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  mymarketing.it: perchè interagire è meglio!... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico : internet (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Altri Autori (del 11/10/2012 @ 07:07:23, in Internet, linkato 2302 volte)

L’economia digitale è il motore propulsivo di internet nel 2012. La diffusione sempre maggiore di dispositivi mobili (con relative connessioni) ha dato ulteriore forza all’e-commerce, delineando quelle che saranno le linee guida nei prossimi tre anni: acquisti via smartphone, web tv via tablet e una continua digitalizzazione del mercato consumer.

Secondo i dati resi noti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano in occasione della presentazione di Smau 2012, entro il 2015 in Italia saranno venduti 32 milioni di smartphone, 2,5 milioni di internet tv e 2,9 milioni di tablet. Ciò significa che nel breve periodo crescerà ulteriormente il mercato digitale consumer, che nell’anno in corso ha fatto registrare in Italia un +14% rispetto al 2011, con un valore complessivo di 16,2 miliardi di euro. A guidare il settore è l’e-commerce, con un giro d’affari di 9,14 miliardi (56% del totale), mentre i contenuti digitali (con i servizi) valgono 4,95 miliardi (31%). La pubblicità, sino a pochi anni fa considerata la principale fonte di profitto della rete, vale 2,13 miliardi di euro (solo il 13% del totale).

Gli acquisti effettuati dagli italiani via cellulare sono aumentati del 143% nel 2012, raggiungendo il 5% del comparto e-commerce. iPhone e simili sono sempre più importanti anche per la raccolta pubblicitaria via web: +50% nell’anno in corso e raggiungimento del 4% del totale di settore. Discorso simile per la diffusione di contenuti e servizi digitali, che sugli smartphone è aumentata del 17%.

I numeri parlano chiaro: anche nel Belpaese si sta affermando la così detta nuova internet, ovvero la rete veicolata e vissuta tramite i device mobili, con le loro app per i servizi e la fruizione di video, news e negozi virtuali. Nel prossimo triennio, l’esplosione sarà definitiva, ammesso che le infrastrutture si sviluppino velocemente così da consentire il proliferare della rete di nuova generazione e del suo mercato.

Via Quo Media

 
Di Gianluigi Zarantonello (del 13/11/2012 @ 08:00:00, in Internet, linkato 3093 volte)

Ci sono temi nell’ambito del digitale che dovrebbero essere ormai assodati e invece restano sempre di attualità, uno di questi è il fatto che a ogni mezzo corrispondono contenuti, fini e strategie diverse. O meglio, corrisponderebbero.

Ne ho già scritto in passato: oggi ormai abbiamo sempre più strumenti a disposizione, sempre più potenti, sempre più complessi ma ci sfugge spesso il modo corretto di utilizzarli e, soprattutto, quali siano i contenuti più idonei, non in assoluto ma rispetto all’obiettivo che ci prefiggiamo.

Questo problema deriva a mio avviso da divesi aspetti, primo fra tutti la scarsa conoscenza delle tecnologie e delle loro potenzialità, dato che un mezzo piuttosto che un altro viene scelto per moda e perché “non si può fare a meno di esserci”, invece di esere valutato secondo l’approccio POST di cui tante volte ho parlato.

In secondo luogo poi concepiamo spesso degli aspetti grafici ed estetici come unico e solo metro di giudizio, mentre nell’ambito digitale la “bellezza” è tale e apprezzabile se funzionale e inserita in contesto per cui dà un’esperienza gratificante e soddisfa i bisogni di chi la utilizza.

Banalmente, e solo per fare un esempio, una splendida foto con una modella che indossa un capo è perfetta per trasmettere emozione e posizionamento ma lo è molto meno se lo scopo per cui la uso è quello di far comprare un capo che in quello scatto si intravede appena, in tal caso la soluzione probabilmente è un’immagine più semplice ma più chiara ed esplicativa.
Inoltre, il sempre più massiccio utilizzo di immagini generate dagli utenti fa sì che prima della qualità intrinseca venga il coinvolgimento dato dalla rete sociale entro cui il contenuto viene vissuto.

Ancora, oggi più che mai un’esperienza digitale di un brand non può essere più concepita come separata da quella nel mondo fisico e, cosa ancora peggiore, non può non essere fluida e coerente attraverso diversi dispositivi come pc, tablet e smartphone, tanto per citare i più comuni.

Una coerenza che richiede di mettere al centro la progettazione del contenuto liberandolo dai vincoli imposti da altri media per pensarlo invece con una logica ad hoc che diventa “bella” e realmente entusiamante per il cliente solo quando ciò che proponiamo viene visto nel tipo di schermo e per il tipo di scopo per cui è stato progettato.

Content Marketing Maturity Model.
Fonte:
http://www.briansolis.com/2012/02/report-content-and-the-new-marketing-equation/

Molto importante diventa dunque anche la gestione strutturata dei nostri asset digitali, il cui ciclo di vita deve essere governato e la cui reperibilità deve poter essere immediata e completa, per dare la possibilità di accedere per ogni contenuto a tutto il materiale disponibile, sia esso di grande livello emotivo oppure estremamente funzionale.

Infine, social network come Pinterest o applicazioni come Flipboard, che utilizzano i contenuti già esistenti in altre forme ma con una modalità di fruizione che li rende completamente diversi in termini di esperienza, rafforzano affermazioni come quella che ogni azienda è una media company ed evidenziano come sia l’uso e il contesto a dare valore a un’immagine o a un testo, anche al di là del nostro diretto controllo.

Come vedete il tema va oltre una valutazione estetica fine a se stessa. Ma quanti lo hanno già capito?

Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog

 

Mi occupo di strategia e marketing digitale ormai da 12 anni e spesso mi trovo a riflettere sull’evoluzione tumultuosa e complessa del settore avvenuta in questo  tutto sommato breve periodo.
Nel dire questo mi riferisco indubbiamente al progresso della tecnologia (social, mobile, di publishing e via elencando) ma ancora di più al modo in cui si stanno modificando ruoli organizzativi e professioni.

12 anni fa quasi nessuna azienda italiana avrebbe pensato di annoverare fra le sue fila un responsabile del marketing digitale, 6 anni fa il dipartimento it non si sarebbe trovato spesso in concorrenza con lui  e ancora 3-4 anni fa nessuno avrebbe strutturato dei team (interni o in outsourcing) per il presidio dei social media.
E sono solo alcuni dei possibili esempi.

Immagine tratta da http://www.eysinksmeets.com

Il mondo infatti si è profondamente digitalizzato con un processo graduale di cui l’enfasi mediatica degli ultimi anni evidenzia solo la punta dell’icerberg, fatta di social media e telefonini.

Il vero cambio di direzione però sta avvenendo nel modo in cui le persone usano le tecnologie, anche presistenti, e sull’impatto sociale, organizzativo e di competenze che tutto questo comporta.

Come ho già scritto tante volte infatti la differenza fra tangibile e virtuale ormai sta perdendo sempre più di significato, e anche se le persone non ne hanno ancora piena consapevolezza già oggi il passare da un ambiente fisico a uno o più device e viceversa è un processo naturale e senza soluzione di continuità.

Immagine tratta da http://blog.inner-active.com/

Di conseguenza anche la netta separazione di conoscenze fra chi si occupa più prettamente di tecnologia e chi invece in azienda si interessa di marketing, commerciale, strategia etc. sembra un retaggio poco credibile, perché a entrambe le parti sono richieste sempre più ibridazioni.

Se ci mettiamo in questa prospettiva allora diventa davvero chiaro come il mezzo tecnologico scelto sia solo un di cui della strategia che abbiamo in mente e venga scelto come conseguenza e non premessa.
Molti editori ad esempio stanno capendo che il loro business è il contenuto che producono, non la carta che stampano, mentre altri grandi, come Blockbuster, non hanno saputo vedere questo aspetto e per questo hanno patito dei colpi tremendi e spesso mortali.

Ancora, grandissimi player dell’online, come Google, scrivono nei loro report che il grande goal del digitale è l’influenza sui comportamenti e sulle vendite offline, mentre la guerra per lo sviluppo di ecosistemi fatti di hardware, software e app store è il centro della competizione fra Apple, la stessa Google, Amazon, Microsoft e molti altri.

Si potrebbe obiettare che si tratta di pure player tecnologici che si stanno allargando, ma allora che dire di casi come Walmart Lab, in cui Il più grande retailer del mondo sta costruendo un laboratorio su questi temi, o degli investimenti in multichannel retail di altri colossi come Tesco o Mark & Spencer?

A mio avviso dunque gli strumenti digitali sono già oggi una leva cruciale per qualsiasi tipo di azienda ma non possono essere più visti come un’entità separata e figure come i chief marketing tecnology officer, in crescita ovunque seppure con job description variegate, potrebbero essere un esempio dei ruoli chiave del futuro, perché non sono al servizio della tecnologia ma del business, che aiutano anche con i nuovi media.

Se l’obiettivo non è chiaro invece non si possono porre le corrette fondamenta e qualsiasi investimento, quale che sia la sua portata, è destinato al fallimento.

Certo che oggi, con la persistente difficoltà di incontro e dialogo fra le diverse figure, tutto sembra lontano.
Ma io lo trovo inevitabile. E voi?

Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog

 
Di Altri Autori (del 04/12/2012 @ 07:13:05, in Internet, linkato 2511 volte)

L’11% dei consumatori digitali italiani (1.5 milioni), addirittura, pianifica di utilizzare soltanto, o almeno preferenzialmente, la rete per gli acquisti di Natale.

Dato positivo anche per quanto riguarda il volume: il 34.5% dei consumatori digitali dichiara che acquisterà più regali dell’anno scorso anche se il 24.1% ne effettuerà di meno. Gli utenti italiani sembrasi sentano più sicuri rispetto agli acquisti online. Si riducono, infatti, gli indecisi, dal 41.6% nel 2011 al 24.1% nel 2012.

Roberto Liscia, presidente di Netcomm, commenta i risultati dichiarando: “In uno scenario economico stagnante, il 2012 si è caratterizzato come un anno di forte crescita dell’e-commerce … Per avere un’idea del mercato di riferimento basti pensare che in Italia gli utenti Internet attivi hanno superato la quota dei 28 milioni. Tra questi, il 42% – 12 milioni di individui – ha fatto un acquisto online almeno 1 volta negli ultimi 3 mesi e il loro numero è aumentato del 25% rispetto allo scorso anno… La crescita di acquirenti si riflette anche nei volumi di vendita che quest’anno dovrebbero ampiamente superare i 10 miliardi di euro: secondo l’Osservatorio CartaSì la crescita del valore delle transazioni online nel 2012 è superiore di oltre il 15% rispetto all’anno scorso”.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 11/12/2012 @ 07:20:31, in Internet, linkato 2529 volte)

Gli smartphone di ultima generazione, sempre connessi in rete, arrivano al 27,7% di utenza, percentuale che sale al 54,8% tra i giovani, con un incremento del 10% in un anno. Quasi la metà della popolazione (il 47,4%, percentuale che sale al 62,9% tra i diplomati e i laureati) utilizza almeno un social network.

E le applicazioni del web permeano ormai ogni aspetto della nostra vita quotidiana: si usano per trovare una strada (lo fa con il pc o lo smartphone il 37,6% delle persone con accesso alla rete, una quota che sale al 55,2% tra i piu' istruiti), per effettuare operazioni bancarie (rispettivamente, il 25,6% e il 41,2%), fare acquisti (rispettivamente, il 19,3% e il 28,1%), prenotare viaggi (15,9% e 26,2%), cercare lavoro (11,8% e 18,4%), sbrigare pratiche con uffici (9,6% e 14,1%), prenotare una visita medica (6,6% e 8,5%).

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 20/12/2012 @ 07:38:56, in Internet, linkato 1998 volte)

Si naviga sempre più attraverso i dispositivi mobili: tablet e cellulari di ultima generazione raccolgono ormai il 20% del traffico web mondiale (+30% rispetto a dodici mesi fa). Viceversa, i personal computer perdono terreno e si attestano al 73% del traffico (-10% su base annua).

Nel dettaglio, stando ai dati della ricerca di GfK, gli smartphone possono contare sul 17% del tempo speso su internet in tutto il globo, mentre i pc a tavoletta arrivano al 6%. Con quistano terreno anche le tv connesse, con il 4% del traffico.

Via Quo Media

 
Di Altri Autori (del 08/01/2013 @ 07:46:14, in Internet, linkato 1906 volte)

Nel nuovo osservatorio Demos, realizzato in collaborazione con Coop e pubblicato sul quotidiano Repubblica, l’istituto analizza il rapporto degli italiani con la rete e gli intrecci esistenti con il mondo dell’informazione e il coinvolgimento politico.
 
Su un complesso di 36 milioni di italiani presenti in rete, pari al 58,4% della popolazione, una parte legge quotidiani online, discute, e partecipa anche via internet al mondo della politica seguendolo su Facebook e su Twitter: si tratta di una vera e propria community web e una realtà ormai consolidata con un suo preciso profilo socio-demografico.
 
Per quel che riguarda il rapporto con la rete, l’85% degli utenti online usano internet ogni giorno, lo fanno collegandosi anche con apparecchi mobili, come smartphone e tablet, e sono membri di comunità online; usano quindi internet in modo competente e articolato. Sono come prevedibile le persone spesso online i cittadini che mostrano maggior coinvolgimento e partecipazione politica: a fronte di una media del 42,7%, il 72,7% è particolarmente interessata e attiva a livello politico.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 09/01/2013 @ 07:20:50, in Internet, linkato 1831 volte)

Lo straordinario successo dei tablet dovrebbe continuare durante l’anno appena iniziato. Il 2013 potrebbe rivelarsi, infatti, l’anno in cui le vendite di questa tipologia di device mobili supereranno per la prima volta quelle dei notebook.

La società di ricerca NPD, che in precedenza aveva stimato nel 2016 l’anno in cui il mercato tablet sarebbe divenuto più grande di quello dei notebook, ora ritiene che il sorpasso dovrebbe avvenire già nei prossimi 12 mesi. 240 milioni di tablet venduti contro i 207 milioni di notebook dovrebbe sancire definitivamente il forte appeal di questa tipologia di device mobili sui consumatori; grazie ad un incremento annuale delle vendite del 64%. NPD stimava, in precedenza, un tasso di crescita annuale medio per i prossimi 5 anni del 28%. L’innalzamento delle stime di vendita è, per stessa ammissione della società di ricerca, dovuto principalmente ad una sottovalutazione dei concorrenti di Apple; e parzialmente alle dinamiche maggiormente competitive, con conseguente abbassamento dei prezzi ed ampliamento dell’offerta (particolarmente in quanto ad ampiezza degli schermi), instauratesi nel settore durante il 2012 e alla maggiore penetrazione nei mercati emergenti.

Via Tech Economy

 
Di Altri Autori (del 31/01/2013 @ 07:07:10, in Internet, linkato 2569 volte)

Nel 2012 l’online raggiunge il 79,6% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni, con 38,4 milioni di individui che dichiarano di accedere a internet da qualsiasi luogo e strumento. 16,8 milioni di Italiani possono accedere a internet da cellulare e 2,7 milioni da tablet.

L’audience online da PC nel 2012 ha registrato un valore medio giornaliero di 13,8 milioni di utenti, +8,4% rispetto alla media del 2011.

Ricerca di Base sulla diffusione dell’online in Italia, Audiweb Trends*, e i dati di audience online del mese di dicembre 2012, distribuendo il nastro di pianificazione Audiweb Database** con la stima della fruizione di internet. Sono inoltre disponibili, su Audiweb Database e su Audiweb View (report mensile), anche i nuovi dati Audiweb Objects Video sulla fruizione dei contenuti video online a dicembre 2012.

Sintesi dei dati sulla diffusione dell’online in Italia – Audiweb Trends dicembre 2012

In base ai nuovi dati di Audiweb Trends, il report di sintesi della Ricerca di Base realizzata in collaborazione con Doxa, nel 2012 sono 14,5 milioni le famiglie italiane che dichiarano di avere accesso a internet da casa attraverso computer,  televisore o console giochi, il 67,4% delle famiglie con almeno un componente fino a 74 anni.

La disponibilità di un accesso a internet da casa attraverso computer di proprietà risulta direttamente proporzionale alla dimensione del nucleo familiare: più è numerosa la famiglia più tendenzialmente cresce la possibilità di connettersi alla rete da casa. In particolare, il tasso di penetrazione supera l’85% per i nuclei familiari di quattro-cinque componenti.
Sono 10,2 milioni le famiglie che possono accedere a internet con connessione ADSL/Fibra ottica (il 71% delle famiglie che dichiarano di avere un accesso a internet da casa attraverso computer di proprietà) e quasi la totalità di queste dichiara di aver sottoscritto un abbonamento flat (9,6 milioni di famiglie).

Analizzando i dati di diffusione sugli individui, sono 38,4 milioni gli Italiani che hanno dichiarato di accedere a internet da qualsiasi luogo e device (da casa, ufficio, da luogo di studio o altri luoghi), pari al 79,6% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni.
Più in dettaglio, emerge una maggiore disponibilità di accesso da casa attraverso computer (35,8 milioni di individui tra gli 11 e i 74 anni), mentre l’accesso da luogo di lavoro è indicato dal 48,2% degli occupati (10,9 milioni di individui) e l’accesso da luogo di studio è indicato dal 7,7% dei casi (3,7 milioni).
Il 34,8% degli individui ha dichiarato di avere un cellulare con accesso a internet (16,8 milioni) e il 5,6% (2,7 milioni) da tablet.

L’accesso alla rete si conferma ampiamente diffuso su tutto il territorio e a tutti i livelli socio-demografici, con una concentrazione quasi totale tra i giovani (oltre il 92% degli individui di età compresa tra gli 11 e 34 anni) e tra i profili più qualificati in termini di istruzione e condizione professionale. Infatti, il 100% dei dirigenti, quadri, docenti e degli studenti universitari hanno dichiarato di poter accedere alla rete. In particolare: il 98% dei laureati, il 93,2% dei diplomati, il 97,7% degli imprenditori e liberi professionisti, il 97,9% degli impiegati e insegnanti e il 95,2% degli studenti di scuole medie e superiori.

Sotto il profilo socio-demografico tra gli individui connessi a internet da cellulare\smartphone, risultato esposti soprattutto i giovani (oltre la metà degli individui di età compresa tra gli 11 e 34 anni), i residenti del Centro Italia (39,8% della popolazione di quest’area) e del Nord Ovest (37,5%) e coloro che vivono nei centri più popolosi (con più di 100.000 abitanti). I tassi di concentrazione più elevati si riscontrano tra i profili più qualificati in termini di istruzione e condizione professionale. Si segnala, in particolare, un tasso di penetrazione del 53,4% per i laureati, del 46% per i diplomati, del 61,6% per gli imprenditori e liberi professionisti, del 56,5% per i dirigenti, quadri e docenti universitari e tra gli studenti (60,9% per gli studenti universitari e 54,5% per gli studenti di scuole medie e superiori).

Anche il profilo di coloro che accedono a internet da tablet è decisamente più elevato: a fronte di una penetrazione media del 5,6% sull’intera popolazione dagli 11 ai 74 anni (2,7 milioni di individui), si registra un tasso di concentrazione del 19% per i dirigenti, quadri e docenti universitari, del 12,6% per gli imprenditori e liberi professionisti e del 12% per i laureati.

Entrando nel dettaglio delle attività effettuate da cellulare da chi dichiara di accedere a internet via mobile, “navigare su internet” è l’attività più citata (il 60,4% dei casi), seguita da “inviare/ricevere e-mail” (il 36% dei casi), “accedere ai social network” (33,9%), “consultare motori di ricerca” (33,3%). Sono 4,8 milioni coloro che hanno dichiarato di aver scaricato almeno una volta un’applicazione e tra quelle più utilizzate negli ultimi 30 giorni risultano i giochi (57,3%), le applicazioni sul meteo (48,1%), quelle che permettono di accedere e chattare sui social network (45%), le mappe, itinerari, informazioni sul traffico (41,2%) e le applicazioni per foto e immagini (39,2%).

Sintesi dei dati di audience online, Audiweb Database dicembre 2012

Il 2012 ha registrato un valore medio di audience online di 28,3 milioni di utenti nel mese (+6,9% rispetto all’audience media mensile del 2011) e 13,8 milioni di utenti nel giorno medio (+8,4% rispetto all’audience media giornaliera del 2011). Nel 2012, gli utenti hanno speso online 1 ora e 23 minuti nel giorno medio, consultando 145 pagine.

In base ai nuovi dati di audience online da PC, nel mese di dicembre 2012 sono stati 28,9 milioni utenti unici, con un incremento del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Nel giorno medio erano online 14,1 milioni gli utenti collegati in media per 1 ora e 25 minuti con 136 pagine viste per persona.

Per quanto riguarda i dati di sintesi sulla fruizione dei contenuti video online (Audiweb Objects Video), nel mese di dicembre 2012 sono state 45,9 milioni le stream views e 5,9 milioni gli utenti che hanno visualizzato almeno un contenuto video online su uno dei siti degli editori iscritti al servizio, con una media di 28 minuti e 29 secondi di tempo speso per persona.
Nel giorno medio le stream views sono state 1,5 milioni, visualizzate da 654 mila utenti che hanno dedicato in media alla visione dei contenuti video 8 minuti e 21 secondi per persona.

Via Audiweb

 

La prima conferma del 2013 è che i media e la politica nostrana hanno scoperto i social network, e sopratutto Twitter, in chiave di comunicazione elettorale, abbandonando le ultime resistenze sotto i colpi dei cinguettii del premier Monti, che si è dato anche a una sessione di “conversazione” live di cui trovate un’accurata trascrizione qui.

In molti si sono subito attivati per discutere dei pro e dei contro di questi nuovi canali di comunicazione politica, sia in chiave negativa in quanto non sposterebbero voti e sarebbero solo un simulacro della democrazia, sia in ottica positiva per l’apertura al nuovo (e con qualche stoccata ai critici).

Visto che in rete c’è ottima documentazione circa i fatti digitali in questione non ho interesse a analizzare i particolari e le scelte di Monti e degli altri leader italiani, mi piace però fare qualche considerazione sui social media in politica ma anche negli argomenti sociali e civili in genere.

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La prima nota è che Facebook, Twitter e compagnia non possono essere un mezzo auto consistente come pretenderebbe qualcuno e quindi è ovvio e naturale che siano una parte di un insieme di strumenti più vasto e che lo scopo sia prima di tutto quello di amplificare un messaggio e una storia che nascono altrove.
Lo si può fare poi più o meno bene, e secondo me chi lo fa in modo coordinato con altri mezzi di espressione dimostra di avere capito meglio, e non peggio.

Secondo punto, un media come Twitter si presta magnificamente all’aggregazione di persone che discutono su di un argomento ma è non così adatto all’approfondimento in quanto 140 caratteri sono pochi e ancora meno sono gli utenti che seguono eventuali link (i più fanno RT o commenti senza leggere).
Facebook invece non permette facilmente questo tipo di aggregazione, anche a causa del rumore di fondo che genera, mentre gli altri mezzi in Italia sono di nicchia.
Difficile dunque pensare a dibattiti articolati e documentati, l’output non può che essere invece quello di concetti brevi e, nel caso peggiore, di slogan.
Basta dunque non aspettarsi altro e intercettare piuttosto quanto può uscire di buono dalla conversazione globale sui diversi argomenti (tema non nuovo ma ancora piuttosto disatteso).
Come giustamente rileva Vincenzo Cosenza analizzando la presenza web dei nostri politici, finora invece poco si è ascoltato, a differenza di quanto è stato fatto negli Usa dallo staff di Obama.

Ancora, è piuttosto ovvio che in un paese disamorato della politica a interagire siano soprattutto i relativamente pochi supporter, oppositori e influencer/media/giornalisti e il fatto che la stampa e la tv riprenda gli slogan (in 140 caratteri o meno) non è altro che la prosecuzione di talk show, giornali e commenti televisivi vari in cui non c’è ormai più alcun tipo di approfondimento. Anche perché tale prodotto giornalistico ha poca domanda.
Episodi come quello raccontato qui nascono, a mio avviso, anche dall’abitudine di sentire attacchi vuoti e offensivi perché tale è la modalità di comunicazione cui siamo esposti.

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Non che per questo i social media siano inutili alle cause politiche e anche sociali: il successo della campagna elettorale di Obama (e soprattutto del fund raising collegato) ne è un esempio clamoroso, come per certi versi lo sono state anche le primavere arabe o altri movimenti democratici.
Altrettanto corretto poi è evidenziare come non sia tutto trasparente e come ci sia un hype mediatico su questo settore.

Ma ogni cosa nasce prima di tutto da un contesto: i social media sono solo uno dei tanti mezzi con cui una società esprime i propri valori e le proprie priorità ma non sono un mondo separato, anzi, ormai sono parte della realtà di un pubblico meno elitario e addicted di un tempo (che spesso fatica a concepire questa “volgarizzazione”).
Dove questa società si muove attorno a qualcosa che veramente unisce, entusiasma e coinvolge anche un piccolo cinguettio può assumere un significato rilevante. Altrimenti diventa una recita online, e ancora una volta che cosa c’è di nuovo rispetto a un comizio politico?

Molti leader e capi di Stato ormai sono su Twitter o su altri social, ma non è questo a fare la differenza.
Il digitale non può dare sostanza a ciò che non ne ha e lo stato di salute della nostra democrazia dubito passi solo dal livello di competenza nell’usare i social o nel fatto che i nostri politici twittino in prima persona o meno.

Che ne dite?

Gianluigi Zarantonello via internetmanagerblog.com

 
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