su misura, no?
Scherzi a parte, mi aspetto di vedere in futuro tutta una serie di attività di marketing "su misura" basate proprio su sistemi analoghi di profilazione/autoprofilazione sui Social. Avrebbe molto senso, se fatto con garbo e con rispetto...
Corrono le valutazioni dei social media. E i grandi investitori fanno a gara per accaparrarsi una fetta delle società più calde. Dopo Goldman Sachs con Facebook, adesso è il turno di Jp Morgan: la banca meglio uscita dalla crisi finanziaria ha messo gli occhi su Twitter, re del microblogging. Un nuovo fondo «digitale» lanciato dalla banca – il Digital Growth Fund – sta trattando l'acquisto di una quota di minoranza nel gigante dei messaggi da 140 caratteri: forse il 10%, a cifre che valutano l'azienda circa 4,5 miliardi di dollari. Non basta: avrebbe già fatto incetta di titoli sul mercato grigio, dove sono scambiate le azioni delle società non quotate. La sfida dell'iPad: superare se stesso per stare al vertice (di Antonio Dini)
Twitter è tra i protagonisti dell'impennata dei valori dei «marchi» internet di nuova generazione, nati negli ultimi cinque anni e non ancora sbarcati in Borsa. Nelle scorse settimane era trapelato che alcuni investitori sarebbero stati disposti a valutare il gruppo ben di più, fino a otto o dieci miliardi. Ma non è il solo social media a tenere banco: la valutazione di cinque delle più ambite stelle online odierne ha superato i 120 miliardi, sollevando lo spettro di bolle speculative.
Tutto comincia con Facebook: guardando gli scambi sui mercati grigi, è lievitato fino a 84 miliardi. Questo dopo che l'investimento targato Goldman pochi mesi or sono l'aveva già spinto a 50 miliardi. Il newtork per professionisti LinkedIn, da parte sua, ha sfiorato i quattro miliardi. Groupon, colosso dello shopping scontato che ha aperto i battenti nel 2008, è arrivato a 15 miliardi una volta respinte le avances da sei miliardi di Google. Mentre Zynga, popolare creatore di giochi sociali online, oscilla tra i sette i nove miliardi.
Molti di questi protagonisti possono far valere una crescita esponenziale delle loro attività accanto alle valutazioni. Groupon ha moltiplicato il giro d'affari a 760 milioni di dollari nell'ultimo anno, ben 23 volte i 33 milioni del 2009. E ha 60 milioni di utenti in 42 paesi del mondo. L'interrogativo è se questa crescita sia sostenibile, traducibile in crescenti guadagni e sufficiente a giustificare valutazioni multimiliardarie.
Twitter, nato nel 2006, è un ulteriore esempio di questo dilemma. La sua marcia è innegabile: con più di 200 milioni di utenti, è stato citato anche tra i grandi facilitatori di proteste e trasformazioni in Medio Oriente. Quest'anno dovrebbe riportare 150 milioni di entrate, grazie alla pubblicità partita dallo scorso aprile. Le valutazioni hanno tuttavia spiccato il volo oltre ogni previsione: un miliardo ancora nel 2009, 3,7 miliardi a fine 2010, tra i 4,5 e i dieci oggi. C'è chi non teme gli effetti sui mercati e sull'economia di una bolla: le ragioni più citate sono l'esiguo numero e l'estrazione d'elite degli investitori che, al contrario del passato, scommettono sui social media. E la concentrazione delle «puntate» su pochi leader del settore, che avrebbero maggiori chance.
Ma restano le perplessità sul futuro. Il rischio è che le grandi operazioni attorno a Twitter e altri marchi abbiano eccessive finalità finanziarie e troppo poco industriali. Ne è convinto il professor Giuliano Noci, vicedirettore del Mip, la business school del Politecnico di Milano: «Siamo davanti a logiche eccessive e valutazioni che ricordano una certa esuberanza irrazionale, come la definì all'inizio degli anni duemila l'allora governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan».
Il valore per utente di Twitter sulla base del deal Jp Morgan sarebbe di 23 dollari, il doppio di quanto Aol ha pagato l'Huffington Post, «che ha fonti di revenue più chiare». Senza contare che l'operazione Jp Morgan-Twitter, sostiene Noci, potrebbe avere la sola ottica della speculazione e puntare alla rivendita delle quote a Microsoft e Google, indietro nel segmento dei social network». Intanto la sete di scommesse degli investitori non accenna a placarsi. Il fondo «digitale» di Jp Morgan ha raccolto 1,2 miliardi, il doppio delle attese. E dopo Twitter ha nel mirino Zynga.
di Daniele Lepido, Marco Valsania e Antonio Dini su IlSole24ORE.com
Un pubblico all’altezza del loro nome e del loro appeal: Google e Facebook, negli Stati Uniti, attraggono un’utenza per lo più giovane e con un livello d’istruzione alto. E ricchi. Lo dice una ricerca promossa dal quotidiano Usa Today e svolta fine 2010 da Gallup su un campione di adulti americani, secondo cui i seguaci dei due siti sono per oltre il 50% sotto i 50 anni, hanno una laurea e guadagnano almeno 90mila dollari l’anno.
Secondo l’indagine, uomini e donne mostrano un interesse simile verso Facebook (il 42% dei maschi e il 45% delle femmine intervistate ha un account proprio), mentre gli uomini usano di più Google (63% contro il 56% delle donne), che comunque resta il motore di ricerca più popolare: il 40% totale del campione ha dichiarato di visitare le pagine di BigG almeno una volta a settimana.
Ma la forza motrice dei due celebri siti, come detto, sono i giovani benestanti: tra i 18 e i 29 anni, l’83% naviga su Google e il 73% ha un account Facebook. I dati calano sensibilmente se si considera la categoria più anziana, gli over65, in cui il 34% sfrutta i servizi di Mountain View e solo il 17% ha una propria pagina sul social network di mark Zuckerberg.
Via Quo Media
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