Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ho parlato frequentemente di multicanalità, anche la settimana scorsa, evidenziando le grandi opportunità che i nuovi strumenti tecnologici offrono al marketing e alla comunicazione.
Il Mobile World Congress 2011 poi non ha fatto altro che confermare il fatto che il mondo sarà sempre più ipertestuale, connesso e multipiattaforma, mentre le ricerche dell’Osservatorio sulla Multicanalità del Politecnico di Milano tratteggiano un consumatore con una dieta mediale sempre più varia.
immagine tratta da http://www.crwgraphics.com
Nei miei precedenti post mi sono dedicato al tema dei limiti tecnologici e organizzativi che impediscono un corretto sviluppo della multicanalità, questa volta invece voglio tornare su un vecchio cavallo di battaglia: quali contenuti per quali tecnologie?
Supponiamo di esserci dotati per tempo degli strumenti tecnologici e di essere convinti di procedere ad una strategia multicanale, ci basta? No.
Prima di tutto dobbiamo applicare un corretto approccio POST, valutando se le persone cui ci rivolgiamo usano realmente le tecnologie che stiamo selezionando.
Una volta analizzati gli obiettivi, la strategia e anche la tecnologia manca un punto chiave: quali contenuti mettiamo all’interno di ogni strumento?
La domanda non è oziosa, il successo o l’insuccesso di molti ecosistemi tecnologici infatti è stato decretato in passato dal fatto che ci fossero contenuti con un reale valore aggiunto per i clienti: si pensi al primo wap (fallimentare) contro l’i-mode.
Per costruire un contenuto o un servizio adeguato è dunque necessario conoscere approfonditamente gli strumenti con cui andiamo a lavorare e il loro ecosistema, cosa che non sempre avviene sia per responsabilità aziendali sia per colpe riconducibili agli esperti (reali o presunti di settore).
In conseguenza della moltiplicazione dei canali e degli strumenti dunque si andrà verso una complessità sempre maggiore, alzando il livello di qualità professionale richiesta e dando spazio (si spera) ai giovani competenti.
Infine una nota importante, i contenuti di qualità hanno ovviamente un costo, così come il tempo delle persone dedicate a seguire i nuovi canali, e per questo va superata la percezione di gratuità e di amatorialità di questo mondo.
Se poi confrontate questo valore con i soldi che spendete già oggi per un solo media, magari poco misurabile come la tv, vedrete che il saldo conviene eccome…
Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog
L’analisi dell’andamento della rete in Italia nell’ultimo anno evidenzia, accanto al consolidamento dei social media (social network come Facebook e siti di video online come YouTube), l’emergere di un nuovo fenomeno: quello dei gruppi d’acquisto, siti come Groupon e Groupalia dove è possibile acquistare beni e servizi a prezzi scontati.
In termini di audience complessiva di internet, il 2010 si chiude con un traguardo importante per il web italiano: il superamento della soglia dei 25 milioni di navigatori attivi a dicembre, il 12.5% in più rispetto allo stesso mese del 2009.
Il ranking delle categorie di siti più visitati vede confermate le prime posizioni: i motori di ricerca con 23 milioni di utenti e una crescita in linea con quella della rete, i portali con 21,8 milioni di visitatori e i social media, che crescono del 16% e superano i 21 milioni. I siti di video e cinema, in quarta posizione, continuano a registrare i più alti tassi di crescita, almeno tra le prime posizioni: +18% nell’anno, che porta ad un bacino di 17,5 milioni di utenti. Seguono web mail, strumenti e servizi per internet, produttori di software, news online, tool di ricerca (come Wikipedia) e in decima posizione i siti dei rivenditori, che nel mese dello shopping natalizio vengono visitati da 14,2 milioni di utenti, il 15% in più rispetto al dicembre 2009.
Tra le altre categorie, quelle che registrano gli incrementi più consistenti nell'anno sono: mappe e informazioni di viaggio (+19%), broadcast media (+23%), sport (+21%), moda e bellezza (+41%), meteo (+27%), musica (+29%), cibo e cucina (+25%) e soprattutto la categoria Coupons/Rewards, che include proprio i gruppi di acquisto, più che raddoppiata nell'ultimo anno (dai 4,3 milioni del dicembre 2009 agli 8,7 attuali).
Quello dei gruppi d’acquisto è un sistema di offerta di coupon relativi a servizi legati soprattutto alla ristorazione, al benessere, allo sport, all’intrattenimento e al turismo che in Italia, come in moltissimi altri Paesi, sta riscuotendo molto successo. Groupon è la prima società ad aver sviluppato questo business e detiene la leadership del mercato, seguita da altre realtà come Groupalia, Glamoo, Letsbonus, Kgb Deals e PoinX.
Il trend nel 2010 evidenzia che il fenomeno in Italia ha avvio nel mese di luglio, quando si registra il primo dato significativo di visitatori sui due principali siti di questa categoria: Groupon rileva 770 mila utenti unici e Groupalia segue con 535 mila utenti. E’ però ad agosto che Groupon guadagna terreno su Groupalia, triplicando la propria utenza e raggiungendo quasi 2 milioni di utenti, contro gli 800 mila di Groupalia. Inizia così un trend di crescita a ritmo serrato che in soli sei mesi porta circa 5 milioni di utenti unici su Groupon e un milione e mezzo su Groupalia.
Per avere un quadro più completo del fenomeno, ai siti web dedicati ai gruppi d’acquisto va aggiunto anche OfferBox, un servizio opt-in che seleziona coupon e offerte speciali e che, grazie ad un’applicazione scaricabile sul proprio pc, li invia direttamente sul desktop. L’applicazione OfferBox registra a dicembre 2,7 milioni di utenti, che portano a 10 milioni di utenti il totale della categoria Coupons/Rewards se si includono le applicazioni internet.
La conferma di essere di fronte ad un nuovo fenomeno arriva anche dall’analisi del passaparola digitale, effettuata con il servizio BuzzMetrics di Nielsen: negli ultimi 6 mesi del 2010 il word of mouth in rete su Groupon ha generato oltre 2 mila messaggi, con dei picchi nel mese di agosto (oltre 320 messaggi), in concomitanza con il boom di visitatori, e in quello di dicembre (oltre 420 messaggi).
Via nielsen.it
Cresce in Europa il fatturato delle vendite di prodotti via internet. Nel 2010, il mercato web ha raccolto 81 miliardi di euro, segnando un saldo positivo del 18% rispetto al 2009. E le previsioni per il 2011 sono ancora rosee, con introiti attesi a 92 miliardi di euro e un tasso di crescita del 13%.
Il 57% degli europei adulti ha fatto shopping su internet negli ultimi dodici mesi, spendendo in media 517 euro. Secondo Forrester, che raccoglie i dati del settore, le vendite online cresceranno del 10% di anno in anno sino al 2015, permettendo al Vecchio Continente di rimanere al passo con gli Stati Uniti.
A guidare l’espansione dell’e-commerce sono soprattutto i prodotti elettronici, che già oggi costituiscono il 25% di tutti i prodotti venduti via web.
Via Quo Media
Google fa la scrematura dei siti, retrocedendo nei suoi risultati di ricerca i portali più futili e scadenti. La novità annunciata da Mountain View ha l’obiettivo migliorare il lavoro del popolare motore di ricerca, offrendo agli utenti una graduatoria qualitativa dei siti riguardanti l’argomento richiesto.
“L’aggiornamento dell’algoritmo - si legge sul blog ufficiale di Google - è pensato per ridurre il ranking, ovvero la visibilità, dei siti di bassa qualità, quelli che hanno pochi contenuti di valore aggiunto per gli internauti o ad esempio con notizie fotocopia rispetto ad altri”. L’innovazione, per ora apportata solo alla versione statunitense di BigG, interesserà il 12% dei risultati di ricerca. Gli utenti potranno contribuire alla ‘nuova’ indicizzazione segnalando i siti da penalizzare, premiando così la qualità e l’efficienza degli altri.
Via Quo Media
Si diffondono sempre più, anche in Italia, i gruppi d’acquisto via internet, che offrono coupon a prezzi particolarmente vantaggiosi e la possibilità di acquistare spesso direttamente dal produttore.
Secondo l’indagine compiuta da comScore sulle tendenze digitali dei paesi europei nel corso del 2010, Italia, Francia e Gran Bretagna sono in testa alla classifica degli stati più attratti dai coupon delle offerte online. Sviluppo e uso intensivo delle piattaforme di social networking e delle piattaforme mobili sono gli altri due aspetti rilevanti dell’evoluzione digitale negli ultimi mesi: evoluzione che fa dell’Europa il secondo mercato digitale mondiale, alle spalle della regione Asia-Pacifico, che può contare sul traino di Cina, India e Giappone.
Nel Vecchio Continente dominano ormai Facebook, che catalizza l’11% totale del tempo trascorso sul web dagli europei, e gli smartphone, che nei paesi più evoluti (Gb, Germania e Francia) ha conquistato più del 30% del mercato della telefonia mobile.
Via Quo Media
L’e-commerce continua a crescere, anche in Italia. Sono ormai otto milioni i connazionali che fanno acquisti su internet, per un fatturato annuo complessivo che nel 2010 dovrebbe essersi assestato intorno ai 6,5 miliardi di euro. Lo si legge nella ricerca congiunta svolta dalla School of Management del Politecnico di Milano e dal consorzio Netcomm per il Commercio Elettronico.
La crescita degli introiti del settore, rispetto alla fine del 2009, è del 14%. E se l’utenza sembra essere sempre più a suo agio con i negozi digitali e i metodi di pagamento online, le rivendite di aggiornano e provano a svilupparsi sul nuovo canale: vince chi sa pensare in modo globale ed è in grado di proporre i propri prodotti a una comunità di riferimento transnazionale.
Via Quo Media
In questi giorni sto facendo qualche esperimento sull’IPad per capire al meglio le potenzialità dello strumento e una delle prime cose che ho installato è stata l’applicazione Flipboard, che mi avevano consigliato in molti.

Si tratta in sostanza di uno strumento che permettere di organizzare (benissimo) un magazine composto dalle nostre fonti preferite (compresi Facebook e Twitter), sfogliandole, aprendo multimedia, guardando chi le ha condivise e unendosi al volo alla conversazione su Twitter.
La cosa che mi ha colpito molto è che in realtà i contenuti sono quelli già esistenti in altre forme ma la modalità di fruizione li rende completamente diversi in termini di esperienza, rafforzando molto il loro lato social.
Questo mi ha dato alcuni spunti che vorrei condividere con voi:
1) Presupponendo che il web sia morto come dice Anderson questo di tipo di apps confermano l’importanza della costruzione dei propri contenuti e della facilità di messa a disposizione verso terze parti.
2) E’ importante concentrarsi sullo sviluppo di applicazioni proprie (se dotate di valore aggiunto) ma non vanno trascurate le possibilità di trovare spazio all’interno di quelle più ben fatte (e diffuse) di altri. Se non ci saremo noi ci entrerà qualcun altro.
3) La componente sociale che si lega ai nostri contenuti non è più trascurabile: Flipboard a lato di ogni articolo mostra subito tutte le conversazioni e gli sharing generati dallo stesso, non essere in questo dialogo, anche solo per ascoltare, può risultare estremamente pericoloso.
4) E’ impensabile ormai considerare i propri contenuti solo come residenti sui nostri siti e applicazioni: il contenuto deve sempre partire da noi e a noi riportare (non chiudiamo le nostre proprietà!) ma con pochi click chiunque lo può inserire in un altro contesto (reader, Flipboard, Netvibes, iGoogle etc.), senza poi contare laquestione dell’ipertestualità diffusa anche offline. Tanto vale rendere il nostro contenuto già il più bello e facilmente fruibile possibile.
Che cosa ne dite? Certo in Italia siamo ancora un po’ indietro ma non per questo io non guarderei ancora più in là nel futuro…
Gianluigi Zarantonello via internetmanagerblog.com
A grande richiesta (di quelli che erano in sala) ho pubblicato su Slideshare la mia presentazione fatta in ISTAT allo Statcamp.
Si parla di quanti sono gli italiani in Rete, incrociando un po' acrobaticamente i numeri con i dati sull'alfabetizzazione e gli skills culturali della popolazione.
Di che farsi venire qualche dubbio sulla matrice (solo) tecnologica del Digital Divide. Una provocazione, se volete... ma qualche pensiero magari lo fa venire.
(nota: in parte è una traduzione del mio articolo su Apogeo sullo stesso tema, con qualche aggiunta sul tema della "democrazia" della Rete, quindi può essere interessante anche lato e-gov... e politica)
Stando ai dati raccolti da Nielsen, in Italia il 40% degli internauti di età superiore ai 14 anni si dichiara disponibile a pagare l’accesso ai contenuti di qualità presenti in rete. La percentuale dei favorevoli a film, musica e, in maniera minore, news e programmi tv a pagamento sale al 50% nella fascia 14-44 anni. Si tratta di circa 11,5 milioni di persone.
La ricerca evidenzia il legame diretto tra la crescente propensione alla spesa per i contenuti digitali e un’offerta di contenuti sempre più capillare e con un basso valore unitario. I consumatori preferiscono l’acquisto mirato di contenuti di interesse specifico attraverso micro transazioni.
Via Quo Media
In questi ultimi mesi mi sono già occupato varie volte di nuovi paradigmi tecnologici e della loro influenza sul business e sulla società. In particolare in questi giorni poi ho letto varie notizie che mi hanno portato a tornare su di un tema che avevo toccato qualche tempo fa in più momenti (ad esempio qui e qui), ossia il cloud computing, inteso sia come tecnologia sia come logica.
immagine tratta da Sevensheaven.nl
Trovo molto attuale e affascinante il concetto di poter accedere a dati, applicazioni e contenuti in modo indifferente dal supporto e dal luogo in cui ci troviamo e molti fattori mi sembrano agevolare la diffusione di questo paradigmache per gli addetti ai lavori e’ già realtà.
Un primo fattore e’ senza dubbio losviluppo delle reti mobili e l’abbattimento (finalmente!) deiprezzi per la connessione, unito alcrollo dei costi di storage dei dati (vi ricordate Gratis di Chris Anderson e questa mia presentazione?).
Su questo si innestano le nuove generazioni di dispositivi sempre connessi e le tecnologie che consentono l’ipertestualita’ dei luoghi fisici. Applicazioni come Dropbox e Evernote rendono poi sempre più vicino e familiare ai consumatori finali il concetto di sincronizzazione di tutti i propri dispositivi.
Il mercato non sta a guardare naturalmente, e l’ultimo esempio in termini di tempo e’ la sfida nel mondo dei libri fraeBooks di Google e Kindle for the web di Amazon, tutta svolta in punta di nuvole.
Se dunque vogliamo dare per morto il web così come lo abbiamo conosciuto e’ in questa direzione che dobbiamo guardare e, per le aziende, il marketing e la tecnologia devono esser pronti alla sfida. Il nuovo mondo che si svolge sulle nuvole sta per entrare nella vita di tutti, con buona pace di chi pensa che sia ancora presto, certo si deve ragionare seriamente sulla sicurezza ma la via e’ tracciata. Secondo voi le nostre aziende italiane sono pronte?
Gianluigi Zarantonello via Internetmanagerblog.com
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