Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Stonefly, azienda specializzata nella produzione e distribuzione di calzature, dovrebbe aver dotato il proprio negozio di Corso Europa a Milano di una telecamera per riprendere il traffico all’interno del negozio.
Fin qui niente di strano, se non fosse che questa telecamera è orientata ad altezza piedi e alimenta una banca dati che registra le immagini riprese. A che scopo? Ma per monitorare i gusti e le preferenze del pubblico.
Il progetto è costato circa 1,5 milioni di euro, e comprende anche sofisticate apparecchiature all’interno delle vetrine che mostreranno i prodotti esposti solo al passaggio del cliente all’esterno dello spazio espositivo.
La prima iniziativa mi sembra particolarmente interessante: nel rispetto della privacy dei visitatori, infatti, il marketing dell’azienda avrà la possibilità di analizzare meglio il proprio target di riferimento, e sulla base delle informazioni acquisite prendere le opportune decisioni per le prossime collezioni, il tutto senza bisogno di ricorrere a costose e talvolta poco affidabili fonti esterne. Questa analisi, inoltre, potrebbe essere utile anche per effettuare statistiche demografiche sulla propria clientela ma anche, eventualmente, per ottimizzare il layout del negozio.
L’idea sarà esportabile per altre tipologie di prodotti? Io direi proprio di si.
Non dovremo più scegliere tra film o vidooclip, grazie a Vasco infatti le barriere tra i due generi potrebbero presto scomparire. Il cocker infatti trasforma i videoclip di ''Buoni o Cattivi'' in un film, e arriva ''E' solo un rock'n'roll show''.
Sull’onda del successo dell’ultimo album Vasco, come alternativa all’ormai abusato mercato dei DVD live, ha sfornato un doppio DVD, che nelle intenzioni degli autori dovrebbe rappresentare il primo ''movieclip'' della storia, un esempio di come il viedeoclip possa sposarsi con il cinema.
Grazie alla collaborazione della Nuct è nata l’idea di di realizzare una fiction con i videoclip
di tutte le canzoni dell'album, collegati tra di loro da una sceneggiatura “piccante”.La sceneggiatura, ad opera di Carlo Lucarelli, è un thriller girato tra Los Angeles ed il Mar Rosso.
Nel secondo DVD, di contenuto più tradizionale, sono presenti tutti i videoclip delle canzoni di ''Buoni o Cattivi'', con versioni inedite, making of, storyboard ed un piccolo cortometraggio ispirato a ''Dimenticarsi''.
Siamo di fronte alla nascita di un nuovo genere cinematografico-musicale?
Di Eli (del 18/09/2005 @ 13:52:30, in Pubblicità, linkato 1765 volte)
Molti di noi, compresala sottoscritta, non si ricorderanno facilmente di
Carmencita, il pupazzo a forma di cono ideato da Armando Testa che sponsorizzava
il caffè Lavazza, con l’ausilio del fidanzato Caballero. Navigando su internet
mi sono imbattuta nella notizia e una rapida occhiata alla foto dei personaggi mi ha risvegliato vaghi
ricordi.
A quarant'anni di distanza dal Carosello che li ha resi celebri, i
pupazzi nati nel 1964 faranno il loro ritorno trionfale sui nostri schermi
televisivi.
Questa volta però i due personaggi saranno protagonisti di una sitcom, di
12 puntate, ognuna della durata di due minuti e mezzo,al termine della quale
comparirà il prodotto sponsorizzato. L’ambientazione sarà decisamente moderna e
simile a quella dei trentenni dei giorni nostri. Con i due fidanzati vedremo
anche nuovi personaggi: un musicista inglese, tre affiatate amiche fidanzati al
seguito e un pittore gay, oltre ovviamente al gatto di casa.
Si tratta quindi della riscoperta di un testimonial datato, al quale sarà
fatto un restyling anche in termini di ambientazione per adattarlo ai gusti e
alle tendenze della società moderna.
L’aspetto secondo me più interessante è cercare di capire il perchè di
questa scelta: chi era all’epoca dello spot origliale ventenne adesso avrà circa
cinquanta anni, e potrebbe non apprezzare una rivisitazione in chiave moderna
per trentenni delle avventure dei due personaggi della sitcom.
Nello stesso tempo però l’operazione potrebbe invece piacere a chi
all’epoca era molto giovane e magari si ricorda solo vagamente i personaggi
perché inseriti in Carosello. In questo caso infatti la vista dei due pupazzi
potrebbe risultare piacevolmente familiare e un ammodernamento del contesto nel
quale sono presentati renderebbe il tutto più interessante.
Se questa è la strada che molte agenzie pubblicitarie decideranno di
percorrere nei prossimi anni (risvegliare nei trentenni di adesso i ricordi dei
beniamini delle pubblicità di quando erano molto giovani) allora aspettiamoci di
vedere di nuovo sui nostri teleschermi l’Ippopotamo azzurro Pippo, la Linea e
tutta l’allegra banda di personaggi che animavano le pubblicità televisive degli anni ’70.
Microsoft e Google potrebbero avere un blog
dedicato, visto che ormai non passa quasi giorno nel quale non ci siano rumors
su qualche loro futura mossa. Questa anticipazione pubblicata da "La Stampa" è però clamorosa, perché segnerebbe la fine di un
matrimonio che all’epoca aveva fatto scalpore...
Cinque anni fa sembrava la fusione che avrebbe
dominato la scena mondiale delle comunicazioni: adesso la Time Warner sta
pensando di sbarazzarsi di America Online. La soluzione preferita sarebbe quella
di venderla alla Microsoft, ma non si esclude una cessione a Yahoo o Google.
(...)
La favola era cominciata nel 2000, quando proprio il
topolino aveva inghiottito l'elefante. America online non era esattamente
un'azienda minuscola, perché era il principale servizio per l'acceso ad internet
via telefono. Aveva oltre 26 milioni di clienti, che pagavano non solo per
accedere alla rete, ma anche per ricevere il suo contenuto esclusivo. Sembrava
la strada da seguire per le comunicazioni del futuro e il suo capo, Steve Case,
passava per il ragazzo prodigio della rivoluzione
digitale.
La Time Warner invece era un colosso dei contenuti,
con giornali tipo il settimanale Time, una delle più famose case
cinematografiche e discografiche al mondo, e in seguito anche la televisione di
notizie Cnn. Era l'azienda più grande e antica delle due, ma formalmente era
stata fagocitata da Aol perché il futuro si era preso in carica il
passato.
Sembrava un matrimonio voluto in cielo, come dicono
gli americani, perché avrebbe unito i contenuti al nuovo mezzo mediatico per
distribuirli. I film, gli articoli, le trasmissioni televisive della Time Warner
sarebbero arrivate in tutto il mondo, attraverso il collegamento ad internet
garantito da America online.
La tecnologia, però, fa brutti scherzi: proprio
quando pensi di averle messo il sale sulla coda, lei scappa via. Dal punto di
vista culturale, la fusione tra la nuova generazione di Aol e la vecchia di Time
Warner non aveva mai funzionato sul serio. Poco alla volta, però, aveva perso
anche la sua attrattiva economica. Il colosso dei contenuti, infatti, aveva
conservato tutta la sua forza, restando un punto di riferimento nel settore e
allargandosi anche alla fornitura dell'accesso ad internet con la banda
larga.
Il topolino della nuova tecnologia cibernetica,
invece, aveva progressivamente perso colpi, proprio perché il suo modello si era
inceppato. La gente si era stancata delle lunghe attese nei collegamenti
«dial-up», e i contenuti esclusivi di America online non erano più sufficienti a
trattenerla dalla corsa verso la banda larga e la libertà sconfinata di
internet.
La fusione aveva finito per bruciare circa 200 miliardi di dollari in
termini di valore delle azioni, cioè grosso modo il costo dei danni fatti
dall'uragano Katrina in Louisiana e Mississippi, tanto per capirsi. La testa di
Case era saltata e i dinosauri di Time Warener avevano ripreso il controllo
della sua compagnia. Adesso, però, stanno considerano l'ipotesi di sbarazzarsene
del tutto, come un corpo estraneo che non vedono l'ora di espellere.
(...)
La prima ipotesi sarebbe quella di cedere il 50%
delle azioni alla Microsoft, che poi gestirebbe l'impresa a metà con la Time
Warner, collegandola ai propri servizi.
La seconda, però, non esclude di passare la
mano integralmente alla concorrenza, girando tutta la proprietà a Yahoo oppure a
Google, che proprio in questi giorni sta rastrellando altri soldi sul mercato.
Comunque vada a finire, la bella favola di Aol sembra arrivata all'ultimo
capitolo.
A proposito di
product placement su Affari e Finanza si è parlato proprio di
questo.
Punta al target dei giovanissimi,
sempre molto difficile da raggiungere, un concorso di Cartoon Network. Da oggi,
e per cinque settimane sul sito della rete (visibile in tv nel bouquet Sky), è
possibile partecipare ad un gioco a premi per bambini legato al nuovo film La
fabbrica di cioccolato in uscita nelle sale interpretato da Johnny Depp. Un
lancio promozionale da record quello organizzato dalla major Universal Pictures
per ¨King Kong¨ protagonisti Naomi Watts e Adrien Brody. Su 150 milioni di
dollari di produzione, l´apporto degli sponsor è di circa 100 milioni con
presenze sotto forma di product placement di multinazionali come Nestlé,
Volkwagen, JP Morgan Chase, Toshiba, Burger King. Gli sceneggiatori hanno
faticato non poco per non snaturare, con l´eccesso di marche, un classico del
cinema. Piano di marketing senza precedenti per l´esordio commerciale della
Grande Punto. L´investimento media per la Fiat è di 17 milioni di euro, che
stanno generando un forte impatto sul pubblico. La regia dello spot è
dell´ungherese Laszlo Kadar, l´agenzia è la STV fondata da Silvio Saffirio, un
manager che segue Fiat da oltre 20 anni, il jingle è ¨Senza parole¨ di Vasco
Rossi. Saffirio-Tortelli-Vigoriti, la sigla che segue il lancio della nuova
vettura, ha vinto una gara creativa contro la Leo Burnett. Armando Testa si
occuperà, invece, del mercato estero. Parallelamente, Lapo Elkan lavora al
rilancio di un´altra vettura nata, come la Punto, dalla mano di Giorgetto
Giugiaro: la Panda 4X4, ¨protagonista¨ del prossimo James Bond.
In molti blog
Google viene citato almeno tre volte al giorno. Questo libro potrà fornire nuovi
e inaspettati spunti?
Anche Google protagonista di un
libro,Autore il co-fondatore della rivista
Wired
Si intitola “The Search: How Google
and Its Rivals Rewrote the Rules of Business and Transformed Our Culture” ed è
interamente dedicato al motore di ricerca più famoso della Rete. È il libro
appena pubblicato dal giornalista hi-tech John Battelle – tra le altre cose
co-fondatore della rivista Wired - che in 288 pagine racconta l’intera storia
dell’incredibile successo di Google, passo dopo passo, dalla sua nascita (nel
1998) a oggi.
L’entertainment marketing ha come obiettivo quello di pubblicizzare un
determinato prodotto o marchio in maniera non convenzionale, offrendo al
consumatore un’esperienza dinamica di intrattenimento, tramite il ricorso a
strumenti quali video, film, clip, sitcom e carta stampata.
Il suo affermarsi negli ultimi anni deriva dall’efficacia di questo tipo
di comunicazione, che risulta più interessante e coinvolgente rispetto alle
forme di advertising tradizionale: si tratta un nuovo canale per comunicare con
il pubblico in maniera privilegiata, creando non solo interesse, ma una vera e
propria emozione, destinata come tale a rimanere maggiormente
impressa.
Questa inaspettata alleanza tra prodotto e intrattenimento nasce per fare
colpo su un determinato segmento, ma proprio per questo l’abbinamento deve
essere vincente: non solo il pubblico destinatario di entrambi deve coincidere,
ma è necessario che il marchio possa integrarsi efficacemente nel tessuto
narrativo proposto.
Un esempio tipico di entertainment marketing è il product placement, che
consiste nel collocare un prodotto con un forte brand all’interno di un film,
telefilm o videoclip in virtù di un accordo commerciale stipulato con la
produzione (da questo aspetto possono derivare anche le eventuali operazioni di
merchandising e licensing del prodotto in questione).
L’utilizzo di questo strumento consente, a fronte di investimenti
irelativamente limitati, di ottenere un livello di visibilità che sarebbe molto
più costoso raggiungere attraverso l’utilizzo dei media tradizionali
Questa tecnica promozionale nasce negli USA mediante un contratto che può
all’occorrenza essere reso pubblico, in modo da garantire la massima
trasparenza, e si distingue nettamente dalla famigerata “pubblicità occulta” che
periodicamente tiene banco in Italia.
L’utilizzo di brand celebri all’interno di importanti produzioni inoltre
è di reciproco beneficio.
- Le case di produzione si avvantaggiano grazie al contributo economico
dello sponsor, nello stesso tempo i prodotti in questione tendono a conferire un
aspetto più “realistico” e quotidiano alle ambientazioni proposte. La fornitura
gratuita di materiali inoltre può consentire grossi risparmi economici in certe
scene (basti pensare a tutte le BMW distrutte da Pierce Brosnan nei suoi recenti
007).
- Lo sponsor trae vantaggio dalla presentazione dei propri prodotti in
momenti di intensa partecipazione emotiva del pubblico, usufruendo di
prestigiosi testimonial che possono essere utilizzati “una tantum” e quindi non
vincolano in termini di durata del contratto.
Uno dei più costosi product placement degli ultimi tempi è stata la
sponsorizzazione di Minority Report , per il quale le aziende interessate avrebbero sborsato
complessivamente più di 21 milioni di euro. Il film tra l’altro è anche un
esempio ben riuscito di questa tecnica, in quanto gli oggetti in promozione sono
utilizzati dinamicamente all’interno della vicenda e sono congruenti con
l’ambientazione della storia (basti pensare ai cartelloni parlanti e ai commessi
virtuali che salutano puntualmente per nome il Cliente, ricordando
istantaneamente i suoi precedenti acquisti e i gusti: insomma il commesso ideale
di ogni negozio).
L’integrazione del prodotto nella trama è di gran
lunga la tecnica più efficace, oltre che più costosa ma può dare i suoi frutti.
Lo sanno bene tra i tanti i signori di Equisearch.com che, dopo la
breve apparizione ne “L'uomo che sussurrava ai cavalli” hanno visto
quadruplicare il numero di visitatori del loro
sito.
Questi potete trovare alcuni illustri esempi di Product Placement.
A Product-Placement Hall Of Fame
La biblioteca dei "prodotti piazzati"
Anche in Italia alcune aziende
cominciamo a muovere i primi passi in questo senso. Non sarà però contento
l'agente segreto più famoso del mondo, che dopo aver guitato per anni auto come
Aston Martin e BMW si troverà al volante di una Fiat Panda 4x4 nera.
Capisco che competer con Google sia ogni giorno più difficile, ma questa notizia mi ha lasciato alquanto perplesso…
Yahoo, tutte le guerre del mondo
Yahoo mostrera' su Internet tutte le guerre del mondo. La compagnia ha creato a Santa Monica, California, un dipartimento che produrra' servizi multimedia su tutti i conflitti del nostro pianeta da presentare su un sito Web che sara' inaugurato il 26 settembre.
Kraft in
collaborazione con la Apple ha messo a disposizione dei possessori di iPod oltre
100 ricette estive, che possono essere scaricate dal proprio sito e visualizzate
la funzione "Note" dell'iPod.
Il menù comprende svariate pietanze, che possono
essere facilmente realizzate utilizzando gli ingredienti Kraft. L'utente,
tramite la scroll wheel dell'iPod può visualizzare in ogni momento gli ingredienti
necessari, anche mentre fa la spesa.
Se l'esperimento si rivelasse un successo la Kraft è
pronta con un nuovo giro di ricette.
Tra i tanti utilizzi prevedibili dell'iPod questo non
compare sicuramente in testa alla classifica. Per la Kraft legare i propri
prodotti a un prodotto di successo come l'iPod presenta indubbi vantaggi, ed è
anche un modo sia per fidelizzare (ricette gratuite) che per promuovere sito e
prodotti (che sono alla base delle ricette
pubblicate).
La Apple d'altro canto, fedele alla propria fama si
sperimentatrice, potrà vantare anche questo inaspettato utilizzo per un prodotto
che ha oltrepassato da tempo ogni previsione di
vendita.
Di Eli (del 13/09/2005 @ 09:15:53, in Prodotti, linkato 1847 volte)
A quanto pare Matteo aveva
ragione. Il nuovo
cellulare targato Motorola e Apple ha deluso più di un'aspettativa. Considerando
che entrambe ultimamente si sono mosse molto bene sul mercato la cosa è ancora
più sorprendente...
Nano esalta, Rokr delude (http://webnews.html.it/focus/518.htm)
(…) Le novità annunciate sono state
sostanzialmente due: il nuovo iPod Nano e il cosiddetto Mactorola. Se era il
secondo a dover convogliare tutte le attenzioni della stampa, è stato invece il
primo a calamitare il maggior numero di flash e commenti. Qualcosa non ha
evidentemente funzionato nel progetto Rokr: nonostante le promesse, nonostante
le attese, nonostante il fatto che il Rokr sembrava essere stato progettato dal
destino, il prodotto non sembra in realtà destinato a sconvolgere il mercato del
settore e semmai, nella migliore delle ipotesi, può costituire una sorta di
prototipo. Sensazioni, solo sensazioni, che il mercato potrà liberamente
ribaltare.
iPod Nano Il nuovo
iPod ha stupito, eccome. Dimensioni minimali e stile inconfondibile, il nuovo
iPod ha tutte le carte in regola per sostituire nell'immaginario collettivo le
versioni precedenti e candidarsi a vero oggetto "cool" dell’inverno: il primo
suggerimento per il prossimo regalo di Natale è già pronto. (…)
Mactorola
Rokr Completamente diversi i commenti piovuti sul Rokr. «Più marketing
che rivoluzione hi-tech» per Week.it; «il Nano è uno strumento incredibile […]
ma non si può dire lo stesso per il Rokr» secondo Macworld; «tutto qui?» per
Portel. Molte le critiche mosse all’oggetto e, se alcune sono dettate dalla
delusione del trovarsi di fronte ad una finta evoluzione dopo tanti annunci ed
una lunga attesa, soprattutto sono pochi i veri elogi mossi verso il nuovo
prodotto. Lo stile, innanzitutto, non è di quelli che lasceranno un segno nella
storia del design: riciclato un vecchio modello Motorola (E398), un solo tasto
aggiuntivo simboleggia il fatto che il Rokr abbia in più la funzione musicale.
Delude, inoltre, lo schermo: la definizione VGA è lontana da quella degli iPod
ed i due strumenti non sono dunque paragonabili sotto questo punto di vista.
Altra delusione giunge dal fatto che il Mactorola sia in grado di tenere in
memoria appena 100 canzoni, una quantità assolutamente bassa per permettere
all’utente quella vastità di scelta che ci si aspetta da nuove simili
tecnologie.
La più acida delle delusioni, soprattutto, è
l’assenza della possibilità di connessione al music store iTunes e la
contemporanea presenza di un farraginoso sistema di gestione dei file in
connessione al proprio Mac/PC. Quasi clamorosa, inoltre, una ennesima mancanza:
in seguito alle prime prove pare che il Rokr non possa neppure sfruttare i file
scaricati come suoneria del cellulare, aspetto che i più avrebbero potuto dare
quasi per scontato (sorge il sospetto di una qualche complicazione a livello di
diritto d’autore, unica possibile attenuante).
Mancanza di stile. Mancanza di una connessione al
music store iTunes. Mancanza di funzioni ottimizzate per la gestione dei file
musicali. Memoria limitata. Definizione d’immagine scarsa. A ben guardare tutti
questi aspetti non riguardano tanto il servizio iTunes (ovvero quella parte del
prodotto addebitabile ad Apple), quanto più la progettazione Motorola. Se il
telefono non risponde alle esigenze del lettore MP3, insomma, la cosa non è
addebitabile direttamente a Cupertino se non in riferimento all’opportunità di
lanciare sul mercato un ibrido tanto carente. La scelta di Apple, però, può
essere decifrata alla luce del rapporto di non-esclusività in vigore tra
Motorola e l’azienda di Jobs. Apple potrebbe dunque aver semplicemente ceduto
alle lusinghe di una prima casa produttrice propostasi, ma nulla vieta che entro
breve non compaia un simil-Rokr firmato Nokia (nonostante precedenti accordi con
Microsoft), firmato Siemens (azienda già in collaborazione con Apple in ambito
telefonico), firmato Sony (i cui rapporti con Apple sembrano andare verso il
disgelo), o firmato comunque da qualunque azienda decisa a sfruttare il traino
iTunes per guadagnare posizioni di mercato. (…)
|