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  mymarketing.it: l'isola nell'oceano del marketing... di Admin
 
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Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto è necessario un computer.

Arthur Bloch
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\\ : Storico (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Matteo B. (del 28/01/2006 @ 07:42:22, in Pubblicità, linkato 13110 volte)
“Fastweb, con la sua storia giovane ma già costellata di primati, ha individuato in Valentino Rossi la sintesi dei valori del proprio successo e cioè l’attitudine alla sfida e al cambiamento.”

Inizia così il comunicato stampa di Fastweb che annuncia l’ingaggio del campione pescarese come testimonial per tutto il 2006 con un’opzione anche per il 2007.

I risultati di Fastweb in effetti sono di tutto rispetto: a cinque anni dal lancio dell’attività, l’azienda si è affermata come il secondo operatore di rete fissa in Italia per estensione della propria infrastruttura, per numero di clienti diretti e per accessi broadband, e ha chiuso il 2005 con ricavi per 967 milioni di euro, con una crescita del 34% rispetto al 2004.

Valentino Rossi dal canto suo, giovane campione mondiale di motociclismo e personaggio pubblico particolarmente amato in Italia, rappresenta una vera e propria icona per gli sportivi e richiama un’immagine vincente che bene si abbina, come dimostrato dal successo di Alice, a connessioni ad alta velocità.

Tutto perfetto quindi? Non proprio, visto che il testimonial fino a ieri scarrozzava sulla propria motocicletta la bella Fernanda Lessa negli spot televisivi della Telecom e da lungo tempo legava la sua immagine all’azienda, che ha utilizzato estensivamente il suo volto su tutti i media a disposizione.

La domanda sorge spontanea: ha senso strappare a suon di milioni (due, secondo i bene informati) il testimonial simbolo di un’azienda concorrente e utilizzarlo di punto in bianco per la propria? Può rivelarsi una scelta realmente efficace e premiante?

Se da un lato non ci sono infatti dubbi sull’ascendente che Valentino può esercitare sul target, in particolar modo su quello più giovane, dall'altro si potrebbe anche osservare che il passaggio di testimone, anzi testimonial, tra aziende ormai concorrenti possa togliere rilevanza all’impatto complessivo della campagna. Sarebbe stato diverso se il cambiamento fosse stato intercalato, almeno per qualche mese, da una forte campagna in cui il nostro protagonista promuove prodotti completamente diversi? Sarebbe stato sufficiente a “stemperare” il legame Rossi-Lessa-Alice? Valentino ha forse stavolta fatto un salto troppo brusco e rischioso?

Riuscendo a strappare il prezioso testimonial al temuto concorrente e può sperare che il telespettatore-utente possa essere facilmente confuso e cedere alla tentazione di comparare gli spot attuali e precedenti, o ancora peggio a continuare ad associare il pilota al rosso di Telecom.

Vedremo nei prossimi mesi se la scelta darà i risultati sperati. La nuova campagna comunque è articolata su soggetti specifici per i diversi mezzi e prevede l’utilizzo di stampa e internet, mentre dalla seconda metà di febbraio gli spot sbarcheranno anche in televisione.
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Di Max Da Via' (del 27/01/2006 @ 07:18:55, in Marketing, linkato 3552 volte)
LG, multinazionale coreana specializzata nell’elettronica di consumo, ha inaugurato a Parigi il primo wash bar,  punto d’unione tra un locale di tendenza e una lavanderia.

L’idea è decisamente innovativa, e ha come scopo promuovere i nuovi modelli di lavatrice presso un target giovane e modaiolo, tradizionalmente poco sensibile alla pubblicità tradizionale utilizzata per la promozione degli elettrodomestici.

Questa trovata deriva da un’analisi di mercato su abitudini e stile di vita del target di riferimento: ben l’80% dei giovani parigini che non vivono più in famiglia trascorre in una settimana mediamente un’ora al bar e almeno 45 minuti in una lavanderia automatica, è poco interessato alla televisione e ama fuggire dalle mura domestiche.

Ecco allora la soluzione: creare un locale alla moda all’interno del quale, tra tavolini di design e ceste del bucato, sia possibile incontrarsi con gli amici, ma anche ascoltare musica o guardare la televisione, il tutto ovviamente utilizzando prodotti LG. Ma la vera novità del locale è la zona lavanderia all’interno della quale è possibile fare gratuitamente il bucato (sono forniti anche i detersivi), provando i nuovi elettrodomestici della multinazionale coreana, sorseggiando cocktails con nomi che richiamano il mondo della detergenza e del pulito.

Questa idea di marketing presenta diversi vantaggi: riesce ad avvicinare un target sfuggente al mondo degli elettrodomestici bianchi in maniera divertente, consentendo ai ragazzi di non vivere più l’appuntamento con il bucato come una noiosa incombenza ma come un momento di svago, promuove un vero e proprio tryadvertising dei prodotti, compresi televisori e stereo e contribuisce a dare un’ottima visibilità alla marca. La notizia infatti sta facendo il giro della rete e in molte altre nazioni si pensa già di ripetere l’esperimento.

Tra le possibili riserve bisogna tenere conto del fatto che l’utilizzo delle lavatrici da parte dei ragazzi è vincolato all’aspetto ludico derivante dall’abbinamento con il bar: non necessariamente quindi il successo del locale si tradurrà in maggiori vendite di questi elettrodomestici, a maggior ragione visto che si tratta di persone che generalmente frequentano lavanderie e quindi sono poco intenzionate, per motivi economici o per inclinazioni personali, a farsi il bucato in casa.

Se però vediamo il wash-bar come un occasione per promuovere non solo il brand ma anche una vasta gamma di prodotti LG (televisori, stereo, lettori MP3, lettori DVD e tutto quello che si mette a disposizione degli avventori), allora è chiara la rilevanza del progetto.

Il locale consente infatti di comunicare in maniera privilegiata con un target estremamente interessante per l’elettronica di consumo, facendo provare in anteprima i nuovi prodotti consentendo inoltre di effettuare analisi sulle modalità di impiego che i ragazzi fanno di questi oggetti, con la possibilità di utilizzare queste informazioni sia per migliorarne le prestazioni che per tarare in maniera più efficace le future attività promozionali e comunicative nei confronti del possibili acquirenti.

Via Economy
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Di Alessandro Figus (del 26/01/2006 @ 18:55:54, in Internet, linkato 4554 volte)

Grazie ad Apple sarà possibile assistere alle lezioni universitarie comodamente da casa. Il Guardian ha annunciato che per la prossima primavera sarà sperimantato in alcune università europee una nuova tecnologia a dir poco rivoluzionaria; si tratta di Quick Time 2 Really Simple Syndication, il quale permetterà agli studenti di vedere la registrazione del prof mentre spiega l'argomento desiderato quasi in tempo reale. Le università che accoglieranno la novità dovranno munirsi di un Mac e di un sistema di registrazione audio-video mentre gli universitari potranno reperire la lezione mediante appositi podcast nell'I-Tunes Music Store per rivederle direttamente sul proprio pc o addirittura attraverso l'iPod. Attualmente alcuni atenei già hanno intrapreso questa strada in via sperimentale, ma in futuro il loro numero sarà destinato a crescere. Per un esempio visitate il sito della Standford University on iTunes.

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Di Max Da Via' (del 26/01/2006 @ 07:21:30, in Strategie, linkato 7739 volte)
Walt Disney, azienda leader nel settore dell’entertainment, ha annunciato ufficialmente l’intenzione di voler acquistare Pixar Animation per una cifra che si aggira sui 7,4 miliardi di dollari.

Le due aziende hanno convissuto, tra alti e bassi, a partire dal 1991, dando vita a una nutrita serie di blockbuster cinematografici, con titoli come Toy Story e Alla ricerca di Nemo e più recentemente con Gli Incredibili e il prossimo Cars, in programmazione a partire dal prossimo giugno e che, stando agli ultimi accordi siglati, è il lungometraggio che avrebbe dovuto sancire la fine di questa proficua alleanza.

La Pixar, il cui a.d. è un certo Steve Jobs - a capo anche della Apple - rappresenta una vera e propria success story. Acquistata nel 1986 per 10 milioni di dollari, quando era ancora la divisione di computer grafica di Lucasfilm Ltd, nell’arco di pochi anni ha saputo imporsi nel mercato del cinema d’animazione prima americano e poi mondiale creando, assieme alla rivale Dreamworks recentemente acquistata dalla Paramount Pictures, un vero e proprio genere di grande successo.

Solo grazie alla partnership con la Disney però, con la sua esperienza nello story telling e soprattutto nella distribuzione cinematografica, la capacità creativa della piccola casa di Jobs ha potuto raggiungere il successo che oggi la contraddistingue.

Dopo 2 diversi accordi e una chiusura che ormai sembrava definitiva, ora i rispettivi consigli di amministrazione hanno approvato un accordo che prevede l’emissione di 2,3 azioni Disney per ogni azione Pixar e l'ingresso di Jobs nel management del gigante dell’entertainment.

I capi creativi di Pixar avrebbero inoltre il controllo del famoso studio di animazione della Disney, che ha prodotto le fiabe di animazione più amate in tutto il mondo, e la direzione del Walt Disney Imagineering Group, la divisione specializzata nella progettazione dei parchi tematici.

La decisione di procedere con l’acquisizione si spiega con l’importanza crescente assunta dall’animazione computerizzata, che ha in buona parte sostituito i lungometraggi realizzati con le tecniche tradizionali. Si tratta di un settore nel quale la Pixar si sicuramente mossa per prima e nel quale è saputa rimanere leader indiscussa, con ottimi risultati in termini di remunerazione delle produzioni, nonostante gli attacchi della concorrenza.

Per questo motivo l’a.d. di Disney, Robert Iger, ha deciso di mantenere una stabile relazione anche con la compagnia di Jobs, che ha visto nell’arco di pochi anni crescere esponenzialmente il proprio valore. Solo nel corso dell’ultimo mese infatti le azioni della Pixar sono cresciute del 12%.

Il primo passo tra Iger e Jobs era già stato fatto qualche mese fa, quando la Disney strinse un agreement con iTunes per la distribuzione di alcune serie di successo di proprietà dell’ABC. E c’è già chi pensa che questo ulteriore avvicinamento potrebbe portare ad ulteriori sinergie legate alle nuove tecnologie, come ad esempio alla distribuzione di contenuti in streaming.
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Di Altri Autori (del 25/01/2006 @ 07:03:04, in Brand, linkato 13476 volte)
Un approccio alla comunicazione più emozionale può portare vantaggi concreti ad un brand? Roberto Venturini analizza le implicazioni del Lovemark.

Nel mondo delle agenzie di comunicazione, è corrente cercare di costruirsi awareness, credibilitá e differenziazione attraverso lo sviluppo di filosofie innovative, destinate (secondo gli autori) a rivoluzionare il mercato

In molti casi il tutto si riduce a un certo quantitativo di aria fritta impacchettato con una accattivante "buzzword", confezionato da addetti ai lavori che devono trovare una giustificazione per la propria esistenza o per gli elevati costi del servizio.

Il caso del Lovemark, approccio propugnato da Kevin Roberts (CEO di Saatchi & Saatchi), può essere guardato con maggiore attenzione, non foss'altro che per l'impressionante curriculum in campo marketing dell'autore.

L’affermazione che Roberts fa è piuttosto forte: le Marche hanno finito la benzina. Ed è necessario guardare ad un futuro oltre le marche (ma attenzione: non un futuro senza le marche - ma un domani con delle “supermarche”…).

Identifica nella creazione di un rapporto fortemente emozionale e di lunga durata la chiave per far prosperare la marca. Stabilendo, grazie proprio all'Amore una connessione più profonda con i consumatori.

Questo tipo di approccio emozionale è condiviso da un gran numero di addetti ai lavori che riconoscono le difficoltà del marketing del secolo passato, in un mondo in cui le performance di prodotto sono ormai (giustamente) date per scontate e dove prodotti molto economici sono in grado di competere funzionalmente con prodotti ben più "nobili" e di prezzo elevato.

Il Lovemark trascende la "semplice" marca. Offre un’esperienza che sorpassa le aspettative di superior performance del consumatore.

Come le marche si basa su un forte rispetto da parte del mercato - ma a differenza delle marche più blande, il Lovemark dovrebbe arrivare diretto al cuore, creando una relazione tanto forte da creare una dipendenza affettiva.

La ricetta segreta per la costruzione di un Lovemark (oltre, ovviamente, partire dall’assegnazione di un corposo budget alla sua agenzia) si basa su tre ingredienti magici: Il Mistero, la Sensualità e l’Intimità.

Una marca un po’ misteriosa, una marca in grado di ricatturare periodicamente la nostra attenzione, sorpassando il rumore di fondo della comunicazione di massa, tenendo elevata la nostra curiosità e la voglia di scoprire le cose che ancora non sappiamo o che possono essere dietro l’angolo.

La seconda componente da costruire è quella della sensualità e dell’uso quindi di approcci multisensoriali, disegnando nei prodotti e servizi delle “firme” sensoriali.

Passando all’intimità, questa si esplica nella capacità della marca di mettersi in strettissima relazione con le aspirazioni personali e le ispirazioni dei consumatori. Di creare dunque un senso di vicinanza affettiva propria del rapporto di innamoramento umano.
Una marca in grado di costruire di se’ un profilo contraddistinto da impegno, da empatia e passione – per poter generare nel cliente (o adepto o, più propriamente, innamorato) una “lealtà al di là della ragione”.

In questo senso, una marca così carica di attributi affettivi dovrebbe essere in grado di passare oltre all'inerzia del consumatore, al punto che dovrebbe essere il target stesso a richiedere la comunicazione, entrando nell’ottica dell’Attraction Marketing.

Tutto questo dunque si traduce nella capacità di articolare la comunicazione su toni e soprattutto strategie altamente emozionali: lavorare a fondo sulle storie che si devono raccontare, storie chiaramente non “one shot” legate al singolo commercial ma alla comunicazione di lungo termine della marca.

E’ grazie a questi elementi che, secondo Kevin Roberts, si riescono a costruire queste supermarche terribilmente attraeneti e in grado di suscitare una fedeltà che rasenta il fanatismo.

Funzionerà nella nostra cultura? Ah, saperlo... la teoria (contenuta nel libro “Lovemarks: The Future Beyond Brands" e nel sito www.lovemarks.com) appare interessante, anche se presta il fianco a molte critiche – basandosi sostanzialmente sull’assunto che il consumatore sia pronto ad innamorarsi acriticamente di una marca… ipotesi che in molti paesi (in cui il consumatore si rivela sempre più critico, smailiziato e cinico) direi sara' messa a dura prova.

Roberto Venturini
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Di Alessandro Figus (del 24/01/2006 @ 19:55:36, in Strategie, linkato 9016 volte)

                

Una recente notizia diffusa dal Sole 24 Ore informa che "il Comitato di sorveglianza del Ministero delle Attività Produttive ha dato parere favorevole all'offerta della compagnia di bandiera per il vettore low cost travolto dal crack. Per l'ufficialità manca ancora la firma del ministro Claudio Scajola, che dovrà emanare un apposito decreto in arrivo nei prossimi giorni". Alla gara hanno partecipato anche Meridiana-Eurofly,Radici, Windjet e AirOne.

Proprio quest'ultima ha optato per un ricorso al TAR del Lazio per denunciare alcune presunte irregolarità nello svolgimento dell'asta. Secondo i legali di AirOne, Alitalia non era legittimata a partecipare alla gara perché il bando escludeva espressamente la partecipazione di aziende in stato di crisi; Alitalia infatti ha usufruito di alcuni fondi della Ue( e non solo!) per colmare appunto la sua grave situazione finanziaria. Ulteriori problemi potrebbero giungere dall'Antitrust visto che con questa acquisizione, Alitalia salirebbe al 55% degli slot controllati a Linate e le potrebbe essere opposto un abuso di posizione dominante.

Aspettando gli esiti di queste azioni, si possono dare per certi alcuni dati; il costo dell'operazione che Alitalia sosterrà sarà pari a 38 mln di euro, contro i 29 mln offerti da AirOne. L'anno scorso Volare è stata sottoposta ad amministrazione straordinaria e l'asta è stata proposta dal commissario straordinario Carlo Rinaldini. Ormai è certo che Volare diventerà il vettore low cost di Alitalia, la quale fino ad oggi non è stata in grado di rispondere alle offensive sferrate con strategie aggressive da parte di RyanAir, EasyJet, Virgin,etc.. le quali hanno messo in crisi la maggior parte delle tradizionali compagnie europee. Ma Alitalia oltre ad aver subito così nettamente l'avvento delle low cost, non è riuscita ad offrire un servizio competitivo neanche rispetto alle altre compagnie di bandiera; sembra non aver trovato una sua posizione, un suo ruolo definito all'interno del mercato del trasporto aereo.

In questi giorni si è evidenziato su tutti gli orani di informazione il periodo delicato che Alitalia sta attraversando; anche in relazione a questo la critica si interroga sulla bontà di un'operazione così onerosa in un momento in cui i liquidi scarseggiano, sulla reale capacità di farsi carico dei 700 dipendenti di Volare e sulla capacità di ristrutturare efficientemente oltre che se stessa anche un'ulteriore azienda che essendo sotto amministrazione straordinaria richiederà notevoli sforzi in termini di idee e di finanze.

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Di Jacopo Gonzales (del 24/01/2006 @ 09:27:29, in Strategie, linkato 1861 volte)

Per poter comunicare al meglio, la strategia è essenziale: dall'ufficio stampa alla pianificazione dei mezzi fino alla campagna pubblicitaria, dalla creazione di un sito internet alla scelta degli omaggi da distribuire ai partecipanti.

Relazioni con la stampa
Chi non possiede un ufficio per i contatti con i media è difficile che possa fare una logica e necessaria programmazione per una buona riuscita di un evento. Comunicati stampa da inviare via mail, via fax o meglio ancora accompagnati da una telefonata per esporre il profilo dell'azienda, il genere di evento, una scelta di prodotti da sponsorizzare etc...
E' buona norma preparare una cartella stampa per poter far sviluppare un buon articolo e per illustrare al giornalista le logiche dell'evento in questione; migliora notevolmente il risultato la dove si indice una vera e propria conferenza stampa, all'interno dell'evento con un apposito spazio riservato ai media ove poter esporre sponsor ed organizzazione.


Campagna Pubblicitaria
Sempre per una buona riuscita di un evento bisogna poter sostenere una campagna pubblicitaria su Tv, Stampa e Radio ricordandosi di comunicare orari, luoghi e programma. E' necessario determinare le capacità, le garanzie di copertura del mezzo, il target da colpire, il messaggio da veicolare e la tipologia di evento che si intende promuovere. Disponibilità degli spazi, costi, tempi di realizzazione del materiale son fattori di indiscutibile rilevanza per consentire una scelta ad HOC.

Creazione di un sito internet
Nell'organizzazione di un evento il sito dedicato si dimostra un supporto indispensabile sia per la segreteria organizzaztiva sia per la clientela. Esistono alcune caratteristiche e dati essenziali che il sito deve mantenere: Home page di presentazione, contenuti del'evento, programma, orari, sponsor, l'elenco degli sponsor dell'evento, piante stradali, mezzi pubblici per raggiungere la destinazione e parcheggi in zona; meglio se tutto ha una buona animazione in flash, rende molto di più l'idea di dinamicità dell'evento. La ciliegina sulla torta la stabilisce la capacità che si ha di saper raggiungere in tempi record ed in modo incisivo il maggior numero di utenti.

Gadget per i partecipanti
L'omaggio ai partecipanti magari corredato di personalizzazione è sempre ben visto, oltre ad essere naturalmente un richiamo all'evento è sempre gradito dal partecipante. In questo fattore il budget a disposizione è una delle note principali, poichè viene considerato per le realizzazioni uno dei fattori secondari, anche se non sono pienamente d'accordo. Il partecipante ha bisogno di essere "coccolato" come uno sponsor: un evento senza partecipanti non è un evento, e allettare il pubblico con idee nuove di gadget, meglio ancora se utili, si è dimostrata sempre una buona strategia. Nota importante per il giornalista occorrerà studiare un presente ad HOC, nulla però di troppo pretenzioso.

Ingegno, qualità dei prodotti, stile, coerenza del target, immagini di qualità eccellente, uno staff di persone qualificate e di indiscussa praticità nell'attuazione delle idee, ed un po' di megalomania sono indubbiamente fattori determinanti per una buona riuscita di un evento. [
marketing-crazy]

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Di Danilo Arlenghi (del 24/01/2006 @ 06:03:02, in Marketing, linkato 2113 volte)
Una ricerca effettuata da Assocomunicazione afferma che il mercato mostra una sostanziale tenuta: questo da un lato, riflette il periodo di congiuntura non favorevole e, dall'altro, pone il comparto in una situazione sensibilmente più positiva rispetto al mondo dei servizi di marketing.

L'analisi delle tre macro-aree in cui si articola il mercato evidenzia alcune peculiarità in termini di incidenza e trend:

1) La promozione al consumo contribuisce per il 51% alla costruzione del mercato; presenta un calo del 5% nel 2003 e una crescita stimata del 7% nel 2004.

2) I servizi di marketing operativo valgono il 21% e il trend è analogo a quello delle promozioni; -4% nel 2003, + 8% nel 2004

3) Le incentivazioni vendite rappresentano il 28% del mercato, con un incremento sia nel 2003 (+9%) sia nel 2004 (+3%). Nell'ambito delle differenti tipologie di target si confermano come main spender , i settori dell' alimentare (28%), dell' editoria/ media (28%) seguiti dai servizi / affari (14%) e dai mezzi di trasporto / energia (13%).

Rispetto al biennio precedente, gli investimenti risultano in incremento sensibile nell'area servizi e affari , a testimonianza del progressivo avvicinamento alle tecniche di marketing da parte del mondo bancario, assicurativo, finanziario; sostanzialmente stabili nei settori alimentare, editoria/ media, mezzi di trasporto / energia, mass market non food; in sensibile diminuzione nell'arredamento/ abbigliamento/ tempo libero, che hanno risentito della congiuntura del mercato.
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Di Max Da Via' (del 23/01/2006 @ 07:20:29, in Marketing, linkato 2602 volte)
Recentemente ho letto con interesse un articolo di Walter Casini apparso su "Grow Up", una delle newslwtter gratuite di Buongiorno. Il tema affrontato è a mio parere molto stimolante: tutti noi ci occupiamo quotidianamente di vendere i prodotti e servizi della nostra azienda, ma siamo in gradi di proporre efficacemente noi stessi?

Si è diplomato-laureato con il massimo dei voti, è una persona volenterosa, efficiente e degna di fiducia, tuttavia non possiede un lavoro corrispondente alle proprie reali potenzialità o non lo possiede affatto. Gli uomini di marketing sanno che non basta avere un buon prodotto per venderlo.

D'altro canto, non sempre i prodotti più venduti sono i migliori offerti dal mercato, certamente sono quelli supportati dalla migliore campagna pubblicitaria, sono quelli che possiedono un marchio forte e riconoscibile. Allo stesso modo, le persone che emergono nel mondo del lavoro sono quelle capaci di affermare il proprio marchio, la propria personalità, quelle che non aspettano che qualcuno prima o poi scopra i propri talenti, ma curano la propria immagine quanto la preparazione tecnica e culturale, insomma applicano costantemente il selfmarketing.

Fare selfmarketing significa applicare su di sé quelle che Philip Kotler ha definito le 4 P del marketing mix: Prodotto, Prezzo, Posto, Promozione. Se dovessimo paragonarci ad un “prodotto” con quale prodotto ci identificheremmo? Una Ferrari o una cinquecento? Quali capacità, conoscenze ed esperienze siamo capaci di mettere in campo? Quali i nostri obiettivi? Siamo forse Ferrari travestite da cinquecento? La "confezione" ha la sua importanza. È importante prestare attenzione al proprio aspetto fisico, all'abbigliamento e ad altri dettagli che possono fare la differenza come il tono di voce, il modo di gesticolare ecc.

Avere l’esatta percezione del proprio valore
Il valore di un professionista è determinato da una serie di fattori: titolo di studio, esperienza, competenze e valore medio del mercato. Naturalmente non basta sapere quanto si vale, è necessario che anche gli altri lo sappiano.

Individuare con cura il proprio settore di impiego
L'errore più comune delle persone che cercano lavoro è quello di non delimitare bene il proprio territorio di ricerca. Molti pensano che basti disseminare qua e là il proprio curriculum per trovare presto un lavoro, il più delle volte accade così di trovare un lavoro qualsiasi. Per delimitare il territorio di caccia è opportuno porsi preventivamente alcune domande fondamentali: dove (zona geografica), in quale settore, in quale ambiente fisico, emozionale voglio lavorare? Più si è capaci di delimitare il proprio territorio, maggiori probabilità si avranno di ottenere il posto di lavoro desiderato e non uno qualsiasi.

L’autopromozione
Per avere un marchio forte è necessario far parlare di sé, mettere da parte la timidezza e lanciare di tanto in tanto il proprio spot pubblicitario, meglio se ciò avviene in presenza di persone che contino.

La quinta P
Alle 4 P di Philip Kotler aggiungiamo quella di Purple Cow, la “mucca viola”, questo è il titolo di un divertente, oltre che interessante libro scritto da Seth Godin dove la mucca viola sta per straordinario. Distinguersi dagli altri prodotti per ottenere visibilità.
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Di M. Ferrero (del 22/01/2006 @ 08:04:23, in Marketing non convenzionale, linkato 2702 volte)
Se il mercato dei giochi per cellulare sembra una possibile fonte di ricavi particolarmente interessante per molti operatori di telefonia mobile e produttori di contenuti sembra ragionevole interrogarsi se la diffusione di queste applicazioni possa rivelarsi un nuovo e utile strumento di marketing.

eMarketer ha recentemente pubblicato una serie di statistiche sul potenziale del settore del mobile gaming, prendendo in considerazione il periodo 2004-2009.



Secondo James Belcher, Senior Analyst di Marketer, le maggiori opportunità di sviluppo sono legate ai giochi multiplayer localizzati dal punto di vista territoriale, il che permetterebbe a molti advertiser di interagire in maniera più precisa con i propri prospects.

Così come già avviene per i videogiochi anche queste applicazioni potrebbero contenere sponsorizzazioni, o essere l’advertiser stesso a regalare un gioco brandizzato all’utente, assicurandosi la possibilità di raggiungere un pubblico particolarmente vasto, soprattutto in Europa dove i cellulari sono diffusissimi.

Per non dovere affrontare i costi di distribuzione derivanti dall’intermediazione degli operatori di telefonia mobile un possibile canale potrebbe essere il Bluetooth, come fatto da Nike a Barcellona.

Via Adverblog

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